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Autore: Florence    28/01/2019    8 recensioni
Scoprirsi, perdersi e ritrovarsi oltre il tempo, oltre il dolore, oltre una lontananza che strappa l'anima.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 36 - Epilogo

-Io Alya, accolgo te, Nino, come mio sposo, con la grazia del Signore e della Natura. Prometto di essere fedele alla tua anima e al tuo cuore, nei momenti felici e in quelli bui, nel pericolo e nella pace, nella salute e nella malattia e di amarti ed esserti vicina in ogni giorno della mia vita. Prometto di amare i figli che avremo al pari tuo e di condividere con te l’avventura miracolosa che sarà la nostra vita.-

-Io Nino, accolgo te, Alya, come mia splendida sposa, con la grazia di Dio e della Natura. Prometto di essere fedele alla tua anima e al tuo cuore, nei momenti allegri e in quelli tristi, nell’attimo di paura e nella pace, nella salute e nella malattia e di amarti ed essere al tuo fianco per ogni giorno che vivrò. Prometto di amare i figli che mi darai come amo te e di vivere assieme per sempre la nostra grande avventura miracolosa.-

-Il Signore Dio della vita e della Natura confermi il consenso che avete manifestato e via accolga nella sua magnificenza, benedicendo la vostra unione terrena e spirituale. Non osi l’uomo separare ciò che il Supremo unisce. Amen-

Qualcuno, dalle panche più arretrate della chiesa, domandò al vicino se il rito appena udito fosse quello canonico o meno, qualcuno alzò le spalle, qualcuno rilesse la formula sui libretti in pergamena serigrafata, per accertarsi di aver udito bene alcuni richiami inusuali. -È una formula che non avevo mai sentito-, dichiarò una vecchia signora; -Strano questo matrimonio-, osservò un’altra, notando i richiami a simbologie inconsuete e straniere sia nelle decorazioni, sia nelle illustrazioni del testo.

Nessuno notò il luccichio di almeno sette paia d’occhi, nell’udire alcuni riferimenti e veramente in pochi apprezzarono le frasi relative all’avventura della vita degli sposi.

Quando Alya e Nino si baciarono, mentre le campane suonavano a festa e il coro dei bambini del catechismo, dal retro dell’altare, si innalzava lieto al cielo, tutti dimenticarono lo strano rito e batterono le mani, sporgendosi e scalzandosi l’un l’altro per sbirciare la nuova coppia appena consacrata. Tutti videro con commozione le lacrime scivolare sul volto di Nino, l’abbraccio caldo e amorevole di Alya, i suoi occhi lucidi e solo qualcuno, i più informati e intimi, notarono che lui posò le mani sul ventre della sposa, mormorando sui suoi occhi chiusi parole sconosciute.

Solo Sabine, Tom, Gabriel, Nathalie e Fu lanciarono un’occhiata a Marinette e Adrien, che finalmente si erano avvicinati dopo la messa passata lontani, ciascuno dietro al rispettivo membro della coppia, e si baciavano dolcemente, un po’ in disparte, tenendo le mani intrecciate tra loro. E poi la messa terminò, le campane suonarono ancora, il coro riprese, il portale si aprì per far uscire gli invitati che, come piccole formiche al banchetto, presero ciascuno il proprio cono contenente riso e lavanda; corsero tutti fuori e si disposero a semicerchio, attendendo trepidanti l’uscita degli sposi. Quando Alya varcò il portale, un raggio del sole avuto in dono da Santa Chiara colpì il suo abito che si accese di tenui e iridescenti colori caldi e dorati, illuminando il suo viso incorniciato da una cascata ordinata di riccioli. E subito dopo gli sposi furono bagnati dalla pioggia beneaugurante lanciata dai loro cari, dagli amici, da conoscenti e anche dai curiosi, richiamati all’evento per le indiscrezioni trapelate che vedevano Gabriel Agreste tra gli invitati e suo figlio come testimone dello sposo.

Ma non importò a nessuno se la loro privacy fu toccata da queste inutili sciocchezze, perché era troppo bello vedere i loro visi radiosi, eppure vagamente spaventati dal riso che li colpiva e divertiti allo stesso tempo. Furono sparati i coriandoli e la felicità del momento contagiò tutti, trasformando in sorrisi anche i musi più lunghi o restii.

