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Autore: Eevaa    27/01/2019    7 recensioni
...perché Kaarot, del resto, era l'unico che avrebbe potuto capirlo veramente, era l'unico il quale, per altri motivi, stava subendo il suo stesso identico destino. E, proprio come lui, aveva un'altra vita intera da vivere, da scrivere. Per un attimo, per qualche breve secondo, provò compassione per quell'uomo così come l'aveva per se stesso.
Erano entrambi sulla stessa barca e, volenti o nolenti, avrebbero dovuto cominciare a remare.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Goku, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©. 

Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale su EFP.
La fanart della copertina non mi appartiene.
Nessun copyright si intende violato.
 
 

-AFTER ALL -
CAPITOLO 66 - VECCHIE CONOSCENZE

 


Buio, sempre più buio. I combattenti sulla Terra non ci avevano fatto caso fino in quel momento, ma il cielo ricoperto di nuvole scure si stava facendo man mano sempre più nero. Quanto tempo era passato? Due ore? Tre ore? Cinque? A questo nessuno aveva fatto caso ma, con tutta probabilità, il sole sopra i monti del Nord aveva iniziato la sua lenta discesa verso il notturno riposo.
Juno - l'amico di Goku nella Dimora dei Draghi - e Snar - uno dei combattenti più forti il quale era passato in precedenza dalla parte dei buoni - percepivano la tensione a mille in ogni cellula del loro corpo, e la motivazione era una e una soltanto: se loro fossero morti in quella battaglia i Draghi non li avrebbero mai più resuscitati. Così era accaduto per gli altri, tutti i guerrieri buoni risvegliati dal maleficio. Così era accaduto per Dogota e Ukim, altri valorosi guerrieri conosciuti da Goku come amici. Sangue, tanto sangue versato sul terreno brullo e la neve quasi sciolta. Decine e decine di corpi erano caduti senza mai più rialzarsi e, se per un attimo la situazione sembrava essersi risolta alla pari, la continua dipartita dei combattenti buoni aveva reso di nuovo squilibrata quella battaglia. I nemici erano addirittura aumentati dal momento in cui i Draghi avevano deciso di resuscitare tutto l'Inferno per riversarlo addosso a loro e sui pianeti dei namecciani (nonostante alcuni di essi possedessero una misera forza combattiva), mentre gli alleati stavano man mano cadendo come foglie autunnali.
I membri della squadra Z erano allo stremo oramai da parecchio tempo ma, per inerzia, stavano continuando a combattere con coraggio e determinazione. Sarebbe stata solo questione di tempo, gli aveva detto Re Kaioh pochi minuti prima. Goku e Vegeta stavano riuscendo nel loro intento e rimanevano solo tre Draghi da distruggere, tre pianeti da visitare in quella folle missione. E, ad ogni annuncio della divinità di un gruppo di sfere disattivate, i guerrieri Z ricevevano una spinta per poter andare avanti. Si guardavano forgiati da quelle notizie, si caricavano di speranza e si riscoprivano rinvigoriti. Quella forza, però, non li possedeva così a lungo, e la stanchezza tornava presto a rallentare i loro movimenti, rendendoli più vulnerabili e nervosi.
A causa della folta coltre di avversari giunti sulle montagne tramite il buco nero tra le nuvole, i combattenti rimasti sulla Terra avevano dovuto spartirsi i nemici, lasciando che Gotenks - già alla seconda fusione - e Mirai Trunks combattessero contro Loraymo a turno, da soli. Il guerriero ibrido nato dalla fusione dei due vecchi amici si rivelò sì potente, ma molto meno del previsto: il lungo periodo di assenza di frequentazione dei due ragazzi aveva contribuito a creare una grossa spaccatura nei loro vissuti. Si conoscevano fin da quando erano solo dei ragazzini, vero, ma gli screzi degli ultimi anni avevano lasciato loro un vuoto incolmabile che neppure il perdono era stato sufficiente per congiungere completamente le loro menti all'interno dell'ibrido. Qualcosa che andava ben oltre la loro volontà e di assolutamente inspiegabile. Ed era diverso, molto diverso dal combattente sbruffone e allegro di quando erano bambini: era più serio, maturo, e a tratti anche più timoroso. Non vi era più quella spavalderia di fronte al pericolo tipica della fanciullezza, e questo era senza dubbio un altro punto a sfavore.
Ma, nonostante queste pecche, Gotenks si impegnò a fondo e a lungo. Ce la mise tutta per contrastare gli attacchi di Loraymo unendo le forze a quelle dell'uomo del futuro e, anche se non riuscirono a infliggergli più di qualche misero danno, difesero i loro compagni in modo impeccabile. Niente attacchi esuberanti con nomi improbabili e niente palloncini a forma di fantasma, solo un forte guerriero impegnato nel mettere al sicuro il proprio pianeta e le persone amate. Erano padri entrambi, Trunks e Goten, e avrebbero difeso le loro famiglie e i loro figli a costo della vita. E, nei loro cuori, entrambi avevano bene in mente quale sarebbe stata la prima cosa da fare se avessero vinto quella guerra: ricominciare da capo e far rifiorire la loro amicizia. Quella era la loro nuova forza.
Gohan, invece, stava adoperando ogni energia per difendere Videl; i due androidi Gemelli non avevano potuto fare a meno di prendersela con un resuscitato Cell, mentre Eva e Junior stavano operando nell'ombra per falciare le gambe dei nemici con estrema velocità.
La saiyan e il namecciano, dotati di incredibile intelletto e strategia, avevano smesso da tempo di rispettare le regole dello scontro leale. Attaccavano alle spalle, di sorpresa, e non gliene importava proprio nulla delle buone maniere. Tuttalpiù che con un minimo sforzo e la massima resa stavano rendendo la vita dei loro alleati namecciani molto più facile, e l'estremo buio nel quale erano stati immersi da qualche minuto li aiutava a compiere il loro piano senza difficoltà.
«Ma quanto tempo è passato?» domandò Eva dopo l'ennesimo colpo da cecchino, avvicinandosi a Junior e seguendo i suoi frenetici movimenti da un lato all'altro di quel ghiacciaio oramai parzialmente sciolto.
«Dieci ore. Dieci ore dall'inizio della battaglia» confermò il super guerriero namecciano acutizzando i suoi sensi. Eva strabuzzò gli occhi; certo, le sembrava che fosse passato molto tempo, ma mai si sarebbe sognata di poter resistere così a lungo in una situazione così drammatica. Era un autentico miracolo che molti di loro fossero ancora vivi.
«Spero vivamente che quei due si sbrighino a far fuori i Draghi» commentò Junior volgendo gli occhi neri al cielo, proprio sopra l'aureola che gli circondava le verdi antenne. «Tra quattordici ore me ne dovrò tornare nell'Aldilà».


