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Autore: 33NaLu33    27/01/2019    10 recensioni
Questo è in assoluto l'ultima occasione per Natsu, se verrà espulso anche questa volta saranno guai, dei guai veramente grossi, ma il problema è proprio questo per il ragazzo, lui e i guai sono letteralmente una cosa sola.
Suo fratello l'ha messo in guarda: non deve aiutare nessuno, eppure quando un improbabile bionda finirà sul suo cammino i disastri si susseguiranno uno dopo l'altro.
-*-
-No- sbotta esasperata. –Devi aiutarmi a trovargli una ragazza-
Sollevando le sopracciglia la guardo allibito: -Vuoi che faccia Cupido? – le chiedo scettico –dico, mi hai visto? –
[...]
-Come si chiama tuo fratello? – le domando alla fine.
–Si chiama Gray, Gray Fullbuster-
[AU] [scolastica con un pizzico di fantasy] [Nalu, Gale, Gerza, Gruvia e tante altre]
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajeel/Levy, Gerard, Gerard/Erza, Gray/Juvia, Mavis, Natsu, Natsu/Lucy, Zeref, Zeref/Mavis
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Oscuro e tenebroso
 


 
 
Essere messo k.o. da una ragazza non è una cosa di cui vado particolarmente fiero, ma se per di più la suddetta ragazza durante la rissa brandiva una scopa, presa da dio solo sa dove, come fosse una spada, bhe l’umiliazione, rifletto, diventa via via più accettabile.
In piedi vicino al mio corpo guardo l’altro tizio, Elfman, che col naso fasciato ancora un po’ colante di sangue, e ancora decisamente privo di sensi è sdraiato anche lui sul lettino dell’infermeria accanto a me.
A differenza sua però io sono fuori dal mio corpo e con un sospiro teatrale costato che ci metterò ancora un po’, spero non ore, prima di svegliarmi. A questo punto tanto vale uscire a vedere che danni ho combinato.
 
Prima di andarmene però, noto che a parte noi due e una donna dai lunghi capelli rosa, raccolti in una crocchia, e dai taglienti e altrettanto freddi occhi rossi con indosso un lunghissimo camice bianco che sta maneggiando garze e medicinali vari vicino a uno dei molteplici scaffali presenti nella stanza, nell’infermeria non c’è nessuno, segno che forse la rossa con la scopa, dopo aver stordito me e l’altro ragazzo artefici della rissa, ha deciso di andarci piano con tutti gli altri coinvolti involontariamente. Spero veramente che le cose siano andate proprio così e che la ragazza coi capelli d’argento stia bene; visto e considerato che non è qui forse si è già risvegliata. Guardando l’orologio alla parete costato che le lezioni sono riprese.
 
Senza ulteriori indugi mi volto andando verso l’uscita e sempre senza il minimo sforzo attraverso la porta bianca che, pur essendo chiusa, non mi crea nessun problema. Per certi versi penso questa forma è una figata.
Alla fine del corridoio scorgo Lucy che come un’anima in pena sta facendo avanti e indietro ininterrottamente. I lunghi capelli biondi ondeggiano a ogni passo e anche se i suoi stivaletti dovrebbero far rumore a contatto col le piastrelle del pavimento essi non emettono il minimo suono.
 
-Natsu- urla dopo avermi visto precipitandosi verso di me –mi dispiace tantissimo. Dio ti avevo garantito che non sarebbe successo niente, e invece ho posseduto Lisanna e tu hai finito per fare a botte con Elfam. Cazzo, avrei dovuto pensarci prima di fare una cosa del genere, ma ero sicura che avrebbe funzionato, e lo so che non è una scusante, ma…- il fiume di parole senza ordine mi investe confondendomi, mentre davanti a me Lucy è quasi in lacrime, il che è una novità visto e considerato che a discapito di tutti gli anni in cui posso vederli, non sapevo che i fantasmi potessero piangere.
-Lucy…- provo a fermarla cercando di farle capire che non è colpa sua. Avrei potuto gestire la cosa diversamente, avrei dovuto evitare di tirare io il primo pugno.
-Ti ho costretto ad aiutarmi e adesso ti ho messo nei casini. Mi dispiace così tanto- dice inchiodandomi con i suoi magnetici occhi nocciola, che sono talmente pieni di angoscia e pena che mi fanno sentire in colpa a mia volta, anche se di base non ho fatto niente di male.  
-Senti…- dico afferrandola saldamente nella speranza di tranquillizzarla, ma commetto un grosso errore perché nel momento esatto in cui le mie dita si posano sulla sua pelle lei va nel panico.
 
