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Autore: WhiteLight Girl    25/01/2019    4 recensioni
Fanfiction Crossover tra le varie serie di Digimon, in questa prima parte Tamers e Frontier, nella prossima Adventure.
Qualcosa si muove nell'acqua, non è un mistero che sia parte del problema, perché quando Izumi esce dall'ascensore l'acqua scorre sul corridoio davanti a lei e fino ai piedi dei suoi amici. Cosa ci fa quell'acqua putrida nell'ascensore del centro commerciale 109 di Shibuya? Da dove viene? Izumi probabilmente lo sa, ma non è in grado di rispondere a questa domanda.
Personaggi: Takato, Ruki (Rika), Henry, Ryo, Zoe (Izumi), Takuya, Koushi, Kouichi, Junpei (JP), Tomoki (Tommy), Guilmon, Renamon, Terriermon, MonoDramon...
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3
Acque torbide

Nel Digital World la notte calò improvvisa, gettando la sua ombra sul deserto e sulle foreste un settore dopo l’altro. Nell’instante esatto in cui fu buio, il lago si ricoprì in fretta di uno spesso strato limaccioso che impediva a Renamon di scorgerne il fondo; le alghe che emergevano scivolavano sulla superficie accompagnate da bolle che esplodevano a pelo d’acqua riempiendo l’aria di puzza di marcio.

Il Digimon rimase appollaiato tra i rami di un grande albero sulla riva a osservare il fenomeno, cercando di comprendere cosa stesse succedendo dalla sicurezza del suo riparo. Restando a pochi metri dall’acqua, aveva una visuale perfetta del luccichio malato delle alghe che si accumulavano lungo la riva trascinandosi dietro filamenti di schiuma verdastra e densa.

Si aggrappò al tronco dell’albero e si sporse ancora, La puzza si era fatta tanto insopportabile che anche trattenendo il respiro riusciva a sentirne il retrogusto in gola, ma non si mosse.

La superficie dell’acqua si contrasse con un guizzo, un piccolo mulinello si formò nel centro e poi si richiuse ondeggiando su sé stesso. Renamon sollevò il capo, cercando di osservare meglio cosa stesse accadendo. L’acqua gorgogliò ancora ed una serie di piccole onde concentriche spinsero altre alghe verso la riva; continuavano ad emergere accumulandosi e celando il fondo luminescente.

Un’altra serie di bolle risalì dalle profondità scoppiettando e schizzando, poi il mulinello si placò, l’acqua iniziò a risalire dal fondo come avrebbe fatto da uno scarico intasato smuovendo il limaccio.

Per ultime arrivarono le due figure e mentre emergevano le alghe scivolarono loro addosso e piombarono di nuovo in acqua.

Renamon non aveva mai incontrato due Digimon di quel tipo, prima di allora, quindi li studiò in silenzio. Dalle ali spiegate della fata comprese che il suo elemento dovesse essere l’aria, mentre dell’altro poté solo osservare l’accenno di criniera e domandarsi se facesse parte della linea evolutiva di Leomon.

Rimase nascosta tra le fronde, li osservò guardarsi attorno e per un momento non fu sicura di come agire, se dovesse farsi avanti ed accogliersi in qualche modo.

Il Digimon con l’armatura scura raccolse un mucchio di alghe tra le dita e le strinse fino a disintegrarle, i loro dati scivolarono verso di lui che li assorbì, poi ne offrì un’altra manciata alla fata, che fece lo stesso.

Renamon cercò di ricordare se avesse visto qualche Digimon assorbire dati che non fossero di un altro Digimon, ma le vennero in mente solo le sfere di dati fluttuanti che popolavano da sempre il settore deserto e non riusciva a spiegarsi a cosa potessero servire loro.

Sperò semplicemente che le alghe bastassero ai due, ma poi la fata si voltò, tese le braccia e lanciò dei piccoli tornado contro una macchia d’alberi, distruggendoli ed assorbendo anche i loro dati. Renamon saltò fuori dalla sua copertura di fronde, balzando di ramo in ramo lungo i confini del lago per girare loro attorno, si mosse silenziosa fino a raggiungere loro punto cieco, ma la fata la sentì arrivare, spalancò le ali e si voltò verso di lei; aveva gli occhi coperti da una sorta di fascia di metallo, ma il suo ghigno era ben in vista.

