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Autore: Dreamer47    26/01/2019    1 recensioni
Seguito di Heartbeat: ambientato all'inizio della sesta stagione.
Dal testo:
"Un po’ stordito aprì gli occhi trovandosi disteso su di un divano a lui sconosciuto: mise a fuoco la stanza intorno a se, non riconoscendola, finché una figura comparve e si diresse nella sua direzione.
“Sei sveglio finalmente, raggio di sole!” Scherzò una voce femminile a lui davvero familiare, sedendosi.
“Hailey?” Biascicò il ragazzo ancora molto confuso, passandosi una mano sul viso e sedendosi. “Dove mi trovo?”.
“Al sicuro” disse una voce ancora più familiare di quella della ragazza davanti a se. “Ciao Dean”.
Il ragazzo alzò lo sguardo, chiedendosi se fosse solo un sogno o se fosse la realtà, ma quando incrociò il suo sguardo, si riprese del tutto e sgranò gli occhi.
“Sam..?!” Chiese scosso, alternando lo sguardo incredulo fra i due.
[...]
Dean sentí gli occhi pizzicare ed il suo cuore esplodere di felicità.
Fece un balzo in avanti e si avvicinò velocemente al fratello, stringendolo tra le braccia. Come poteva essere tornato? Quando era uscito dalla gabbia?
Lasciò le domande per dopo, si strinse al suo fratellino godendosi il momento, mentre la felicità si impossessò di lui e si lasciò invadere da un senso di pace.
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bobby, Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sesta stagione, Più stagioni
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Family don't end with blood'
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Buonasera! :) scusate la mia luunga assenza, ma davvero non ho potuto fare altrimenti!
Spero che questo lungo capitolo riesca a compensare l'attesa! 
Buona serata e buona lettur!a! A prestoo! :)




Capitolo 5.
You used to be my best side.





Si rigirò nel tepore delle coperte, godendo di quel momento e stiracchiandosi leggermente, tenendo stretto fra le braccia il suo cuscino com’era solita fare ogni notte; respirò con il naso lasciando entrare quel profumo che avrebbe riconosciuto fra mille. Il suo.
Istintivamente sorrise e strofinò con forza il viso contro il cuscino, allungando una mano in cerca del ragazzo con cui aveva dormito; sollevò di qualche centimetro il capo, notando come il posto accanto al suo fosse vuoto e come non vi fosse traccia di Dean nella stanza.
Si voltò lentamente, distendendosi, e poi si sedette, stiracchiando la schiena; era completamente riposata e rilassata come non le succedeva da tempo.
“Buongiorno!” Esclamò un Dean sorridente entrando nella stanza e chiudendosi la porta alle spalle con un leggero calcio, reggendo due caffè fumanti fra le mani.
“Ehi..” sussurrò Katherine con la voce ancora impastata dal sonno, sorridendo e stringendosi nella coperta, sentendo il freddo penetrare nella stanza.
Il ragazzo si scrollò le spalle e scosse la testa nel tentativo di far scivolare via le gocce della pioggia intrappolate fra i suoi capelli umidi e sui suoi vestiti appena bagnati; la donna sorrise a quella visione e si morse il labbro inferiore, notando delle goccioline scivolare lungo il suo viso.
Vide il cacciatore avvicinarsi e porgerle uno dei caffè, lo prese fra le mani e ne bevve un sorso, mentre Dean si sedette accanto a lei copiando i suoi gesti, dopo essersi tolto la giacca verde militare; si guardarono con un sorriso fra le labbra, come se quella fosse la normalità.
“Come ti senti oggi?” Chiese il cacciatore sorridendo, tornando a bere un sorso di caffè.
“Bene, grazie..” sussurrò Katherine mettendosi dritta con la schiena, guardando fuori della finestra. 
Il ragazzo storse il naso e finì il suo caffè, appoggiò le mani al materasso ed allargò leggermente le gambe, stirando la schiena; la guardò con perplessità e sollevò un sopracciglio, incredulo nel sentire le sue parole.
“Dean, sta tranquillo! Ho solo bisogno di rimettermi in piedi e riprendere la mia vita! Ho dormito 11 ore di fila, ed è più di quanto abbia fatto nelle ultime due settimane!” Esclamò ancora Katherine nel tentativo di convincerlo, sorridendo teneramente. “Sto bene, davvero”.
Dean ricambiò il sorriso e si sporse con il busto in avanti, frenando la voglia di carezzarle il viso e sforzandosi di credere alle sue parole; sapeva che non avrebbe accettato subito la morte di Cristian. In fin dei conti lei gli aveva voluto bene, così come Dean ne aveva voluto a Lisa.
“Che c’è?” Chiese Katherine sorridendo, notando come il ragazzo indulgiasse con il suo sguardo.
“Io volevo ringraziarti per aver chiamato Castiel: ha salvato Lisa e inoltre gli ho chiesto di cancellarle la memoria. Adesso non hanno la più pallida idea di chi io sia”.
Katherine rimase immobile ad ascoltare quelle parole e cambiò anche il modo di guardarlo, fissandolo con aria quasi arrabbiata; non poteva credere alle parole del cacciatore che la fissava con un mezzo sorriso sul viso. Lei aveva chiamato Castiel per aiutarlo a sistemare le cose e far guarire Lisa, non di certo per effettuare una formattazione della sua memoria.
“Ma tu sai chi sono stati per te!” Esclamò allargando le braccia e aggrottando le sopracciglia, scuotendo la testa e guardandolo con disapprovazione mentre si discostava leggermente dal suo corpo. “Fra tutte le stronzate che hai fatto, questa è la più grande Dean!”.
“Come puoi dire una cosa del genere? Ho fatto solo male a quella famiglia, almeno così non ricorderanno più il dolore e la paura che hanno provato accanto a me!” Esclamò Dean irritandosi, guardandola in cagnesco non riuscendo a capire come facesse a non intuire il motivo della sua scelta.
“Lei ti amava e avrebbe fatto qualsiasi cosa per te! Tu avresti dovuto solamente andare via e dimenticarti di noi!” Esclamò Katherine sbuffando con forza e scuotendo la testa, liberandosi dalle coperte e mettendosi in piedi davanti al letto, parandosi davanti a lui e appoggiando le mani ai fianchi.
“Dimenticarmi di voi e continuare a stare con loro? E come avrei potuto farlo di nuovo?” Esclamò Dean alzando il tono della voce e guardandola quasi arrabbiato perché non avesse ancora capito. “Io non sono mai stato fuori dal nostro rapporto Katherine, neanche per un istante da quando ti ho conosciuta!“.
Katherine spostò lo sguardo su di lui e rimase interdetta: era felice, ma dall’altro lato sapeva di aver riportato un uomo alla vita dei cacciatori. Rozza, cruda e dolorosa. 
Lo aveva strappato ad un’altra donna, una donna buona e dolce, che si era presa cura di lui nonostante si comportasse spesso da stronzo e in maniera scontrosa. Sapeva che Lisa aveva visto in Dean quello che vedeva anche lei, per questo avrebbe tanto voluto che lui rimasse fuori dai giochi. 
La serenità psicologica di Dean valeva più della sua, ma sapeva che lui avrebbe preferito vivere da cacciatore pur di star vicino a suo fratello.
Nonostante tutto, le parole del ragazzo le strapparono un sorriso, che fece fatica a nascondere; avrebbe voluto, ma le era impossibile. Sentirgli dire che fosse ancora dentro al loro rapporto le fece quasi tirare un sospiro di sollievo, dato che lei non aveva mai smesso di amarlo neppure per un secondo.
Si sentì in imbarazzo, ma anche felice, ed abbassò il viso, non riuscendo a sostenere lo sguardo e si morse il labbro, sentendo la presa del ragazzo, rimasto seduto, sulle sue mani; alzò nuovamente gli occhi e lo guardò, sentendo il cuore battere come non mai.
Le trasmise serenità ed amore, quel momento era solamente loro e nessuno lo avrebbe interrotto; rimasero a fissarsi stringendosi le mani, sentendosi quasi completi.
“Grazie per esserti fidato di me ieri sera lasciandomi andare nell’edificio senza seguirmi..” sussurrò la ragazza sorridendo, ricambiando la stretta e cambiando discorso, ricordando quante volte avessero litigato in passato proprio per quel motivo. “..è stato bello da parte tua”.
“Non credere che sia stato facile per me, sono stato preoccupato tutto il tempo” rispose l’uomo cambiando espressione, divenendo quasi serio e scuotendo la testa.
“Lo so, ma sono felice che tu l’abbia fatto” sussurrò Katherine sorridendo e sospirando. 
