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Autore: Mangakarjiuana    29/01/2019    0 recensioni
|Dal testo|
"Quindi... sono venuto per risponderti… per rispondere a tutte le volte che mi hai detto 'ti amo' e sei stato ignorato".
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Premesse:
Questo os proviene dallo spin-off di un'altra storia che ha per protagonisti i fratelli di Hayden (Ashlee e Kaelan, due gemelli), ovvero il protagonista di questa, e altra gente di cui ora non ci interessa, ma credo che si possa leggere questa storia anche senza sapere nulla di loro.
Per leggerla, penso che le cose importanti da spaere siano: è agosto e loro sono in vacanza in Puglia; Wiley è pansessuale; Hayden è demisessuale|1| (non sono ancora sicura di questa cosa, inizialmente era aromantico, poi ho creato Wiley e... nulla, è partita la fujoshi che è in me)
Questa è la mia prima storia originale su questo sito, non uccidetemi vi prego!

|1|: Un orientamento sessuale in cui qualcuno sente attrazione fisica solo per persone con cui instaura un legame affettivo.

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"Wiley! Wiley aspettami!".
Il moro si voltò, piegando le labbra all'interno e stringendo gli occhi.
"Cosa vuoi? Dirmi che ti dispiace per me?! Dirmi che sono senza speranze?! Oppure che è stato divertente prendermi in giro per tutti questi fottuti anni?!".
Da che aveva memoria, Wiley non aveva mai alzato la voce con lui. Non ricordava nemmeno di avergli mai sentito pronunciare una singolo insulto, ma in quel momento anche la più dolce delle parole detta da lui sarebbe parsa come acido che voleva insinuarsi nelle sue vene.
Tutto quello che era successo, era colpa sua, lo sapeva perfettamente. Per anni ed anni Wiley gli aveva sbattuto in faccia i propri sentimenti, e lui li aveva semplicemente ignorati. Non era mai stato un grande problema tra di loro: Wiley si prendeva spesso cotte per ragazze -e ragazzi- che nemmeno conosceva, quindi non l'aveva mai preso sul serio.

Qualche giorno prima, però, aveva scoperto che tutti quei 'ti amo' pronunciati dal suo amico di infanzia erano veri, e lui li aveva ignorati, addirittura ridicolizzati.

La cosa peggiore, però, era stato il modo in cui l'aveva scoperto.
Per le vacanze estive, le loro famiglie partivano insieme da anni per la stessa meta, ed erano ormai conosciuti da tutti in quel piccolo paese di mare. Li avevano visti crescere, ed entrambi erano cresciuti eccome. Coloro che se n'erano rese maggiormente conto erano le ragazze. Parevano tutte cadere ai piedi di Hayden che solo grazie ad una matita sopra l'orecchio ed i suoi occhiali da lettura faceva stragi di cuori. Non si poteva dire che Wiley non fosse apprezzato dal gentil sesso, anzi, riscuoteva un discreto successo con i suoi vispi occhi color miele ed i ricci scuri, ma se eri in compagnia di Hayden potevi essere sicuro che tutte le attenzioni sarebbero state rivolte a lui.
Al bar vicino alla spiaggia avevano assunto una nuova barista, una certa Annalisa, ed ad entrambi la cosa era del tutto indifferente, ma quando quest'ultima lasciò il proprio numero di telefono appuntato sulla bustina dello zucchero poggiata accanto al caffè di Hayden, principalmente Wiley iniziò a prestarle attenzione. Il biondo l'avrebbe rifiutata come al solito, ma la ragazza si dimostrò particolarmente interessata al libro che l'australiano aveva con sé, e così iniziarono a discutere dell'autore di quel romanzo psicologico, che si rivelò essere lo scrittore preferito dalla barista. Wiley iniziò a prestare molta attenzione alla ragazza: proprio quella mattina, il latinoamericano si era dichiarato per l'ennesima volta, e come sempre, la risposta era stata uno sbuffo e gli occhi del biondo che tornavano a concentrarsi sul libro.
Usciti dal caffè, Hayden aveva portato con sé la bustina di zucchero per potersi segnare il numero, ed il moro, palesemente seccato, gli aveva chiesto se avesse davvero intenzione di uscire con lei, al che l'amico si era limitato ad alzare le spalle e rispondere con un:'Se la vuoi, te la lascio tranquillamente, volevo solo sapere se aveva qualche altro titolo da consigliarmi'. Probabilmente, sarebbe scoppiato di suo, ma quella frase aiutò sicuramente a velocizzare i tempi: non accettava di essere preso in giro in quel modo.

