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Autore: MaryFangirl    18/01/2019    4 recensioni
A seguito di un affare difficile che si è concluso bene, una cliente propone alla nostra coppia di sweeper di ringraziarli con un soggiorno con tutte le spese pagate in uno dei suoi numerosi hotel. Tutti i nostri amici vi si ritrovano e Ryo decide finalmente di far avanzare le cose, ma un evento interromperà tutti i suoi progetti insieme alle parole della sua bella che gli daranno da pensare.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Mick Angel, Ryo Saeba
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Passarono due settimane, durante le quali la relazione di Ryo e Kaori non avanzò di un centimetro, al contrario, ristagnò. Kaori gli faceva regolarmente visita all'ospedale, ma nulla cambiava tra loro. Affatto. C'era sempre distanza tra loro, che li rendeva interessati all'altro soltanto superficialmente. Era diventata una specie di routine che si era installata.
Kaori entrava nella sua stanza, gli chiedeva come stava, poi si sedeva sulla poltrona accanto al letto dopo aver tirato le persiane. Poi più niente, un silenzio pesante e pieno di non detti. Insieme si sentivano soffocare, e separati avevano l'impressione di morire per l'assenza dell'altro. Era una sensazione nuova.
Non si sopportavano e al tempo stesso non potevano passare un giorno senza vedersi: un effetto di repulsione e attrazione.
Il giorno dell'uscita di Ryo dalla clinica finalmente arrivò. Era veramente felice di tornare a casa e lasciare quella stanza austera e senza vita. Tuttavia, temeva l'intimità confinata nel loro appartamento con Kaori. Dopo tanto tempo si sarebbero trovati soli, senza il Doc, senza le infermiere a irrompere nella sua camera a spezzare l'atmosfera pesante. Era ancora dipendente dall'aiuto dall'aiuto di una terza persona. Doc era stato severo, Ryo poteva uscire sotto la condizione di un divieto formale di mettere il piede per terra. Di conseguenza, faticava a fare cose come salire le scale o alzarsi dal letto o dal divano da solo.
Nessuno dei due sembrava essere pronto a riparlare dell'argomento, lasciandolo in un angolo con la speranza che il pesante fardello scomparisse, ma era semplicemente una fantasia, perché spesso Kaori scopriva Ryo che la guardava e la scrutava ed era lo stesso per Ryo. Ognuno pensava che l'altro avrebbe tirato fuori l'argomento, ma nulla. Ciascuno cercava di sondare discretamente la mente dell'altro, ma senza successo.
Mick si era alleato con Falcon per regolare gli incarichi di City Hunter. Ryo non era in grado di farlo, né poteva proteggersi da eventuali attacchi, né lui e né la sua partner. Fu deciso che Falcon sarebbe stato la loro scorta. All'inizio Ryo era stato riluttante, ma Falcon gli aveva fatto capire che non lo faceva per lui ma per Kaori. Non voleva che a causa del suo orgoglio inappropriato e del suo handicap, la ragazza venisse rapita o peggio colpita da un proiettile. I giorni trascorsero lentamente e la vita sembrava aver ripreso il suo normale corso, ma Kaori viveva con la costante preoccupazione di essere trafitta da quella spada di Damocle, e il giorno finalmente arrivò.
Mentre scendeva per buttare i sacchi della spazzatura, incontrò Mick nel cortile. Ryo, che trovava che ci stesse mettendo troppo, si alzò con difficoltà e con l'aiuto di un bastone, e facendo perno sull'altra gamba riuscì a raggiungere la finestra. Guardò verso il cortile e quando li vide entrambi nel pieno di una discussione, sentì una rabbia terribile insorgere in lui. Non apprezzò la vicinanza e soprattutto quella complicità che ora mancava a lui e Kaori. In quel momento sembrava più vicina a Mick che a lui, e non l'accettava. Era geloso, geloso di quel legame indissolubile che li univa, mentre lui...
Non aveva visto Mick dal loro alterco della sua camera d'ospedale, già da diverse settimane. Ogni volta che pensava a lui, veniva invaso da una sorda rabbia. Non appena Kaori parlava di lui o pronunciava il suo nome, il suo viso si oscurava e si murava in un silenzio infinito. Kaori aveva finito per notarlo e aveva cominciato a evitare qualsiasi argomento che potesse portare a Mick. Anche se sapeva che non era una soluzione, significava indietreggiare per rimandare la discussione, ma per il momento si accontentava.
