Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: elettra1991    18/07/2009    6 recensioni
Dominique Gabrielle Weasley è una ragazza che a prima vista ha tutto ciò che si potrebbe desiderare. E' bella, intelligente, ammirata. Quello che nessuno sa, è che l'unica cosa che vorrebbe al mondo è anche l'unica che se non sarà sincera non potrà mai avere: LUI -Non è come pensi...- -Ah no?- la prese in giro il ragazzo -Com'è allora?- Dominique sentì le lacrime pungerle gli occhi. Proprio lei che non piangeva mai. Nemmeno quando era bambina. Inghiottiva tutto, pur di non farsi compatire. Eppure ora si sentiva braccata, in trappola. O dirgli la verità, oppure accettare di perderlo per sempre. Come faceva a dirgli tutto? Come poteva aver pensato anche solo per un istante di dirgli tutto quello che nascondeva gelosamente dentro di sè da un sacco di tempo?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A





Un rumore di tacchi invase il corridoio, rimbombando tra le pareti in pietra del quarto piano della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Lievi volute di fumo uscirono da delle labbra carnose, contornate appena da un velo di lip-gloss, per poi alzarsi e disperdersi verso il soffitto.
La sigaretta, dopo qualche tiro, venne gettata a terra con noncuranza, e con ancora maggior indifferenza calpestata da un paio di decolletè lucide.
Le suddette decolletè, dopo aver massacrato il povero mozzicone, ricominciarono il loro inesorabile percorso, più decise che mai.
Decise a raggiungere la loro meta...O meglio, la loro preda.
-Merda-
L'imprecazione, ben poco fine a dire il vero, provenne direttamente dalla delicata boccuccia della proprietaria di quelle due macchine da guerra.
La ragazza si scostò i lunghi capelli biondi dalle spalle, buttando a terra il pacchetto vuoto e respirando una o due volte per controllarsi. Ormai era una logica risaputa che le sigarette finivano sempre nei momenti meno opportuni. Ovvero in quei momenti in cui per lo stress ti fumeresti anche il primo pezzo di carta che ti ritrovi sotto mano...
Calma, si impose. Contegno e sangue freddo.
Ce ne sarebbe voluto, e in abbondanza, per affrontare lui.
Eppure doveva farlo. Non poteva più rimandare, doveva agire.
-Che diavolo ci fai qui?-
La ragazza alzò gli occhi verso la voce che l'aveva distratta dal suo cammino, incontrando un paio di sospettosi occhi castani.
Eccola.
La Caposcuola di Grifondoro.
La secchiona della scuola.
Sua cugina.
O, ancor più semplicemente, la sua migliore amica, come avrebbe amato definirla se lei stessa fosse stata una ragazza come tutte le altre.
Ovvero sdolcinata e frivola.
Ma lei non lo era, nemmeno un po'.
Perciò, colei che in quel momento le stava davanti e attendeva a braccia conserte una risposta, in sostanza era Rose.
-Un giro- buttò lì la bionda.
-A quattro piani di distanza dalla tua Sala Comune?- bofonchiò la figlia di Hermione Granger, dalla quale aveva ereditato la sorprendente sagacia, oltre che un fastidiosissimo fiuto per le bugie.
L'altra alzò le spalle, dirottando gli occhi sorprendentemente azzurri verso una delle grandi finestre che davano sul parco.
Rose la guardò. Era bella, niente da dire.
Quella bellezza antica, raffinata, per nulla aggressiva...Ma altrettanto fredda e impenetrabile.
Come le barriere che celavano il suo cuore.
Quel giorno però c'era qualcosa di diverso, in lei.
Le mani, sottili e delicate, tremavano impercettibilmente, nonostante sua cugina cercasse in tutti i modi di non darlo a vedere. Una di esse giocava instancabilmente con una ciocca di capelli biondissimi, ereditati dalla madre, attorcigliandosela intorno alle dita, dalle unghie perfettamente rosee e limate.
Le gambe, snelle e nervose, fasciate in calze di seta che ne velavano appena il pallore, fremevano, quasi fossero pronte a fuggire via.
-Non ci posso credere...- rantolò Rose, fissando allibita la ragazza di fronte a lei.
-Cosa?- sibilò infastidita sua cugina, guardandola storto.
-Dom...- mormorò con un sorriso festoso la primogenita di Ron Weasley.
Sentendosi chiamare per nome, Dominique Gabrielle Weasley si guardò attorno nervosamente.
Anche i muri avevano le orecchie, in quella dannata scuola.
Se solo un fastidioso Tassorosso, oppure un intraprendente Corvonero, i quali erano soliti bazzicare da quelle parti, avessero sentito il suo nome, non avrebbe più avuto un solo istante di respiro.
