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Autore: _Akimi    21/01/2019    6 recensioni
[7 parole - 7 coppie diverse]
I. Roger/Freddie - Gatto
II. Brian/Roger - Sigarette
III. John/Freddie - Specchio
IV. Roger/John - Automobile
V. Brian/Freddie - Luna
VI. John/Brian - Sguardo
VII. Freddie/Mary - Letto
"«Un giorno dovrai dirmi cosa trovi di interessante nel guardarmi dormire, lo sai?»
Domanda Mary, schiudendo le palpebre e posando il primo sguardo assonnato sul volto di Freddie; quest’ultimo si abbandona al pizzicore delle proprie labbra, concedendosi una risata che soffoca non appena lei ricambia il suo abbraccio.
«Interessante, non so,» le risponde canticchiando, troppo distratto dal lieve tremolio delle sue palpebre per formulare una qualsiasi frase di senso compiuto. «Ma sei diversa quando dormi.»"
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IV. Macchina


Roger si lascia cadere nell’automobile e il sedile scricchiola sotto il suo peso, seguito da un’orchestra di rumori che si susseguono senza una metrica precisa: lo stridere dei tergicristalli contro il parabrezza, le portiere che si chiudono e, infine, la dannata marmitta che continua a borbottare da più di cinque minuti.
Cerca di non rimproverare, di non cadere in un infinito turpiloquio contro il suo compagno di viaggio per il modo in cui trascura la sua stessa macchina e, fortunatamente, riesce a contenersi trovando una temporanea pace lì, fuori dal finestrino.
La sua vista si disperde per un attimo nel cielo lattiginoso, in quei lampi e nuvole dense che gli parlano, donando lui il picchiettare leggero della pioggia contro i finestrini.
È cosa strana, il mondo - questo pensa, osservando il modo in cui le gocce si scontrano alla fine del loro percorso, congiungendosi e diventando un tutt’uno perfetto.
È così strano, il mondo, poiché ne comprende molti fenomeni senza difficoltà, eppure una minuzia lo infastidisce, un’insidia che lo perseguita silenziosa dal momento in cui ha lasciato lo studio in compagnia di John.
Come un breve brivido, la percepisce sotto pelle, un alito di vento freddo che penetra oltre i suoi vestiti, scuotendogli le ossa e sobillando occulti dubbi nel suo animo.
Un’irrequietezza a cui non vuole dare un nome, ma che comincia a comprendere quando l’aria attorno a loro inizia a farsi tiepida, accompagnata dal lieve sospirare di John al suo fianco.
Il senso di stanchezza che è solito provare dopo una giornata passata in studio si discioglie nell’abitacolo, esattamente lì, sostituito da una punta di inaspettata timidezza che irrigidisce entrambi.
Per John non è umiliante, non potrebbe mai esserlo; ci sguazza felice nei silenzi, lo stronzo, avvezzo com’è al cheto tepore della sua macchina scassata.
Ma Roger, no, Roger non riesce a sopportare il condividere uno spazio così esiguo, il non aprir bocca; al contrario, sente di dover parlare, deve dire una qualsiasi cosa stupida perché la quiete tra di loro è una tipica, amara arma che Deacon usa troppo spesso per soggiogarlo ai suoi giochetti mentali.
E Taylor non ama sentirsi esposto - deve essere una sua scelta, non una situazione imposta gentilmente dall’altro.

«Non posso credere di essere seduto sulla tua macchina. Solo noi.»
Parla cercando di apparire composto, ma la sua voce lo tradisce un poco, tremante dal momento in cui esclama quelle parole.
Forse si tratta di una credenza estremizzata, ma Roger è davvero dell’idea che un’auto possa raccontare molto di una persona - è una verità assoluta, un gesto intimo nella sua banalità.
E ora riconosce John ovunque, non solo come il pigro guidatore al suo fianco; John Deacon è il pacchetto di sigarette sul cruscotto, la custodia del basso sul sedile posteriore e, ancora più invadente, il deodorante per auto che pizzica le narici di entrambi.
A Roger ricorda le vaghe immagini della scogliera, delle distese verdi e infinite della sua Cornovaglia, ma non sa se esserne contento o preoccupato; forse dovrebbe, eppure l’improvvisa complicità tra di loro lo frastorna un po’, come se avessero saltato troppe tappe del loro rapporto.
Il che è paradosso, riflettendo su quanto veloci solitamente fossero le sue esperienze notturne con randomiche ragazze dopo una buona serata in qualche pub.
Ora è cambiato, per il bene che vuole all’altro, ma il puerile imbarazzo che prova lo destabilizza, non sapendo esprimere a parole ciò che davvero vorrebbe confessare.

«Per favore, non farti venire in mente strane idee.»
John si abbandona ad un bisbiglio discreto e stringe il volante nel tentativo di concentrarsi sul tragitto, evitando di osservare il proprio riflesso nello specchietto retrovisore.
Ma Roger lo vede, lo nota, quel lieve rossore che si sta palesando sulle sue guance, e quasi si sente in colpa perché le sue parole sono state chiaramente fraintese.
«Per una volta non stavo pensando a nulla di malizioso, giuro.»; si morde la lingua per non aggiungere altre parole stupide, per dimostrare di non essere un infoiato in cerca di sfrenati divertimenti, ma l’espressione di John è impagabile.
No, non potrebbe mai lasciarsi sfuggire un’occasione del genere - ed è solo una proposta, una piccolissima proposta, la sua.
«Però, se ci tieni tanto...»
Ed è la sua mano a muoversi per prima, scivola contro il ginocchio di John e lì rimane, in attesa di una risposta che giunge poco dopo, inaspettata.

«Non so che cosa tu faccia con la tua, di macchina, ma mia è l’auto, mie sono le regole.»
È cosa strana, il mondo - e lo è ancora di più quando, invece che esserne intimorito, Roger trova l’improvviso lato austero di John inspiegabilmente intrigante.
Punzecchiarlo più spesso - lo terrà a mente per altre occasioni.




 
Note autrice:
Hey, ciao.
Ritorno con un paio di giorni in ritardo; speravo di poter mantenere la pubblicazione venerdì/lunedì, ma essendo in piena sessione, è un po' complesso mettersi a scrivere ad un ritmo decente.
Comunque, ecco la Joger! (O Dealor, o in qualsiasi altro modo la volete chiamare – tanto l'adoro lo stesso. Lo so che ho detto di non aver coppie preferite, ma questa la metterei comunque in cima ad una potenziale classifica, I'm a liar.)
Ci ho messo più del dovuto poiché in questi giorni sono caduta in un terribile (e per fortuna breve) blocco dello scrittore; alla fine ho optato per questo concetto: le automobili non sono tanto diverse dalle case, si è soliti dire “non fare caso al disordine” e così mi sono immaginata un Roger che prendesse estremamente sul serio il salire sull'auto di John per la prima volta, come se fosse una sorta di tappa importante per la loro relazione haha

Purtroppo questa è l'ultima fic della raccolta in cui appare Roger, mentre con la prossima si ritorna a Brian! Sì, mi era già mancato.





 
  
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