Era iniziato così quel litigio che andava avanti da due giorni ormai.
Non avevano mai litigato prima d'allora.
Erano partiti da quell'argomento, certo, ma erano arrivati a toccare tasti che erano tabù da tempo. Si erano detti parole che mai avrebbero pronunciato altrimenti.
Si erano lasciati con uno scambio di battute che aveva interrotto il respiro di Hayden per qualche istante:
"Tu non sei il mio migliore amico, tu non sei il Wiley che conosco: Wiley mi avrebbe detto tutto tempo prima, e non saremmo arrivati a questa stupida scenata senza senso!".
Il ragazzo aveva risposto con un sorriso amaro. Non urlando, non ridendogli in faccia, ma semplicemente sussurrando in un sorriso.
"L'ho fatto, ma tu non mi hai mai ascoltato davvero".


Aveva pensato a lungo al significato di quelle parole anche se non avrebbe voluto. Erano come scolpite nella sua mente, e nemmeno le pagine dei suoi libri di psicologia preferiti erano riuscite a distrarlo dagli occhi feriti di Wiley che gli laceravano la mente. La risposta, alla fine, era arrivata nella maniera più diretta possibile, come una tempesta improvvisa.


Si avvicinò con cautela a quello che un tempo avrebbe definito amico ed ora non sapeva come classificare.
E lo faceva impazzire.
Lui doveva sempre avere tutto sotto controllo, era quello che conosceva tutto nei minimi dettagli, e non sopportava l'idea di non saper più nulla di Wiley, colui che in teoria avrebbe dovuto conoscere meglio.
In tutti quegli anni, non era mai riuscito a trovare unna definizione per quel ragazzo.
Una cosa, però, l'aveva capita, ed aveva intenzione di dirgliela.
Prese un bel respiro, quasi tremando e sfiorò la mano del moro, che d'istinto la ritirò.
"Io... non voglio chiederti scusa".
Gli occhi ambra del ragazzo sfuggirono dai suoi, più scuri.
"Sarebbe banale, in effetti. E, soprattutto, saresti sei anni in ritardo".
Hayden sorrise nervosamente udendo lo sbuffo infastidito di Wiley.
"Tu... sai che non sono una cima per quanto riguarda i sentimenti-".
"Oh, puoi giurarci".
"- per tutto questo tempo, ho sempre creduto che tu semplicemente scherzassi... credevo fosse una delle tue solite battute stupide e... ed ogni estate mi veniva quasi naturale rispondere alle tue dichiarazioni con un'alzata di spalle. L'unica cosa che pensavo era: 'ma questo qui non ha capito che non fa ridere?'... eppure aspettavo sempre con ansia ferragosto, perchè sentirti dire 'ti amo' per me era una sorta di certezza... in questi anni in casa mia era tutto così complicato che sembrava tutto passeggero, mentre quei tuoi 'ti amo', che tornavano ogni anno, mi ricordavano che tu c'eri e che ci saresti sempre stato. Il mio errore fatale, è di aver guardato solo ciò che quelle parole significavano per me, e non quello che volevi farmi capire tu".
Alzò lo sguardo verso il cielo.
"Mentirei se ti dicessi che non ho mai creduto nei sentimenti: se vuoi vivere in maniera razionale, devi essere consapevole dell'esistenza dell'irrazionale. Il mio problema è che, non comprendendoli, ho sempre cercato di evitarli... Però credo che non si possa evitare qualcosa che non si conosce".
Si scostò una ciocca chiara dalla fronte.
Per una volta, aveva la totale attenzione dell'altro. Perchè, per una volta, Hayden era uscito dal suo territorio: parlare non era il suo forte, e Wiley lo sapeva benissimo, ma si stava sforzando per lui, ed aveva quindi almeno il diritto di essere ascoltato.
