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Autore: Yurha    28/01/2019    1 recensioni
Il Natale era ormai alle porte nella città di New York.
Tutto si trasformò, infondendo un'atmosfera di gioia e festa in ogni suo abitante ma, sfortunatamente, un serial killer chiamato dalla polizia 'lo Strangolatore' fece la sua comparsa in una notte di inizio Dicembre, esattamente come un predatore in cerca delle sue prede indifese.
I Detective Lupo e Bernard, insieme ai Procuratori Cutter e Rubirosa, riusciranno a catturarlo prima che mieta altre vite e prima della Magica Notte dell'Avvento?
Genere: Mistero, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mike Cutter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 16

Nonostante la situazione mondiale caratterizzata da guerre, terrorismo e crisi finanziarie di ogni genere, le feste natalizie riuscirono a portare un pò di luce in quell’oscurità, anche se per un breve periodo.
Tutto sembrava scorrere pigramente.
Davanti le loro case, i bambini giocavano con gli slittini, creavano pupazzi completi di sciarpa e cappello e facevano la guerra con palle di neve da un marciapiede all’altro, divertendosi come pazzi.
Connie e Mike videro questo nel tragitto tra il 27° Distretto e la Procura Distrettuale.

Connie era seduta alla sua scrivania. Osservava lo schermo del portatile, aspettando che la ricerca portasse a qualche corrispondenza con la targa parziale ed il tipo di automobile fornito dal testimone, nel sito della motorizzazione statale mentre Mike andò a preparare del caffè dopo aver lasciato il suo cappotto sulla sedia vicino al tavolo di lei.
Dopo quasi un quarto d’ora riapparì con due tazze belle fumanti e si sedette mentre lei digitava velocemente qualcosa.
«Grazie.» disse guardandolo per un momento. «Ci hai messo un pò, cominciavo a pensare che Babbo ti avesse rapito per fare il sostituto di Rufus sulla slitta..» scherzò.
«Ti sarebbe piaciuto.. Ah, a proposito, stavo quasi per dimenticare che Babbo ti manda i suoi saluti.» rispose sorseggiando il caffè, cercando di essere serio.
«Ricambio.» disse divertita. «Ma ciò non toglie che sei sparito per un bel pò di tempo.»
«Bhè, mentre preparavo il caffè ho notato il foglio d’alluminio appoggiato vicino al microonde e mi sono messo ad immaginare mille modi per usarlo come decorazione per il nostro piccolo abetino ed è finita che mi sono distratto..»
Lei scoppiò a ridere. «No, un momento, aspetta.. Ti sei distratto con UN FOGLIO D’ALLUMINIO? Sul serio?!» disse continuando poi a ridere.
«Quando mi sono ripreso, mi sono sentito esattamente come un gatto che insegue il puntino rosso di un laser.» spiegò ancora serio, scatenando in lei una risata ancora più divertita.
«Oh certo, ridi pure del tuo capo! Sappi che prima o poi capiterà anche a te!» continuò mettendosi a ridere con lei.
«Non credo proprio, signor ‘Blu di Russia’..» rispose immaginandoselo nei panni di un gatto.
Quando si riprese, Connie si portò lentamente la tazza alle labbra però Mike le fece notare qualcosa.
«Se vai così lentamente, sicuramente questa volta non potrai ignorare il marshmallow.»
Lei si fermò e abbassò la tazza. «Non puoi averlo fatto sul serio..» rispose guardandoci dentro.
«No, non l’ho fatto.» ammise, osservando però la sua espressione, all’inizio piacevolmente sorpresa.
Ne prese un sorso, scoprendo poi che era decisamente buono, non come quello degli altri giorni.
«Come hai fatto a rendere così buono il solito caffè istantaneo?» chiese curiosa.
«Bhè, è buono semplicemente perchè non è quello istantaneo. In questi giorni di calma, mi piace portare la miscela buona da casa, almeno non ha il sapore di acqua di scarico..»
«Mhm, già.. L’ultimo caffè istantaneo sapeva addirittura di tè deteinato..» disse con una smorfia schifata ma anche divertita.
Quel piccolo momento insieme le fece ricordare quanto fosse bello fare tardi in ufficio in sua compagnia: i telefoni fissi e i cellulari non squillavano, i mormorii, i rumori vari e le porte che sbattevano si placarono.
Nessuna distrazione, solo loro due.
Connie alzò la tazza e prese un altro sorso della miscela personale di Mike, pensando quanto si sentisse bene in quel momento, poi sorrise. «Brindiamo.»
Lui alzò un sopracciglio. «Se vuoi brindare ci vuole qualcosa di più forte del caffè. Vado a prendere la scorta personale di Jack?» chiese scherzando.
«Dài alza la tazza, il caffè andrà più che bene.. Alla condivisione notturna!»
