Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: daphtrvnks_    16/01/2019    2 recensioni
... - un dolore acuto e profondo si espanse per tutto il suo candido collo, esso imbrattato poi dal liquido cremisi del suo stesso sangue. Si sentì morire mentre i battiti del suo cuore aumentavano e le gambe diventavano molli, le dita esili delle sue mani, dalla bellezza pura come facessero parte di un quadro, si contorsero. -
.... -Quanti contrasti in un solo essere, luce e tenebre in un'unica persona. Qualcosa le era sfuggita alla vista ma la notò solo successivamente; dei bianchi guanti alle mani. 
'So cosa pensate, il mio nome è Kim Taehyung e sì, non appartengo a questo secolo.' -
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Kim Taehyung/ V, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Caro Taehyung,
mi dispiace non averti scritto in queste ultime settimane e puoi capire il perché io non l'abbia fatto, la nostra amicizia è salda e lo è sempre stata fin dal primo giorno e confido in te con questa nuova ragazza che sai bene ella sia la nostra ultima spiaggia, la possibilità di poter tornare umani, mortali in mente e corpo, per ricominciare a vivere e spero vivamente che tu non commetta lo stesso sbaglio.
Ti siamo vicini e sappi che, anche se forse questo è un errore, mi sono preso la libertà di avvertire gli altri.
Namjoon desidera incontrarti, non sii arrogante nei suoi confronti, vuole il nostro bene e l'ha sempre voluto.
Verrò a trovarti appena ne avrò la possibilità lì a Seoul.
Saluti, Jeon Jungkook. -

Sospirò stropicciando la carta all'odore di cannella, il foglio giallognolo era stato scritto a mano con l'inchiostro come i vecchi tempi.
La sua epoca gli mancava, desiderava poter tornare indietro e cambiare il corso della storia ma ciò era impossibile e amaramente se ne pentiva.
Sarà stata l'ottava volta che rileggeva quella semplice lettera e spesso Kassava era al suo fianco, lo osservava e questo lo metteva a disagio facendolo sentire scomodo, inadatto al compito che gli era stato affidato.
La somiglianza con la sua antenata era incredibile e questo giocava a suo sfavore, le iridi verdi come i prati lo facevano fremere sulla poltrona in pelle e l'autocontrollo gli impediva di fiondarsi sulle labbra carnose di quella donna, che copia, un tempo l'aveva stregato.
L'amore che li aveva colti era stato irrefrenabile, un uragano dai colori sgargianti e il profumo di rose.
La ricordava stretta in quell'abito color crema che le fasciava la vita, occidentale con il viso di perla e il seno candido come la neve spesso ricoperto da gioielli della sua nobile origine.
La tela sopra il camino però gli riportava alla mente il perché di quel personaggio tagliato, il perché di quel sentimento impossibile ed a ciò che aveva provocato con quel gesto insulso, non uccidendola ma lasciandola libera, alla fine, gli eventi erano giunti sempre nella stessa direzione, con la sua morte ma attenzione, voluta, desiderata e bramata per poter togliere di dosso la maledizione che poi era stata tramandata fino a Kassava, ignara la povera anima che non si faceva molte domande perché non sapeva quello che le stava per accadere.

'Quindi, per quando è fissato?'

Il soldato si risvegliò di soprassalto dai suoi pensieri e lo sguardo di ghiaccio di Namjoon lo fece appena tossire.

'Suppongo che tra qualche settimana si possa procedere, no?'

Egli annuì sorseggiando dal calice un po' del vino, lo posò sul tavolino di vetro al suo fianco e prendendo un profondo respiro si alzò dalla sua posizione guardandosi attentamente intorno.
Irriconoscibile nei suoi abiti pesanti; un lungo cappotto scuro lo copriva, aperto lasciava intravedere un dolce vita nero che accarezzava con il tessuto morbido il suo collo esangue.
I ciuffi argentati cadevano sulla fronte e velavano il taglio dei suoi occhi.
Ogni qualvolta Namjoon facesse visita, e ciò avveniva raramente, l'atmosfera diveniva stranamente tesa e questo non era per il suo status di vampiro ultracentenario ma per uno scambio di sguardi piccante che rivolgeva ad un uomo soltanto, il quale aveva amato follemente ma in silenzio.