Bra era esausta, ma l'ultima cosa che avrebbe voluto fare sarebbe stato arrendersi. Suo padre non gliel'avrebbe mai perdonato se si fosse lasciata uccidere da uno di quegli sporchi, vili, insulsi esseri inferiori. Perché Bra, esattamente come il principe dei saiyan, era una creatura composta da ottantacinque per cento d'orgoglio, e non avrebbe sopportato che un dannatissimo alieno dal corpo coperto di spine riuscisse a metterla al tappeto. Eppure la difficoltà era tanta, e la stanchezza era quasi insopportabile.
«Maledetta me. Mi sarei dovuta allenare di più» si disse tra i denti stretti, scagliando dalle mani unite una sfera di energia debole, troppo debole per scalfire davvero quel nemico. Egli ruggì, bofonchiando qualcosa di incomprensibile nella sua lingua prima di attaccare la ragazza di sorpresa, senza preavviso, scagliando decine di aculei dal petto.
Bra sgranò gli occhi, spaventata. Era stato veloce, talmente tanto veloce da non potersi difendere, per poter contrattaccare, ed era persino troppo stanca per poter reagire d'istinto, per agire di riflesso e schivare. Chiuse gli occhi pronta a farsi scalfire la pelle di porcellana da quelle frecce appuntite ma il destino volle che, proprio in quell'istante, vi era una persona sull'attenti per difenderla, pronta a scansarla brutalmente con una spallata e incenerire di rimando gli aculei prima che potessero colpire anche lui.
Bra cadde in malo modo creando un solco nel terriccio, alzandosi poi con estrema difficoltà. Si guardò indietro e si massaggiò la spalla dolente, mettendo finalmente a fuoco l'identità del suo salvatore il quale, sgranchendosi le nocche pronto a iniziare a combattere quel nuovo nemico, volse lo sguardo verso di lei con un sorriso sghembo.
«Perdona i miei modi bruschi, non avrei potuto fare altrimenti» disse Ub mettendosi poi in posizione di attacco. I suoi capelli neri raccolti in un codino lungo fino a metà schiena e rasati ai lati si mossero con il vento, sferzando sulla pelle scura del volto.
«Non fa niente. Grazie per avermi salvata» rispose lei, con gli occhi spalancati dallo stupore. Si pulì i jeans strappati e la felpa rossa dal terriccio e si posizionò poi a fianco del suo salvatore pronta anch'ella a combattere.
«Di nulla, principessa dei saiyan. Se ti succedesse qualcosa davanti ai miei occhi tuo padre mi ucciderebbe!» rise l'uomo dalla pelle scura mostrando i denti bianchissimi. Lei ridacchiò poco prima di illuminarsi di luce dorata. E, dopo uno sguardo complice, scattarono entrambi in avanti pronti a far fuori il loro avversario.

