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Autore: Nami_88    23/01/2019    1 recensioni
Controvoglia apro gli occhi.
Sbuffo come mio solito rigirandomi dall’altra parte.
Le tue grida isteriche di prima mattina, proprio non le tollero.
“Ryo-kun, dai alzati, dobbiamo andare a lezione!”
Insisti saltando infine sul letto.
Conosco fin troppo bene la tua cocciutaggine e quindi mi rassegno.
“Eccomi…mi alzo”
Ti dico solo scocciato.
Tutte le mie giornate iniziano così.
Ormai sono passati 10 anni da quando mi hai portato con te.
All’inizio non ti sopportavo.
Così saccente e arrogante.
Le nostre sfide culinarie però mi accendevano un fuoco dentro.
Alla fine ho ceduto.
Non potevo più fare a meno di te.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Nakiri, Ryou Kurokiba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Controvoglia apro gli occhi.
Sbuffo come mio solito rigirandomi dall’altra parte.
Le tue grida isteriche di prima mattina, proprio non le tollero.
“Ryo-kun, dai alzati, dobbiamo andare a lezione!”
Insisti saltando infine sul letto.
Conosco fin troppo bene la tua cocciutaggine e quindi mi rassegno.
“Eccomi…mi alzo”
Ti dico solo scocciato.
Tutte le mie giornate iniziano così.
Ormai sono passati 10 anni da quando mi hai portato con te.
All’inizio non ti sopportavo.
Così saccente e arrogante.
Le nostre sfide culinarie però mi accendevano un fuoco dentro.
Alla fine ho ceduto.
Non potevo più fare a meno di te.
I primi periodi di convivenza forzata sono stati difficili.
Io ero sempre stato abituato a cavarmela da solo.
Tu invece mi avevi scambiato per un randagio adottato.
Volevi che ti seguissi ovunque.
Volevi starmi sempre appiccicata.
Ti ho odiata per non so quanto tempo.
Alla fine però, la tua presenza è iniziata ad essere per me… “normale”.
Ricordo ancora la prima volta che sei entrata di notte nella mia camera.
Avevi bussato piano.
Io ero sorpreso.
Nonostante la tua sfacciataggine, non mi avevi mai disturbato la notte.
Avevi aperto di poco la porta, facendo vedere solo una parte di viso.
“Ryo-kun…posso entrare?”
Mi avevi chiesto con voce tremante.
“Tornatene a letto moccios…”
Ero pronto per cacciarti perentorio.
Quando un tuono rombò per tutta casa.
E lì capii.
Ti eri rannicchiata in terra tremante.
Avevi semplicemente paura dei tuoni.
Mi avvicinai, ti presi la mano e ti portai a letto.
Tu rimasi in silenzio quella sera.
Incredibilmente.
Dormimmo tutta la notte insieme.
E così abbiamo fatto per tutti questi anni.
Ma è un po’ di tempo che ti trovo cambiata.
Non so cosa ti sia successo.
Tutte le volte che ti prendo la mano, la ritiri velocemente.
Tutte le volte che ti guardo, distogli lo sguardo.
Sei sempre rossa in viso.
Sei distante da me.
E questo mi sta dando sui nervi.
Il nostro contatto si limita ormai alle brusche sveglie mattutine e alle sfide di cucina.
 
