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Autore: Enedhil    29/01/2019    1 recensioni
Passo uno: impara le regole.
Passo due: studia gli avversari.
Passo tre: gioca.
Passo quattro: infrangi le regole.
Passo cinque: arrenditi.
Ora, tuttavia, toccava a Thor muoversi e il Dio dell'Inganno non si sorprese nel vederlo avanzare fino a sé. Si guardarono in silenzio per un momento, entrambi con un calice pieno nella mano. Dei sorrisi aleggiavano sulle loro labbra. Aspettativa, agitazione, curiosità, eccitazione.
«Bacia o uccidi, fratello,» enfatizzò allora Loki, allargando le braccia sui lati per esporsi alla sua decisione. «Tocca a te.»

[Prequel di “More Than A Word”]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Fandral, Loki, Thor
Note: Movieverse | Avvertimenti: Incest
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Passo due: studia gli avversari


Doveva trovarlo e doveva parlargli. Non avrebbe lasciato passare un solo altro giorno.
Thor se lo ripeteva ogni mattina e ogni sera, ma poi, per una ragione o per l'altra, quel proposito andava in fumo. Perché doveva eseguire gli ordini di Padre, perché Madre gli chiedeva di passare del tempo con lei, perché Volstagg e Hogun volevano allenarsi con lui e Fandral voleva seguire le tracce di qualche fanciulla appena conosciuta.
In tutto questo, Loki si comportava come se niente di particolare fosse accaduto tra loro. Quando si trovavano in compagnia di altre persone, niente nel suo atteggiamento poteva anche solo lontanamente ricordare quella discussione e ciò che ne era scaturito. Tanto che lui stesso aveva iniziato a credere di esserselo solo immaginato.
Poteva essere davvero così? La sua mente si era così assuefatta al caos dei suoi stessi pensieri riguardo al fratello da avergli giocato quel sadico scherzo? O era stato semplicemente il vino? Forse era bastato annusarne il profumo per subire degli effetti. Sì, doveva essere stato quello.
Eppure lo ricordava in maniera così vivida: la pressione violenta delle labbra contro le proprie, le dita che gli stringevano i capelli, il lieve dolore alla cute, e quel brivido traditore attraverso il corpo che lo aveva fatto esitare troppo dal ritrarsi.
No, era accaduto davvero. Era inutile prendersi in giro. E se anche avesse ipotizzato una illusione dovuta alla magia, non aveva scusanti per tutte le altre sensazioni che avvertiva già da tempo in presenza di Loki.

Scosse la testa per allontanare quei pensieri che non l'avrebbero di certo aiutato e svoltò l'angolo per raggiungere il portone che dava sull'atrio delle stanze del fratello. L'anta era socchiusa, così, senza riflettere, scivolò all'interno, chiamando il suo nome come aveva fatto migliaia di volte.
Tutti gli spazi erano in penombra, ma avanzò comunque oltre il secondo ingresso e si fermò dietro all'arco da cui riusciva a intravvedere l'angolo della stanza adiacente. Il camino era acceso e una serie di candele costellavano tutta la zona che delimitava la vasca. Riusciva a sentire il profumo della cera anche da dove si era nascosto.
Perché si era nascosto, sì. Invece di proseguire alla ricerca del fratello, si era nascosto come un ladro, in attesa di sferrare il proprio colpo, e si sentì tutto d'un tratto patetico e stupido.
Udì il tonfo della porta d'entrata che si richiudeva, segno che Loki stava rientrando in quel momento, così attese di essere visto, preparando nel mentre una scusa quantomeno plausibile che spiegasse la sua presenza.
I passi dell'altro si avvicinarono, si fermarono per alcuni attimi, ma Loki non si accorse di lui. Passò oltre la seconda arcata, sul lato più esterno, e si diresse alla vasca da bagno, prendendo una brocca con quella che doveva essere acqua fredda. Si piegò sulle ginocchia per toccare la superficie fumante e ritrasse subito la mano, per poi versare tutto il contenuto del recipiente all'interno della vasca.
Thor si era sempre chiesto come riuscisse a lavarsi a una temperatura così bassa e a trovarsi a proprio agio. Non che a lui il troppo caldo o il troppo freddo dessero così fastidio, ma un bagno era una sorta di rito piacevole, e l'acqua quasi ghiacciata non poteva essere definita un vero piacere.

