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Autore: Khailea    24/01/2019    0 recensioni
Un'avventura action con trame avvincenti e personaggi unici e caratteristici!
Saghe appassionanti e ricche di colpi di scena, special divertenti e di ogni genere!
Unisciti alle stravaganti avventure degli studenti della Werewolf Shadow!
I personaggi di cui si parla in queste storie sono inventati da un gruppo di role chiamato Werewolf's Shadow 2.0.
Questo è il secondo progetto di fiction scolastica del gruppo fatto con l'approvazione dei suo componenti.
Non ci sono collegamenti con il precedente progetto e la trama é molto diversa.
Il logo del lupo appartiene al nostro gruppo esattamente come i personaggi e l'ambientazione.
Se volete unirvi a noi potete fare richiesta qui https://www.facebook.com/groups/660949357417726/members/
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Personaggi in questo capitolo: 
Jack 
Daimonas 
Ailea
Khal 
Lighneers 
Zell 
Astral 
Lacie 
Hope 
Grace 
Milton 
Seraph 
Alexander 
Johanna 
Samantha 
Diana 
Nadeshiko 
Vladimir 
Ayame 
Ryujin
Yume
Cirno
 
 
 
 
 
Ailea-Khal:
 
 
-Ah…ah…ah!-
Dalla piccola stanza della camera della ragazza provenivano degli striduli versi di piacere, che andavano ad insinuarsi tra le crepe nel pavimento riempiendo l’aria d’eccitazione.
I due giovani erano ancora a casa di lei ed ormai fuori dalla finestra era scesa la notte, che con le sue stelle regalava nell’oscurità una tenue luce che permetteva a loro di vedersi anche nel buio.
Entrambi erano stesi sul letto mentre i loro vestiti erano stati lanciati via dove capitava, principalmente sul pavimento però. Il magro corpo della bruna sussultava ad ogni tocco mentre lui le teneva le braccia bloccate verso l’altro con la mano destra, stringendo con forza per l’intensità del piacere che provava.
Ogni spinta con cui si faceva largo nel suo corpo accresceva solo il desiderio di possederla ancora di più, ed alternava voraci morsi al collo ed al seno con languidi sguardi e sorrisi pieni di passione, mentre con la mano sinistra le graffiava il fondoschiena e la schiena.
Alcune volte apriva delle piccole ferite e nei momenti in cui si vedeva il sangue la leccava proprio in quel punto, facendo sussultare quel corpicino.
Ailea semi bloccata lo lasciava fare, ma nei momenti in cui le loro labbra si toccavano lei non mancava di mordergliele trattenendosi solo quel giusto per non farlo sanguinare, insinuando la lingua poi nella bocca di lui con lenti e sinuosi movimenti, allontanandosi per passare poi al collo ed al petto. Poteva intuire quanto gli piacesse perché le spinte si facevano più serrate e forti, quasi arrivavano a farle male ma anche in quel modo provava un brivido di piacere.
Non poteva toccarlo bloccata com’era ed in certi casi era stato veramente difficile trattenersi, ogni dettaglio in lui la faceva impazzire, dai capelli che gli ricadevano sul viso, la mandibola serrata all’aumentare di quel sentimento che li accumunava, il petto dalla muscolatura perfetta che s’alzava e s’abbassava ad ogni sospiro. Difficilmente avrebbe potuto stancarsi di tutto questo.
D’altra parte lui non era così distante da tale pensiero, poter essere l’unico a ferire in quel particolare modo la sua carne e trarne piacere lo rinvigoriva ad ogni gesto, i capelli neri di Ailea spettinati sul cuscino su cui era appoggiata, i seni che ballonzolavano e venivano catturati dalla sua bocca, quella falsa fragilità dovuta ad un corpo perfetto, femminile e senza una particolare muscolatura. Inoltre il rosso delle pupille socchiuse che ricordava un lago di sangue l’avrebbe potuto imprigionare per tutta la vita. Particolarmente piacevole era sentirla gemere sotto di sé, mentre con il suo membro si faceva strada lungo la stretta ed umida fessura, nei momenti in cui teneva gli occhi chiusi e percepiva con maggior chiarezza ogni respiro.
Ad un certo punto il ragazzo fece passare il braccio completamente sotto la sua schiena, aggrappandola ed appoggiando il viso nell’incavo del collo di lei, che istintivamente ne approfittò per arrivare a mordergli l’orecchio. Le spinte divennero non solo più forti ma anche più rapide, Ailea aveva già raggiunto il piacere numerose volte ed ora era Khal ad avvicinarvisi. Strinse con la mano sinistra le costole di lei mentre arrivò ancora a morderle il collo, e per la forza usata ancora una volta lei emise un verso di puro piacere che andò ad accompagnare il culmine di quello del compagno. Madidi di sudore rimasero immobili per qualche minuto, fino a quando lui non la lasciò delicatamente uscendo dal proprio corpo, togliendosi il profilattico che avevano usato, entrambi guardandosi sorrisero mentre lei soprattutto riprendeva fiato.
In seguito la ragazza subito si alzò per cercare almeno qualche vestito, ritrovando le mutande ed una maglia a maniche corte che le arrivava poco sotto il sedere, nonostante avessero raggiunto una maggiore intimità sessuale lei si mostrava ancora timidamente completamente nuda davanti a lui, almeno quando non lo facevano. Khal lo capiva anche solo dal modo in cui lei imbarazzava evitava il suo sguardo, mentre nelle volte in cui lo incontrava arrossiva, ma aveva tutto il tempo del mondo per lasciarla abituare. Lui di rimando era completamente sereno a mostrarsi nudo, non aveva alcun timore circa il suo aspetto, lo teneva ben allenato e sapeva d’essere attraente. Per questo invece che rivestirsi gattonò sul letto davanti al quale lei si stava vestendo, e l’abbracciò alla vita.
Ailea sorridendo intenerita le accarezzò i capelli.
-Hai voglia di coccole?-
-Mi piace stuzzicarti…-
Rispose lui accarezzandole la gamba.
-Fidati, ci riesci molto bene ahah.-
-Miao.-
Prima che potessero fare altro una piccola testolina nera comparve dalla porta della stanza, attirando l’attenzione di entrambi.
-Miao.-
Sorridendo Ailea si allontanò dal compagno andando ad accarezzare la gatta che era venuti a trovarli.
-Anche tu vuoi delle coccole Morgana?-
-C’è la fila a quanto pare.-
Disse scherzosamente Khal rimettendosi almeno le mutande, mentre l’animale si muoveva tra le gambe della ragazza affettuosamente. Spostando l’occhio sull’orologio sul proprio comodino Ailea vide che erano appena le undici e mezza, e così le venne in mente un’idea.
-Khal, ti andrebbe di portar Morgana fuori con me?-
-Mh? Che intendi?-
Chiese lui guardandole.
-Portarla fuori con il guinzaglio, le piace tanto anche solo star fuori dalle scale.-
Rispose la ragazza prendendo anche dei pantaloni, Khal intanto non ci pensò su molto e subito si rivestì assieme a lei. Non avendo mai avuto degli animali domestici non era abituato a quelle cose, ma era anche sorpreso dal fatto volesse portar fuori un gatto in un modo tipico per cani.
A quanto pare però a Morgana piaceva veramente uscire, perché come Ailea prese dal comodino un guinzaglio viola questa miagolò subito felice e li precedette alla porta d’uscita, facendosi mettere con facilità il guinzaglio.
Già superata la porta produsse delle forti fusa mentre si strusciava sulle gambe dei due poi sulla parete, sembrava veramente felice. Ancora una volta Khal sentì quella sensazione di pace ed estraniazione dal mondo, ma il fatto fossero completamente soli gli impedì di scacciarla.
-Vuoi provare tu a tenerla?-
Chiese Ailea porgendogli l’estremità del guinzaglio, era da parecchi anni che lei e Morgana avevano quelle piccole uscite notturne, ma nell’ultimo periodo non avevano avuto molte occasioni per farlo.
-Certo.-
Annuendo Khal prese il guinzaglio accompagnando la gatta accanto alle scale, queste però non venivano percorse ma solo osservate sempre rimanendo vicino al ragazzo, che le accarezzava la schiena.
Intenerita da quella scena anche Ailea si avvicinò, tenendo però gli occhi fissi su di lui, inginocchiandosi infine come aveva fatto l’altro.
-Khal…-
-Sì?-
-Ti amo.-
Era una cosa completamente spontanea e sincera, vedendolo in quel modo lei si era sentita incredibilmente vicina ed era stata certa al cento per cento di quel sentimento, anche se visto era la prima volta che glielo diceva c’era stata un po’ d’emozione nella sua voce.
Di rimando Khal non fu certo da meno. Aveva aspettato di sentir pronunciare quelle parole dalla sua bocca da quando aveva iniziato ad interessarsi a lei sentimentalmente, le aveva bramate e ricercate, ed ora che le aveva ottenute sentiva un forte fremito in tutto il corpo.
Il cuore provò un immenso calore, e perfino le sue guance, senza poterlo controllare, arrossirono, mentre il viso, con gli occhi spalancati, assumeva un’espressione mista alla gioia ed allo stupore che lo rese incredibilmente tenero.
Passarono pochi secondi però prima che prendendole la mano le desse un bacio a fior di labbra, sussurrandole la risposta.
-Ti amo anche io.-
Era un sentimento sincero che mai aveva provato prima, ma nonostante questo sapeva perfettamente di che si trattava. Non lo si poteva descrivere, lo si poteva solamente vivere.
Tenendosi per mano i due lasciarono Morgana giocare ancora per un po’ fuori casa, fino a quando questa non tornò volontariamente dentro.
Ormai era molto tardi quindi i due decisero d’andare subito a dormire. Ailea abbracciata al ragazzo impiegò molto poco per riuscirci, provando un forte calore che raggiungeva ogni angolo del suo corpo, ma Khal invece rimase sveglio ad accarezzarle la guancia ed i capelli.
Era così bello poterla sentir così vicina, era come se ogni cosa nell’universo fosse perfettamente sistemata ad ogni posto, e non c’era spazio nemmeno per la paura di perderla.
Se fino a quel tempo non aveva pensato altro che ai soldi ed al potere ora c’era qualcosa d’ancor più importante da conservare, ovvero lei.
In futuro sicuramente sarebbe diventato molto forte, ma grazie a quel sentimento che stava provando s’era reso conto di una grande falla nel suo piano. Se anche si fosse trovato in pericolo di vita non avrebbe avuto un vero e proprio motivo per continuare, che andasse oltre all’istinto di sopravvivenza, ben inteso. Non avrebbe avuto qualcosa che senza di lui sarebbe stato perso, qualcosa di essenziale per cui non lasciarsi ammazzare ad ogni costo. Avrebbe potuto quindi rischiare d’essere avventato, di non conoscere la paura per ciò che abbandonava e finendo prematuramente il suo corso, invece grazie ad Ailea sarebbe potuto esser tutto diverso, e perfetto.
Gli aveva dato un motivo per vivere.
Forse era sotto l’onda di questi sentimenti che non riuscì a dormire, e forse fu proprio per questi che, verso le tre del mattino, si alzò uscendo dall’edificio, senza che la compagna si accorgesse di nulla…
 
 
 
 
 
Lighneers:
 
 
 
