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Shooting - Day 1
- Sorvolai
su quella frecciatina
che era chiaramente rivolta a me e spostai l’attenzione sulla
foto del post. Ci
cliccai sopra per zoomarla e appoggiai la schiena contro il sedile
della
metropolitana per mettermi in una posizione più comoda. Era
davvero lui? Lo
avevo sempre visto con i capelli celesti e mi faceva troppo strano
vederlo con
un colore così comune. Sembrava… diverso.
- Nonostante
ciò rimaneva sempre il
solito puttaniere.
- Eh
sì, alla fine mi ero ritrovata
a seguirli su Twitter. Non avevo potuto farne a meno visto che ora,
legalmente
parlando, Yoongi era il mio datore di lavoro. Il solo pensiero mi
faceva
digrignare i denti, ma non potevo biasimare nessuno, soltanto me
stessa. Volevo
avere le mie risposte e per riuscirci ero persino disposta a sorbirmi
la sua
compagnia. Questo bastava a farmi capire quanto potessi essere
disperata.
- Ero
decisamente in ritardo visto
che il pullman aveva avuto un guasto ed ero stata costretta a prendere
la metro,
o come la chiamavo io, gabbia per animali. Lì dentro la
gente stava sempre
tutta ammucchiata e non so per quale miracolo del cielo ero riuscita a
trovare
un posto a sedere. Forse Dio aveva capito che se non fosse stato
così magnanimo,
alla prossima fermata il tipo che mi stava un po’ troppo
attaccato al culo sarebbe
finito sotto le rotaie.
- Finalmente
arrivai al mio
capolinea. Riposi il cellulare nella borsa e mi avviai verso
l’indirizzo
inviatomi la sera precedente da Min Yoongi. Non si era neanche
preoccupato di
scrivermi un “Ciao, come stai?”. Mi aveva inviato
direttamente la posizione del
posto, poi si era di nuovo volatilizzato nel nulla. Forse lo aveva
fatto per
farmi capire che mi aveva sbloccato solo per “questioni
lavorative”?
- Dio,
quanto avrei voluto
prenderlo a pugni.
- Sollevai
gli occhi al cielo quando
davanti all’edificio vidi l’ennesimo bodyguard.
Ovviamente era diverso da
quello di ieri. Ma quanti diavolo ne avevano? Uno per ogni giorno della
settimana? Avrei passato un’altra ora davanti al portone per
cercare di convincerlo
che non ero una sasaeng. Già sentivo le mie imprecazioni
risuonarmi in testa e
raggiungere il cielo.
- «Salve,
sono Kang Yorin. Lo so
che può sembrare strano, ma sono qui
per…»
- «Oh
certo, da questa parte,»
m’interruppe l’uomo spalancando immediatamente la
porta alle sue spalle per
permettermi di entrare. «La stanno aspettando.»
- Ammetto
che rimasi piuttosto
perplessa.
- «Ah…
Davvero?»
- «Certo…
Lei non è Kang Yorin,
l’assistente personale di Min Yoongi?»
- Per
poco non sentii il rumore
della mia mascella che si schiantava contro il pavimento. Assistente
personale?
Stava dicendo sul serio?
- «Sì…
Forse. Qualcosa del genere…»
- «Ah,
ha detto di ritirare il suo
tesserino all’entrata. La nostra receptionist la sta
aspettando.» Indicò una
signorina bionda seduta dietro il bancone, appena dopo
l’entrata. Gli lanciai
un’altra occhiata perplessa e attraversai la soglia,
raggiungendo
immediatamente la ragazza.
- «Oh,
è l’assistente di Min
Yoongi, giusto?» mi domandò la ragazza con un
sorriso che mi fece quasi indietreggiare
per quanto fosse luminoso. Mi ricordava quello di Jimin. Annuii un
po’
controvoglia e lei si mise a frugare in un cassetto sotto la scrivania.
- Che
diavolo aveva fatto quel
deficiente? Aveva spifferato il mio vero nome a mezzo mondo nonostante
gli
avessi fatto capire di non farlo?! Questa volta lo avrei ammazzato sul
serio,
altro che scossa elettrica. La signorina mi tese il mio nuovo badge
magnetico e
io lo afferrai titubante. Quando lessi il nome che vi era impresso
sopra,
spalancai la bocca.
- “MEMBRO DELLO STAFF
- Big Hit Entertainment
- Assistente
Personale
- Kang
Ji Woo”
- Oddio,
questa non me l’aspettavo.
Rimasi immobile nello stesso punto mentre facevo scorrere gli occhi sui
caratteri che componevano il nome della mia migliore amica. Yoongi
aveva
falsificato un badge lavorativo… per me? Beh, dovevo
ammettere che non mi sarei
mai aspettata questa gentilezza da parte sua, ma la mia mente, ormai
troppo
abituata ai suoi trabocchetti, pensò subito che doveva
esserci qualcosa dietro.
Per forza. Non poteva averlo fatto solo per farmi un favore.
