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Autore: Alba_Mountrel    24/01/2019    2 recensioni
Una ragazza è persa dentro se stessa... ma qualcosa, o qualcuno la salverà
Genere: Generale, Introspettivo, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Matt, Mello, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Decimo Capitolo

"Arrivo, ‘Terapia’, Confessioni a freddo"

 
POV MATT
 
Mello all’improvviso, fa il suo ingresso di sotto, spalancando la porta con un tonfo alquanto disturbante, che per fortuna posso sentire solo io, in quanto ho il programma collegato al suo microfono.
«Matt». Mi urla con voce arrochita dalla fatica, ma non gli rispondo subito, perciò alza il tono di voce, cominciando subito a innervosirsi mentre io, invece, me la rido come un bambino nonostante mi abbia assordato.
«Matt». Ancora non accenno a dargliela vinta.
“Lo so che avrei dovuto farmi trovare di sotto e anche aprirgli la porta in caso di complicazioni ma me ne sarei accorto se fosse stato seguito o altro, quindi non c’è motivo di preoccuparsi e poi è tornato ad un orario improponibile. Altro che aspettarlo, dovrei fargli la paternale”.
«Che cazzo combina quel ammasso di capelli al neon…? Ehi, neon. Se ti pesco a dormire ti faccio le maglie a strisce».
“Le mie maglie… povere, cosa gli hanno fatto? Riconosco quel tono, non è poi così incazzato ma va bene, ora è il momento di farla finita, quando comincia con le minacce è meglio non tirare oltre la corda, però mi stavo divertendo, cazzo”.
Mi alzo dal letto e mi tolgo le cuffie dalla testa, deciso a non far svegliare Desdemona e mi dirigo verso il piano inferiore con passi felpati, per non far scricchiolare eccessivamente il pavimento in legno.
“A proposito di pavimento… quanto vorrei dargli una sistemata ma Mello ogni volta si rifiuta categoricamente, come non fosse importante che potremmo in qualunque momento prenderci una spina nei piedi... che tipo, e io che gli sto dietro”.
Questo pensiero mi strappa un sorriso lievemente accennato ma che mi infonde ugualmente energia, nonostante tutto il sonno accumulato. Poi, varcata la soglia del soggiorno, chiudo la porta per non far passare altri suoni molesti, e mi annuncio a Mello col solito modo di salutarlo.
«Come le fai le mie amate maglie?». Gli sorrido sarcastico ma benevolo ma non ricevo un riscontro, anzi ignora completamente il mio saluto.
«Matt, dov’è la ragazza?».
«Ciao a te Mello caro… anche detto…».
«Matt…». Il mio sbuffo lo fa ghignare, come ogni altra volta ma non me ne preoccupo.
«Noioso, che coinquilino noioso e isterico, è di sopra che dorme… sai, sono le sei di mattina».
«Lo so che ore sono. Perché non è ancora sveglia?».
«Beh… che domande fai, Mello? Primo non è in salute, e poi non è che mi sia venuta tutta sta voglia di metterle la sveglia accanto all’orecchio… come ho già detto, non è in salute. Intendo che…».
«Matt, non ti ho chiesto di farmi il riassunto accurato».
«Certo, amico mio». Questa volta è lui a sbuffare e questo decreta un miraggio di vittoria per me e la mia autostima, che ogni giorno è minacciata dal temperamento del mio amico.
«Comunque, non posso svegliarla prima delle otto. È troppo debole, e dobbiamo fare una bella colazione perché riprenda un po' d’energia. Che dici, la porto fuori dal nostro ‘amico’?».
«Per dopo tornare subito qua, giusto?!». Domanda sarcastico.
“Che mi centra ora il sarcasmo?”.
«Ma non prendermi per il culo, Matt. Tu hai il cuoricino tenero… ti conviene tornare alla Wammy’s house a giocare ai videogiochi».
«Ma quanto sei infantile Mello… bene, grazie del tuo permesso».
«Ha parlato l’aragosta di montagna…».
«E-ehm… infantile». Faccio finta di tossire nel dire la parola.
“Come all’asilo, per l’appunto. In realtà noi non cresceremo mai, vero Mello caro? Teniamo troppo a noi per cambiare”.
«Matt…». Mi sento chiamare con voce melliflua, segno che i nervi di Mello sono provati e sta trattenendo le urla d’isteria.
“Non lo biasimo. Una stupida e inutile festa, durata fin le cinque di mattina… gli altri invitati stanno già tutti dormendo della grossa e… invece noi dobbiamo lavorare… evviva”.
«Lo so, torniamo subito. Adesso riposati queste due ore. Poi riprendiamo quando avremo fatto colazione». Il mormorio di assenso mi arriva di striscio all’orecchio perché mi sto già dirigendo a letto, nella stanza superiore, per farmi almeno due ore di sonno, pur sapendo che non serviranno a molto.