Dean non rispose e rimase lì a guardarla, sentendosi felice e completo dopo così tanto tempo; dormire con lei ancora una volta gli aveva ricordato quanto ancora fosse capace di amare, quanto ancora l’amasse.
Katherine mise una mano sul suo viso, carezzandolo con tenerezza e sentendo la sua pelle appena barbuta sotto i polpastrelli; sentì la voglia di colmare la distanza fra di loro crescere dentro di lei, così lentamente si fece condurre dal ragazzo, ritrovandosi in piedi fra le sue cosce fasciate dai pantaloni mimetici, mentre Dean piegava la testa leggermente verso l’alto, guardandola con un sorriso speranzoso.
Quando si trovò a pochi cm dal suo viso, Katherine sentì il suo cuore esplodere e l’unica cosa che desiderava era di abbandonarsi a quel desiderio, ma non era il momento, non ancora.
Si ritrasse sospirando, mettendo una mano sul petto del ragazzo ed esercitando una leggera pressione, allontanandolo, continuando però a guardarlo negli occhi.
“Scusami Dean, ieri sera l’avrei fatto, ma non oggi” disse con un filo di voce la ragazza, sospirando. “Quello che voglio dire è: ti voglio ancora e ho ancora dei sentimenti per te, ma non posso stare con te al momento; ho solo bisogno di tempo”.
Dean abbassò lo sguardo e sospirò rumorosamente, serrando la mascella e capendo che la ragazza avesse ragione; per quanto avesse desiderato baciarla dopo tutto quel tempo, di stringerla nuovamente fra le sue braccia in quel modo, non poteva negarle una spiegazione, non poteva evitare di dirle tutta la verità.
Con dolcezza le carezzò la guancia, sollevando lo sguardo e sorridendo teneramente, per poi sussurrare con dolcezza: “Quando sarai pronta porleremo”.
La ragazza sorrise ed annuì, e si rese conto che forse una possibilità per loro c’era ancora, avrebbero potuto fare funzionare tutto di nuovo; non sarebbe stato come prima, ma forse poteva essere qualcosa di meglio. Qualcosa di più sano e maturo.
I loro pensieri furono interrotti quando la vibrazione di un telefono li riportò alla realtà, facendo sì che entrambi si voltassero nella direzione; Dean aggrottò le sopracciglia e sciolse l’abbraccio con la ragazza, alzandosi e dirigendosi verso il tavolo della stanza. Afferrò il telefono leggendo il nome di chi stesse chiamando e guardò la ragazza stranito.
“Hailey?” Chiese il cacciatore sentendo una brutta sensazione dentro di se, come se potesse prevedere ciò che la ragazza stesse per dire.
Katherine lesse nel suo sguardo qualcosa che non si sarebbe mai aspettato e cercò di capire cosa non andasse; erano stati attaccati? Qualcuno era in pericolo? 
“Dobbiamo andare!” Esclamò Dean chiudendo di scatto il telefono.
Corse per la stanza, prendendo le loro cose e intimò alla ragazza di fare lo stesso; dovevano tornare a casa il più velocemente possibile.



“Ho chiamato Castiel ma non si è fatto vivo!” Esclamò Hailey agitandosi nella panic room di Bobby, sentendo il cuore battere all’impazzata per il nervosismo.
“Castiel? Sappiamo che è in combutta con Crowley!” Esclamò Dean allargando le braccia, accigliandosi non appena la ragazza lo nominò.
“Andiamo Dean, è sempre Cass!” Esclamò Katherine sospirando, sedendosi sul piccolo tavolino ed osservando la scena.
“Non mi fido più di lui” rispose concisamente il maggiore dei Winchester guardando tutti con aria perentoria.
Dei mugolì uscirono dalla bocca di Sam, rimasto legato ed imbavagliato ad una sedia, cercando di far ragionare i ragazzi e chiedendo di liberarlo; i presenti lo guardarono per pochi secondi, non lasciandogli neanche il beneficio del dubbio, per poi tornare ai loro sguardi cagneschi ed elaborare un ulteriore piano.
Da quando Crowley aveva rapito Lisa e Ben, Dean non aveva neanche provato a chiamare l’angelo, riuscendo perfettamente a capire perché si fosse alleato con lui: voleva più potere per controllare il paradiso ed annientare Raffaele, ma non poteva credere che agisse alle loro spalle e che avesse stretto un patto con quel dannato demone.
“Credo che ormai sia tardi..” sussurrò Bobby facendo spallucce ed indicando con un cenno del capo una figura proprio alle loro spalle.
Rimasero tutti in silenzio, finché l’angelo col trench sospirò e si avvicinò a piccoli passi verso di loro; ricordava perfettamente la maniera in cui si fossero lasciati l’ultima volta, sapeva quanto gli fosse costato chiamarlo, ma lui non poteva negare loro una mano.
“Ciao ragazzi..” sussurrò Castiel sospirando, guardandoli con aria dispiaciuta, avendo sentito l’intera conversazione. 
“Cass! Ho bisogno del tuo aiuto..” sussurrò Hailey avvicinandosi a grandi passi ed indicando il minore dei Winchester, infischiandosene che il maggiore la guardasse con aria truce.
“Lo so, ti ho sentita mentre mi chiamavi..” rispose Castiel accennando un sorriso imbarazzato e spostando lo sguardo su Sam. “Che ha che non va?”.
“Speravamo che ce lo dicessi tu..” disse Bobby incrociando le braccia e mettendo su uno sguardo impassibile, come a studiare ogni sua mossa.
“Si comporta in modo strano, non è più lui e siamo convinti che possa avere a che fare con la sua anima..” sussurrò Katherine sospirando, facendo spallucce.
“Voi angeli avete un modo per controllare, no?” Chiese Hailey guardandolo con sguardo supplichevole.
“Si, ma sarà doloroso..” sussurrò l’angelo sospirando, sapendo a cosa sarebbe andato incontro. “Posso farlo”.
“Bene!” Esclamò Dean guardandolo in cagnesco, spostandosi e mettendosi quasi in disparte per osservarlo meglio.
L’angelo sospirò e si alzò lentamente la manica della giacca, avanzando lentamente verso la direzione del minore dei Winchester ed avvertendolo che non avrebbe provato una sensazione piacevole, una volta entrato; con lentezza, fece passare prima le punta delle dite e successivamente parte dell’avambraccio all’interno del petto del ragazzo, che prese a dimenarsi e ad urlare dal dolore.
La stanza si tinse di luce bianca irradiata dal minore, che se avesse potuto avrebbe urlato e lo avrebbe scaraventato dall’altra parte della casa.
Pochi secondi bastarono all’Angelo per capire che di Sam non era rimasto più nulla, a parte il corpo; con sguardo triste, uscì la sua mano dal petto del ragazzo e si ricompose, rimettendo a posto la sua manica, mentre il ragazzo prese a respirare affannosamente e lasciò scivolare le gambe, sfinito e dolorante per quell’esperienza.
“La sua anima..” sussurrò Castiel serrando la mascella e deglutendo con fatica, sentendosi profondamente amareggiato. “..è sparita”.
“Che vuol dire è sparita?” Chiese Dean alzando di molto il suo tono di voce, sgranando gli occhi e guardandolo con il terrore, mentre un nodo in gola gli bloccava il respiro.
“È un contenitore vuoto, la parte peggiore di lui, senza coscienza, senza sentimenti” continuò Castiel guardandolo con aria cupa. 
“Lo sapevo che non era Sam..” sussurrò Hailey sentendo gli occhi pizzicare, portandosi le mani al viso.
“C’è una parte peggiore..” sussurrò l’angelo avanzando verso di loro con aria amareggiata. “La sua anima è rimasta con Lucifero e Michele nella gabbia da quando li ha rinchiusi”.
“Ciò vuol dire che staranno facendo un pool party con l’anima di Sam?” Chiese Dean lasciandosi invadere dal terrore e dalla preoccupazione.
“Come la prendiamo?” Chiese Bobby sospirando, incrociando le braccia al petto.
“Hai sentito cos’ho detto?” Chiese Castiel aggrottando le sopracciglia e guardandolo con curiosità.
“Ha ragione, ma non possiamo lasciare che Sam vada in giro senz’anima..” sussurrò Katherine annuendo e mordendosi il labbro, guardando con un accenno di un sorriso Bobby.
“Francamente non so chi possa avere il potere di prendere l’anima nella gabbia e tornare” disse Castiel scuotendo la testa e strizzando gli occhi per qualche secondo.
“Troveremo qualcuno, chiunque!” Esclamò Dean serrando i pugni per la rabbia. “È mio fratello, non posso lasciarlo ancora lì dentro!”.
“Lasciatemi pensare..” sussurro l’angelo sospirando, fissando un punto nel vuoto. “..tornerò presto!”.