- «Ah,
c’è anche questa,» mi disse
la ragazza allungandomi una maglietta bianca con la scritta STAFF sul
retro.
«Può indossarla nel camerino al secondo
piano.»
- La
ringraziai ed entrai
nell’ascensore con il badge e la maglietta stretti al petto.
Quel posto era
gigantesco. Non ero mai stata in uno studio fotografico, ma una volta
Yoona mi
aveva detto che in realtà si trattava di uno spazio enorme e
vuoto che all’occorrenza
veniva arredato con i vari set. Quando le porte
dell’ascensore si spalancarono,
mi ritrovai davanti una sala immensa, piena di attrezzature
fotografiche e
gente che correva a destra e a sinistra. In un angolo, verso il fondo
della
stanza, c’era un set completamente bianco, quasi etereo. Era
da lì che si
originavano i click delle macchine
fotografiche e i flash che stavano illuminando una persona seduta a
terra sul
parquet.
- Il
ragazzo era vestito di bianco
dalla testa ai piedi e teneva un velo trasparente sulla testa mentre il
fotografo avvicinava la macchina fotografica al suo viso. Erano lacrime
quelle
che gli stavano scorrendo sulle guance? Incredula, assottigliai gli
occhi per
mettere a fuoco il viso del ragazzo.
- Era Jungkook.
- Perché
diamine stava piangendo?
Ma nessuno sembrava preoccuparsene, perciò doveva far parte
del suo lavoro. Non
lo invidiavo per niente. Io a malapena riuscivo a far uscire delle
lacrime
vere, figuriamoci quelle finte. Avrei fatto impazzire il fotografo e
alla fine
sarei impazzita io.
- Fermai
la prima persona che mi
passò davanti e le chiesi dove fosse il camerino. Dopo
avermi squadrato dalla
testa ai piedi, m’indicò una porta che si trovava
proprio dietro alle mie
spalle. Era una stanzetta relativamente piccola e piuttosto incasinata.
C’erano
vestiti ovunque e trucchi abbandonati sui ripiani di fronte agli
specchi.
- Poggiai
la maglietta e il badge
su uno di questi ripiani e cominciai a sbottonarmi la camicetta con gli
occhi
fissi su ciò che stavo facendo. Quando i bottoni si aprirono
a sufficienza per
lasciare intravedere il mio reggiseno, sollevai lo sguardo di fronte a
me. Mi
venne quasi un colpo quando nel riflesso dello specchio incontrai gli
occhi
voraci di Min Yoongi, che stava comodamente appoggiato alla porta
chiusa con le
braccia conserte.
- «Dio,
ma sei matto?! Mi hai fatto
prendere un colpo!» sbraitai afferrando subito la maglietta
con la scritta
STAFF per coprirmi il seno. Yoongi sogghignò.
- «Oh,
continua. Non fermarti solo
perché ci sono io,» mi stuzzicò facendo
cadere gli occhi su ciò che stavo
cercando di nascondere.
- «Ti
piacerebbe.»
- Yoongi
inclinò la testa e un
ciuffo di capelli neri gli sfiorò le ciglia lunghe. Non
potei fare a meno di fissarlo.
Non sembrava nemmeno lui. Lo squadrai dalla testa ai piedi e gli occhi
mi
caddero su ciò che stava indossando. Una maglietta larga,
ricamata e
trasparente sulle spalle, insieme ad un paio di pantaloni attillati.
Come
Jungkook, era vestito completamente di bianco. Sembrava un angelo.
- «Che
c’è? Sono così bello che non
riesci a togliermi gli occhi di dosso?»
- La
sua voce mi fece alzare lo
sguardo e mi ritrovai a guardarlo di nuovo negli occhi. No, mi ero
sbagliata. Non sembrava nemmeno lui
un corno. Era
ancora il Min Yoongi strafottente e puttaniere di sempre.
- Non
risposi alla sua domanda e continuai
a fissarlo mentre infilava le mani nelle tasche dei pantaloni.
Iniziò a
camminare verso di me e i suoi occhi non lasciarono i miei
finché non mi fu
esattamente davanti. A quel punto, li abbassò nuovamente sul
mio collo
scoperto.
- «Sei
in ritardo,» mi ammonì senza
guardarmi in faccia. «Un’ora di ritardo, per la
precisione. Non ti aspettare
che ti paghi per questa giornata di lavoro. Te lo scordi.»
M’imbronciai, e
quando Yoongi chinò la schiena in avanti per poggiare le
mani sul ripiano
dietro la mia schiena così da intrappolarmi, mi strinsi
più forte la maglietta
contro il petto. «Ma se vuoi posso pagarti in altri
modi,» mi sussurrò
sfiorandomi il lobo dell’orecchio con la punta del naso.
- Ridacchiai.
«No grazie. Da te
accetto solo soldi,» affermai scostandomi leggermente.
«E non è stata colpa
mia. Sono stata costretta a prendere la metro perché il
pullman ha avuto un guasto.