Quando vide Mick circondarle la vita con la mano e attirarla a sé per cercare di baciarla, strinse così forte il pomello del bastone che spezzò quest'ultimo.
Kaori rise per le scemenze di Mick, sembrava felice tra le sue braccia. Ovviamente lo rimise al suo posto assestandogli una mazza sul cranio, ma Ryo tenne a mente solo la mano audace che era scivolata sulla parte bassa della schiena della sua partner per avvicinare il suo corpo a quello di Mick. Divenne folle. Non riusciva a sopportare di vederli insieme. Non riusciva a zittire la vocina che gli soffiava ripetutamente che era stato tradito. Sapeva dentro di sé che Mick provava ancora dei sentimenti per lei, l'amava ancora. Non sopportava la complicità che li univa, l'amicizia che li legava. Non sapeva perché fosse preda di una tale diversità di sentimenti ogni volta che era con lei. Spaziava dalla tenerezza al rispetto, dalla rabbia al sospetto, dall'amore alla gelosia, finendo spesso col sentirsi avvolto da una sensazione di tradimento che gli faceva desiderare di mandare tutto a quel paese.
Poggiando sulla gamba sana, tornò al divano e vi si lasciò cadere. Guardò dritto davanti a sé e appoggiò il piede del bastone rotto contro il divano. Quando Kaori tornò in salotto, lo trovò nello stesso posto.
Non si era mosso, tuttavia dalla sua persona emanava rabbia. Avanzò e si chiese cos'avesse fatto per irritarlo.
Da quando era uscito l'ospedale, Ryo si era comportato male con lei per ogni minima premura che aveva per lui, dal mattino alla sera. In un certo senso era il modo che aveva trovato per vendicarsi. Giocava sulla sua disabilità per torturarla, nelle minime cose. Kaori si era ritrovata ai suoi ordini, soddisfaceva ogni suo desiderio e non si lamentava mai. Ciò durò un mese, e non una sola volta lui l'aveva sentita lamentarsi o sospirare con fastidio e stanchezza per le sue richiesta. Riconosceva il suo carattere forte e il suo orgoglio. Aveva pensato di farla crollare ma niente, lei aveva resistito, fino a quel momento.
"Dopo pranzo andiamo a passeggiare nel parco, è bello stare all'aperto, ti farà bene" gli disse avvicinandosi a lui. Lì vide il piede del bastone privo della parte superiore. Si guardò intorno e non vide nulla. Fu allora che il suo sguardo andò alla finestra. C'era l'altra metà del bastone. Lui li aveva visti, ciò spiegava il bastone distrutto e soprattutto la rabbia che animava Ryo.
Kaori distolse lo sguardo facendo vinta di non aver notato niente, ma Ryo la prese per mano costringendola a restare e ad affrontarlo. Lui alzò lo sguardo e la fissò. Non era consapevole che le stava stringendo il braccio con forza. Le stava straziando il polso.
"Dove pensi di andare?"
"Ryo, mi fai male!"
Gli mise la mano sopra la sua per fargli mollare la presa. Realizzando il suo gesto, lui le liberò completamente il polso senza toglierle gli occhi di dosso.
"Cosa voleva? Cosa facevi con lui?" le chiese più severamente di quanto avrebbe voluto.
"Ma niente! Mi ha solo chiesto tue notizie"
"Se vuole mie notizie, deve venire a chiedermele"
"Difficile, dato che ti rifiuti di vederlo. Quindi sarà così, d'ora in poi! Ti metterai a sorvegliare ogni mia minima azione, spiandomi per sapere se lo vedo o no"
"Non cambiare argomento. Limitati a rispondere alle mie domande"
"Un interrogatorio!" esclamò Kaori. "Ryo, ma ti senti! Mick è mio amico, e prima di questo è amico tuo. Mi ha visto uscire a buttare la spazzatura ed è venuto a chiedermi di te perché tu ti rifiuti di vederlo. Si preoccupa per te. Non c'è nient'altro, quindi non metterti strane idee in testa"
"Non prendermi per idiota, Kaori!"
"Ma di cosa stai parlando ancora!"
"Non provarci nemmeno a mentirmi, vi ho visti!"
