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Autore: Tenru Dragon    19/01/2019    0 recensioni
-Sei diversa, speciale, non dimenticarlo, promettimelo- dice lei con un filo di voce
-Te lo prometto mamma- le rispondo abbracciandola forte per l'ultima volta.
Da quel giorno sono passati 6 anni, Elinor ha mantenuto la sua promessa, non ha dimenticato, ma ha comunque perso se stessa.
Elinor è la prova che anche tra due persone completamente diverse che in principio dovevano odiarsi, può nascere l'amore.
Dopo essere rimasta in orfanotrofio per sei anni dopo la morte della madre, Elinor decide di cambiare il suo stile di vita per tenersi al sicuro, cominciando col cercare Farkas, un vecchio amico del padre, trovando invece colui che le farà ritrovare sé stessa.
Storia già conclusa e pubblicata sul mio account di wattpad: Elenhemmingsirwin
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Che significa con te?!- dico sgranando gli occhi

-Significa che...- comincia lui, ma lo interrompo  subito –Non ho nessuna intenzione di condividere la mia stanza e soprattutto non con te, voglio solo prendere le mie cose e andarmene- dico scocciata, lui inizia a massaggiarsi l'attaccatura del naso con indice e pollice

–Elinor, perché non vuoi capire...tu sei MIA, non puoi andartene- dice ringhiando -Non puoi pretendere che io finga che non sia così, sei venuta qui per ottenere protezione da non so cosa e beh ora ce l'hai, quale è il problema?!-

-Io non sono tua- dico, entro nel bagno e subito chiudo la porta a chiave, mi guardo intorno cercando una finestra ma c'è solo un lucernario, salgo in piedi sul bordo della vasca e mi appoggio al muro con una mano per tenermi su mentre con l'altra cerco di aprirlo.

-Ovviamente- dico trovandolo chiuso, abbasso lo sguardo e subito sconsolata sento il bisogno di un bagno rilassante così scendo e apro l'acqua mentre inizio a cercare se per caso ci sono dei sali rilassanti e non appena li trovo li metto nella vasca, ignorando i brontolii di Malachia mi spoglio per poi immergermi nella vasca lasciando fuori solo la testa, l'acqua calda mi avvolge e chiudo appena gli occhi per godermi il momento...

...Tutto intorno a me è buio, faccio qualche passo ma qualcosa di appiccicoso sotto i piedi scalzi mi fa abbassare lo sguardo, sangue, mi osservo intorno alla ricerca della fonte e mia madre appare davanti a me, mi porge la mano ma appena la sfioro svanisce nel nulla, la scena cambia e vedo mio padre, appeso ad una catena pendente dal soffitto, sembra trovarsi in una specie di laboratorio, lo osservo meglio e vedo delle ferita su schiena e addome, sanguina e il tutto viene raccolto in dei contenitori, perde così tanto sangue da non riuscire ad urlare e tutto ciò che mi fa comprendere che è ancora vivo sono i mugolii leggeri di dolore, in sottofondo però sento le urla di una donna, urla che riconosco immediatamente –Madre! Padre!- grido spaventata quando tutto torna buio, poi, improvvisamente, appare una porta sulla quale c'è uno specchio dove mi vedo bambina, entro e vedo mia madre, seduta in terra piangente, quando si accorge della mia presenza però smette e, asciugandosi con le maniche gli occhi, mi si avvicina e mi poggia una mano sulla spalla inginocchiandosi di fronte a me, sorride ma esso si spegne non appena le appare un enorme ferita sul petto, mi metto a urlare e a piangere ma lei si lascia cadere a terra, non si muove...

-Elinor! Elinor!- sento una voce che mi chiama e un leggero dolore alla guancia, spalanco gli occhi e vedo il volto pallido di Malachia, confusa cerco di alzarmi e noto che mi tiene tra le braccia fuori dalla vasca, il pavimento è tutto bagnato e ho una salvietta poggiata sul corpo nudo.