Ho dovuto sorbirmi la calca di gente e i pervertiti come te che
cercavano di
toccarmi il culo.» I suoi occhi si assottigliarono.
«Purtroppo non ho la fortuna
di avere un SUV e un autista privato che mi scarrozza a destra e a
sinistra.»
- «Beh,
da oggi lo avrai.»
- Spalancai
gli occhi. «Eh?»
- «Parlo
del nostro autista, perciò
non osare prendere di nuovo la metropolitana, chiaro?»
- «Posso
prendere benissimo il pullman.
Non c’è bisogno che fai scomodare il vostro
autista solo per m-»
- «Io
sono il capo, io decido come
vieni a lavoro,» m’interruppe. «Fine del
discorso.»
- Sollevai
gli occhi al cielo e poi
li abbassai per rendermi conto che mi stavo ancora coprendo il seno con
la
maglietta. «Ti dispiace voltarti?» gli domandai
ironicamente. «Dovrei
cambiarmi.»
- «Sì,
mi dispiace.»
- Lo
fissai furibonda. «Min Yoongi,
non credere che non l’abbia capito. Questi camerini sono
riservati agli
artisti, c’è scritto sulla porta. Hai detto alla
receptionist di farmi cambiare
qui così avresti potuto fare i tuoi sporchi comodi. Dico
bene? E per sporchi
comodi intendo guardarmi mentre mi cambio. Ma non ti vergogni neanche
un po’?»
- «Sinceramente
no. È troppo
divertente vederti imbarazzata.»
- Già,
lo avevo capito. Era chiaro
come il sole che si stesse divertendo da matti a stuzzicarmi, ma io
avevo un
messaggio per lui. Kang Yorin non provava vergogna davanti a niente e
nessuno.
- «Perfetto.
Allora guarda pure ciò
che non puoi avere. Spero che tu ti diverta,» gli sussurrai a
qualche
centimetro dalle labbra guardandolo con sfida.
- Senza
neanche un briciolo di
vergogna, lasciai cadere la maglietta a terra e ripresi a sbottonarmi
la
camicetta mentre lo guardavo dritto negli occhi a mo’ di
sfida. Tuttavia, gli
occhi di Yoongi non stavano guardando i miei, ma fissavano increduli le
mie
dita che si spostavano lentamente verso il basso per lasciare
intravedere il
mio ventre piatto. La camicetta mi scivolò giù
per le spalle e finì a terra,
andando a fare compagnia alla maglietta bianca.
- Ero
in reggiseno davanti a Min
Yoongi, ma ciò che provavo era solo un fortissimo senso di
vittoria. I suoi
occhi sconvolti che continuavano a ripassare le curve del mio corpo
erano un
vero spettacolo. Mi spostai i capelli su un lato e scoprii il collo per
dargli
una visuale perfetta di quel punto su cui sapevo si sarebbe fiondato,
se solo
avesse potuto.
- Il
suo pomo d’Adamo andò su e giù
a causa della saliva che aveva appena inghiottito. «Ti piace
quello che vedi?»
gli domandai con voce sensuale. «Vuoi che mi tolga anche i
pantaloni?»
- «Yorin…»
- «Cosa?
Ieri la tua Soo Jin non ti
ha soddisfatto a sufficienza?» mi sfuggì senza che
potessi impedirlo. Non so
perché, quella ragazza mi stava altamente sulle palle,
soprattutto per il modo
in cui mi squadrava ogni volta che avevo la sfortuna di incrociarla.
- «Per
niente,» rispose Yoongi
lasciandomi senza parole. Si avvicinò impercettibilmente e
il suo sguardo si
spostò dal mio seno alla mia faccia. Finalmente mi stava
guardando negli occhi.
«Continuavo a pensare a te.»
- Wow…
Questo ragazzo soffriva sul
serio di qualche disturbo. Come diavolo faceva a cambiare
così velocemente? Un
secondo prima era il solito Suga pervertito, e il secondo dopo era
quasi… dolce?
Era successo fin troppe volte perché fosse solo una
coincidenza.
- «Che
cosa ti è successo, Min
Yoongi?» gli domandai, stavolta con serietà.
«Davvero mia sorella ti ha
trattato talmente male da farti diventare…
così?»
- «Così
come?» m’incalzò. Sembrava
essersi arrabbiato all’improvviso.
- «Come
se avessi completamente
perso fiducia nell’amore.»
- «Non
credo che queste siano le
parole giuste per spiegare ciò che mi ha fatto tua
sorella,» mi rispose
liberandomi finalmente dalla gabbia che mi aveva costruito intorno. Si
allontanò per guardarmi meglio in faccia.
- «E
quale sarebbero le parole giuste?»
- Yoongi
sogghignò e mosse il dito
indice davanti alla mia faccia in segno di negazione. «Ah-ah.
Te lo sei già
dimenticato, tesoro? Decido io quando
rispondere alle tue domande. E la risposta a questa domanda non
l’avrai oggi.»