"Che cosa hai visto, dai, ti ascolto!" lo sfidò Kaori, incrociando le braccia sul petto.
"Che cosa succede tra voi due? L'ho visto, Kaori!"
"Hai visto che come al solito cercava di toccarmi e di baciarmi e hai anche visto, spero, che l'ho appiattito come al solito sotto il martello. Ryo, non voglio che tu sia costantemente arrabbiato e sospettoso ogni volta che parlo con Mick. Non voglio che tu sia arrabbiato con me, Ryo, ma io vedo chi voglio e quando voglio! Su questo non devo renderti conto in alcun modo. Te lo ripeto, Mick è mio amico ed è fuori questione che smetta di vederlo perché tu e il tuo cervellino vi fate dei film che non hanno senso di esistere. È amico mio quanto è amico tuo, ricordatelo!"
Di fronte alle parole di Kaori, Ryo sembrava davvero in collera. Lei teneva a lui. Avrebbe continuato a vederlo anche se ciò lo faceva arrabbiare.
"Non mi piace saperti sola con lui" le disse in una mezza confessione senza osare guardarla negli occhi. Aveva parlato senza guardarla, mentre lei si voltava per uscire dalla stanza.
Quell'ammissione la bloccò sul posto. Aveva pensato di immaginarselo tanto l'aveva sussurrato. Il cuore di Kaori si ammorbidì. Aveva sentito bene? Era un modo indiretto per dirle che era geloso. Non poteva crederci. Si girò e si sedette accanto a lui. Posò la mano sul suo braccio, facendolo rabbrividire. Aveva un effetto calmante su di lui. Lo sguardo tenero con cui lo avvolse fece ruotare la testa di Ryo nella sua direzione.
"Ryo! Mick ama Kazue, è pazzamente innamorato di lei e io non sono innamorata di lui. Lo adoro, vero, ma come un amico. Il mio cuore è già occupato, quindi non chiedermi di scegliere tra voi due"
Quella confessione implicita, semi velata, Ryo la ricevette come una dolce carezza sul cuore. A sua volta, e in modo indiretto, gli aveva confessato di amare un altro. Un altro? Un altro...lui. Amava lui, non poteva che essere lui. Si comunicavano le cose senza veramente dirle, senza pronunciare le parole appropriate che avrebbero spazzato via ogni malinteso. Non riuscivano semplicemente a dire le cose come le persone normali, a causa di quei sei anni di vita comune in cui avevano fatto pratica solo di quel linguaggio.
"È ora che tu parli con lui. Sono stata io a mentirti, Ryo, non Mick. L'ho soltanto usato. Lui non c'entra niente. L'hai insultato, l'hai colpito senza che lui abbia cercato di difendersi o proteggersi. Ha subito ogni colpo, non privarlo della tua amicizia a causa del mio errore, della mia stupidità. Ammetto di essermi spinta troppo oltre, ma come si dice, a mali estremi, estremi rimedi, e solo per questo gli sarò infinitamente grata, perché senza che lui lo sapesse mi ha aiutato a riportarti indietro. In fondo penso di aver agito bene, è il modo che ho scelto ad aver incasinato tutto"
Senza aggiungere altro, Kaori si alzò dal divano dove Ryo rimase seduto. Stava pensando a ciò che gli aveva detto quando la vide alzarsi e allontanarsi.
"Dove vai?"
Lei sentì la paura nella sua voce, la paura che volesse andarsene. Ryo aveva sempre quella paura dentro di sé, che lei un mattino l'avrebbe lasciato non potendo più sopportare il suo atteggiamento.
"Non me ne sto andando, Ryo" lo rassicurò Kaori. "Vado solo a prendere il kit dei medicinali, è ora di cambiare la fasciatura al ginocchio"
Ryo provò un senso di sollievo. Aveva pensato che sarebbe uscita e l'avrebbe lasciato solo nell'appartamento e, chi lo sapeva, non tornare più. La vide tornare con il kit. Si sedette accanto a lui e lo guardò.
"Cosa?" fece lui, gettandole un'occhiata interrogativa. Sembrava che lei aspettasse qualcosa ma non sapeva cosa.
"I tuoi pantaloni"
"I miei pantaloni cosa?"
"Indossi i jeans. Devi toglierli se vuoi che ti cambi la fasciatura" disse, con le guance rosse.