“Mi sta già passando la voglia. Anzi… mi è proprio passata. Non mi sarebbe possibile svegliarmi se mi buttassi a ‘sonnecchiare’. Meglio non fare i cretini, va. Però Des, nessuno mi vieta di godermela un po' finché non si sveglia. È così bella e nemmeno lo sa”. Arrivo nella stanza da letto, e subito sento mugolare Desdemona, al che mi si scioglie il cuore, il quale perde un battito per l’emozione.
“Finalmente un po' di pace. Ma posso mai stare due ore a fissarla senza prendere sonno? Io… il re dei pigri? Giocherò un po' con la PSP che è divertente anche senza il suono. Ma sentimi… sembro lo sposo premuroso. Beh, in effetti… no, no”.
Scuoto la testa per togliermi di dosso quel senso di vuoto che minaccia di attanagliarmi, schiacciarmi il petto e chiudermi la gola, ogni volta che penso al mio futuro.
“Ho fatto una scelta parecchio impegnativa, eh Mello? Tu lo sai meglio di me. Per quello mi fai tante concessioni”.
«Ah». Sospiro un po' amareggiato, per poi sdraiarmi, sul letto di Mello e concentrarmi su Desdemona.
“È immobile, nonostante immagino sia ancora assillata da incubi. Si può dire che sia un buon segno come anche no, ma conoscendola lo è sicuramente. Se resta calma pur avendo incubi, vuol dire che non si fa schiacciare dal male che sente. Lo posso affermare con certezza, anche se non la conosco perfettamente. È da un anno che la seguo peggio fossi la sua ombra. Anche se lei non se n’è mai accorta, le sono entrato nel cellulare, tanto al giorno d’oggi ci vuole un attimo… poi, non ho mai perso occasione per pedinarla di nascosto… e c’è stato un momento in cui mi ha incuriosito parecchio, a parte quando l’ho incontrata a sua insaputa per la prima volta. La sua forza d’animo l’ha addirittura portata a progettare di aprire un’azienda per conto suo. Le sue idee erano molto buone ma… evidentemente non sa metterle in pratica o non ne aveva la forza, altrimenti non mi spiego perché sia rimasta ferma tutto questo tempo. Ha una forza d’animo che va oltre ogni immaginazione ma è come se al momento decisivo cambiasse idea e decidesse, pure molto ardentemente, che non riuscirà a raggiungere l’obiettivo, quindi cambia via per sceglierne una più allettante o più facile. Devo ammettere che è un comportamento abbastanza comune… e non le fa per niente onore. Ma se la conosco bene, non è solo poca voglia di affrontare la realtà e le sue difficoltà… è lei stessa che tende inconsciamente a essere così”.
Rifletto, con la mano destra a sostenere la testa, ma dopo qualche minuto ho già il collo dolorante, così mi stendo completamente sul fianco, appoggiando la testa al cuscino ma mantenendo l’attenzione sempre sulla ragazza dai capelli rossi e le curve appetitose.
“Non ci sarà molto d’aiuto nelle attuali condizioni. Una persona seria e normale non avrebbe mai accettato di stare nel letto con uno sconosciuto… avrebbe provato qualsiasi cosa per scappare. Insomma, non si sarebbe mai fidata, a priori. Invece, lei non è sembrata molto riluttante a parte per un momento appena. Che strana ragazza. Non sarà che un po' ti piaccio? Ma non deve essere così. Non sono la persona adatta a una relazione, che è quella che poi tu cerchi con un uomo. So anche questo dai miei estenuanti pedinamenti. Non posso averla una relazione. La mia vita si oppone in ogni suo aspetto alle condizioni favorevoli per una relazione. Gli orari, i pericoli, il mio carattere per niente espansivo, la mia predilezione a essere mentalmente infantile e a preferire i video giochi alla vita reale… e… Mello. Mello è una presenza fin troppo ingombrante per lasciar spazio ad altro”.
Sospiro nuovamente ma mi convinco che non posso rimangiarmi la parola, altrimenti verrei meno a me stesso medesimo.
“Soprattutto, non posso gettare al vento tutto di questi anni di lavoro svolti con tanta dedizione per farci una posizione anche qua in Italia. Non dispiace nemmeno a me quello che facciamo ma di certo non apprezzo i metodi che ha quel pazzoide. Però… allo stesso tempo li capisco. Un giorno è capitato che, come tanti anni fa, si ritrovasse tra le fiamme. E allora, per forza ci scappano vittime innocenti tra cui anche bambini. Nel profondo quel giorno avrebbe preferito morire. Poi, sono arrivato io che con molta calma l’ho rassicurato che non è stata colpa sua e poi non ho più voluto menzionare quel capitolo, perché sono sicuro riaprirei una ferita, se pur piccola ma presente. Come gettare nuovamente fuoco sulla orribile cicatrice, che pur essendosi parzialmente rimarginata è sempre presente a ricordare la propria presenza al proprietario, ogni mattina. Lui magari la userà solo a proprio vantaggio, però… però, forse anche lui un pensiero verso una relazione di qualche tipo, lo fa. E dopo quell’orrendo sfregio nessuno lo avvicina molto facilmente. Sono fortunato, tutto sommato. Per lui che è molto più organizzato, determinato e maturo di me… dev’essere uno shock ogni volta, constatare che non potrà mai avere l’amore. Forse…”.