Mike sorrise dolce ma anche divertito. «Alla condivisione notturna. In fondo le chiacchiere e un buon caffè sono il sistema migliore di collaborazione in un ufficio.»
Lei avvicinò la sua tazza a quella di lui facendole tintinnare, quindi presero un sorso.
Mike la guardò da sopra il bordo della sua tazza.
Dopo che lei prese il sorso di caffè l’abbassò e riprese a digitare dei dati poi aspettò che la ricerca si concludesse.
L’osservò bene, trovando che oggettivamente fosse davvero bella, pensando anche che avrebbe potuto fare benissimo la modella e vivere nella tranquillità e nel lusso più assoluto invece che sacrificare e, a volte, rischiare la sua vita per cercare di chiudere in cella i criminali per il resto delle loro esistenze.
Si passò una mano nei capelli, portandola poi sul collo.
A quel gesto Mike strinse la mascella e deglutì, forzandosi a non cedere alla tentazione di fare quel gesto lui stesso.
«Oh.. Ma guarda un pò..» disse lei leggendo il risultato della ricerca e distraendolo.
«Cosa?» chiese sbirciando lo schermo.
«Vieni vicino a me, così leggerai anche tu.» disse lei e subito lo vide alzarsi e spostare la sedia.
«Oh..» gli scappò poi leggendo la scheda sullo schermo. «Esiste davvero una Chevy Camaro argentata con quella targa parziale.» continuò scorrendo l’elenco per cercare altre auto della stessa marca.
«A quanto pare è l’unica di quel genere e quel numero registrate qui a New York. Unico proprietario, un certo Carl Regan.»
Mike però notò che la sua espressione cambiò. «C’è dell’altro?» chiese guardandola.
«Qui dice che quest’uomo è il titolare di un magazzino di articoli sportivi sulla 9th Avenue, Manhattan.» rispose facendo fatica ad ignorare la vicinanza di Mike, che era appoggiato sul tavolo.
Lui sorrise. «Ha senso. I magazzini registrati alla camera di commercio con quel codice..» disse lui indicandolo. «.. Sono quelle attività basate sulla vendita all’ingrosso, quindi a negozi o grosse catene e non al dettaglio. Registrano solo le ingenti transazioni di denaro, non accettano le carte di credito personali e tanto meno vendono alle persone singole che si presentano sulla porta, se non forse qualche rimanenza sottobanco, a poco.» spiegò prontamente. «Mi ripugna dirlo, ma il nostro pervertito, Leonard Higgins, aveva ragione..»
Connie non sembrò molto convinta di questo. «Mhm.. Non so.» rispose appoggiandosi allo schienale della sua poltrona marrone.
«Che vuoi dire?»
«Hai mai avuto la sensazione che tutti i pezzi s’incastrino alla perfezione e troppo velocemente? E poi, è stato fin troppo conveniente per noi che Higgins si sia presentato sulla porta di casa nostra, spontaneamente, consegnandoci su un piatto d’argento proprio le informazioni di cui avevamo un disperato bisogno.. È strano..» spiegò lei incrociandole braccia appena sotto il seno e guardandolo perplessa.
«Potrebbe anche capitare un colpo di fortuna ogni tanto, no?»
«Mi sorprendi, Mike. Tu non credi alle coincidenze e non ti affidi mai ai colpi di fortuna. Di solito crediamo ai testimoni ma quest’uomo ci ha già mentito due volte nella stessa versione dei fatti. E se la sua testimonianza fosse tutta una montatura studiata per incastrare un innocente?» rispose lei pensierosa.
«In effetti potrebbe anche essere.» disse prima di perdersi nella sua mente.
Mentre Mike era concentrato sui suoi pensieri, Connie colse l’occasione di per poterlo guardare apertamente.
Trovò che fosse davvero attraente con il suo volto innocente e privo di barba ed i suoi capelli corti castano chiaro con qualche ciocca grigia.
I suoi occhi azzurri sembravano persi ma anche molto presenti, tutte le volte in cui si rifugiava nella sua mente.
Si mosse. Una ciocca del suo ciuffo ricadde di lato rispetto alla fronte e lei sapeva bene che non lo sopportava e che se lo sarebbe tolto con un gesto veloce ma, come lui prima, anche lei provò l’impulso di farlo lei stessa.
Si morse leggermente il labbro inferiore ma improvvisamente la guardò, causandole un miscuglio di pensieri ed emozioni, per non parlare della fitta allo stomaco.
Connie si schiarì la voce. «Pensi che Leonard Higgins sia lo Strangolatore?» chiese velocemente.
«No, per quanto mi dia l’impressione di un uomo disonesto, non lo accuso di QUESTO.» rispose. «Oltretutto non posso pensare che proprio quel verme sia il serial killer che ha fatto girare a vuoto la polizia per oltre venti giorni! Tutti ci deriderebbero.. Farsi fregare da un uomo del genere, te lo immagini?»
