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Autore: Najara    27/01/2019    6 recensioni
"Un passo, un respiro, un altro passo, respirare di nuovo.
Spalle e schiena rigida, testa ben dritta, non mostrare i propri sentimenti, non mostrare la paura.
Inchino. Elegante, profondo, ma non troppo.
Parole vengono pronunciate. Promesse solenni scambiate.
Sedersi, ascoltare le parole vuote di tutti, sorridere, annuire.
E finalmente finisce."
Una storia SuperCorp!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Incomprensioni

 

Come aveva immaginato il salone era rumoroso e pieno di vita.

“State bene?” Le chiese subito Kara, nel scostarle la sedia.

“Sì, perché?”

“Le vostre guance non sono mai rosse.” Le fece notare e Lena abbassò lo sguardo, non era certo da lei lasciarsi impressionare da un bacio

Insomma!

Accettando di sposare Kara, aveva deciso di rinunciare a tutto ciò che una coppia sposata avrebbe potuto fare, ma non significava che doveva arrossire come una bambina.

“Siete arrossita di nuovo.” L’accusò con divertimento Kara.

“Oggi fa caldo.” Disse lei, sperando che la ragazza le credesse.

“A volte dimentico che tra le montagne questo appena accettabile tepore è da considerare eccessivo calore.” Sorrise di nuovo alle sue parole e Lena la imitò, evitando di rispondere.

Furono presto impegnate in diverse conversazioni. Lena aveva alla sinistra un nobile che commerciava con i Luthor da sempre che la coinvolse in un dibattito sulla supremazia del tessuto proveniente dalle rosse piane del regno dei marziani, rispetto a quello proveniente da Daxam. I domini dei Luthor, cardine tra i due regni e Krypton, erano ricchi proprio grazie al commercio e Lena conosceva bene la materia.

Kara, dall’altra parte, parlava fitto con Alex. Lena non aveva bisogno di sentire, per immaginare quale fosse l’argomento.

La serata proseguì abbastanza piacevolmente, ma presto il vino iniziò ad appesantire le risate di molti e a rendere gli sguardi più lucidi. Lena notò subito alcune occhiate che ora cadevano su di lei in maniera più malevola e decise che era ora di ritirarsi. I Luthor erano una famiglia molto ricca e temuta anche prima dello scandalo di Lex, ma ora molti nobili avrebbero volentieri preferito che l’adorata cugina del re andasse in sposa a qualcun altro, magari loro stessi, piuttosto che a lei.

Era a metà dello stanzone, quando una mano si posò sul suo braccio. Si voltò pronta ad affrontare uno scambio sgradevole quando incontrò gli occhi di Kara.

“Siete già stanca?” Le domandò la giovane.

“Sì, perdonatemi, non volevo disturbare la conversazione tra voi e Lady Alexandra.” Si premurò di dire, visto che non aveva preso congedo da lei.

“Non disturbate mai.” Assicurò però Kara, con un sorriso timido. “Mi chiedevo… posso accompagnarvi?”

Lena la fissò per un istante, sorpresa. Era un gesto comune e galante tra Promessi, ma non era qualcosa che loro avevano mai fatto.

“Se lo desiderate.” Acconsentì.

Insieme, sotto lo sguardo perplesso di più di un nobile, raggiunsero le scale di pietra che conducevano ai piani alti del castello.

Lena cercò un argomento che avrebbero potuto affrontare, ma nulla le sembrò abbastanza da spezzare il silenzio, fino a quando le scale non finirono e lei si ritrovò davanti alla porta della sua stanza.

“Vi ringrazio.” Disse.

“Alex è innamorata di Sam.” Sbottò, allora, Kara sorprendendola.

“Spero che le loro famiglie acconsentano a…”

“Oh sì, credo che tutto andrà per il meglio anche se Sam ha già una figlia e non ho mai visto Alex tanto spaventata.” Spiegò la giovane e Lena si chiese perché le parlasse di una cosa simile.

“La paura passerà, se l’ama davvero.” Commentò e Kara sollevò il viso per guardarla.