Sgranando gli occhi mi guarda spaventata: -Mi stai toccando- dice fissando la mia mano sulla sua spalla –oddio no- afferma spaventata –ti ho fatto uccidere-
 
Cosa?
Scostandosi da me come se l’avessi bruciata e guardandomi, ora con occhi terrorizzati, inizia a delirare: -sei morto- sussurra –oddio, sei morto- ripete più forte corrugando le sopracciglia, come se il solo pensiero la sopraffacesse.
-Non sono morto- dico senza ottenere minimamente la sua attenzione.
-Ti ho ucciso io-
-Lucy…- affermo mentre provo a riprenderla per le spalle e convincerla a guardarmi senza molto successo. Indietreggiando ancora di più evita il contato, come il semplice fatto che impedirmi di toccarla sistemi le cose, convincendola che sono ancora vivo. Il punto è che io sono ancora vivo.
-È tutta colpa mia- ripete per l’ennesima volta passandosi le mani tra le ciocce di capelli che di lato le ricadono sulle spalle portandosele nervosamente dietro l’orecchio.
Facendo uno scatto l’afferro per il braccio: -guardami- dico perentorio.
Scuotendo la teste evita il mio sguardo cercando con uno strattone di liberarsi.
-Non volevo- sussurra chiudendo gli occhi –avrei dovuto fermare Erza, avrei dovuto impedirle di…-
-Lucy non sono morto- dico cercando di essere il più rassicurante possibile.
-E io non sono stupida- mi urla di rimando. Sono talmente tanto sorpreso che all’ennesimo strattone riesce a liberarsi dalla mia presa e neanche un battito di palpebre dopo è totalmente e assolutamente sparita nel nulla, teletrasportatasi dio solo sa dove. Maledizione penso sospirando non mi ha lasciato nemmeno il tempo di spiegare.
 
Ma del resto è ovvio che sia arrivata a questa conclusione, medito mentre sconsolato mi dirigo verso l’ingresso della scuola, forse con molta fortuna la troverò e potrò dirle le cose come stanno, anche se inconsciamente dubito che sarà lì ad aspettarmi.
Passandomi le mani tra i capelli ripenso al fatto che non avrei dovuto toccarla, non senza avvertila almeno. Mi aveva detto che io sono la prima persona con cui parlava da quando è morta, e a giudicare dal fatto che tutte le cose che sa sulla sua “condizione” le ha imparate dalle serie tv e film visti negli anni sarei dovuto arrivare molto, ma molto prima alla conclusione che non ha ancora mai visto un altro fantasma come lei.
Non che io sia un fantasma ovviamente, ma più o meno siamo lì.
 


-Signor Dragneel mi segua –
Vicino alla porta della segreteria -vestito completamente di nero dalla testa ai piedi, con una camicia a maniche corte e dei jeans- appoggiato contro la parete e con aria cupa, mio fratello è stato chiamato dal basso e rugoso vecchietto di sta mattina che senza aggiungere altro si incammina lungo il corridoio.
Affiancandomi a Zeref seguiamo il nonnetto che superando una serie di porte, penso tutte adibite ad attività extra scolastiche, punta dritto verso quella in cui sopra a caratteri cubitale c’è stampato “preside”.
 