Abbassò la mano e se l’infilò
nuovamente in tasca. «E mi sembrava di averti
detto di chiamarmi Boss. Anzi, ora
che ci penso, fino ad ora ti sei rivolta a me senza nessuna
formalità. Devo
forse ricordarti che sei una mia dipendente?»
- Sbuffai.
«Me lo ricordo fin
troppo bene. Non c’è bisogno che continui a
rigirare il coltello nella piaga.»
- «Come
hai detto?»
- Sollevai
gli occhi al cielo. «No,
non c’è bisogno che lei
me lo
ricordi,» mi corressi sottolineando in modo decisamente
esagerato quella
parolina che avrebbe potuto farmi vomitare.
- «Non
manca qualcosa?»
- «Non
ti chiamerò mai Boss!
Mettitelo bene in testa!» urlai fulminandolo con lo sguardo,
ma proprio in quel
momento la porta si spalancò.
- «Hyung!
Il fotografo ha detto che
è il tuo turn-» Jimin, che ad un primo sguardo non
avevo riconosciuto a causa
dei capelli neri, si bloccò sulla soglia con la faccia tutta
rossa e gli occhi
spalancati. Non capii cosa gli fosse preso finché Yoongi non
si mise davanti a
me per… coprirmi?
- Ah,
giusto. Ero ancora in
reggiseno.
- «Oh…
Io… Ecco, stavo solo…»
cominciò a balbettare Jimin. «Oh, continuate pure.
Scusate se vi ho interrotto!»
Stava per chiudere la porta, ma poi ci ripensò e si
voltò nuovamente verso di
noi con la mano ancora sul pomello. «Ji Woo, ma tu che
diamine ci fai qui?»
- «Te
ne vai o no?!» urlò Yoongi
quasi al limite della pazienza.
- «S-Sì,
certo! Me ne vado…
Scusate.» Si richiuse la porta alle spalle con un tonfo sordo
mentre Yoongi
lasciava uscire un sospiro frustrato. Raccolse la mia maglietta da
terra e me
la premette contro il petto per convincermi ad afferrarla.
- «Ma
tu sei sempre così disinibita
davanti agli uomini?» mi domandò con una punta di
fastidio nella voce.
- «Non
sono mica nuda.»
- Il
moro sbuffò incredulo. «No, ma
sei in biancheria intima.»
- «E
allora? Non hai mai visto una
donna in costume? È la stessa cosa.»
- S’infervorò
ancora e cominciò ad
urlare, «I costumi non hanno…!» si
bloccò per far cadere gli occhi sul mio
reggiseno. In modo più pacato, concluse, «il pizzo
nero.» Si leccò le labbra
per inumidirle.
- Trattenni
una risata e m’infilai
finalmente la maglietta. Era piuttosto stretta, sentivo il petto
schiacciato
dentro la stoffa e il bordo mi arrivava sopra l’orlo dei
pantaloni. Inoltre,
essendo bianca, la maglietta lasciava intravedere il mio reggiseno nero.
- «Lo
hai fatto apposta, vero?» lo
accusai guardandolo male. «Ti diverte così tanto
darmi le cose striminzite?»
- «Tra
uno scatto e l’altro devo
pur tenermi impegnato con qualcosa. Di solito non
c’è niente di bello da
guardare visto che lo Staff è composto principalmente da
ragazze oltre la
quarantina.»
- «Beh,
come ti ho già detto,
guarda quanto vuoi. Tanto puoi fare soltanto quello.»
Afferrai il badge e me lo
sistemai intorno al collo. «Ah, a
proposito…» Afferrai il cartellino e lo
sollevai con due dita per farglielo vedere. «Kang Ji Woo?»
- «Perché?»
mi domandò con le mani
ancora nelle tasche. «Ho sbagliato?»
- «No,
ma… Non pensavo te ne
saresti ricordato…»
- «Beh,
devi avere un motivo se non
vuoi far sapere il tuo nome agli altri ragazzi,»
ipotizzò. «Qual è questo
motivo?»
- «Qui
le domande le faccio io, Min
Yoongi.»
- «Boss,»
mi corresse ancora una
volta. «Ti ho detto di chiamarmi Boss.»
- Sogghignai.
«Sì, nei tuoi sogni.»
- «Assistente
personale di Yoongi?!»
- L’urlo
di Hoseok mi perforò i
timpani. Perché doveva gridare sempre in quel modo? Eravamo
tutti disposti in
cerchio mentre le truccatrici finivano di sistemarci il trucco e
pettinarci.
Era piuttosto strano perché per la prima volta avevamo tutti
i capelli neri.
- «Ji
Woo, sul serio? Voi due non
mi sembravate così tanto affiatati…» le
fece notare Jin. «Se
non fosse un reato, ieri Yoongi ti avrebbe
uccisa di sicuro.»