-Ti amo-, urlò nel frastuono Nino, all’orecchio di Alya, -Anzi, vi amo!!!-, corresse, toccandole ancora la pancia, che si notava appena, sapientemente celata dall’abito che le stava alla perfezione.

-Anche io, ti amo tantissimo, non hai idea!!!-, esclamò Alya, agganciandosi al collo del suo sposo e baciandolo ancora e ancora, finché altro riso, alti scoppi di tubi di coriandoli e i fischi divertiti di un gruppo di amici non la distolsero.

Rimasti in disparte, Marinette e Adrien attesero il loro turno per baciare e congratularsi con gli sposi. Fino ad allora era stato tutto perfetto: la tensione palpabile sul viso teso di Nino, prima della messa, l’ingresso sicuro e trionfale di Alya, che pareva la dea Era scesa dall’Olimpo, accompagnata dal padre, uomo possente e allo stesso tempo dolcissimo, che si era sciolto in lacrime appena varcata la porta della chiesa, e infine il lieve crollo di Alya, tremendamente agitata e trepidante, quando il suo Nino aveva posato gli occhi su di lei.

-Congratulazioni!-, esclamò Adrien, afferrando un braccio di Nino per richiamare la sua attenzione. -Adrien, grande!!!-, rispose lo sposo, chiamando accanto a sé Alya, che senza dire nulla corse a gettarsi al collo della sua testimone.

-Auguri, auguri! Sei bellissima!-, le disse tra le lacrime di commozione Marinette, sentendo il viso tirare per quel sorriso enorme che non sapeva abbandonarla, per la gioia vera che scaturiva dal suo cuore per la felicità conquistata dall’amica; -Alya, ti voglio bene!-,esclamò e scoppiò a piangere, sostenuta da Adrien, che le passò un fazzoletto di carta e subito dopo ne allungò uno anche alla sposa.

-Ferme che vi rovinate il trucco!-, strillò Rose, accorrendo nel suo abito a palloncino su tacchi altissimi e sottilissimi, come fosse stata una fata giunta volando in soccorso alle sue amiche. -Ecco, così: piano con le lacrime!-. Quel giorno Rose aveva truccato personalmente Alya e dopo era corsa a fare lo stesso con Marinette: tutte le amiche avevano contribuito in qualche modo alla riuscita dell’evento.

Juleka, distribuendo agli invitati coccarde bianche da attaccare agli specchietti delle auto, iniziava a radunare le fila per far migrare quella mandria festosa verso la villa scelta per il ricevimento, a qualche chilometro da lì. Era sicura, parlava a gran voce, non era più la ragazzina timida e goffa del tempo della scuola.

-C’è l’auto! Wow che figa!-, notò Nino, vedendo giungere tra la folla la più lussuosa delle auto di Gabriel, guidata dal suo fido autista.

-Andiamo!-, su di giri per la sua grande festa, Alya prese il marito sotto braccio e si infilò nella strabiliante Bentley, lasciando che tutti, anche lo stilista più famoso di Parigi, li seguissero ciascuno alla guida del proprio mezzo.

Alla villa era stato allestito tutto con decorazioni floreali di spighe, papaveri e gigli arancioni, erano stati disposti covoni di grano tenuti fermi da lacci dorati che fungevano da tavolini o sedute più country per il ricevimento in tono bucolico, come voluto dagli sposi. Fu servito l’aperitivo da camerieri che fluttuavano tra gli invitati porgendo e prendendo calici di champagne o long drinks e finger food di altissima qualità, preparato dallo staff della madre di Alya, che per una volta aveva fatto solo da supervisore e si godeva la grande festa della sua adorata figlia. La donna attendeva trepidante che l’auto nuziale giungesse alla villa, dopo che gli sposi si erano fermati a fare qualche foto in centro, a Parigi.