 



«Ci sarà poco da convincere, sul pianeta Tahab» iniziò a spiegare con assoluta fretta Kibitoshin, camminando avanti e indietro nella stanza principale del tempio di Re Yammer, osservato con occhi attenti da tutti i presenti. La camera era piuttosto affollata oramai – con grande disappunto del guardiano dell'Aldilà – ma il silenzio andatosi a creare era pregno di curiosità.
«In che senso?» domandò Goku corrugando la fronte, incalzato immediatamente dall'essere divino il quale, interrompendo la sua falcata per qualche secondo, volse il proprio sguardo ai due guerrieri a capo della missione.
«Ci sono solamente tre namecciani, lì. Ed esattamente come è accaduto sulla Terra sono diventati quasi degli Dei ma, a differenza del vostro pianeta, colui che ha creato le sfere è un vero e proprio despota. Hanno instaurato un regime di terrore, sfruttando le capacità alchemiche dei tahabani minacciandoli che, in caso di rivolta e opposizione, potrebbero invocare il drago Bekev e ucciderli tutti. Oramai i tahabani eseguono i loro ordini come burattini, non hanno mai provato a ribellarsi».
«Quindi i tahabani stanno solo aspettando che quei tre namecciani vengano fatti fuori» constatò Vegeta, scrocchiandosi le nocche.
«Già, ma dovrete stare molto attenti. I tre namecciani tiranni provengono dal pianeta Namirah, un pianeta ancora in combutta tra democrazia e tirannia. Ci sono guerre molto accese da secoli, sono tutti molto forti. Snar, uno dei combattenti di punta della Dimora dei Draghi dallo spirito buono viene proprio da lì, era morto durante la più importante rivoluzione pacifista» li avvertì Kibitoshin, anticipandogli inoltre quale sarebbe stato uno dei successivi pianeti.
«Quindi dobbiamo dedurre che i tre namecciani migrati su Tahab siano molto forti» ipotizzò Goku mettendosi una mano sotto al mento come per pensare, incalzato però dal principe dei saiyan il quale, con il suo consueto pizzico di arroganza, si lasciò andare in una folle risata.
«Tsk, Kaarot! Non scherziamo, abbiamo combattuto nemici ben più forti, quest'oggi».
«Assolutamente vero, ma dovrete stare attenti: non si faranno scrupoli a manovrare i tahabani sfruttando il loro potere alchemico» gli fece notare Kibitoshin. 
Il principe dei saiyan alzò agli occhi al cielo, stufo di quelle raccomandazioni.
«Ricevuto: non vanno sottovalutati» concluse Goku annuendo con il capo, mettendo poi una mano sulla spalla di Vegeta e porgendo l'altra alla divinità che li stava guidando negli angoli più misteriosi dell'universo. «Forza! Si va su Tahab!»