La notte era ormai scesa su Rookbow, e la parte notturna della città s’era risvegliata. Le luci delle insegne dei bar e dei lampioni per la strada concedevano alle persone di non brancolare nel buio, ma vista l’aria fredda  le persone preferivano restare dentro ai locali o simili.
Lighneers stava passeggiando tenendo lo sguardo basso, alzando la testa solo di tanto in tanto per leggere i vari posti che aveva intorno.
Purtroppo visto s’era appena fatto un tatuaggio non poteva tornare subito a combattere, sarebbe stato rischioso e non intendeva rovinarlo, oltretutto gli erano rimasi ancora degli spiccioli quindi non era così urgente combattere.
Ben altra cosa invece era trovare un posto dove dormire, era comunque un ragazzo, alla lunga passare le notti in bianco sarebbe stato un bel problema, e non solo per il suo fisico ma anche perché gli altri avrebbero potuto notare quel cambiamento, sospettare qualcosa e così scoprire tutta la faccenda, ed era l’ultima cosa che voleva.
S’era cacciato lui in quel pasticcio e ne sarebbe uscito da solo, gli affari della vita privata dovevano restare tali.
Doveva trovare una soluzione in fretta, ma anche se dei jewel erano rimasti non bastavano nemmeno per un monolocale, ed in quel caso avrebbe dovuto prendere dei mobili e preoccuparsi costantemente dell’affitto.
Sospirando pensò a come non s’era mai veramente preoccupato di tutte quelle cose, in passato era riuscito a risparmiare abbastanza da evitarlo ma tutto era andato a quel paese.
-Domani sarà meglio riprendere con le scommesse, almeno con le risse a scuola posso sperare di far qualche soldo pure in quelle ore.-
Bastava approfittare anche soltanto di Ailea e Seraph, che si “allenavano” varie volte, oppure spingere qualcuno contro Lacie in modo da far infuriare Astral. Altrimenti qualcosa di sciocco con i ragazzi più stupidi, come a farsi sfidare a tirare uno schiaffo alle Mustang.
No, alle Mustang no.
Non perché avesse paura di loro o delle punizioni, ma quelle tre essendo state sue vicine di casa potevano dargli delle grane sull’argomento anche solo per vendetta. Magari qualcuno di più facile e che non lo conosceva per nulla.
Aveva molte cose per lo meno che potevano tenerlo occupato, e tutte in un modo o nell’altro portavano ai soldi.
Guardandosi attorno lesse vari volantini per persone che affittavano delle case, ma nessuno andava mai bene, era quasi snervante da quel punto di vista ma per quanto la situazione potesse sembrar difficile sapeva che in qualche modo sarebbe potuto andare avanti.
Ad un certo punto che continuava a muoversi improvvisamente notò per strada un grande camion della spazzatura, che raccoglieva i rifiuti da quei grossi cassonetti verdi, e vedendone uno aperto si sorprese di quanto l’interno sembrava quasi grande.
E fu proprio da quel pensiero che gli venne in mente una grandiosa idea.
-Un cassonetto!-
Un piccolo sorriso comparve sulle sue labbra mentre affrettò il passo concentrandosi questa volta nei vicoli. Un bidone della spazzatura era abbastanza grande per una persona e se pulito poteva essere facilmente usato come piccola casetta, non aveva bisogno di chissà quale mobile e doveva solo far attenzione ai netturbini che non gli buttassero via le proprie cose.
Ce n’erano così tanti poi che uno in meno non avrebbe fatto chissà quale differenza, e grazie alle ruote poteva anche spostarlo dove preferiva e nasconderlo.
Si spostò così fino a quando non ne trovò uno perfetto tra i vicoli in mezzo alle case, non voleva attirar l’attenzione e quindi aveva scelto una zona non molto trafficata. Il bidone era di grandezza normale e di colore verde scuro, non aveva particolari chiazze fuori che potessero far intendere qualcuno ci aveva vomitato, ma naturalmente l’interno non profumava in chissà quale particolar modo. Come prima cosa tolse tutti i sacchetti della spazzatura, ed anche quella caduta da essi. Per una notte poteva anche sopportare gli odori, mentre con il passare dei giorni l’avrebbe ripulito da cima a fondo.
-E poi non dovrei sentirmi un genio.-
Commentò ridacchiando risolvendo così anche il problema delle tasse, se avesse avuto bisogno di un bagno o una doccia avrebbe potuto usare quelle della scuola o di una palestra qualsiasi, fingendosi abbonato.
Purtroppo però non era così solo come aveva pensato, un gruppo di ragazzi infatti l’avevano notato aggirarsi attorno ai bidoni, e pensando stesse frugando nella spazzatura avevano iniziato a canzonarlo.
-Ahaha, guardate quel barbone, che sfigato.-
Saranno stati almeno in cinque, tutti dalla buona muscolatura ma disarmati, Lighneers non concesse loro nemmeno un’occhiata e continuò a svuotare la sua nuova casa.
-Che hai sfigato, hai così fame che vuoi prenderti tutti i sacchi?-
Chiese un altro avvicinandosi, circondando il verde assieme agli amici, iniziavano ad essere veramente irritanti, ma ancora lui non rispose.
-Hai paura di noi barbone ahahah?-
Uno del gruppo tentò di spingere Lighneers con una mano, ma questo inaspettatamente saltò contro la parete vicina e dandosi uno slancio abbastanza forte saltò nuovamente contro lo sconosciuto, afferrando il bordo del cassonetto aperto riuscì a portarsi in una posizione in cui colpì con entrambe le ginocchia il viso dell’altro facendolo cadere a terra con il naso rotto.
Atterrando facilmente Lighneers guardò i quattro rimasti freddamente.
-Levatevi dai piedi.-
Per qualche istante gli altri rimasero a fissarlo in cagnesco, ma presto vedendo le condizioni in cui aveva ridotto il loro amico in così poco tempo fecero come aveva detto, trascinandolo via.
-Tsk, facile prendersela con chi sembra debole.-
Sbuffò Lighneers liberando del tutto il cassonetto, notando però che il gruppo aveva per puro caso fatto cadere un portafogli.
-Oh, non tutto il male vien per nuocere.-
Disse sorridendo buttando via i documenti e tenendosi i soldi.
In un modo o nell’altro c’era sempre il metodo per guadagnare.
 
 
 
 
 
Zell:
 
 
Ormai era quasi la mezzanotte, dopo il progetto con Diana Zell era rimasto per buona parte del tempo nella sua stanza al dormitorio a riposare dopo essersi fatto una doccia calda. Lui e la ragazza avevano deciso che per il compito ciascuno avrebbe potuto aggiungere ciò che voleva anche da casa, per quanto riguardava note ed informazioni, ma lui non aveva alcuna voglia di continuare a studiare o lavorare.
S’era mangiato qualche cosa per cena dopo di che aveva aspettato che arrivasse la sera, ed al momento più opportuno era uscito chiudendosi la stanza a chiave, dirigendosi all’appartamento che aveva in centro. Il fatto non lo usasse riduceva di molto il costo dell’acqua o della luce, quindi le tasse non erano un grande problema, anche il dormitorio era poi fatto apposta per non dover spender troppo e così gli andava solo a proprio favore.
Prima di uscire si era cambiato indossando dei jeans scuri, una maglia blu a maniche lunghe ed una felpa nera con cappuccio che aveva tenuto sulla testa, aveva camminato senza fermarsi a guardare i bar o i negozi aperti e raggiunto l’appartamento la prima cosa che aveva fatto era stato raggiungere l’armadio, dal quale prese una mazza da baseball.
Come già aveva fatto in passato usava quel luogo come una specie di covo, o una base da cui partire per la caccia ai criminali. Non riusciva a farlo ogni sera, ma nei momenti in cui se la sentiva usciva per pattugliare le strade ed evitare che potesse accadere il peggio a qualcuno, anche solo per una notte.
Ora con anche il suo tirapugni aveva un’arma in più, e l’allenamento con Ailea l’aveva aiutato a capirne di più il funzionamento.
Spense tutte le luci chiudendo a chiave l’appartamento, aprendo poi la finestra ritrovandosi sulle scale anti-incendio.
Aveva fatto tante volte quella cosa ma era bene prestare sempre la dovuta attenzione, il palazzo accanto era più basso rispetto al suo e così gli bastò solo un salto per raggiungerne il tetto. Si spostò così grazie a questi tenendo una perfetta visuale del circondario.
Era anche piacevole osservare quel perfetto cielo sopra la sua testa, senza altro che gli alberi come intralcio naturale.
La luna era bianca come poche volte e gli infondeva una grande calma, tanto che però un po’ procedette a passo normale guardandola, saltando solo nei momenti in cui era strettamente necessario.
Questa pace però durò solo fino a quando non gli sembrò di sentire alcuni rumori provenire da sotto l’edificio in cui si trovava, e sporgendosi notò che tre persone dai volti coperti stavano cercando di manomettere un bancomat.
Non era un crimine contro altre persone, ma non per questo non sarebbe intervenuto. Con grande agilità percorse tutte le scale anti-incendio ed arrivato al termine saltò direttamente sopra uno dei tre, in modo da tramortirlo.
Rotolando sul fianco evitò di ferirsi, e quando gli altri due provarono a colpirlo con un piede di porco utilizzò la lama del tirapugni per cambiarne direzione, come gli aveva mostrato Ailea, e fece scorrere la punta lungo il ferro fino a raggiungere la mano dell’aggressore, che venendo così ferito fu costretto a lasciar andare l’oggetto.
Per quanto riguardava il terzo invece usò la mazza da baseball per colpirlo allo stomaco, facendolo così piegare in avanti arrivando a colpirlo con il tirapugni sul collo, con una potenza tale da farlo cadere subito a terra.
Rimase così in piedi ancora solo quello con il piede di porco, ma bastò un pugno sul viso per farlo cadere risolvendo la questione.
Non poteva permettersi il lusso di protrarre gli scontri troppo a lungo, la polizia girava comunque per le strade e non intendeva rischiare d’esser catturato, quindi come capiva che i nemici non potevano più rialzarsi se ne andava, e così fece anche quella volta, portandosi via per sicurezza il piede di porco in modo non potessero ritentare nel furto, abbandonandolo in un bidone lontano.
Per il momento il ragazzo preferì non arrampicarsi nuovamente sui palazzi, sarebbe stata una perdita di tempo e se proprio ne avesse avuto bisogno sarebbe potuto salire ogni volta che voleva.
Camminando per le strade evitò di metter in vista il tirapugni e la mazza nei momenti in cui era in mezzo alle persone, forse se fosse stato vestito diversamente avrebbe potuto farsi passare per un ragazzo di ritorno da una partita.
-Ne terrò conto per le prossime volte…-
Borbottò tra sé e sé mantenendosi su una strada nella parte sud della città, sicuramente dove c’era più bisogno di aiuto in quei momenti.
Se non fosse stato ben allenato sicuramente passare per quei posti gli avrebbe fatto un certo effetto, ma ormai sapeva bene a chi prestar più attenzione, o a cosa.
Ad un certo punto gli sembrò di sentire alcuni rumori provenire da un palazzo vicino, e muovendosi in silenzio notò che un ragazzino che sarà stato poco più piccolo di lui stava cercando di forzare un’automobile.
Sospirando pensò a cosa dovevano ricorrere certe persone pur di trovare qualcosa, e si chiese i suoi genitori dove potessero essere e se gli avevano insegnato a comportarsi diversamente.
Non era però per quel compito che si trovava lì, ma visto era più piccolo inizialmente volle spaventarlo solamente colpendo il terreno con la mazza. Come s’era aspettato il giovane sobbalzò, e vedendolo estrasse un piccolo coltellino, che però nulla era a paragone con il tirapugni.
-Vai a casa, invece che fare queste cose.-
Lo avvertì Zell serio, ma non ottenne alcuna risposta allora fece un passo avanti senza alcuna paura.
-Ho detto vai a casa. Non è così che ti guadagnerai da vivere.-
Sicuramente il suo sguardo e le armi che aveva erano capaci di intimorire gli altri, eppure il ragazzo tentò di mostrarsi coraggioso fino all’ultimo, fino a quando almeno non notò che in lontananza altri si stavano avvicinando, e così scattando in piedi corse via.
-Ehi voi! Che state facendo!-
Un uomo adulto stava correndo nella loro direzione, Zell non fu sicuro se fosse un poliziotto o il proprietario dell’auto, o un semplice sconosciuto, ma come aveva fatto il moccioso anche lui iniziò a correre, saltando un’alta siepe riuscendo così a mettere un ostacolo contro l’inseguitore.
Dopo la corsa del pomeriggio si poteva ben dire allenato, e passando per i giusti punti riuscì a seminar presto l’uomo senza lasciare nemmeno una traccia del proprio passato. Non sapeva cosa fosse successo al marmocchio, ma una parte di lui sperava non l’avessero preso, infondo non sapeva il perché stesse agendo così, e la questione poteva anche esser delicata.
Purtroppo non solo a Rookbow quel tipo di cose accadevano, ma almeno c’erano persone che si battevano per riparare alcuni danni, come lui. Sapeva di non poter cambiare l’intera vita delle città, ma chi diceva che con le sue piccole azioni non potesse veramente aiutare qualcuno in meglio?
Fossero quelli a cui dava una bella batosta, che potevano imparare una lezione, o le persone che salvava evitando loro orribili traumi.
-Credo andrò avanti ancora per un po’, la notte è giovane dopotutto.-
 
 
Diana:
 