Era il momento. Doveva uscire allo scoperto e parlargli prima che entrasse, ma quando fece per muoversi, le sue gambe non vollero collaborare.
Divennero molli e instabili quando quelle di Loki scavalcarono il bordo della vasca e Thor non riuscì a distogliere lo sguardo mentre il fratello si privava della vestaglia per farla cadere davanti al camino. Intravide il profilo del suo corpo nudo disegnato dalle ombre, la schiena lievemente inarcata, i glutei che si tendevano nel movimento di sedersi e il sesso in parte nascosto dalla coscia.
Si voltò piano e appoggiò la testa alla parete con un debole colpo che nessuno avrebbe potuto avvertire. Se avesse potuto, l'avrebbe picchiata con tutta la forza che aveva per togliersi dalla mente i pensieri e le emozioni che erano scaturite da quella sola, innocente visione.

Aveva cercato di non guardare più Loki in quel modo. Aveva cercato di non guardarlo più e basta, di tenerlo il più lontano possibile, spesso e volentieri, ma non aveva mai funzionato.
Erano passati anni, ma ancora ricordava la prima volta che aveva sentito quelle sensazioni diverse, inedite, devastanti.
Erano tutti al fiume e si stavano divertendo a sfidarsi nell'acqua con dei bastoni, con solo i calzoni addosso. Sif non era andata con loro e lui aveva perso il buon umore, perché in quel periodo si era intestardito nel volerla corteggiare. Aveva da poco scoperto i piaceri e le gioie della carne e il suo corpo, maturato in quello di uomo adulto, era in costante ricerca di soddisfazione. Le fanciulle erano una tentazione irresistibile e a volte anche alcuni ragazzi avevano attirato le sue attenzioni. Fandral gli ripeteva spesso che presto sarebbero entrati in competizione per accaparrarsi gli abitanti più affascinanti di Asgard.
Ma poi era successo. Un colpo più violento di Volstagg, il fratello aveva perso l'equilibrio sui sassi del fondale e Thor era riuscito per un soffio a schivare il bastone che stava per finirgli in pieno viso. Nel farlo, tuttavia, si era ritrovato Loki tra le braccia. Lo aveva afferrato per puro istinto, in modo da impedirgli una probabile caduta, con un braccio attorno alla vita e l'altra mano dietro la nuca, per proteggerlo dalla roccia poco lontana. Loki si era aggrappato alla sua spalla ed era rimasto immobile, il respiro rapido e il petto che si alzava e abbassava freneticamente.
Thor lo aveva percepito in quel momento, mentre i loro corpi erano così vicini da toccarsi, la pelle nuda e bagnata che si sfiorava. Aveva sentito il sangue pulsare nelle vene e reagire a quella vicinanza come mai era accaduto.
Qualcosa di nuovo, di imprevisto, di perverso.
Qualcosa dentro di lui si era risvegliato e gli aveva fatto riconoscere una natura diversa nel corpo che ancora stava stringendo. Era insensato, inconcepibile, sbagliato, eppure sentiva quell'istinto in maniera così forte e intensa da fargli perdere la testa.
«Grazie, fratello. Ti devo un favore,» gli aveva bisbigliato Loki, tanto vicino alle sue labbra da fargli sentire il fiato caldo che sapeva ancora della birra che avevano bevuto prima di iniziare a scontrarsi.
Disagio, imbarazzo, interesse, attrazione. Thor era rimasto lì, immobile, quando gli altri avevano ripreso quel gioco, a cercare di scendere a patti con quello che aveva provato.
Nessuno si era accorto di niente.

