Incomprensioni
Come aveva immaginato il salone era
rumoroso e pieno di vita.
“State bene?” Le chiese subito Kara,
nel scostarle la sedia.
“Sì, perché?”
“Le vostre guance non sono mai
rosse.” Le fece notare e Lena abbassò lo sguardo, non era certo da lei lasciarsi
impressionare da un bacio
Insomma!
Accettando di sposare Kara, aveva
deciso di rinunciare a tutto ciò che una coppia sposata avrebbe potuto fare, ma
non significava che doveva arrossire come una bambina.
“Siete arrossita di nuovo.” L’accusò
con divertimento Kara.
“Oggi fa caldo.” Disse lei, sperando
che la ragazza le credesse.
“A volte dimentico che tra le
montagne questo appena accettabile tepore è da considerare eccessivo calore.”
Sorrise di nuovo alle sue parole e Lena la imitò, evitando di rispondere.
Furono presto impegnate in diverse
conversazioni. Lena aveva alla sinistra un nobile che commerciava con i Luthor da sempre che la coinvolse in un dibattito sulla
supremazia del tessuto proveniente dalle rosse piane del regno dei marziani,
rispetto a quello proveniente da Daxam. I domini dei Luthor, cardine tra i due regni e Krypton, erano ricchi
proprio grazie al commercio e Lena conosceva bene la materia.
Kara, dall’altra parte, parlava fitto
con Alex. Lena non aveva bisogno di sentire, per immaginare quale fosse
l’argomento.
La serata proseguì abbastanza
piacevolmente, ma presto il vino iniziò ad appesantire le risate di molti e a
rendere gli sguardi più lucidi. Lena notò subito alcune occhiate che ora
cadevano su di lei in maniera più malevola e decise che era ora di ritirarsi. I
Luthor erano una famiglia molto ricca e temuta anche
prima dello scandalo di Lex, ma ora molti nobili
avrebbero volentieri preferito che l’adorata cugina del re andasse in sposa a
qualcun altro, magari loro stessi, piuttosto che a lei.
Era a metà dello stanzone, quando una
mano si posò sul suo braccio. Si voltò pronta ad affrontare uno scambio
sgradevole quando incontrò gli occhi di Kara.
“Siete già stanca?” Le domandò la
giovane.
“Sì, perdonatemi, non volevo
disturbare la conversazione tra voi e Lady Alexandra.” Si premurò di dire,
visto che non aveva preso congedo da lei.
“Non disturbate mai.” Assicurò però
Kara, con un sorriso timido. “Mi chiedevo… posso accompagnarvi?”
Lena la fissò per un istante,
sorpresa. Era un gesto comune e galante tra Promessi, ma non era qualcosa che
loro avevano mai fatto.
“Se lo desiderate.” Acconsentì.
Insieme, sotto lo sguardo perplesso
di più di un nobile, raggiunsero le scale di pietra che conducevano ai piani
alti del castello.
Lena cercò un argomento che avrebbero
potuto affrontare, ma nulla le sembrò abbastanza da spezzare il silenzio, fino
a quando le scale non finirono e lei si ritrovò davanti alla porta della sua
stanza.
“Vi ringrazio.” Disse.
“Alex è innamorata di Sam.” Sbottò,
allora, Kara sorprendendola.
“Spero che le loro famiglie
acconsentano a…”
“Oh sì, credo che tutto andrà per il
meglio anche se Sam ha già una figlia e non ho mai visto Alex tanto
spaventata.” Spiegò la giovane e Lena si chiese perché le parlasse di una cosa
simile.
“La paura passerà, se l’ama davvero.”
Commentò e Kara sollevò il viso per guardarla.
“Anche io ho paura.” Mormorò piano la
ragazza. E, suo malgrado, Lena sentì il cuore accelerare.
“Non dovete avere paura di me…” Per
una volta la sua voce fu morbida. “Siamo Promesse, è vero, e ci sposeremo, ma
non vi chiederò mai nulla se non il rispetto.” Kara sbatté le palpebre
perplessa.