Nel frattempo, i miei occhi hanno vagato lungo tutto il corpo di Desdemona e non si sono fermati un attimo, passando dagli arredi asettici di legno invecchiato nella stanza, al suo corpo.
“Bella. Quando ti sveglierai ti porterò in un bel posto per fare colazione. Siamo a Padova… una città molto più grande e piena di comodità rispetto ad altre. Ancora due ore, e un altro pesante giorno comincerà. Quando mai io sono stato un filosofo, poi? Bah, però è ovvio che divento un pensatore se riesco ad avere addirittura due ore solo per me. Adesso che ci penso… era da tanto che non mi trovavo solo con me stesso, senza Mello a dettar ordini e tirar oggetti, senza poliziotti, mafiosi e prostitute intorno, senza operazioni suicide da portare a termine. Forse erano anni che non mi passava la voglia di dormire nonostante fossi stanco morto. Che poi, la stanchezza che ho in corpo non la sto nemmeno sentendo, tanto sono rilassato”.
Sospiro, con l’unico scopo di sospirare, e non di noia o abbattimento, come mi succede solitamente. Nella mente sembra essersi bloccato tutto e non un pensiero mi sfiora le pareti della mente per uscire e far lavorare il cervello, un avvenimento alquanto insolito, visto quanto lavoro abbiamo avuto negli ultimi anni.
“Ah, Mello. Mi farai impazzire anche se ho deciso io di starti dietro. Col fatto che sei affetto da una terribile iperattività non stai fermo un attimo e vorresti fare mille cose contemporaneamente. Cosa che per me non è affatto salutare, anche se mi ci sono abituato col tempo. Certo che però… potresti anche rallentare, no? Se no che siamo venuti a fare qua in Italia? Potevamo buttarci nel traffico e nell’asfissia di Los Angeles nuovamente, e invece siamo venuti qui, in questo posto tranquillo…. Perché Mello? Un’altra delle domande a cui non posso rispondere, spero che il numero non aumenti negli anni”.
Mi spunta un sorriso perché una certezza molto positiva mi attraversa la mente: cioè, che in realtà io ho tutto quello che voglio, o almeno sto per averlo.
“Sono sicuro di piacere almeno un po' a Des. Penso che prima o poi mi chiederà di provarle la mia identità e per allora sarò pronto a rispondere a ogni suo dubbio. Ah… spero proprio di fare una bella figura ai tuoi occhi… a partire da oggi. Adesso mi farò una bella e meritata sigaretta e poi giocherò un po' alla Nintendo Switch con i Joycon rimuovibili”.
Le due ore passano in fretta perché, pur non avendo niente da fare, a parte giocare e fumare, ho potuto restare in contemplazione dell’alba, o del corpo perfetto della ragazza che mi dorme affianco.
“Adesso però è meglio che me ne vada di sotto, onde evitare di farle pensare qualcosa che non deve. La farò svegliare a Mello, augurandomi che non scelga il format uragano. Fa che sia di umore soft… che strano che è parlare al contrario, in italiano usano l’aggettivo dopo il sostantivo e non prima. Mi suona ancora particolarmente strano”.
Mi dirigo di sotto e trovo, come non fosse ovvio, il mio compagno già sveglio, come se si sentisse in colpa a perdere del tempo dormendo.
“L’azione più inutile, a detta sua”.
«Ehi, Mello». Il suono scorbutico che sento conferma i miei pensieri, e mi fa capire che Mello non ha dormito granché, o proprio per niente.
«Quanto hai dormito stanotte, Mello? Sai che mi devo preoccupare se non riesci a dormire».
«Non dire stronzate. Semplicemente oggi sarò rincoglionito. Che vuoi che sia…». Mi dice con tono altamente sarcastico.
“Per l’ennesima volta insiste nel non volermi far preoccupare, cosa impossibile, visti tutti gli sforzi e i pericoli che compie. È inevitabile che mi preoccupi per te Mello, cerca di capirmi ogni tanto”.
«Dai Mello, dimmi cos’hai in questi giorni e quali pensieri ti fanno essere così irascibile».
«Matt, te l’ho detto mille e più volte di non psicanalizzarmi, e che sono io a dover dirti le cose quando ne ho voglia».
«Voglio semplicemente arginare in anticipo il problema».
«Caro Matt adorato, non sono un pc e nemmeno un videogames, perciò fammi un favore… Du nicht zerbrichst mich meine Bälle!».
“Ahia.. quando parla in tedesco si mette male”.
«Ok. Vieni con noi a fare colazione?».
«Vestitevi meno appariscenti possibile».
“Come dire che per lui non sarebbe possibile. Che stupido, di cosa ha paura? A meno che non ne abbia combinata un’altra delle sue… eh sì, per forza”.
«Mello, Mello. Cosa cazzo hai combinato in quelle sole poche ore che non ho monitorato la situazione?».
