Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Evali    21/01/2019    1 recensioni
Spin off che scaverà in profondità nei personaggi di Rhaegar Targaryen e Lyanna Stark; un'ipotesi, o meglio, una mia versione, di come potrebbero essere andate le cose al tempo, una storia che non tratterà strettamente solo l'amore scoppiato tra i due, ma anche l'intero contesto in cui il nostro eroe e la nostra eroina vivevano, nonché gli anni del regno del Re Folle. Potrebbe esserci qualche piccola modifica rispetto alle informazioni rivelate nei libri.
Appartenente ad una saga, ma non è necessario aver letto le altre due storie per iniziarla.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aerys II Targaryen, Arthur Dayne, Elia Martell, Lyanna Stark, Rhaegar Targaryen
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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L’amore della leonessa
 
- Smettila di accigliarti tanto – le sussurrò suo fratello stizzito mentre le camminava accanto guardandosi intorno.
Ella lo ignorò continuando a sistemarsi l’elaboratissima pettinatura composta da una lunga treccia di capelli dorati appuntata in alto, tenuta su da altre piccole treccine arrotolatele intorno, mentre alcuni ciuffi ondulati le ricadevano volutamente sulla nuca nuda e delicata, e accanto alle guance già dalla forma flessuosa e definita nonostante la giovanissima età. Le dita della ragazzina si muovevano velocemente e nervosamente di qua e di là, infilandosi tra le trecce e le ciocche, perennemente in cerca di qualche singola imperfezione. – Come sto, Jaime? – gli chiese senza neanche guardarlo e continuando a camminare dritta e con gli occhi fissi dinnanzi a sé.
Lui la osservò di sfuggita prima di risponderle. La sua bellezza sarebbe stata in grado di far vergognare le stelle, come sempre. – Come una sciocca.
- Si può sapere che ti prende?? Questo è il giorno più importante della mia vita e tu che sei mio fratello non riesci ad essere felice per me! – esclamò irritata la fanciullina.
- Sto solo dicendo che sei ridicola a comportarti in questo modo! È solo un ragazzo sette anni più grande di noi, non un dio!
- La tua stupidità mi dà il voltastomaco, Jaime! Lui è il principe ereditario, il Principe Drago …
- … figlio del fuoco e del sangue, lo so – terminò la frase il ragazzino biondo. – Lo hai ripetuto fino allo sfinimento nelle ultime settimane. Ad ogni modo, il tuo comportamento rimane esagerato. Sembri una gallina esaltata.
- Non capisci nulla, come sempre. Se fossi in me, faresti esattamente le stesse cose.
È un privilegio ultraterreno avere l’occasione di presentarsi al cospetto del principe Rhaegar Targaryen, figlio di re Aerys Targaryen! Nessuna è tanto fortunata come me! Io sono solo una lady di dieci anni, non mi esce ancora il sangue, né ho un corpo da donna, eppure nostro padre è comunque riuscito a persuadere il re di prendere in considerazione l’idea di promettermi in sposa al suo primogenito! Riesci a rendertene conto??
- Quindi si tratta di questo? È per il potere? – le domandò Jaime.
Ella scoppiò a ridere divertita. – Non te ne intendi proprio di donne, fratello! Affatto!
Sogno di incontrarlo da quando nostro padre e nostra madre ci hanno parlato di lui e dei loro incarichi ad Approdo.
Dicono sia il ragazzo più bello dei Sette Regni. Ed oltre al meraviglioso aspetto e al nobilissimo portamento, è amato da tutti, viene costantemente lodato per il suo talento nel cantare e nel suonare l’arpa, è intelligente, molto acculturato, cortese, amabile con il popolo, abile nella politica, così come nelle arti della retorica e della guerra!  E, come se non bastasse, ha già diciassette anni, avrà avuto un sacco di ragazze, mentre io …
- Va bene, ho capito – la interruppe Jaime, stanco di udire quel flusso costante di parole, abbinato a quel viso eccitato, arrossito e raggiante ai limiti dell’umano. – Ti piace davvero.
- Era ora che lo capissi! Sento che molto presto arriverò ad amarlo.
A ciò, il fanciullo biondo si fermò.
Cersei impiegò un po’ prima di accorgersene e fermarsi a sua volta per guardarlo confusa. – Che stai facendo?? Ti sbrighi o no? Così mi farai fare tardi! Nostro padre ci aspetta nella sala del trono insieme ai reali, e la guardia che ci sta scortando sta continuando a camminare! Così la perderemo di vista e non riusciremo a trovare la strada giusta! Questo posto è un maledetto labirinto, mica come Castel Granito. Jaime? Jaime, mi senti?? Devo venire a prenderti e trascinarti??
- Credi che la mamma ne sarebbe felice? Quando sposerai Rhaegar, intendo. Forse, se ti avesse vista con lui, avrebbe approvato. Lei odiava quando … quando ci trovava insieme – disse improvvisamente il ragazzino con lo sguardo perso.