Lena si morse il labbro, come davanti
ad un problema difficile. Non si era aspettata di dover spiegare qualcosa di
simile.
“Io…” Provò poi scosse la testa. “Non
dovete avere paura.” Disse ancora.
“Possiamo parlarne un’altra volta, se
lo desiderate.” Propose allora Kara.
“Sì, credo che un’altra volta andrà
meglio.” Ammise con un sospiro e la giovane sorrise.
“Posso chiedervi una cosa?” Domandò
ancora e Lena annuì, qualsiasi cosa era meglio di quel discorso, anche se era
conscia che un giorno o l’altro avrebbero dovuto affrontarlo. “Mi mostrerete
come funziona la vostra macchina?”
Lena sorrise, mentre la tensione
degli ultimi minuti scivolava via.
“Sì, mi farebbe molto piacere.”
Ammise e Kara si illuminò.
“Ottimo. Domani, allora.” Prima che
Lena potesse protestare la giovane se ne stava già andando. “Buona notte.” Le
disse ancora voltandosi e sorridendo.
“Buona notte, Kara.” Mormorò lei,
scuotendo la testa divertita.
***
Lena non si era resa conto di quanto
si sentisse sola fino a quando Kara non iniziò a passare parte del suo tempo
con lei. Principalmente stavano assieme nel pomeriggio, in biblioteca.
All’inizio Kara l’aveva tempestata di domande e l’aveva osservata creare i
nuovi disegni, ma ben presto la giovane aveva capito che era meglio lasciarla
lavorare in pace e si sedeva accanto al caminetto leggendo un libro o scrivendo
nel suo misterioso quaderno. Era divertente vederla muoversi insofferente sulla
sedia, incapace di stare calma e ferma per più di una mezzora, fino a quando
lei non le suggeriva di avvicinarsi per osservare il disegno di un nuovo
ingranaggio o non le spiegava parte dei suoi problemi.
Altre volte erano nelle sue stanze e
allora lì la giovane poteva dare il meglio di sé, infilandosi accanto a lei
sotto la macchina e osservando meravigliata gli ingranaggi che aveva visto
disegnati, incastrarsi uno accanto all’altro e muoversi assieme.
“Funziona?” Le chiese la ragazza,
osservando il sistema muoversi senza incidenti. Lena sbatté gli occhi,
aspettando. Un giro, un altro, un altro ancora. Nulla si ruppe, nulla si
incastrò.
“Io… credo di sì.” Affermò
“Sì!” Esclamò allora la giovane. Poi
osservò la porta e impallidì preoccupata. “Come faremo a farla uscire?”
Lena scoppiò a ridere e Kara incrociò
le braccia offesa. “Non è una domanda così stupida.” Si lamentò e Lena rise
ancora.
“Non è affatto stupida, nessuna
domanda è stupida.” Le disse cercando di scusarsi per quella risata. “Questo è
solo un prototipo in legno. Sono i disegni quelli che contano. Li farò portare
da un corriere a Castel Luthor e mia madre potrà
valutarli e decidere se investire in essi.”
“Vuoi dire che…” Kara passò lo
sguardo sugli ingranaggi di legno.
“Sì, la smonteremo e li farò bruciare.”
“Ma hai passato intere ore a
disegnare i pezzi e i più piccoli li hai costruiti con le tue stesse mani,
intarsiando il legno…” Lena si strinse nelle spalle.
“Se avessi tenuto tutti i prototipi
dei miei lavori ora avrei bisogno di un castello per contenerli.”
“Davvero?” Domandò meravigliata Kara.
“Pensavo che questa fosse la tua grande idea, non immaginavo che… Lex mi aveva detto che eri molto intelligente ma…” Arrossì.
“Perdonami.” Disse subito.
“Era un complimento.” Affermò lei,
distogliendo lo sguardo e mettendosi a spostare gli attrezzi.