Il pianeta Tahab era molto diverso da come se l'erano immaginato: freddo, quasi al confine dell'ospitale. Che razza di risorse avrebbero potuto sfruttare i namecciani di Namirah? Le conoscenze alchemiche degli autoctoni, certo, ma poi?
Vegeta scosse il capo, quasi schifato. Lui - che aveva le sue conoscenze ed esperienze in fatto di conquista di pianeti e sfruttamento di risorse - proprio non capiva perché diamine qualcuno avrebbe mai dovuto voler conquistare una landa di ghiaccio. E, mentre affondava i propri stivali da combattimento nella neve fresca, non poté fare a meno di notare che la città più grande di tutte si ritrovava nel bel mezzo del nulla. Si nutrivano forse di neve, questi tahabani? Cosa coltivavano? Che bestie allevavano?
«Caspita, questo posto è assurdo!» commentò Goku sgranando gli occhi, trovando l'entrata di quella cittadina costruita in acciaio e lamiere. Le case sembravano tanti igloo strutturati in metallo, uniti tra di loro da tubi e ponti coperti in vetro. La città era molto grande, molto più simile a una base aeronautica che ad un paese abitato.
«I tahabani sono un popolo molto tecnologico, e sotto questa cittadina sotterranea risiede un giacimento di petrolio quasi infinito. I namecciani lo rivendono al miglior offerente ottenendo risorse economiche per espandere Namirah» spiegò accuratamente Kibitoshin, addentrandosi in un cunicolo per passare attraverso una porta automatica in metallo.
Vegeta si guardò intorno, più incuriosito. Effettivamente il petrolio riscuoteva un interesse maggiore rispetto alla semplice alchimia. Il principe avanzò a grandi passi scendendo al piano inferiore di quel labirinto, trovandosi poi in un grande atrio colmo di computer e macchine mai viste prima.
«Ma cosa cavolo...» sussurrò lui a bocca spalancata, immobilizzandosi insieme al gruppo nell'osservare qualcosa di estremamente inaspettato.
Namecciani. Namecciani ovunque addetti ai lavori, vestiti con lunghi camici bianchi e strane attrezzature tecnologiche ai polsi. Li guardarono fissi, quasi impauriti. Ma, dopo averli squadrati da capo a piedi, essi ripresero il loro lavoro ai macchinari come se nulla fosse successo.
Ma non avrebbero dovuto esserci solo tre namecciani su quel dannatissimo pianeta? Vegeta non capiva. Non riusciva proprio a capire cosa diavolo stesse succedendo e, con ampie falcate, attraversò la stanza tecnologica per avanzare in un altro cunicolo, più che intento a scoprire cosa ci fosse sotto.
«Ma Kibitoshin, non aveva detto che-» constatò Goku prima di venire interrotto, rimasto più indietro ancora immerso nello stesso cruccio del suo alleato.
«Ah, mi sono dimenticato di dirvi che, oltre ad essere scienziati e alchimisti eccellenti, i tahabani sono mutaforma. I tre tiranni li hanno costretti ad assumere aspetto e sembianze namecciane in orario di lavoro» gli rivelò la divinità, intimando poi Goku a correre dietro al principe il quale, essendo già scappato per un tunnel in discesa, aveva già raggiunto un altro atrio più grande e altrettanto pieno di macchinari tecnologici e grossi contenitori di vetro. Centinaia e centinaia di ampolle scientifiche, probabilmente designate al trattamento del petrolio.
«Urca... sono proprio dei pazzi. Vegeta! Senti un po' cosa mi ha detto Kibito-» ma Goku non fece in tempo a concludere la frase e spiegare al principe perché ci fossero così tanti namecciani. Non fece in tempo perché, da angoli nascosti di quella stanza, i tahabani avevano iniziato ad attaccarli inaspettatamente.
«Dannazione!» grugnì Vegeta schivando una sorta di corrente elettrica, balzando qua e là stando ben attento a non farsi colpire.
Erano deboli, molto deboli, ma riuscivano a controllare perfettamente la loro aura per attaccarli di soppiatto con delle strane maledizioni, strane magie alchemiche.
«Dobbiamo andarcene di qui!» intimò il principe facendo segno ai due alleati in difficoltà di oltrepassare un altro corridoio, chiudendosi la porta metallica alle spalle dopo aver lanciato una potente onda energetica all'interno della stanza. Il pavimento tremò, probabilmente a causa di un'esplosione.
«Vegeta, quelli non rappresentavano poi un gran pericolo! Era il caso di ucciderli tutti?» lo rimproverò Goku. In fin dei conti quei tahabani fossero semplicemente obbligati a eseguire degli ordini. Peccato che Vegeta non aveva la benché minima idea che quelli fossero tahabani trasmutati in namecciani, poiché non aveva udito la spiegazione di Kibitoshin. 
«Non mi pare proprio, a giudicare da come ci hanno attaccati. Forza, troviamo il capo dei saggi e andiamocene da questo pos-»
«AIUTO! AIUTO! AIUTATEMI!»