Cersei si pietrificò. – Cosa c’entra la mamma, ora? Jaime? Rispondimi.
- Penso sempre a lei da quando è morta lo scorso anno …
- E credi che io non pensi a lei, invece?! – gridò la giovanissima lady interrompendolo. – Sono la prima a piangere ogni notte stringendo il suo girocollo al petto! Sono la prima e continuo ad essere l’unica ad aver giurato di vendicarla!
A quelle parole, gli occhi smeraldini di Jaime si rianimarono e si posarono su sua sorella. – Ancora con questa storia?! Non è colpa di Tyrion, Cersei! Vuoi smettere di ritenere nostro fratello colpevole?? Lui non ha fatto niente!
- Niente eccetto squartarle il ventre pur di far uscire la sua testa deforme dal suo corpo!! Come fai ad essere così cieco??
- E tu così detestabile?? – le rispose a tono il ragazzino.
Calò il silenzio tra i due.
- Dunque io sarei detestabile, eh? – gli chiese lei avvicinandosi. – Se ti chiedessi di scegliere tra me e il mostro, chi sceglieresti? – gli domandò inacidita, ad un centimetro dal viso e dalle labbra carnose di suo fratello, che innumerevoli volte, in tante notti diverse, aveva già avuto la fortuna di assaggiare.
Jaime penetrò quelle chiarissime iridi verdi con le sue dello stesso colore, deciso e abile nel reggere il suo sguardo.
Non rispose ma continuò a guardarla in quel confronto che sembrava non avere mai fine.
Un ghigno si dipinse sul bellissimo volto della ragazzina, mentre questa si allontanava piano da lui. – È per questo motivo che tu non sarai mai degno di stare al mio fianco, Jaime.
 
- Maestà, re Aerys Targaryen, secondo del suo nome, re degli Andali, dei Rhoynar e dei Primi Uomini, Signore dei Sette Regni e Protettore del Reame, questa è la mia primogenita, Cersei della casata Lannister – la presentò fieramente Tywin, con gli occhi fissi sul sovrano spaparanzato sul suo trono, con un ghigno disgustato ad imbrunirgli il volto.
Lo sguardo della piccola Cersei invece, si era catapultato direttamente sul famoso e rinomato Principe Drago alla destra del re.
Nel momento in cui gli occhi di cristallo del ragazzo si posarono su di lei, anche se solo per qualche breve istante, si sentì mancare più di un battito, evento che non le era mai accaduto, in nessuna circostanza.
- Mio re, sono oltremodo onorata di trovarmi al vostro cospetto – disse la fanciullina inchinandosi con profonda riverenza, continuando a guardare il principe Targaryen una volta rialzata, incapace di spostare gli occhi altrove, neanche volendo: era rimasta letteralmente incantata dal suo corpo slanciato e sinuoso, ben evidenziato dagli abiti reali; dai capelli argentati folti ma in ordine, morbidamente legati indietro; dal viso intagliato con cura in ogni singolo dettaglio, ma, soprattutto, dai suoi occhi di un taglio grande e affilato al contempo, da cui svettavano le iridi di un viola acceso.
Lo stesso Jaime, per quanto svettante di gelosia soppressa, non poté fare a meno di osservarlo a distanza.
Trascorsero diversi minuti di silenzio, in cui tutti i presenti, comprese la guardie che sorvegliavano la sala, tra cui la Spada dell’Alba, attesero che il re si degnasse di dire qualcosa.
Quando il silenzio divenne troppo pesante da sostenere, sia per Tywin che faceva saettare gli occhi impaziente dal re, al principe, a Cersei al suo fianco, sia per quest’ultima, la quale cominciò a guardare a terra, colma di incessanti dubbi riguardo il suo modo di essersi presentata o il suo aspetto, ricercando strenuamente qualcosa che avesse offeso il sovrano; il giovane principe prese la parola, salvando la situazione. – Padre, avete qualcosa da dire? – lo incalzò garbatamente.
A ciò, Aerys si voltò a guardarlo. – La civetta ha parlato, l’hai sentita? – disse improvvisamente la voce rauca del re. – È ancora una mocciosa, ma ha già la lingua biforcuta e le cosce infuocate, si vede fin da qui.
In seguito a tale offesa, i tre Lannister, padre, figlia e figlio, cercarono di rimanere calmi e di mostrarsi stoicamente indifferenti.
- Maestà – riprese Tywin. – Ho fatto giungere mia figlia qui nella capitale, da Castel Granito, per presentarla a voi e al principe.
- E perché mai? – chiese Aerys poggiando annoiato il mento alla mano lunga e magrissima.
Tywin incassò di nuovo e gli rispose. – Per la questione di cui abbiamo discusso qualche tempo fa.