“Non vi piace che parli di vostro
fratello.” Fece notare Kara e Lena si strinse nelle spalle, tenendosi
impegnata. “Sapete, lui mi parlava spesso di voi e io...” Lena chiuse gli occhi
appoggiandosi al tavolo. Dava le spalle a Kara e aspettava che la ragazza
trovasse le parole giuste da dirle, come se ci fossero parole giuste da dire in
un caso come il loro. “Io vi immaginavo, ma è evidente che non possedevo
abbastanza immaginazione, perché è chiaro che voi siete ben oltre ogni mia
possibile fantasia.”
Lena si voltò a fissarla. Si era
aspettata un discorso di tutt’altro tipo.
“Non dovete farlo, sapete, farmi dei
complimenti o…”
Era sciocco fingere, erano entrambi consapevoli che tra loro non poteva
esserci nulla di più che del reciproco rispetto. Non voleva illudersi.
“Siete meravigliosa anche solo a
permettermi di starvi accanto.” La interruppe Kara. La sua voce si spezzò e
Lena notò che aveva gli occhi pieni di lacrime ora.
Fu una scoperta sconvolgente, non
aveva mai provato una simile immediata fitta di dolore nel vedere qualcuno così
vicino al pianto.
“Io sono felice di passare del tempo
con voi.” Affermò, cercando di capire cosa succedesse.
“Siete troppo gentile. Io non sono
degna di voi. Avrei voluto essere più forte, essere come voi.”
“Di cosa state parlando?” Le domandò
allora, perché era evidente che non stava seguendo il discorso.
“Della lettera.” Ammise con un
singhiozzo la giovane.
“Oh.” Disse solo lei. Quella
maledetta lettera. Sperava che non ne parlassero mai più e invece eccola lì, di
nuovo. Probabilmente avrebbe rovinato quella prima tiepida amicizia che stava
nascendo tra loro due. “Vorrei che non ne parlassimo.” Tentò.
“Vorrei non averla mai scritta.” Le
disse invece Kara. “Lex mi aveva parlato di quanto
foste bella e intelligente e di come avreste fatto grandi cose per le terre dei
Luthor una volta che sareste diventata l’erede
ufficiale, al matrimonio di Lex, e mi aveva
raccontato di… Sir Spheer e del sentimento che vi
legava. Io non potevo portarvi via il vostro destino, non potevo neppure per il
mio popolo, per il mio regno, per la mia famiglia.” Lena ascoltava a bocca
aperta, non aveva senso.
No, Kara non la voleva perché non voleva un ripiego, una seconda scelta,
perché non voleva una donna, perché non voleva lei.
Kara era un fiume in piena.
“Voi siete stata così forte da
rinunciare a tutto solo perché era la cosa giusta da fare, dimostrandovi così
tanto superiore, mentre io… io sono solo una sciocca e mi dispiace così tanto
che voi siate legata a me…”
“A me non dispiace.” Disse e per la
prima volta Kara alzò gli occhi osservandola a bocca aperta. Lena scosse la
testa cercando di organizzare i suoi pensieri lì dove aveva fallito con i
sentimenti.
“Non vi dispiace?” Domandò la
ragazza.
“Un matrimonio combinato poteva
rivelarsi molto peggio di quello che ho qua. Voi siete cortese e dolce, siete
intelligente e, ammettiamolo, siete così gentile da interessarvi alle mie
schiocche macchine.”
“Non sono sciocche!” Protestò la
giovane che non piangeva più ora.
“Comunque.” Si fece avanti e prese le
mani della giovane nelle sue. Le sentì tremare, così come quella prima volta
durante la cerimonia della Promessa e strinse un poco, sorridendo piano. “La
vostra lettera proveniva dal cuore ed era condivisibile. Io ho sofferto nel
dovervi dire no, nel dovervi chiedere di accettare una proposta che incastrava
entrambe, nel non poter lottare al vostro fianco per la nostra libertà di
scelta.” Lo sguardo di Kara era serio, profondo e Lena lasciò che vedesse nei
propri occhi che era sincera.
“Forse, possiamo…” Iniziò a dire
Kara, nei suoi occhi vi era titubanza ora, un rossore diverso stava colorando
le sue guance.
Era il momento di dirle quello che da tempo aveva deciso.
“Non dovete avere paura, non esigerò
da voi nulla di quello che un marito o una moglie esige dal compagno.