In un momento come quello, per di più, non sarebbe probabilmente riuscita a trattenersi dall'affatturarli...
Fortunatamente, almeno per quanto riguardava i Grifondoro, non aveva nulla da temere, in quanto nella torre rosso-oro c'era una persona abbastanza in alto da poter fare allontanare da lei con un solo sguardo tutti coloro che la assediavano.
Tutti quelli che le sbavavano attorno per la sua sfolgorante bellezza.
Tutti quegli idioti che si aspettavano di non trovare null'altro in lei, che la guardavano e la vezzeggiavano come si fa con una bella bambolina vuota.
-Allora, mi dici che c'è?- sbottò di nuovo, infastidita.
-Dimmi che non lo stai facendo davvero!- ridacchiò Rose, avvicinandosi a lei.
-E se anche fosse?- replicò con tono annoiato Dominique.
-Se anche fosse....Niente! Sarebbe semplicemente magnifico!-
-Si come ti pare- mormorò la biondina -Ci vediamo più tardi a cena-
Rose Weasley nemmeno di sprecò a rispondere, limitandosi a fissare l'esile schiena di sua cugina che si allontanava.
Non le sembrava vero...Dopo anni di sguardi, di battibecchi, di sogni inconfessabili, aveva finalmente deciso di tirare fuori le palle ed affrontare lui, il suo peggiore incubo.
Specialmente dopo quel casino di due mesi prima...
Dom era una grande!
Una gran testa di cazzo, ecco cosa sono, stava pensando intanto la diretta interessata, continuando a marciare per i corridoi, mantenendo però intatta, nonostante la camminata marziale, la sua proverbiale e ben nota eleganza.
-Ma dove diavolo può essersi cacciato?- mormorò tra sè e sè la ragazza, seccata.
Girò un angolo rapidamente e andò a sbattere contro qualcuno, rischiando seriamente di finire a terra.
Fortunatamente il suo investitore ebbe i riflessi abbastanza pronti da serrarle le mani attorno alla vita sottile, impedendole così di finire col sedere sul duro pavimento di pietra.
-Non guardi mai dove vai, eh sorellina?-
Sentendo quel tono di presa in giro, a Dominique venne un'istintiva voglia di prenderlo a calci, ma poi, riflettendoci meglio, pensò che una volta tanto quella mina vagante di suo fratello Louis avrebbe potuto fare qualcosa di utile.
Lo guardò di sottecchi. Sebbene avesse due anni meno di lei, la superava di un buon palmo. I capelli, rossi come quelli di ogni maschio Weasley che si rispetti, erano abbastanza lunghi e spettinati, simili in tutto e per tutto a quelli di suo padre Bill da giovane.
E poi era un Grifondoro, lui. E questa era la scusa grazie alla quale la famiglia, da sua nonna Molly a suo zio George, gliele faceva passare tutte.
Maman era l'unica con la quale questo discorso non attaccava. Non aveva frequentato Hogwarts da giovane, e quindi per lei una Casa valeva l'altra...E se aveva sentito brutte storie sul conto di alcune Case piuttosto che su altre, aveva il buon senso di non darlo a vedere in giro.
Per questo motivo, scuse come "Ma maman, non devi prendertela! IO almeno sono a Grifondoro...DOM invece è finita a Serpeverde!" con lei non servivano a niente.
Fleur Delacour in Weasley, sentendo questi discorsi, tirava uno scappellotto sulla testa del figlio. Il resto del parentado invece, guardava la povera Dominique con aria costernata, spesso e volentieri anche di rimprovero, cercando di capire quale fosse in lei il gene tarato che l'avesse fatta rinchiudere in quella stramaledetta Casa o, come diceva dolcemente suo cugino Hugo, in quel covo di serpi.
Pensando ciò, Dominique non potè fare a meno di serrare i denti e i pugni, sentendo pungenti nelle orecchie i sussurri di tutti, che dicevano quanto fosse cambiata da quando era a Serpeverde.
"Proprio lei che da bambina era così solare..." si lamentava sempre sua nonna, torcendosi le mani.
Eppure a Serpeverde lei ci stava bene. Non doveva fingere nulla, non doveva mostrare un coraggio che non possedeva, poteva permettersi di sputare nel piatto degli altri come e quando voleva...Perchè erano solo insetti. Mentre lei era una dea.
Non ci vuole molto ad arrivare a pensare questo, se da quando hai messo piede ad Hogwarts tutti ti guardano dal basso, tutti ti mettono sul piedistallo, tutti fanno a gara per essere tuoi amici e tutti fanno la fila per farti i compiti.
Solo che lei, se in un primo momento era lusingata da tutto ciò, ora ne era annoiata, nauseata quasi.