“Castiel..” sussurrò il maggiore dei Winchester sospirando e facendo un passo nella sua direzione.
“Lo so Dean, questo non cambia niente fra noi” disse l’Angelo sospirando.
“Solo.. grazie!” Esclamò Dean guardandolo con aria triste, ma non sapendo ancora se potersi fidare di lui.
L’angelo si dileguò dopo un’ultima occhiata al cacciatore, lasciando i ragazzi nella stanza ad aspettare una sua risposta; chi poteva prendere la sua anima e tornare senza un graffio? 
Scossero la testa quasi all’unisono, rendendosi conto di quanto fosse grave la situazione; se Sam avesse riavuto la sua anima, avrebbe riavuto anche i ricordi dell’inferno e solo Dean poteva comprendere quanto potessero pesare e far male anche a distanza di anni.
“Afeffo mi liferafe?” Chiese Sam attraverso il bavaglio che gli avevano messo, dopo aver ascoltato l’intera conversazione.
“Tu sapevi tutto e non hai pensato di dircelo?!” Chiese Dean voltandosi nella sua direzione, avvicinandosi e strappandogli malamente il bavaglio.
“Certo che no! Non voglio riavere la mia anima, non sono mai stato meglio di così!” Esclamò Sam muovendo leggermente la bocca, cercando di fare pressione sulle corde per liberarsi. “Non ho problemi col fare ciò che un cacciatore deve fare, uccido qualunque cosa sia soprannaturale indipendentemente dall’età o dal sesso, e la mia coscienza non può farmi sentire una merda perché io non ho..”.
“..sentimenti! Tu non hai sentimenti Sam..” sussurrò Hailey con sguardo basso e voce rotta.
Il minore la guardò in viso, notando quanto le labbra fossero incurvate verso il basso ed il labbro inferiore prese a tremare leggermente: sapeva quanto si sentisse in colpa e quanto avrebbe preferito morire che affrontare quella situazione.
In cuor suo sapeva che avrebbe dovuto fare di più, avrebbe dovuto capirlo subito, e soprattutto pensava che non avrebbe mai più riavuto Sam indietro.
“No, Hailey, non è come pensi..” sussurrò dimenandosi, guardando però la ragazza andare via.
Con un sospiro, Sam tolse via le corde liberando braccia e gambe, e si alzò di scatto facendo strusciare la sedia per terra procurando un rumore fastidioso per tutti.
“Io ti amo! Così come tengo a voi tre..” sussurrò il minore avanzando di qualche passo, notando come la ragazza di fosse fermata ma non si fosse voltata.
“Non è vero. Adesso per favore, lasciami stare” disse la maggiore delle Collins sospirando ed uscendo dalla panic room con un forte dolore nel petto.
Sam si passò una mano sul viso, scuotendo la testa e guardando i presenti, per poi spostare lo sguardo su suo fratello che lo guardava truce.
“Sappi che io ti starò con il fiato sul collo! Controllerò ogni tuo spostamento, non avrai modo di sfuggirmi!” Esclamò Dean con tono perentorio, guardandolo in cagnesco e puntandogli un dito contro.
“Se ti fa stare meglio Dean, fa pure..” sussurrò allargando le braccia e guardandolo con tristezza, facendo per uscire dalla panic room amareggiato. “Ma faresti meglio ad accettarmi così come sono! Sono così armai, non mi cambierete!”.



Passarono le ore ed in casa continuò a regnare il silenzio; ognuno di loro era perso dietro a chissà quale pensiero, cercando un modo per salvare l’anima di Sam.
Hailey era rinchiusa nella sua stanza, probabilmente non aveva la minima voglia di stare con nessuno di loro, magari li incolpava anche per non averle dato ascolto prima; insomma lei lo aveva detto a Katherine, ma sua sorella l’aveva persuasa a lasciare perdere perché sembrava tutto normale. Ma niente era più normale e non lo sarebbe stato finché Sam non sarebbe tornato da loro.
Bobby provò a trovare una soluzione fra i suoi libri, sperando di trovare il perfetto manuale per scendere all’inferno e tornare; aveva già consultato decine di testi, non riuscendo però a trovare neanche mezza pista.
Dean stava seduto sugli scalini della veranda, immerso nei pensieri e nei sensi di colpa, oltre che nella preoccupazione, dolore, rabbia; avrebbe tanto voluto andare in uno di quei bar a bere fino all’ultimo centesimo per scollegare il cervello, scappare per un po’ da tutto questo.
Il suo posto però era lì, doveva solo aspettare che Castiel tornasse con una risposta, una pista, qualunque cosa pur di salvare Sam, ancora una volta; il maggiore dei Winchester scosse la testa e strinse i pugni per la rabbia, mentre stava seduto in quella veranda.
Aveva fallito ancora una volta, non aveva tutelato suo fratello, non aveva fatto si che tornasse dall’inferno mentre si era sistemato in quella casa con Lisa, per questo era tornato senza un’anima; se ci avesse pensato lui, avrebbe fatto le cose per bene!
“Dean..”.
La voce flebile della ragazza lo fece voltare appena e la osservò con la coda dell’occhio, perso per com’era dietro ai suoi pensieri, ma rimase in silenzio; le spalle curve, il capo leggermente voltato nella sua direzione, le mani appoggiate sulle cosce, le labbra semichiuse.
Katherine deglutì e sospirò, avanzando leggermente, mentre il rumore dei suoi stivali a contatto con il pavimento di legno entrò nelle loro orecchie; silenziosamente si sedette accanto al ragazzo, guardando dritto, ma sentendo lo sguardo del ragazzo su di sè.
“Lo so che stai pensando..” sussurrò accennando un sorriso amaro, continuando a fissare il vuoto e appoggiando i palmi delle mani sul pavimento ruvido e scheggiato. “..non farti questo!”.
“È mio fratello, capisci? Io avrei dovuto accorgermene subito!” Esclamò Dean con voce calma e a tono basso, spostando lo sguardo su una delle macchine sfasciate dell’autorimessa.
Il ragazzo continuava a scuotere piano la testa, stingendo i pugni e la mascella, mentre una velatura comparve sui suoi occhi.
“Dean, nessuno di noi voleva accettare una cosa simile..” sussurrò Katherine facendo spallucce e sospirando. 
“Sono suo fratello maggiore, come ti sei sentita quando Bela è cambiata sotto i tuoi occhi, mmh?” Chiese a tono alto stringendo la mascella e voltandosi nella sua direzione, guardandola con disapprovazione, non credendo nelle sue parole ed utilizzando un tono quasi aggressivo. ”Io ero distratto, disattento e anche menefreghista! Ho pensato solamente a risolvere le cose con Lisa e con..”.
“..me! Ti ho distratto io” continuò la ragazza sospirando e mordendosi il labbro, conficcando le unghie sul pavimento logoro e sentendosi sempre di più in colpa.
“No, Kath tu hai provato a dirmelo, ma io non ti ho creduto..” sussurrò Dean con gli occhi lucidi, passandosi una mano sul viso per asciugare le due lacrime fuori controllo, e tornò a guardarla con aria triste. “In questi anni sono stato troppo duro con lui, quasi cattivo a volte! L’ho umiliato, pestato, gli ho fatto male, solo perché volevo che diventasse forte per questo mondo! ”.
“Lui lo sa, ma non colpevolizzarti..” disse Katherine sospirando ed incastrando il loro sguardo.
Si guardarono per un lasso di tempo quasi indefinito, perdendosi l’uno negli occhi dell’altra, ed entrambi capirono cosa stessero pensando: la ragazza sapeva benissimo cosa stesse per dire Dean, ma non voleva accettarlo. Non adesso che erano quasi arrivati al loro chiarimento, non adesso che potevano parlare di quella notte e lasciarsi tutto alle spalle una volta per tutte.
“Non mi pento di tutto quello che è successo Katherine, sia chiaro..” sussurrò Dean sospirando leggermente, fissandola con aria triste. “Quello che c’è stato tra noi.. è stata la cosa più bella della mia vita! Ma ti ho strappata da lui quando ancora lo amavi, che razza di fratello fa una cosa del genere? Cosa sono diventato?”.
“È davvero questo che ti tormenta?!” Chiese Katherine sgranando gli occhi, non capendo davvero cosa stesse dicendo.
“È stato imperdonabile, ma lui l’ha fatto, mi ha perdonato! Si è sacrificato per me, per noi! Ed io non sono riuscito a capire che non fosse più lui!” Esclamò Dean scuotendo la testa e deglutendo a fatica. 
“Non volevi vedere le cose negative, eri felice che tuo fratello fosse tornato!” Esclamò Katherine allargando le braccia e muovendosi irrequieta su quel gradino malmesso e scricchiolante. “È davvero sbagliato?!”.
