Film > Captain America
Segui la storia  |       
Autore: Dida77    28/01/2019    4 recensioni
"Doveva portare il corpo di Bucky via di lì. Si era ripromesso di portarlo a casa con sé e lo avrebbe fatto."
Post Captain America: The Winter Soldier
Personaggi: Steve, Bucky, Natasha, un po' tutti.
La storia è stata scritta come regalo di compleanno per Rossella, splendida l'amministratrice del gruppo "Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart".
Un grazie infinito a Enid che ha betato questa storia rendendola mooooolto migliore. Se vi piace, è sicuramente anche merito suo.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Prese il cellulare e iniziò a digitare il più rapidamente possibile un messaggio per Fury.

“Salve Colonnello. Mi hanno chiamato adesso dalla casa di cura di Peggy. Non sta bene e ha chiesto di me. Prendo qualche giorno di ferie per stare un po’ con lei. Mi consideri fuori servizio. La prego di avvertire gli altri. Grazie.

Peggy avrebbe sicuramente capito, pensò sorridendo tra sé a tutte le volte che la vecchia amica gli aveva coperto le spalle.

Non restava che organizzare il viaggio. Poteva chiamare direttamente l’aeroporto, ma con l’aiuto di Nat avrebbe fatto sicuramente prima e, soprattutto, sarebbe riuscito ad imbarcarsi con un bagaglio non proprio regolamentare. Chiederle aiuto ancora una volta non gli piaceva affatto, aveva l’impressione di approfittare della loro amicizia. Ma la situazione di emergenza in cui si trovava mise rapidamente a tacere i suoi sensi di colpa e si ritrovò rapidamente con il cellulare in mano a digitare il numero dell’amica.

Nat, efficiente come al solito, riuscì ad organizzare tutto nel giro di un quarto d’ora. Steve aveva sempre l’impressione che ci fosse qualcosa di magico nel suo riuscire a trovare sempre soluzioni in tempi brevissimi, senza dare mai troppo peso alla cosa. Ma non aveva tempo da perdere dietro a quel corso di pensieri. Aveva solo mezz’ora per passare da casa e fare i bagagli. Adesso che Nat gli aveva passato quella pista, il fattore tempo era diventato essenziale.

Entrato in casa andò diretto in camera, aprì l’armadio e prese lo zaino per le emergenze. Un semplice zaino nero, perfetto per il bagaglio a mano, contenente un cambio di vestiti, un paio di pistole con le relative munizioni, una cassetta del pronto soccorso equipaggiata per ogni evenienza, dei documenti falsi e alcune mazzette di denaro contante nelle più comuni valute. Il denaro contante era fondamentale se si voleva andare in giro senza essere rintracciati.

Steve ringraziò mentalmente sua madre che gli aveva inculcato sin da piccolo la sacra arte di essere sempre organizzato e pronto per ogni evenienza. Lasciò lo scudo sul letto, avrebbe potuto essere utile, ma avrebbe comunque dato troppo nell’occhio. Si mise lo zaino in spalla e chiamò un taxi. Direzione aeroporto.

Il volo verso Bucarest fu lungo ed esasperante. Cercò di dormire un po’, ma senza successo. Non sapeva se Bucky fosse vivo o morto, se quelli che lo stavano cercando lo avessero già trovato o se fosse ancora in giro da qualche parte, ferito. Non sapeva nemmeno se sarebbe stato in grado di seguire la traccia fornita da Nat. L'unica cosa di cui era certo era che Bucky fosse passato davanti a quella telecamera di sorveglianza ormai quattro giorni prima.

L’attesa forzata del viaggio fu una vera agonia. Lì, seduto su quel seggiolino scomodo, senza poter far niente, in attesa soltanto che l’aereo atterrasse e sapendo che ogni minuto che passava diminuiva le sue possibilità di ritrovarlo in vita. Un'agonia.

Arrivato finalmente a Bucarest si precipitò fuori dall’aeroporto e prese al volo un taxi per raggiungere al più presto il quartiere in cui era avvenuto lo scontro. Era un tipico quartiere di periferia, caratterizzato da alti palazzi squallidi, meri dormitori per persone che passavano la propria vita altrove, allineati lungo vie squallide e inframmezzati da capannoni industriali. Un quartiere completamente al di fuori dalle rotte turistiche.

Prese una camera in uno dei pochi alberghi del quartiere, utilizzando la sua falsa identità. Non gli piaceva questo modo di agire, ma continuava a ripetersi che era una situazione di emergenza. Avrebbe fatto i conti con la propria coscienza solo dopo aver ritrovato Bucky e averlo riportato a casa. Non era quello il momento. Avrebbe pensato alla sua coscienza solo dopo aver portato a termine la missione.

L’albergo era uno di quei tipici alberghi che affittavano camere a coppiette clandestine, ma era comunque ben tenuto. I proprietari erano gente che non faceva domande e a cui non importava se il cliente pagava una camera per sette notti in contanti. Fare domande non faceva parte delle loro priorità. L'importante era che il cliente pagasse in anticipo.

Steve fece un veloce salto in camera e poi uscì immediatamente alla ricerca dell'amico.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Captain America / Vai alla pagina dell'autore: Dida77