"Io-... non avevo capito niente. Davvero nulla. C'è voluto l'intervento dei miei fratelli per aprirmi gli occhi e... credo che rimpiangerò per tutta la vita la mia idiozia -notando gli occhi spalancati del ragazzo, sospirò- sì, hai capito benissimo: sono stato uno stupido, un idiota, un deficiente, un cretino e chi più ne ha più ne metta! Ho chiesto l'aiuto dei miei fratelli praticamente per la prima volta in vita mia, e quando mi hanno domandato perchè fossi andato da loro, ed io gli ho raccontato dell'altro giorno, sono scoppiati a ridere. Non guardarmi così, e non osare ridere anche tu, che riesco a vederti benissimo. Dicevo: si sono messi a ridere perchè... cioè... Dio, è davvero imbarazzante... perchè mi hanno detto che, se ero arrivato addirittura a chiedere aiuto a qualcuno, se ero sceso dal mio piedistallo, allora l'unica cosa che dovevo fare, era rincorrerti: per una volta, dovevo essere io a cercarti. Ho chiesto spiegazioni, ed allora Ashlee mi ha detto testuali parole: 'Perchè lo cerchi dopo averlo rifiutato? Se lo consideri semplicemente un amico, era normale che lo accadesse questo a seguito di innumerevoli dichiarazioni, e dovresti solamente aspettare che si calmi, oppure spiegargli che non sei interessato a lui ma non intendevi ferirlo. Il punto... è che non vuoi che il tuo rifiuto resti tale, giusto Dede?'".
Rimase qualche istante in silenzio, e si riuscivano a sentire i respiri di entrambi farsi man mano più agitati.
"Quindi... sono venuto per risponderti… per rispondere a tutte le volte che mi hai detto 'ti amo' e sei stato ignorato".
Chiuse gli occhi e gli prese le mani, senza venir allontanato questa volta.
"Per quella volta, quando, a dieci anni, in acqua, o meglio, sul materassino perchè non volevo bagnarmi, mi urlasti quelle due parole per la prima volta, ridendo, ti amo; per quando, ad undici anni, ti dichiarasti mentre leggevo Collins, ti amo; per quando, a dodici  anni, sotto il mio ombrellone, mi rubasti gli occhiali per darmi un bacio sulla punta del naso sussurrandomi la tua confessione, ti amo; per quando, a tredici anni, mi portasti un volume in cui veniva spiegata la genetica di Mendel dicendo che nostro figlio avrebbe avuto i capelli chiari, ti amo; per quando, a quattordici anni mi hai rubato il costume e ci hai scritto 'proprietà Miller' con il pennarello indelebile, ti amo; per quando, a quindici anni mi hai semplicemente baciato via una macchia di cioccolata dalla guancia, ridendo, ti amo. E, soprattutto, per l'altro ieri: ti amo".
Lasciò la presa dalle sue mani per poggiare le proprie sulle sue spalle.
"Voglio dirti ti amo per tutte le volte che non l'ho fatto: quelle in cui ero troppo distratto, quelle in cui ho risposto ad un tuo ti amo alzando gli occhi al cielo, quelle in cui ero troppo stupido per arrivarci da solo, quelle in cui avevo paura, quelle in cui semplicemente credevo avessi di meglio da ascoltare. Tiamotiamotiamo! Te lo ripeterò finchè non avrò la gola secca e le labbra screpolate, ed anche allora, ti prego, baciami e prestami il tuo fiato per continuare a dirlo. Perchè n-".
Venne fermato dalle labbra del latinoamericano, piegate in un sorriso che arrivava fino alle orecchie, che si poggiavano sulle sue. Dopo qualche istante di confusione, rispose goffamente, facendo ridere Wiley, che alla fine si allontanò da lui per primo, poggiando la fronte contro la sua.
"Per una volta che mi esprimevo con frasi più lunghe del semplice 'soggetto, predicato e complemento', mi dovevi proprio interrompere?".
La risata cristallina del ragazzo riuscì a far sciogliere anche quel briciolo di lucidità che gli era rimasta.
"Non ti è piaciuto? Avresti preferito che rispondessi a parole?".
Hayden scosse il capo con troppo vigore, ed accortosi dopo dell'errore arrossì di botto, scostandosi dall'altro per potersi coprire le labbra con la scusa della tosse, palesemente forzata.
"Voglio dire: tu sei logorroico, lasciandoti parlare, probabilmente avremmo fatto le tre di notte".
Si giustificò, senza però convincere l'altro, che gli sorrideva dolcemente.
"Quindi... devo presupporre che tu abbia perdonato la mia stupidaggine?".
Wiley sfoderò un sorriso sornione, fingendo di riflettere.