 
Quel giorno Diana era riuscita a prendere l’autobus per tornare a casa molto prima del solito, non aveva dovuto aspettare nemmeno mezz’ora che questo era arrivato subito infatti. L’aveva trovato un po’ pieno a dir la verità, ma visto la sua era l’ultima fermata era certa avrebbe potuto trovare qualche posto.
Fece attenzione solamente ad evitare che la propria spada intralciasse gli altri, e quando  trovò dove sistemarsi non dovette far altro che lasciarsi trasportare dal paesaggio mente tutti gli altri suoni svanivano.
Ben presto arrivò davanti ai suoi occhi la tranquillità di quel mare che tanto amava, e scendendo dal mezzo dopo aver rispettosamente salutato l’autista la ragazza si permise qualche profondo respiro prima di camminare verso la propria casa. Non ci volle molto comunque perché notasse che c’erano alcune luci accese, il che significava quasi certamente che suo padre era tornato.
-Finalmente!-
Erano passati vari giorni dall’ultima volta che l’aveva visto e per questo affrettò il passo rispetto a prima, raggiungendo la propria casa in largo anticipo per la cena, forse per questo non trovò la porta bloccata come capitava di tanto in tanto.
-Sono a casa.-
Disse subito ad alta voce guardandosi attorno, tutto sembrava esser tornato perfettamente alla normalità, perfino la scala ed i mobili erano come nuovi. L’unica cosa che le fece ricordare l’incidente di qualche tempo prima erano le nuove cornici delle foto alla parete.
-Sono in salotto, vieni pure.-
La voce del padre era calma e serena, e Diana subito lasciò le scarpe e lo zaino sulla porta raggiungendolo, il corpo del padre, che portava una semplice maglia a maniche corte e dei pantaloni lunghi, aveva molte bende a coprirne la pelle, ma infondo aveva una certa età quindi non si poteva pretendere guarisse subito.
-Sei di ritorno dall’orfanotrofio?-
Chiese la ragazza sedendosi.
-Sì, sono andato a controllare stessero tutti bene. Mi spiace averti lasciata sola con così poco preavviso.-
-Non preoccuparti, non è una novità infondo.-
Anche se ogni tanto, anzi varie volte, era gelosa del fatto non potesse avere tutto il tempo del padre, non aveva mai tenuto il muso troppo a lungo, perché magari i momenti assieme non erano tantissimi, ma belli.
-Come è andata a scuola?-
Chiese il padre mentre leggeva un giornale.
-Bene, oggi ho fatto un compito assieme ad un mio compagno, abbiamo fatto un esperimento che riguardava la corsa, quindi mi sono divertita.-
-Bene, ne sono felice. Soprattutto del fatto che stai coltivando qualche rapporto. Fa parte dei tuoi amici che sono venuti qui?-
-Sì, si chiama Zell. Anche con gli altri passo molto tempo.-
Rispose la figlia sdraiandosi stiracchiandosi la schiena.
-E che mi dici di Vladimir?-
-Mhp…si c’è anche lui nel gruppo.-
Ormai era abituata a questo fatto, ma non l’aveva mandato giù del tutto, soprattutto perché era alla Werewolf’s Shadow quasi per farle da balia.
-Era proprio necessario comunque chiamarlo per tenermi d’occhio?-
Chiese Diana che difficilmente riusciva a tener a freno la lingua.
-Non voglio trattarti come una bambina, lo sai. Ma sei in un periodo difficile della tua vita e facilmente ti cacci nei guai.-
Rispose il padre serio.
-Però me la sono sempre cavata benissimo…-
-Negli scontri, sì. Ti ho addestrata bene e sono certo difficilmente qualcuno possa batterti. Tuttavia devi anche affrontare delle difficoltà che fanno parte della società, come quando si trasgrediscono le regole.-
Non le piaceva affatto dove stava andando a parare l’argomento, soprattutto perché le ricordava ciò che era successo con il professor Rotsala. Vladimir magari non aveva fatto la spia, e questo riduceva le possibilità il padre lo sapesse, ma anche tenerlo nascosto magari non avrebbe fatto altro che farla saltare ogni volta che credeva lui lo sapesse.
-Papà…c’è qualcosa che devo dirti…-
Disse infatti per togliersi quel peso dallo stomaco, non le piaceva essere rimproverata ma magari non sarebbe durata a lungo.
-Dimmi pure.-
-Qualche giorno fa mentre tu non c’eri è successo qualcosa a scuola…in realtà ho combinato qualcosa.-
Iniziò lei grattandosi la testa cercando le parole migliori da usare.
-Già parecchio tempo prima c’era stato un professore che mi aveva fatto saltare i nervi, questo si crede chissà chi e deve sempre fare lo spaccone! Avevamo un conto in sospeso insomma.-
-Quindi cos’hai fatto?-
Non sapeva dire che la sua calma fosse un bene o no, ma continuò comunque.
-L’ho colpito ed è volato dalla finestra. E’ vivo e già il giorno dopo era al lavoro…ma mi avevano cacciata da scuola.-
Concluse la ragazza tutto d’un fiato.
-E ci ha pensato Vladimir a risolvere la faccenda?-
-Lo sapevi già?-
-No, ma visto oggi sei andata a scuola ho l’ho intuito.-
-Ah…-
Quindi non sapeva nulla, magari se non avesse detto nulla non se ne sarebbe mai accorto.
-E’ questo ciò di cui parlavo, devi fare attenzione a ciò che fai perché possono esserci gravi conseguenze.-
-Lo so questo, ma anche tu avresti fatto lo stesso!-
-Oh lo so bene ahaha. Ho combinato molti guai quando ero giovane, ma hai visto a cosa hanno portato certe mie decisioni. Non puoi mai sapere come il passato potrà colpirti.-
Anche se non la stava rimproverando il discorso non diventava più piacevole, lei era molto impulsiva infondo e quindi non riusciva a trattenersi dal fare alcune cose.
Ciò comunque non risparmiò il padre dal colpirle la testa con un pugno.
-Ouch!-
-Questo è per il casino che hai fatto, e se non hai già ringraziato tuo fratello domani dovrai farlo.-
-Ma papà!-
-Niente ma signorina, altrimenti stasera puoi scordarti la carne.-
L’avvertì lui alzandosi per andare a cucinare.
-Uffa…era meglio se stavo zitta…-
-Sei troppo onesta per comportarti così.-
Era vero, l’aveva educata fin troppo bene, ma almeno come premio poteva avere la miglior bistecca mai mangiata prima!
 
 
 
 
 
Ryujin- Johanna:
 
Al termine di quella giornata Johanna era subito tornata alla propria stanza del dormitorio, per potersi godere il meritato riposo e rilassarsi da sola. Le lezioni di danza non ci sarebbero state ogni sera e per quella volta ne era felice, il corpo infondo ha bisogno di una pausa di tanto in tanto.
Una volta arrivata si era rapidamente spogliata, andandosi a fare una bella doccia calda, era così piacevole che al termine d’essa si sentì nuovamente piena di energie ed allegria.
La giornata con Grace aveva contribuito nel suo buon umore, era poi in pari con tutti i compiti e sentiva come se nulla potesse infastidirla.
Almeno così aveva pensato fino a quando il telefono non aveva iniziato a suonare, ed il numero era quello della sua casa a Londra.
-Uffa, spero non siano delle noie…-
Non era da lei ignorare le chiamate o simili, infondo nonostante spesso simili chiamate rovinassero le sue giornate non se la sentiva di far preoccupare tutti a casa, e per questo motivo anche quella volta risposte.
-Pronto?-
-Ciao sorellona!-
La voce di sua sorella minore arrivo ben chiara alle sue orecchie, ma non per questo meno piacevole, ed a dimostrazione di ciò fu il largo sorriso della bionda.
-Ciao! Che bello risentirti, come stai?-
-Benissimo, oggi a scuola ho preso un bel voto sai?-
-Ma che brava come sono felice, anche io oggi ho lavorato con una mia amica per un compito importante.-
-E per che cosa?-
Chiese la piccola curiosa.
-Oh una materia complicata, nulla che ti possa interessare.-
-E la tua amica invece come è?-
-Molto simpatica ed energica, grazie al suo lavoro in una palestra vicina abbiamo trovato l’argomento perfetto del compito.-
-Oooh che bello, tutti i tuoi amici sono così?-
-Sono tutti diversi tra loro, ma è proprio questo il bello.-
Disse Johanna sdraiandosi sul letto per parlarle più comodamente, dopo essersi naturalmente messa una canotta gialla e dei pantaloni rosa del pigiama.
-Anche io da grande voglio avere tanti amici, e sono tutti buoni con te?-
-Oh certo, se ho bisogno di aiuto ci sono sempre. Ma come mai mi chiedi queste cose?-
-Nostra sorella è sempre preoccupata e dice che lì ci sono delle persone cattive.-
Sospirando la bionda rimase in silenzio per qualche secondo, naturalmente doveva esserci lo zampino di lei…
-Non farti troppo influenzare, non puoi giudicare un libro dalla copertina.-
L’ultima cosa che voleva era che diventassero uguali.
-Va bene, anche se non capisco bene cosa intendi.-
-Semplicemente che prima di dire delle cattiverie sugli altri dovresti prima capire se hai ragione, non come lei.-
-Quindi dice delle bugie?-
-Non proprio, si chiamano pregiudizi, lo capirai quando sarai più grande non preoccuparti.-
Improvvisamente nei loro discorsi s’intromise qualcun altro, una persona con cui Johanna avrebbe preferito non avere a che fare almeno per quella sera.
-Con chi stai parlando?-
Chiese la voce alla bambina.
-Con Johanna.-
-Johanna? Passamela subito.-
-Oh no…-
-Johanna!-
Ed in men che non si dica era arrivata a guastare il bel momento la loro sorella maggiore, e come minimo la bionda sentiva che per potersi rilassare ancora avrebbe avuto bisogno di dieci docce.
-Ciao…-
-Perché oggi pomeriggio non hai risposto ai miei messaggi?-
Chiese la maggiore con tono autoritario.
-Ero con una mia amica.-
-E questa tua amica non voleva farti parlare con me?-
-No, ero io che non volevo rovinare il momento con del malumore.-
-Che momento? Che stavate facendo!-
Urlò quasi l’altra già arrabbiata.
-Niente! La vuoi smettere di comportarti così? Stavamo facendo un compito su psicologia sociale, chiacchieravamo e non volevo farla preoccupare immusonendomi.-
Rispose Johanna alzando la voce, la faceva veramente imbestialire.
-E ti sembra giusto far preoccupare me?-
-Tu ti fai delle paranoie per nulla.-
-Ma sei seria?!-
-Certo! Mi dai sempre contro, non mi sostieni e solo perché ti fai delle preoccupazioni immaginarie!-
Sapeva d’aver ragione, infondo sua sorella era sempre voluta vivere all’interno di uno schema monotono, frequentare le stesse scuole, le stesse conoscenze, avere gli stessi progetti futuri, in modo così da non avere preoccupazioni o pericoli.
Ma la vita era fatta di molte altre cose, e Johanna voleva viverle tutte, e proprio a Rookbow lo stava facendo.
-Sei tu che vivi in un mondo immaginario pensando che ciò che stai facendo possa esserti utile. Ti stai solamente rovinando!-
-Perché non puoi mai essere dalla mia parte!-
Quando i discorsi andavano su questo frangente iniziava sempre a montarle un forte groppo in gola, mentre gli occhi si inumidivano sia dalla rabbia che dalla tristezza.
-Perché stai sbagliando tutto!-
-Sai chi sta sbagliando? Tu come sorella! Una sorella maggiore dovrebbe sostenere, aiutare, e non fare come fai tu!-
-Magari se tu fossi una sorella migliore le cose sarebbero diverse!-
A quell’ultima frase Johanna non ce la fece più, e lanciando un urlo di rabbia chiuso il telefono con forza lanciandolo sul cuscino.
-Accidenti!-
In quell’ultimo periodo le cose stavano andando tutte storte, Mattia, Marco, ed ora anche questo, stava iniziando a non farcela più ed ora che era sola non aveva più alcun motivo per trattenere i singhiozzi, lasciandosi andare mentre rimaneva rannicchiata su se stessa.
Ciò che non sapeva però era il fatto i suoi sfoghi non erano stati completamente inuditi, e che avevano attirato anche la preoccupazione di qualcun altro…
Ryujin in seguito al lavoro con Yume era uscito giusto il tempo per comprare qualcosa da mangiare in caso di bisogno, ma visto il dormitorio maschile e femminile erano praticamente attaccati aveva sentito anche da lontano la voce di Johanna, evidentemente furiosa con qualcuno, anche se non poteva intuire fosse solo al telefono.
Sapeva bene non fossero affari che lo riguardavano, e che forse per rispetto avrebbe dovuto proseguire arrivando fino alla propria stanza, ma senza accorgersene si era avvicinato abbastanza da sentire anche i suoi singhiozzi, ed alla fine preoccupato bussò alla porta.
I rumori subito cessarono, e pochi attimi dopo Johanna aprì la porta della propria stanza.
I suoi occhi erano rossi e le ciglia bagnate facevano capire aveva pianto fino a poco prima.
-Oh, Ryujin ciao…-
-Ciao…va tutto bene?-
Chiese subito il ragazzo preoccupato.
-Sì sì…ero solo al telefono con mia sorella…-
Sospirò l’altra cercando di darsi un contegno, ma era molto difficile in quel momento.
-Capisco, scusami non volevo venirti a disturbare.-
Rispose il ragazzo cercando di sorridergli.
-No tranquillo non stavo facendo nulla. Vuoi entrare un attimo? Mi sentieri in colpa a lasciarti parlare fuori dalla porta.-
-Non è un problema?-
Infondo era la stanza di una ragazza, non voleva essere irrispettoso, per Johanna però non c’era assolutamente nessun problema, anche se si conoscevano relativamente da poco aveva intuito che tipo di persona fosse, ed il suo rispetto verso il gentil sesso la faceva sentire tranquilla.
-Sì è tutto ok, entra pure.-
E così lasciandolo fare Johanna tornò a sedersi sul letto, mentre Ryujin dopo esser rimasto a guardarsi attorno preferì sistemarsi sulla sedia.
-Allora, sapevo che dovevi fare il compito con Grace, come è andata?-
Chiese per non tirar fuori argomenti spiacevoli.
-Molto bene, abbiamo fatto un compito sui messaggi subliminali. Tu invece eri con Yume giusto?-
-Sì, noi l’abbiamo fatto sull’influenza che possono avere le persone le une sulle altre.-
-Sembra interessante, e lei com’è invece?-
Non era molto facile trovare la risposta, non poteva certo parlar male di lei, anche se non condivideva alcuni argomenti.
-E’…particolare. Però mi ha aiutato molto questo è sicuro, non sembra una cattiva persona.-
-Quelle è meglio tenerle lontane…anche se non sempre si può fare…-
Rispose Johanna sospirando appoggiandosi con la schiena alla parete, al che stavolta Ryujin non poté non provare a capire cosa la turbava.
-Scusami, non voglio essere assolutamente indiscreto…ma vedo che stai male e non vorrei almeno poterti essere d’appoggio…quest’ultima frase centra con la chiamata che hai avuto?-
La ragazza prima di rispondere sorrise amaramente abbassando lo sguardo, negli ultimi giorni aveva deciso di non mettere in luce troppo la sua vita per non essere un peso agli altri, ma aveva veramente bisogno di qualcuno con cui sfogarsi.
-Diciamo di sì…mia sorella maggiore non è molto dalla mia parte quando si tratta di Rookbow.-
-Che intendi?-
-Pensa che sia solo un posto pericoloso e che mi sto rovinando la vita.-
Spiegò la bionda sospirando sconsolata.
-Sai, anche io ho molti fratelli e sorelle, siamo tredici in tutto, anche da madri diverse.-
-Oh, non lo sapevo mi dispiace.-
-Nono, nella mia cultura non è un fatto anomalo o disonorevole l’avere molte mogli, anzi se si è in grado di render tutte loro felici è un simbolo di prestigio, per così dire.-
-Ah capisco, scusami è che non ho mai sentito di storie simili se non in casi spiacevoli.-
Rispose subito lei grattandosi la testa imbarazzata, le sembrava impossibile poter avere più mogli o mariti, per lei il matrimonio era una cosa tra due persone, ma capiva erano culture molto diverse le loro.
-Quello che voglio dire è che comprendo possa essere difficile certe volte il rapporto tra sorelle e fratelli, anche se il più delle volte andiamo d’accordo non può andare sempre così.-
-Sarebbe già tanto andare d’accordo ogni tanto. Ogni volta che mi scrive deve farmi star male per convincermi a tornare a casa!-
Sbottò Johanna guardandolo.
-E tu sei felice qui a Rookbow?-
-Certo, insomma non è semplice ed ho nostalgia della mia famiglia certe volte, però ho voi, degli amici fantastici che mi sostengono e con cui passo grandi momenti. Non potrei tornare a casa senza sentir anche la vostra mancanza.-
Ryujin senza accorgersene sorrise, felice di sapere che lo considerava come un amico.
-Hai parlato a tua sorella di tutte queste cose?-
-Ogni volta, ma lei ha la sua fissazione e non sarà felice fino a quando non avrò una vita come vuole lei.-
Era veramente una situazione difficile, e proprio per questo tentare di dar consigli poteva essere rischioso.
-Johanna, da parte mia posso dirti che avrai sempre il nostro sostegno in quanto amici. La famiglia magari non si potrà scegliere, e se la situazione ti sembrerà impossibile da sistemare forse dovresti smettere di darle un’importanza che non merita. Ma almeno per le amicizie avrai sempre modo di scegliere chi ti fa stare bene e chi non. Quindi tutto ciò che posso dirti è, fa ciò che ti rende felice. E ti ringrazio per avermene parlato.-
Johanna lo ascoltò mentre parlava, felice di avere qualcuno che tentava di capirla senza giudicarla o credere volesse stare al centro dell’attenzione del mondo.
-Dovrei ringraziarti io per avermi ascoltata…-
-Che amico sarei altrimenti?-
-E’ che non vorrei esagerare…-
Ammise la bionda ripensando a Marco.
-Johanna, se ne hai bisogno non devi assolutamente aver paura di parlare di ciò che ti preoccupa. Credimi non è stato assolutamente un problema, e come ti ho detto ci saremo sempre.-
-Grazie veramente…ne avevo bisogno.-
-Non preoccuparti. Sono felice di averti potuto tirar su il morale. Voi ragazze infondo siete molto più belle quando sorridete.-
Rispose Ryujin alzandosi dalla sedia dirigendosi verso la porta per andare al proprio dormitorio.
-Sei veramente gentile, a presto allora.-
-A domani.-
Così dicendo il ragazzo la lasciò sola nella stanza, a riflettere su ciò che veramente desiderava fare in ogni aspetto della sua vita.
 
