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Autore: MadPhantom21    25/01/2019    0 recensioni
Fanfiction Dennor/Sunor/Nednor ispirata a Notre Dame de Paris.
Copenaghen, 1635.
Tratto dal testo:
"Cosa ti turba, amico mio?"
Jan incrociò le braccia sul tavolo, guardando l'amico fisso negli occhi.
Mathias teneva stretto tra le mani un piccolo crocifisso d'oro, e non rispose, tenendo lo sguardo basso.
"Sarà forse... una streghetta puttanella?"
A quelle parole Mathias alzò lo sguardo, gli occhi azzurri erano adesso rossi per lo stress.
"Lo sapevo" Rispose Jan con un ghigno. "Beh, mi dispiace per te, amico, ma sarò io ad averlo per primo."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Danimarca, Nordici, Norvegia, Paesi Bassi, Svezia/Berwald Oxenstierna
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Triangolo
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La bottega di Berwald Oxenstierna era piccola e buia. Una fioca lampada a olio illuminava l'ambiente polveroso dove nessun cliente metteva piede da giorni.
Alti scaffali impolverati riempivano lo stretto ambiente che odorava di vecchio e chiuso, su di esse creazioni di ogni tipo. Statuette in legno che raffiguravano la qualunque: animali, persone, oggetti di vita quotidiana.
Erano davvero ben fatte, ma nessuno le aveva mai apprezzate, soltanto Lukas.
 
Ogni volta che il giovane entrava nella bottega amava far scorrere lo sguardo sulle piccole creazioni in legno che abitavano le mensole, in cerca di una nuova che non aveva mai visto prima.
Anche quella sera era diretto nella bottega, si era fermato davanti la finestra e il suo sguardo era subito caduto sulla figura di Berwald, seduto dietro il bancone intendo ad intagliare un'altra di quelle figurine.
 
Lo osservò per un po'. Il volto al limite del ripugnante aveva un'espressione serena, quasi sorrideva, e quasi non avrebbe voluto interromperlo. Ma aveva bisogno di parlargli, così varcò la soglia facendo risuonare il campanello d'ottone posto sulla porta in legno levigato.
L'uomo alzò lo sguardo con un guizzo di luce negli occhi.
E quel guizzo si confermò quando Berwald vide che Lukas era appena entrato. Non sperava che fosse un cliente, ormai aveva perso ogni speranza a riguardo. Ma aspettava qualcun altro, che aveva appena messo piede nella bottega.
 
"Ciao Berwald" Lo salutò Lukas tirando giù il cappuccio scuro dalla testa, e scoprendo i capelli biondi. L'uomo posò la propria creazione da qualche parte sotto il bancone e spazzolò via i trucioli di legno dal proprio grembiule, rispondendo al saluto con un leggero sorriso, poi si alzò in piedi avvicinandosi a Lukas. Sapeva che il giovane non aveva paura di lui, quindi avrebbe potuto compiere che passo più vicino.
 
Berwald guardò Lukas con preoccupazione, era stato in pensiero da quando quei due signorotti avevano inseguito il suo amico, ed era felice di sapere che non gli era successo niente di male.
 
"Sto bene" Lo rassicurò Lukas posandogli una mano sulla guancia, al cui tocco Berwald rabbrividì.
 
"Ne sono contento" Rispose a bassa voce. Non parlava mai più di tanto, e Lukas sembrava capirlo anche solo con uno sguardo. Lo aveva sempre capito senza nemmeno una parola, fin dalla prima volta in cui si erano incontrati.
 
Sia Berwald che Lukas ricordavano quel giorno come fosse scolpito nella loro memoria. Berwald era stato accerchiato da un gruppo di ragazzotti arroganti che lo avevano pestato, insultato e deriso pubblicamente, per la sua schiena curva e il suo viso deforme.
Dopo averlo lasciato sanguinante sul ciglio della strada si erano allontanati schernendolo e ridendo tra sè; in quel momento Lukas passava di lì per caso, e notando una figura raggomitolata su di sè mugolante di dolore, si era avvicinato e con un fazzoletto gli aveva asciugato la sporcizia dal viso, e gli aveva sorriso.
Negli occhi di quella persona Lukas aveva letto la sua stessa condizione, quella di emarginato, e tutta la sua solitudine; gli aveva mostrato il suo sostegno. La prima cosa che Berwald aveva visto dopo aver subito tutto ciò, erano stati gli occhi sottili di Lukas, e aveva subito pensato che fossero la cosa più bella del mondo.
 