«Niente, Matt. Non ti devi preoccupare di nulla. Ho già fatto colazione io… voi andate pure. Con Des parliamo dopo».
“Come dire… vai fuori dai coglioni che c’ho un affare losco da portare avanti. Cosa pensa, sia nato ieri? E poi non rimanda mai un impegno, e non rimanderebbe nemmeno il prenderla a insulti e bestemmie come piovesse. Cosa nascondi per la miseria? Sono tuo amico o no? Ho il diritto di sapere”.
«Va bene Mello, stai troppo male per essere lasciato solo». Nel dire la frase giro lo sguardo verso il suo per notare l’espressione che farà ma non esprime niente di strano. Solo, accorgendosi di essere osservato si mette sulla difensiva, la reazione che più si addice a una persona che nasconde qualcosa.
«Du starrierst mich nicht! (Non fissarmi!)». Al che faccio finta di voltarmi per dirigermi verso la porta delle scale e faccio pochi passi. All’improvviso però, mi volto di scatto e lo afferrò di peso, scaraventandolo con forza sul divano di pelle nera e bloccandolo per i polsi, salendo poi con le ginocchia sulle sue gambe per bloccargli movimenti improvvisi o colpi bassi.
«Mihael Keehl».
«Oh, oh. Il nerd mi ha chiamato per nome. È la fine del mondo». Mi guarda maligno di rimando ma in quel suo sguardo scorgo una lieve disperazione che, chiaramente, il sonno perso ha alimentato.
«Dimmi subito cosa c’è che non va, Mihael. Brutto tedesco di merda, irascibile, scontroso, iracondo e bastardo. Posso continuare all’infinito se ti va e non mi serve fare né colazione, né pranzo, né cena. Lo sai benissimo».
«Magnifico, stai pure lì a perdere il mio tempo prezioso, e a non far niente».
«Ti lascerò andare quando sarai stato sincero». Queste parole gli sfiorano sempre la coscienza, per un attimo appena, lo so e lo sa anche lui ma per fortuna non me ne fa mai una colpa.
“Altrimenti, i miei trucchi sarebbero totalmente inutili con una mente come la sua. Voglio dire… temo sia lui ogni volta che decide di lasciarsi andare e di darmela vinta, e sinceramente mi va bene così”.
«Allora? Cominci tu Mello, o lo faccio io? Sai che non mi piace fare gli interrogatori».
«Lasciami i polsi». E giù una serie di insulti che non mi toccano minimamente.
«Allora Mihael?».
«Вы знаете что вам никогда не придётся называть меня по имени при незнакомцах вокруг! (Ti ho detto mille volte di non chiamarmi per nome quando ci sono degli estranei!)».
“E adesso passa anche al russo. Magnifico… come volevasi dimostrare. È successo qualcosa”.
«Sai che non capisco molto bene il russo, Mihael Keehl…». L’occhiataccia che ricevo farebbe raggelare chiunque, non abituato ad averlo affianco, perché è un misto di sadismo, di tristezza, di furore o, ancora di pazzia ma ho presto imparato ad interpretarlo, anche a livello visivo, come una richiesta d’aiuto e quindi mi può far quasi piacere visto che lo rivolge solo a me, in quanto suo unico fidato.
«No, vero? Бастардо. Убирайся с дороги мне нужно срочно закончить дело (Bastardo. Togliti di mezzo, ho una questione urgente da sbrigare)».
«Te l’ho detto che non riesco a capire bene il russo». Fingo uno sguardo sarcastico e maligno, cosa su cui devo ancora lavorare perché non mi riesce bene, dopo tutto sono un giocatore e fumatore incallito, non un attore come lui, e anche per questo sono qui, per far abbassare le sue barriere.
“Sembra facile a dirsi…”.
«сними, блин, сними! (Levati, cazzo, levati!)». Sbraita, ora più disperato che mai.
“Andiamo Mihael, per la miseria, sputa il rospo”.
«No!».
«Ti farò pentire di essere nato».
«Andiamo, vuota il rospo, non abbiamo tutto il giorno Mello».
«No!».
«No, lo dico io. Che cazzo ti sta prendendo oggi? E ieri? E l’altro ieri, che Des non era ancora qui con noi? Non sarà…».
Un pensiero mi balena per la mente.
“Che sia per la famiglia Minozzi? Avrà paura, o addirittura il sensore che non andrà come abbiamo previsto? No…”.
«Ti prego, dimmi che non è quello che penso. Dimmi che non centra la famiglia di Des…». Il sorriso tirato che gli contraddistingue sempre il volto si affievolisce per spegnersi totalmente in un secondo e il cuore nel mio petto entra in tumulto.
«Se ti levi, che tra l’altro mi stai letteralmente schiacciando…».
«Mihael! Fottiti, puoi anche resistere un secondo o due in più… lo sai che mi piace contravvenire alle regole, soprattutto le tue, visto che mi comandi sempre a bacchetta».
«Ah, adesso ho capito. A te piace stare in questa posizione… brutto…».