“Continui a non capire il punto..” disse Dean sospirando, distogliendo lo sguardo e puntandolo nuovamente sulle auto. “Non posso deluderlo ancora una volta, sono suo fratello. Non posso distrarmi, non posso pensare ad altro, da adesso in poi mi concentrerò solamente su di lui!” “
Katherine annuì fin troppo freneticamente, capendo il significato celato delle parole del ragazzo e sentì gli occhi pizzicare; spostò lo sguardo davanti a se, stringendo le labbra e serrando la mandibola.
Dean aveva ragione, anche lei si sarebbe comportata in quella maniera se ci fossero state Hailey o Bela in quelle condizioni; lo capiva, davvero, ma era difficile accettarlo.
Si passò una mano fra i capelli ormai tornati lunghi e biondi, districandoli e ravvivandoli, sentendo lo sguardo del cacciatore su di lei, così mantenne il suo viso impassibile, facendo sì che Dean non potesse coglierne il significato; sospirò e accennò un sorriso amaro, cosciente di quanto fosse stato difficile per lui dirle quelle parole.
“Ti aiuterò a trovare l’anima di Sam..” sussurrò Katherine debolmente, con voce rotta e spostò lentamente lo sguardo su di lui. “Sono pienamente d’accordo con te, Sam ha bisogno di suo fratello”.
Dean ricambiò lo sguardo ed il sorriso amaro, sentendosi profondamente amareggiato, rimanendo del tutto spiazzato dalla reazione della donna; si sarebbe aspettato delle urla, una litigata, ma non quella calma e pacatezza.
Forse l’aveva sottovalutata, di nuovo.
“Kath, mi dispiace così tanto..” sussurrò comunicandolo con lo sguardo tutto il suo dolore, a cui lei rispose con un sorriso.
“Non devi dispiacerti! Io sono qui, sono tua.. amica..” sussurrò Katherine deglutendo nervosamente e finendo la frase a fatica ed abbassando lo sguardo un paio di volte.
Il ragazzo rimase in silenzio, continuandola a fissarla in quella maniera, chiedendosi immediatamente se avesse sbagliato a farle quel discorso; il suo cuore era diviso in due, fra Sam e Katherine, ma sapeva benissimo che l’ago della bilancia pendesse in un’unica direzione, ovvero dalla parte del sangue del suo sangue, di quella spina nel fianco del suo fratellino.
Glielo doveva, dopo tutti gli sbagli, dopo tutti quegli anni a lottare fianco a fianco, per la vita che non aveva mai avuto, per la vita che desiderava e che stava costruendo, prima che una notte di molti anni Dean entrasse in casa sua per riportarlo alla caccia.
“Hai già qualche idea ?” Chiede Katherine schiarendosi la voce e sospirando.
“Si..” sussurrò Dean cambiando espressione e divenendo molto serio. “Si, ce l’ho”.







Pochi ingredienti, semplici, facilmente trovabili tra i garage e la cantina di Bobby; adagiò tutto in una ciotola in acciaio, sporca e malmessa, ma sarebbe andata bene. In fondo non importava l’estetica.
Fece il più piano possibile, non voleva che gli altri se ne accorgessero, specialmente Sam; solo Katherine rimase accanto a lui, titubante e in silenzio. Rimase in un angolo della cantina, osservando il ragazzo armeggiare sul piccolo tavolo, chiedendosi se fosse la mossa giusta.
Evocare lui, forse era un po’ troppo. Persino per Dean.
Il ragazzo diede fuoco agli ingredienti e prese con le dita un foglio, leggendo ad alta voce una breve formula in latino; si guardò attorno, notando come la fiamma fosse aumentata di intensità e le luci prendessero a fare intermittenza.
I due ragazzi si guardarono ed istintivamente si avvicinarono, continuando poi a guardare se l’incantesimo avesse funzionato; finché non lo videro ai piedi delle scale. 
Se ne stava in piedi, con l’espressione truce che evidenziava ancora di più il suo viso scarno, arrabbiato perché fosse stato invocato come un comune demone; le sue mani erano appoggiate al bastone posto di fronte a lui, mentre gli occhi guizzavano dall’uno all’altra.
“Ciao Morte..” sussurrò Dean accennando un sorriso impaurito, facendo fatica a continuare a guardarlo negli occhi.
“Che cosa volete?” Chiese il cavaliere sospirando e sollevando un sopracciglio.
“Andiamo dritti al sodo, eh?” Chiese Katherine ridendo nervosamente, avanzando di pochi passi.
“Che cosa volete?!” Ripetè Morte digrignando i denti e guardandoli con disprezzo. 
“Devi aiutarci a riprendere l’anima di Sam” disse Dean serrando la mascella e cercando di nascondere il suo timore.
Se solo avesse voluto, Morte li avrebbe polverizzati in quell’esatto momento, e il fatto che restasse in silenzio a fissarli con quel suo sguardo penetrante li inquietò molto; i due ragazzi deglutirono a fatica, sapendo in quanti pochi scenari si potesse evolvere la situazione.
Avevano dovuto rischiare per Sam. Avrebbero fatto di tutto per lui.
“Perché dovrei farlo?” Chiese seccamente, rimanendo così immobile da sembrare una statua.
“Perché abbiamo salvato il mondo dall’apocalisse e perché ti abbiamo salvato da Lucifero” disse Dean sospirando lentamente dopo aver scambiato una rapida occhiata con la ragazza di fianco a lui.
“Vero, ma non voglio farlo” disse il Cavaliere dopo averci riflettuto un paio di secondi, non modificando mai la sua espressione.
I due ragazzi si scambiarono nuovamente un’occhiata senza però dire una parola; Morte aveva rifiutato di aiutarli e niente e nessuno gli avrebbero mai fatto cambiare opinione.
Dean serrò la mascella e tornò a guardarlo con aria quasi supplichevole, cercando di elaborare nella sua testa delle frasi d’effetto, qualcosa! Qualsiasi cosa.
“Non voglio farlo perché l’anima di Sam è stata per troppo tempo nella gabbia” disse Morte sospirando, muovendosi di qualche passo verso di loro e appoggiando il suo intero peso sul bastone nero che stringeva fra le mani. “Ciò significa che potrebbe non essere rimasto più nulla di lui”.
“Dobbiamo fare almeno un tentativo” disse Katherine guardandolo, quasi implorando.
“Se non è abbastanza forte, Sam si sgretolerà davanti a voi” sussurrò lentamente Morte scandendo le parole e sollevando le sopracciglia, come se ai due cacciatori stesse sfuggendo qualcosa di talmente ovvio.
“Correremo il rischio” disse Dean annuendo, supportando la ragazza e facendo un passo verso il Cavaliere.
Morte sollevò lo sguardo verso di lui e lo alternò con quello della ragazza, chiedendosi mentalmente se valesse realmente la pena farlo; si prese qualche minuto, che ai ragazzi sembrò un’eternità, dopo di che inclinò leggermente la testa di lato.
“Posso mettere un muro”.
“Muro?” Chiese Dean aggrottando le sopracciglia.
“Fra la sua anima e i ricordi dell’inferno” spiegò meglio Morte annuendo.
“E reggerebbe?” Chiese Katherine accennando un piccolo sorriso.
“L’anima è incredibilmente vulnerabile e fragile!” Esclamò sospirando, tornando a mettersi frutto con la schiena.”Ma se Sam non proverá a ricordare.. si!”.
“Ok, facciamolo” sussurrò Dean sospirando ed annuendo.
Morte scosse la testa e si smaterializzò in meno di un secondo, sfuggendo alla loro vista e lasciandoli con una domanda che ronzava nelle loro teste: quando sarebbe tornato?



Il movimento irrequieto della gamba, tipico di chi si trova in preda al nervosismo, muoveva da più di una mezz’ora il vecchio tavolo scricchiolante della cucina di Bobby: la ragazza se ne stava con le braccia appoggiate su di esso, mentre leggeva un libro per cercare di evadere da quella realtà per qualche momento.
Doveva fare male sapere che la persona con cui aveva dormito per quasi due anni fosse in realtà un bugiardo: non era più il suo Sam, era un Sam diverso, privo della sua anima e di scrupoli.
Hailey si sentiva molto agitata, affranta, sapeva di non conoscere la soluzione per questo problema e ciò la rendeva più ansiosa del solito; sospirò per l’ennesima volta e continuò a far tremare il tavolo.
“Hai finito di fare tutto quel rumore?” Chiese Sam sospirando, seduto sul divano del salotto e guardandola quasi con.. fastidio.