Ci separiamo.
Abbiamo lezioni diverse questa mattina.
“Ci vediamo dopo Ryo-kun”, mi dici velocemente.
Nemmeno ti saluto.
Mi volto e mi ritrovo davanti le facce di quegli ebeti dei miei amici.
“Che è successo tra te e Alice?”, mi dice Yukihira ammiccando.
Lo guardo con disprezzo, come sempre.
Non rispondo.
“Sicuramente una bella storia d’amoreeee”, fa canticchiando quell’idiota che si denuda sempre.
Li guardo entrambi minacciosi.
“Mi state infastidendo…”
“E dai Ryo, non fare così. Si vede lontano un miglio che Alice prova qualcosa per te. Stiamo solo scherzando, non prendertela”, chiarisce il cuoco dai capelli rossi.
“Non dire fesserie Yukihira!” urlo ormai furioso.
“Non devi arrabbiarti Kurikoba-kun, stavamo solo constatando la cosa, e poi penso che te ne sia reso conto anche tu”
“Ma che dici idiota, tra me e Alice non c’è nulla, figuriamoci”
“Non dirmi che in tutti questi anni… non ci credo che non avete fatto nulla!!”, fa sorpreso Isshiki.
Sono nero di rabbia.
Ma perché questi idioti mi voglio far peggiorare la giornata?
Urlo qualcosa che non penso.
Urlo qualcosa che so li farà tacere tutti.
Urlo la mia rabbia.
“STO CON LEI DA TUTTI QUESTI ANNI SOLO PER CUCINARE!”
Mi fa quasi male la gola.
Respiro e inspiro con velocità.
Quasi come a voler scacciare quelle parole appena dette.
Però il mio obiettivo è stato raggiunto.
Sono tutti muti.
Muti.
Ma non per le mie parole.
“Alice, che ci fai qui, non dovevi essere nell’aula 5?”, fa Erina appena arrivata.
Quelle sue parole mi gelano il sangue.
Non dirmi che hai sentito tutto?
Mi volto solo di poco.
Con l’occhio sinistro tento di vedere il tuo viso.
Spero di vederti arrabbiata.
Furiosa.
Violenta.
Invece no.
Come temevo.
Sei triste. Delusa.
Mi fissi con gli occhi gonfi.
Ma non dici nulla.
Cerco di balbettare qualche sillaba.
Ma a cosa servirebbe?
Ti ho appena detto delle cose orribili.
Sai che non le penso.
“Ero venuta a portarti questo, lo avevi dimenticato…” dici passandomi un libro per la lezione.
Il tuo tono è basso.
Io non afferro il testo. Non mi interessa.
Voglio solo chiarire.
“Alice lascia che ti…”
Ma te ne sei già andata.
 
Cerco di parlarti da tutto il giorno.
Non riesco mai a trovarti.
Ti sai nascondere bene.
Da me.
Arrivo a casa correndo.
Sicuro di riuscire a vederti almeno qui.
Salgo in camera tua.
Nemmeno busso.
“Cosa vuoi?”, fai atona mentre sei seduta alla tua scrivania.
“Non puoi evitarmi così, non ti rendi conto di quanto sia brutto?”
Faccio cadere la colpa su di te.
Cazzo, non sono bravo a chiedere scusa.
Tu sospiri.
Ti alzi e mi raggiungi.
“ Se non riesci a capire i miei sentimenti… Ryo, non avvicinarti più a me…”
Mi lanci una freccia che mi colpisce in pieno il petto.
Mi superi e te ne vai.
Mi lasci immobile nella tua camera. Come un idiota.
I tuoi sentimenti?
Che intendi? Non devo aver capito…
Non può essere così.
Sono sicuro ti passerà.
Abbiamo sempre litigato così da piccoli.
Domani ti sarai dimenticata tutto.
 
Suona la sveglia.
Come ogni mattina la chiudo.
So già che tra 5 minuti arriverai tu, e tutto tornerà come prima.
Ho gli occhi sbarrati e le orecchie tese a catturare ogni minimo rumore.
Sei in ritardo.
Può succedere.
Ecco. Hai aperto la porta della tua camera.
Stai per entrare. Lo so.
I tuoi passi si avvicinano.
Poi se ne vanno sempre più lontani.
Ma dove stai andando?
Mi alzo di scatto e apro le tende.
Non ci credo.
Sei uscita senza di me.
Mi lascio cadere sul letto.
Come se il mio copro fosse pesante un quintale.
 
