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Autore: Wolfgirl93    28/01/2019    1 recensioni
JayTim Deaf!Tim
La vita di Tim è cambiata da quando il suo mondo è diventato silenzioso, la vita è difficile e farsi degli amici lo è ancora di più, un giorno però un ragazzo di nome Jason entra nella sua vita e come un'uragano la cambia drasticamente.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jason Todd, Tim Drake
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Se per Tim trovare Jason fu un sollievo, trovare un nemico in Robert fu una vera tortura; erano poche le volte in cui andava a lezione da solo ma quando lo faceva ecco che quel bulletto arrivava pronto a prenderlo a parole: “Dovresti smetterla di fingerti normale, lo sappiano tutti che sei un apatico di merda!”, “Nessuno ti vorrebbe attorno se non fosse per il tuo amichetto!” , “Non vedi che nessuno ti sopporta? Fai una buona cosa e vattene!”
Timothy cercava di non pensarci ma quelle parole sembravano così vere, ogni singola parola sembrava essere uscita dalla sua mente, ogni singola parola era un coltello che gli si conficcava nelle costole e lo lasciava senza fiato per alcuni minuti. Il moretto doveva sempre prendersi qualche minuto dopo quelle ‘aggressioni’ verbali, il suo cuore batteva all’impazzata e il suo respiro si faceva più pesante, aveva sempre sofferto di attacchi di panico ma ogni volta che Robert lo prendeva in giro o lo sfotteva lui cercava di ricacciare giù quella paura che lo attanagliava e sperava che anche solo passare del tempo con Jason potesse aiutare.

Quel giorno non sembrava diverso, aveva salutato Jason dopo il suo allenamento e si stava dirigendo verso la classe di informatica, stava camminando piano stringendo piano la propria borsa quando Lauren gli si fermò davanti sorridendogli, Tim le sorrise di rimando e la seguì parlando del più e del meno con lei, erano diventati buoni amici o almeno buoni compagni di lezione e lavorare accanto a lei era rilassante.

Entrarono insieme nell’aula e presero posto uno accanto all’altro come erano soliti fare, solo che quella mattina una grossa mano aveva impedito a Tim di sedersi;il moretto venne spinto a terra mentre la sua borsa veniva buttata malamente accanto a lui, Robert se ne stava con lo sguardo cupo e la mano sulla sedia che prima era di Tim. “Ops non ti avevo proprio visto!”
“Robert ma che problemi hai?” Lauren fu subito vicino a Tim aiutandolo ad alzarsi, si accertò che l’altro stesse bene poi senza dire nulla prese le proprie cose e si spostò con l’amico lontano da quel bulletto.

Tim sentì la paura avvolgerlo nuovamente ma dopo le parole della biondina e l’inizio della lezione riuscì finalmente a calmarsi lasciando nuovamente che quel principio di attacco di panico si fermasse sul nascere.

La lezione passò lenta, nonostante tutto il cuore di Tim però non aveva smessi di battere con forza, fu un po’ difficile seguire tutta la lezione ma il ragazzino ci provò con tutte le sue forze visto che poi avrebbe potuto rilassarsi a pranzo con Jason.

Quando tutti si alzarono Tim rimase qualche secondo fermo a finire di scrivere l’ultimo algoritmo, sentì Lauren dargli appuntamento in mensa e lui le rispose sorridendo e annuendo; quando finalmente anche l’ultima parte dell'esercizio fu finita il moretto prese le proprie cose e uscì dalla classe.

Una mano forte lo spinse con violenza contro la parete, le dita di Robert si erano strette attorno al colletto della sua felpa stringendogli un po’ troppo forte anche la gola, il panico si fece strada nel corpo di Tim che in un primo momento sembrò essere tornato bambino senza il suo apparecchio acustico, tutto si era fatto silenzioso e solo il pompare del suo cuore riusciva a strappare quel velo di oscuro silenzio.

“Ti sei messo contro la persona sbagliata! Ti ho detto di stare lontano da Lauren ma tu non mi hai dato ascolto, ma ora che non hai nessuno a proteggerti cosa farai? Non parli più, eh?” La voce del ragazzo era aspra e la maggior parte delle parole erano state sibilate, Tim era immobile, il suo corpo non voleva muoversi e il suo respiro stava venendo meno sia per colpa di quella stretta che per via della paura.

“Vediamo se ora con questo capirai cosa devi fare, eh?” Quelle parole colpirono Tim come lo fece il pugno in pieno petto di Robert, il moretto fu lasciato andare e scivolò a terra mentre il suo corpo si stringeva sperando che quel forte dolore svanisse.