Hailey non rispose e cercò di calmare i suoi tremori, ma dopo pochissimi secondi riprese a muoversi freneticamente, non riuscendo a controllare i suoi movimenti.
“Cosa pensi che stiano facendo gli altri?” Chiese il ragazzo sospirando, gettando una leggera occhiata a Bobby che se ne stava in cucina ad armeggiare con la cena.
“Cercheranno un modo per aiutarti” rispose seccamente Hailey non distogliendo mai lo sguardo dal suo libro.
“Nessuno può prendere la mia anima” sussurrò Sam con un sorriso compiaciuto sul viso e sollevando un sopracciglio.
“Oh io sono sicura che invece loro ci riusciranno..” sussurrò Hailey sollevando il viso e guardandolo con rabbia.
Sam sostenne il suo sguardo di sfida e per la prima volta la guardò come guardava tutti gli altri da quando era tornato; un abbozzo di ghigno malefico si dipinse sul suo volto, lo sguardo fiero e disprezzante.
“Sai, ho letto un libro una volta..” disse Sam alzandosi lentamente ed avvicinandosi a lei, non distogliendo mai lo sguardo. “..parlava di qualcosa del genere e c’era scritto qualcosa di molto interessante”.
“Dove vuoi arrivare?!” Chiese Hailey infastidita, sentendo che il suo istinto le stesse suggerendo di alzarsi e stenderlo.
“Se commetti qualcosa di troppo orribile, l’anima si rifiuta persino di entrare nel tuo corpo.. lo sapevi?” Chiese Sam sorridendo e facendo il giro della scrivania, posizionandosi proprio dietro di lei e poggiando i palmi aperti alle estremità del libro, avvicinando il suo corpo a quello della ragazza.
“Orribile tipo uccidermi?” Chiese la ragazza con un filo di voce, sentendo il suo respiro sul collo.
“No! Per quanto possa farmi male, e lo farei se dovessi, non è il caso” rispose sorridendo, circondandola con le sue grosse spalle e avvicinando ancora il suo viso.
“Vuoi uccidere Dean?” Chiese deglutendo con fatica e ritraendo di scatto il capo, trovando però il petto del ragazzo.
“Neanche questo basterebbe..” sussurrò Sam con voce flebile all’orecchio della donna, sfiorandole la guancia con il naso. “.. mi serve il sangue di un padre..”.
“Patrocinio?!” Chiese Hailey votando la testa di scatto e guardandolo disgustata, indietreggiando, ma trovando il suo avambraccio a bloccarla. “Tuo padre è morto”
“Beh, ma Bobby no!” Esclamò ridendo, stringendole improvvisamente il braccio contro il collo, facendole mancare il respiro.
Hailey cercò di dimenarsi, ma Sam la bloccava in più punti, impedendole qualsiasi movimento; l’aria le mancò per troppo tempo e perse i sensi proprio fra le sue braccia. Braccia che avrebbero dovuto proteggerla e mai farle del male.




Il suono di un fischio riecheggiò nelle loro orecchie, facendogli aprire lentamente gli occhi nonostante si sentissero ancora parecchi storditi: mani e piedi erano legati alle gambe della sedia su cui erano seduti e ogni tentativo di divincolarsi fu inutile.
Il buio inoltre non li aiutò a mettere a fuoco la stanza, a riprendere il controllo della vista; era tutto così sfocato, ma sia Bobby che Hailey capirono immediatamente in che posto si trovassero: la panic room.
Nonostante il forte dolore alla testa, Bobby strizzò gli occhi un paio di volte e cerco di dimenarsi, nel tentativo di allentare le corde, ma un fischio attirò la loro attenzione. Di nuovo.
Dei passi avanzarono verso di lui, al buio, finché una delle lampade poste sulla scrivania si accese facendo sì che si potesse vedere l’autore di tutto ciò: l’uomo non poté aspettarsi di trovarsi davanti proprio Sam.
Così freddo e distaccato, così.. diverso
Era stato dunque lui ad attaccarlo? Bobby ricordava solamente di stare lavorando in cucina, fin quando qualcosa lo colpì dritto alla nuca; poi si era semplicemente svegliato legato a quella sedia e aveva intercettato lo sguardo impaurito di Hailey.
“Sapete, un po’ mi dispiace..” sussurrò Sam con aria pacata, sedendosi sulla sedia della scrivania e osservando la punta di vari coltelli, cercando la più affilata. “Ma mi avete costretto voi a farlo!”.
“Sam, sei ancora in tempo. Lasciaci andare!” Esclamò Hailey con il respiro accelerato, fissandolo con aria spaventata.
Il ragazzo rise di gusto, distogliendo la sua attenzione dai coltelli e dirigendosi a grandi passi verso di lei; appoggiò le sue braccia alla spalliera della sedia, esattamente alle estremità del corpo di Hailey, e la fissò con aria quasi divertita.
“Non ti farò del male, tesoro. Non torcerei mai neppure un capello della tua graziosa testolina..” sussurrò a una spalla dal suo volto, sorridendole e carezzandole una guancia. “Tu sei qui solo per guardare cosa mi hai costretto a fare! La morte di Bobby sarà soltanto colpa tua!”.
“Quindi è questo il tuo piano, ragazzo?” Chiese l’uomo sorridendo e piegando la testa di lato. “Pensi che la mia morte gli impedirà di mettere la tua anima al suo posto?”.
“Si, direi di sì!” Esclamò Sam mettendosi dritto e sorridendo, guardandolo con aria divertita.
“Ti sbagli, ragazzo mio” disse Bobby ridendo e scuotendo la testa.
“Qualcuno mi ha detto che posso fare un rituale per macchiare il mio corpo ed è proprio quello che farò!” Esclamò Sam allargando le braccia e sorridendo. “Il mio corpo non sarà più degno della mia anima, così problema risolto!”.
Il silenziò calò nella stanza e il ragazzo si voltò, tornando a prestare la sua attenzione ai coltelli, mentre Hailey si voltò di scatto verso Bobby ed indicando il suo braccio con gli occhi: l’uomo capí immediatamente di dover distrarre Sam, lasciando campo libero alla ragazza.
Il minore di Winchester aveva commesso l’errore di non perquisirla prima di legarla, ma non sapeva chi aveva davanti? O non gli importava ?
Lei lentamente estrasse dal sua manica un piccolo coltellino che usò per tagliare, molto lentamente, le corde che la tenevano ancorata alla sedia; doveva slegare in fretta i piedi adesso, era questione di minuti prima che Sam tornasse all’attacco.
“Pensi che non troveranno un modo di rimetterti l’anima, anche se mi uccidi ?” Chiese Bobby sorridendo, facendo sì che l’attenzione del ragazzo si spostasse nuovamente su di se.
“Non mi interessa, li ucciderò tutti se è necessario!” Esclamò sorridendo il giovane, facendo spallucce. “Prima mentivo: non me ne frega niente di voi! Ne di te, Bobby, ne di Dean o Katherine, o di te, Hailey!”.
La ragazza si irrigidì, sentendo lo sguardo dell’uomo puntato su di se, e smise subito di tentare di slegarsi, nonostante avesse quasi fatto; Sam si alzò e scelse il suo coltello, quello più appuntito e con un’incisione laterale in latino. 
Avanzò lentamente verso l’uomo e lo guardò con un grosso sorriso sul volto: gli schiacciò l’occhio e con grande velocità sollevò il coltello il aria, per poi scendere velocemente e puntare dritto alla gola dell’anziano.
Ma lo scatto della ragazza fu più veloce: fece leva sulle gambe e gli si scaraventò addosso, facendogli perdere l’equilibrio e facendolo fingere rovinosamente a terra.
Inizialmente non capì cosa lo avesse colpito, ma quando vide la ragazza tentare di afferrare il coltello che era finito sotto la scrivania le si gettò contro con tutto il suo peso.
Le bloccò i polsi con una delle sue grandi mani e con l’altra tentò di immobilizzarla, schiacciandola con le sue gambe e il suo corpo massiccio; le sorrise, notando come lei cercasse di liberarsi invano dalla sua presa.
“Non avresti dovuto farlo..” sussurrò Sam divertito, avvicinando il suo viso a quello della ragazza. “Ora ucciderò anche te”.
Con uno scatto delle anche, Hailey riuscì a rimettersi in piedi e a ribaltare le posizioni, bloccandogli un braccio e puntando sulla forza del ragazzo: tanto più si sarebbe dimenato, più il dolore sarebbe aumentato.
“Vedi tesoro, tu sarai anche forte..” sussurrò la ragazza all’orecchio del giovane, sorridendo compiaciuta. “Ma non sei abbastanza furbo!”.