“Anche io ho paura.” Mormorò piano la ragazza. E, suo malgrado, Lena sentì il cuore accelerare.

“Non dovete avere paura di me…” Per una volta la sua voce fu morbida. “Siamo Promesse, è vero, e ci sposeremo, ma non vi chiederò mai nulla se non il rispetto.” Kara sbatté le palpebre perplessa.

Lena si morse il labbro, come davanti ad un problema difficile. Non si era aspettata di dover spiegare qualcosa di simile.

“Io…” Provò poi scosse la testa. “Non dovete avere paura.” Disse ancora.

“Possiamo parlarne un’altra volta, se lo desiderate.” Propose allora Kara.

“Sì, credo che un’altra volta andrà meglio.” Ammise con un sospiro e la giovane sorrise.

“Posso chiedervi una cosa?” Domandò ancora e Lena annuì, qualsiasi cosa era meglio di quel discorso, anche se era conscia che un giorno o l’altro avrebbero dovuto affrontarlo. “Mi mostrerete come funziona la vostra macchina?”

Lena sorrise, mentre la tensione degli ultimi minuti scivolava via.

“Sì, mi farebbe molto piacere.” Ammise e Kara si illuminò.

“Ottimo. Domani, allora.” Prima che Lena potesse protestare la giovane se ne stava già andando. “Buona notte.” Le disse ancora voltandosi e sorridendo.

“Buona notte, Kara.” Mormorò lei, scuotendo la testa divertita.

 

***

 

Lena non si era resa conto di quanto si sentisse sola fino a quando Kara non iniziò a passare parte del suo tempo con lei. Principalmente stavano assieme nel pomeriggio, in biblioteca. All’inizio Kara l’aveva tempestata di domande e l’aveva osservata creare i nuovi disegni, ma ben presto la giovane aveva capito che era meglio lasciarla lavorare in pace e si sedeva accanto al caminetto leggendo un libro o scrivendo nel suo misterioso quaderno. Era divertente vederla muoversi insofferente sulla sedia, incapace di stare calma e ferma per più di una mezzora, fino a quando lei non le suggeriva di avvicinarsi per osservare il disegno di un nuovo ingranaggio o non le spiegava parte dei suoi problemi.

Altre volte erano nelle sue stanze e allora lì la giovane poteva dare il meglio di sé, infilandosi accanto a lei sotto la macchina e osservando meravigliata gli ingranaggi che aveva visto disegnati, incastrarsi uno accanto all’altro e muoversi assieme.

“Funziona?” Le chiese la ragazza, osservando il sistema muoversi senza incidenti. Lena sbatté gli occhi, aspettando. Un giro, un altro, un altro ancora. Nulla si ruppe, nulla si incastrò.

“Io… credo di sì.” Affermò

“Sì!” Esclamò allora la giovane. Poi osservò la porta e impallidì preoccupata. “Come faremo a farla uscire?”

Lena scoppiò a ridere e Kara incrociò le braccia offesa. “Non è una domanda così stupida.” Si lamentò e Lena rise ancora.

“Non è affatto stupida, nessuna domanda è stupida.” Le disse cercando di scusarsi per quella risata. “Questo è solo un prototipo in legno. Sono i disegni quelli che contano. Li farò portare da un corriere a Castel Luthor e mia madre potrà valutarli e decidere se investire in essi.”

“Vuoi dire che…” Kara passò lo sguardo sugli ingranaggi di legno.

“Sì, la smonteremo e li farò bruciare.”

“Ma hai passato intere ore a disegnare i pezzi e i più piccoli li hai costruiti con le tue stesse mani, intarsiando il legno…” Lena si strinse nelle spalle.

“Se avessi tenuto tutti i prototipi dei miei lavori ora avrei bisogno di un castello per contenerli.”

“Davvero?” Domandò meravigliata Kara. “Pensavo che questa fosse la tua grande idea, non immaginavo che… Lex mi aveva detto che eri molto intelligente ma…” Arrossì. “Perdonami.” Disse subito.

“Era un complimento.” Affermò lei, distogliendo lo sguardo e mettendosi a spostare gli attrezzi.