Pietra. Il principe dei saiyan percepì ogni singolo muscolo del suo corpo divenire come pietra. Immobile con gli occhi ancorati a quelli del suo rivale, egli si paralizzò per qualche secondo. Il silenzio calò in quel cunicolo, il silenzio più rumoroso mai avvertito in via sua. Di mille e mille voci nella testa, Vegeta non avrebbe mai immaginato di sentire proprio quella. Pensò di essersela sognata, ma dallo sguardo sorpreso e angosciato di Kaarot di fronte a lui capì che, forse, non era stato così. E lo capì ancora meglio quando, forte e chiara, quella voce rimbombò nel corridoio sempre più vicina, accompagnata da forte rumore di passi e colpi non definiti.
«QUALCUNO MI AIUTI, VE NE PREGO!» risuonò nuovamente la voce terrorizzata.
«VEGETA, NO! ASPETTA!» provò a frenarlo Goku, senza effetto. Il principe dei saiyan, oramai, aveva ripreso la sua folle corsa tra quei corridoi asettici con il cuore martellante nel petto e, per la prima volta, la speranza di avere le allucinazioni.
Ma non si trattava di un'allucinazione: era assolutamente certo di quell'aura. Era la sua. Era esattamente la sua. E ne ebbe la conferma solo quando, trattenuta tra le braccia di due namecciani dall'aspetto inquietante, vide quella persona dimenarsi con la forza di un vulcano nel tentativo di liberarsi. Era lei.
Bulma.
«VEGETA! OH, KAMI! VEGETA, AIUTO!» urlò lei, strattonando le braccia dei due malfattori senza però forza sufficiente.
Il principe dei saiyan percepì un conato di vomito risalirgli lungo l'esofago e, quando venne raggiunto dai suoi due alleati, anch'essi si stupirono di quanto, effettivamente, quella donna fosse esattamente la stessa che ricordavano.
«VEGETA, AIUTAMI, PORTAMI VIA!» continuò a urlare Bulma, trascinata lungo il corridoio dai namecciani, scalciando insistentemente.
Vegeta non riuscì a muoversi, il suo respiro divenne corto, pesante. Se non fosse stato certo che i saiyan non soffrissero di ipertensione sarebbe stato sicuro di avere un infarto in corso.
«Vegeta, non è lei! È un mutaforma, andiamocene subito da qui!» gli intimò Kibitoshin e, prendendolo per un braccio, gli fece riprendere conoscenza. Il principe si voltò di scatto, respingendo il contatto con la divinità per poi scattare in avanti per fare qualcosa, qualsiasi cosa. Ma, suo malgrado, venne afferrato per un braccio dal suo rivale, completamente rosso in viso.
«HA LA SUA AURA!» Vegeta lo strattonò o ringhiò, con la voce di Bulma martellante nelle orecchie nell'ennesima supplica di aiuto.
«NON È QUELLA VERA! È IMPOSSIBILE!» gli urlò contro Goku, rincorrendolo nuovamente per frenarlo.
Il principe guardò lungo il corridoio, incrociando lo sguardo supplichevole e devastato di Bulma. Lo sguardo della donna che per metà della sua vita aveva amato e che era spirata tra le sue braccia sei anni prima. Vegeta si voltò nuovamente indietro, incatenandosi agli occhi di lui. Lui, quell'idiota che aveva aperto nuovamente breccia nel suo cuore congelato.
«Vegeta... ti prego» sussurrò Goku, con le lacrime agli occhi.
Ma cosa avrebbe dovuto fare il principe, se veramente di lei si fosse trattato? Lasciarla morire? Lasciare che venisse rapita da quelle persone? Avrebbe dovuto lasciare che la madre dei suoi figli morisse un'altra volta solo perché lui era riuscito a rifarsi una vita? Cielo, no. L'avrebbe salvata ad ogni costo. E così, lanciando un'ultima occhiata al suo rivale, iniziò a correre lungo il corridoio.
La raggiunse in pochi secondi, liberandola dalla presa dei due namecciani vestiti da scienziati i quali, spaventati, fecero per correre via; nessuno, però, era mai riuscito a scampare alla furia del principe, e di loro rimasero solo le ceneri infiammate al terreno.
