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Autore: crazy640    18/01/2019    4 recensioni
SEGUITO DI "IL PAGAMENTO DI UN DEBITO"
I personaggi di Harry Potter appartengono a J.K. Rowling. NON permetto la pubblicazione della storia in altri siti.
"Hermione Granger-Malfoy osservò il via vai di gente che quotidianamente animava la stazione di King’s Cross dal proprio tavolino e, puntuale come ogni anno, il ricordo del suo primo arrivo in quella stazione riaffiorò alla sua mente: una ragazzina di undici anni, ancora una bambina, in mezzo ai propri genitori, spaventata a morte da quella novità inaspettata, ma allo stesso tempo elettrizzata per il nuovo mondo cui andava incontro.
A ripensarci adesso sembrava un’altra persona.
Tante cose erano successe dalla prima volta che aveva messo piede sul binario che l’avrebbe condotta a Hogwarts: aveva combattuto tante battaglie, personali e non, si era fatta degli amici che capivano la sua intelligenza e non ne erano spaventati, aveva conosciuto la paura, la rabbia, l’odio…l’amore."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Blaise Zabini, Ginny Weasley, James Sirius Potter, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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outtake 2

 

"You and me
We used to be together
Everyday together always
I really feel
That I'm losing my best friend
I can't believe
This could be the end
It looks as though you're letting go
And if it's real
Well I don't want to know"


"What can I possibly do?
To squeeze in
POW!
Why not now?
When will I belong?
Look what I am
Damn (damn)
My whole life is wrong
What do I do? 
Snap! Holy crap! 
I'd crawl out of my skin
And so would you, cause
Life just doesn't begin
Until you're in!"

 


 

Michelle era seriamente preoccupata.

Stava succedendo qualcosa di veramente grave, proprio davanti ai suoi occhi, ma per la prima volta la ragazza si scopriva impreparata e incapace di reagire.

Negli ultimi dieci giorni aveva osservato la trasformazione avvenuta in Albus, il suo migliore amico, una persona che considerava alla strenua di un fratello e ad ogni nuovo gesto del ragazzo si era ritrovata impreparata di fronte a quel comportamento inusuale.

Tutto era iniziato dopo il confronto tra Albus e James e, per la prima volta da quando si conoscevano, James non aveva cercato un confronto con lei, non le aveva raccontato nulla di ciò che era successo, preferendo chiudersi in se stesso e cercare la compagnia di altre persone.

Inizialmente il suo comportamento l’aveva ferita ma Michelle aveva cercato di giustificarlo attribuendo quella ritrosia all’orgoglio o alle parole dure che sicuramente i due fratelli si erano scambiati, ma si era dovuta ricredere velocemente quando aveva notato i cambiamenti repentini nel comportamento e negli atteggiamenti di Al.

Il ragazzo era stato presente nella sua vita fin da quando Michelle aveva memoria ed era sempre stato una persona timida, generosa e dolce, ma negli ultimi dieci giorni quelle caratteristiche erano velocemente scomparse quasi volesse cancellare una parte di se che sapeva essere facile bersaglio per tutti i suoi detrattori: era diventato incredibilmente sarcastico e pronto a rispondere alle provocazioni.

Ciò che le dava pensiero più di ogni altra cosa, però, era il completo disinteresse di Al verso i propri studi: Michelle aveva assistito a diversi battibecchi con i professori in cui il suo amico di sempre cercava di giustificarsi per la propria mancata preparazione, cercando il confronto anche con diversi docenti, chiedendosi cosa diamine gli passasse per la testa e se davvero non si rendesse conto di come quel comportamento stesse compromettendo il suo futuro.

Ad aggravare ulteriormente la situazione c’era la nuova compagnia di amici che circondava Al in questi ultimi giorni.

Albus non aveva mai approfittato del suo titolo di “Re di Serpreverde” che i ragazzi della Casa gli avevano assegnato nel corso degli anni per la sua vicinanza allo zio Blaise per ottenere dei benefici o per godere di una popolarità come faceva James nella Casa dei Grifondoro, ma nelle ultime settimane era solito partecipare a tutte le feste organizzate dai verde- argento che si tenevano nel Castello.

Feste che erano rinomate ad Hogwarts per essere piene di alcolici e totalmente fuori controllo.

Cosa lo aveva spinto ad avvicinarsi a quei ragazzi?