“Avvicinati nuovamente a Lauren e quello non sarò l’unico pugno che ti darò!” La promesso di Robert arrivò lieve alle orecchie di Tim, il ragazzo alzò appena lo sguardo giusto in tempo per vedere quel bullo e la sua banda andarsene via, tutti gli studenti lo guardavano ma nessuno osava avvicinarsi. Mi odiano tutti, se non fosse per Jason non avrei neppure un amico, nessuno si preoccupa se sono a terra; quelle affermazioni divennero quasi rumorose nella sua mente mentre il suo corpo si irrigidiva pronto a far scatenare una crisi di panico.

Tim trovò un po’ di forza per alzarsi, doveva andarsene da lì e andare in un posto sicuro, un posto dove sarebbe potuto essere da solo; camminò incerto verso l’uscita del corridoio e poi prese la strada verso il dormitorio senza neppure guardare la direzione opposta dove si trovava la mensa, non pensò a Jason, a Lauren o agli altri, pensò solo che doveva nascondersi e camera sua era il posto più adatto.

Quando aprì la porta entrò subito, la chiuse con un calcio e non badò troppo di chiuderla a chiave visto che ormai le sue gambe avevano ceduto sotto il suo peso e l’aria nei suoi polmoni sembrò venire sempre meno facendogli venire i capogiri.

 

“Hai visto Tim? Doveva pranzare con me ma non è ancora arrivato.” Jason si guardò attorno confuso, l’amico non era mai in ritardo e visto che la sua lezione era con Lauren non capì perché lei fosse lì e lui ancora no.

“Quando sono uscita lui era a finire un esercizio, però dovrebbe già essere qui...” Aveva ammesso la biondina prima di guardarsi attorno.

Jason si avviò verso l’uscita della mensa e notò Peter, il ragazzo che faceva atletica con lui “Hey, per caso hai visto Tim venendo qui? Non è ancora arrivato ed è molto...”
Peter impallidì “Sì l’ho visto mentre andava verso il dormitorio, non sembrava stare molto bene, erano pallido e sembrava camminare e respirare male… Credi che stia male?”

Jason non ascoltò tutta quella frase, quando la sua mente aveva immaginato Tim pallido e barcollante si era subito diretto verso il dormitorio sperando che l’altro fosse lì e soprattutto sperando che stesse bene.

 

La vista di Tim si era offuscata, la sua gola si era serrata e la poca aria che riusciva a ricevere sembrava sempre troppo poca, il suo corpo poi aveva iniziato a formicolare e tremare incontrollabilmente; era come se fosse in una bolla e ogni suono era rimasto al di fuori, ci furono diversi rumori ma sembravano così lontani e il moro non ci fece troppo caso, solo si sorpreso quando notò che la porta di camera sua era stata aperta e sulla soglia uno scioccato Jason lo stava guardando.

 

Jason corse subito verso Tim, lo guardò e sentì un forte dolore al petto, tutto sembrava come quel giorno, scosse il capo cercando di riprendersi e prese una mano fredda ti Tim portandosela al petto.
“Hey Timmy sono io, devi ascoltare la mia voce ok? Respira con me, senti il mio respiro con la mano no? Lo senti il mio petto che si alza e abbassa? Ecco seguilo e imitalo...” Aveva parlato piano sperando che l’altro riuscisse a cogliere ogni parola, vederlo così pallido e con gli occhi rossi fu una coltellata nello stomaco per Jason.

“Forza Tim respira con me.” Nonostante il respiro di Jason fosse lento il suo cuore batteva all’impazzata, era spaventato ma ora doveva pensare a Tim, era lui quello che aveva più bisogno.

 

Il respiro di Timothy si fece man a mano più lento, nonostante questo gli costasse molto riuscì a regolarizzare il respiro con quello di Jason e dopo qualche minuti anche l’aria nei suoi polmoni sembrò tornare, il suo corpo tremava ancora ma le mani calde di Jason gli infusero un po’ di calore che lo aiutò a calmarsi e a far cessare, lentamente, quella crisi.

Si ritrovò steso sul letto mentre Jason era seduto per terra, la sua mente era vuota e il suo corpo era dolorante, ringraziò mentalmente l’amico per la sua prontezza e quando riuscì a parlare lasciò che quella domanda prendesse forma.

“Come sapevi come far passare un attacco di panico?” La voce di Tim era lieve ma Jason lo sentì perfettamente.

“Beh purtroppo ne ho visto uno davvero forte quando ero alle medie… E’ stata la mia prima volta e rivederti così mi ha fatto ricordare quel giorno...” La mente di Jason era concentrata sul viso di Tim, se avesse osato spostare lo sguardo si sarebbe ritrovato in terza media con un ragazzino accanto che annaspava e tremava.

Ci vollero diversi minuti prima che il moretto si riprendesse del tutto, il suo corpo aveva finalmente smesso di tremare e la sua mente era tornata piena di pensieri come prima, l’unica cosa che gli ricordava quello che aveva passato era il lieve indolenzimento del corpo e il dolore che si spandeva dal suo stomaco ad ogni movimento.