- Quale questione? – continuò a stuzzicare il suo orgoglio il re.
- Quella riguardante la possibilità di un matrimonio tra il vostro primogenito e la mia.
A quelle parole, l’espressione di Aerys mutò e passò da perfidamente divertita a rabbiosa. – Chi, quella lì?? L’insignificante civettina che non vede l’ora di infilarsi nel letto di mio figlio??
A ciò, per non traumatizzare almeno la fanciullina, Rhaegar lo interruppe nel bel mezzo della sua sfuriata. – Padre, ser Tywin, il vostro Primo cavaliere, ha portato la sua famiglia fino ad Approdo, al nostro cospetto, per farmi conoscere sua figlia. Per così poco, intendo accontentare la sua richiesta – detto ciò, scese gli scalini che lo separavano dai tre ospiti, fermandosi dinnanzi alla giovanissima Lannister. - Permettete, milady? – le domandò cortese porgendole il braccio.
Cersei non se lo fece ripetere due volte e infilò la mano sotto l’avambraccio del ragazzo, poggiandovela sopra, cercando di contenere l’entusiasmo mentre si allontanavano dalla sala del trono.
- Lasciamoli a discutere delle questioni che li turbano da soli – le disse Rhaegar guardando dinnanzi a sé, mentre la voce adirata di Aerys si alzava sempre più di volume contro il suo Primo cavaliere, facendo giungere tutti gli insulti che gli stava rivolgendo anche alle orecchie dei due, nonostante si stessero distanziando.
Cersei cercò di non prestarvi attenzione e si concentrò solo sul giovane reale che le era accanto, nonché oggetto costante dei suoi pensieri da qualche mese a quella parte, stringendo le dita sul tessuto che ricopriva il braccio del principe.
- Non riesco a capire come mai Sua Maestà abbia cambiato idea così repentinamente – disse improvvisamente la ragazzina, rompendo il ghiaccio.
- Cambiato idea? – le domandò confuso il Targaryen.
- Riguardo alle nostre nozze. Credevo fosse tutto certo, oramai.
- Vostro padre … vi ha detto questo? – le chiese sorpreso.
- Sì, mi ha detto che aveva convinto il re a darmi in moglie a voi, mio principe. O, per lo meno, che fosse quasi del tutto convinto. Insomma, suppongo che ve ne abbia parlato vostro padre, no? Vi ha informato sul fatto che io sarò vostra promessa molto probabilmente.
- Se devo essere sincero, no, lady Cersei – le disse sperando di non averla offesa. – Solo ieri mio padre mi ha informato sul vostro arrivo oggi, ma non mi ha specificato le motivazioni di tale incontro. Solo non appena vostro padre vi ha presentata poco fa, ho inteso quale fosse la vera ragione.
- Oh – disse Cersei, cercando di nascondere la delusione che la stava intristendo.
- Perdonate se dobbiamo fare tutta questa strada, ma vorrei raggiungere un posto più tranquillo, lontano dal via vai di guardie e dame che pullula in questi corridoi – le disse lui cambiando discorso.
Cersei lo guardò dal basso, finché il dolore al collo costretto in quella scomoda posizione non la costrinse ad interromperne la visione. Pensò che fosse troppo bassa rispetto a lui, sia per la differenza di età, sia perché sicuramente il Principe Drago possedeva di natura un’alta statura, che sarebbe ancora aumentata.
- Non  ho visto vostra madre nella sala del trono – gli disse la prima cosa che le venne in mente.
- La levatrice le ha detto di restare a riposo per far riprendere il suo corpo dopo il parto travagliato. Ora è nelle sue stanze ad occuparsi del neonato – rispose Rhaegar mentre un lieve sorriso gli illuminava il volto, dettaglio che non sfuggì a Cersei.
- Giusto, che distratta! Perdonatemi, mio principe: non vi ho ancora fatto i miei migliori auspici per la nascita di vostro fratello!
- Non temete, milady. Se non sbaglio, anche voi avete un fratello molto piccolo. È rimasto a Castel Granito?
Al solo sentirlo menzionare, Cersei si rabbuiò e strinse involontariamente e convulsamente le dita sul braccio del principe.
Accorgendosi di ciò, Rhaegar la riportò nella realtà. – Tutto bene?
- Sì, sì, perdonatemi! È solo che, purtroppo, non rimembro la nascita di Tyrion con gioia, dato che ha provocato la morte di mia madre.
- Avete ragione, sono mortificato di avervi riportato alla mente un evento così doloroso – si scusò il giovane, nel momento in cui finalmente raggiunsero i giardini reali. – Ho avuto l’occasione di trascorrere molto tempo con vostra madre, essendo stata dama di compagnia di mia madre, e la ricordo sempre come una donna molto sensibile ed intelligente.