Come se non provasse dolore neanche fisicamente, Sam si mosse, scaraventandola a terra e si rimise in piedi, avanzando verso di lei con una risata quasi malefica. Afferrò il coltello nuovamente dalle mani e sentì il vecchio uomo inveire contro di lui, cercando disperatamente di liberarsi da quelle corde per aiutare la ragazza, ma non ce l’avrebbe fatta senza un aiuto.
Hailey respirò affannosamente, dato che era atterrata di spalle e le era mancato il respiro per qualche secondo; lo vide avanzare verso di lei e per la prima volta si spaventò.
Fino a dove si sarebbe spinto? Cosa avrebbe fatto pur di non avere indietro la sua anima?
“Mi dispiace tesoro..” sussurro Sam sospirando. “Ci vediamo nella prossima vita”.
Con uno scattò, cercò di accoltellare a morte Hailey, rimasta inerme contro il muro freddo della panic room, ma proprio quando il coltello stava a pochi cm di distanza dal suo petto, intervenne Dean che con la sua forza lo respinse indietro.
Sam perse l’equilibrio ed indietreggiò mentre Katherine si diresse verso la sorella e si accertò che stesse bene.
”Che diavolo stai cercando di fare ?” Chiese Dean avanzando e cercando di liberare Bobby con il suo coltello.
Sam digrignò i denti e si avventò contro il fratello, colpendolo dritto in faccia e facendolo sanguinare dal naso; Hailey corse in suo aiuto e cercò di bloccarlo, ma lui fu più veloce e invertì le prese. Le puntò il coltello alla gola, immobilizzandola, mentre Dean e Katherine si irrigidirono sul posto.
Il silenzio calò e Bobby lentamente finì di sciogliere le corde che lo tenevano ancora bloccato alla sedia e, senza fare scatti bruschi, si alzò tenendo le mani sollevate, mentre i due ragazzi guardarono Sam con aria quasi scioccata.
“Non è quello che vuoi fare Sam” sussurrò Bobby avanzando lentamente.
“La ucciderò a sangue freddo e poi ucciderò anche voi!” Urlò il minore dei Winchester, intimandogli di stare indietro e guardando i presenti in cagnesco.
Katherine guardò negli occhi la sorella e cercò di frenare il suo istinto, ma quando mai aveva sbagliato? Ci aveva sempre azzeccato in quelle situazioni, così decise di ascoltare se stessa e sorrise con dolcezza alla sorella.
“Non è quello che vuoi fare Sam, lo so” sussurra Katherine avanzando lentamente e guardandolo fisso negli occhi. “Io so che non vuoi farle del male!”.
“E come fai a saperlo, mmh?” Chiese Sam ridendo, tenendo più stretta la ragazza. 
“Ci sono passata anche io e so cosa vuol dire forzare se stessi a fare del male a chi ami” disse Katherine con tono quasi triste, continuando ad avanzare lentamente. “È straziante”.
“Tu che parli d’amore, ma davvero Katherine?” Chiese ironico il ragazzone sollevando un sopracciglio. “Tu cosa ne sai?!”.
“Ne so abbastanza per dirti che non puoi farle del male” disse la ragazza facendo spallucce e sorridendo. “Perché è l’amore della tua vita! Non potrai mai farle del male perché questo tipo d’amore ti rimane dentro per sempre!”.
Il minore dei Winchester fece una smorfia di disapprovazione, lasciandosi trapelare il fastidio che la ragazza le avesse procurato con quelle parole; si senti quasi arrabbiato perché Katherine stava toccando davvero il suo punto dolente.
“Io..So cosa stai provando, mi avete salvato voi. Senza di voi non ce l’avrei fatta a sopportare tutto questo dolore” continuò con un sussurro annuendo e stringendo la mascella.
I presenti la guardarono con tristezza, specialmente Dean che si sentiva impotente durante quella situazione; voleva aiutarla, supportare i suoi discorsi, ma le parole gli morirono in gola.
“Io non voglio la mia anima!!” Gridò Sam mentre il suo braccio prese a tremare.
“So che senti quel vuoto dentro di te e hai paura perché hai fatto tante cose orribili e hai paura che riavendo la tua anima non riuscirai a sopportarlo!” Esclamò Katherine sorridendogli e tenendo una mano verso di lui. “Ma ce la farai Sam! Ci saremo noi ad aiutarti, così come voi avete fatto con me! Te lo prometto! Ma adesso lascia quel pugnale, fidati di me..”.
Sam la guardò, per poi spostare la sua visuale verso suo fratello maggiore e Bobby, che lo guardavano esattamente nello stesso modo in cui lo guardava Katherine; era come se all’unisono gli stessero dicendo che era tutto ok, che sarebbe passata anche questo.
Il braccio continuò a tremare e una lacrima scese sulla sua guancia senza che potesse rendersene conto; scosse la testa e lasciò andare Hailey e poi il coltello, che cade rovinosamente a terra con un forte tonfo.
Li guardò uno ad uno e Dean avanzò velocemente, stringendolo in uno dei suoi abbracci goffi e silenziosi; lo strinse forte, sentendo la vista appannarsi, e lo sentì esplodere in un pianto liberatorio.
Hailey si rialzò, aiutata da Bobby, e avanzò lentamente, stringendola anche lei fra le braccia e sussurrandogli che tutto si sarebbe rimesso a posto, che avrebbero trovato un modo per salvarlo.
Dean si voltò verso Katherine, notando come stesse cercando di nascondere le lacrime che le sfuggivano incontrollate e le sorride teneramente, così come fece Bobby.
“Abbiamo finito con queste smancerie?!” Chiese una voce rauca alle loro spalle, facendoli voltare e interrompendo quel momento toccante.
“Che ci fa lui qui?!” Chiese Sam sciogliendo l’abbraccio con Hailey e aggrottando le sopracciglia.
“Sai Sam, ho fatto una scoperta molto interessante quando sono andato nella gabbia a riprendere la tua anima..” disse Morte sospirando, togliendosi il lungo cappotto nero e appoggiandolo sul piccolo tavolo della panic room. “Chiunque ti abbia riportato indietro ha tentato di strappare via anche l’anima! Ci ha provato sul serio; tuttavia è riuscito a riportarne indietro solo dei piccoli pezzi”.
I presenti lo guardarono con aria scioccata, come se avesse appena detto qualcosa di assurdo o di incomprensibile per loro.
“L’anima si può spezzare?” Chiese Bobby spalancando leggermente la bocca e sgranando gli occhi.
“A cosa credete che sia dovuto questo teatrino scadente e rivoltante?!” Chiese ironicamente Morte appoggiandosi al suo bastone, guardandoli con un sopracciglio sollevato e la bocca serrata. 
Sam serrò la mandibola, mettendo in evidenza la sua muscolatura, e si senti pervaso dalla voglia di scappare; solo una piccola parte di lui gli continuava a ripetere di restare e andare fino infondo.
“Bene, non ho tempo da perdere! Procediamo!” Esclamò Morte sospirando, rimboccandoci le maniche e incollando Sam sul piccolo letto posto al centro della stanza con un semplice gesto della mano.
Una forza invisibile lo tratteneva, nonostante si dimenasse e scalciasse con troppa foga; il Cavaliere intimò loro di tenerlo il più fermo possibile, mentre lui aprì la valigetta nera con cui era solito viaggiare. 
La stanza si tinse di bianco e Morte estrasse con le sole dita l’anima candida di Sam, che appoggiò con pochissima delicatezza sul corpo dell’uomo, che intanto continuava a urlare e dimenarsi.
Centimetro dopo centimetro, l’anima attraversava di nuovo il petto del Winchester sdraiato forzatamente su letto, finché la luce bianca si affievolì e non fu più visibile la luce bianca. Ancora confusi e scombussolati, i ragazzi osservarono Sam svenire sotto i loro stessi occhi, mentre Morte si diresse verso il piccolo tavolo e si infilò nuovamente il suo lungo cappotto nero.
Lo sistemò con le mani, eliminando le pieghe appena formate e si schiarì la gola, afferrando nuovamente il suo bastone nero e la sua valigetta; a voltò verso di loro e sospirò.
“L’anima è molto fragile..” sussurrò il cavaliere incurvando le labbra verso il basso. “Il muro reggerà, ma Sam non dovrà ricordare altrimenti si sgretolerà e ciò che ne uscirà non vi piacerà, Con ciò il nostro debito è saldato!”.
“Abbiamo capito..” sussurrò Dean avanzando e annuendo con la testa. “Non so come ringraziarti”.
Morte scossa la testa, come se quella non fosse stata una cosa importante, e si voltò, aprendo la porta della panic room ed uscendo, come se avesse frequentato quella casa per molto tempo e conoscesse ogni singolo tratto.