«Adesso però, sconfini nello scontato… avanti Mello, ti prego. Mi sto rodendo il fegato più di te, qua. Se si tratta della ragazza, me lo devi dire. Sai quanto ci tengo».
«Боже мой, сегодня мужчины все педики. (Dio mio, oggi gli uomini sono tutti froci)».
«Mello, abbiamo la stessa età, che cazzo dici? Ah… a proposito di uomini… non sei nemmeno in grado di mettere insieme un concetto logico per spiegarmi cosa sta succedendo…». Puntualizzo, e finalmente, non vedendo via d’uscita, il mio amico si sfoga in un urlo straziante e disperato, quello che gli permettere di lasciar andare qual si voglia ansia o angoscia, che lo attanaglia.
“Ma deve per forza urlare così forte, dannato uragano di uomo. È l’ennesima volta che perdo l’udito questa settimana. Almeno dopo si calmerà e tornerà il solito russo freddo e distaccato di sempre. Purtroppo svuotato, ma soft… anzi, tranquillo. La devo smettere di pensare in lingua informatica, potrebbe procurarmi problemi seri… a detta di Mello”.
Dopo un minuto di urla e ringhi animali inquietanti, il ragazzo si calma e ritorna ad avere un’espressione e una pacatezza fuori dal mondo, e soprattutto, non sue.
«Matt, per favore… scendi, mi stai schiacciando. Ti ricordo che non ho dormito tutta la notte…».
“È un buon segno che si lasci andare alle ‘debolezze’ e confessi di essere ‘stanco’”.
«Mello, ci hanno intercettati nonostante le nostre ferree norme di sicurezza? Sarebbe veramente il colmo dopo tutte le precauzioni e i soldi spesi per esse». Gli chiedo, con voce conciliante, visto che so in che fase d’umore è in questo momento. Mi scosto, scendendo dal divano e lasciandolo respirare ma tutto ciò che vedo, è un uomo abbattuto e momentaneamente svuotato di ogni energia, con la sola volontà di far a pezzi tutto e tutti.
«Matt…». Mi guarda con uno sguardo un po' perso, vago ma non comprendo bene cosa realmente lo affligga.
“Mello che indugia… non è preoccupato per Des, sicuramente… e allora? Cosa c’è che non mi hai detto? Dimmelo per la miseria”.
«Ho rincontrato Nidaesa Diohil… giorni fa, e anche qualche ora fa, quando non eri in collegamento». Mi fissa come a cercare comprensione, ed è una delle cose che può veramente avere, da me.
“Se non lo conoscessi, direi che è triste… ma visto che lo conosco… non avevo mai visto Mello preoccupato”.
«Sei preoccupato che possano prendere di mira anche lei?»
«Che idee del cazzo, sono preoccupato che possa intralciarmi». Mi risponde con voce tranquilla e pacata.
“O è preoccupato per lei… vorrei tanto sapere cosa ci fa qui, proprio in questo periodo. Non sarà in incognito per spiarci, spero. Sarebbe un duro colpo per Mihael”.
«Pensi sia qua in incognito per spiarci?».
«Non lo penso, lo so. Ne sono sicuro. Per cosa quella donna verrebbe qui, se no? Per spiarmi… per raggirarmi, è chiaro».
«Senti russo, l’ultima volta che vi siete lasciati, è finita male… ma questo solo all’apparenza. Sai benissimo che alla fine si è rivelata diversa da quella che sembrava».
«Sai benissimo che non credo nel destino, o nel colpo di fulmine. Quindi me ne sbatto delle apparenze o non apparenze. Mi ha fregato, e questo non posso tollerarlo. Tra l’altro ha, insopportabilmente, il nome con la stessa lettera di quell’invertebrato del mio rivale, è come se la mia maledizione si protraesse all’infinito». Emetto una risata sonora e divertita che lo induce a voltarsi verso di me, guardandomi in cagnesco ma si rassicura perché sa che non gli riderei mai in faccia per un motivo così importante.
“Ci tengo alla pelle. No, anzi… sono suo amico”.
«Mello, Mello… te l’ho detto che sei inesorabilmente infantile?! Mi pare di sì, e se ti impunti su una questione non ti si può dire niente, che fai di tutto per aggirare il problema vero e proprio. Va beh, vorrà dire che la prossima volta sarò io a salvarla come si deve, per poi farmela a dovere».
“Se lo stuzzico… matematico che s’incavola nero e mi sbotta contro, per poi capire le mie vere intenzioni e lasciarsi andare, finalmente”.
«Ma tu non volevi stare con la piccola Desdemona? Nome interessante il suo, non trovi Matty?».
«Non ci ho ragionato… ma su quanto fosse sexy Enne, sì…». Fingo un sorriso malizioso, quello che di solito schifa altamente il mio amico, quando lo vede in uno dei suoi tirapiedi: porci e corrotti.
«Enne? Enne dici, ma quante moine per una donna qualunque che nemmeno conosci…». Mi risponde con voce melliflua ma che preme per esplodere da un momento all’altro.