'Lei dov'è?'

Taehyung sospirò ed indicando con l'indice contornato da anelli da gemme rosse il corridoio alzò appena lo sguardo.
Percepiva l'ansia di Namjoon e notava tremasse, la sicurezza che lo aveva condotto fino alla sua casa scemava non appena una delle risate di Seokjin sembrasse divenire più nitida.

Ed era vero infatti, sempre più limpida e contagiosa.
I passi di Seokjin accompagnati da Kassava e poi le loro figure.
Per ragioni contrastanti il soldato ed il maggiore rimasero senza fiato, impalati come statue di marmo.

'Non credevo fossi qui. '

Le risa si zittirono e il suo petto che lentamente riprendeva il ritmo regolare assieme al suo respiro fu intercettato da Namjoon.
Il tono rauco non era appartente a Jin ma venne spontaneo e spaventoso per l'altro che iniziò a rimurginare sui suoi sbagli e tornò indietro con la memoria, a un tempo in cui tutto andava per il verso giusto e in cui... finalmente poteva ritenersi vivo.

Kassava osservava curiosa i due, attenta ai dettagli e alle espressioni che incorniciavano i loro visi.
Le mani erano posate con grazia sulla gonna ampia e dorata, i ricami su questa erano soffici al tatto e i crini ondulati del bel cremisi si adagiavano sul corpetto, fili erano sulle sue spalle candide ricoperte da lentiggini.
Una dea in quella veste ottocentesca che metteva in risalto il suo fisico gracile ma armonioso.

Seokjin le aveva fatto fare un giro della casa lasciando che ammirasse e toccasse con mano tutti gli oggetti risalenti a secoli prima, le raccontò le storie che essi celavano e poi, quando si trovarono nella camera di Taehyung essenziale e priva di colore, aprendo il suo armadio trovarono in un angolo, un anfratto nascosto, il magnifico vestito che decise di provare.
Il ragazzo non le aveva dato molte spiegazioni, si limitò a dire che forse esso era appartenuto a qualche dama che aveva vissuto in quella casa prima del loro arrivo,  ma il modo in cui lo disse le risultò strano e le continue pause nella frase le fecero capire che fosse una menzogna e che in quei lunghi anni Jin non avesse imparato a mentire.
Dunque il dubbio rimase e si ripromise che avrebbe prima o poi chiesto spiegazioni.

'Raccontavano che col passare del tempo i sensi diventassero più acuti ma noto che per te, Seokjin, sia il contrario.'

Una punta di sarcasmo era stata inserita tra le parole e lo sguardo che poi rivolse al vampiro fu indecifrabile, come volesse innervosirlo e far scatenare in lui una reazione, quasi come se tra le lettere gli stesse urlando:  'Ti sei dimenticato di me tanto da non accorgerti che io fossi qui a respirare il tuo stesso ossigeno.'

'Bada a quello che dici, potresti accidentalmente morderti la lingua con i tuoi stessi denti.'

Taehyung allungò una mano in avanti, il palmo aperto, cercando di calmarli.
La sua attenzione che qualche minuto prima era stata rivolta a Kassava fu bruscamente rimpiazzata dai due uomini.
Si fissavano con occhi truci e al segnale che le iridi di Seokjin, strappate da un mare di rancore, stessero per divenire dell'azzurro dei fiumi si alzò dalla poltrona.

'Non è tempo per discutere e... - un brivido percorse la sua schiena nell'incrociare lo sguardo di Kassava che con le labbra schiuse e segnate da lievi tagli lo scrutava. -
sarebbe meglio se vi cambiaste, sarebbe un peccato rovinare l'abito.'

Il seguito uscì come un sussurro e il capo si chinò, sentiva sulle spalle il peso dei ricordi che opprimenti si facevano spazio a forza cercando di possederlo e più li respingeva più essi diventavano reali prendendo forma e cambiando lo spazio e tempo.
La pelle liscia macchiata da puntini rossastri simili a costellazioni che amava baciare posando con lentezza le labbra gonfie dai baci impuri e la lingua che assaggiava il sapore dolciastro dei suoi seni.
Nulla, non era rimasto altro che quel pezzo di stoffa come segno indelebile di quella donna e dello sconvolgimento che aveva provocato nella sua vita con la sua sola esistenza. 

  
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