-Mammà, ecco che arriva la tua piccina!-, schiamazzò giulivo Vincent, il fotografo più impiccione dell’alta moda parigina, per l’occasione convertitosi in fotografo da matrimonio e, anch’esso, gentilmente offerto dalla Maison Agreste. Precedeva gli sposi, per poter catturare il loro ingresso trionfale in mezzo ai loro invitati; dette il via per il lancio di altri coriandoli e immortalò l’attimo di gioia, quando gli occhi della figlia videro quelli della madre e delle sue amiche.

-Perfett! Nu babà!-, commentò Vincent tra sé, riguardando gli scatti, e dovette sforzarsi di non assillare la coppia per fotografarli continuamente, come avrebbe voluto.

La cena filò liscia con qualche breve interruzione per i discorsi che qualche invitato più anziano volle fare agli sposi; qualcuno, con ben poco gusto e tanta voglia di sparger zizzania, aveva lasciato sulla sedia della sposa, celato da un lembo della tovaglia, un preservativo, segno di disapprovazione per lo stato interessante di Alya.

La donna lo prese, se lo rigirò tra le mani, sedendosi e chiamò vicino a sé Adrien: -Forse questo può servire a te…-, gli disse, facendogli l’occhiolino e glielo infilò nel taschino della giacca, godendo di aver finalmente messo in profondo imbarazzo Mr Perfezione per la prima volta dai tempi della scuola. -Occhio, che sei rosso come un pomodoro…-, ammiccò la sposa.

Accanto a loro, al tavolo rotondo denominato “Ladyblog”, Marinette e Adrien avevano i vecchi compagni di classe Rose, Juleka,  gli inseparabili Mylene e Ivan, Kim e Alix, diventata madre solo poche settimane prima, con grande sorpresa di tutti. Accanto a lei, silenzioso nella culla viola e verde, c’era il piccolo Le Chien, un fagotto minuscolo e, all’apparenza, angelico. Alya fece più volte visita al loro tavolo, frullando come degna sposa tra gli invitati e trascinandosi dietro Nino, sempre più disinvolto rispetto agli inizi della festa, nella sua veste di Primo Uomo sul palco. La coppia accettò con riverente timore di prendere in braccio il piccolino, un po’ per fare pratica, un po’ perché “era usanza”.

-Sei stanca?-, domandò Marinette alla sua migliore amica, una volta che la accompagnò alla toilette e si occupò personalmente di sorreggere l’ampia gonna della sposa, mentre lei si chinava per fare pipì.

-Mostruosamente, ma sono felicissima-, esclamò Alya, ricomponendosi e lavandosi poi le mani. Aveva cambiato le scarpe e durante la cena, anche se spesso si era alzata per convenevoli, si era sufficientemente riposata ed era pronta ad affrontare l’ultima parte della serata, quella fatta di balli, taglio della torta e brindisi finale con gli sposi.

Furono raggiunte da Rose, armata della sua pochette dei trucchi, per un rapido ritocco a entrambe e poi di nuovo rimasero sole: -Tutto questo è possibile anche grazie a te, Maribug-, confessò all’amica, -Non avrei affrontato questa giornata e tutta questa felicità con lo stesso spirito, se ti avessi saputa ancora triste e sofferente come ti ho dovuta vedere per troppo tempo. Invece anche tu sei felicissima e raggiante e lo sono tutti: Nino, Adrien, perfino i “cattivi”... E Nathalie: com’è!?  È davvero una donna eccezionale, pensa che prima mi ha domandato se avessi bisogno di qualunque scusa per assentarmi un po’ e riposarmi. Lei ne sa una più del diavolo… e se il diavolo è tuo suocero… allora lei ne sa davvero più di tutte!-

-Gabriel non è mio suocero…-, storse il naso Marinette, constatando un fatto reale.

-Oh, lo so, ma è come se lo fosse, dai!-, la punzecchiò la sposa e le sorrise schietta: -Tu e Adrien siete a un passo da tutto questo, lo sappiamo tutti. E quando avverrà, ti prego, goditelo come me lo sto godendo io, perché quando dicono che è il giorno più bello della vita… beh, è vero!-, la abbracciò ancora e le fece cenno di essere pronta per uscire e ributtarsi nella mischia dei festeggiamenti.