- «In
camerino stavano facendo
tutt’altro che uccidersi,» disse Jimin con una
punta di malizia. Ci guardò
entrambi mentre una delle nostre truccatrici stava finendo di
sistemarmi il
ciuffo. «Sarà vero quel detto, chi disprezza
compra?»
- «Jimin,
cuciti la bocca!»
intervenne Yorin. «Non stavamo facendo niente. Mi stavo solo
cambiando.»
- «Ah,
tu di solito ti cambi
davanti a Yoongi?» domandò innocentemente
Taehyung. «E io che pensavo che le
ragazze fossero tutte riservate.»
- «Aspetta
un attimo…» sussurrò
Yorin con un tono decisamente minaccioso. «Hai appena
insinuato che sono una
poco di buono?»
- Taehyung
sgranò gli occhi. «C-Cosa?
No! Ho solo detto che…»
- «Kim
Taehyung, comincia a
correre,» lo avvertì la ragazza scattando in
avanti, e Tae fece esattamente
come lei gli aveva detto. Iniziò a ridere come un matto
mentre cercava di
destreggiarsi tra le nostre figure raggruppate in cerchio per non farsi
prendere dalla ragazza. Cercò di farsi proteggere da Namjoon
ma quest’ultimo
sollevò le mani per dichiararsi innocente.
- «Non
mettermi in mezzo, Tae. Sono
arrivato alla conclusione che questa ragazza fa paura.»
- «Avete
finito di prendermi per il
culo?»
- Le
parole di Yorin provocarono una
risata generale. Io mi limitai a sbuffare, ma poi l’occhio mi
cadde su
Jungkook. Il nostro maknae non aveva ancora detto una parola e il suo
volto era
così serio che quasi stentavo a riconoscerlo. Che diavolo
gli era preso?
- «Yoongi?»
mi chiamò qualcuno
dello Staff. «Vieni, il fotografo ha detto che è
pronto per le tue foto
singole.»
- Mi
alzai dallo sgabello e mi
sistemai la maglietta bianca che era come minimo due taglie in
più visto che il
mio busto ci navigava dentro. Mi sedetti per terra poggiando le mani
sul
parquet e mi ritrovai l’obiettivo della macchina fotografica
puntato in faccia.
Ormai ci avevo fatto l’abitudine.
- «Ok,
Yoongi,» mi disse il
fotografo squadrando la mia figura per intero. «Questo
concept è praticamente
l’opposto di quello che abbiamo fatto prima. Stiamo passando
dai toni dark a
quelli un po’ più soft, ma qui prevale il tema
centrale dell’album, ovvero quel
tipo di amore che porta solo lacrime.» Le sue parole mi
riportarono indietro
nel tempo e nella mia mente si focalizzò
l’immagine di Yoona. Percepii una
stretta al petto. «Ti sto chiedendo di piangere, Yoongi.
Credi di esserne
capace o vuoi usare le lacrime finte? Per me non
c’è nessun problema, ma
piangendo davvero le emozioni saranno più intense e di
conseguenza le foto
verranno più belle.»
- Feci
un sorriso amaro. «Conosco
bene quel tipo di sensazione,» affermai suonando
più duro di quanto volessi. «Non
mi servono le lacrime finte.»
- Il
fotografo annuì e si allontanò
leggermente per trovare la giusta angolazione. Quando risollevai gli
occhi,
vidi quelli preoccupati di tutti i miei compagni. Sapevo a cosa stavano
pensando. I loro sguardi apprensivi mi dicevano che già
sapevano a cosa mi
sarei ispirato per far uscire quelle maledette lacrime che mi ero
ripromesso di
non mostrare mai più. Ma stavolta il lavoro
m’imponeva di aprire nuovamente il
mio cuore e lasciar uscire quella parte di me di cui mi vergognavo come
un
ladro. Quella parte debole che mi faceva sembrare così
patetico.
- Ripensai
al primo incontro con
Yoona, a come mi si era sciolto il cuore quando mi aveva sorriso per la
prima
volta. Ripensai al mio modo timido e impacciato di corteggiarla e alle
sue
prese in giro perché per lei ero fin troppo romantico.
Ripensai a tutti gli
sforzi che avevo fatto per far sì che lei mi aprisse il suo
cuore e a come ero
stato ripagato con una miriade di coltellate dietro la schiena, ovvero
tanti e
tanti tradimenti.
- Sentivo
il cuore esplodermi nel
petto, ma a parte gli occhi lucidi e l’espressione frustrata,
non riuscivo a
lasciarmi andare del tutto. Il flash del fotografo mi illuminava il
viso,
catturando come un ladro la mia parte più debole e
vulnerabile.
- «Perfetto,
fermo così,» mi disse
aumentando lo zoom sul mio volto. A giudicare dal rumore, ero sicuro
che mi
avesse scattato come minimo un centinaio di foto. «Riesci a
far scivolare una
lacrima sulla guancia?»