«VEGETA!» gridò lei aggrappandosi al suo collo, tremante. Il principe dei saiyan si impietrì di nuovo, respirando forte con il naso per venire colto da quella sfumatura, da quella fragranza che non sentiva da sei lunghissimi anni. Era la sua. Come diavolo poteva non essere lei?
«Bulma... come... com'è possibile?» balbettò lui sgranando gli occhi, allontanandola per qualche secondo per osservarla con più attenzione. Occhi di zaffiro, pelle di porcellana. I capelli turchini raccolti in una coda alta spettinata, un maglioncino color beige e le labbra tremanti di paura. Era la stessa, la stessa Bulma che aveva lasciato andare per l'ultima volta su Neo Namek. E in quel momento era lì, con le dita ossute strette ai suoi avambracci come per non lasciarlo sfuggire. Il principe la guardò di rimando, alzando un sopracciglio. C'era qualcosa di strano in lei. O forse, semplicemente, c'era qualcosa di strano in lui? Aveva sperato per anni che tutto ciò avvenisse, che un miracolo la riportasse indietro. L'aveva sognato nelle notti più tetre, più buie, si era aggrappato alle coperte fredde del loro letto vuoto nella speranza di non scivolare per sempre via da se stesso. Aveva sperato tanto in quel momento ma ora che quel momento sembrava essere arrivato... non riusciva a provare altro se non terrore, ansia. Continuò a fissarla come una statua di sale, specchiandosi in quegli zaffiri però non riuscendo ad immergersi come... come quando l'amava più di ogni altra cosa al mondo. Forse aveva smesso di farlo?
«Sono... sono viva!» bofonchiò lei con un sorriso nervoso, ancora scossa dall'accaduto. «Io non so com-»
«Vegeta, ragiona! I Draghi non possono riportare in vita persone morte per cause naturali. È la regola! È una postilla scritta indelebile nel contratto stipula-»
«Vuoi chiudere il becco?!» scattò lui nervoso interrompendo Kibitoshin. Si portò le mani tra i capelli, tornando poi ad osservare quella donna che gli sembrava quasi un miraggio.
Goku, pochi passi più indietro, osservò attentamente la scena ma, proprio non seppe il perché, sentì qualcosa dentro di sé prendere fuoco, incendiarsi. Le sue orecchie fischiarono, la mascella si serrò fino a far scricchiolare i denti.
Il principe studiò la donna serio, non badando ai rumori metallici di sottofondo di porte che si aprivano e chiudevano, di persone indaffarate a cercare chissà cosa, di sirene e allarmi incessanti. La studiò da capo a piedi e non riusciva ad avere dubbi a riguardo. Era Bulma. Aveva la sua aura, i suoi occhi, il suo aspetto, il suo profumo. Avrebbe voluto piangere, ma non l'avrebbe fatto. Avrebbe voluto urlare, ma non vi era tempo per farlo. Era come incantato, bloccato, incastrato in emozioni troppo forti e troppo divergenti per poter essere razionale. Ma, seppur vero che quella situazione assurda ai limiti del credibile fosse come un tuffo nelle sabbie mobili, il principe avrebbe dovuto comunque tirar fuori le ultime forze rimaste per non impazzire, per non perdere di vista il suo obietto. Qualunque fosse il motivo per il quale Bulma era lì con loro, ci avrebbe pensato più tardi.
Lasciò andare la presa sulle braccia della donna e si voltò in direzione della divinità che li stava accompagnando, più che intento a fargli portare Bulma in un posto lontano, sicuro.
«Kibitoshin, prendi Bulma e portala via da q-»
«VEGETA, ATTENTO!» urlò la divinità portando una mano di fronte a sé come per scansare il principe, ma fu troppo tardi.
Non riuscì a salvarlo, non riuscì a farlo rinsavire in tempo da quella follia perché una folta coltre di fumo violaceo si espanse a partire dalle mani della donna dai capelli turchini, avvolgendo Vegeta senza lasciargli la possibilità di fuggire. Bulma - o qualsiasi cosa fosse - sogghignò sadicamente. E quella fu l'ultima cosa che il principe riuscì a scrutare perché, dopo pochi secondi, non riuscì a vedere più niente.