- Già, lo era – rispose Cersei sorridendo al pensiero. – Vi ha mai parlato di me?
- Le dame di mia madre non parlano mai delle loro famiglie e dei loro fatti privati – le rispose sinceramente il principe.
- Quindi non vi ha neanche parlato dell’assurda idea che aveva di far sposare me e mio fratello Jaime con i principi di Dorne, Oberyn ed Elia – gli disse la fanciullina assumendo un tono inacidito, non sapendo neanche lei perché quell’informazione le fosse uscita dalle labbra in quel momento. Si voltò a guardare nuovamente l’avvenente principe. – Sono davvero felice che la sua idea non si andata a buon fine.
- Perché mai?
- Perché, altrimenti, ora non mi ritroverei qui con voi, mio principe. Non vi è alcun paragone tra voi e quel sudicio principe Martell.
Rhaegar non rispose, iniziando invece ad osservare gli alberi in fiore illuminati dal sole.
- Voi Targaryen avete l’usanza di sposarvi tra fratelli.
Quell’affermazione uscita improvvisamente dalla bocca della ragazzina, riscosse Rhaegar di colpo, facendolo rigirare immediatamente verso di lei.
Nonostante la giovane Lannister fosse estroversa e sfacciata, quelle parole furono troppo anche per lei, e si pentì di averle pronunciate quasi immediatamente mentre le sue guance assumevano una moderata colorazione purpurea e il suo sguardo evitava il Principe Drago. – Volevo dire che, so bene che vostro padre avrebbe voluto farvi sposare una donna di stirpe Targaryen a tutti i costi, e che, in tutto questo tempo, ha sperato che vostra madre mettesse al mondo una bambina proprio a tale scopo. Tuttavia, i parti della regina conseguenti a quello che vi ha dato alla luce, sono stati tutti disastrosi e l’unico che è andato a buon fine è stato quest’ultimo. Vostro padre ha sperato fino all’ultimo che il nascituro fosse una femmina. Per questo non ha accettato la proposta di mio padre di promettermi a voi prima della nascita di Viserys. Ma quando vostro fratello è nato e il re ha scoperto fosse un maschio, ha perso le sue speranze e ha deciso di cedere alla richiesta di mio padre – disse con una sorta di strana soddisfazione che le illuminava gli occhi smeraldini. – Sono felice che non abbiate avuto una sorella, mio principe – concluse, lasciando Rhaegar ancora più sorpreso da tale atteggiamento.
– Il vostro sguardo mi sembra dubbioso o turbato da qualcosa, mio principe – aggiunse Cersei osservandolo più attentamente. – Per caso, il vostro cuore appartiene già a qualcuno? – gli chiese temendo la sua risposta.
- No, milady, il mio cuore non appartiene a nessuno.
- Bene, allora non vi è alcun impedimento …
- Siete ancora molto giovane, lady Cersei. Credo sia meglio attendere qualche tempo prima di …
- Vi garantisco di non essere mai stata così pronta e convinta – lo interruppe la ragazzina afferrandogli improvvisamente le mani e stringendole nelle sue, di fronte a lui, un approccio che non si addiceva affatto ad una rinomata lady, soprattutto nei confronti di un principe.
Rhaegar cercò di trattenere l’imponente volontà di tirare via le mani, sottraendole a quel contatto fisico non richiesto, e provò a rimanere gentile per non recarle alcuna scortesia.
Fortunatamente, una persona che troppo spesso lo salvava da situazioni scomode, venne in suo aiuto. – Mio principe, milady, va tutto bene qui? – irruppe nel silenzio la voce di Arthur Dayne.
- Tutto bene, grazie – gli rispose acida Cersei, ritirando le mani, innervosita al limite per quella brusca e sgradita interruzione.
- Bene, ne sono lieto. Ad ogni modo, vi informo che il sovrano e ser Tywin Lannister hanno terminato  di “conversare”.
A ciò, Rhaegar accennò un impercettibile sguardo di ringraziamento al cavaliere, un’espressione che solo lui avrebbe captato, prima di porgere nuovamente il braccio a Cersei e dirigersi in direzione della sala del trono.
Giungendo nell’imponente sala, i due si accorsero che il re e Tywin si fossero assentati momentaneamente, e che nel luogo fosse rimasta solo qualche guardia, e Jaime.
- Mio principe, questo è mio fratello Jaime – lo presentò Cersei continuando a stringere il braccio del giovane Targaryen, mentre gli si avvicinavano.
A ciò, Jaime, sorpreso dal loro ritorno improvviso, si inchinò con diligente riverenza di fronte al principe ereditario. – È un onore per me, fare la vostra conoscenza, principe Rhaegar.
- L’onore è mio – rispose il ragazzo accennando un sorriso garbato mentre il giovanissimo Lannister si rialzava.