Perché sentiva il bisogno di rifugiarsi nell’alcol quando finora era sempre stato un ragazzo moderato e completamente disinteressato alle feste e agli alcolici?

Possibile che si trattasse di un momento di ribellione adolescenziale?

Michelle non credeva minimamente a quella possibilità: conosceva troppo bene Al e le bastava guardarlo in volto per rendersi conto  che c’era qualcosa che lo stava logorando ed il solo pensiero che lui non volesse parlarne con lei, preferendo invece quei metodi distruttivi la faceva soffrire e in parte la faceva sentire messa da parte.

Perché dopo tanti anni d’amicizia Albus aveva deciso di tenerla all’oscuro, proprio ora che aveva più bisogno di lei, convinto che la ragazza non potesse più aiutarlo?

Michelle aveva provato più volte a parlare con Albus, ma ogni volta il ragazzo aveva trovato una scusa per evitare il confronto, scappando ogni volta nella sicurezza dei suoi nuovi amici.

Questa volta Michelle non glielo avrebbe permesso.

Avrebbe colto al volo la prima occasione per metterlo alle strette e costringerlo ad aprirsi con lei.

In seguito avrebbe rimpianto quella scelta, ma in quel momento la ragazza era fermamente convinta che quella fosse l’unica soluzione per aiutare l’amico e per uscire dall’empasse in cui era finita la loro relazione.

L’occasione si presentò una sera di metà ottobre, dodici giorni dopo il confronto tra Albus e James.

Michelle si trovava nella Sala Comune dei Serpeverde, impegnata a finire un saggio per la lezione di Storia della Magia che avrebbe dovuto consegnare tra due giorni, quando la tranquillità della Sala Comune venne rotta dall’arrivo irruento di Albus.

Il ragazzo entrò nella stanza, visibilmente alterato, incespicando sui propri piedi, incapace quasi di reggersi in piedi con la camicia sgualcita e fuori dai pantaloni; i suoi capelli erano ancora più spettinati del solito e la sola vista dell’amico scatenò in Michelle un misto di emozioni: rabbia, desiderio di protezione e, per la prima volta da quando lo conosceva, pena.

La ragazza lo osservò mentre, fermo accanto al camino, Albus mosse lo sguardo  annebbiato attorno a sé fino a posarlo su di lei e, quando i loro occhi si incontrarono un’espressione indecifrabile si dipinse sul volto di Al.

-Credevo non ci fosse più nessuno a quest’ora- disse il moro.

Michelle alzò le spalle.

-Non è poi così tardi…-gli fece notare Michelle. -Comunque mi dispiace aver rovinato i tuoi piani- aggiunse poi, senza allontanare lo sguardo dal ragazzo.

Al sospirò per poi muovere i pochi passi che lo separavano da uno dei divani nella stanza e lasciarvisi cadere a peso morto.

Lentamente  e ad occhi chiusi, reclinò la testa all’indietro su uno dei braccioli, il braccio destro allungato lungo la spalliera del divano e sembrò dimenticarsi di tutto ciò che lo circondava.

Michelle sospirò e con cautela si alzò dal tavolo, avvicinandosi lentamente al divano.

-Sei ubriaco- constatò senza nascondere la propria delusione.

Albus annuì con un movimento estremamente lento, continuando a tenere gli occhi chiusi.

-Ottima osservazione Miss Malfoy- commentò.

La fronte di Michelle si corrugò all’istante sentendo  quel soprannome: Albus era solito chiamarla Miss Malfoy soltanto durante gli occasionali litigi quando le loro opinioni erano diametralmente opposte, oppure quando aveva bisogno di sfogare la propria frustrazione.

-Era davvero necessario? Bere fino ad ubriacarsi?- gli chiese ancora lei, ignorando il suo atteggiamento di chiusura nei suoi confronti.

-C’è un altro motivo per partecipare ad una festa?- le domandò a sua volta il moro in tono annoiato.

Michelle alzò le spalle, consapevole che l’altro non avrebbe notato il suo gesto.

-Fare amicizia? Cercare di divertirsi?- elencò Michelle.

L’unica risposta alle sue parole fu una risata ironica che scappò dalle labbra dischiuse di Al.

Sentendo montare la frustrazione, la bionda sospirò.

-Al… Va tutto bene?-gli domandò scegliendo un altro approccio, sperando così di convincere Albus a confidarsi con lei.