Adesso la sua opinione non era mutata, si era soltanto estesa a tutta la figura di quel giovane bellissimo e misterioso, con una storia che non gli aveva mai voluto raccontare. Eppure, seppur non conoscesse il suo passato, Lukas era tutto ciò che aveva, e di conseguenza era più prezioso di una miniera di diamanti per l'uomo. Lo amava, come si ama qualcosa il cui amore pensi di non meritare, qualcosa che potresti frantumare con il più delicato tocco, che veneri sperandone la felicità perchè sai che non sarà mai tua, ma allo stesso tempo ti distruggi dal dolore.
 
Ogni volta che Lukas gli accarezzava il viso, mille brividi percorrevano il corpo di Berwald, e si appoggiava chiudendo gli occhi, godendosi il massimo che poteva avere da quella delicata colomba. Perchè non aveva mai osato confessargli il suo amore. Non voleva che Lukas corresse via per sempre, forse spaventato da lui, forse per lui, per paura di ferirlo di più.
 
Ma, anche se era poco, tutto ciò che aveva era prezioso per Berwald e l'avrebbe custodito per sempre. 
 
Quando Lukas allontanò la mano affusolata dal volto di Berwald, l'uomo sentì il freddo pungergli la pelle nuovamente. Aprì gli occhi e lo guardò, quasi aspettando che dicesse qualcosa. Sapeva cosa Lukas avrebbe voluto sapere, e il giovane norvegese non aspettò a chiederlo.
 
"Sai chi sono, Berwald?" Gli chiese, riferendosi ai due uomini che due sere prima lo avevano rincorso per le strade buie di Copenaghen. Era abituato a essere seguito, per la sua bellezza e per il suo mestiere, ma riusciva sempre a trovare una via di fuga. Quella sera, nonostante conoscesse quelle strade come le sue tasche, si era ritrovato in un vicolo cieco, e aveva dovuto utilizzare una pozione esalante fumo per poter avere via di fuga. Sapeva che era pericoloso, più o meno in relazione a chi quei due uomini fossero.

Berwald mormorò qualcosa che il giovane interpetrò come un no, poi Lukas fece un cenno con la testa, se uno era un membro dell'aristocrazia, come gli era sembrato palese dall’abbigliamento, l'altro non doveva essere da meno. Era strano che Berwald non lo conoscesse, doveva essere un forestiero.
 
"Devo andare adesso, devo lavorare..." Lukas aggiunse con un'espressione un po' triste perchè sapeva che a Berwald sarebbe dispiaciuto. Infatti le sopracciglia dello svedese si curvarono in delusione.
 
"Stai attento..." Mormorò in risposta, guardandolo negli occhi. Sapeva quale era il mestiere di Lukas. Lavorava in una casa d'appuntamenti, vendeva il suo corpo ogni notte per qualche soldo. E la cosa distruggeva Berwald più di quanto non lo facesse il suo amore impossibile in sè. Sapere che quel corpo candido veniva toccato da chiunque, non gli faceva chiudere occhio a volte. Ma sapeva che quel giovane non sarebbe mai stato suo, nè romanticamente nè, figuriamoci, fisicamente. Ma forse era meglio così, pensava Berwald, le sue mani ruvide non meritavano di accarezzare quel corpo aggraziato e leggero.
 
Così, quando Lukas uscì nuovamente coprendosi il capo con il cappuccio, tutto ciò che gli restò da fare fu sedersi dietro il bancone e continuare ad intagliare la sua statuetta. Raffigurava Lukas. Da tempo aveva cercato di intagliarne una che lo rappresentasse perfettamente, ma non ne era mai uscito soddisfatto. Così, vi lavorava durante il suo eccessivo tempo libero, sperando arrivasse presto il giorno in cui l'avrebbe regalata a Lukas, il quale apprezzava tanto le sue creazioni.
 
Quel giovane candido, avvolto nel suo mantello scuro che  lasciava scoperti i piedi affusolati, era la nuova luce della sua vita.
   
 
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