-Lo giuro- inizio – è stato… un increscioso incidente- affermo sicuro di me.
Senza neanche lanciarmi un’occhiata mi ignora completamente.
Dei due lui è sempre stato quello bravo a non dare corda agli spiriti. Mai nessun fantasma si è reso conto che Zeref può vederli come me, e a differenza mia, mio fratello non ha nessun interesse nell’aiutarli. È sempre stato dell’idea che se hanno questioni in sospeso o faccende da sistemare avrebbero dovuto pensarci prima di morire, perché forse se sono in questa forma incapaci di passare oltre e andare in paradiso, o qualsiasi cosa ci sia dopo, loro si sono meritati di rimanere intrappolati qui, in questo piano dell’esistenza. 
 
D’altro canto io la vedo diversamente. La maggior parte degli spiriti che ho conosciuto, sono spaventati e morti di una morte improvvisa o violenta. Si sono svegliati un giorno sicuri di affrontare una qualsiasi mattinata di scuola o lavoro e invece non sono mai neanche arrivati vivi a sera.
Ma del resto, come dice Zeref, la morte non viene mica a bussare alla tua porta per chiederti se vuoi seguirla, essa arriva a basta, tanto vale vivere al massimo ogni giorno senza rimpianti o rimorsi.
E per me è un rimpianto non poter aiutare le persone che ne hanno così disperatamente bisogno, che siano morti o vivi non fa nessuna differenza.
 
 
Varcata la soglia ci ritroviamo nel piccolo ufficio del preside, che piccolo si, ma strapieno di roba. Scaffali colmi di libri di ogni genere letterario, da romanzi di fantascienza a tomi di medicina, ricoprono le pareti, mentre cornici su cornici di foto sono sparpagliate ovunque: dai ripiani fino a ingombrare metà della scrivania vicino alla finestra, in cui tutte ritraggono classi e studenti che nel corso degli anni hanno fatto parte di Fairy Tail.
Documenti e fogli, invece, ricoprono l’altra metà della scrivania, comprese le uniche tre sedie nella stanza.
-Arriverà tra un attimo- ci informa in vecchietto prima di chiudersi la porta alle spalle e sparire.
 
Continuando ad ignorarmi Zeref si avvicina agli scaffali e passando le dita sul dorso della copertina di ogni libro inizia a leggere i titoli presenti. A prima vista tutti lo hanno sempre scambiato per il trasgressivo della situazione, sempre cupo e solitario dava l’aria del menefreghista, di chi le regole le ha sempre e solo viste per essere infrante, ma la verità è che mio fratello è sempre stato un grandissimo secchione.
Un visionario, che le regole le ha prese e le ha piegate a suo favore diventando a soli ventitré anni il capo di una delle aziende più influenti del momento, che a poco a poco si sta espandendo non solo in tutto il paese, ma direttamente in tutto il mondo.
 
-Scusi per l’attesa- dice una voce attirando la nostra attenzione. Sulla soglia una ragazzina con in braccio una pila di libri impilati uno sopra l’altro talmente alta da coprirle la faccia entra nella stanza chiudendo la porta con un il piede, che noto essere scalzo. Indossa un lungo abito bianco che a ogni passo svolazza quasi avesse vita propria.
Senza dire niente, Zeref si avvicina alla nuova arrivata e senza tante cerimonie prende metà dei libri che ha in braccio.
-Grazie- afferma lei sorridendogli. Ha dei lunghissimi capelli biondi che a onde le ricadono giù fino alle ginocchia mentre ai lati della testa due piccoli fermagli bianchi a forma di ali d’angelo le incorniciano il viso. Ma la cosa che decisamente ha lasciato di stucco mio fratello sono i penetranti occhi verdi della ragazza.
 
-Stai sbavando sulla segretaria- dico sventolandogli una mano davanti alla faccia. Riscotendosi mi lancia un’occhiataccia, e facendogli un sorrisetto alzo le spalle in maniera innocente.
Posando i libri per terra indica a Zeref di fare lo stesso, e spostando i fogli dalla sedia mette anch’essi sul pavimento.
-Lei è la segretaria? - chiede Zeref finalmente dando per la prima volta fiato alla bocca, e a giudicare dal suo tono di voce non è decisamente contento di essere qui.
Perché se so che c’è una cosa che lui odia è: essere disturbato quando lavora, socializzare con altra gente quando non è strettamente necessario, e risolvere i miei casini, in più so anche che appena mi sveglierò finirò veramente per essere ammazzato.
 