Una nuova risata amara arrivò alle sue orecchie, accompagnata da un’espressione sarcastica che distorse i muscoli facciali del ragazzo che, per tutta la durata del loro breve colloquio aveva continuato a tenere gli occhi chiusi.

-Una meraviglia.

Non potrebbe andare meglio- commentò in tono sarcastico.

-Perché allora non ti credo?-gli domandò ancora Michelle.

Albus aggrottò la fronte prima di aprire gli occhi e, con un movimento lento, sollevare la testa per incontrare lo sguardo della ragazza.

-Questo non è un problema mio- ribatté noncurante.

Fu il tono più delle parole a ferire Michelle: in tanti anni di amicizia, Albus non era mai stato così distaccato nei suoi confronti.

-Non trovi nulla di strano nelle tue parole?- disse, ora più che mai decisa a non lasciar cadere l’argomento.

Il ragazzo scosse la testa lentamente, come se ogni movimento gli costasse un enorme fatica,gli occhi svuotati di qualsiasi emozione.

-No…- disse prolungando la durata della vocale. –Ma sono sicuro che stai per dirmelo-aggiunse.

Michelle sospirò frustrata, mentre una mano nervosa allontanava ciocche di capelli dal viso, desiderosa di avvicinarsi all’amico ma consapevole che al momento ogni suo gesto d’affetto sarebbe stato rifiutato.

-Da quando vai alle feste?

Ti conosco da sempre e non hai mai mostrato il minimo interesse nei party pieni di gente; ora invece sei diventato l’anima delle feste, non te ne perdi uno…- gli disse Michelle cercando di non lasciar trasparire la propria preoccupazione.

-Da quando andare alle feste è diventato un crimine?- la interruppe Al continuando ad osservarla con un’espressione impenetrabile sul volto.

-Non è un crimine, a meno che non comprometta i tuoi studi.

Torni ubriaco quasi tutte le sere, hai messo da parte lo studio e arrivi tardi a lezione.

Hai anche litigato con il professore di Pozioni…

Credi di poter continuare a lungo in questo modo?-gli domandò la ragazza seriamente preoccupata.

Albus si lasciò andare ad un gemito di frustrazione, gettando la testa indietro per qualche istante prima di riportare lo sguardo sul volto di Michelle.

-Chi sei, mia madre?- le domandò con una punta di cattiveria nella voce.

Michelle lo fissò incredula per qualche secondo prima di scuotere la testa.

-Certo che no! Sai bene quanto me che tua madre sarebbe più dura di me in questa situazione- gli fece notare atteggiando il volto in un’espressione dura per proteggersi al tono di Albus. – Io sto soltanto cercando di capire cosa ti è successo…-

-Beh risparmiati la fatica!

Non è successo nulla. Te l’ho già detto: sto bene, anzi sto magnificamente.

Quindi smettila di farmi la morale e lasciami in pace!-la interruppe Albus, alzandosi in piedi.

Michelle lo osservò barcollare per qualche secondo prima di ritrovare il proprio equilibrio e muovere un paio di passi verso le scale che lo avrebbero portato verso il dormitorio maschile.

Decisa a non lasciar cadere l’argomento finché non avesse ottenuto una risposta concreta, Michelle si mosse velocemente per fermarsi di fronte ad Albus e lo bloccò, una mano all’altezza del petto.

-No!

Non ti lascio in pace, fino a quando non mi avrai detto che diamine ti sta succedendo!

Perché ti stai comportando così? E’ colpa di James?-chiese, sparando a raffica le proprie domande.

Notò immediatamente il cambiamento che avvenne sul volto di Albus al sentire il nome del fratello e capì che ancora una volta il maggiore dei fratelli Potter era la causa di tutti i problemi.

Cosa aveva fatto questa volta per provocare una reazione simile in Albus?

-E’ colpa sua, non è vero?- gli domandò con voce leggermente più sicura. -Cosa vi siete detti? Lo sai che qualsiasi cosa sia successa, insieme possiamo risolverla come abbiamo sempre fatto…- aggiunse cercando di riportare l’amico alla ragione e, allo stesso tempo, di convincerlo a confidarsi con lei.

Albus, però, le aveva voltato le spalle, il corpo  irrigidito e teso, le dita di entrambe le mani affondate tra i capelli spettinati.