“Le finte non ti serviranno per proteggerti dall’ira, Mello”.
«Sì, esatto. Scommetto che a letto non è affatto male, vero Mihaelino?!».
“Che rompi coglioni che sono… lui odia i diminutivi”.
«Schluss damit sofort!! (Smettila subito!)».
“E ridaje con il traduttore automatico… comunque vedi che fra poco esplodi, me lo sento”.
«Mi servirebbe il traduttore incorporato a volte…» gli rivolgo di nuovo un sorriso beffardo «Non mi hai sentito? Me la vorrei fare, io ovviamente starei sotto… la bella fantina che mi cavalca e non mi fa fare tutta la fatica che mi fai fare tu… il paradiso». Concludo la mia scenetta con occhi fintamente sognanti e l’espressione persa nelle mie finte fantasie. Al che sento il frusciare dei suoi aderenti vestiti di pelle che si alzano dal divano e che si avvicinano a me, allora decreto la mia vittoria.
“Bingo, e nel minor tempo possibile rispetto al solito.… lamentarmi del suo comportamento in quanto amico suo, e insultare l’unica persona che gli piace. Mix perfetto che spero nessun altro usi a proprio vantaggio”.
«Сукин сын! (Figlio di puttana!)». Mi sferra un pugno e poi un altro, e un altro ancora ma non ci mette tutta la forza che possiede, visto che non ha intenzione di uccidermi ma solo di ferirmi, come io ho ferito lui.
“La psicologia mi spaventa a volte. Anzi, molte volte”.
Incasso tutto, ogni colpo e ogni sofferenza, che il mio amico vorrebbe condividere con me ma non ha altri modi per tirare fuori. Non provo nemmeno a difendermi, anche se ne ricaverò forse una bella gita in ospedale ma stavolta so benissimo che la situazione è oltre la norma.
“C’è qualcos’altro che lo tormenta, è chiaro. Ma se non lo ha ancora detto o accennato, non lo farà mai”.
«Reagisci cazzo! Nerd fottuto… insulti me, la mia donna, e adesso non fai niente? Ma che cazzo ti dice il cervello?». Inveisce contro di me senza senso continuando a picchiarmi, con delle mosse e una forza che non gli appartengono perché troppo trattenuti e malfermi; infatti, non sento quasi niente ma scelgo di trattenermi dal reagire, ugualmente.
“La tua donna, eh?! Adesso ti riconosco Mihael. Se io reagissi, tutta questa tiritera non sarebbe valsa a un emerito…”.
Un colpo un po' più forte allo stomaco interrompe lo scorrere dei miei pensieri, e mi porto istintivamente la mano sinistra nel punto colpito ma la tolgo subito perché un altro colpo sempre malfermo mira di nuovo al mio stomaco.
“Maledizione Mello… mi sta venendo una voglia tanta di ammazzarti, qui e subito… ma no. Non devo nemmeno muovermi. Devo a ogni costo fare da Patch… come dicono qua in Italia? O meglio, tra persone normali? Ah già. Valvola di sfogo”.
Dopo due minuti che continua a tartassarmi di pugni e grugniti, si assopisce e smette totalmente di muoversi; così, come se niente fosse, si allontana da me e, con aria ancora più abbattuta di prima si dirige al frigo. Prende qualcosa di cui non mi curo e poi, succede qualcosa che non mi aspettavo.
«Anche venisse a cercarmi… non credo proprio che avremo occasione di far qualcosa di significativo insieme».
«A cosa ti riferisci?».
“Mello che dice cosa pensa… è il colmo, anzi… un miracolo. Un Millenium Bug in piena regola”.
«Mah… quella volta ho cercato di accontentare le sue richieste perché se ci affidavamo alle mie fantasie...».
«Capito».
«Vorrei solo non fosse una donna: una creatura quindi da proteggere, vorrei per una volta incontrare una persona che mi tenga testa e… anzi».
“What?”.
«Ma io cosa sarei? Un fagiolo?».
«Tu a suo tempo mi hai tenuto testa perfettamente…».
«Ma?».
«Ma non per questo verrò a letto con te… caro Matty». Il sorriso beffardo e languido che mi rivolge mi fa rabbrividire, e il solo pensiero di ciò che ha detto peggiora di più la situazione. Ritorno in me e cerco di dargli la forza di pensare positivo, per una volta.
«Beh, che ne sai? Magari, anche lei riesce a tenerti testa benissimo. Magari non riuscirà a tirare pugni come te ma…».
«È proprio di questo che sto parlando». Mi riprende, sardonico.
“Ho capito benissimo di cosa stai parlando, che cazzo”.
«Le differenze ci saranno sempre. Siete comunque diversi, Mello. Uomo e donna».
«E chi dice che bisogna essere diversi?».