-No- dice la ragazza sorridendo– sono la preside-
-Cosa? – chiedo di getto sgranando gli occhi e sollevando le sopracciglia evidentemente sorpreso.
-È giovane- costata tranquillamente Zeref che imperturbabile fa sembrare tutta la situazione normalissima. Giovane è un eufemismo accidenti! Se la vedessi per strada non direi mai che è la preside di un liceo, anzi, direi proprio che al massimo può frequentare il terzo anno delle scuole medie.
-Me lo dicono spesso- continua mantenendo il buon umore, che inquietantemente le sembra essere stato dipinto sulla faccia. D’altro canto chi sono io per giudicare dal momento che sorridere sempre è una cosa che faccio anch’io.
-Io direi proprio che glielo dicono tutti-
Ovviamente lo so benissimo che lei non può sentirmi, ma irritare Zeref è una cosa che adoro troppo fare. E dal momento che tanto dopo mi ammazzerà comunque, tanto vale dargli delle buone ragioni per farlo penso annuendo tra me e me.
 
-Si sieda- dice la preside dopo aver indicato una delle due sedie davanti alla scrivania. Togliendo a sua volta i fogli e lasciandoli per terra Zeref fa come gli è stato richiesto.
-Sono Mavis comunque- afferma la ragazza sporgendosi in avanti sul tavolo e offrendo a mio fratello la mano, che senza dire niente afferra per salutare di rimando.
-E le scintille volarono- esclamo alzando di getto le braccia al cielo in segno plateale intromettendomi tra i due –fratello sei un maleducato! - dico sporgendomi in avanti per guardarlo dritto negli occhi -Dovresti presentarti almeno, o sta mattina Happy ti ha mangiato la lingua e fai fatica a parlare? -
-Zeref- dice solamente lanciandomi l’ennesima occhiataccia. –E non c’è assolutamente bisogno che si disturbi. So benissimo perché mi ha convocato qui, e le garantisco che non appena mio fratello si sarà svegliato ce ne andremo. - continua tornando a guardare fisso Mavis -Mi faccia solo la cortesia di non chiamare i servizi sociali- conclude senza cambiare minimamente espressione.
-Fratello- mi intrometto socchiudendo gli occhi e sporgendomi ancora di più verso di lui –se questo è il tuo modo di chiedere un favore dovresti metterci un po’ più di enfasi e emozione-
 
-Signor Dragneel - afferma la preside in tono serio attirando la mia attenzione. Guardandola noto che il suo sorriso è sparito. Possibile che in un attimo abbia perso tutto il suo buon umore? – penso che lei si sia fatta un’idea sbagliata perché non ho nessunissima intenzione di espellere Natsu-
-Sarebbe la prima volta- commento effettivamente sorpreso.
-Ah no? – chiede impassibile Zeref.
-No- annuisce Mavis.
Passando la sguardo tra mio fratello alla preside come se stessi guardando una partita di tennis, non che io sia patito di questo sport, aspetto con impazienza la prossima mossa di uno dei due.
 
-Noi non espelliamo i nostri studenti per così poco- prosegue Mavis.
-La ragazza della segreteria che mi ha chiamato per dirmi di venire mi ha detto che Natsu ha fatto scoppiare una rissa, non le sembra una ragione più che valida? – chiede tranquillamente.
-Da che parte stai fratello? Ti ha appena detto che non mi espelle e stai provando a convincerla di fare il contrario? – gli domando piazzandomi davanti alla sua faccia.
Ignorandomi sposta la testa di lato continua a guardare fisso Mavis aspettando di vedere la sua reazione. Fantastico, veramente fantastico penso allontanandomi da lui.
-Come ho già detto noi non espelliamo per così poco- ripete tranquillamente alzandosi in piedi e facendo il giro della scrivania. –Questa non è solo una scuola signor Dragneel, è una famiglia e Natsu ne è entrato a far parte e come membro non sarà facile per lui liberarsi di noi-
-Perché lo fa? – chiede Zeref.
-Oh, non lo faccio solo per suo fratello, ogni studente qui ha lo stesso trattamento indipendentemente da dove viene, dal suo passato, o dal perché è qui. Noi crediamo veramente in una seconda possibilità- afferma guardandolo negli occhi senza la minima incertezza, ed è notevole perché veramente pochissime persone riescono a sostenere il suo sguardo.
-Sposala- sussurro all’orecchio di Zeref.
–Ma- continua Mavis –questo non significa che non riceverà una punizione. –
-Sono d’accordo- annuisce mio fratello continuando tranquillamente ad ignorarmi.
 