Sul volto di Cersei si dipinse un ghigno di fierezza nel momento in cui notò il rispetto che suo fratello stava rivolgendo al suo quasi promesso sposo.
In quell’istante, casualmente, lo sguardo della fanciullina si posò distrattamente su uno degli immensi e imponenti teschi di draghi di diverse misure che arredavano la sala del trono.
Non aveva mai visto nulla del genere in vita sua e non poté evitare di aprire la bocca involontariamente per la sorpresa, nonostante avesse udito molte voci sulla storica presenza di quei teschi nella Fortezza Rossa, oltre a diverse storie sulla mania di re Aerys riguardante quelle creature ultraterrene.
- Quei … quei teschi sono veri, giusto? – domandò incantata e lievemente intimorita insieme.
Rhaegar sorrise, guardando gli enormi resti dei draghi per la milionesima volta. – Volete vederli più da vicino? – chiese ai due Lannister, sapendo già la risposta.
A ciò, si diresse verso quei teschi, con Cersei ancora artigliata al suo braccio, e Jaime che li seguiva poco più dietro.
- Conoscete i loro nomi? – chiese il ragazzino non appena si fermarono.
- Il più grande, questo che vedete davanti a voi, è Balerion, il Terrore Nero. Gli altri due, poco più avanti, sono Vhagar e Meraxes. Gli altri, i più piccoli che vedete, non sono identificati con certezza.  
Gli occhi di Cersei si fissarono sulle fauci di Balerion con insistenza. – Anche voi ne siete attratto? – gli domandò poco dopo aver distolto lo sguardo da quelle zanne alte quanto lei.
Rhaegar impiegò un po’ prima di rispondere.
– Il sangue non mente – disse con un velo di amarezza nella voce, dopo qualche minuto. – Ma li lascerei andare senza remore, e il loro ricordo con loro.
- Il sangue dei “non bruciati” – commento la ragazzina.
Il principe accennò un altro lieve sorriso spento mentre le sue iridi vivide e attente percorrevano quella superficie bianca, irregolare e calcificata. Forse, quando sarebbe diventato re, avrebbe davvero scardinato quella tradizione, e tolto quei fantasmi ingombranti dalla sala del trono. Cersei si perse di nuovo a guardarlo, per la terza volta, mentre attendeva che parlasse.
- Non credo sia corretto.
- Cosa intendete? – gli domandò Jaime, intromettendosi, sinceramente curioso.
- Gli alchimisti credono si tratti di fluido igneo, connaturato, permanente, indistruttibile e unico, in ogni sostanza.
Ogni uomo che nasce su questa terra e diventa cenere alla sua morte, è composto di tre elementi densi come la terra stessa, che tengono compatto il suo corpo, impedendogli di dissolversi nell’etere: terra lapidea, terra fluida e terra ignea.
La terra ignea è immersa in un fluido simile a lava incandescente, che ci permette di produrre calore, di provocarlo, di sopportarlo e di assorbirlo in noi, proprio come una fiamma divora tutto ciò che gli sta intorno. Noi divoriamo il calore, lo immagazziniamo, così da diventare fuoco stesso, a nostra volta – detto ciò, si voltò verso gli sguardi meravigliati che lo stavano fissando. – Non è solo la nostra stirpe. Tutti gli esseri umani sono “non bruciati”.
Gli occhi di Jaime si spostarono su Cersei e, in quell’istante, capì che se ciò che sua sorella sentiva per lui corrispondeva solo ad una necessità naturale e abitudinaria, simile all’esigenza di nutrire il proprio corpo durante i pasti, quello che provava per Rhaegar, invece, era il principio di qualcosa di molto più caldo e stravolgente, un amore che, una volta sbocciato, sarebbe rimasto lì, piccolo e apparentemente innocuo, ma in uno stato di sopita attesa di venire soddisfatto, cominciando ad infettarsi pian piano, nel momento in cui la persona che lo aveva originato, le fosse stata negata.  
 
Il Principe Drago voltò lo sguardo verso la finestra in lontananza: era quasi l’alba.
Era appoggiato con la schiena sulla parete accanto alla porta della stanza da bagno reale, gli abiti informali che indossava per dormire, ad indicare che fosse ormai lì da notte inoltrata.
Arthur lo raggiunse, sbadigliando non troppo velatamente. – È ancora dentro? – gli chiese.
Rhaegar annuì, continuando a guardare fuori, poggiando di tanto in tanto anche la testa alla parete.
– Lady Deria è ancora dentro con lei? – domandò ancora il dorniano.
- Sì, non vuole lasciarmi entrare.
- Elia non vuole farsi vedere da te in quello stato.
- L’ho vista in stati molto peggiori, non capisco perché rifiuti il mio aiuto per una sciocchezza simile.
- Perché ti preoccupi già molto per lei e non vuole peggiorare la situazione.