E così aveva cominciato a calpestare sulla faccia di tutti, Purosangue e non, incurante dei loro soldi, del loro nome...E questo aveva fatto solo sì che venisse ancora più adorata.
Da tutti tranne che da una persona.
-Mimì...Ehi ci sei?- le chiese Louis, passandole più volte una mano davanti al volto perfetto ed assorto.
-Non chiamarmi così- gli intimò la ragazza a denti stretti.
-Ma se quando eri piccola ti piaceva così tanto- sogghignò suo fratello, scompigliandosi i capelli.
-Sei stato agli allenamenti?- domandò Dominique, incrociando le braccia sotto il seno.
Domanda alquanto ovvia.
L'ultimogenito di Bill e Fleur sembrava essersi appena rotolato in una pozza di fango.
-Sì. Abbiamo finito prima perchè fuori c'è il diluvio-
-Il tuo Capitano- scandì Dom, calcando sarcasticamente su quella parola- E' già rientrato?-
-No- rise Louis -E' ancora negli spogliatoi...Sai com'è, ci mette sempre un'eternità!-
Perfetto, pensò la bionda.
Sorpassò il fratello, fregandogli nel frattempo il mantello che teneva arrotolato sotto il braccio, e tentò di defilarsi.
-Un momento- la fermò il rosso -Dove vai? Hai visto che tempo c'è fuori?-
-Secondo te perchè ho preso il tuo mantello?- soffiò Dominique, liberandosi il braccio e sparendo via velocissima.
Si sarebbe rovinata le scarpe nuove con la pioggia.
Pazienza...Non poteva rimandare.
Superò alcune matricole del primo anno, ignorò un suo ex di Corvonero che cercava di richiamare la sua attenzione sbracciandosi, e arrivò nel Salone d'Ingresso.
Dalle larghe vetrate si potevano ben distinguere le sagome degli alberi frustati dal vento e i lampi che squarciavano il cielo buio, nel quale nemmeno la luna e qualche stella erano riuscite a far capolino.
Cercando di non farsi notare, si gettò sulle spalle il mantello di Louis, tentando di coprire il più possibile lo stemma di Grifondoro cucito da un lato. Se uno qualsiasi dei suoi compagni di Casa l'avesse vista con quell'obbrobrio addosso, non avrebbe più finito di prenderla in giro.
Non era stato facile farsi accettare in quell'ambiente. Un ambiente che a prima vista poteva essere quello delle serpi più infide, dei traditori, dei superbi e degli snob.
Ma Serpeverde era anche molto altro. Era la cultura, l'eleganza, la raffinatezza, l'orgoglio.
Era la bellezza e il fascino del mistero, dell'irraggiungibile.
Comunque la si vedesse, però, entrarci era difficile. Entrarci a testa alta, intendiamoci.
E per Dominique era stata una prova a prima vista impossibile da superare.
Lei, una Weasley, la discendente dei traditori del proprio sangue.
La discendente di una famiglia i cui membri erano stati assegnati tutti a Grifondoro.
Inizialmente era stata ignorata, disprezzata...Poi, col passare del tempo, era stata accettata...E ora, era venerata.
Non sapeva nemmeno lei da cosa era partito tutto ciò. Forse dal giorno in cui aveva deciso di smetterla di giocare alla brava bambina, di fare sempre tutto secondo le regole, di cercare di farsi accettare a tutti i costi dai suoi compagni di Casa.
Un bel giorno, infatti, Dominique Weasley aveva detto BASTA.
E aveva iniziato a fregarsene, di tutto e di tutti. E da lì era cominciata la sua ascesa, stretta tra le spire della Casa più algida di Hogwarts.
Una Casa che aveva imparato ad amare, che per lei era diventata non più una dannazione, ma piuttosto una via per diventare grande, per essere qualcuno.
Col passare degli anni aveva scoperto che le sarebbe bastato molto poco per avere chiunque ai suoi piedi. E nel suo letto.
Perchè, si sa, non c'è niente di meglio di qualcuno che ti viene a scaldare il letto nelle notti senza luna, quelle troppo fredde persino per sognare.
Oppure quando nella tua testa c'è un sogno ricorrente.
E cos'altro, oltre ai ritmi serrati di un amplesso, può graffiare e stracciare la labile immagine di un tormento costante?
Costante come le prime gocce di pioggia, che inesorabili le stavano bagnando il viso, protetto a malapena dal cappuccio.
Dom socchiuse gli occhi azzurrissimi, lasciando che le lunghe ciglia le sfiorassero le gote perlacee, e si tuffò nella tempesta.
Le gambe, poco riparate dalle calze sottili, si mossero rapide e decise, incuranti delle sferzate sotto le quali il soffio del vento cercava di piegarle.