- Questo
voleva dire abbassare ogni
difesa. Fino ad oggi, ogni lacrima che era sfuggita al mio controllo
era stata
scacciata via dalla mia mano come se fosse un insetto fastidioso e
indesiderato.
Eppure, quando sollevai il viso per guardare il fotografo,
inconsciamente misi
a fuoco il volto della ragazza che si trovava alle sue spalle. Non
appena incontrai
gli occhi curiosi di Yorin, il mio autocontrollo venne meno.
- Una
lacrima solitaria riuscì a
liberarsi dal mio occhio sinistro e scivolò lentamente sulla
pelle della mia
guancia, tracciando un sentiero bagnato che si interruppe sulla linea
definita
della mia mascella e penzolò nel vuoto. Il cuore mi faceva
talmente male che
avrei potuto strapparmelo dal petto per non sentire più
dolore.
- «Credo
sia sufficiente,» disse
improvvisamente Namjoon comparendo alle spalle del fotografo.
«Meglio non
forzare troppo la mano.»
- «Oh,
certo,» concordò l’uomo
abbassando la macchina fotografica. «Ho appena scattato
l’ultima foto. Ottimo
lavoro, Yoongi.» Si voltò verso di me e
alzò il pollice per avvalorare i suoi
complimenti. Accennai un sorrisetto e mi asciugai immediatamente la
guancia con
la mano. Nel mio gesto si poteva percepire la rabbia che stavo provando
nell’essermi lasciato andare in quel modo.
- «Stai
bene?» mi domandò Namjoon
tendendomi la mano. Accettai il suo aiuto e mi rialzai in piedi.
«Ti ho visto
un po’ in difficoltà e ho preferito
intervenire.»
- «Sto
benissimo, ma grazie per
esserti preoccupato,» lo ringraziai continuando a passarmi la
mano sul viso.
Volevo cancellare ogni traccia di dolore e debolezza, ma
così stavo finendo per
rovinarmi il trucco. Senza che avessi bisogno di chiedere, una delle
truccatrici si avvicinò a me per ripassarmi il fondotinta.
- Lo
sguardo mi cadde nuovamente su
Yorin. Non appena i nostri occhi s’incontrarono, la mora
tornò a guardare il
suo cellulare come se l’avessi sorpresa a fissarmi. Mi
avvicinai a lei e mi
sedetti sullo sgabello al suo fianco intanto che il fotografo si
dedicava a Jin.
- «Con
chi messaggi?» le domandai
osservando il più grande che cominciava a piangere a
comando. Si vedeva proprio
che aveva studiato per fare l’attore. «Non puoi
farlo durante l’orario di
lavoro. Non ti pago per farti i cavoli tuoi.»
- «Infatti
non mi paghi e basta. E
chi ti dice che sto messaggiando con qualcuno?» mi
domandò senza staccare gli
occhi dallo schermo del suo telefono.
- «Le
tue dita che continuano a
premere i tasti quando potrebbero fare qualcos’altro di
decisamente più utile.»
- La
ragazza scoppiò in una risata
ironica. «Da che pulpito. Scommetto che tu messaggi dalla
mattina alla sera con
quella Soo Jin. Perché non vai da lei? Le sue dita saranno
sicuramente più
allenate delle mie.»
- Repressi
un sorrisetto e mi
voltai a guardarla. «Ammettilo, sei gelosa marcia.»
- «Sì,
nei tuoi sogni. E comunque la
tua piccola attrice da quattro soldi deve lasciarti proprio
insoddisfatto visto
che continui a saltarmi addosso ogni volta che mi vedi.»
- Mi
sporsi verso di lei e le
sfiorai il lobo dell’orecchio con la punta del naso. Yorin si
voltò finalmente
a guardarmi. «Soo Jin mi soddisfa eccome, Yorin,»
le sussurrai con un tono
volutamente malizioso, abbassando lo sguardo sulle sue labbra.
«Sei tu che non
sai farlo. Dovresti proprio prendere lezioni da qualcuno più
esperto di te.»
- «Grazie
tante, ma non mi
interessa il corso accelerato in puttanologia.»
- «Sai
che ti dico? Forse fai tanto
la santarellina perché in realtà sei una
verginella che non ha la minima idea
di come si faccia a soddisfare un uomo,» la provocai
lasciandole un bacio sulla
spalla coperta dalla maglietta. «Dovrei insegnartelo io?
Magari potrebbe
tornarti utile con Jongin, il pezzo di merda con cui stai
messaggiando.»
- Quando
sollevai il viso,
incontrai lo sguardo incazzato di Yorin. No, non era incazzato. Era
furibondo. Non
potei fare a meno di ghignare. Mi divertivo troppo a stuzzicarla.
- «Min
Yoongi, non ti conviene
provocarmi,» ringhiò a denti stretti.
«Io ti ho avvertito.»
- Sollevai
una mano e le passai le
dita sul viso per accarezzarle una guancia. Non si scostò,
troppo incazzata per
prestarvi attenzione.