–Che...che è successo?- chiedo spaventata cercando di coprirmi il più possibile il corpo

-Stavi urlando, sono riuscito ad entrare e ti ho tirata fuori, ma non riuscivo a svegliarti, mi hai fatto prendere un colpo- dice scosso, non so cosa dire per calmarlo, così gli metto una mano sulla guancia e gli sorrido –Ti capita spesso?- chiede preoccupato

-Qualche volta- dico vaga, mentre mi alzo e mi arrotolo per bene nel telo, in realtà questo incubo mi perseguita tutte le notti da quando mia madre è morta –Non mentirmi- dice lui severo e nei suoi occhi non vedo il minimo dubbio

–Io...- non so cosa dire, come ha fatto a capirlo?!

-Il nostro legame- dice come se dovessi capire, notando il mio sguardo confuso mi sorride -Mi permette di provare e capire quello che senti, riesco a percepire quando menti o quando hai paura, quando sei felice o...eccitata- dice facendo passare il suo sguardo su tutto il mio corpo coperto da un leggero strato di stoffa, io arrossisco appena ed esco dal bagno, trovo il cassetto dell'intimo e mi infilo biancheria pulita, dei pantaloncini e una canotta, poi torno in bagno a prendere i pantaloni che indossavo prima e tiro fuori dalla tasca il pacchetto di sigaretteper poi mettermelo in tasca.

-Quindi...anche i miei genitori...?- chiedo tornando in camera, lui annuisce senza però capire la mia tristezza –Mia madre soffriva mentre mio padre veniva ucciso, e io non me ne sono accorta, come ho potuto non notarlo- dico e senza volerlo le lacrime cominciano imperterrite a scorrermi lungo le guance arrossate, Malachia mi si avvicina e mi stringe a sé

-Elinor, eri solo una bambina, non è colpa tua, non potevi saperlo- cerca di consolarmi

-Sì, invece! È sempre stata colpa mia! Per chi pensi che mio padre e mia madre siano morti? Per me! Han sempre sofferto per me. E se rimango qui accadrà anche a voi- urlo spingendolo lontano –Tu vuoi che io resti, vuoi che sia tua, ma saresti disposto a vedere morire Julia? O Maya e Alex?! O chiunque altro solo per avermi?!- grido con le lacrime che mi rigano le guance

-Non succederà, da quel che ho capito sei stata in un orfanotrofio per anni e non ti hanno mai trovata, come hai fatto allora puoi farlo anche adesso-

-Ho usato un incantesimo di occultamento usando i bambini umani per nascondermi, non potevano percepirmi, ma qualcosa è cambiato, la donna che ha detto di essere mia...mia nonna...ha detto di avermi percepita così anche i due che mi hanno portata qui sono riusciti a trovarmi- spiego arrabbiata -E l'hanno fatto mentre ero sotto incantesimo di occultamento, sai che significa? Che se possono trovarmi loro per le streghe sarà ancora più semplice farlo!-

-Non succederà, non ti troveranno- dice sicuro

-Non puoi esserne certo- dico voltandomi per non guardarlo –Finirai con l'odiarmi, come fanno tutti alla fine- finisco uscendo dalla porta della camera lasciandolo lì.

Cammino un po' per il villaggio e vedo la nonna che sta litigando con un uomo anziano quanto lei, poi si blocca e si volta verso di me così come lui che mi osserva con una scia di tristezza negli occhi, quegli occhi, così uguali a quelli di mio padre, verde smeraldo, che un tempo mi osservavano con amore, adesso mi guardano quasi con disprezzo prima di sparire assieme all'uomo a cui appartengono.

Mi guardo intorno e vedo le persone che mi studiano con malinconia e alcuni con paura, dopotutto gli ricordo un amico e allo stesso tempo un nemico, mi volto nuovamente verso mia nonna che mi sorride nonostante la tristezza nello sguardo, io non ricambio e mi dirigo nel bosco, senza più voltarmi cammino per cercare la via di casa mia ma, non riuscendo a orientarmi, finisco col tornare nella radura, mi siedo sconfitta su uno dei massi sul bordo del laghetto e osservo l'ambiente circostante...