“Hai saltato il pranzo per colpa mia… Mi dispiace…” Disse Tim stringendosi nelle spalle, non voleva creare problemi a Jason solo perché lui si era fatto prendere dal panico.

“Non ci pensare! Il bar della scuola è sempre aperto e i panini che fanno lì sono buoni quindi no problem, solo vuoi dirmi che cos’è successo? Non vengono attacchi di panico per nulla e il tuo non era nemmeno così piccolo!” Gli occhi di Jason si fissarono in quelli azzurri di Tim, notò che sembrava spaventato e voleva sapere cosa fosse stata la causa di tutto quello.

“N… Non lo so, è successo e basta...” Provò a dire Tim, non voleva coinvolgere Jason, sapeva bene quanto era impulsivo l’altro e se avesse fatto qualcosa per difenderlo probabilmente Robert lo avrebbe colpito di nuovo.

Lo sguardo di Jason si affilò, notò alcuni segni sulla gola di Tim e lui capì bene cosa fossero visto che per molti anni era una cosa che faceva consuetamente “Chi ti ha fatto del male?” La voce del moro era dura e non ammetteva altre bugie.

Tim sobbalzò stringendosi nelle spalle, non riuscì a dire nulla, abbassò lo sguardo e la paura sembrò tornare, fu solo grazie alla mano di Jason sulla sua che riuscì a parlare anche se incerto. “Robert...”
“Dannazione lo sapevo! Giuro che gli spacco la faccia a quel figlio di puttana! Che cazzo ti ha fatto Tim?!” Jason si rese conto solo in quel momento che l’altro stava tremando così cercò di calmarsi alleggerendo il tono della voce “Scusami… Cosa ti ha fatto, puoi dirmelo ok?”

In un primo momento la mente di Timothy era tornata a qualche minuto fa, aveva sentito nuovamente la stretta sul collo e il muro contro la schiena, sentendo poi la voce di Jason calmarsi capì che era al sicuro in camera sua e che non era solo. “Mi ha spinto contro il muro e mi ha detto di lasciar stare Lauren… Poi mi ha dato un pugno sullo stomaco...”

Gli occhi di Jason si spalancarono, strinse con forza i pugni e sperò che il suo autocontrollo resistesse altrimenti sarebbe uscito a dare la caccia a quel rifiuto umano e gli avrebbe spezzato le braccia.

“Sto bene ora… Non devi dirgli nulla, starò lontano da Lauren e così lui non farà più nulla… Va tutto bene...” Provò a dire Tim anche se il suo cervello stava urlando che era solo una bugia.

“No non va tutto bene! Quel tizio è un cazzo di bullo e non la smetterà! Se non farai qualcosa lui continuerà e non ti lascerà vivere! Lo so bene credimi!” I pugni di Jason si strinsero sulle coperte del letto di Tim, doveva calmarsi o avrebbe rischiato di fare una strage, perché dovevano prendere di mira Tim? Perché proprio lui?
“Jay, non preoccuparti… Anzi cerca di rilassarti stai tremando...” Tutta l’ansia di Tim era sparita e ora la sua paura era che Jason potesse sentirsi male o peggio andare da Robert…
“Sto tremando perché so che quel Robert non la smetterà… Tim io non sono sempre stato una bella persona, non credo nemmeno di esserlo tutt’ora, sono stato come Robert e so bene cosa si prova a sentirsi forte quando chi hai davanti non sa o non può difendersi...” I ricordi di Jason erano usciti come un fiume in piena, la sua mente era affollata di immagini e solo la voce di Tim riuscì a distoglierlo da tutto quello.

“S… Sei qui… Mi hai aiutato, quindi non sei cattivo. Tutti abbiamo i nostri segreti e a volte è meglio che rimangano tali...” Quelle parole uscirono dalle labbra di Tim prima che un lieve sorriso spuntasse, non voleva che Jason si sentisse in colpa, ognuno fa degli sbagli e l’importante è rimediare.

“Per quanto io voglia crederti so che non è così, quando fai del male a qualcuno quello non si cancella, non si può riavvolgere il tempo e nonostante io cerchi in tutti i modi di migliorare so che quella parte della mia vita mi seguirà per sempre; quindi beh, prima che qualche voci possa arrivare a te...” Jason era sicuro che nessuno conoscesse il suo passato, nessuno in quella scuola lo conosceva da tanto tempo quindi non ci sarebbe stato pericolo, eppure nella sua mente l’ipotesi che qualcuno lo conoscesse e divulgasse quella tremenda verità su di lui lo attanagliava giorno dopo giorno. “Voglio raccontarti che tipo di persona ero, così potrai decidere se continuare a essere mio amico o no… E sappi che non ti giudicherò se mi dirai di non voler più essere mio amico.” Spiegò il moro accennano un lieve sorriso mentre il suo cuore batteva all’impazzata dalla paura.

 

 

 

   
 
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