- «Ti
provoco quanto voglio,
tesoro. Devo forse ricordarti che sei una mia dipendente? Non puoi
farmi niente
che possa nuocermi o mancarmi di rispetto, e questo comprende gli
schiaffi, le
ginocchiate nelle costole e le scosse elettriche, così come
i gavettoni in
faccia.»
- Mi
alzai dal mio posto e
l’abbandonai lì per andare a cambiarmi
l’outfit. Stavolta toccava ai pantaloni
e alla giaccia di jeans. Ognuno di noi aveva una sfumatura diversa che
andava
dal bianco al nero. A me ovviamente era toccata quella più
scura. Faticai un
po’ per infilare i pantaloni visto che erano davvero stretti.
Mi dedicai prima
a loro e, una volta tirata su la cerniera, pensai ai bottoni della
giacca.
- Ero
rimasto da solo in camerino
visto che di solito ero il più lento dopo Jimin, ma stavolta
il minore era
stato più veloce di me. La porta si spalancò
all’improvviso e mi bloccai sul
posto quando Yorin entrò e se la richiuse alle spalle. Le
mie dita rimasero
ferme su uno dei bottoni della giaccia mentre la fissavo con la fronte
aggrottata. Aveva gli occhi fissi su di me.
- «A
quanto pare devo anche
insegnarti a bussare. Cosa avresti fatto se mi avessi trovato
nudo?» la
punzecchiai tornando ad allacciarmi gli ultimi bottoni della giacca.
«Sei davvero
senza vergogna.»
- Non
me l’aspettai minimamente. Mi
sentii spingere per il petto e portai subito le mani indietro,
aggrappandomi
alla prima cosa che riuscii a trovare. Il bordo del tavolo. Non feci in
tempo
ad alzare il viso che sentii qualcosa piombarmi addosso. Spalancai gli
occhi quando
mi resi conto che il corpo piccolo e formoso di Yorin si era fatto
spazio tra
le mie gambe. Le sue mani si posarono con prepotenza sul mio petto e mi
spinsero brutalmente all’indietro, facendomi sbattere la
schiena contro la
superficie del tavolo. Spalancai gli occhi quando realizzai che Yorin
era sopra
di me.
- «Yorin,
cosa cazzo stai-»
- Le
parole successive mi morirono
in gola e si trasformarono in un gemito soffocato non appena le sue
labbra si
fiondarono sul mio collo. Gettai la testa all’indietro e
socchiusi gli occhi in
preda ad un attacco di piacere. Mi accarezzò i fianchi con
una sensualità che
avrebbe potuto uccidermi, soprattutto quando cominciò a
sbottonarmi la giacca.
Le sue dita si fecero spazio tra la stoffa ruvida che venne subito
rimpiazzata
dalle sue labbra e dalla sua lingua. Mi lasciai sfuggire un altro
gemito quando
quella sensazione calda e decisamente appagante mi accarezzò
il petto nudo e scese
fino allo stomaco.
- «Y-Yorin…»
balbettai travolto dai
brividi. Sentivo la patta dei jeans farsi sempre più stretta
mentre immaginavo
quella lingua in un posto decisamente più consono e
invitante. Sollevai
d’istinto il bacino e mi mancò il fiato quando la
mia erezione coperta dalla
stoffa si scontrò con la sua mano. Mi spinsi ancora di
più contro il suo palmo
aperto, che cominciò ad accarezzare in modo più
che soddisfacente quel punto
dolorante e bisognoso di attenzioni. Ciò mi diede un
po’ di sollievo, ma io
volevo di più. Quello che mi stava facendo non mi bastava.
- Sollevai
la schiena di scatto e
le avvolsi un braccio intorno alla vita, incastrando il suo corpo con
il mio.
Il suo seno premette contro il mio petto e la sua intimità
si scontrò contro la
sua mano che stava compiacendo la mia. Le palpai un seno con una mano e
con
l’altra le afferrai una natica per schiacciarla ancora di
più contro il mio
corpo. Poterla toccare in quel modo senza che mi respingesse mi
causò una
soddisfazione e un piacere che mai avrei pensato di poter provare nella
mia vita.
La volevo. La volevo fino al punto che sarei potuto impazzire.
- Sollevai
il viso e feci scontrare
le punte dei nostri nasi mentre a malincuore le spostavo la mano che
era ancora
premuta sul cavallo dei miei pantaloni per sbottonarmi velocemente i
jeans e
abbassare la cerniera che stava reprimendo la mia erezione dolorante.
Quei
pantaloni erano veramente troppo attillati.
- «Inginocchiati,»
le ordinai con
voce roca ed eccitata.
- Pensai
di morire quando mi guardò
negli occhi con la stessa voracità con cui la stavo
guardando io. Mi sentii
ancora peggio quando mi posò una mano sul petto e mi spinse
all’indietro per
farmi posare di nuovo la schiena sulla superficie del tavolo. Fece
tutto con
una lentezza straziante ed eccitante allo stesso tempo. La seguii con
lo
sguardo finché il suo corpo non scivolò tra le
mie gambe e non riuscii più a
vederla.