- Non credo che il farmi aspettare fuori mentre sento i suoi lamenti ovattati contribuisca a farmi preoccupare meno.
Arthur alzò le mani al cielo decretando la propria sconfitta, concedendogli l’ultima parola.
- Ricordi il tuo primo incontro con la piccola e squilibrata leonessa di Castel Granito, qualche anno fa? – domandò il cavaliere riprendendo improvvisamente la parola, dopo qualche minuto.
A ciò, Rhaegar lo guardò e affilò lo sguardo in cerca di quell’episodio nei suoi ricordi. – Cersei? – chiese conferma, sapendo già la risposta. – Primo e ultimo, non sono seguiti altri incontri, dato che i piani di suo padre di prometterla a me non sono andati in porto.
- Fortunatamente, mi sento di aggiungere a gran voce! Quella ragazzina ha decisamente qualcosa che non va! Non so cosa sarebbe accaduto se fosse diventata tua moglie e non voglio neanche immaginarlo. Aveva solo dieci anni quel giorno e, nonostante ciò, quando ho osservato il vostro incontro, ho sentito dei brividi freddi attraversarmi la schiena a causa dei suoi atteggiamenti. Diventerà una belva tra qualche anno, ne sono certo.
Rhaegar sorrise a tali parole. – Per quanto tempo ci hai spiati? Ad ogni modo, sì, aveva un modo di porsi un po’ bizzarro, fuori dalla norma, ma addirittura paragonarla ad una belva, mi sembra eccessivo.
- Ti dico che sarà così, vedrai! E poi, quello non è stato il vostro unico incontro. Era presente al tuo matrimonio con Elia, qualche mese dopo, come tutti i nobili del regno.
- Sì, ma quel giorno non si è neanche avvicinata a noi.
- Suo padre sta ancora temporeggiando nel concederla in moglie a qualcuno. È rimasto troppo scottato dal rifiuto di acconsentire alla nozze di tuo padre, lui aspirava al regno per sua figlia. L’ambizione cieca di quell’uomo spesso mi dà il voltastomaco – commentò il dorniano. – Ricordo che, in quel periodo, non facevi altro che insistere sul fatto che non ti sarebbe importato a chi saresti stato promesso, che una donna valeva l’altra, poiché disprezzavi quel tipo di amore e tutto ciò che lo concerneva. Dicevi di essere pronto a fare semplicemente il tuo dovere, così come per tutto il resto, anche in quello, senza preferenze o lamentele inutili.
- Un po’ è ancora così – rispose il principe.
- Tuttavia, nonostante tutto, ti è andata comunque bene.
- Sì, lo so.
- Non pensavo sarebbe riuscita a convincerti ad avere un altro bambino.
A quelle parole, gli occhi di Rhaegar si posarono di nuovo sul suo amico di fronte a lui. – Me ne sto già pentendo – rispose mentre i pianti doloranti di Elia si facevano più forti da oltre la porta.
- Sono passate due settimane da quando … ? Giusto? È successo quella sera, la sera dell’arrivo e del delirio della Vipera beota.
- Sì. Immagino si tratti del tuo sesto senso.
- Lo sentivo nell’aria, sì – confermò soddisfatto il dorniano. – Spero vivamente che questo secondo principino non faccia danni come la prima.
- Già, ma mi è difficile sperare quando sento le sue urla provenienti da dietro questa porta.
- Le passerà tra qualche ora, ne sono certo. Ad ogni modo, per quale motivo il re degli idioti e dei cafoni non se ne è ancora tornato a Dorne? Doveva rimanere qualche giorno, e, invece, è qui da già due settimane. Insomma, tu non lo guardi neanche in faccia, Elia non gli rivolge la parola, io tanto meno e le dame lo ignorano. Solo Rhaenys passa del tempo con lui, e solo perché lui le ha chiesto scusa almeno cento volte per ciò che ti ha fatto, e quella bambina è troppo buona e caritatevole per rimanere arrabbiata con qualcuno.
- Sta sicuramente prendendo tempo per cercare di farsi perdonare da Elia – gli rispose Rhaegar nel momento in cui apparve nel suo campo visivo Ashara con in braccio la principessina, giunta lì dalle stanze di quest’ultima.
- Vuole stare con voi, mio principe – gli spiegò Ashara porgendogli la bambina accucciata nella sua larga veste da notte, con il cespuglietto di bellissimi ricci che ricopriva per metà il suo corpicino accovacciato e gli occhioni insonnoliti. Rhaenys porse le mani verso suo padre nel momento in cui lo vide, e lui la prese tra le sue braccia.
- Ehi, farfallina, non riesci a dormire? – le chiese lui baciandole la fronte.
La piccola scosse la testa in risposta e si avvinghiò a lui con le gambe e le braccine.
- E perché?
- Ho sognato che la mamma stava male – gli rispose con la boccuccia premuta al suo collo. – E infatti è vero. Lo sogno sempre quando la mamma sta male.