Continua...
 



ANGOLO AUTRICE:
Buongiorno a tutti, vado a nascondermi in Messico prima che qualcuno venga a cercarmi per picchiarmi malamente xD
Dannato Vegeta, se avesse prestato più attenzione alle parole di Kibitoshin al posto di andarsene in giro a zonzo da solo avrebbe saputo prima che quei bastardi dei Tahabani sono dei mutaforma. Ma avrebbe comunque desistito? Chi lo sa. Dai, per un attimo ci avete creduto anche voi che fosse lei, non è vero?
E adesso, porca paletta, il principe è stato addormentato e portato via. Qui le cose si fanno assolutamente complesse e non vedo l'ora di narrarvi il seguito. Sappiate che da ora in poi sarà tutta una corsa affannosa verso il finale, che è lontano ma non lontanissimo. Una decina di capitoli :)
Spostiamoci per qualche secondo sulla Terra... qui le cose si stanno mettendo male, tra qualche ora Junior dovrà tornarsene nel regno dei morti e quel PICCOLISSIMO inconveniente su Tahab non farò altro che tardare la sconfitta dei draghi. Potrebbe essere un problema, tuttalpiù che Gotenks sta veramente faticando a tenere testa a Loraymo. D'altra parte sono due anni che Trunks e Goten non si allenano insieme -___- Mirai Trunks può così aiutare, ma qui la situazione è drammatica.
Pensiamo alle cose belle per un attimo, dai: aiutatemi a urlare SHIIIIIIIP! Bra e Ub... dai, non sono carini?! 
A domenica prossima miei cari e mie care!
Eevaa
  
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