 
 
 
 
 
Nadeshiko-Vladimir: 
 
 
Qualche ora dopo che Nadeshiko era tornata  a casa Vladimir aveva concluso a sua volta il lavoro per il giorno seguente, scrivendo dettagliatamente l’argomento su un foglio a parte.
Concluso il compito si era concesso una passeggiata rilassante, non che fosse stressato o simili, ma c’era da dire che il paesaggio di tanto in tanto regalava delle vere e proprie perle, soprattutto al tramonto. In quel momento i caldi raggi del sole svanivano verso l’orizzonte tingendo il cielo di mille sfumature, dall’azzurro all’arancione, dal viola al rosa, ed era impossibile catturarne l’essenza se non con gli occhi.
Mentre questi colori sconfinavano nel cielo andavano a toccare anche gli edifici che riflettevano i tiepidi raggi, creando particolari giochi di luce, ed infine il gioiello della città, ovvero la foresta attorno ad essa, aggiungeva quel tocco di nero che rendeva il tutto perfetto.
Era giovane, poteva concedersi questi attimi quando capitavano, soprattutto dopo aver fatto il suo lavoro, anche se per i suoi standard era stato abbastanza semplice.
Passeggiò tranquillo chiedendosi solo di tanto in tanto cosa avesse combinato Nadeshiko a casa, una parte di lui era convinto non avrebbe fatto nulla, per via della pigrizia o di una distrazione avuta all’ultimo momento, mentre l’altra metà sospettava avrebbe provato in ogni modo a non farlo entrare.
La risposta giusta però stavolta era la seconda, l’azzurra infatti al contrario suo era arrivata con molta più fretta a casa, e come prima cosa aveva trovato tutte le chiavi lasciate in un cassetto in cucina ed aveva chiuso porte e finestre in ogni angolo.
Quando si metteva una cosa in testa era la fine, inutile anche solo dissuaderla, e se centrava dare una lezione a qualcuno beh, i risultati si vedevano da sé.
Tanto per fare un po’ di scena aveva anche spostato dei mobili davanti alle porte del primo piano, lasciando solo un divano non molto distante da quella principale in modo da potervisi sedere e gioire delle urla di Vladimir quando si fosse reso conto avrebbe rischiato di passar la notte fuori.
-Ha iniziato lui a provocarmi infondo. Mi ha fatto anche spostare tutti questi mobili, che stanchezza.-
Sospirò la ragazza, cambiatasi non appena era tornata, sdraiandosi ancor più comodamente sul mobile, indossava solo delle mutandine viola ed una maglia a maniche corte azzurre. In caso lui si fosse affacciato ad una delle finestre avrebbe potuto sbattergli in faccia, metaforicamente, il suo bel corpo impossibile da raggiungere.
Ridacchiando pensando alla faccia che avrebbe fatto rimase ad aspettare, mentre Vladimir oltrepassava il primo muro d’alberi al limite della foresta, in realtà lui era più un tipo da città, ma Nadeshiko aveva preferito vivere in mezzo al nulla ed agli alberi, così s’era dovuto adeguare.
Mai però aveva rinunciato alle comodità della civiltà, questo c’era da concederglielo. Bastarono quindici minuti di camminata perché vedesse la propria casa, molte luci erano accese e ciò significava che Nadeshiko era andata in quasi tutte le stanze dimenticandosi di spegnerle.
-Qualcosa mi dice che stavolta non è stata pigra come pensavo…-
La cosa non sembrava preoccuparlo minimamente in ogni modo, ma quando fu abbastanza vicino all’abitazione guardò ad uno ad uno tutti i piani, vedendo che nella stanza principale i mobili erano stati spostati.
-Avrà provato a metterli davanti alla porta…mh, beh, magari potrei giocarle qualche scherzetto.-
Disse lui grattandosi il mento facendo un giro molto più grande della casa, in modo da non esser visto dalle finestre, mentre lui riuscì a vedere perfettamente Nadeshiko.
-Uffaaaa ma quanto ci mette? Lo chiamerei se poi non giocasse a mio sfavore, però è così noioso stare tutto il tempo senza far niente.-
Aveva iniziato a giocare perfino con la sua stessa coda, ma ben presto era diventato noioso anche quello.
-Mmmh…magari potrei fare un pigiama party, però non ho i numeri di telefono di nessuno…domani li devo chiedere a tutti! Farò anche un gruppo di pigiama party! Così quando ci annoieremo andremo tutte a casa di una di noi e si risolverà la situazione!-
Urlò la ragazza trovando un’improvvisa allegria solo al pensiero di potersi divertire con le sue amiche. In verità avrebbe anche potuto chiamare i ragazzi per Vladimir, ma a quello poteva anche pensar lui, ed una serata tra donne pareva divertente, prima o poi.
Mentre fantasticava però non si era assolutamente accorta del suo ragazzo, che dopo aver evitato il suo sguardo aveva raggiunto la casa, ed in un primo tentativo aveva provato ad aprire una porta sul retro, e qualche finestra, ma scoprì che non solo tutto era chiuso a chiave, ma anche sbarrato con dei mobili, e così nonostante lui avesse effettivamente le chiavi, visto era casa sua, non poteva comunque entrare.
-Si meriterebbe un frappè per l’impegno, tuttavia io ho comunque altri modi di entare…-
Era a questo che si doveva la sua proverbiale tranquillità, aveva sempre un modo per sistemare le cose. Gli bastò infatti solamente spostarsi su un altro muro e schiacciare delle pietre in un preciso e segreto ordine, per riuscir a far sì che queste rivelassero un passaggio segreto.
Questo non poteva certo star aperto a lungo, o sarebbe stato fin troppo facile notarlo, quindi s’affrettò ad entrare trovandosi in uno stretto corridoio gelido, le cui pareti erano in spesso ferro e rivestite con vari apparecchi elettronici. Il percorso fu breve, e lo portò stando a delle scale al secondo piano della casa, e da qui gli bastò semplicemente fare un passo avanti per far sì si aprisse la parete davanti a sé.
Il passaggio segreto di cui nemmeno Nadeshiko era a conoscenza conduceva nel suo piccolo studio tecnologico, dentro il quale si trovava il miglior computer della casa. In verità quella stessa stanza era un segreto per la sua fidanzata, la porta era nascosta grazie ad un illusione ottica che faceva sembrare ci fosse solamente la parete vuota. Naturalmente questo significava doveva tenerla pulita da sé, ma non era una gran novità dovesse occuparsi di quelle faccende da solo.
Non l’aveva tenuto nascosto tanto per, ma perché il computer era così costoso ed importante che non poteva permettersi di rovinarlo, ne aveva molti altri ma erano tutti sostituibili al contrario suo.
Sentiva chiaramente che le urla di Nadeshiko provenivano dal piano inferiore, quindi uscì dalla stanza senza alcuna preoccupazione. Gli venne da sorridere però immaginandosi la sua espressione stupita, e magari un po’ arrabbiata, vedendo che tutti i suoi sforzi per bloccarlo erano stati inutili.
Era abituato anche  a camminare in maniera molto silenziosa, per non disturbare il sonno di lei nei momenti in cui usciva dalla camera da letto per entrare nel suo studio, e farsi così scoprire, ed in questo modo raggiunse le scale e la sala principale in poco tempo e completa sicurezza.
Nadeshiko nel mentre era ancora impegnata ad immaginarsi i piani per il futuro con i loro amici.
-Chissà magari potrebbero anche divertirsi in piscina! L’avevamo fatta per rilassarci ma con degli amici sarà ancor meglio! Oh e abbiamo anche tante stanze dove farli sistemare, però sarebbe più divertente come da Diana tutti insieme.-
Vladimir ascoltandola le era arrivato proprio accanto, e lei ancora non se n’era resa conto, era quasi tenera in quel mood a confabulare su ciò che voleva fare con gli altri, e non aveva nemmeno tutti i torti, anche se non era un gran che il pensiero di casa sua piena di gente.
Ciò non voleva dire non apprezzasse gli amici o quelli con cui si divertivano, però la casa era un luogo privato dove rilassarsi, e per alcuni di quei curiosi sarebbe stato necessario far ancora più attenzione per le stanze particolarmente private, quindi sperava almeno che Nadeshiko l’avvertisse prima.
In ogni caso non era il momento per pensarci, ma di concludere quello scherzo, e per farlo avvicinò il viso alla testa girata di lei, soffiandole all’orecchio.
-Hiiiiii!-
Il gesto e la sorpresa la fecero sobbalzare a tal punto che si ritrovò a terra in meno di un secondo, ma guardando Vladimir le sue guance si gonfiarono divenendo rosse, come per rendere ancor più esplicito fosse offesa.
-Miiii stronzo!-
-Scusami, non potevo resistere.-
Rispose lui sollevando entrambe le mani in segno di resa, aiutandola ad alzarsi.
-Ma da dove sei entrato?! Avevo chiuso tutte le porte e le finestre!-
-Una di queste ti sarà sfuggita.-
Non intendeva rivelarle il passaggio segreto, anche se questo significava farla solo arrabbiare di più.
­-No non è vero! Sono stata ben attenta e le ho controllate tutte due volte!-
-In uno dei controlli  avrai riaperto qualcosa. Dai adesso è il momento di sistemare la casa.-
Commentò lui per chiudere il discorso, indicando tutti i mobili.
-A questo ci penserai tu, visto mi hai fatto arrabbiare ed hai fatto fallire anche il mio piano.-
Una rivincita doveva averla, oppure non sarebbe riuscita a dormire la notte, e per evitare che lui potesse dire qualsiasi cosa corse subito nella loro stanza.
-Eh no, credo che per oggi bastino i compiti. Ci penserò domani.-
Disse tuttavia lui, anche se ormai lei era già andata, tutto ciò che fece fu limitarsi ad andare in cucina per prendere qualcosa da bere.
-Almeno non dovrò controllare tutto sia chiuso prima di dormire, mi ha fatto un bel favore.-
Sorridendo leggermente alzò di poco lo sguardo in direzione del punto in cui ci sarebbe stata la loro camera da letto, magari avrebbe fatto passare un po’ prima di salire, giusto per convincerla aveva avuto la sua rivincita.
 