«Ehm… non lo dice nessuno, temo. Ma è così. Per esempio: vedi me e Des… io, anche fossi stato disperato fino al collo, mi sarei dibattuto con le unghie e con i denti mandando a fanculo ogni buon senso e ragionamento, per non essere catturato. Invece, lei ha ragionato su di me… su come mi comporto e cosa dico, ecc; prima di darmi o no il ben servito. È anche vero che così mi lascia carta bianca su cosa fare con lei ma questo perché siamo su due piani diversi of mind».
«D’intelligenza Matt, su due piani d’intelligenza». Mi corregge il mio compagno di lavoro, e amico.
«Certo. Capisci? Se fossimo identici non saremmo insieme, e soprattutto non ci piaceremmo per nulla al mondo. Tu staresti con una te? Pensaci…».
«In effetti… però queste cose le so già. Matt, io voglio solo che lei sia indipendente e non abbia bisogno del principe azzurro, o di un miracolo dal cielo per sopravvivere. Perché sembra che in un modo o nell’altro debba sempre essere così. Sai quanto odio gli stereotipi».
«Sì! Ma se ti ha affascinato tanto… un motivo c’è di sicuro. Non è stato solo il suo nome particolare e… che ha la stessa lettera iniziale di quella del tuo rivale». Mi scappa una smorfia di disappunto e confusione.
«Ci ho ragionato prima di arrivare qui».
«Ah ecco. E tu quando hai la mente libera pensi a queste cose?».
«Sì Matt, perché non ce l’ho mai libera. Ti sembra avere la mente libera, tornare coi ragionamenti a quel topo da laboratorio fastidioso?».
“No, affatto. Qui devo far qualcosa per questo pover’uomo, che fra poco pur di avere un po' di vita sentimentale si butterà sul primo che capita, uomo donna indifferentemente”.
Di nuovo un brivido mi attraversa la schiena.
«Perché non troviamo un modo ingegnoso e criptato per farle avere un ‘invito’ da qualche parte?».
«Certo che te la fantasia la usi proprio per niente». Sospiro frastornato dalla poca fantasia, fiducia ed empatia di quest’uomo.
«Mello, anch’io sono stato alzato tutta la notte. Quindi, se fai così il difficile, esploderò anch’io prima o poi… comunque… Siccome, per un motivo imprecisato, anche lei è qua in Italia… potresti comporre un messaggio che solo lei potrà capire. Sono sicuro che un modo per farti riconoscere l’hai trovato. Hai una mente così geniale che avrai pensato anche a quello. Non mi interessa saperlo eh, ma… come idea sarebbe perfetta».
«Tsk! È proprio di questo genere di cose che sono schifato». Dice, ma i suoi occhi rivelano tutt’altro e dentro di me sento i cori dell’alleluia.
“Sei un bravo attore ma… amico mio… finalmente ti sta venendo un po' di sale in zucca. Mello innamorato non l’ho mai visto ma spero che accada presto. Devo necessariamente trovare quella ragazza, o sarà lei per prima a trovare noi? Chissà. Oh my God… Mello innamorato? No, no, no. Interessato magari… se siamo fortunati. In ogni caso, qualsiasi cosa succeda non se la toglierà dalla testa, e chissà come ha fatto quella a ritagliarsi uno spazietto in quel cervello stracarico d’informazioni…”.
«Oh, le otto e mezza. Io e Des siamo in tempo per andare a far colazione, visto che qualcuno… cioè io, non ha potuto fare la spesa e nemmeno farla fare a qualcun altro. Detesto quando non abbiamo un piano». Lo guardo di sottecchi per capire se mi prenderà in giro o se, semplicemente non si curerà del mio discorso, e i miei dubbi hanno subito conferma. Lo scopro a ghignare in modo appena accennato per non farsi scoprire ma, abituato come sono ad aspettarmi qualsiasi cosa da lui, non può nascondermelo.
“Lo sapevo… brutto spam. Ha fatto apposta a non organizzarsi. E io che gli faccio anche da psicologo, gratis. Dovrei chiedergli mille dollari ogni volta. O meglio, euro”.
«Senti…» lo guardo male, solo che io lo faccio veramente di nascosto «La vuoi svegliare tu la ragazza?».
«No, chi se ne frega. Fate quello che volete e portatemi qualche ricordino dalla pasticceria… Love and uomo spastico sottomesso». Faccio finta di niente, per poi dirigermi verso la camera da letto. Arrivato, noto che la ragazza nel mio letto sta ancora dormendo.
“Per fortuna, così il suo sarà un risveglio più soft di quello che avevo temuto”.
«Ehi Des… Desdemona. Sveglia, sono le due del pomeriggio». Mento per invogliarla a svegliarsi nel minor tempo possibile.
“Qua non ci sono orari a parte nei nostri due cellulari... quindi, non potrà verificare quello che le ho detto fintantoché non glielo confermerò io”.
«Dai… Des, sveglia… sono le due del pomeriggio». All’improvviso si gira a faccia in su, sotto il mio tocco gentile e premuroso, e apre gli occhi.

 
POV DESDEMONA
 
«Eh… uhm… sono già le due? Accidenti, avevo proprio sonno. Era da mesi che non mi svegliavo così tardi».