"Vero! Aiutami ad alzarmi"
Kaori gli mise un braccio sotto la spalla e lo aiutò ad alzarsi. Ryo poggiava sulla gamba sana, poiché Doc non gli aveva ancora dato il permesso di posare la gamba infortunata a terra. Si sbottonò i jeans e li fece scivolare lungo le gambe mentre Kaori si costringeva a distogliere lo sguardo. La gamba di Ryo si incespicò nei jeans, e lui perse l'equilibrio. Senza l'intervento di Kaori, sarebbe caduto a terra e probabilmente si sarebbe fatto male al ginocchio. Si ritrovarono entrambi sdraiati sul divano, Kaori sopra Ryo, lo sguardo fisso in quello del partner. Rimasero così a guardarsi negli occhi per qualche secondo.
"Tutto bene?" chiese Kaori imbarazzata.
"Sì!" rispose Ryo senza distogliere lo sguardo. "Dovevi dirlo che volevi tastare la merce. I pantaloni erano solo una scusa! Confessa!"
Kaori era sopra di lui, bacino contro bacino e ciò la metteva molto in imbarazzo, così arrossì alla grande.
"Idiota! Dici davvero qualsiasi sciocchezza" gli disse, alzandosi a disagio.
Il fatto che lui le avesse detto quelle parole la riportò a qualche settimana prima, in quel momento in cui erano persi nell'oceano e lui le aveva fatto quella promessa. Era consapevole che non si sarebbe mai avverata. Ryo rimase nella stessa posizione, cercando nelle proprie parole ciò che avrebbe potuto rendere triste la sua partner. La vide aprire il kit e tirare fuori il materiale.
"Vuoi mettere il piede sullo sgabello, per favore"
Ryo si sollevò e obbedì senza distogliere lo sguardo. Avrebbe pagato caro per leggere nei suoi pensieri. Con grande cura e gesti pieni di attenzione, Kaori disinfettò il ginocchio e rifece la fasciatura. Lei si sentì cullata dallo sguardo gentile del suo partner mentre si concentrava nel suo compito. Era di una tale devozione che lui l'amò ancora di più. Eppure non riusciva a parlarle, era più forte di lui. Una volta terminato, Kaori mise via tutto e si alzò. Stava per andarsene quando sentì la mano di Ryo trattenere la sua e stringerla con forza. Lei osò un'occhiata nella sua direzione, stupita dal gesto.
"Grazie!"
Era l'unica cosa che si sentiva in grado di dirle. Era così poco e allo stesso tempo molto perché era il primo grazie da quando era rientrato in casa, nonostante tutto ciò che lei aveva fatto per lui. Kaori gli offrì un sorriso in risposta. In quel momento, si rese conto che qualcosa era cambiato, un cambiamento era avvenuto. Di che genere? Non lo sapeva ancora, ma qualcosa era successo tra loro e soprattutto in lui.
 
 
I giorni passarono lentamente. La seconda operazione di Ryo andò meravigliosamente bene. Rimase in ospedale solo una settimana. Poté finalmente piegare il ginocchio e appoggiarvisi anche se non era ancora completamente guarito.
Quel pomeriggio, Ryo si alzò sul nuovo bastone che Kaori gli aveva comprato e si diresse alla porta. Vi si fermò davanti e si voltò verso la cucina, dove Kaori si trovava.
"Kaori, andiamo al Cat's Eye?"
Lei uscì con uno strofinaccio tra le mani e lo guardò sorpresa. Dalla sua prima operazione, era la prima volta che esprimeva il desiderio di andare al Cat's Eye. Era l'unico posto in cui era certo di vedere Mick e ogni volta che Kaori gli proponeva di andarci per organizzare un incontro improvvisato con Mick, lui non ne aveva voglia e declinava l'offerta, con il pretesto della fatica, del dolore al ginocchio...
Ma quel mattino non accadde nulla di tutto ciò. La proposta giungeva da lui. Kaori appoggiò il panno sul tavolo e prese la giacca dall'attaccapanni, contenta che finalmente lui volesse uscire e andare al Cat's Eye.
"Molto bene, andiamo! Guido io!"
Lui le porse le chiavi della Mini.