 
 
 
 
 
Yume- Milton- Sammy:
 
 
 
In seguito al lavoro per il compito di domani molte persone avevano voluto rilassarsi nelle proprie case, appartamenti o stanze del dormitorio, e così avevano scelto di fare anche Milton e Sammy.
Avevano passato tutto il pomeriggio a camminare fuori infondo, quindi non era così strano che volessero riposarsi tra le mura che le ospitavano. Si erano fatte anche a turno una doccia calda rigeneratrice, ed ora vestite con i loro pigiami erano sul letto di Milton a chiacchierare. Questa indossava una maglia a maniche corte azzurra e dei pantaloni marroni, mentre Sammy indossava un vestitino rosa che le arrivava fino alle ginocchia.
-Sarebbe bello avere una vasca in stanza, potremmo fare dei bagni lunghissimi con tanta schiuma.-
Disse Sammy che si era appena asciugata gli splendidi capelli biondi.
-Purtroppo non ci sarebbe molto spazio, ma sì, sarebbe carino.-
-Io non ho mai avuto una vasca da bagno, tu si Milton?-
Alla bruna venne in mente la casa in cui aveva vissuto durante i primi anni della sua vita, in cui certo non le erano mancati gli oggetti familiari grazie alla situazione economica della famiglia.
Le cose erano però cambiate con la malvagia follia del padre, ma in fin dei conti l’unica cosa di cui provava nostalgia erano i sorrisi e le risate della madre, non certo di tutti gli oggetti che aveva.
Nemmeno quando era andata a vivere dalle suore aveva sofferto molto questo brusco cambiamento, e lì aveva anche trovato Daimonas.
A ben pensarci le veniva quasi da sorridere, nella parte della sua vita in cui i soldi non le erano mancati c’era stata molta tristezza, mentre ora che viveva in un modo così umile aveva anche tante persone a farla felice.
-Sì, quando ero piccola avevo una vasca in casa. Era molto comoda ma anche la doccia penso che vada bene. Ormai mi sono abituata.-
-E’ da quando siamo state a casa di Diana che ci penso io invece, però sono felice nella nostra stanza non pensare il contrario per favore!-
Disse subito la piccola temendo che potesse fraintendere il discorso come una lamentela per il fatto fosse insoddisfatta dello spazio.
-No stai tranquilla, so che viviamo in un posto piccolo per due persone ma siamo comunque felici e lo riempiamo d’amore. Se ti servirà in futuro qualcosa ci penseremo poi.-
Rispose la bruna accarezzandole la testa come una sorella maggiore, perché alla fine era così che si sentiva nei confronti di Sammy, e dal primo giorno la cosa non le aveva dato assolutamente nessun disturbo.
Per quella sera sarebbero rimaste assieme nel dormitorio, visto le lezioni di danza di Milton non si tenevano ogni giorno per dar modo agli allievi di riposare, ma se almeno loro potevano godersi la reciproca compagnia c’era anche chi purtroppo passava una serata solitaria.
Yume infatti si trovava a qualche porta di distanza dalla loro, sdraiata nel proprio letto a coccolare il gatto, fissando silenziosamente il soffitto.
Nessuno dei ragazzi che aveva avuto in stanza a pomeriggio si erano fatti sentire, lasciandola solo con delle aspettative deluse.
-Certo che almeno una foto potevano mandarla…-
Borbottò scocciata mentre l’animale accanto a lei le leccò il dito.
-Almeno voi siete sempre qui per me quando ho bisogno di coccole…le persone sono proprio inaffidabili.-
Era quasi buffo parlasse in quel modo visto la maggior parte delle volte cercava delle avventure, ma le prendeva comunque seriamente, a modo suo.
-Basta, andrò a trovare qualcuno con cui chiacchierare. Busserò alla prima porta che capita e chi c’è c’è.-
Yume era una ragazza abbastanza impulsiva, quando aveva anche la più piccola delle voglie agiva subito per soddisfarla, ed in quel momento non intendeva passare una serata solitaria quindi avrebbe cercato di rimediarvi subito. Per i suoi tre coinquilini, ovvero la farfalla, il gatto ed il coniglio, ormai non erano più delle grandi novità i suoi scatti improvvisi e le uscite dalla camera, e non lo fu nemmeno quella sera, anche se la viola dimenticò di cambiarsi.
Indossava infatti solamente dei pantaloncini viola ed una maglia nera dalla profonda scollatura, e visto era ormai sera tirava una leggera brezza che le fece subito venir la pelle d’oca.
-Brr, sarà meglio sbrigarsi, prima che mi si congeli anche la voglia di chiacchierare. Mh vediamo un po’, dove potrei bussare…-
Voleva esser certa di non perder tempo quindi fece del proprio meglio per sentire se dalle stanze vicine si sentisse un qualche rumore ad indicare la presenza d’altri, e solo quando sentì delle piccole risate si decise a bussare, ritrovandosi così pochi secondo dopo Milton ad aprirle la porta.
-Oh, tu sei la ragazza che ci ha permesso di far quelle attrazioni in piscina, hai bisogno di qualcosa?-
Chiese la bruna riconoscendola subito.
-Ecco in verità mi stavo annoiando, e cercavo qualcuno con cui parlare, ti dispiace se entro?-
Chiese subito Yume allungando il collo per vedere l’interno della stanza, c’era molto più spazio rispetto alla sua camera ma solo perché lei aveva un gigantesco letto che faceva concorrenza perfino ai due di Sammy e Milton, ma nel complesso era abbastanza carina ed accogliente.
La richiesta aveva lasciato interdetta per qualche secondo la bruna, che però la lasciò comunque passare vedendo com’era vestita.
-Va bene…prenderesti freddo se rimanessi fuori ancora…-
-Ahah sì in effetti hai ragione, ma non ci ho proprio pensato a cambiarmi.-
-Ehi, tu sei la signorina gentile della piscina.-
Disse Sammy, riconoscendola allo stesso modo.
-Mi chiamo Yume, molto piacere. Allora, che stavate facendo voi due?-
Era incredibile come riuscisse a sembrare a proprio agio anche con delle sconosciute, incontrate per puro caso il giorno prima, ma il suo modo di parlare era così naturale da non poterla trattare in malo modo.
-In realtà stavamo solo parlando. Io sono Milton, piacere.-
-Io invece sono Sammy, ti abbiamo disturbata?-
-Oh no, come ho detto alla tua amica volevo solo un po’ di compagnia.-
-Aaah, allora sei venuta dalle persone giuste! Vero Milton?-
Disse la bambina facendo spazio a Yume nel proprio letto per lasciarla sedere.
-Credo di sì.-
Rispose l’altra sorridendo chiudendo la porta, guardando comunque se ci fosse anche qualcun altro fuori.
-Sembra proprio destino che io debba girare attorno a quelli del vostro gruppo, anche oggi pomeriggio sono stata con quel ragazzo di nome Ryujin.-
-Ah è vero che avete fatto il compito assieme, e come è andata?-
Chiese Sammy già a proprio agio, ma vista l’età non aveva ancora quel sospetto tipico dei grandi verso gli altri.
-Bene, ci abbiamo messo poco, ma i ragazzi che hanno preso il mio numero di telefono ancora non mi hanno chiamata.-
Sospirò in risposta la viola, era quello il principale motivo per il quale era andata a cercare qualcuno, purtroppo però Sammy era troppo piccola per intendere anche solamente il discorso che voleva fare, mentre Milton nonostante fosse grande abbastanza non aveva ancora trovato qualcuno con cui avere una buona relazione.
-Mi spiace, magari andrà meglio un altro giorno?-
Chiese comunque la bruna cercando d’essere ospitale.
-Ma si, infondo ci sono così tanti pesci nel mare. Ehi, tu mi sembravi molto vicina a quel brunetto con il cappello, non è che c’è qualcosa tra voi?-
L’indole di Yume era anche sul gossip, ma la domanda non mise assolutamente in difficoltà l’altra che rispose con grande sincerità.
-E’ il mio migliore amico, ma non lo vedo nel modo in cui lo intendi tu.-
-Nemmeno un filino? Sembravate molto vicini…-
-No, gli voglio bene come un fratello però.-
-Capisco capisco, e che mi dici invece di quel pallido con la coda di cavallo?-
Continuò Yume stiracchiandosi, felice d’aver trovato subito un posto caldo.
-Ti riferisci a Jack?-
Chiese stavolta Sammy curiosa.
-Sì, con tutte quelle cicatrici non è niente male, anche se non mi sembrava tanto interessato alle ragazze. Almeno non quanto lo era con Daimonas, si chiama così no?-
Lei aveva occhio per quelle cose, anche se poteva vedere delle tresche anche dove non ne esistevano, però le era sembrato veramente che quei due fossero molto vicini.
-Anche lui è un nostro buon amico, e sì va molto d’accordo con Daimonas.-
In realtà non aveva mai fatto caso su che tipo di rapporto ci fosse tra loro, Daimonas non aveva mai provato amore per nessuno, essendo anche cresciuto con una vita tanto difficile non aveva avuto dei chiari esempi su quel sentimento, Jack invece lo conosceva relativamente da qualche mese, quindi non sapeva se effettivamente la viola aveva ragione, e chiedere le sembrava scortese.
-Mh, ma giusto per curiosità, di cosa parlavate prima?-
Chiese alla fine Yume capendo che loro non sarebbero state certamente le persone giuste con cui parlare di quelle cose, e purtroppo Nadeshiko o Ayame vivevano ben distanti da lei.
-Di quanto sono rilassanti le vasche da bagno!-
Rispose subito Sammy sorridendole.
-In effetti non sono male, anche se faccio molto più spesso delle docce.-
Disse Yume sorridendo alla bambina, omettendo però che l’ultima l’aveva passata in compagnia…
-Caspita, i tuoi capelli sono veramente belli, ed anche il loro colore!-
Sammy le si avvicinò accarezzandole alcune ciocche, erano così morbidi al tatto che sarebbe stato bello potervisi avvolgere tutt’attorno, ed il gesto fece ridere l’altra ragazza. Da tempo non interagiva con qualcuno senza il sesso o discorsi incentrati su questo, ma era piacevole in un certo senso cambiare di tanto in tanto.
-Grazie, anche i tuoi sono bellissimi, perché non ci facciamo delle trecce?-
-Sì che bell’idea! Io posso fare le trecce a te, mentre tu le puoi fare a Milton e lei potrà farle a me!-
Urlò subito eccitata la bambina guardando la sua coinquilina, era così felice che tutte loro avessero dei capelli abbastanza lunghi da permettere di giocarci tranquillamente.
-Va bene, credo che non sia un problema.-
Rispose la bruna togliendosi la rosa che teneva sempre con sé ed appoggiandola delicatamente sul cuscino.
-Credevo fosse finta per il colore ma a giudicare da come la tratti è vera. La tenevi anche in piscina, come fa a non essere appassita?-
Chiese improvvisamente Yume guardando il fiore interessata.
-E’ una rosa che non può appassire, è molto importante per me.-
-Un regalo di un innamorato?-
Chiese Yume sorridendole.
-No, me l’ha data Daimonas. Grazie a questa posso sempre sapere come sta.-
Non voleva scendere nei dettagli e rivelare la natura dell’amico, ma non avrebbe mai nascosto l’importanza di quel dono dal quale mai si separava.
-Siete veramente buoni amici allora. Anche con gli altri avete dei rapporti simili?-
Chiese Yume curiosa ricordando la numerosità del gruppo.
-Con alcuni leghiamo di più mentre con altri di meno, ma siamo tutti amici, questo posso assicurartelo.-
Rispose Milton andandosi a sedere vicino a Sammy per farle le trecce.
-E’ vero, ci siamo sempre se qualcuno ha bisogno. E sarà sempre così.-
Yume rimase ad ascoltarle sorridendo, sarebbe stato bello se anche per lei fosse stato così, magari era veramente un segno del destino il fatto incappava nello stesso gruppo d’amici così tante volte.
Magari era arrivato anche il suo momento per trovare qualcuno con cui avere un simile legame, dopo tanto tempo…
 
 
 
 
 
Lacie- Cirno:
 