“Così avete chiamato lui?” Chiese Bobby ancora sbalordito, appoggiato al top della cucina, con le braccia incrociate al petto e l’espressione più perplessa che avesse. 
“Perché non ce lo avete detto?!” Chiese Hailey seduta sulla sedia del tavolo della cucina, tenendo fra le mani un bicchiere pieno di qualche superalcolico scadente di Bobby, continuando a fissare il vuoto davanti a se.
La minore delle Collins sapeva che sua sorella non avesse metabolizzato nulla di tutto ciò che era appena accaduto e sapeva benissimo che ci avrebbe messo un po’ di tempo; essere stata picchiata, legata e quasi uccisa dal ragazzo che amava era troppo per lei. Ma lo sarebbe stato per chiunque.
Katherine sospirò e si diresse verso il divano del salone, prendendo una coperta abbandonata li, tornando ed adagiandola sulle spalle della sorella che ancora tremava per l’accaduto; la avvolse completamente, ma Hailey non reagì al suo tocco, e continuò a guardare inerme davanti a se.
Sospirò e si diresse verso il piccolo frigo di Bobby, estraendo un panetto di ghiaccio ed avvolgendolo in un asciugamano pulito e con un sorriso lo passò all’uomo che lo guardava interrogativo.
“Mettilo sulla testa..” sussurrò la ragazza sorridendo teneramente, intimandogli di obbedire, e l’uomo lo fece senza discutere.
Con la testa ancora nel caos, si appoggiò allo stipite della porta, sospirando nuovamente e chiudendo gli occhi per qualche secondo.
“È stata un’idea di Dean e devo dire che è stata un’ottima pensata!” Esclamò Katherine riaprendo gli occhi e puntandoli su quelli dell’uomo.
Bobby accennò un mezzo sorriso, ma sapeva benissimo di non potere cantare vittoria fin quando il ragazzo non si fosse svegliato: se quello che avevo detto Morte era vero, Sam poteva svegliarsi distrutto dai ricordi dell’inferno, così come poteva tornare esattamente come un prima di quella maledetta apocalisse.
“Sam è forte, sono sicuro che ce la farà..” sussurrò Bobby continuando a premere il ghiaccio sulla testa e sentendosi fiero dei suoi ragazzi. “È suo fratello che mi preoccupa”.
“Si rimetterà” tagliò corto Katherine, muovendosi irrequieta e sospirando.
Bobby tolse per qualche secondo ghiaccio dalla testa, e Katherine lo fulminò con lo sguardo, e estrasse dal frigo due birre che aprì velocemente, per poi porle alla ragazza che lo guardò con aria interrogativa.
“Tieni” disse l’uomo sorridendo amaramente, notando però l’ostentazione della ragazza che si ritrasse istintivamente. “Io non mi immischio mai in questo tipo di situazioni, ma Dean ha bisogno di te. Hailey mi ha detto perché se n’è andato e probabilmente questo peso lo sta schiacciando ancora di più in questo momento. Ha bisogno di te, Katherine. Va da lui!”.
La ragazza avrebbe voluto ribattere e dire che non lo avrebbe mai fatto, ma poi osservò nuovamente sua sorella e capì in che condizioni potesse trovarsi Dean: stava fuori dalla veranda da ore a fissare le vecchie auto, reprimendo probabilmente la voglia di alzarsi e finire di romperle definitivamente.
“Bado io a lei..” continuò Bobby riferendosi alla maggiore delle sorelle, a cui cinse le spalle con un braccio.
La ragazza sospirò e prese entrambe le birre con una mano, mentre con l’altra punto un dito contro l’uomo, riducendo gli occhi a due fessure e guardandolo in cagnesco.
“Rimetti il ghiaccio!”.
L’uomo rise e la guardò uscire dalla stanza con un mezzo sorriso sulle labbra, che scomparve quando posò lo sguardo su Hailey; era sotto shock, era chiaro, ma lo preoccupava ugualmente. 
Se Sam si fosse svegliato come il vecchio ragazzo bonaccione, lei sarebbe riuscita a nascondergli la verità? A non far trapelare nulla di quell'anno e mezzo passato senza la sua anima? 



Passo dopo passo, si costrinse ad andare verso l’uscita della casa e ad aprire la porta d’ingresso; lo scricchiolio delle assi di legno che la componevano non tardò ad arrivare e sentì il pavimento piegarsi leggermente sotto il suo peso.
Katherine avanzò tenendo ancora le due birre aperte fra le mani, guardando la sagoma del ragazzo che le dava le spalle, seduto sul primo di quei quattro scalini che permettevano l’accesso alla veranda. 
Negli anni era diventato il suo posto preferito, il posto in cui si recava a pensare e a guardare le stelle mentre tracannava qualche bottiglia di birra, da sola o in compagnia. Evidentemente allo era diventato anche per Dean, dato che ultimamente ci passava molto tempo.
Le spalle curve fecero si la camicia a quadri rossi e verdi si tendesse fin troppo, evidenziando le sue massicce spalle e la sua schiena; il capo e lo sguardo basso le fecero intuire che il ragazzo si stesse crogiolando nel suo dolore e si domandò perché non fosse uscita prima. Voleva dargli sollievo, voleva aiutarlo, nonostante provasse anche lei un grande dolore. 
Non sopportava di vederlo così, non c’era mai riuscita: sin dalla prima volta che lo vide, Katherine aveva sempre tenuto a lui e alla sua felicità, straziandosi anche lei quando Dean provasse dolore.
Sospirò e si fece coraggio, avanzando e sedendosi accanto al ragazzo; lo guardò con un sorriso, ma il maggiore dei Winchester sollevò lo sguardo per guardare le stelle e si comportò come se fosse ancora solo e Katherine fosse ancora dentro.
“Ehi..” sussurrò la ragazza con tono dolce e pacato, sentendo il cuore battere forte nel petto.
“Ci hai messo un po’ a venire..” sussurrò Dean con voce rauca, sospirando e accennando un mezzo sorriso, come se la stesse aspettando.
“Mi stavo occupando di Hailey e Bobby..” sussurrò Katherine facendo spallucce, porgendogli la birra.
Il ragazzo la osservò e poi la prese fra le mani, per poi far scontrare i suoi occhi con quelli della donna davanti a se: aveva il viso stanco, incorniciato dai lunghi capelli biondi che le ricadevano sul petto e sulle spalle, coperte solamente con una canottiera di cotone marrone.
La brezza della sera le solleticò il viso e sulla pelle chiara e nuda delle braccia spuntò la pelle d’oca, facendola rabbrividire per un momento; incapace di abbassare lo sguardo, Dean si sbottonò la camicia in silenzio, rimando con la sola maglietta nera a maniche corte, togliendola e mettendola sulle spalle della ragazza che sorrise.
“Grazie..” sussurrò Katherine sospirando, mordendosi il labbro e guardandolo quasi imbarazzata. 
Bevve un sorso di birra e guardò il cielo dritto davanti a se, sentendo il profumo della camicia arrivarle sin dentro le narici.
“Sam mi ha spiegato come individuare il Grande Carro, sai?” Disse Katherine sorridendo ed indicando un punto nel cielo, unendo con una linea immaginaria sette stelle. “È proprio quello”.
“Beh, Sam sa un sacco di cose..” sussurro Dean sorridendo di cuore e prendendo un bel sorso di birra. “Ma questo ce l’ha insegnato papà”.
La ragazza rise insieme all’uomo che non smetteva di guardarla e solo in quel momento notò la fila di bottiglie vuote che si estendeva alla destra di Dean: ad occhio e croce dovevano essere almeno quattro.
Sospirò e riposò lo sguardo su di lui, notando il suo sguardo perso nei suoi occhi, come se stesse cercando di dirle qualcosa senza parole.
“Quello che hai detto oggi è stato..” sussurrò Dean scuotendo la testa leggermente e sospirando rumorosamente. “..è stato peggio di un pugno allo stomaco”.
Katherine continuò a guardarlo negli occhi, senza più riuscire a distoglierlo, e udendo quelle parole lo stomaco le si girò come un calzino, facendola sentire vulnerabile e vuota; tutto il dolore che aveva provato molto tempo prima quando lui se n’era andato si ripresentò puntuale, bloccandole la possibilità di ribattere, dato il nodo alla gola che le si era appena formato.
“Tutto ciò che hai detto è vero, Kath. Quel tipo di amore rimane dentro per sempre” continuò il ragazzo deglutendo a fatica e sospirando.
La donna sentì gli occhi pizzicare e sentì il bisogno di ingurgitare un po’ di coraggio liquido, così deglutì almeno tre lunghi sorsi di birra, fino a finire la bottiglia e a posarla sul gradino accanto a se.