“Non vi piace che parli di vostro fratello.” Fece notare Kara e Lena si strinse nelle spalle, tenendosi impegnata. “Sapete, lui mi parlava spesso di voi e io...” Lena chiuse gli occhi appoggiandosi al tavolo. Dava le spalle a Kara e aspettava che la ragazza trovasse le parole giuste da dirle, come se ci fossero parole giuste da dire in un caso come il loro. “Io vi immaginavo, ma è evidente che non possedevo abbastanza immaginazione, perché è chiaro che voi siete ben oltre ogni mia possibile fantasia.”

Lena si voltò a fissarla. Si era aspettata un discorso di tutt’altro tipo.

“Non dovete farlo, sapete, farmi dei complimenti o…”

Era sciocco fingere, erano entrambi consapevoli che tra loro non poteva esserci nulla di più che del reciproco rispetto. Non voleva illudersi.

“Siete meravigliosa anche solo a permettermi di starvi accanto.” La interruppe Kara. La sua voce si spezzò e Lena notò che aveva gli occhi pieni di lacrime ora.

Fu una scoperta sconvolgente, non aveva mai provato una simile immediata fitta di dolore nel vedere qualcuno così vicino al pianto.

“Io sono felice di passare del tempo con voi.” Affermò, cercando di capire cosa succedesse.

“Siete troppo gentile. Io non sono degna di voi. Avrei voluto essere più forte, essere come voi.”

“Di cosa state parlando?” Le domandò allora, perché era evidente che non stava seguendo il discorso.

“Della lettera.” Ammise con un singhiozzo la giovane.

“Oh.” Disse solo lei. Quella maledetta lettera. Sperava che non ne parlassero mai più e invece eccola lì, di nuovo. Probabilmente avrebbe rovinato quella prima tiepida amicizia che stava nascendo tra loro due. “Vorrei che non ne parlassimo.” Tentò.

“Vorrei non averla mai scritta.” Le disse invece Kara. “Lex mi aveva parlato di quanto foste bella e intelligente e di come avreste fatto grandi cose per le terre dei Luthor una volta che sareste diventata l’erede ufficiale, al matrimonio di Lex, e mi aveva raccontato di… Sir Spheer e del sentimento che vi legava. Io non potevo portarvi via il vostro destino, non potevo neppure per il mio popolo, per il mio regno, per la mia famiglia.” Lena ascoltava a bocca aperta, non aveva senso.

No, Kara non la voleva perché non voleva un ripiego, una seconda scelta, perché non voleva una donna, perché non voleva lei.

Kara era un fiume in piena.

“Voi siete stata così forte da rinunciare a tutto solo perché era la cosa giusta da fare, dimostrandovi così tanto superiore, mentre io… io sono solo una sciocca e mi dispiace così tanto che voi siate legata a me…”

“A me non dispiace.” Disse e per la prima volta Kara alzò gli occhi osservandola a bocca aperta. Lena scosse la testa cercando di organizzare i suoi pensieri lì dove aveva fallito con i sentimenti.

“Non vi dispiace?” Domandò la ragazza.

“Un matrimonio combinato poteva rivelarsi molto peggio di quello che ho qua. Voi siete cortese e dolce, siete intelligente e, ammettiamolo, siete così gentile da interessarvi alle mie schiocche macchine.”

“Non sono sciocche!” Protestò la giovane che non piangeva più ora.

“Comunque.” Si fece avanti e prese le mani della giovane nelle sue. Le sentì tremare, così come quella prima volta durante la cerimonia della Promessa e strinse un poco, sorridendo piano. “La vostra lettera proveniva dal cuore ed era condivisibile. Io ho sofferto nel dovervi dire no, nel dovervi chiedere di accettare una proposta che incastrava entrambe, nel non poter lottare al vostro fianco per la nostra libertà di scelta.” Lo sguardo di Kara era serio, profondo e Lena lasciò che vedesse nei propri occhi che era sincera.

“Forse, possiamo…” Iniziò a dire Kara, nei suoi occhi vi era titubanza ora, un rossore diverso stava colorando le sue guance.