Mi vesto e in pochi minuti sono anche io fuori casa.
Inizio a correre per raggiungerti.
Ma niente.
Fortuna che oggi abbiamo la stessa lezione.
Io e te facciamo gruppo insieme da 10 anni ormai.
Hai litigato non so quante volte con i professori che volevano dividerci.
“Io non cucino senza Ryo-kun”.
Dicevi spavalda.
Farti cambiare idea è una missione impossibile.
E cosi finivo sempre in gruppo con te.
Entro di corsa in aula.
La lezione sta per cominciare.
Ti trovo. Sei in prima fila. Il tuo posto preferito.
Sei una secchione in fondo.
Accanto a te però c’è un altro ragazzo.
Lo conosco. Una nullità del primo anno.
Sei in coppia con lui.
Ti fisso, ma non ricambi mai il mio sguardo.
Prendo posizione dietro di te.
Sono furioso è dir poco.
Come ti sei permessa ti ignorarmi così per una cazzata come quella di ieri.
La lezione inizia.
Ti vedo ridere e scherzare con quel damerino.
Si avvicina a te.
È vicino.
Cazzo troppo vicino.
Lo sta facendo di proposito.
Non ne posso più.
Cucinare così è impossibile per me.
Conficco il coltello nel tagliere davanti a me.
“Chef, mi scusi, devo andare in infermeria”.
Dico con il mio solito fare.
Non voglio darti la soddisfazione di vedermi così incazzato, Alice.
Esco veloce dalla stanza.
Un po’ d’aria finalmente.
Mi sembrava di soffocare lì dentro.
Bene.
Vuoi allontanarti da me?
È questo che vuoi?
Nessun problema.
Sono sempre stato solo.
Sono sempre…
“Ryo-kun, come ti senti?”
Le tue parole interrompono il mio delirio.
Sollevo gli occhi e ti vedo.
Il tuo viso a pochi centimetri dal mio.
“Perché sei uscita?Avevi detto…”
Ti dico subito.
Non rispondo alla tua domanda.
Te ne faccio una io.
Più importante.
“Non vuol dire che ho smesso di volerti bene e di preoccuparmi per te scemo…”
Dici con lo sguardo sorridente.
Mi sembra di rinascere.
“Scusa per …”
Ma non mi fai finire.
Avevo trovato il coraggio. Perché interrompermi?
“Non cerco le scuse…Ryo-kun, tu sei speciale per me…capisci?”
“Anche tu per me, Alice…sei la mia migliore amica e…”
Mi blocchi mettendomi un palmo davanti alle labbra.
Chini la testa.
Questa volta il tuo sorriso è triste.
“Non riesci proprio a capire… mi piaci Ryo-kun”
Sussurri.
Ti allontani da me.
Ritorni in classe.
Resto fermo immobile.
Immobile.
Fermo.
Non ti dico nulla nemmeno questa volta.
 
È sera ormai.
A cena mi hai parlato.
Come se nulla fosse.
Due o tre parole di cortesia, nulla di più, ma ti sei sforzata lo vedo.
Ti congedi velocemente.
Ritorno nella mia camera anche io.
“Notte…”
Ti dico solo.
Non mi rispondi.
Forse non mi hai sentito.
Non sono nemmeno sicuro che la voce mi sia uscita.
Mi siedo sul davanzale della finestra.
Sta per scatenarsi una bella tempesta.
Mi blocco.
Un tuono.
Come se mi avesse risvegliato da una sorta di trance.
Scuoto la testa.
Inspiro per trovare il coraggio.
La forza.
Non è il momento per la paura o l’orgoglio.
Tu odi i tuoni.
Sono io quello che ti difende in queste occasioni.
SEMPRE.
Non per la cucina.
Lo sai.
Provo anche io le stesse cose.
Arrivo davanti alla porta della tua camera.
E non busso nemmeno questa volta.
Entro come in preda a una furia omicida.
Mi avvicino velocemente a te.
Tu mi guardi sorpresa esclamando: “Ma che diavolo…”
Ti stringo in un attimo a me.
Sei tra le mie braccia.
Sei così piccola.
Tu resti paralizzata, con le braccia lungo i fianchi.
“Non ti lascio andare”
Ti minaccio.
“Mai più…”
Sussurro questa volta.
Ma tu mi hai sentito bene.
Sorridi e ricambi il mio abbraccio.
Piano ti allontano da me.
Quel tanto che basta per vedere finalmente il tuo viso.
Come al solito sei tu la più forte tra noi.
Ti allunghi e mi baci.
Non aspettavo altro, Alice.
Ti sollevo mentre le nostre bocche sono ancora unite.
Ti poggio sul letto.
La mia maglia nera finisce veloce sul pavimento di legno.
Ci stacchiamo solo per riprendere fiato.
Sono sopra di te.
Mi fermo solo per ricevere conferma.
Tu mi fissi dolcemente.
Sorridi, mentre allunghi le braccia e mi tiri verso il tuo viso.
Per me è sufficiente.
Anche questa sfida l’hai vinta tu, Alice.
 
  
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