«Dai, alzati andiamo a fare colazione».
«Wow… perché sei così gentile con me, lo devo ancora capire. Cioè… ah». Mi porto una mano allo stomaco, che comincia a dolermi per i crampi di fame.
“È davvero tardi… aspetta…”.
«Come colazione? Non erano le due del pomeriggio?». Lo sguardo inviperito che gli lancio lo fa ridere a crepapelle.
«No, sono quasi le nove, e quindi per me è già tremendamente tardi».
«Perché?». Chiedo con voce scocciata, passandomi l’altra mano sugli occhi, i quali ancora faticano ad aprirsi e a mettere a fuoco.
«Perché sì Bellezza… non immischiarti in cose più grandi di te».
«E se invece, volessi farlo?». Rispondo, dispettosa, con uno sguardo sarcastico in viso.
«Beh… ti ringrazierei con un bacio appassionato… ovvio». Rimango a bocca alla sua esclamazione, perché non mi aspettavo proprio una risposta stupida in questo momento.
“E se in realtà non fosse solo una battuta la sua?”.
Al che, mi balenano in testa le scene più sconce possibile, e subito dopo rimembrando che non si tratta di un amico, anche le più terribili che mi fanno scuotere la testa con veemenza, per tornare alla realtà il più accuratamente possibile.
Sbuffo, per poi alzarmi con non poca fatica dal letto e ricordarmi che mi sono addormentata con i vestiti, i quali adesso odorano di formaggio avariato.
“Ma non è possibile”.
«Senti Matt, se dobbiamo uscire non posso farlo così… non è che il tuo amico avrebbe dei vestiti da prestarmi?».
«Che hanno i miei che non vanno?». Mi chiede fingendosi ingenuamente offeso, anche se si capisce benissimo che mi prende per i fondelli.
«Che spiritoso, come le dovrei sistemare quelle spalle enormemente larghe?».
«Nah… sono nella media». Ancora col sorriso radioso che mi è piaciuto da morire fin dal primo momento.
«Sta di fatto che non mi andrebbero mai. Invece… Mello è più longilineo e magro di te». Sostengo, con lo gli occhi chiusi, la testa bassa e l’aria solenne.
«Ehi… mi stai dando del grasso?». Mi scappa una risatina involontaria.
“Per la miseria, questa proprio non ci voleva…”.
Mi riserva uno sguardo magnetico, al che distolgo il mio che diventerebbe altrimenti una cosa sola con la sua bocca.
“Dio, non lo guardare… non lo guardare Des, non ti azzardare. Ti maledirò a vita se lo farai. Grandioso, adesso parlo anche col mio cervello”.
«Beh… io vado di sotto a chiedere a Mello dei vestiti adatti. Anche se i suoi non lo sono affatto… non per te».
«Prendi quello che vuoi». Lo tranquillizzo senza alzare lo sguardo.
«Mello… hai dei vestiti che non ti vanno più?». Urla restando nella stanza, senza muoversi di un millimetro.
“Ma non doveva andare di sotto? Che ansia, Dio…”.
«Почему? (Perché?)».
«Parla in italiano, Mello».
«Нет! (No!)».
«Questo l’ho capito anch’io. Senti, ho capito… vengo così, non ci sono altre soluzioni».
«No, aspetta… Mello, brutto mafioso russo. Dammi dei vestiti». MI impressiona il tono con cui si esprime con una persona simile.
“Sembra davvero un mafioso in piena regola, quell’altro. Si è immedesimato proprio bene. Non so proprio come faccia a non impazzire da un momento all’altro. Impazzire davvero, perché pazzo lo è già di suo. Basta vedere come veste. C’è bisogno di conciarsi così solo perché sei infiltrato e ti fingi uno di loro? Evidentemente sì”.
«E va bene!». Urla il biondo dal piano inferiore e mi stupisce la velocità con cui ha ceduto a un ‘ordine’.
«Grazie! Hai sentito? Adesso arriva qua e ti presterà qualcosa di perlomeno pulito».
«Ehm… grazie… Matt».
“Non si vede che vorrei sapere il suo vero nome? Ah… no aspetta? E a cosa mi serve? A niente. Piantala di fare la cretina. Rivoglio solo la mia famiglia e poi andarmene da questo posto dimenticato da Dio”.
Deve aver capito i miei pensieri perché sorride benevolo ma si gira verso la porta, in attesa che il suo amico arrivi.
«Falla uscire». Matt mi rivolge uno sguardo eloquente ma anche disperato per i modi del biondo ma io sorrido divertita e annuisco, in segno che ho capito e non me la sono presa.
“Stavolta non mi ha trattata praticamente da schiava, e non mi ha urlato dietro”.
Corro di sotto ma non aspetto neanche un secondo che subito sento i passi di Matt, almeno quelli che riconosco come i suoi per il rumore dei suoi stivali che è diverso da quello di Mello, arrivare di sotto allora lo ringrazio e vado in bagno. Mi cambio in tuta fretta perché sto morendo di fame e insieme usciamo di casa.
   
 
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