Era il momento di dirle quello che da tempo aveva deciso.

“Non dovete avere paura, non esigerò da voi nulla di quello che un marito o una moglie esige dal compagno. Rispetterò ogni parola della Promessa e la prima cosa che vi ho promesso è di fare tutto il possibile per rendervi felice. Siamo legate, è vero, ma questo non significa che non dobbiate sentirvi libera.”

Kara la guardava a bocca aperta come se le sue parole l’avessero profondamente stupita. Non erano parole che aveva detto alla leggera, ma nel leggere la lettera di Kara aveva capito che quella era l’unica via per fare il suo dovere e al contempo permettere alla donna di non sacrificare la sua felicità.

“Non era quello che mi aspettavo.” Ammise piano la giovane, ritirando le mani dalle sue e stringendole in grembo.

“Non dovete fingere con me.” Le disse e la giovane annuì, mentre faceva un passo indietro allontanandosi.

“Io… capisco.”

Lena era confusa, credeva che Kara avrebbe provato sollievo, invece sembrava… delusa o distaccata.

È la cosa migliore per entrambe.” Insistette.

Kara la fissò per un lungo istante.

“Sì.” Mormorò. “Perdonatemi, credo… credo che sia meglio che io vada.”

“Ma certo, come desiderate....” La guardò andare via e si chiese cosa fosse appena successo.

Forse era stata sorpresa dalle sue parole al punto da non comprendere che così avrebbe avuto almeno una piccola parte della libertà che desiderava e che meritava?

 

Quella sera Kara non si presentò a cena. Lena attese il suo arrivo fino a quando non vide giungere Alex.

“Perdonatemi, Lady Zor-El non verrà a cena?” Le chiese e, per la prima volta, la donna le lanciò un lungo sguardo prima di risponderle.

“Non si sente molto bene. La vostra stanza era molto fredda oggi.” Rispose infine.

Lena si chiese se vi fosse un doppio senso in quelle parole, negli occhi della donna vi era un rimprovero, ma sembrava andare al di là del disapprovare la sua abitudine di tenere le finestre aperte.

“Nulla di…” Iniziò a chiedere.

“No, nulla può tenere Kara lontana dal cibo troppo a lungo.” Concluse la donna, poi si allontanò per sedersi accanto a Lady Samantha che le scostò la sedia con un sorriso.

Lena mangiò distrattamente, era strano non avere Kara accanto e sapere che era colpa sua. Avrebbe dovuto fare qualcosa, qualsiasi cosa per scusarsi.

Era normale che si preoccupasse, era la sua Promessa e non stava molto bene a causa sua. No?

Si congedò dal tavolo e raggiunse la cucina, dove recuperò quello che necessitava, infine salì le scale per raggiungere quelle che sapeva essere le stanze della giovane Lady Zor-El.

Non era mai stata in quella parte del castello. Risalì le scale a chiocciola fino a giungere in cima ad una delle torri, poi si fermò titubante chiedendosi se stesse facendo la cosa giusta. Era tardi, Kara non stava bene e probabilmente per colpa sua… non era così sicura che volesse vederla.

Esitò un istante, poi osservò il bicchiere di latte caldo che teneva tra le mani, addolcito con il miele, il rimedio ideale per un’infreddatura.

Era una Luthor, doveva smetterla di esitare.

Alzò il pugno e bussò alla porta.

“Alex, avevo detto che non volevo…” Kara la fissò sorpresa. “Oh…” Disse e arrossì.

“Lady Alexandra mi ha detto che non stavate bene e…” Lena si interruppe. Kara non sembrava stare male, niente affatto, e sul suo volto vi era un’aria profondamente colpevole.

Perché avrebbe dovuto…

Allungò lo sguardo oltre le spalle della donna. Non era mai stata nelle sue stanze, ma quello doveva essere il salotto, seduto su di una panca ricoperta di cuscini poteva scorgere due gambe calzate in stivali neri. Un uomo.

