Mi spogliai
e non davanti ad altri occhi.
Fissavo quei mille
scarabocchiati o delicatamente disegnati
su fogli sparsi,
gli unici a potermi vedere
vera, arruffata.
Vagavo ancora persa
in mille città invisibili,
potevo abbandonare i miei vestiti
ed essere altri,
e ancora, e ancora
fino ad esaurirmi
complice di quello svenimento,
di quella perdita cosciente.
Mi spogliai
quando il peso stesso delle maschere
cominciò a disegnare crepe su di esse,
non potevo più fingere.
Non potevo più credere
che così uguale
potevo fare la differenza.
Non potevo più credere
di adattarmi
a un grigio perenne che saturava le giornate.
Mi spogliai
con me, ripresi i colori
e sulla pelle divennero vestiti nuovi.
e non avrei più sbagliato,
e non avrei più cercato
e rinchiuso in scatole di latta
quella fantasia vitale.
Mi spogliai,
amante nottambula
vestita d’inchiostro,
la grafite i miei guanti.
e non davanti ad altri occhi.
Fissavo quei mille
scarabocchiati o delicatamente disegnati
su fogli sparsi,
gli unici a potermi vedere
vera, arruffata.
Vagavo ancora persa
in mille città invisibili,
potevo abbandonare i miei vestiti
ed essere altri,
e ancora, e ancora
fino ad esaurirmi
complice di quello svenimento,
di quella perdita cosciente.
Mi spogliai
quando il peso stesso delle maschere
cominciò a disegnare crepe su di esse,
non potevo più fingere.
Non potevo più credere
che così uguale
potevo fare la differenza.
Non potevo più credere
di adattarmi
a un grigio perenne che saturava le giornate.
Mi spogliai
con me, ripresi i colori
e sulla pelle divennero vestiti nuovi.
e non avrei più sbagliato,
e non avrei più cercato
e rinchiuso in scatole di latta
quella fantasia vitale.
Mi spogliai,
amante nottambula
vestita d’inchiostro,
la grafite i miei guanti.