Ballarono tutti, anche Sunan assieme a Sabine, che gli voleva bene e provava qualcosa di particolare nel guardare gli occhi neri del bambino, gli unici che le ricordassero davvero l’oriente, la sua terra lontana, dove aveva trascorso un’infanzia tranquilla, ma che ormai si era lasciata alle spalle. Ballò Gabriel con Nathalie, al sicuro dagli occhi indiscreti delle telecamere dei fotografi d’assalto e si mostrò un abile ballerino e un premuroso compagno; ballarono Tom con la moglie e poi con la quasi collega madre di Alya. Ballò persino il fotografo assieme a Nathalie e parlarono di lavoro, ovviamente, mentre le note allegre di un valzer remixato da Nino, che aveva voluto per qualche minuto prendere le briglie della consolle, allietavano l’aria serale e ancora tiepida.

Ballarono Marinette e Adrien nel loro primo vero ballo e in quel momento, per loro, fu messo un lento, così come era avvenuto una vita prima durante la festa all’hotel del padre di Chloé. Ballarono e rimasero stretti in un assaggio di qualcosa che, prima o poi, sarebbe capitato anche a loro.

E poi brindarono tutti insieme agli sposi dopo il taglio della enorme torta offerta dalla boulanjerie di Tom, e brindarono di nuovo quando Alya e Nino annunciarono che il loro erede sarebbe stato un maschio e che si sarebbe chiamato Roland. E piano piano le ginocchia si stancarono e i piedi furono gonfi e in molti si sedettero sulle poltrone in vimini e sui muretti della villa, coprendosi con scialli colorati e spolverini svolazzanti, tenendosi abbracciati al calare delle temperature, mentre la musica, più lieve, annunciava che la festa stava volgendo al termine.

-Manca ancora la cosa più importante!-, strillò giuliva Alya, impossessandosi del microfono della cantante, che momentaneamente aveva interrotto la sua esibizione per bere un po’ d’acqua. -Adesso la sposa... che poi sarei io-, rise la donna nel microfono riempiendo i cuori delle persone più care, -Con grande onore e trepidazione deve esibirsi nel momento che tutti aspettate: il lancio del bouquet!-, si fece portare da una delle sorelline il mazzo di fiori che l’aveva accompagnata per tutta la cerimonia e si sistemò nel mezzo del cortile in pietra dove avevano ballato fino a poco prima.

Molte donne nubili, di ogni età, sentirono il cuore accelerare per un evento improcrastinabile che le avrebbe viste protagoniste, loro malgrado. Qualcuna si fece pregare, altre corsero a disporsi al centro del cortile, tenendo le gambe un po’ larghe per essere pronte ad acchiappare al volo il trofeo. Rose dovette trascinare Juleka, nel tentativo di raddoppiare le loro possibilità di accaparrarsi il titolo di prossima coppia che si sarebbe unita in matrimonio, Ella e Etta vollero partecipare alla gara, Nora incrociò le braccia e si mise più lontana possibile dalla sorella, bofonchiando imbarazzata parole sconosciute di disapprovazione.

-Vai!-, Gabriel dovette spronare Nathalie, anch’ella nubile, a unirsi al gruppo di giovani donne schiamazzanti e lei, seppur arrossendo vistosamente e controvoglia, andò ad affiancare una imbarazzatissima Marinette, rimanendo entrambe un po’ in disparte rispetto alle altre concorrenti.

Adrien si avvicinò al padre, osservando la scena. - È giusto che anche lei torni alla normalità che le è stata negata finora-, osservò Gabriel parlando di Nathalie, dando quindi la sua attenzione al figlio che piegò la testa verso di lui per parlargli privatamente e lo guardò serio: -Credo… credo che glielo chiederò stasera-, annunciò timidamente, indicando con un cenno del mento Marinette, un lieve rossore gli colorò le guance sbarbate. L’uomo annuì soddisfatto e si toccò il petto, all’altezza della tasca interna della giacca: -Ottimo. Anche io- e sorrise complice al figlio.