"È tuo interesse fare attenzione alla mia piccola"
"La tua piccola, ma guarda un po'" disse lei con aria un po' canzonatoria. "Ho quasi la sensazione che quando ne parli, tu ti riferisca a una donna"
"È come se lo fosse"
Lei prese le chiavi e si diressero al Cat's Eye nel massimo silenzio. Ryo temeva l'incontro con i suoi amici. Quella storia aveva fatto in modo che si chiudesse in se stesso. Oltre a Kaori, aveva visto solo Doc e Kazue per la convalescenza del suo ginocchio. Kazue si accontentava di medicarlo e poi se ne andava, non senza aver guardato amichevolmente Kaori. Ryo era cambiato, era meno burbero con Kaori ma non al punto da essere tenero e premuroso. Non la criticava più e non faceva commenti sprezzanti sulla sua cucina o sul suo fisico, il che lasciava la giovane donna perplessa.
Kaori fu la prima a scendere dall'auto, poi fece il giro e aprì la portiera a Ryo per aiutarlo ad uscire.
"Grazie" le disse, alzandosi.
Kaori non rispose. Si accontentò di un dolce sorriso che pesò più delle parole nel cuore di Ryo. Ryo fu il primo a varcare la porta del locale. Al tintinnio della campanella, tutti i presenti girarono la testa verso la porta. C'erano Miki e Falcon, e Mick seduto al bancone.
"Buongiorno, banda!" fece Ryo andando al bancone, zoppicando e sedendosi al suo posto.
"Buongiorno Ryo! È davvero bello vederti" disse Miki, "È passato così tanto tempo"
"Non dirmi che ti sono mancato! Sì, ti sono mancato, lo sapevo! Dovrai scusarmi, ma non posso onorare la tua bellezza saltandoti addosso, ma prometto di recuperare quando il mio ginocchio si sarà ristabilito. D'altra parte, se vuoi, puoi venire e pomiciare con me" le disse sporgendo le labbra.
"E il mio bazooka, vuoi che anche lui si metta a pomiciare con te!" gli fece Falcon piazzandogli il cannone contro le labbra.
"Ciao testa di polpo, non ti avevo visto! Eppure non sei un peso piuma. Sei geloso, confessa, sono mancato anche a te! Vieni da zio Ryo per un bell'abbraccio!" si alzò da dov'era e si sporse oltre il bancone per allungarsi verso Falcon, tendendo le braccia. "Vieni tra le mie braccia, orsacchiotto, mi sei mancato anche tu!"
"Levati prima che ti riduca in poltiglia"
"Ehi, ti informo che sono ferito, quindi vacci piano con i malati!"
"Con i menomati, vorrai dire!"
"Ripetilo, se sei un uomo" disse Ryo, gonfiando il petto mentre i suoi occhi neri lampeggiavano. Se c'era una cosa che odiava da quel famoso attacco degli squali, era il venire trattato come menomato, perché nella sua mente ciò equivaleva a dargli dell'impotente e su quel punto, era il numero uno.
"In queste condizioni, ti finirei in un sol boccone, ti ridurrei a un paté" lo schernì Falcon.
Ryo lanciò uno sguardo disperato a Kaori, che annuì per dare ragione a Falcon mentre alzava le spalle.
"Eh sì, Ryo! Non sei più in posizione di forza, quindi finché non ti rimetterai in forma, dovrai subire, mio caro, e soprattutto incassare"
"Buongiorno, Mick!" Kaori si sedette accanto al suo amico, lanciando un'occhiata veloce a Ryo per vedere la sua reazione.
"Buongiorno, mia dolce Kaori! Sei sempre più bella. D'altra parte io posso celebrare la tua bellezza senza problemi visto che ho tutte le mie forze" disse senza toglierle gli occhi di dosso mentre il suo viso si tramutava in un'espressione da pervertito di fronte alla sua graziosa scollatura e le sue mani cominciarono a tremare in segno di attacco ravvicinato, che non tardò. Saltò dal suo sgabello e si lanciò su Kaori, ma venne fermato in volo dalla canna fredda della Python di Ryo.
"Cosa intendi dire, Angel?"
Tutti rimasero immobilizzati di fronte alla scena, trattenendo il respiro. Sapevano tutti delle rimostranze di Ryo verso Mick anche se non avevano senso, ma davanti all'arma puntata sul cranio dell'americano, ognuno rimase col fiato sospeso. Ryo aveva anticipato la reazione di Mick e lo aveva beccato prima che raggiungesse e toccasse la sua partner.