- Chiusi
gli occhi e il mio petto
si gonfiò a causa dell’aspettativa. Cavolo, non
scherzava quando mi aveva detto
che era una persona a cui piaceva avere il controllo della situazione,
e io ero
più che propenso a concederglielo. Sarei stato disposto a
farmi fare tutto ciò
che voleva.
- Come
diavolo mi aveva ridotto
questa donna?
- Tuttavia,
spalancai gli occhi
quando non sentii più le sue mani sulle mie gambe. Ebbi un
brutto presentimento
e sollevai subito la schiena per vedere i miei dubbi diventare
certezze. Yorin se
ne stava in piedi a qualche metro da me con le braccia conserte e un
sorrisetto
soddisfatto stampato sul viso. Sgranai gli occhi quando realizzai che
non aveva
intenzione di finire ciò che aveva iniziato.
- «Oh,
dato che sono la tua
assistente personale, sono solo venuta a dirti che il fotografo ha
detto di
raggiungerlo subito per scattare le prossime foto,» disse
come se non mi fosse
appena saltata addosso. «Ha detto anche di
sbrigarti.»
- I
miei occhi increduli caddero di
riflesso sul rigonfiamento che si notava fin troppo bene dalla cerniera
slacciata dei miei pantaloni attillati. No, non poteva averlo fatto sul
serio.
- «Yorin…
Non fare la stronza…» la
minacciai a denti stretti. «Non posso andare dal
fotografo… così.»
- «Non
è un problema mio,» affermò
innocentemente passandosi una mano tra i capelli. «Io ho
fatto il mio lavoro.
Ora tu pensa a fare il tuo.»
- «Non
posso farlo in queste
condizioni!!» urlai alzandomi in piedi. «Yorin, ti
prego…» la supplicai
passandomi una mano sulla faccia. Non potevo crederci. Non poteva
essere stata
così stronza.
- Riaprii
gli occhi quando la
sentii di nuovo vicina a me. Tolsi la mano dalla faccia ed incontrai i
suoi
occhi divertiti, poi divenne improvvisamente seria e si
avvicinò ancora di più
al mio volto.
- «Guarda
come riesce a ridurti una
verginella come me, Boss,»
mi
sussurrò a un soffio dalle labbra. Una scossa di piacere mi
colpì nuovamente le
parti basse, e ciò non fece altro che peggiorare il
problema. «Forse dovrebbe
essere la tua Soo Jin a prendere lezioni da me. Scommetto che lei non
riesce a
tenerti attaccato all’amo come faccio io.»
- «Sei
una fottuta stronza,» la
insultai riducendo gli occhi a due fessure.
- «Te
l’avevo detto di non
provocarmi. Si raccoglie ciò che si semina, Min
Yoongi.»
- Si
voltò e se ne andò così
com’era arrivata, lasciandomi da solo nel camerino con
un’erezione pulsante tra
le gambe e più di un centinaio di foto da fare. Sollevai gli
occhi al cielo ed
ebbi l’impulso di prendere a pugni qualcosa per scaricare la
rabbia che sentivo
crescermi nel petto. Ringhiai e mi passai una mano tra i capelli.
- «Maledetto
il giorno in cui ti ho
incontrata, Kang Yorin.»
- ‘Benedetto
il giorno in cui ti ho
incontrata, perché da allora ho capito quanto mi piaccia
starti accanto. Ho
capito cosa può farmi ridere, cosa può farmi
piangere. E in un modo o
nell’altro, la risposta sei sempre tu.’
–Min Yoongi
ᗩngolo.ᗩutore
Ho
riso come una matta quando ho scritto la parte finale di questo
capitolo 😂 Ormai Yorin non si ferma più, qualcuno salvi
Yoongi ahaha Ma è anche vero che lui se le cerca, eh!
Come avrete capito ho ambientato il capitolo durante lo shooting per Tear, versione U. Nel prossimo capitolo invece toccherà allo shooting all'aperto della versione Y, e anche un briciolo della R con cui Yoongi avrà un po' di problemi 😂
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e vi ringrazio perché questa storia è arrivata a 20.000 visualizzazioni ❤ Vi ricordo che ho in corso anche un'altra storia "Can You See Me". Se vi va andate a dare un'occhiata perché ci tengo particolarmente ❤
Un bacione e alla prossima 😘
Come avrete capito ho ambientato il capitolo durante lo shooting per Tear, versione U. Nel prossimo capitolo invece toccherà allo shooting all'aperto della versione Y, e anche un briciolo della R con cui Yoongi avrà un po' di problemi 😂
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e vi ringrazio perché questa storia è arrivata a 20.000 visualizzazioni ❤ Vi ricordo che ho in corso anche un'altra storia "Can You See Me". Se vi va andate a dare un'occhiata perché ci tengo particolarmente ❤
Un bacione e alla prossima 😘
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