"Io ho penato per sei anni, quindi direi che non mi bastano delle scuse... pretendo tutti questi anni da parte tua, e con gli interessi".
Hayden strabuzzò gli occhi.
"Con questo intendo dire che dovrai sopportarmi per almeno altri dieci anni".
Il biondo emise un sospiro sollevato, congiungendo le mani e causando la risata dell'amico.
Se ancora poteva definirlo tale.
Giusto! Adesso poteva trovare una soluzione al suo cruccio.
"Wiley".
Gli si rivolse, nuovamente serio.
"Devo farti una domanda importante".
Si schiarì la voce, guardandolo dritto negli occhi e notando uno scintillio di inquietudine in essi.
"Non ho mai saputo catalogarti: 'amico' era a dir poco riduttivo, 'migliore amico' sembrava ancora inesatto. Adesso, posso definirti come 'fidanzato', giusto? Sai, semplificherebbe molto la confusione nella mia mente: avrei una maniera precisa con la quale riferirmi a te".
Wiley si portò una mano al petto con fare melodrammatico.
"Oddio, credevo si trattasse di una proposta di matrimonio".
Ricevette un'occhiata torva da Hayden.
"Sai di essere bipolare, vero? Fino a qualche minuto volevi spedirmi su Marte"
Il ragazzo sorrise.
"Sì, Hayden, e sappi che questa la trovo una dichiarazione molto più nel tuo stile. Insomma, chi si aspettava un discorso del genere! Tutti questi 'ti amo' mi hanno mandato in pappa il cervello!".
Sorrise anche lui in risposta, infilando le mani in tasca e iniziando ad incamminarsi verso il paese.
"Tranquillo, avrai tutto il tempo per riprenderti: non ripeterò mai più una cosa del genere".
WIley, come risvegliatosi, lo raggiunse, raccogliendo le scarpe ormai inutilizzabili che aveva lanciato sulla riva in un moto di stizza quando aveva visto l'altro che lo aspettava in spiaggia.
"Eh, come?! Ma io volevo renderlo la mia nuova suoneria! Anzi, no, la mia sveglia!".
"Mi spiace, hai perso la tua occasione".
"Sei crudele, Den! Non ti parlo più!".
"Perfetto, non aspettavo altro!".
Con una finta smorfia, Wiley gli si accostò, infilando la mano libera nella sua tasca per incontrare la sua, cosa che fece sobbalzare Hayden, facendo balenare un ghigno orgoglioso sul suo viso.
"Be', adesso ho un altro potere! Oltre ad infastidirti parlando, posso farti le coccole! Due piccioni con una fava!".
"Sono sul punto di ritirare tutto quello che ho detto prima".
"Mi dispiace, troppo tardi babe".
"Non provare a chiamarmi per davvero così, altrimenti ti soffoco con l'asciugamano".
"Intendi quello che porti sempre sulle spalle? Che modo adorabile per dirmi che vuoi un succhiotto, babe".
"Non capisco il collegamento, ma devo migliorare con le minacce".
"Decisamente".
Nonostante le risposte acide, Hayden intrecciò le loro dita, voltando il capo dall'altro lato a causa dell'imbarazzo che un gesto così semplice gli causava, come se avesse appena metabolizzato tutto ciò che aveva espresso a parole. Wiley non lo provocò come avrebbe fatto solitamente, si limitò ad accarezzare il dorso della sua mano con il pollice.

L'amore non è razionale, non si può spiegare, ma si può esplorare, tentare di conoscere meglio, ed era esattamente quello che Hayden aveva intenzione di fare, un passo alla volta, amando quel ragazzo in maniera irrazionale, così distante dal suo modo di fare, ma che calzava alla perfezione a Wiley.
Amandolo per tutte le volte che non l'aveva fatto.



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Angolo rjiuanoso:
I miei bambini, sigh! Sono così piccoli e puri per ora
!Non so come sia nata di preciso questa storia, ma dovevo scrivere di Wiley che esce dalla sua friendzone eterna, anche se probabilmente la leggeranno in pochi. Si tratta di una sorta di sfogo personale, al quale mancano le virgolette caporali perchè sono troppo pigra e su wattpad i codici html non funzionano.
   
 
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