-Mi raccomando, donne: non osate fare cadere a terra il mio bouquet, sono stata chiara?-, ordinò con voce stentorea la sposa, voltandosi un istante per individuare la sua migliore amica in mezzo alla frotta ciangottante di amiche e parenti. Si voltò di spalle al gruppo, prese un bel respiro, caricò il lancio portando la destra con il mazzo di fiori oltre il suo fianco, alzò il braccio e lasciò andare il bouquet che volò, volò alto in una parabola perfetta, con un bersaglio preciso. Ma i bouquet, si sa, hanno vita propria e volano laddove devono, al di là della volontà della loro proprietaria, al di là della sua mira, perché puntano al cuore, o ai cuori, se sono pronti.

Due coppie di occhi azzurri di diverse sfumature videro arrivare sopra di loro il mazzo di rose e spighe, due bocche stupefatte e incredule si spalancarono, due paia di braccia si alzarono istintivamente, ma, in un fugace scambio di sguardi, in un accordo istantaneo, in un solo battito di cuore di due donne innamorate ciascune del suo uomo perfetto, una mano, solo una afferrò i fiori della sposa e li portò al petto, in un turbine di emozioni, con le lacrime che bucavano gli occhi e il cuore che batteva all’impazzata. Lei si voltò e cercò con sguardo lucido l’uomo della sua vita. Lui le sorrise, si alzò e la raggiunse.

-Ti amo-, le disse.

E mentre tutti vociavano e applaudivano e mani amiche battevano a entrambi con gentilezza le spalle e guance sorridenti baciavano le sue in un baccanale festoso di gioia e divertimento, finalmente, lei seppe che non era solo un sogno e che sarebbe stata per sempre felice.

FINE

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ANGOLO AUTRICE

Ho iniziato a scrivere questa storia un anno fa, più o meno. Ci ho messo un anno per trasformare una “breve long” in una “lunghissima long”. Non doveva andare così, inizialmente, ma alcune contingenze della mia vita mi hanno portato a rallentare la stesura della storia e soprattutto la sua pubblicazione. Considerate che il capitolo “Paused” era già pronto a febbraio scorso, circa e che tutto quello che è successo dal momento in cui Adrien e Marinette svelano le rispettive identità a quando si incontrano alla fine di “Lettere” è stato né più né meno un parto podalico senza epidurale e con manovra di Kristeller.

Mi dispiace se questo breve epilogo vi ha lasciati un po’ così: era una scena che avevo in mente e la volevo descrivere, ma nulla di più. La vera fine è quella che vi immaginerete per loro voi lettori: io ho accompagnato a manino fin qua questi personaggi, ma adesso sono loro -e voi-, che decideranno come vivere le vite che ho fatto loro patire finora. Scusatemi dunque se questa fine vi avrà delusi, non me la sono sentita di scrivere il matrimonio di Marinette e Adrien, forse perché non volevo dare loro una vera fine. Come ho scritto: le vite sono le loro, ognuna come chi li ha seguiti se le potrà e vorrà immaginare.

Rinnovo per l'ultima volta i ringraziamenti a chi mi ha spronata a scrivere questa storia con i suoi commenti e le supposizioni e mi ha seguita fino alla fine. Grazie a chi ha commentato, specie il capitolo “Lettere”, con parole così belle. Alla mia principale beta: se leggi la fine, fammi un fischio, ché sarei curiosa di sapere che ne pensi! (sì Chiara, dico a te! Prima o poi spero che leggerai queste mie parole ;P).

Passiamo ai MEA CULPA:

Sulla metà o più dei capitoli di questa storia c’è scritto “Sei anni prima”, quindi i protagonisti, alla fine, dovrebbero avere circa 22 anni. Bene, loro non hanno 22 anni, ne hanno almeno 8-10 di più. E’ evidente da come parlano, scrivono, ragionano, sentono; è evidente dalle loro priorità e da come “si calmano”. Ma ormai avevo scritto “Sei anni prima” e non potevo editare la storia così pesantemente. D’altronde avrebbe avuto poco senso anche fare una attesa di 14-16 anni… nemmeno Ulisse per davvero!!!

Quindi, in definitiva, credo di aver reso dei personaggi più maturi di quello che in realtà le loro età anagrafiche indicano. Se qualcuno ha notato ciò, sappia che chiedo venia.