La ragazza portò una mano sull'orlo del mantello, coprendosi il collo delicato, senza ormai vedere più nulla.
Alle sue spalle, le luci dell'imponente Hogwarts si andavano via via affievolendo, man mano che la biondina scendeva verdo il campo da Quidditch, venendo inghiottita sempre di più dal buio.
Non udiva un suono, l'ululato del vento copriva qualsiasi rumore. Le cime degli alberi della Foresta Proibita si agitavano come mossi da un'implacabile mano che li scuoteva.
I tacchi di Dominique affondavano nel fango. La ragazza strinse i denti...Tutto girava, tutto rumoreggiava attorno a lei.
Non capiva più dove si trovava, le sue ciglia erano coperte dalla pioggia, e un velo appannato le copriva lo sguardo chiaro.
Le gambe non l'avrebbero sorretta ancora a lungo...si sentiva sballottare di qua e di là, come se fosse stata priva di peso.
Stava per cadere, lo sentiva, ma non toccò mai il suolo...perchè due braccia velocissime le afferrarono la vita, e la mantennero in equilibrio.
Dominique, col fiato corto, si aggrappò con tutta la forza che possedeva a quelle due braccia toniche, a quelle spalle larghe, a quel torace protettivo.
L'aria intorno a lei si riempì di quel profumo...così conosciuto e così amato.
Dom deglutì, serrando gli occhi e artigliando il maglione di colui che in quel momento le stava passando una mano sotto le ginocchia per prenderla in braccio.
Per una volta la Serpeverde non protestò, limitandosi ad ignorare la spaccatura che sentiva nel petto e a stare lì...immobile contro di lui..Lieta che il vento coprisse il suono dei suoi pensieri.
E che il buio coprisse il colore degli occhi di lui.


-Siamo al riparo adesso. Puoi aprire gli occhi-
Udire quella voce fredda, così innaturale, così diversa da quella che conosceva da sempre, le diede un colpo che non si aspettava.
Posò una mano sulla panca su cui lui doveva averla posata qualche istante prima, e sentì le proprie unghie graffiarne rabbiose la superficie, stridendo.
Ad ogni modo cercò di stamparsi sul viso un'espressione neutra. Non fu nemmeno difficile.
Ormai era avvezza a fare l'indifferente, a schermarsi da tutto e da tutti.
Ad evitare lui e l'effetto che le faceva anche il solo guardarlo.
Aprì gli occhi e intuì di essere stata portata nello spogliatoio dei Grifondoro. Davanti a lei si snodava una fila di armadietti rosso scuro, dietro ai quali poteva intravvedere le docce.
Alla sua destra c'era la porta che conduceva all'ufficio del Capitano della squadra, in cui lui era appena entrato.
Lo sentì tornare poco dopo. I suoi passi rimbombavano nella stanza vuota.
La ragazza alzò il volto giusto per vedersi lanciare addosso con malgarbo un asciugamano rosso e oro.
-Asciugati, altrimenti rischi di ammalarti- ordinò lui con voce fredda, mentre con un altro asciugamano si frizionava i capelli bagnati.
Solo in quel momento Dominique si rese conto di essere fradicia. I capelli, fino a qualche minuto prima perfettamente lisci, le si erano tutti increspati, appiccicandosi al viso e al collo. Il vestitino di maglia che indossava era da strizzare, mentre le scarpe ormai erano proprio da buttare.
Con aria assente la biondina iniziò a passarsi il telo sulle braccia, poi sul collo.
-Stai tremando- osservò il ragazzo di fronte a lei, sollevando il volto perfetto sul quello altrettanto bello di Dominique.
Lei tacque, non sapendo cosa dire, mordendosi un labbro per non far vedere quanto in realtà esso tremasse. E non solo per il freddo...
-Non ti preoccupare per me- mormorò la Weasley.
Dio...Gli altri studenti di Hogwarts avrebbero dovuto vederla adesso.
Sicuramente avrebbero avuto di che parlare per i successivi due mesi.
La studentessa più ammirata, sexy e sicura di sè della scuola, che pochi avevano avuto l'onore di veder sorridere, scherzare, e che ancora meno potevano avere l'ardire di sostenere di conoscere...era piegata. Piegata e a testa bassa.
Il ragazzo comunque non l'ascoltò.
Aprì il suo borsone, posato distrattamente a terra, e frugò al suo interno.
-Puoi mettere questa- disse, tendendole un maglione blu scuro -Vai pure di là a farti una doccia e a cambiarti.-
-Non me lo lanci addosso stavolta?- sibilò velenosa Dom.
L'altro sospirò...La piccola vipera aveva ritrovato la lingua!
Non le rispose nemmeno, limitandosi a stringere le dita sulla maglia e ad imporsi di non aprire bocca, per non lasciarsi sfuggire qualcosa di cui poi si sarebbe potuto pentire.