Arthur guardò Rhaegar con un lieve sorriso triste.
Il principe accarezzò i capelli di sua figlia, intonandole piano e a bocca chiusa una melodia, una delle preferite di Rhaenys, tra quelle che lui aveva composto con la sua arpa e che ella gli chiedeva spesso di suonarle. Era la melodia che accompagnava una storia che si era inventato riguardo le creature della foresta che si divertivano a fare i dispetti ai bambini capricciosi. Sapeva che, di lì a qualche minuto, la melodia l’avrebbe dolcemente riaccompagnata nel mondo dei sogni, calmandola e allietandola, come sempre accadeva.
Nel momento in cui la principessina si riappisolò tra le sue braccia, a sorpresa di tutti e tre, comparve Oberyn.
Il principe dorniano, con un atteggiamento sommesso che non gli si addiceva, e che stava tenendo da due settimane, fece per avvicinarsi al Principe Drago, mentre Arthur e Ashara gli fecero spazio malvolentieri per farlo passare.
Una volta dinnanzi a lui, alzò lo sguardo abbassato per guardarlo in quei due fari viola pronti a fulminarlo.
- Elia è dentro – gli disse semplicemente Rhaegar con voce neutra e un tono basso per non svegliare la bambina ancora stretta a lui. – Ma non lascia entrare nessuno, per ora – aggiunse sperando che decidesse di tornare più tardi e di non rimanere ad aspettare lì fuori come loro.
- Non sono venuto per Elia – disse la Vipera sorprendendolo. – Volevo scusarmi con voi, se me lo permetterete – aggiunse rendendo ben manifesto il suo tono sincero.
Rhaegar non rispose, attendendo semplicemente che parlasse.
- Il mio comportamento della sera del mio arrivo è stato davvero oltraggioso e me ne pento amaramente.
- Non c’è bisogno di fare ciò che state facendo per ottenere il perdono di vostra sorella. Ella è perfettamente consapevole dell’astio che c’è tra di noi e non ha mai preteso di riuscire a cambiare le cose. Vi basterà parlare con lei e prometterle di non azzardarvi più a fare qualcosa di simile. Le interazioni con me non sono necessarie.
- Per gli déi antichi e nuovi, è impossibile parlare con voi … - commentò Oberyn sconsolato, ma cercando di mantenere un tono basso e calmo.
 - Se ho detto che sono qui per scusarmi con voi e non con lei … – riprese il dorniano. - … vuol dire che sono qui per questo e non per secondi fini. Siete stato sempre prevenuto nei miei confronti.
- Potete biasimarmi? – controbatté il Targaryen.
- No, non posso, lo ammetto. Riconosco i miei errori.
A ciò, il Principe drago distolse lo sguardo accennando un sorriso amaro e divertito. – Nonostante ciò, continuate a pensare di me ciò che mi avete detto quella sera – dedusse.
Oberyn rimase in silenzio per qualche secondo, prima di rispondergli. – Nel profondo, lo penso davvero. Il mio atteggiamento deriva dalla paura e dal profondo affetto che nutro per mia sorella e per le persone che mi sono a cuore. Non posso evitarlo. È il mio modo implicito di proteggere coloro che amo e mi dispiace se spesso, dimostrandolo, in me nascano anche delle idee sbagliate. Non lascio alcun beneficio del dubbio quando mi sento minacciato per qualche assurda ragione. Mi rendo conto solo in seguito di quanto il mio comportamento sia sciocco e superficiale in questi casi. Perciò, vi chiedo perdono. Non pretendo di poter ricominciare da capo con voi, né di eliminare tutte le offese che vi ho arrecato, o l’astio permanente che intercorre tra di noi. Tuttavia, vi rispetterò come meritate d’ora in avanti, per quanto mi sia possibile, e vi prometto che proverò a convivere sempre pacificamente con voi quando ci troveremo a dividere gli stessi spazi.
Arthur e Ashara erano quasi più allibiti di Rhaegar per ciò che era appena uscito dalla bocca di Oberyn Martell.
Il Principe drago non dimostrò apertamente la sua sorpresa, ma non ebbe neanche il tempo di rispondergli, che la porta della stanza da bagno si aprì rivelando la figura di lady Deria, una delle dame di Elia, tra quelle più legate a lei.
- Mio principe, la principessa ha chiesto insistentemente di voi – gli disse preoccupata e stravolta la ragazza.
A ciò, Oberyn prese sua nipote dalle braccia del Targaryen prima che egli la porgesse a qualcuno dei presenti, lasciandolo libero di entrare nella stanza, per dare il cambio alla lady, la quale uscì passandogli accanto.
Rhaegar chiuse la porta dietro di lui e percorse la stanza spaziosa, fino a raggiungere sua moglie, accovacciata e in lacrime accanto ad un vaso da notte.