Adrien Agreste: ci ho provato a distruggerlo un po’, nel capitolo Lettere, ma è uscito troppo perfetto comunque. Ebbene, io non credo che possa esistere un uomo così. Prendetelo quindi come un pio desiderio di evoluzione della specie. Ma questo Adrien è troppo bello, troppo bravo, troppo serio, troppo tutto. Ora, potrei arrampicarmi sugli specchi e dire che la storia è tutta in POV di Marinette ed è lei che lo vede così, quindi è una visione filtrata con lenti rosa del personaggio, ma in effetti mi starei arrampicando sugli specchi. Fate vobis su come considerarlo. Ad ogni modo questa è una ff, quindi come tale va interpretata. Un divertissement su personaggi inventati. Stop. E poi io sono di indole femminista, non ci credo nemmeno un po’ che esista uno così, mi perdonino i maschietti che hanno letto la storia. E se esiste, per favore, presentatemelo per farmi cambiare idea! :-P

Gabriel Agreste: assieme al figlio ha una bella parabola e anche lui concorre, alla fine, per il titolo di “uomo perfetto”. Le sue ombre sono molte di più, ci potrei scrivere un’altra long sul suo passato e sulla sua introspezione, ma tagliamo corto: è un uomo che ha dimostrato di essere perfettibile, che giunge alla perfezione, ma che mi piace molto di più quando è un po’ cattivello… In definitiva: lo adoro. Accattatevill!

Nathalie: è la mia preferita, lo devo ammettere… Quando ho iniziato a scrivere di lei, ancora non erano state messe in onda né la trilogia Queen Bee, Queen Wasp e la terza che non ricordo, né Il giorno degli eroi e Mayura. Posso dire che ci avevo visto giusto e che dietro quegli occhi tristi, il viso smorto e l’abnegazione al suo lavoro, si nascondeva una donna con le palle e il cuore forse più grande di tutti. Non so che farà Nathalie nella serie: la “mia” Nathalie imparerà giorno per giorno cosa significhi vivere una vita normale e si meraviglierà come una bambina di fronte a cose normali, fino a farle sue e tornare a sorridere. La mia Nathalie è un po’ controversa, è un personaggio sfaccettato che alla fine accetta la felicità nelle vesti di un gatto, un bambino che non ha partorito, ma che ama come fosse suo e piatti rotti. La mia Nathalie, per me, è la vera eroina di questa storia, sappiatelo.

E infine Marinette: sono un po’ io, ma anche no. Lei è meglio di me, perché ha il coraggio di toccare il fondo e risalire puntando dritta allo scopo della sua felicità. Inciampa, ha paura, si fa mille dubbi, ma alla fine lotta e se la prende. Non ho osato andare oltre nel finale anche per questo, perché non so davvero cosa voglia dire conquistare e mantenere dentro di sé la felicità e quindi avrei rischiato di scrivere banalità o cose in cui non credevo davvero. Marinette viene illusa, ma cerca di restare a galla in ogni modo; Marinette si dispera, ma cerca di restare un’amica per i suoi amici, senza chiudersi in un guscio; Marinette lotta fino alla fine per il bene e viene ripagata. Marinette è figa, diciamocelo, anche se non fa nulla per esserlo, è figa e basta. Anche lei è una candidata al titolo Mary Sue perfetta, ma anche il personaggio originale è un passo avanti in quella direzione. Insomma, sta Marinette mi piace, la comprendo… e fine! :-P

Una menzione speciale per Plagg, che vince su tutti, e gli altri MUTI.

Chi ha preso il bouquet?

Ai posteri l’ardua sentenza. In ogni caso ci sono due anelli, due proposte e due matrimoni in cantiere… che volete di più? Un lucano?

Bon, vi saluto per davvero stavolta e spero di avervi trasmesso qualcosa, dall’inizio di questa ff a ora. Un abbraccio a chi mi ha seguita, un caldo abbraccio a chi ha creduto in me e una pernacchia a chi pensava che non avrei mai scritto la parola fine! :-P

PS: non so se scriverò altro sul fandom: stay tuned in ogni caso, sia mai che tiri fuori qualcos'altro...

   
 
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