“Io pensavo che non ci saremmo mai più rivisti, sai? Pensavo che avessi davvero cambiato vita con Lisa e che l’amassi davvero. Per questo ho iniziato una relazione con Cristian: volevo andare avanti come avevi fatto tu. Ma tu sei tornato e quando ti ho visto li..” disse tutto d’un fiato la ragazza, distogliendo lo sguardo e incurvando anche lei le spalle; si passo le mani sul viso e sospirò rumorosamente. “Dio, mi è preso un colpo! Mi sono sentita così.. male e felice contemporaneamente!”.
“Tu eri tutto ciò che rappresentava quello che avevamo passato” disse di getto il ragazzo con voce rotta, stringendo i pugni e guardando dritto davanti a se. “Lucifero, l’apocalisse, la morte di Sam, e..”.
“Hai avuto uno shock post traumatico” disse la ragazza interrompendolo e notando come il suo sguardo si fosse posato nuovamente verso di lei, così tornò a fissarlo dritto negli occhi con sguardo deluso.
A quelle parole, Dean si sentì messo con le spalle al muro e strinse istintivamente la mascella e i pugni, sentendo la rabbia e il senso di colpa tornare a premere dentro di lui.
“Ti ho ferita”.
“L’unica ferita che mi hai provocato è stata quando sei andato via..” disse Katherine rispondendo di getto, mostrandogli i suoi occhi lucidi e tirando su con il naso. “Tu hai scelto per me”.
“Pensavo di fare la scelta giusta..” disse Dean ricambiando lo sguardo e serrando forte la mascella.
“Hai scelto la cosa peggiore per noi!” Esclamò scuotendo la testa e guardando le cime degli alberi vicini lasciarsi trasportare in diverse direzioni dal vento.
“Ti chiedo scusa” sussurrò Dean sospirando, prendendole una mano fra le sue e guardandola con una grande intensità. “Andandomene ho finto di essere un’altra persona. Devo essere chi sono davvero”.
“E chi sei davvero?” Chiese Katherine sospirando, voltandosi e guardandolo negli occhi.
“Un cacciatore che odia il suo lavoro, ma farebbe qualsiasi cosa per la sua famiglia..” sussurrò sospirando e continuando a tenere la sua mano fra le sue. “Sono un uomo che ha sbagliato e sta cercando di rimediare con l’unica donna che abbia mai amato davvero sulla faccia della terra”.
Katherine serrò forte la mandibola, cercando di non lasciare scendere le sue lacrime, e si morse il labbro inferiore con forza; lo guardò e sorrise a quelle parole, inclinando di poco la testa di lato e stringendo la sua mano.
Gli si avvicinò d’istinto, proprio come avrebbe fatto in altri tempi e il ragazzo non si fece cogliere impreparato: si avvicinò velocemente e la strinse forte fra le sue braccia.
Fu il primo vero abbraccio da quando si erano rivisti, nonostante avessero dormito insieme quello fu diverso; con il respiro irregolare di chi è prossimo alla commozione,le baciò la testa delicatamente inalando il suo profumo.
Katherine si lasciò andare dopo molto tempo e ricambiò l’abbraccio, stringendogli con delicatezza le braccia al collo e sentendosi finalmente nel posto giusto.
Entrambi avrebbero tanto voluto che il tempo si fermasse per rivivere quel momento all’infinito; non volevano poi staccarsi ed affrontare le difficoltà della loro vita.
La ragazza appoggiò il viso sul suo petto, all’altezza del cuore e Dean le stringe leggermente i fianchi, attirandola a se, con una presa forte ma delicata allo stesso tempo.
Sentì il suo cuore battere all’impazzata, così come il suo che sembrava che volesse farsi un giro nella stanza; sentì il suo respiro fra i capelli e le labbra che le sfioravano la fronte con movimenti delicati.
Venne attaccata da una paura folle, paura di sbagliare, di rovinare tutto, e si spinse a pensare che loro sarebbero andati bene come amici, che non avrebbero avuto problemi a lavorare insieme nonostante tutto; sentì il suo corpo tremare, così esile rispetto a quello massiccio del cacciatore, e lo stomaco rigirarsi ancora come un calzino. 
Preferiva rimanere con la testa appoggiata sul suo petto piuttosto che sollevarla e guardarlo negli occhi. Si sarebbe persa, lo sapeva.
Ma se doveva rischiare di spezzarsi ancora di più il cuore, non c’era modo migliore per farlo.
Raccolse tutto il coraggio che le fosse rimasto in corpo e con estrema lentezza sollevò la testa, posando il suo sguardo su quello del ragazzo; i suoi occhi esprimevano la verità che tanto avrebbe voluto conoscere in quell’anno e mezzo di lontananza, quando si struggeva e dava anima e corpo per trovare nuovi casi ogni giorno per distrarsi.
Il verde degli occhi dell’uomo si incastrò con quelli azzurri della donna, che sorrise di getto e gli carezzò il volto.
Accadde tutto con velocità, che a loro apparse però come un’eternità: i loro visi si cercarono e si sfiorarono l’un l’altro, quando lentamente le labbra del ragazzo sfiorarono con delicatezza quelle della ragazza; sapevano che non avrebbero mai più dimenticato quel momento. 
Si distaccarono leggermente, guardandosi e sorridendo. C’era voluto un po’ di tempo, ma alla fine c’erano riusciti a capire che il sentimento che li univa non si fosse mai spento.
Approfondirono il bacio, carezzandosi e stringendosi l’un l’altro, con dolcezza, ma anche mancanza, rabbia.
Katherine gli strinse le braccia al collo ancora di più e il ragazzo le posizionò una mano sul viso e l’altra sulla schiena spingendola verso di se per sentirla più vicina; era un urgenza, un bisogno fisico di stringersi e non lasciarsi più.
Le mani dell’uno scivolarono sul corpo dell’altra, si cercarono, dato come si erano mancati per tutto quel tempo; i loro corpi tremavano dal desiderio e dalla paura.
Nonostante avessero alle spalle due anni di relazione, seppur altalenante, quel momento fu come la prima volta: il primo bacio, la prima volta che si scoprivano a vicenda.
Katherine si distaccò di qualche cm, riprendendo fiato e sospirò ed appoggiò la fronte contro la sua e tenne gli occhi ancora chiusi, ancora un po’, inalando il suo profumo e sentendo la voglia di non lasciarlo più crescere dentro di se.
“Ci ho provato, ma non posso stare lontano da te ..” sussurro il ragazzo sulle sue labbra, sorridendo e baciandola ancora a fior di labbra. 
Ancora una volta la donna lo strinse a se, ricambiando il bacio e si lasciò condurre dalla mani del ragazzo che l’afferrarono dai fianchi e la posizionarono a cavalcioni sopra di lui; la strinse a se sfiorandole la schiena e lasciò che la sua camicia scivolasse sui gradini, mentre il loro bacio diventava sempre più intenso.
La ragazza gli strinse le mani fra i capelli, muovendosi istintivamente su di lui e sentendo il respiro venirle meno, così, nonostante sentisse il cuore esplodere e la voglia consumarla dall’interno, si distaccò lentamente per guardarlo negli occhi.
Voleva che capisse che lei non sarebbe passata sopra al fatto che se ne era andato, non l’avrebbe superato facilmente, ma nonostante ciò, le parole che fremevano per uscire dalla sua bocca avrebbero detto ben altro. Era così felice, come una bambina in un luna pack, come se non esistesse altro a parte quel momento.
Chiuse gli occhi, stringendoli, e si morse il labbro, sospirando, quando la mano del giovane le sfiorò con delicatezza il viso.
“Che c’è?” Chiese Dean sorridendo sinceramente, per la prima volta dopo tanto tempo.
Katherine si schiarì la gola e, facendo leva sulle sue spalle, scese da sopra di lui e tornò a sedergli accanto, cercando di guardarlo con un po’ di distanza.
“È il momento sbagliato, parleremo in un’altra circostanza..” sussurrò la ragazza scuotendo la testa, posando le mani sulle sue cosce fasciate dai jeans. “Vado a controllare Sam”.
Si alzò di scatto, senza neanche guardarlo, e si diresse verso l’ingresso, entrando e richiudendosi la porta alle spalle, lasciando il ragazza seduto sulla veranda senza nemmeno una spiegazione; una volta li, nascosta alla sua vista, sospirò e deglutì a fatica. 
Non era così che si sarebbe dovuta comportare, ma aveva ancora molta paura; il dolore che aveva provato la terrorizzava e sapeva che Dean non se ne sarebbe andato di nuovo, ma il suo cuore ferito non volle sentire ragioni. 
Dopo quasi due anni di assenza il dolore non era ancora passato, cosa le sarebbe successo se fosse andato via di nuovo?
  
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