Dopo il divertente pomeriggio passato insieme Lacie non aveva voluto lasciar tornare Cirno al dormitorio così presto, ed aveva deciso di invitarla a mangiare qualcosa con lei. Aveva pensato di invitare anche Astral ma quando gli aveva scritto questo gli aveva risposto che sarebbe stato con Helena per vedere un film, e così la serata era diventata per sole ragazze.
In parte non era affatto felice che il fratello fosse uscito con quella ragazza, tuttavia aveva fatto una promessa ed era con una nuova amica, per questo motivo non voleva sembrare scontrosa.
-Dove vogliamo andare?-
Chiese Cirno sorridendo all’oscuro di tutto, era passato molto dall’ultima volta che qualcuno le aveva proposto una simile uscita.
-Al sushi se ti va nya, non lo magio da tanto.-
Rispose Lacie serena, ricordando un posto vicino ed a poco prezzo.
-Non sarebbe male, con il all you can eat spendi anche poco.-
-E mangi tanto nyaha.-
-Mi piace come ragioni ahah. Magari quando ci sarà qualche mangiata potrei chiamarti.-
-Sarebbe fantastico nya.-
Le due andavano facilmente d’accordo, anche perché Lacie si divertiva molto a giocare con le strane sfere di Cirno, ed anche se si rompevano l’azzurra aveva la forza perfetta per rompere il ghiaccio e sistemare ogni cosa, anche se spesso evitava perché si divertiva troppo a vedere come le persone scivolassero di qua e di là.
Non impiegarono molto a raggiungere il ristorante, che fortunatamente era aperto e senza troppa coda. Esternamente si presentava con una parete interamente di legno, con alcune luci appese ai lati dell’entrata di vetro. All’interno invece il pavimento era di color grigio chiaro, con alcune linee gialle a decorarlo, ed un gigantesco rullo a tre piani lo percorreva facendo passare ovunque i piatti di cibo. I tavoli quadrati erano molto grandi ed apparecchiati con eleganti piatti e posate. Le pareti erano giallo chiaro ed in alcuni punti erano stati appesi dei quadri e vari tipi di disegni.
Nella parete opposta all’entrata infine, accanto ai bagni, c’era il bancone dove pagare, ma per il momento le due ragazze si lasciarono accompagnare da uno dei camerieri ad un tavolo libero.
-Che elegante, non so se fa per me.-
Commentò Cirno guardandosi attorno, non che non sapesse comportarsi bene in pubblico, ma le atmosfere troppo formali potevano deprimere ed annoiare.
-Non preoccuparti nya, il cibo è ottimo.-
-Ci vieni spesso per caso?-
-In realtà no nya, di solito con mio fratello. E’ quel ragazzo con il capello e la maschera che mi sedeva vicino in classe nya.-
-Capisco, sembrava un po’ teso allora.-
Commentò Cirno mentre iniziavano a passare i primi piatti, sembravano veramente appetitosi e ne prese quanti più possibile, almeno per iniziare. Allo stesso modo fece anche Lacie, concentrandosi però anche sul cibo.
-Non so perché nya. Ieri avevamo litigato ma abbiamo già fatto pace nya.-
-Ha litigato con qualcun altro?-
Chiese l’azzurra tanto per intavolare una conversazione.
-In realtà ieri si è picchiato con un nostro amico, Lighneers nya, un ragazzo con i capelli verdi.-
-Ah sì, il cespuglio immusonito, era in classe con noi.-
-Sì nya, ed anche con un’altra nostra amica in questo periodo non va molto d’accordo nya.-
Pensandoci Lacie serrò le labbra, s’era così concentrata su se stessa da non essersi accorta del momento che il fratello passava. E se fosse stato male?
Se avesse avuto bisogno di lei?
Magari avrebbe potuto portargli degli avanzi dopo la cena, per tirarlo un po’ su di morale…
-Caspita, un bell’attacca brighe. E come mai ha litigato?-
Cirno ormai aveva fatto una pila di dieci piatti, le porzioni di per sé erano piccole ed in parte era giustificabile, ma non sembrava aver attenuato nemmeno un poco la fame.
-In realtà penso che centri un ragazzo che ho conosciuto da poco nya.-
-Quello del pomeriggio?-
-Sì, Brutus nya. Ne ho parlato con Astral ed era di cattivo umore perché temeva lui potesse usarmi, ma gli ho detto di star tranquillo che saprei cavarmela nya.-
-Questo però non spiega anche gli altri, hanno una cotta per te?-
-Lighneers penso di no nya, anche lui ultimamente è sempre arrabbiato ma non ho idea del perché nya. Seraph invece di solito tratta male tutti i maschi, ma ultimamente ha preso le distanze soprattutto da mio fratello nya.-
Non che la cosa le dispiacesse, anzi, sarebbe stata ben felice se non le fosse andato troppo dietro. Le bastava già Helena dopotutto.
-Detta così sembra quasi che le piace tuo fratello ahah.-
Alla battuta di Cirno gli occhi di Lacie cominciarono a fiammeggiare, e se fosse stato possibile probabilmente attorno a lei sarebbe scoppiato un incendio al solo pensiero, non poteva gestire due rivali per l’attenzione del fratello contemporaneamente, e la bionda non era nemmeno gentile con lui quindi non lo meritava!
Cirno notò subito il suo cambio di umore, e scoppiò a ridere cercando di calmarla.
-Stavo solo scherzando hahah, tranquilla io nemmeno li conosco.-
-Già nya…Astral poi ora si sta frequentando con un’altra ragazza, quindi penso sia improbabile la cosa nya.-
Affermò la bruna acidamente mandando giù una bella porzione di sushi.
-Oh, certo che da come la racconti sembra sempre più che a questa tua amica piaccia tuo fratello.-
-Ma perché nya?! Seraph lo tratta sempre male nya!-
-Come ci sono i ragazzi che trattano male quelle per cui provano qualcosa ci sono anche le ragazze, ma io infondo cosa ne so? Magari se proprio ti da fastidio potresti provare a chiederglielo, oppure a vedere come si comporta.-
Forse avrebbe dovuto veramente farlo, ma poi non voleva che Seraph se la prendesse con il fratello se non stavano così le cose. Doveva pensarci bene ma infondo era anche vero che Cirno non li aveva ancora conosciuti dal vivo.
-Uffa, ultimamente è tutto così complicato nya…-
-Mangia e tutto si sistemerà.-
Disse l’azzurra con ormai due gigantesche pile di piatti ai lati, passandone uno a Lacie, che le sorrise.
-Sì, sto pensando troppo nya. Domani devo anche andare con Brutus all’acquario quindi ho tante cose belle che mi aspettano nya!-
-Da quanto state insieme invece voi?-
Chiese Cirno continuando a farla parlare, non solo perché le stava simpatica ma anche perché fino a quando la conversazione era incentrata su argomenti di cui lei poteva solo ascoltare era libera d’abbuffarsi fino alla fine.
Lacie a quella domanda sembrò imbarazzarsi un poco, ma subito le passò.
-In realtà non stiamo insieme nya. Io gli piaccio e ci stiamo conoscendo nya.-
-Ma a te piace?-
-Non lo so nya. Non ho mai avuto una relazione con nessuno fino ad ora nya. Tu sai come ci si sente nya?-
-In realtà ne so zero sull’argomento, ma tutti dicono che hai le farfalle nello stomaco, che pensi sempre a quella persona ed è al primo posto, e che ti da fastidio se è assieme ad altri. Ma proprio non saprei dire come ci si sente, ma fino a quando non ci stai male vicino è un bene no?-
Purtroppo non avendo avuto storie o simili non sapeva come consigliarla, anche se aveva almeno provato. Per una volta tanto tutti quegli stupidi gossip a scuola potevano rendersi utili.
Lacie rimase a pensare alle sue parole per diverso tempo. Con Brutus si sentiva a suo agio ed erano sulla stessa lunghezza d’onda spesso, non pensava però a lui tutto il tempo anche se iniziava ad importarle. Era anche felice di poterlo vedere il giorno dopo ma non era certa sul fatto le avrebbe dato fastidio se ci fosse andato con altri.
-Sono un po’ confusa nya…-
-Si dice sempre che se son rose fioriranno. Fino a quando state bene assieme non preoccuparti, anche se prima o poi potrebbe volerti baciare.-
L’osservazione di Cirno provocò un certo rossore nell’amica, che iniziò a pensare seriamente a come avrebbe potuto reagire in quel caso, e così la sua confusione aumentò solamente visto anche non voleva ferire il ragazzo.
Le relazioni romantiche erano veramente più complicate di una semplice amicizia…
 
 
 
 
Astral :
 
 
 
Per l’appuntamento con Helena Astral s’era cambiato rapidamente, prima di uscire di casa, indossando dei jeans scuri, una camicia bianca ed una giacca marrone, naturalmente con il suo cappello e la maschera. Era molto elegante e non capitava spesso si sistemasse per qualcuno, infondo nelle uscite con la sorella era sempre informale e con gli amici quasi non aveva nemmeno il tempo di farlo, visto passavano il tempo assieme non appena le lezioni erano finite.
-Sì, direi che non sono niente male.-
Disse sorridendo da sotto la maschera dopo essersi guardato allo specchio, se c’era qualcosa che non gli mancava era l’autostima di sé, almeno per quanto riguardava il corpo. Anche se poi così non fosse stato oggettivamente era veramente un bel ragazzo, alto, bruno e con un bel fisico.
In ogni caso era anche una persona che prendeva seriamente i propri impegni, e così era arrivato puntuale davanti all’ingresso del cinema dove i due si erano dati appuntamento. Non era agitato o simili, guardava solo il telefono per controllare l’ora e per vedere se Lacie avesse bisogno di lui, ma da quanto le aveva scritto era solo a mangiare con un’amica.
-Bene, tanto al gatto a casa ho dato da mangiare io quindi sono sicuro non se lo sia dimenticato.-
Disse fra sé e sé rimettendo in tasca il telefono, in quel momento notò in lontananza Helena, vestita con una corta gonna azzurra, delle sottili scarpe gialle ed una maglia dalla vita stretta e le spalle basse di color rosso, che le metteva ancor più in risalto il seno. Si era truccata finemente e pettinata i capelli all’indietro, era veramente carina in quel modo.
Non appena lo vide affrettò il passo fino a raggiungerlo abbracciandolo.
-Scusami non volevo farti aspettare! Sei qui da molto?-
Chiese lei con voce dolce.
-No figurati, sono appena arrivato. Stai molto bene vestita così.-
-Grazie, anche tu sei molto bello…potrei diventare gelosa se troppe fissassero il mio appuntamento.-
Rispose la bionda con un occhiolino.
-Ha-ha…-
Astral non riuscì a trovare una risposta a quella battuta, se non un risolino imbarazzato mentre distoglieva lo sguardo, Helena però non ci fece caso e prendendogli il braccio con entrambe le mani si avviò con lui all’entrata del cinema, la quale era formata da una grande porta, al momento aperta, sotto un arco dipinto di marrone.
-Non vedevo l’ora di vedere questo film con te sai?-
-Ti piace molto il genere?-
Chiese Astral guardandosi attorno, l’ingresso era molto accogliente, con un parquet rosso chiaro ed i muri in legno, con varie porte che portavano a cinque stanze del cinema.
C’era anche un bancone che vendeva pop-corn, caramelle e bibite varie.
-In verità è perché sono qui con te. Sai come si dice, con le persone giuste tutto diventa più bello…-
Rispose la ragazza stringendogli ancor di più il braccio, facendogli diventare rossa la punta del naso.
-Sei molto gentile…ehi, prendiamo del pop-corn? Io ho voglia di pop-corn.-
-Ahaha vada per il pop-corn allora.-
A vederli sembravano quasi una qualsiasi altra coppia, magari un po’ impacciati ma carini assieme, però non era completamente il caso del ragazzo il quale più che altro non aveva la minima idea di cosa fare o di come comportarsi.
Stavano sperimentando, ma non voleva né illuderla né giocare con lei, e per questo tastava il terreno per capire fin dove poteva spingersi.
Tenersi per mano non era un problema almeno, così gli sembrava.
Quando presero anche delle cose da mangiare si offrì in maniera galante di pagare il tutto, e quando Helena gli riservò un bacio sulla guancia, anche se coperta dalla maschera, per ringraziarlo, non disse nulla di che.
Si sentiva come se l’unica cosa che fosse in grado di dire fossero quelle stupide risatine però…almeno nella sala del cinema non ce ne sarebbe stato bisogno, visto dovevano stare in silenzio.
C’era molta più gente del previsto però ma visto doveva ancora incominciare i due ebbero tutto il tempo di sistemarsi.
-Astral, come sta tua sorella? Mi sembrava un po’ arrabbiata ieri…-
-Non preoccuparti, sta bene.-
Rispose lui subito non volendo entrare troppo nei dettagli.
-Menomale, avevo veramente paura che io e Brutus avessimo fatto danni tra di voi…siete così affiatati che non me lo sarei potuta perdonare, e nemmeno a lui. Tua sorella poi è così buona e gentile.-
Il ragazzo sorrise felice di quei complimenti, il fatto che ad Helena sua sorella piacesse gli dava modo d’averla in simpatia su quel punto di vista, anche se certamente non era contraccambiata. Se avesse detto qualcosa di brutto su Lacie probabilmente l’avrebbe mandata subito via senza più scriverle, non avrebbe mai potuto mettersi contro sua sorella infondo.
-Grazie, ma non preoccuparti. Abbiamo un ottimo legame noi due.-
-Credimi si vede, anche per questo siete i fratelli più popolari della scuola!-
-Popolari?-
-Ma sì, la dolce sorellina ed il fantastico fratello che la protegge sempre…devo ammettere d’essere un po’ gelosa…ben prima che iniziassimo ad uscire ho immaginato varie volte tu che mi difendevi allo stesso modo…-
Disse con fare dolce la bionda, appoggiando il petto al suo braccio e girando l’indice sul suo petto. A tale gesto Astral deglutì rumorosamente, non sapendo bene come rispondere a tutto questo.
-Beh, se qualcuno ti desse fastidio sicuramente cercherei d’aiutarti se fossi lì.-
Rispose infine grattandosi la testa, facendola sorridere felice.
-Ti ringrazio, non sai quanto sia importante per me.-
Il loro discorso non proseguì a lungo però, perché le luci nella stanza si spensero subito dopo, ed il film iniziò.
Si trattava di un comico, anche se l’aveva scelto lei, ma sempre meglio di un polpettone romantico impossibile da mandar giù. Non sarebbe stato male nemmeno un horror, ma avrebbe potuto creare situazioni imbarazzanti quindi alla fine il film scelto era veramente quello più azzeccato per la serata.
Astral per la maggior parte del tempo mangucchiò i suoi pop-corn, togliendo subito la mano dal contenitore quando sentiva quella di Helena, ad un certo punto gli era sembrato pure che lei lo facesse apposta a metterla quando c’era la sua, ma magari era solo immaginazione.
 