Sentì Dominique alzarsi, udì il fruscìo delle sue calze di seta e il ticchettìo delle sue decolletè.
Poi la maglia gli venne strappata via con malgrazia dalle mani.
La biondina, nervosamente, si infilò in una delle docce.
Appoggiò la maglia e l'asciugamano che si era portata a un ferro attaccato alla parete, si spogliò e aprì il getto.
Le sue piccole spalle si rilassarono all'istante, quando l'acqua calda si rovesciò su di esse.
Veloci goccioline giocavano a rincorrersi sulla sua pelle liscia, mentre il vapore si alzava a fiotti.
Uscì solo quando l'acqua cominciò a farsi tiepida.
Si avvolse nell'asciugamano per qualche minuto, quindi indossò la felpa, stendendo ad asciugare i suoi abiti bagnati.
La maglia le arrivava a metà coscia, tanto le era grande, e dovette fare quattro risvolti alle maniche per poter fare uscire le mani.
A piedi nudi tornò nella stanza di prima, risendendosi sulla medesima panca e raccogliendo le ginocchia al petto.
Lui l'aspettava. Si era cambiato, indossando i pantaloni di una tuta e una maglietta bianca qualsiasi.
Era bello...e così ancora di più.
La maglietta chiara faceva da perfetto contrasto con la pelle appena abbronzata e con i capelli corvini.
I pantaloni, flosci, delineavano appena le gambe lunghissime e muscolose, forgiate dal Quidditch.
E gli occhi..quelli erano la parte migliore.
Dominique però esitò ad incontrarli, timorosa di leggervi un sentimento che le avrebbe fatto solo del male.
Ma sapeva perfettamente com'erano, li conosceva alla perfezione. Era da quando vi aveva guardato dentro per la prima volta che non li aveva più scordati.
Ma questo l'aveva capito solo molto più tardi...Quando ormai non c'era più stato nulla da fare.
-Allora?- ringhiò lui -Si può sapere che diavolo ti è venuto in mente di uscire con questo tempo?-
Dominique lo guardò con odio.
Era arrabbiato.
Non l'aveva mai visto così. Mai, da quando lo conosceva.
E lei lo conosceva praticamente da quando era nata. Da sempre.
E non c'era stato giorno in cui il suo viso non fosse stato solcato da una smorfia sorridente, o da un'espressione allegra.
Ma ormai quell'espressione non c'era più. Almeno non per lei.
Brava Dominique...Sei riuscita a guardagnarti il primato migliore del mondo! Hai avuto successo nell'impresa che nessuno aveva mai portato a termine!
Portare via il sorriso a James Sirius Potter.
-Puoi rispondermi almeno?-
Le mani sui fianchi. L'aria aggressiva. Lo sguardo contratto. Era uguale a suo padre...
-Cosa vuoi che ti dica?- chiese Dom, gelida come il ghiaccio.
-Oh fantastico! Ora rispondi anche a una domanda con un altra domanda...Dove pensi che arriveremo in questo modo?-
-Volevo parlarti ok?- scoppiò la biondina.
-Ha parlato finalmente!- esalò esasperato James -Ci voleva tanto? Dovevi inghiottire troppo orgoglio eh?-
Dom voltò il capo da una parte, per non essere costretta a guardarlo. Stava facendo di tutto per evitare i suoi occhi...perchè se li avesse guardati...sarebbe crollato tutto. E non poteva permetterselo.
-Senti, se devi farmi la predica me ne posso anche andare- borbottò alla fine, stufa, e si alzò per andare di là a recuperare le sue cose.
Un braccio però la fermò.
Suo cugino non le permise di proseguire, parandosi tra gli armadietti e il muro, e sollevando un braccio a bloccarle la strada.
-Ora basta scappare, Mia-
La Serpeverde si fermò di scatto, udendo quel nome.
Mia.
Era il nome con cui lui era solito chiamarla quando erano piccoli, ulteriore abbreviativo del vezzeggiativo Mimì con cui la torturava suo fratello.
Nessuno mai la chiamava Mia. Solo James.
Forse perchè nessun altro l'avrebbe mai pronunciato come lui, con quel tono caldo e sussurrato.
Oppure perchè nessuno l'aveva mai considerata una propria proprietà all'infuori di lui...Considerato il fatto che lei mai aveva concesso a qualcuno l'opportunità di ritenerla un proprio possesso...
Ma con James era sempre stato diverso...fin da bambini.
-Ora parliamo- le intimò il cugino, abbassando il braccio.
-Non lo facciamo da quasi due mesi...Non capisco come mai ora tu ci tenga tanto- replicò Dom, freddissima.