"Io, ma niente di niente, Saeba" rispose, suonando deciso e sicuro di sé, girandosi lentamente. "Mi fai pena, sai" disse, guardandolo dalla testa ai pieni, con tono desolato. "Una piccola feritina da niente e ti sgonfi. Io non reprimo i miei istinti"
"Chi è che si sgonfia?"
"Il tuo uccello, amico mio, il tuo uccello. Dove hai lasciato le palle?" fece Mick posizionandosi di fronte a lui, a dieci centimetri dal suo volto. Portò la mano ai gioielli di famiglia del suo amico, che strinse rivolgendogli un sorriso radioso. "Ti sapevo più temerario. Tre piccoli squali e diventi una checca fragile e insignificante" gli disse Mick adocchiando tra le sue gambe.
Tutti avevano capito le intenzioni di Mick nel parlare a Ryo in quel modo. Voleva farlo reagire, farlo uscire dai cardini, far scoppiare l'ascesso in modo da poter conversare normalmente come due adulti.
Di fronte alla replica e specialmente di fronte a quel gesto inappropriato verso la sua meraviglia delle meraviglie, Ryo sussultò accontentandosi di ghignare. Non si fece ingannare, sapeva dove il suo amico voleva arrivare. Abbassò il braccio e rimise l'arma nella fondina.
"Hai appena commesso due errori, Angel. Il primo è stato osare mettere le tue zampe sporche sul mio mokkori che solo, dico, solo le donne hanno il diritto di accarezzare" rispose Ryo spingendolo violentemente. "Bleah, mi dispiace" disse all'attenzione del suo mokkori rimasto prigioniero nella mano di Mick, aveva paura che non si sarebbe più ripreso. "Dovrò disinfettarti con la candeggina. Non sapevo che avessi cambiato sponda, Angel"
"E il secondo?" chiese Mick senza farsi smontare.
"Io non reprimo nessuno dei miei istinti" gli disse Ryo, dandogli un pugno che Mick non cercò di evitare.
Sapeva che con quell'attacco Mick metteva fine al conflitto. Era il suo modo di sfogarsi e di esternare tutta la frustrazione che lo abitava. Mick barcollò e si tenne al bancone.
"Ryo!" urlò Kaori folle di rabbia. "Ma sei malato o cosa?"
"Kaori, sta bene! Ha osato toccare il mio mokkori. L'ultimo tizio che lo ha fatto è morto" fece lui contento di riprendere il suo posto, soddisfatto di sé.
Kaori era addosso a Mick, gli aveva messo la mano sul mento e lo alzò per constatare il danno.
"Come ti senti, Mick?" gli chiese preoccupata.
"Soffro, Kaori, tesoro" si lamentò lui carezzandosi la guancia. "Mi vuoi guarire" piagnucolò Mick che finse di essere a disagio e le passò le braccia intorno alla vita.
"Mick, non tirare troppo la corda" lo minacciò Ryo.
"Vedo due signorine mokkori in questa stanza e tu rimani fermo. Cosa fai? Non pensare che ci lamenteremo"
"Io vedo una sola signorina mokkori qui dentro"
Kaori corrugò la fronte e serrò i pugni a quell'affermazione. Era da molto tempo che non aveva il piacere di ricevere di quelle osservazioni. Fece allora apparire un martello tra le mani e lo sollevò in aria, pronta a colpire il suo partner, ma Miki la fermò immediatamente.
"Kaori, la sua gamba, è ferito! Se lo fai, dovrai occuparti di lui per lunghe settimane"
"Vero, ma tu non perdi mai occasione. Aspetterò che ti ristabilisca, poi ti farò ingoiare tutte le tue parole"
"Kaori, non ti ho mostrato le piccole meraviglie che ho comprato. Vieni con me!" disse Miki, tirandola per un braccio e portandola con sé, vedendo un modo perfetto per lasciare gli uomini da soli. Kaori capì immediatamente cosa cercava di fare la sua amica, quindi non oppose resistenza.
Mick e Ryo rimasero soli. Falcon si era diretto al magazzino.
"Sembra che siamo soli, Saeba!" disse Mick, guardandolo dritto negli occhi.