Michelle restò in silenzio per qualche istante, in attesa di una risposta da parte del ragazzo: era disposta a tutto pur di aiutare l’amico, ma ora toccava ad Albus fare il primo passo per farle capire se le sue supposizioni era giuste.

Ma quando Albus tornò a voltarsi verso di lei, le bastò osservare il suo volto per capire che il ragazzo non le avrebbe reso le cose facili: il viso di Albus era atteggiato in un’espressione di sfida, le labbra tese in un sorriso sarcastico e a tratti cattivo, ma ciò che la spaventò veramente fu vedere che lo sguardo vuoto che le aveva rivolto fino a quel momento era diventato freddo, quasi impenetrabile.

In tanti anni di amicizia, Albus non le aveva mai rivolto uno sguardo del genere e Michelle si chiese per l’ennesima volta cosa avesse scatenato quel comportamento e cosa Al fosse disposto a sacrificare per proteggere quel segreto.

Quando Albus mosse un passo nella sua direzione, in un atteggiamento quasi minaccioso, per la prima volta, Michelle si scoprì ad aver paura del suo migliore amico.

-Ora capisco.

Tutta questa preoccupazione nei miei confronti, questo tuo atteggiamento da crocerossina serve soltanto a placare il tuo ego ferito.

Povera Miss Malfoy… Deve essere davvero noiosa la tua vita se hai bisogno di vivere la tua adolescenza attraverso i miei problemi-

A quelle parole, Michelle spalancò gli occhi, colta totalmente di sorpresa.

Prima che potesse controbattere, però, Albus ricominciò a parlare.

-Dimmi una cosa: cos’ è che ti da più fastidio?

Il fatto che io mi diverta o che abbia scelto di frequentare altre persone?-le domandò senza mai perdere la punta di cattiveria nella voce.

-Essere ubriaco tutte le sere per te è sinonimo di divertimento?- le chiese Michelle.

-Come decido di vivere la mia vita non è affar tuo.

Potrei decidere di fare molto peggio e tu non avresti voce in capitolo-ribatté il moro.

-Col cavolo! Se stai mandando tutto il tuo futuro a puttane è mio dovere fare qualcosa per impedirtelo e non per placare il mio ego ferito come hai insinuato poco fa, ma perché sono preoccupata per te-replicò in tono fermo Michelle.

Albus mosse un passo barcollante verso di lei, il viso quasi stravolto da un espressione minacciosa.

-Te lo ripeto ancora una volta: tu non sei mia madre.

Il fatto che ti abbia reso partecipe della mia vita fino a questo momento non ti da il diritto di ficcare il naso in questioni che non ti riguardano- le disse in tono sibillino.

Michelle lo fissò incredula, cercando di nascondere quanto quelle parole l’avessero ferita.

-Mi hai reso partecipe della tua vita?-

Albus sospirò, passandosi una mano tra i capelli spettinati.

-Quindi secondo la tua logica bacata lo nostra amicizia si basa sul fatto che io ti ho dato il tormento tutti questi anni e tu mi hai gentilmente concesso di prendere parte alla tua vita?

E’ questo che pensi? Quindi tutto quello che abbiamo vissuto insieme non ha nessun valore per te?- lo incalzò la ragazza.

-Non capisco perché la stai facendo tanto tragica-si limitò a commentare Albus, rivolgendole lo stesso sguardo freddo con cui l’aveva fissata tutta la sera.

Piena di rabbia, Michelle annullò la distanza tra loro e, posando entrambe le mani sul petto del ragazzo gli diede una spinta quasi sperando di scuoterlo e di farlo tornare in sé con quel gesto.

Albus vacillò leggermente, ma riuscì fortunatamente a ritrovare il proprio equilibrio e a rimanere in piedi.

-Ti rendi conto di quello che stai facendo? Stai gettando merda sulla nostra amicizia soltanto perché hai paura di dirmi cosa ti sta succedendo- lo rimproverò, alzando leggermente la voce incurante della possibilità che qualcun altro potesse sentirla.

Il moro la fissò per qualche istante prima di alzare le spalle in un gesto noncurante.

-Non tutte le amicizie sono destinate a durare per sempre ed è evidente che la nostra è arrivata al capolinea.

Inoltre è chiaro quello che sta succedendo qui…- aggiunse Al.

-Davvero?- lo interruppe Michelle, la voce rotta dal pianto.

Albus annuì lentamente.