Perchè questa volta sei stata tu a venire da me...
James non lo disse, ma seppe che lei l'aveva capito da come aveva taciuto all'improvviso, per un solo istante, prima di travolgerlo di insulti.
-E' da due mesi che non mi parli, che non mi guardi nemmeno in faccia! Due mesi Jamie, ti rendi conto?-
Il giovane Potter non si scompose, anzi, si ritrovò a ridere sotto i baffi.
L'adorava quando faceva così. L'adorava quando abbassava le difese e le maschere, ritrovandosi a gridare contro di lui e contro il cielo tutta la sua rabbia e tutto il suo sdegno.
Adorava anche il suo essere così schifosamente bella, così disgustosamente sensuale e pericolosa...perchè in fondo sapeva che tutto ciò nascondeva solo un'immensa fragilità, che sua cugina avrebbe protetto con le unghie e con i denti.
Aveva smesso di odiare anche quel lato del suo carattere tipicamente Serpeverde.
O forse non l'aveva nemmeno mai odiato.
Ora accettava anche quella noncuranza, quel suo cinismo, quella sua alterigia.
Perchè coprivano la sua perfezione.
Eppure, nonostante tutto questo, la rabbia ribolliva in lui, sorda e tumultuosa.
-Quindi adesso la colpa sarebbe mia giusto?- abbaiò il figlio di Harry Potter, con l'umore più nero di un corvo.
-Mia no di certo- concluse Dominique, incrociando le braccia e mettendo il broncio.
Adorabile bambina viziata...
-E allora perchè sei venuta fino qui, se ce l'hai tanto con me, se sono due mesi che non ti parlo e se mi accusi di avere tutto il torto?- elencò James, sforzandosi di rimanere serio.
La Serpeverde aprì e chiuse la bocca, senza trovare nulla con cui ribattere.
Colpita e affondata.
Si maledì da sola, per quelle sue esitazioni.
Si odiò, per essere sempre così vulnerabile di fronte a lui.
-Non è certo colpa mia, se tu non sai come reagire agli errori- la ragazza si pentì di quella frase nel momento esatto in cui la pronunciò. Maledetta lei e il suo orgoglio.
-Agli errori?-
James rimase di stucco udendo quelle parole.
-Credevo tu fossi venuta per scusarti- rantolò -Ma evidentemente mi sbagliavo. Sei solo un pezzo di ghiaccio-
Sua cugina non rispose, fissandolo con aria vacua.
-Vuoi parlare, Cristo? La puoi smettere di giocare alle piccola e delicata bambolina muta che fa entrare nel suo letto mezza Hogwarts?- gridò Potter, perdendo le staffe e urlandole le prime offese che gli passavano per la testa.
Lo schiaffo non lo vide arrivare, ma ne sentì tutta la potenza quando esso di shiantò sulla sua guancia.
Quandò rigirò il viso vide Dominique, ansante di fronte a lui, con la mano ancora alzata.
-E' inutile che ti arrabbi Mia- questa volta pronunciò il suo nome con tono di scherno -Solo perchè sai che ho ragione. E' facile intrattenersi con i serpenti, solo perchè hai paura di volare con le aquile-
-Ora basta...-
-Ti facevo più coraggiosa- sogghignò James, senza un'ombra di divertimento nella voce.
-Smettila...-
-Come al solito mi sbagliavo...Sei solo una pusillanime.-
-Ti ho detto di piantarla!- urlò Dominique con tutto il fiato che aveva in gola.
Mai dire a un Grifone e ad un Serpente che sono dei vigliacchi. Perchè l'orgoglio è ciò che unisce chi alberga in queste due case così diverse e così rivali tra loro.
O almeno, è ciò che aveva sempre accomunato James e Dominique.
L'orgoglio, l'onore...Quel pizzico di superbia.
-Che tu sia dannato- sibilò la biondina, serrando i pugni.
-Ti fa rabbia che io pensi questo di te, vero? Dimostrami che mi sbaglio, Dominique, dimostramelo! Fammi vedere che c'è un cuore in mezzo a tutto quel maledetto ghiaccio!-
-Non ho nulla da dimostrare-
Orgoglio. Vanità. Onore. I peccati peggiori.
-Eppure quella notte con Scorpius Malfoy ci sei riuscita, giusto?-
Lo sguardo impassibile di Dom fece capire a James che lei sapeva.
Che aveva sempre saputo.
Che aveva fatto tutto cosciente che lui era lì, che la osservava.
Potter scoppiò a ridere. Una risata amara, sarcastica e disillusa allo stesso tempo.
-Dovevo immaginarmelo. Sei stata brava, cuginetta, devo ammetterlo-
-Non è come pensi...-
-Ah no?- la prese in giro il ragazzo -Com'è allora?-
Dominique sentì le lacrime pungerle gli occhi.