Persa nello slancio per arrivarle alle spalle, Renamon non fu in grado di scostarsi. Il calcio la colpì in pieno petto, rispingendola indietro con forza e facendola atterrare contro un mucchio di rami che si spezzarono a causa dell’impatto.

Solo l’ultimo, più spesso e vicino al corpo principale dell’albero, frenò il suo slancio, strappandole un rantolo di dolore, e quando sollevò lo sguardo Renamon scoprì che la fata le stava volando incontro.

Si acquattò in attesa dell’impatto, contrasse gli artigli pronta a contrattaccare ma, invece di arrivarle addosso, la fata ruotò su sé stessa e le scagliò contro un vortice d’aria tanto potente da farla scivolare dal ramo e mandarla a sbattere contro il tronco dell’albero alle sue spalle.

C’era qualcosa nell’aria che la destabilizzava, impedendole di ragionare lucidamente e contrattaccare come avrebbe voluto, ma Renamon si rialzò comunque, anche se non c’era una sola idea nella sua testa che le desse una possibilità di avere un vantaggio. «Chi sei?» domandò, ma non ebbe alcuna risposta.

La fata sembrava aver già perso interesse per lei, tornò dal cavaliere in armatura e, con la mano guantata, carezzò la sua guancia. Il modo in cui lui inclinò il capo in segno di devozione stranì Renamon, poiché non aveva mai visto una cosa simile in un Digimon. Fu come se con quel singolo gesto avesse comunicato al cavaliere tutto ciò che lei desiderava che facesse, perché subito dopo lui tornò al centro del lago.

Qualunque cosa avesse fatto gorgogliare l’acqua fino a poco prima sembrava essersi fermata, se non fosse stato per le lievi folate di vento che la facevano increspare ora la superficie sarebbe stata immobile; le alghe ammucchiate lungo la riva ondeggiavano impigliandosi le une alle altre come una fitta rete di lerciume.

Renamon pensò che entrambi i Digimon sarebbero tornati a dedicarsi al lago, invece il cavaliere la raggiunse, le si avvicinò e sollevò una mano per scostare una felce che pendeva tra loro. I suoi occhi erano vacui e rossi, tanto che Renamon si domandò se stesse davvero guardando ciò che stava facendo.

La selce si frantumò contro la sua nocca, il cavaliere ne assorbì i dati come se fossero il pasto più succulento e, improvvisamente consapevole che non gli sarebbe bastato, Renamon sollevò il muso e reagì.

Lo colpì con un calcio e lo spinse indietro per mettere tra loro tutta la distanza che poteva, ma sapeva che se fosse tornato a fluttuare sul lago sarebbe stata in svantaggio.

La fata rimase in disparte, quasi come se non si preoccupasse del suo compagno e della sua sorte; forse pensava che non ne avesse motivo, forse semplicemente non le importava.

Renamon tese le orecchie, sentì le zampe che si muovevano sulle selci ed i respiri dal centro della foresta; qualcuno stava correndo verso di loro ed anche se non riusciva a sentire il loro odore a causa della puzza poteva permettersi di pensare che fossero i suoi amici.

«Che razza di Digimon siete, voi due?» domandò ai due che aveva davanti.

Non si aspettava una risposta, quindi non si stupì quando quella non arrivò, i due oscillavano tra l’ignorarla ed il distruggere ciò che avevano attorno con una rapidità tale che pensò che la considerassero solo una mosca fastidiosa di cui non doversi preoccupare se non quando provava a disturbarli.

La fata generò numerosi altri tornado, distrusse molti alberi ed assorbì i loro dati prima che essi si disperdessero, il cavaliere fece lo stesso con le rocce, le alghe e addirittura piccole porzioni di terreno. I piccoli crateri formatisi a ridosso del lago si colmarono con l’acqua portata da ogni onda, disegnando bizzarre forme lungo la riva.

Renamon ebbe in qualche modo la conferma che volessero solo assorbire dati, era sollevata che si soffermassero su cose che non fossero altri Digimon.

Poi i rami poco distante si aprirono, le fronde tutte attorno ondeggiarono al passaggio di Guilmon, Terriermon e numerosi altri Digimon. I loro sguardi indugiarono sulla fata ed il cavaliere, sui dati che scintillavano contro il cielo nero prima di essere assorbiti da loro.

La individuarono pochi istanti dopo, negli occhi una domanda che non osarono pronunciare.

«Vogliono distruggere tutto!» gridò Renamon, fu allora che coloro che erano appena arrivati li attaccarono, decisi a proteggere il loro mondo.

   
 
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