Diede un altro colpetto alla parete con la testa, gli occhi alzati verso il soffitto, e udì una debole cantilena provenire da oltre l'arcata.
Osò troppo, ancora una volta. Tornò a guardarlo, stringendo i denti per incastrare nella gola il respiro rapido e nel petto il battito del cuore che rimbombava con violenza.
Loki si gettò dell'acqua sul viso e piegò indietro il capo contro la vasca, gli occhi chiusi e un braccio appoggiato sul bordo. Continuava a canticchiare qualcosa di indefinito, intervallandolo a dei profondi sospiri rilassati. Dopo qualche momento, però, tornò il silenzio, ad eccezione dello scoppiettare delle fiamme nel camino. La mano si strinse per un attimo al bordo, prima che il braccio scivolasse anch'esso nell'acqua, e Loki infine piegò di lato la testa.
Lo sguardo del Dio del Tuono si soffermò sulla curva del collo esposto in quel modo, sulla morbida linea che dall'orecchio scendeva fino alla spalla, sulla pelle bagnata così chiara in contrasto coi capelli corvini che sfioravano appena quel punto.
Ricordava così bene com'era sotto le proprie dita che la sensazione quasi lo spaventò.
L'infido demone di un desiderio che non doveva appartenergli gli ringhiò nel petto e allungò gli artigli tra le sue cosce. L'impulso di andare da Loki e baciare quella pelle che aveva solo toccato, di possedere qualcosa che sentiva il bisogno di reclamare come proprio, oltre all'affetto, oltre alla protezione, oltre all'amore che naturalmente provava per lui, era osceno e crudele.
Era suo fratello, ma per qualche incomprensibile ragione, il suo sangue aveva iniziato a percepire quel legame in maniera diversa, e lui non aveva la minima idea di come fare per metterlo a tacere.
Strinse gli occhi e spinse la fronte contro la parete con un sospiro trattenuto. Per la prima volta, da che aveva memoria, si sentì talmente debole e impotente da provare un'improvviso senso di smarrimento.
Si rese conto di aver trovato un minimo di forza per muoversi solo quando vide il buio attorno a sé farsi più intenso. Era ormai nell'atrio, e tutto ciò che doveva fare era continuare a camminare per allontanarsi, per scappare, per nascondersi ancora, e per mettere a tacere quel segreto dietro a ciò che doveva essere.

*

Loki si spostò dall'ombra del pilastro dietro al quale si era celato e allungò una mano in direzione della vasca. Con un semplice movimento delle dita, l'illusione che aveva creato poco prima svanì, lasciando soltanto l'acqua ormai raffreddata. Aveva ancora le labbra socchiuse per la sorpresa e la piega di un sorriso divertito.
Avrebbe potuto concedersi per davvero quel bagno che si era preparato, adesso, dopo aver visto il possente Thor ridotto a un mero corpo tentennante, preda di quello che gli era sembrato, a tutti gli effetti, un tormentoso desiderio trattenuto. Lo aveva osservato e aveva mosso la propria visione proprio per provocare le sue reazioni, sebbene non si aspettasse sul serio niente di simile.
All'inizio si era sentito strano, sbalordito, incredulo, ma poi una inaspettata sensazione dentro di lui si era fatta largo tra le altre, e aveva iniziato a sentirsi lusingato da quello sguardo, ammaliato dal potere che stava avendo su Thor e deliziato dall'effetto che la sua sola immagine stava suscitando sul corpo dell'orgoglioso Dio del Tuono.
Il bagno poteva aspettare, perché la curiosità di scoprire cos'altro era riuscito a provocare nel fratello aveva la precedenza.

Lo seguì lentamente, intuendo che la sua meta fossero le stanze private, e quando lo vide varcare le porte e sbatterle alle proprie spalle, ne ebbe la conferma. Quell'ala del palazzo, a tarda sera, era deserta, così giunto davanti all'ingresso non gli fu difficile ascoltare e immaginare con facilità cosa stesse avvenendo all'interno.
Prima silenzio e poi una serie di rumori tipici di oggetti che cadevano sul pavimento e di mobilio che si ribaltava al suolo. Le sedie, con tutta probabilità, seguite anche da uno dei tavoli con al seguito ciotole di cibo e brocche d'acqua.
Loki si appoggiò con la schiena alla porta. e pur stringendo le labbra non riuscì a controllare il sorrisino malizioso che riaffiorò su di esse.
Il grande e potente Thor.
Così debole, nonostante tutto l'orgoglio e la vanità che brandiva come armi dinanzi a tutti.
Così prevedibile, anche in quel piccolo, sporco segreto vizioso che non doveva essere loro.
Lo aveva battuto di nuovo, senza nemmeno iniziare una partita.

 
** Continua **
   
 
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