 
 



Hope-Alexander- Ayame :
 
Indubbiamente, ad occhio, quella si sarebbe potuta definire una gradevole serata.
Il cielo sgombro, quella brezza di vento che evitava di rendersi fastidiosa se ben vestiti, e come sempre i grandi edifici a disposizione del divertimento altrui pronti per regalare ottimi passatempi.
Eppure, Ayame era incredibilmente giù nonostante questo.
Dopo il pomeriggio passato con Lighneers, o per meglio dire le poche ore che le aveva concesso, aveva sperato di recuperare andando per puro caso sotto casa sua, magari superando il portone principale e dando un occhiata dalle finestre, ma tutto ciò che aveva trovato erano state le luci spente.
Ciò significava che il suo amato non era in casa...e non aveva nemmeno modo di rintracciarlo.
-Uffa, speravo di rallegrargli un po' l'umore passando del tempo assieme...che sfortuna.-
Magari poteva chiedere al suo paparino dei droni per ispezionare tutta la città alla ricerca di Lighneers?
Infondo i capelli verdi non sono così comuni, e nemmeno un visino così bello e particolare. Però a quell'ora ormai sarebbe stato inutile, magari era andato in qualche bar e sarebbe stato tutto inutile.
Tutto ciò non fece altro che aumentare il precario umore della ragazza, che strisciava scontenta la sua motosega a terra mentre si spostava, producendo un suono stridulo e fastidioso alle orecchie altrui.
-Puoi almeno tirare sù quell'affare?-
Non mancarono così presto delle lamentele da parte d'altre persone, non tutte infondo avevano abbastanza istinto di sopravvivenza da capire che se una persona era armata era meglio lasciarla stare. Oppure l'aspetto di Ayame faceva credere fosse finta o che volesse atteggiarsi e non fosse capace di usarla.
Purtroppo però non era così.
La ragazza diede solo una rapida occhiata alla sconosciuta, una ragazza di circa la sua età dai capelli castani e gli occhi marroni, vestita con dei jeans ed una felpa, e scostandosi dal viso una ciocca dei capelli neri e viola sollevò con un solo braccio la motosega, facendo così raggiungere le lame pericolosamente vicino al torace dell'altra.
-Hai ancora lamentele?-
Dallo sguardo scioccato dell'altra e dalla conseguente fuga fu ben chiaro la risposta fosse no.
-Tsk.-
Le persone erano veramente stupide, i deboli dovevano solo stare in silenzio ed evitar di dar noie agli altri, eppure se ne dimenticavano spesso e la incattivivano ancor di più.
Ciò che non sapeva però era che qualcuno di sua conoscenza aveva assistito al suo "piccolo sfogo".
Sia Hope che Alexander dopo il pomeriggio passato insieme non avevano avuto alcuna voglia di tornare alle proprie case, e così avevano optato per un'uscita serale. Hope era tornata giusto il tempo di cambiarsi e prendere una giacca pesante, ed indossava dei pantaloni neri ed un maglione giallo, mentre lui ancora teneva la divisa ma bastava anche solo togliere la cravatta per farlo sembrare un altro abito.
Avevano trovato un posticino dove mangiare d'asporto e subito dopo avevano ripreso a camminare tenendosi per mano e scaldandosi a vicenda. Era piacevole poter passare tutto il giorno con la persona per la quale si provava un sentimento così forte, ed il ragazzo in particolare dimenticò qualsiasi altra cosa esistente.
Almeno fino a quando non avevano sentito l'urlo di una sconosciuta ed avevano, invece, riconosciuto Ayame.
In un primo momento i due avevano pensato di lasciarla stare, che magari era solo infastidita dalla ragazza che al momento stava scappando, ma Hope a giudicare dalla sue espressione pensò avesse invece bisogno di calmarsi, e che fosse accaduto qualcosa che l’aveva messa sotto sopra.
-Alexander…forse dovremmo vedere come sta.-
-Sei sicura?-
Chiese lui dispiaciuto dal dover interagire con qualcun altro, soprattutto con quella ragazza. Khal gli aveva già fatto fare delle ricerche sul suo conto e la posizione sociale di suo padre li rendeva nemici a tutti gli effetti, o almeno così sarebbe stato se non ci fossero state le convenzioni sociali dell’appartenenza ad un gruppo comune.
Sapeva bene che lei aveva attentato alla vita del fratello maggiore, ma non aveva alcun tipo di astio per questo, non era la prima e non sarebbe stata nemmeno l’ultima, soprattutto a fallire. Non gli piaceva però star vicino a chi poteva costituire un problema, soprattutto ad Hope, ma il buon cuore di questa lo avrebbe portato comunque ad avvicinarla.
-Penso di sì…infondo è una ragazza come noi.-
-Solo più vanitosa e piena di sé.-
-Ma pur sempre come noi.-
Sorrise la bruna alla sua “battuta”, prendendolo poi per mano iniziò ad avvicinarsi alla ragazza, salutandola con un gesto gentile.
-Ciao Ayame.-
-Mh? Oh, ciao…passeggiata romantica?-
Chiese subito la ragazza guardando i due piccioncini mentre si tenevano per mano.
-Sì, lo era.-
Rispose Alexander facendo spallucce, indifferente per il suo tono.
-Abbiamo visto come sei…diciamo esplosa, con quella ragazza. Va tutto bene?-
Hope fu molto più garbata rispetto al compagno, ma non fu infastidita dal suo tono, infondo non era una novità fosse freddo con gli altri.
Ayame impiegò qualche istante prima di decidersi a rispondere, respirando profondamente e mettendosi la motosega su una spalla, naturalmente dalla parte del manico in modo da non ferirsi.
Non era una persona che amava particolarmente lasciar che gli altri si facessero i fatti suoi, ma condividere certe cose serviva a migliorare i rapporti d’amicizia no?
E con quei due forse era il caso, con Alexander però era certo sarebbe stato tutto inutile, ma Hope era molto più buona e normale.
-Non trovo più Lighneers…-
-In che senso non lo trovi più? Eravate assieme?-
La domanda di Hope non nascondeva la preoccupazione fosse successo qualcosa, ma quando l’altra scosse il capo si tranquillizzò.
-No…non è a casa…-
-Lo stavi stalkerando?-
Domandò Alexander sollevando un sopracciglio, anche se non aveva alcun diritto di parlare di quel genere di cose visto ne era un esperto, ma ancora certo non con Hope, più per affari del fratello…
-Oh non fatemi la ramanzina. Fin da quando sono nati i social ragazzi e ragazze ispezionano a fondo i profili di quelli per cui si prendono una coppia, venendo a sapere poi anche dagli amici pure quanti capelli hanno in testa.-
Disse subito la ragazza alzando entrambe le mani mantenendo l’arma in equilibrio sul corpo.
-Seguirlo fino a casa è un’altra cosa però.-
La ribeccò ancora una volta il ragazzo, che ricevette una linguaccia, ma ci pensò Hope a metter pace tra i due.
-Magari è solo uscito a fare una passeggiata, è una bella serata infondo.-
-Sì ma avrei voluto saperlo…volevo stare ancora assieme a lui!-
-Non puoi però passare tutto il tempo con una persona, anche se ti piace tantissimo, altrimenti brucerete tutto fin dall’inizio. C’è bisogno anche della distanza per apprezzarsi.-
Spiegò la castana gentilmente, infondo se le persone passavano tutto il loro tempo assieme non avevano nulla da raccontarsi, ed una relazione doveva anche essere una continua scoperta e complicità per non annoiare.
-Però voi due ora siete assieme…-
Commentò Ayame storcendo il naso, sicuramente non era il momento migliore per dare un esempio simile, almeno dal suo punto di vista.
-Però anche a scuola stiamo con i nostri amici separatamente, e questa sera era solo per noi, mentre durante le altre io sto con Grace ad esempio o lui con suo fratello.-
Puntualizzò Hope con l’indice dritto, questo fece sorridere Alexander che la vide come se fosse la professoressa che ribeccava l’alunna.
-Però io non passo tanto tempo con Lighneers…soprattutto in questo periodo…-
Era proprio questo ciò che non le piaceva, secondo Ryujin doveva farsi desiderare, ora secondo Hope doveva lasciare dello spazio, ma quanto ancora doveva essercene se non lo vedeva mai?
E non contavano di certo le ore di scuola, dove non potevano parlare in pace e da soli.
Se proprio doveva sopportare la lontananza forzata da lui voleva almeno aver qualche ricordo felice.
Ad Hope bastò il suo sguardo per capire ciò che le passava per la testa, e se ne dispiacque molto.
-Ehi, sei una ragazza bellissima, sono sicura che non passerai inosservata sempre.-
Tentò di dire pur di rincuorarla, non accennando al fatto potesse esserci o meno Lighneers nel loro futuro. Ayame rendendosi conto che stava diventando forse troppo scoperta sul lato dei sentimenti si scrollò subito di dosso quella sensazione, muovendo poi i capelli come una diva.
-Ma certo che lo sono, mi hai vista?-
-Ed eccola…-
Sospirò Alexander passandosi una mano sul volto, mentre Hope sorrideva in maniera più rigida di prima, ma non importava, almeno sembrava starsi tirando un po’ sù.
-Bene ragazzi, vi lascio alla vostra dolce nottata, io vado a divertirmi un altro po’.-
Disse infine la ragazza salutandoli con un sorriso ed un rapido gesto della mano prima d’allontanarsi, ma come ebbe svoltato l’angolo quel viso tornò cupo, e la serata certo piena di pensieri non poté migliorare tanto facilmente…
 
 
 
Jack- Daimonas:
 