-Chi sei?- chiede una voce di donna dietro di me, mi volto ma non c'è nessuno

-Dovrei chiedertelo io, sei nel nostro territorio strega- dice un ragazzo con tono arrabbiato, davanti agli occhi mi appare una ragazza dai lunghi capelli rossi

-Non sto facendo nulla di male- dice lei –Perché non esci da lì così posso vederti?- chiede lei curiosa –Non avrai mica paura di me, lupo?- chiede con tono da sfida provocando una leggera risata al lupo

-Paura? Io? Non sperarci troppo strega- dice un ragazzo uscendo dall'ombra degli alberi, improvvisamente si è fatta notte ma non ci faccio molto caso, troppo impegnata a capire cosa sta succedendo, cerco di chiamarli ma sembrano non sentirmi

-Smettila di chiamarmi strega, il mio nome è Raya- io sussulto al suono del suo nome, e ora che la osservo meglio posso notare il viso giovane e roseo di mia madre che ha all'incirca diciotto anni

-Allora Raya, cosa ci fai nei territori del branco?- chiede lui avvicinandosi sempre di più

-Non credo siano affari tuoi ...- dice lei lasciando la frase in sospeso poiché non conosce il nome del ragazzo, per poi dargli le spalle e continuare a raccogliere le erbe

-Mahigan- dice lui finendo la frase per lei, quello che ora capisco essere mio padre le prende una spalla e la fa voltare, i due si guardano negli occhi ed entrambi sussultano –Tu sei...- dice mia madre ma prima di poter finire lui la bacia, quando si stacca non dice altro se non –MIA-...

...la scena sparisce davanti ai miei occhi, torna ad esserci il sole e tutto ciò che riesco a fare è sorridere, dopotutto loro hanno vissuto qui ed è qui che si sono innamorati, avevo sentito parlare di streghe che potevano rivivere il ricordo dei propri cari e anche a me ogni notte succedeva ma fino ad ora non mi era mai accaduto di rivivere un ricordo dove io non esistevo ancora.

Resto lì immobile a guardare il vuoto in cui prima si trovavano i miei genitori per qualche minuto, poi mi alzo e inizio ad incamminarmi verso il villaggio, quando ormai sono arrivata incontro Samuel e Julia che giocano con Maya e Alex, la piccola mi corre incontro e mi abbraccia le gambe e io mi piego per ricambiare felice

-Hey Maya, come stai?- le chiedo sorridendole

-Benissimo, il mio papà ci stava facendo volare- dice indicando Samuel che solleva Alex per poi lanciarlo verso Julia che lo prende al volo

-Maya, è il tuo turno piccola- la chiama Samuel voltandosi, il suo sorriso però si spegne immediatamente nel vederla vicino a me, mi corre incontro e mi spinge lontano da sua figlia facendomi cadere, posso ancora vedere i segni visibili delle scottature che gli ho causato e una benda sul polso –Stai lontano da mia figlia!- dice ringhiandomi contro

-La stavo solo salutando- dico alzandomi per poi sbattermi i vestiti

-Samuel!- lo sgrida Julia avvicinandosi

-No! Lei è un pericolo, non voglio rischiare che faccia a lei quello che ha rischiato di fare a me- dice arrabbiato indicando la bambina rivolgendosi alla donna senza smettere però di tenermi d'occhio

-Ma..- interrompo subito la sorella di Malachia –No, ha ragione, non preoccuparti Julia, è stato un piacere- dico superandolo ignorando i saluti dei bambini per poi entrare nella grande casa.

Vado nella stanza dove Malachia mi costringe a stare e mi siedo nell'angolo tra l'armadio e il muro, appoggio la testa sulle ginocchia desiderando di urlare ma senza farlo, dopo qualche minuto di silenzio assordante tiro fuori dalla tasca il pacchetto di sigarette, mi alzo e apro la finestra, mi appoggio al davanzale e me ne accendo una, subito mi tranquillizzo, ho provato a smettere milioni di volte, ho cercato altri modi per calmarmi, ma il fumo è l'unica cosa che mi aiuta così alla fine mi sono arresa.