Rispetterò ogni parola della Promessa e la prima cosa che vi ho promesso è di
fare tutto il possibile per rendervi felice. Siamo legate, è vero, ma questo
non significa che non dobbiate sentirvi libera.”
Kara la guardava a bocca aperta come
se le sue parole l’avessero profondamente stupita. Non erano parole che aveva
detto alla leggera, ma nel leggere la lettera di Kara aveva capito che quella
era l’unica via per fare il suo dovere e al contempo permettere alla donna di
non sacrificare la sua felicità.
“Non era quello che mi aspettavo.”
Ammise piano la giovane, ritirando le mani dalle sue e stringendole in grembo.
“Non dovete fingere con me.” Le disse
e la giovane annuì, mentre faceva un passo indietro allontanandosi.
“Io… capisco.”
Lena era confusa, credeva che Kara
avrebbe provato sollievo, invece sembrava… delusa o distaccata.
“È la cosa migliore per entrambe.”
Insistette.
Kara la fissò per un lungo istante.
“Sì.” Mormorò. “Perdonatemi, credo…
credo che sia meglio che io vada.”
“Ma certo, come desiderate....” La
guardò andare via e si chiese cosa fosse appena successo.
Forse era stata sorpresa dalle sue parole al punto da non comprendere che
così avrebbe avuto almeno una piccola parte della libertà che desiderava e che
meritava?
Quella sera Kara non si presentò a
cena. Lena attese il suo arrivo fino a quando non vide giungere Alex.
“Perdonatemi, Lady Zor-El non verrà a cena?” Le chiese e, per la prima volta,
la donna le lanciò un lungo sguardo prima di risponderle.
“Non si sente molto bene. La vostra
stanza era molto fredda oggi.” Rispose infine.
Lena si chiese se vi fosse un doppio
senso in quelle parole, negli occhi della donna vi era un rimprovero, ma
sembrava andare al di là del disapprovare la sua abitudine di tenere le
finestre aperte.
“Nulla di…” Iniziò a chiedere.
“No, nulla può tenere Kara lontana
dal cibo troppo a lungo.” Concluse la donna, poi si allontanò per sedersi
accanto a Lady Samantha che le scostò la sedia con un sorriso.
Lena mangiò distrattamente, era
strano non avere Kara accanto e sapere che era colpa sua. Avrebbe dovuto fare
qualcosa, qualsiasi cosa per scusarsi.
Era normale che si preoccupasse, era la sua Promessa e non stava molto
bene a causa sua. No?
Si congedò dal tavolo e raggiunse la
cucina, dove recuperò quello che necessitava, infine salì le scale per
raggiungere quelle che sapeva essere le stanze della giovane Lady Zor-El.
Non era mai stata in quella parte del
castello. Risalì le scale a chiocciola fino a giungere in cima ad una delle
torri, poi si fermò titubante chiedendosi se stesse facendo la cosa giusta. Era
tardi, Kara non stava bene e probabilmente per colpa sua… non era così sicura
che volesse vederla.
Esitò un istante, poi osservò il
bicchiere di latte caldo che teneva tra le mani, addolcito con il miele, il
rimedio ideale per un’infreddatura.
Era una Luthor, doveva smetterla di esitare.
Alzò il pugno e bussò alla porta.
“Alex, avevo detto che non volevo…”
Kara la fissò sorpresa. “Oh…” Disse e arrossì.
“Lady Alexandra mi ha detto che non
stavate bene e…” Lena si interruppe. Kara non sembrava stare male, niente
affatto, e sul suo volto vi era un’aria profondamente colpevole.
Perché avrebbe dovuto…
Allungò lo sguardo oltre le spalle
della donna. Non era mai stata nelle sue stanze, ma quello doveva essere il
salotto, seduto su di una panca ricoperta di cuscini poteva scorgere due gambe
calzate in stivali neri. Un uomo.
“Kara?” Lena strinse i denti cercando
di ignorare la fitta di rabbia che le infiammò la mente nel riconoscere la voce
dell’Intendente Brainiac, un uomo particolare che
aveva spesso visto conversare con Kara, senza immaginare che tra loro vi fosse
nulla di più che una conoscenza o, al massimo, un’amicizia.
