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Autore: sidphil    21/01/2019    2 recensioni
Durante la Guerra del Vietnam, Mickey viene arruolato e mandato ad addestrarsi sotto al comando del sergente Ian Gallagher. Ian è un giovane sergente che si preoccupa di conoscere i nuovi arruolati e di farli sentire al sicuro. Ma trova pane per i suoi denti quando si tratta di Mickey.
Genere: Angst, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: AU, OOC, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Mickey rimase a riposo aspettando che Ian arrivasse e ordinasse loro di mettersi sull'attenti.
Era presto, lo sapeva. Metà degli uomini non si erano ancora nemmeno alzati dal letto. Lui si era alzato un paio di ore prima, tormentati da pensieri impuri, ed era andato a farsi una corsa. Aveva già fatto due volte i giri mattutini e fremeva dalla voglia di correre ancora.
Continuò a far traballare il piede sull'erba dello spiazzo. Una parte di sè voleva andare nella tenda di Ian a controllarlo, continuando a lanciare occhiate oltre la spalla. Sapeva di avere ancora tempo per andarci e svegliare il sergente. Sapeva di avere ancora tempo di cancellare quello stupido sorriso dalla faccia di Keller. Ma Wells era proprio di fianco a lui con gli occhi puntati a terra, continuando a sorridere beffardo ogni volta che lo vedeva guardare in lontananza. Era indeciso su chi voler colpire di più dei due, Wells o Keller. Ma qualcuno avrebbe comunque colpito se non si fosse calmato un pò.
Ian arrivò insieme agli ultimi ritardatari. Mickey rilasciò un sospiro pesante, interrompendo il movimento convulso del piede. Lo seguì con lo sguardo mentre si avvicinava a Keller con un sorriso amaro, voltandosi poi a guardare le reclute quando anche l'ultima ebbe prese posto.
- AT-TENTI! -
I tacchi di quaranta soldati sbatterono all'unisono mentre si portavano le mani alla fronte per il saluto. Una perfetta unità. Ian sorrise. - Cominciate a correre-
I soldati obbedirono. Avevano smesso di disperdersi lungo la pista. Ora correvano in un mucchio compatto accostandosi agli uomini meno agili e mandando i più veloci in fondo per portare tutti fino alla fine. Mickey rimase in mezzo ascoltando Denny che blaterava, per nulla sorpreso che riuscisse a sostenere un monologo anche mentre correva senza rimanere senza fiato. Doveva essere nato con un polmone in più, probabilmente.
Il gruppo terminò i giri di corsa e passò immediatamente alla consueta imperativa sessione di esercizi. Erano come una macchina perfettamente lubrificata, un corpo e una mente sola. Il sorriso sulle labbra di Ian era quasi accecante.

 
Mentre andavano in mensa per la colazione, Mickey udì la voce di Keller.
- Sono deboli. Lenti. Punti sui più deboli invece che sui più forti. E' così che li hai addestrati?-
-Li ho addestrati a prendersi cura l'uno dell'altro- rispose Ian.