"Direi di sì, Angel!"
"Sai che Shinjuku ti ha dato un nuovo soprannome?"
"Ah sì, e che titolo mi è stato dato?"
"Intendi dire, quale nomignolo ti hanno appioppato?"
"Nomignolo" ripeté Ryo, che fissò a lungo l'amico. Non sapeva perché, ma era sicuro che quanto lo aspettava non gli sarebbe piaciuto. "Ti ascolto!"
"Posso dirti già che non ti piacerà, ma riflettendoci meglio, non è poi così sbagliato" disse Mick, rivolgendogli un sorriso beffardo che non cercò nemmeno di nascondere.
"Sputa il rospo"
"Da Stallone di Shinjuku sei passato a Gamba Menomata"
"Gamba Menomata" ripeté Ryo senza veramente capire.
"Gamba Menomata" ridisse Mick, fissandogli tra le gambe in modo che cogliesse il suggerimento.
"No" urlò inorridito, appoggiandosi al bancone mentre i suoi occhi lanciavano fuoco.
"È così, sei stato detronizzato da un moccioso"
"Chi è? Dove posso trovarlo? Che aspetto ha? È davvero migliore di me?"
"Come vuoi che lo sappia, non ho esperienza in quel campo. E sì, dopo diverse settimane lontano dal campo d'azione, si viene rapidamente dimenticati. La gioventù è alle tue calcagna, vecchio"
"A chi stai dando del vecchio, specie di americano stinto?"
"Fai attenzione a quello che dici" lo minacciò. "Non pensare che siccome sei indifeso eviterò di colpirti"
"Non è impotente, funziona da dio!" gli urlò Ryo in faccia. "E non succederà, Angel!"
Miki e Kaori erano nascoste dietro la porta e spiavano i due uomini. Kaori pregava segretamente che non venissero alle mani, uccidendosi a vicenda. Fortunatamente sapeva che Falcon non era lontano ed era vigile.
"Comunque sono tornato e sarò felice di riprendermi il mio trono e di buttare quel moccioso nella terra dei Puffi. Attenzione, Shinjuku, lo stallone è tornato!" fece vittorioso, alzando i pugni al cielo.
Di fronte a quella scena, Mick sorrise, cosa che non sfuggì a Ryo che abbassò le braccia e lo guardò.
"Posso sapere perché hai quel sorriso scemo sulle labbra"
"È bello rivederti" gli confessò.
"È bello essere tornato"
Si avvicinò a lui e gli mise una mano sulla spalla, in segno d'amicizia.
"Non ti ho ringraziato per averci salvato"
"Vero!"
"Allora grazie"
"Ma di che, comunque non siamo ancora pari"
"Ti ascolto"
"Te ne devo uno" gli sussurrò, passandogli il braccio dietro le spalle e portandolo vicino a sé.
"Giusto. Perché sussurri?" gli chiese Ryo.
"Ci stanno spiano, hanno paura che ci uccideremo"
"Vai, sono pronto!" gli disse Ryo, preparandosi a ricevere il pugno del suo amico in pieno viso.
"Sei sicuro?"
"Sì!" disse Ryo, pensando che non avrebbe osato date le sue condizioni, ma non sarebbe stato da Mick. Questi indietreggiò e gli diede un pugno in faccia che lo fece barcollare. Vedendolo, le due donne si precipitarono nel locale, spaventate.
"Ora siamo pari" disse Ryo, massaggiandosi il mento.
"Sì, siamo pari!" esclamò l'altro soddisfatto mentre un dolce sorriso apparve sulle sue labbra.
E per suggellare le loro parole, si strinsero la mano prima di cadere l'uno nelle braccia dell'altro. Miki e Kaori, che assistettero a tutto quanto, rimasero sbalordite. Si picchiavano e poi tornavano a essere i migliori amici del mondo, abbracciandosi.
"Dì, hanno aperto dei nuovi club con nuove signorine mokkori?" chiese Ryo ridacchiando.
"Sì, uno, e dovresti vedere le bellezze che ci lavorano"
Sentendo ciò, alcune libellule si misero a svolazzare per il locale. In fondo, tutto andava al meglio, nel migliore dei mondi possibili. Le due giovani donne si resero conto di essersi preoccupate per nulla, e Falcon scosse il capo. In fondo, nulla era cambiato.
  
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