Kara non sembrava aver aspettato
molto a dare seguito alle sue parole.
Forse non aveva neanche atteso che le pronunciasse.
“Perdonate il disturbo, non succederà
più.” Disse, con tono freddo.
“No, aspettate!” La richiamò Kara.
Uscendo dalla stanza e seguendola lungo le strette scale. “Cosa volevate
dirmi?” Domandò quando lei si voltò, con un estremo sforzo, a guardarla.
“Dirvi?” Chiese. Non avrebbe dovuto
essere così arrabbiata, non ne aveva nessun diritto, eppure era furiosa. “Mi
preoccupavo per la vostra salute.” Affermò, impossibilitata a nascondere
l’astio nelle sue parole. “Ma vedo che state benissimo.” Fece un passo indietro
dimenticandosi di essere su di una scala. Il suo piede perse stabilità e lei
sgranò gli occhi sentendo il suo corpo che iniziava a cadere, poi due braccia
forti furono attorno a lei e Lena si trovò schiacciata contro il corpo di Kara
che la tratteneva con occhi spaventati.
Il suo cuore batteva veloce per lo
spavento, ma anche per quel viso, improvvisamente, così vicino al suo, così
preoccupato, così…
“State bene?” Le domandò la donna e
Lena si tirò indietro. Il bicchiere era caduto a terra infrangendosi, sporcando
le scale in legno e macchiandole il vestito.
“Sì.” Riuscì a dire.
“Mi dispiace.” Mormorò allora la
ragazza.
“Era solo un bicchiere di latte e
miele.” Disse agitando la mano, non riusciva a calmare il battito del suo cuore
e questo la faceva infuriare ancora di più,.
Lei era sempre controllata, sempre!
“Non parlavo del bicchiere.” Precisò
la giovane. Lena alzò lo sguardo su di lei.
Perché doveva essere così bella?
Quel pensiero la sorprese.
“Buona notte.” Disse senza aspettare
che la donna si spiegasse meglio. Si voltò e scese le scale, tornando con una
certa fretta nelle sue stanze.
Jess la aiutò a cambiarsi e ad
indossare la camicia da notte. Lena però non era pronta a dormire, si avvolse
in un scialle e, congedata Jess, si sedette davanti alla finestra, osservando
le colline scure e prive delle mille luci che punteggiavano il cielo. La luna
sarebbe sorta più tardi e ora erano le stelle a fare da padrone.
Il caminetto si stava lentamente
spegnendo e solo una candela era accesa nella sua stanza. Dopo un lungo
momento, Lena si alzò e raggiunse la sua stanza, aprì il comodino e ne estrasse
un piccolo rotolo. Lo strinse tra le mani e tornò alla finestra. Indecisa
rimase a lungo ferma, chiedendosi se fosse una buona idea, alla fine srotolò la
fine pergamena e si ritrovò ad osservare, come alcuni mesi prima, la delicata
scrittura di Kara.
“Lady Luthor,
Vi scrivo con il cuore in mano. Insieme possiamo cambiare il nostro
destino, insieme possiamo evitare che ci venga strappato via il nostro futuro…”
Chiuse gli occhi mentre le parole che
aveva letto così spesso da saperle a memoria scorrevano nella sua mente.
E lei aveva detto no.
Note: Capitolo intenso, non credete?
Kara e Lena hanno decisamente parlato, ma si sono capite? Di nuovo: quanto sarebbe bello poter sapere cosa pensa Kara?
Siete state troppo brave! Trovare un titolo adatto al precedente capitolo ora mi risulta davvero difficile, le vostre diverse proposte sono decisamente valide, ma un titolo devo pur trovarlo, quindi alla fine ho deciso di provare con i mash-up ed è uscito fuori: “Un piccolo spiraglio: scoprirsi tra i contrasti”… alla faccia del mi piacciono i titoli corti! ;-)
Aspetto il prossimo titolo, sarà facile, sarà difficile? Vediamo cosa vi inventate!