Proprio lei che non piangeva mai. Nemmeno quando era bambina. Inghiottiva tutto, pur di non farsi compatire.
Eppure ora si sentiva braccata, in trappola.
O dirgli la verità, oppure accettare di perderlo per sempre.
Come faceva a dirgli tutto? Come poteva aver pensato anche solo per un istante di dirgli tutto quello che nascondeva gelosamente dentro di sè da un sacco di tempo?
-Allora parlo io, se non vuoi parlare tu?- disse infine James.
Le prime parole del suo discorso furono coperte dal fragore del tuono e dall'infuriare prepotente della tempesta.
-...mi hai baciato, due mesi fa. Abbiamo quasi fatto l'amore, alla Tana. Per un attimo ho creduto che la creatura splendida che tenevo tra le braccia fosse solo un sogno. Ma poi ti ho guardata. Ed eri tu, mia cugina...Non capivo, ero confuso. Ma ti volevo, lo ammetto. - Jamie parlava a fatica, si vedeva che gli costava, ma proseguì. -Poi, a un tratto, sei fuggita. Come un coniglio.-
Tacque per un istante, come per vedere se Dominique volesse dire qualcosa, ma dato che la ragazza rimaneva muta, proseguì.
-Non capivo...Ma credevo che fosse stato solo un tuo momento di incertezza, che avremmo presto chiarito tutto. Ma poi il giorno dopo siamo tornati a scuola, all'inizio dell'anno. E una sera sono venuto nei Sotterranei. Volevo parlarti, volevo capire. E chi ti vedo lì, se non la mia cara cuginetta in compagnia di Malfoy, tutti intenti ad abbracciarsi e ad amoreggiare in corridoio?-
La voce di James si incrinò, e il ragazzo si mise a guardare da un'altra parte.
-Mi hai fatto schifo in quel momento. Mi hai disgustato. E ora vengo a sapere che tu, mentre ti strusciavi su di lui e gli dicevi che per te ero meno di zero, sapevi che ero in ascolto? Ma che persona sei? Che razza di pietra hai nel petto?-
Dominique sentì qualcosa di caldo e umido scivolarle lungo la guancia. Un corpo estraneo, che si affrettò ad asciugare senza farsi vedere.
Era stata dura convincere Scorpius a prestarsi a quel gioco. Eppure le serviva assolutamente, anche se aveva un anno meno di lei.
Era il più bello, a Serpeverde, e l'unico da cui James si sarebbe potuto sentire vagamente minacciato.
Fortunatamente l'erede dei Malfoy aveva cominciato giusto in quel periodo a frequentarsi con Rose, e l'intervento di sua cugina era stato fondamentale per convincere il ragazzo.
Ma come poteva dire tutto ciò a James? Come?
-Mi dispiace-
Dominique sentì la propria voce dire quelle parole, e non riuscì a crederci.
-Ho mentito-
Ormai era incapace di fermarsi...Era a briglia sciolta, tutti gli argini erano crollati.
-Cosa stai dicendo?- mormorò James, fissandola.
-Sapevo che ci stavi guardando- confessò la biondina, sentendo la pelle bruciare sotto lo sguardo del cugino -E così ho detto quelle cose...per allontanarti-
-E serviva tutta questa messinscena?- sussurrò Potter, la voce simile al lamento di un animale ferito -Non potevi dirmelo semplicemente in faccia che non ti importava? Che ero solo uno dei tanti?-
Certo, se qualcuno avesse visto Dominique Gabrielle Weasley in quello stato, non ci avrebbe mai creduto...Ma vedere James Sirius Potter in una veste così insolita, sarebbe parso ancora più strano.
Lui, per una volta serio.
Lui, che aveva confessato una volta di non essere interessato all'amore, nè di aver mai provato un sentimento del genere in vita sua.
Lui, che era il più famoso dei Grifondoro, e il più desiderato dalle ragazze.
Lui, che in quel momento stava strisciando ai piedi di una Serpeverde.
-No, non potevo- disse Dom ad un tratto, la voce talmente bassa da essere a malapena udibile -Perchè sarebbe stata una bugia-
James rimase di stucco. La guardò, con aria interrogativa.
Ma lei questo non poteva saperlo.
Perchè teneva il volto ancora ostentatamente girato da un'altra parte.
Spazientito, il ragazzo le portò due dita sotto il mento, costringendola a voltarsi.
Tentativo inutile. Anche se ora i loro visi erano così vicini che quasi si toccavano, gli occhi chiari di lei facevano di tutto per non incrociare quelli di lui.
-Guardami- mormorò Potter- E spiegami-
Dominique, non avendo altra scelta, lo guardò.