«Guardala in questo modo: magari vede perfettamente al buio e non capisce un accidente di fiori..» rispose cercando di non farlo deprimere ma Mike sospirò passandosi entrambe le mani sul volto.
«Hai ragione, non posso davvero pensare che sia una coincidenza il fatto che conosca l’oggetto che lo Strangolatore si porta via come trofeo, che conosca la targa parziale corrispondente ad un’auto dello stesso modello intestata al proprietario di un magazzino di stoccaggio di articoli sportivi.» disse indicando lo schermo del pc. «Ed ora abbiamo un eccellente e comodissimo sospetto grazie a.. Quello!» disse ancora facendo un gesto e girando la testa verso di lei. «Ci ha praticamente dato la spinta per poter chiudere il caso facilmente e velocemente.» concluse poi distogliendo lo sguardo.
Lei notò uno sguardo diverso ma fece finta di nulla. «Senza contare che la foto e i dati di Carl Regan coincidono nei limiti della descrizione fornita da Higgins.. Guarda.» disse lei indicando lo schermo.
«Connie, quella descrizione coincide con tutti gli uomini presenti a New York.» rispose appoggiandosi sui gomiti.
«Qualcosa ti sta frullando in testa.»
Sospirò scuotendo la testa. «È davvero troppo facile così. Questa storia non convince per niente.» mormorò passandosi una mano lungo la linea della mandibola, poi tornò a guardarla. «Le domande che ho in testa sono: perchè Higgins si è presentato proprio ora? Perchè ci ha rifilato così tanto dettagli, anche quelli inutili, in cambio solo della tua presenza? Ecco perchè dico che è troppo facile.»
Connie alzò la cornetta. «Chiamo il Tenente per avvertirla degli sviluppi e le chiedo di mandare Lupo e Bernard da questo Carl Regan, così sapremo se ha avuto dei dissapori con Higgins e chiariremo il dubbio.»
«Perfetto.» rispose lui approvando l’iniziativa, poi aspettò pazientemente che chiudesse la chiamata.
Nel frattempo la guardò studiando ogni suo gesto, come quello di portarsi una ciocca di capelli dietro l’orecchio o quello di leggere i suoi appunti mentre teneva il segno con la punta dell’indice.
Lei ebbe la chiara sensazione di essere osservata, quindi fece il possibile per non voltarsi, non volendo distrarsi con i suoi occhi di ghiaccio per l’ennesima volta.
Salutò la Tenente Van Buren e agganciò la cornetta. «Il Tenente ci ringrazia per le nuove informazioni.» riferì. «Ha aggiunto che manderà i Detective a prendere Regan, poi lo interrogherà personalmente, una volta che torneranno dalla scena dell’omicidio del Detective Taddeus Quinn.»
«Mhm, Ottimo.» rispose alzandosi dalla sedia e stiracchiandosi la schiena. «Allora possiamo anche andare a casa.» affermò prendendo e indossando il suo cappotto nero di lana.
«Vai già via? Non è un pò presto per te?» chiese sorpresa, guardando l’orologio sulla scrivania.
«Già ma sta nevicando molto e vorrei arrivare a casa il prima possibile. Ogni tanto anch’io sono stanco morto..» rispose dopo aver alzato il bavero. «E tu? Non hai un’appuntamento questa sera?»
«No, non ho..» iniziò ma si ricordò mentre stava parlando. «Il teatro! Graham!! Oddio, no..» esclamò alzandosi dalla poltrona e chiudendo il monitor del portatile in tutta fretta.
Avrebbe dovuto incontrarlo in poco meno di due ore e doveva tornare a casa a prepararsi per lo spettacolo ma non si spiegava proprio il motivo per cui, in realtà, sentiva di non volersi muovere da lì.
Certo, sulla carta Graham era tutto ciò che una donna sogna in un uomo: il suo amore, le sue attenzioni, il suo tempo, i suoi regali, i suoi appuntamenti, le loro notti..
Tutte cose che non poteva assolutamente permettersi di condividere con Mike.
“Ma perchè diavolo li paragono? Non ha senso, io amo Graham!” pensò con sguardo basso ma poi lo alzò, incrociando così quello di Mike ma quasi all’istante si girò per mettersi la sciarpa al collo.
Chiuse gli occhi.
“Anche se è mio amico, non deve assolutamente fare parte della mia vita privata.” continuava a ripetersi.
Tuttavia, essere in sua compagnia dopo il lavoro le dava uno strano senso di conforto, anzi, a dire la verità, ciò che si avvicinava di più era la sensazione di trovarsi sospesa nel vuoto sopra una profonda voragine, senza riuscire a respirare.
No, non poteva permettersi di pensare a tutto quello, non come protagonista il suo capo!

  
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