Quando ormai sono a metà qualcuno me la toglie di mano –Che cazzo fai?!- dice arrabbiato Malachia tenendo in mano la sigaretta ancora accesa

-Ridammela- dico nervosa cercando di riprenderla

-Non ci penso neanche- dice buttandola a terra e schiacciandola con un piede per poi raccoglierla -Questo ti uccide- dice mostrandomela prima di buttarla nel cestino vicino alla porta

-C'è di peggio, fidati- dico cercando di tirarne fuori un'altra ma lui subito mi toglie di mano il pacchetto e lo stringe nel pugno prima di buttarlo nel cestino

-Ma che ti prende?!- dico arrabbiandomi a mia volta –Non puoi venire qui e cambiare le mie abitudini da un momento all'altro perché a te non vanno bene-

-Da quanto fumi?- dice senza ascoltare quello che dico, cosa che mi fa irritare ancora di più

-Non sono affari tuoi!- dico esasperata, sarà la decima volta che ripeto questa frase in due giorni, nessuno gli ha insegnato cosa significa privacy?! –Se voglio fumare, fumo! Se voglio bere, bevo! Non devo chiederti il permesso! Non hai nessun diritto da rivendicare su di me!- dico iniziando a piangere per il nervoso e rabbia lanciandogli contro la prima cosa che mi trovo vicino, ovvero una statuetta di legno che era appoggiata su un mobile, lui la prende al volo e la lascia cadere ai suoi piedi, si avvicina, mi blocca il braccio prima che possa tirargli qualcos'altro e mi stringe a sé –Lasciami andare- dico cercando di fargli lasciare la presa ma lui continua a tenermi stretta

-Elinor, calmati, quelle non ti servono- dice riferendosi alle sigarette e cominciando a massaggiarmi la testa con una mano, io inizio stranamente a tranquillizzarmi ma quando lui mi lascia andare non lo sono ancora del tutto

-Voglio farti vedere una cosa- dice serio trascinandomi fuori, io lo seguo nel villaggio fino a raggiungere una specie di campetto da calcio dove dei ragazzini stanno giocando, mentre mi guardo attorno vedo tante persone, tra cui molte coppie che chiacchierano, una in particolare attira la mia attenzione, un ragazzo di diciassette anni che gioca con una bimba di sei, ridono, scherzano come se fosse tutto perfetto

-Lei è la sua compagna- dice osservandoli a sua volta

-Ma è così piccola- dico guardandolo scioccata

-Si, lo è, ma la luna li ha uniti e sarà per sempre, niente potrà dividerli- dice ricambiando il mio sguardo –Elinor, vedi come ridono? Io posso renderti felice- dice improvvisamente serio avvicinandosi a me, io chiudo gli occhi pronta a ricevere il bacio ma qualcuno ci interrompe

-Malachia!- grida un ragazzino avvicinandosi, riapro gli occhi imbarazzata

-Che tempismo, Eric- dice lui voltandosi verso la voce seguito a ruota da me

-Che c'è fratellone? Eri occupato?- chiede ridendo il ragazzo

-Si! Come puoi vedere lo ERO- dice l'Alpha –Eric, ti presento Elinor- dice indicandomi

-Oh, quindi è lei la strega che ha ferito Samuel- dice squadrandomi, io abbasso lo sguardo per il senso di colpa –Era ora che qualcuno battesse quello sbruffone- dice ridendo sorprendendomi

–Ho provato mille volte a colpirlo ma non ci sono mai riuscito, l'unico che ce la fa è Malachia- io lo guardo scioccata ma felice e noto che dietro di lui in piedi c'è proprio il soggetto del nostro discorso che gli tira uno schiaffo sulla testa –Sbruffone a chi?! Piccola peste, non avrai mai la mia benedizione- dice voltandosi sbuffando e iniziando ad allontanarsi comportandosi proprio come un bambino, Eric inizia a seguirlo e a scusarsi e i due iniziano a litigare ma Samuel più che arrabbiato sembra divertito

-Benedizione?- chiedo

-Si, Eric è il compagno di Maya- dice guardandoli ridendo.

 
  
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