E lì ogni barriera cadde.
Perchè non riusciva a resistere a quegli occhi marroni, così caldi e belli, così uguali a quelli di sua madre, e di sua nonna.
Quegli occhi in grado di scaldarla con un solo sguardo, quegli occhi che sapeva la cercavano ogni giorno tra la folla, in Sala Grande o nel parco.
Quegli occhi che la incatenavano a lui ogni giorno di più, e che lei temeva più di qualsiasi altra cosa.
-Allora?- la incalzò James, senza staccare la mano dal suo volto.
Allora cosa? avrebbe voluto dire la ragazza, ma si trattenne.
Non era più il momento di prendere tempo. Non era più il momento di giocare.
-Avevo paura- ammise alla fine -Paura perchè quella sera, alla Tana, è accaduto qualcosa che nemmeno io sapevo spiegarmi...-
-Di cosa parli?- la interruppe il Grifondoro, incapace di trattenersi.
-Vuoi lasciarmi finire?- sbottò acida Dom -E' già abbastanza difficile così-
James fece un sorrisino di scuse, poi le fece cenno di proseguire.
-Mi sono sentita completa- mormorò la Weasley con un sospiro -E ho avuto paura. Paura che potesse essere una cosa troppo grande...paura che potessi farmi del male-
Uno sguardo della ragazza indusse James a tapparsi la bocca e ad evitare di interromperla di nuovo.
-E allora ho chiesto aiuto a Scorpius...Dovevo tenerti lontano. Ma mi sono resa conto che è impossibile. Perchè ci sono momenti in cui ti vorrei più vicino di quanto dovrebbe essere consentito-
Un sorriso malizioso ma dolce incurvò le labbra di Potter.
-Probabilmente è grazie a quei momenti che ho capito di essermi innamorata di te...-
Dominique impallidì, sentendo le sue stesse parole. E, nel momento esatto in cui le pronunciò, comprese l'enormità di ciò che aveva detto, e si portò istintivamente una mano a coprirsi le labbra
Gli aveva praticamente detto di amarlo...
Non fece in tempo a maledirsi più di tanto però, perchè James, con una lentezza quasi esasperante, alzò un braccio e le prese la mano, con decisione e delicatezza, stringendola tra le sue.
E Dominique si calmò. Tutto il suo mondo era finalmente riunito. Non aveva bisogno di altro.
Null'altro che non fossero loro due, insieme.
Jamie si avvicinò, e la bocca di lui rubò, rapida ed esigente, la sua, in un bacio agognato per quasi due mesi.
Un bacio dapprima casto, ma che subito si trasformò in qualcosa di coinvolgente ed appagante.
La ragazza schiuse le labbra, tenendo lo sguardo incollato in quello di lui, incapace di serrare gli occhi.
Le braccia esili di Dominique si avvolsero attorno al collo di James il quale, prendendola per i fianchi, la sollevò senza sforzo, attirandola a sè.
La lingua del ragazzo si intrufolò nella bocca di lei, sfiorandole le labbra e i denti perlacei.
La biondina circondò con le gambe la vita del cugino, accarezzandogli al contempo con una mano i capelli spettinati.
James spostò un braccio dai fianchi della bella Serpeverde per posarlo sulla sua coscia serica, salendo sempre di più fino all'orlo del lungo maglione.
La mano del ragazzo di perse sotto di esso, vagando sull'addome della ragazza, fino ad arrivare all'orlo del reggiseno.
Sollevò quest'ultimo con tocco delicato, strappando un gemito a Dominique.
Lei inclinò il capo all'indietro, sentendo James torturarla piacevolmente e camminare al contempo verso le docce.
Il ragazzo aprì una di esse, sempre con la cugina in braccio, e di colpo aprì il getto, ricominciando a baciarla.
Dominique rise sulle labbra di lui, quindi scese dal suo grembo per essere libera di farsi sfilare la maglia.
Fece altrettanto con la maglietta di lui e con i pantaloni e, quando furono entrambi nudi, pelle contro pelle, lo abbracciò, aggrappandosi a lui.
James smise di baciarla per un istante, per guardarla negli occhi, velati dal desiderio.
Ignorando le gocce di acqua calda che gli bagnavano il viso, le scostò i lunghi capelli dagli occhi, passandoglieli dietro le orecchie.
-Non scapperai questa volta, vero?- mormorò, con un mezzo sorriso.
Dominique sorrise a sua volta, baciandolo con dolcezza.
Sentì le mani di lui stringerla, come per volerle impedire di andare via da lui...da loro...
Gli mordicchiò il labbro, giocando al contempo sensualmente con i suoi capelli.
-Mia..-sussurò James, con tono estatico.
, pensò Dominique.
Tua.
  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: elettra1991