-Tu vedi in me il ragazzino disagiato, con una famiglia particolare, che ero un tempo; vorresti che fossi ancora l’idiota di un anno fa in modo da poterlo plasmare secondo i tuoi desideri…

In fondo sei la figlia di tua madre-commentò.

-Questo cosa vorrebbe dire?-

Al sospirò.

-Possibile che devo spiegarti sempre tutto?

Sarai anche la copia di tuo padre, ma resti sempre la figlia di Hermione Granger, la più grande maniaca del controllo che abbia mai attraversato questi corridoi.

Sarebbe davvero una grande conquista per te prendere il figlio complessato di Harry Potter e trasformarlo in un esempio vivente di stabilità e perfezione.

Un trofeo per mostrare le tue manie di controllo che, ammettiamolo, alle volte rasentano quelle di tua madre.

-Peccato che il sottoscritto ti abbia reso le cose ancora più difficili, decidendo di ribellarsi al tuo piano, preferendo la compagnia di altre persone e scegliendo di sfruttare a pieno la propria adolescenza.

Deve essere stato un vero colpo per te… Come ci si sente a non avere tutto sotto controllo?- le domandò velenoso.

Anche volendo, Michelle non avrebbe potuto rispondere alla domanda del moro.

Era impietrita, sconvolta dalle parole di Albus, allibita di fronte alla sicurezza delle sue argomentazioni e della noncuranza con cui l’amico di sempre aveva deciso di ferirla.

Il moro affondò le mani nelle tasche dei pantaloni della divisa e alzò nuovamente le spalle, senza mai allontanare lo sguardo dal volto di Michelle.

-Quindi ora che abbiamo chiarito tutto e abbiamo deciso che è meglio andare ognuno per la propria strada, cosa vogliamo fare per sancire la fine della nostra amicizia?

Ti proporrei un brindisi in ricordo dei bei momenti passati insieme, ma non mi sembri molto propensa ad accettare la mia proposta.

Vogliamo abbracciarci un’ultima volta in ricordo dei vecchi tempi oppure ci limitiamo ad una stretta di mano prima che tu scappi via in lacrime?- le domandò infine Al incurante dell’effetto che le sue parole avevano sull’amica di sempre.

Cercando di controllare il tremito del labbro inferiore che preannunciava le lacrime, Michelle prese un respiro profondo e rivolse uno sguardo duro ad Albus, muovendo un passo verso di lui.

-Hai ragione.

Tra poco me ne tornerò in lacrime al dormitorio, ma una cosa prima di andarmene devo dirtela: non ti credo.

Non credo ad una sola parola di quello che mi hai appena detto… ma mi hai ferito.

Hai giocato sulle mie insicurezze per farmi quanto più male possibile e questo non te lo perdono.

Niente mi toglierà dalla testa che sia tutta colpa di James: cosa ti ha detto? Sei davvero disposto a rovinarti gli studi e a rinunciare alla nostra amicizia pur di non rivelarmi il grande segreto che ti sta divorando?

Spero per te che ne valga veramente la pena perché quando tutto sarà finito ti ritroverai da solo. Potrei passare ore qui davanti a te cercando di convincerti del contrario, ma tu resterai sempre convinto che la solitudine è quello che ti meriti in questo momento e sai qual è la cosa triste?

Ora, dopo tutte le cattiverie che mi hai detto, anche io la penso allo stesso modo- gli disse con voce rotta dal pianto, incurante delle lacrime che avevano iniziato a bagnarle le guance.

Senza allontanare lo sguardo dal volto di Albus mosse due passi all’indietro.

-Hai ottenuto quello che volevi… Spero tu sia soddisfatto!- aggiunse prima di voltarsi e dirigersi a passi veloci verso il dormitorio.

Non tutte le amicizie sono destinate a durare per sempre.

Stupidamente Michelle aveva creduto che l’amicizia tra lei ed Albus sarebbe stata una di quelle capaci di resistere al passare del tempo, ma le parole del ragazzo avevano creato una spaccatura tra loro e, anche se un domani fossero riusciti a ricostruire il rapporto di un tempo, Michelle era consapevole che niente sarebbe più stato come prima.

Quella sola consapevolezza la lasciava senza fiato: quella sera, senza rendersene conto, Albus si era portato via una parte di lei,  aveva annientato con poche parole la ragazza “ingenua” che credeva nell’amicizia e per questo, Michelle non lo avrebbe mai perdonato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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