Prendendo uno dei tremila fogli dal tavolo Mavis scorre giù fino a trovare quello che le interessa: -Ho visto dal suo piano di studi che Natsu non ha intenzione di seguire nessuno sport, la sua punizione sarà quindi fare le esercitazioni per entrare a far parte della squadra scolastica di basket, se non verrà preso finirà per pulire i bagni di tutto l’edificio per un mese, se verrà preso mi aspetto che partecipi con costanza-
-Mi sembra un’ottima idea- concorda Zeref che alzandosi in piedi è pronto a salutarla ed andarsene. –Glielo riferirò sicuramente- dice porgendole la mano.
-Un’ultima cosa- dice Mavis mentre ricambia il saluto –ho letto che durante gli anni delle medie suo fratello sosteneva di poter vedere i fantasmi, è vero? -
-Cose da ragazzi- afferma Zeref senza tradire nessun’emozione. –Non è assolutamente vero-
-Capisco- annuisce la preside tornando a sorridere. –Buona giornata allora-
-Anche a lei- risponde andando verso la porta -Arrivederci- saluta chiudendosi l’uscio alle spalle.
 
Attraversando la parete a mia volta seguo Zeref che senza aspettarmi o farmi nessun cenno se ne sta semplicemente andando lungo il corridoio verso l’uscita.
-Hai perso una grandissima occasione- lo stuzzico –avresti dovuto chiederle un appuntamento-
Fermandosi di colpo nel corridoio vuoto e controllando che non ci sia nessuno si volta verso di me.
-Si può sapere che cosa è successo? – chiede andando subito al punto.
-Quel tizio, Elfam, mi ha afferrato per la sciarpa- dico stentando tranquillità. Lui sa benissimo che toccare la mia sciarpa è sinonimo di guai, cosa che Elfam ha imparato troppo tardi.  
-Solo questo? – indaga scrutandomi –non c’entra nessun morto? –
-No- affermo scrollando le spalle. –Perché per caso ne hai visto qualcuno? – chiedo di rimando, e anche se spero che dica di si, così da dirmi dove sia Lucy, è molto meglio se non l’ha vista, perché in tal caso forse, e dico solo forse mi crederà. Non sono mai stato molto bravo a mantenere segreti con qualcuno, tanto meno con mio fratello.
-Bene- dice alla fine, ignorando per l’ennesima volta la mia domanda. Lo prenderò per un no penso alzando gli occhi al cielo. –Hai sentito cosa ha detto quindi vedi di non fare altri casini- mi ammonisce puntandomi un dito contro. –Quando ti svegli vai alle ultime lezioni, fatti dire quando sono i provini, e poi torna a casa. Sei capace di farlo senza finire in un'altra rissa? –
-Si- affermo sospirando teatralmente.
-Ottimo- continua –e ora devo proprio precipitarmi dall’altra parte della città per una riunione. Mi raccomando- conclude avvinando il suo dito ai miei occhi.
-Si signore- dico facendogli il saluto militare mentre voltandosene se ne va senza aggiungere altro.
 



Nel prossimo capitolo:
-Sei un rivale in amore- ripete guardandomi con occhi furenti –cosa vuoi dal mio Gray-sama? -
Rivale in amore? Il suo... Gray…sama? Ma. Che. Cazzo?

 
 
 
   
 
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