- Ogni uomo fa per sè stesso lì fuori-
- Sì, se sei disposto a farti sparare-
- Gallagher, sono stato in disaccordo su di te fin dall'inizio in tutto questo. Sei troppo giovane, troppo idealista, e non capisci... -
- Mi scusi- intervenne Mickey, fermandosi proprio di fianco ad Ian rivolgendo a Keller un sorriso amaro. - Credo sia ora che lei lasci in pace il nostro sergente-
Un paio di uomini che si stavano dirigendo in mensa insieme a lui si fermarono, e altri dopo di loro dopo essersi guardati indietro. Ci fu un lungo momento in cui tutti rimasero sullo spiazzo, lo stomaco che gorgogliava per la fame. Keller sbattè le palpebre sorpreso. - Che cosa mi hai appena detto, cadetto?-
- "Cadetto"- lo scimmiottò sarcastico Mickey. - Sa almeno il mio nome?- . Aspettò un secondo. - Ian sapeva tutti i nostri nomi nel giro di tre giorni. E lei è stato qui per... quanto, cinque giorni? Non sa neanche il nome di uno di noi?-
- Non è il mio lavoro-
- Il suo lavoro è prepararci ad andare a morire. Bel lavoro. Sono sicuro che sua madre ne sarà così orgogliosa. Almeno non finirà lei ad essere ucciso, no?-
- Stai oltrepassando il limite, cadetto-
- Se insulta il mio sergente, insulta me-
Keller scoppiò quasi a ridere ma si trattenne mordendosi il labbro. Forse era stato lo sguardo mortale di Mickey ad assicurargli che le sue non fossero minacce a vuoto. - La pensate tutti così?-
Calò un lungo silenzio. A Mickey sembrava di avere il cuore che dondolava appeso ad un filo, il respiro bloccato in gola. Era abbastanza sicuro di essere l'unico in quel campo a cui piacesse Ian. O meglio, a cui piacesse all'infuori del suo uccello. Avrebbe perso quello scontro lì e subito.
Ma poi accadde qualcosa di incredibile. Denny fece un passo in mezzo allo spiazzo e rispose senza esitazione. - Sì, signore. Ognuno di noi la pensa così-. I suoi occhi verdi si posarono su Mickey quando finì di parlare e Mickey gli rivolse un cenno di approvazione. Wells urlò dalla sua posizione.
- Beh, forse non tutti si sentono proprio così-. Il gruppo si diradò per permettere a Keller di vederlo, le labbra che si allargavano in un sorriso. - Milkovich è un po' troppo educato. La maggior parte di noi pensano che lei dovrebbe semplicemente andarsene affanculo-
Il sorriso di Keller svanì. Mickey riuscì a trattenere la propria risata prima che esplodesse nell'aria.
- Sei un sergente di merda- urlò qualcuno.
- E' Gallagher il nostro sergente- echeggiò la voce di un altro.
- Se ti metti contro di lui, ti metti contro di noi-
- Vattene a casa!-
I soldati si abbandonarono ad un turpiloquio  di insulti finchè Ian non alzò una mano per zittirli. In un colpo solo calò di nuovo il silenzio. - Penso che sia ora che tu la smetta di cercare di farmi licenziare- disse a Keller. - Non pensi?-
- Non sei pronto per tutto questo-
- E' un sergente migliore di quanto lo sia tu- si intromise Mickey. - E anche se non lo fosse, fa parte della nostra famiglia. Siamo tutti una famiglia-
Keller lo fissò, il viso senza espressione. Fece un passo indietro. - Se siete disposti a morire nella giungla, allora fate pure-. Se ne andò e tornò nella propria tenda.
Per un interminabile momento rimasero tutti immobili. Fu Ian a parlare. - Andate a fare colazione-
Tutti si mossero tranne Mickey che rimase a guardarlo. - Sono quasi triste che non abbia insistito-
- Ah sì?-
- Non ho mai voluto così tanto fare un occhio nero a qualcuno-
Ian sospirò profondamente e gli diede una pacca sulla spalla. Una scossa sembrò attraversarlo in quel punto, bloccandogli l'aria nei polmoni. Ian non sembrò nemmeno accorgersene e proseguì semplicemente verso la mensa. - Puoi tirargli un pugno quando torni dal 'Nam-
- Vivo o morto?-
- Potresti tirargli un pugno da morto?-
- Tornerei sulla Terra da fottuto fantasma solo per dargli un pugno-
- Penso che il tuo pugno lo oltrepasserebbe-
- Da poltergeist allora-
Ian tacque per un momento poi annuì e si diressero in mensa insieme. Mickey riuscì a convincerlo a sedersi con tutti gli altri e anche se non tutti furono amichevoli con lui, molti lo accolsero gentilmente. E nessuno si permise di dirgli qualcosa di offensivo, non con Mickey seduto di fianco a lui come un bulldog che faceva la guardia, fremendo all'idea di azzannarli alla gola se ci avessero provato.
   
 
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