“Kara?” Lena strinse i denti cercando di ignorare la fitta di rabbia che le infiammò la mente nel riconoscere la voce dell’Intendente Brainiac, un uomo particolare che aveva spesso visto conversare con Kara, senza immaginare che tra loro vi fosse nulla di più che una conoscenza o, al massimo, un’amicizia.

Kara non sembrava aver aspettato molto a dare seguito alle sue parole.

Forse non aveva neanche atteso che le pronunciasse.

“Perdonate il disturbo, non succederà più.” Disse, con tono freddo.

“No, aspettate!” La richiamò Kara. Uscendo dalla stanza e seguendola lungo le strette scale. “Cosa volevate dirmi?” Domandò quando lei si voltò, con un estremo sforzo, a guardarla.

“Dirvi?” Chiese. Non avrebbe dovuto essere così arrabbiata, non ne aveva nessun diritto, eppure era furiosa. “Mi preoccupavo per la vostra salute.” Affermò, impossibilitata a nascondere l’astio nelle sue parole. “Ma vedo che state benissimo.” Fece un passo indietro dimenticandosi di essere su di una scala. Il suo piede perse stabilità e lei sgranò gli occhi sentendo il suo corpo che iniziava a cadere, poi due braccia forti furono attorno a lei e Lena si trovò schiacciata contro il corpo di Kara che la tratteneva con occhi spaventati.

Il suo cuore batteva veloce per lo spavento, ma anche per quel viso, improvvisamente, così vicino al suo, così preoccupato, così…

“State bene?” Le domandò la donna e Lena si tirò indietro. Il bicchiere era caduto a terra infrangendosi, sporcando le scale in legno e macchiandole il vestito.

“Sì.” Riuscì a dire.

“Mi dispiace.” Mormorò allora la ragazza.

“Era solo un bicchiere di latte e miele.” Disse agitando la mano, non riusciva a calmare il battito del suo cuore e questo la faceva infuriare ancora di più,.

Lei era sempre controllata, sempre!

“Non parlavo del bicchiere.” Precisò la giovane. Lena alzò lo sguardo su di lei.

Perché doveva essere così bella?

Quel pensiero la sorprese.

“Buona notte.” Disse senza aspettare che la donna si spiegasse meglio. Si voltò e scese le scale, tornando con una certa fretta nelle sue stanze.

Jess la aiutò a cambiarsi e ad indossare la camicia da notte. Lena però non era pronta a dormire, si avvolse in un scialle e, congedata Jess, si sedette davanti alla finestra, osservando le colline scure e prive delle mille luci che punteggiavano il cielo. La luna sarebbe sorta più tardi e ora erano le stelle a fare da padrone.

Il caminetto si stava lentamente spegnendo e solo una candela era accesa nella sua stanza. Dopo un lungo momento, Lena si alzò e raggiunse la sua stanza, aprì il comodino e ne estrasse un piccolo rotolo. Lo strinse tra le mani e tornò alla finestra. Indecisa rimase a lungo ferma, chiedendosi se fosse una buona idea, alla fine srotolò la fine pergamena e si ritrovò ad osservare, come alcuni mesi prima, la delicata scrittura di Kara.

 

“Lady Luthor,

Vi scrivo con il cuore in mano. Insieme possiamo cambiare il nostro destino, insieme possiamo evitare che ci venga strappato via il nostro futuro…”

 

Chiuse gli occhi mentre le parole che aveva letto così spesso da saperle a memoria scorrevano nella sua mente.

E lei aveva detto no.

 

 

 

Note: Capitolo intenso, non credete?

Kara e Lena hanno decisamente parlato, ma si sono capite? Di nuovo: quanto sarebbe bello poter sapere cosa pensa Kara?

 

Siete state troppo brave! Trovare un titolo adatto al precedente capitolo ora mi risulta davvero difficile, le vostre diverse proposte sono decisamente valide, ma un titolo devo pur trovarlo, quindi alla fine ho deciso di provare con i mash-up ed è uscito fuori: “Un piccolo spiraglio: scoprirsi tra i contrasti”… alla faccia del mi piacciono i titoli corti! ;-)

Aspetto il prossimo titolo, sarà facile, sarà difficile? Vediamo cosa vi inventate!

  
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