- Ehi, eccomi, va tutto bene … - disse accovacciandosi con lei e poggiandole una mano sui capelli.
- Non riesco a smettere … - lo interruppe lei piangendo e aggrappandosi ai suoi polsi come fossero il suo unico aggancio con la realtà, per poi ripiegarsi sul vaso e ricominciare a vomitare.
Rhaegar le tenne i capelli indietro per tutta la durata dei violenti conati che colpirono l’intero corpo della principessa dorniana, oramai stremata e sul punto di svenire.
Quando, dopo diversi minuti, il suo debole organismo le diede un altro attimo di tregua, rialzò la testa dal vaso e cercò di placare i violenti singhiozzi.
A ciò, il Principe drago ne approfittò per abbracciarla, stringendola a sé, mentre ella, con le esigue forze rimastele, ricambiò l’abbraccio, liberando nuovamente le lacrime.
- Sì sta già facendo sentire … sta già annunciando la sua presenza così presto … proprio come fece Rhaenys … - sibilò quasi felice, nonostante tutto.
- Lo sai che se interveniamo subito, possiamo evitarlo, vero? Prima di farlo sviluppare e crescere, non provocherà alcun dolore. Conosco alcuni Maestri che …
- No! – lo bloccò subito lei non volendo sentire altro, rialzando il volto dal suo petto per guardarlo dritto negli occhi, manifestandogli tutta la sua convinzione. – Lo voglio. Lo voglio tenere.
Sapendo di non poterle dire altro per provare a convincerla, il principe annuì, e lei gli si abbandonò di nuovo tra le braccia, lasciandosi cullare.
- Se ti prenderanno altri attacchi di simile violenza, diventerai pelle ossa in giro di qualche settimana. Inoltre, tra qualche mese dobbiamo anche partire per Harrenhal. Voglio che tu stia bene e affronti questa gravidanza in salute, mia principessa. Perciò, se non starai bene, passerai i primi tempi qui a Roccia del Drago e mi raggiungerai ad Harrenhal solo quando ti sentirai meglio.
- Ma Rhaegar …
- Intesi? – le chiese prendendole il viso tra le mani, facendole capire che non avrebbe sentito ragioni.
A ciò, la giovane donna accettò il compromesso. – Va bene – disse guardandolo stanca e adorante.
- Il vaso è pieno, vado a svuotarlo.
- Non preoccuparti, lo faranno le mie dame più tardi.
- Resta qui – le disse premuroso, rialzandosi in piedi, andando a svuotare il vaso e ritornando accanto a lei. – Farò preparare un intruglio apposito a Maestro Jilien, in modo che tu possa assumerlo tutte le notti, e anche durante il giorno se sarà necessario, per evitare che il  tuo corpo rigetti tutto quello che mangi. Lui è un genio con gli intrugli.
- D’accordo – rispose ella poggiando una mano tremante sul ventre ancora piatto.
Intanto Rhaegar si diresse verso la struttura in legno in mezzo alla stanza, cominciando a riempirla di acqua per prepararle un bagno caldo.
Dopo qualche istante, Oberyn aprì la porta della stanza ed  entrò cautamente, preoccupato per lo stato di sua sorella.
- Con permesso?
- Vieni, Oberyn – gli concesse lei, captando la sua ansia.
A ciò, il dorniano si avvicinò a lei e le si sedette accanto, accarezzandole la schiena e le spalle dolcemente. Gli faceva sempre male vederla in quello stato e per quanto fin da piccolo vi fosse abituato, non sarebbe mai riuscito a farsene una ragione. Non riusciva a comprendere perché la natura avesse punito la sua adorata sorella in quel modo atroce, quando lei si sarebbe solamente meritata tutto il bene del mondo.
Interrogava spesso gli dèi a riguardo ma loro non gli rispondevano mai.
Non appena terminò di riscaldare l’acqua e di spargervi dentro alcuni oli rilassanti, il Principe Drago accompagnò sua moglie fino alla struttura, l’aiutò a svestirsi e ad entrarvi all’interno.
- Resto ancora un po’ con lei – commentò il dorniano non appena Rhaegar gli fu vicino. Il Targaryen annuì, ma prima di passare oltre e uscire dalla stanza, ritornò all’argomento di cui stavano parlando poco prima. – Le accetto – disse semplicemente, facendo comprendere alla Vipera che si riferisse alle sue scuse. Quest’ultimo annuì lieto per poi dirigersi verso sua sorella, mentre il Principe Drago uscì dalla stanza.
Ma nel momento in cui si chiuse la porta dietro le spalle, Arthur gli andò incontro quasi col fiatone.
- Arthur, che succede? – gli chiese allarmato.
- Hanno scoperto qualcosa! Maledizione, avevi ragione! Avevi ragione su tutto.
 




 
   
 
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