 
Ormai Daimonas poteva dire d’essersi abituato a condividere la stanza del dormitorio con Jack, entrambi non avevano particolarmente bisogno di dormire o riposare, soprattutto Jack, quindi non avevano preoccupazioni del tipo disturbare l’altro perché non riuscivano a prendere sonno.
Oltretutto erano una fonte di reciproca compagnia proprio durante quelle ore, ed il tempo passava in maniera molto più piacevole. Questo comunque non significava dovessero passare sempre tutto il tempo rinchiusi tra quelle quattro piccole mura, soprattutto la notte.
Avevano quindi deciso di fare una piccola passeggiata, non avendo bisogno di curarsi dell’orario potevano farla in tutta tranquillità, tanto per quanto riguardava domani erano già apposto così.
Scelsero di muoversi verso un parco qualunque, chiacchierando durante il tragitto del più e del meno.
-Ci vorrebbe qualche svago nella nostra stanza, così da non dover per forza uscire ogni volta.-
Disse Jack iniziando la nuova conversazione, mentre si sistemava la coda di cavallo leggermente scesa.
-Non saprei, io sto bene anche così, ma se a te fa piacere possiamo trovare qualcosa.-
-Dovrebbe piacere a tutti e due però.-
-Ma ho già detto non te ne devi preoccupare, io ho la lettura dei miei libri oltretutto.-
Era vero, grazie alle sue capacità poteva averne vari sul momento e tutti loro lo interessavano abbastanza da occuparlo per vario tempo. Però Jack non sembrava esattamente il tipo di persona interessato ai libri, era più un tipo fisico.
“C’è chi ha i muscoli e chi il cervello, c’è da vedere se ci sono persone che hanno entrambi”
I commenti di Mostro avevano sempre una velata nota acidula, ma recentemente non più nei suoi confronti, tuttavia ancora il ragazzo non aveva cercato spiegazioni in merito, ma magari più avanti, in un momento di tranquillità, l’avrebbe fatto.
-Vedremo il da farsi, tanto da quel che ho capito a te non dispiace girare.-
Rispose intanto Jack guardandolo.
-Mi è indifferente in realtà, non ho problemi nello stare fuori al freddo.-
-Adesso questo non è più un problema al quale devi pensare.-
-Già, grazie a te.-
Quel piccolo ringraziamento ed il sorriso di Daimonas portarono Jack a mostrarne uno simile, forse più imbarazzato ma molto felice. Era bello potersi sentire utili per aiutarlo, o almeno questo era ciò che pensava il bruno.
-Figurati, sono riuscito a convincerti alla fine eheh.-
-Sei più testardo di me.-
Rispose Daimonas facendo spallucce.
“Ma state flirtando?”
Ogni volta che Mostro se ne usciva con questi commenti il castano non riusciva a capire a cosa si riferisse, per lui era normale ormai tenere un comportamento diverso con Jack rispetto agli altri, ma non riuscendo a comprendere nemmeno il sentimento che si prova quando qualcuno ti piace in senso stretto non riusciva ad arrivare nemmeno al flirt.
In ogni caso Jack lo portava sempre a distrarsi da quel genere di cose, anche solo con chiacchiere senza un punto d’arrivo.
-Sai, è bello poter girare senza alcun vincolo. Quando ero ancora sull’isola per la faccenda del cuore nei momenti di noia non facevo altro che camminare, ma su un’isoletta capirai che lo spazio finisce presto, soprattutto nel mio caso.-
-Almeno questo non vale per il cielo.-
Rispose Daimonas alzando lo sguardo.
-Dici?-
-Penso di sì, magari ci sembra sempre uguale, ma la luna cambia sempre e così anche le nuvole, e le nostre angolazioni e le luci. E’ sempre uguale ma anche diverso ogni volta.-
-Forse…un po’ come te…-
Sussurrò Jack sorridendo, sorprendendosi per il tono.
-Come me? Che intendi?-
-Oh, ehm, no ecco, cioè tu sei sempre uguale da fuori ma ogni volta che parliamo ci sono tante cose diverse di te che non conosco. Tutto qui intendevo sei una persona dalla varie sfaccettature.-
S’affrettò subito a dire l’altro, dandosi mentalmente dello stupido pur non avendo in realtà alcun motivo. Tuttavia quella frase fece piacere a Daimonas, in un modo particolare.
Da sempre s’era sentito diverso e con nulla da poter mostrare agli altri, ma il fatto Jack invece si mostrasse interessato a conoscerlo e trovasse vari punti in lui dimostrava invece, forse, che era più di quanto credeva.
-Ti ringrazio, anche se ci sono alcune parti più oscure d’altre…-
Non poté purtroppo nascondere quel pensiero, che mutò anche la sua espressione.
-Ti riferisci a quel che sei o…al mangiare?-
Chiese Jack a bassa voce assicurandosi non ci fosse nessuno ad ascoltare.
-Entrambe…-
-Daimonas, tu non devi avere alcuna vergogna o pensiero simile su ciò che sei, perché in realtà sei una delle persone migliori che si possano conoscere in tutta una vita.-
Rispose Jack corrugando la fronte, quando entravano in simili discorsi tendeva a scaldarsi perché non sopportava si sminuisse tanto facilmente.
-Ma ferisco anche quelli che mi circondano…-
-Fa parte della vita, ma chi ci tiene veramente a te non ti lascerà mai per questo. Le cose si sistemano in un modo o nell’altro, ma posso giurarti che se avessi la possibilità di cambiarti non lo farei mai! Se non per toglierti questa testaccia dura su questi argomenti.-
Rimasero per un po’ in silenzio, limitandosi a camminare ed a guardarsi di tanto in tanto, fino a quando Daimonas non rispose, prendendo però la questione più sull’ironico, non voleva certo iniziare una discussione, inoltre il fatto che credesse in lui lo rendeva felice.
-Non era più testardo di me?-
Chiese facendo tornare il sorriso a Jack.
-Infatti. Ehi, a forza di parlare siamo arrivati al parco.-
-Sono quasi sorpreso dal loro numero in città, e dire che abbiamo anche una foresta che però non viene sfruttata molto.-
Commentò Daimonas guardandosi attorno, erano completamente da soli, con l’unica compagnia dei lampioni neri sparsi lungo il sentiero di sassi bianchi e alcune panchine di legno. In lontananza però c’erano anche delle altalene, e subito Jack andò verso queste ultime.
-Penso sia più una faccenda di difesa quello. Infondo me lo aspetterei dai questa città.-
-Non hai tutti i torti, per quelli che vengono fa fuori è facile perdersi  ed un gran numero di persone non attraverserebbero il posto con facilità.-
-Si dice che chi va con lo zoppo impari a zoppicare, l’atmosfera della città rende un sacco di gente ben addestrata in certe occasioni, ma alla fine i migliori si vedono sempre.-
Nell’ultima parte della frase Jack, arrivato ormai dall’altalena, con un salto arrivò su uno dei due seggiolini iniziando a dondolarvisi mentre vi stava in piedi.
Daimonas invece fu più pacato ed arrivandovi con calma si mise a sedere muovendo solo i piedi.
-Per noi ormai è la normalità…credi però arriveranno altre persone come quelli della tua scuola?-
-Sinceramente? Sì, non so come o quando, ma ne sono sicuro.-
Per quel momento però sarebbero stati preparati, sicuramente la scuola li avrebbe avvistati o avrebbe iniziato a far fare loro dei particolari allenamenti, in vista degli scontri.
La gerarchia di cui facevano parte era così dopo tutto, cane mangia cane per scalare la vetta ed ottenere potere e denaro.
Nel mentre parlavano Jack aveva iniziato ad aggrapparsi al legno sopra la sua testa, dondolando senza l’appoggio del sellino sotto i piedi. In un flash gli venne in mente una scena divertente in cui le sue mani si staccavano facendolo cadere, ma il tutto in una visione comica e ridacchiò un po’, attirando l’attenzione di Daimonas.
-Mh?-
-Oh nulla, stavo pensando solo ad alcune gag divertenti.-
-Del tipo?-
-Del tipo se mentre mi dondolavo in questo modo mi si fossero staccate le mani, sarebbe stato buffo.-
Rispose il ragazzo continuando a ridacchiare, ma senza ottenere una grande reazione dall’altro. Purtroppo non si poteva certo dire che Daimonas avesse un grande senso dell’umorismo o una tendenza alla risata, ma finse comunque un sorrisetto anche solo per farlo felice.
 
 
 
 
 
Grace- Seraph:
 
Per quanto fosse piacevole riposarsi nella propria casa ogni tanto era piacevole anche uscire e magari fare una bella passeggiata per conto proprio.
Questo principalmente aveva spinto Grace a cambiarsi e ad uscire, una volta cenato. Hope in ogni caso non sarebbe tornata subito e la casa sarebbe stata vuota e silenziosa, quinti tanto valeva andar a cercare un po’ di rumore altrove.
S’era cambiata indossando degli stretti jeans scuri, una maglia arancione ed una felpa blu, qualcosa di semplice ma con cui si trovava anche molto a suo agio.
Per un po’ passeggiò semplicemente per la città, non era una persona che beveva particolarmente quindi i bar non la interessavano gran che, e nemmeno tutti quei posti chiassosi in cui a malapena si riusciva a parlare.
C’erano però le eccezioni, ed una di questa arrivò sotto forma di un piccolo bar, meno pieno rispetto ad altri ma dall’apparenza molto confortevole, in stile irlandese dall’esterno in legno e con una grande vetrata che permetteva di vedere un bancone sopra cui erano esposti su degli scaffali vari tipi di bottiglie, ma ciò che aveva attirato la sua attenzione assieme ad un’accattivante musica, era stato un flipper pieno di luci sistemato in un angolino.
Fermandosi rimase a guardarlo un po’ indecisa se entrare o continuare a camminare, fino a quando facendo spallucce non si mosse verso l’entrata.
-Perché no.-
Infondo quelle cose lì le erano sempre piaciute, e visto non c’era nemmeno fila poté subito iniziare a giocare. Anche dall’hotel di suo padre ricordava ci fosse un flipper nella sala ricreativa, con sui fratello si era divertita così tanto da piccola a giocarci, anche se spesso baravamo spingendolo o sollevandolo per evitare che la pallina cadesse nella buca di fondo.
Forse proprio per questi ricordi si ritrovò a sorridere mentre giocava.
Non costava nemmeno così tanto e lei non era certo male, così passarono già cinque minuti buoni durante i quali fece quanti più punti a lei possibile.
Il rumore continuo attirò anche l’interesse d’altre persone, che avvicinandosi la guardarono giocare ed aumentare il suo punteggio, inizialmente erano piuttosto tranquilli e si limitavano a poche occhiate, ma poi iniziarono a diventare più chiassosi e si creò anche una fila per poter giocare.
Di solito non le piaceva star troppo al centro dell’attenzione, l’unica cosa a cui serviva era a far sì la gente avesse di che parlare, e di voci nella sua vita ne aveva avute abbastanza, ma rimase in silenzio concentrandosi sulla sua partita anche quando alcuni si lamentarono non fosse ancora il loro turno.
-Ne hai ancora per molto? Non sei l’unica a voler giocare.-
Ad un certo punto uno dal gruppo di spettatori si era avvicinato, si trattava di un ragazzo dai corti capelli castani e gli occhi neri, vestito con una semplice felpa e dei jeans.
Purtroppo per lui Grace non era certo quel tipo di persona capace di star zitta o di abbassare il capo.
-Sono anche arrivata per prima. Vai da un’altra parte se hai fretta.-
Disse infatti con poco garbo tornando subito ad ignorarlo, colpendo con forza il pulsante al lato per muovere la levetta ed evitare che la pallina cadesse.
Per tutta risposta però il ragazzo colpì il flipper con un calcio, facendole rischiare così di perdere, ma se pensava di potersene andare o di spaventarla aveva proprio sbagliato idea.
Grace si fermò, questo sì, ma solo per colpirlo con un pugno dritto in faccia, che lo ribaltò facendolo cadere a terra, inutile dire che la folla si allontanò di qualche piede.
-Tsk.-
Possibile che quando voleva uscire e rilassarsi doveva incontrare degli idioti?
Forse aveva una scritta in testa che diceva “Venute pure ad infastidirmi”, o qualcosa di simile, sta di fatto che per quanto la riguardava la serata poteva anche dirsi conclusa, almeno in quel posto.
Si diresse quindi verso l’uscita sbuffando scocciata, ma non aveva notato che il ragazzo che aveva colpito, alzandosi, aveva afferrato una sedia e seguendola fuori aveva minacciato di colpirla con essa.
Prima però che potesse riuscirci questa venne tagliata di netto in due parti.
A farlo era stata Seraph, vestita anche lei comodamente con delle pantacalze nere ed una maglia verde scuro era uscita per liberare la mente, ma durante il tragitto per puro caso si era imbattuta nella scena ed era intervenuta.
Non perché fosse la paladina contro le ingiustizie o simili, anzi per lei le persone dovevano essere in grado di cavarsela da sole, ma conosceva Grace e ciò l’aveva portata ad agire.
Con la sua abilità nella spada tagliare a metà la sedia era stato un gioco da ragazzi, e l’occhiata gelida che aveva dato allo sconosciuto, unita all’arma, era bastata a farlo scappare subito.
Grace la guardò con un sopracciglio alzato, sorpresa di ritrovarsela così all’improvviso, ma non certo scontenta.
-Grazie.-
-Non c’è di che.-
Rispose semplicemente la bionda rimettendo l’arma nell’elsa.
-Come mai ti ha aggredita?-
Chiese poi facendo un cenno ai pezzi di legno.
-Mi aveva irritata.-
Nel frattempo il proprietario del locale era uscito, sia per raccattare i pezzi di legno che per scusarsi.
-Ragazze, scusatemi veramente non mi ero reso conto di ciò che voleva fare quel tipo…-
-Non importa, gente così è ovunque ormai.-
Disse Grace con tono indifferente.
-Lasciate che vi offra qualcosa vi prego.-
-Non denunceremo il bar. Non ce n’è bisogno.-
La risposta di Seraph fu secca ma sincera, l’uomo non ne aveva colpa infondo, era stato quell’altro idiota.
-Ne siete sicure?-
-Sì, sono d’accordo con lei. Non si preoccupi e buona serata.-
Così dicendo entrambe si allontanarono, procedendo involontariamente per una direzione simile. Nessuna delle due s’era mai approcciata in particolar modo all’altra quindi era naturale si fosse creato un certo silenzio, ma tra loro alla fine fu Grace a chiuderlo, più per rispetto per l’aiuto che le aveva dato anche se non le piaceva far affidamento su altri.
-Anche tu non hai nulla da fare questa sera?-
-Avevo bisogno di uno spazio più aperto per rilassarmi. E tu?-
Rispose semplicemente la bionda non entrando troppo nel dettaglio.
-A casa non c’era nessuno, e mi stavo annoiando abbastanza.-
-Giusto, tu vivi con Hope, sarà uscita con Alexander immagino.-
Non che le interessasse far gossip, erano delle semplici supposizioni.
-Eh già. Ma tanto a pomeriggio sono stata al lavoro quindi l’avrei dovuta lasciar sola.-
-Che lavoro fai?-
Chiese stavolta Seraph senza però guardarla.
-Alleno le persone in una palestra, mi tiene molto in forma.-
Rispose Grace con un sorriso fiero, sia del fatto fosse grazie ad esso completamente indipendente ed anche perché le piaceva molto.
-Corpo a corpo?-
-Sì, ogni giorno viene un sacco di gente, ma non hanno tecnica.-
-Questo spiega le tue capacità.-
Disse infine la ragazza capendo come mai rispetto ad altri era decisamente più abile, non dipendeva solo dalla scuola allora.
-Grazie, certo però che tu non sei niente male con quella spada, anche se non è una novità. Ma non mi aspettavo tagliassi pure una sedia.-
-La affilo con cura e mi alleno ogni giorno fin da bambina.-
-Caspita, devi avere avuto proprio un bravo insegnante.-
Commentò la rossa ammirata, riuscendo inconsapevolmente a far nascere un piccolo e nostalgico sorriso da sotto la maschera della bionda.
-Già…-
   
 
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