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Autore: Enedhil    29/01/2019    1 recensioni
Passo uno: impara le regole.
Passo due: studia gli avversari.
Passo tre: gioca.
Passo quattro: infrangi le regole.
Passo cinque: arrenditi.
Ora, tuttavia, toccava a Thor muoversi e il Dio dell'Inganno non si sorprese nel vederlo avanzare fino a sé. Si guardarono in silenzio per un momento, entrambi con un calice pieno nella mano. Dei sorrisi aleggiavano sulle loro labbra. Aspettativa, agitazione, curiosità, eccitazione.
«Bacia o uccidi, fratello,» enfatizzò allora Loki, allargando le braccia sui lati per esporsi alla sua decisione. «Tocca a te.»

[Prequel di “More Than A Word”]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Fandral, Loki, Thor
Note: Movieverse | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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Passo tre: gioca


Oramai conosceva così bene l'amico da essere certo che la sua curiosità lo avrebbe spinto ad andare a vedere cosa stava succedendo, nel momento in cui avrebbe scorto dei gruppi di giovani intenti a fare qualcosa nel Salone dei Giochi.
Difatti, non appena Thor si avviò per il corridoio esterno, oltre la serie di colonne che delimitavano quel lato della stanza, Fandral rallentò il passo, sbirciò interessato nella direzione da cui provenivano le voci, e poi fece cenno al figlio di Odino di seguirlo.
Thor lo richiamò, fingendo un'urgenza che, ovviamente, non aveva.
Si trovarono davanti a due schieramenti di persone, posizionati intorno a una enorme scacchiera che occupava quasi l'intero pavimento disponibile. Doveva essere di certo uno degli incantesimi di Loki, perché nessuno avrebbe potuto ricrearla in modo materiale nel giro di poche ore.
Difatti vide l'immagine tremolare leggermente sotto i piedi del fratello, quando questi passò tra i giocatori per arrivare davanti a loro due. Era vestito di nero dalla testa ai piedi, in uno dei suoi lunghi abiti comodi ma eleganti, che faceva risaltare il chiarore della sua pelle.

«Che sorpresa! Potete unirvi a noi, se volete. Non abbiamo ancora iniziato.»

«Abbiamo un impegno,» ribatté subito Thor, indicando distrattamente un punto in lontananza, ma gli bastò lanciare un'occhiata al guerriero al proprio fianco, già occupato a sorridere ad alcune ragazze, per capire che il suo piano aveva funzionato. Usare l'altro come diversivo, per non far sembrare al fratello che fosse lui quello interessato a restare, era stata un'ottima mossa.

Fandral stava già pregustando il gioco e tutto ciò che ne sarebbe derivato. Era evidente sul suo viso raggiante e dal fatto che avesse già iniziato a incamminarsi sulla scacchiera. «Non è un impegno così urgente, in verità.»

«Solo una partita,» mormorò Loki, spostando lo sguardo da uno all'altro, con un sorrisino compiacente. «Non durerà molto.»

«Solo una partita,» gli fece eco il guerriero, prima di alzare le mani sui lati in un gesto implorante.

Loki non attese una risposta affermativa dal fratello, prese due calici e li passò a entrambi. Riempì prima quello di Fandral, il quale bevve subito tutto il contenuto, indicandogli di riempirlo ancora. Il Dio dell'Inganno non se lo fece ripetere e gli fece segno di mettersi con la squadra dei bianchi.
«Abbiamo bisogno di un re,» mormorò poi a Thor in tono provocatorio, versando il vino nel suo calice per poi posare la brocca.

Il Dio del Tuono inspirò profondamente, ma si ritrovò ad appoggiare il bordo alle labbra, lo sguardo ancora fisso sul volto di Loki. Prima di rendersi conto davvero di ciò che avrebbe comportato, bevve in un lungo sorso tutto il vino, avvicinando poco dopo il calice all'altro nell'attesa che lo riempisse di nuovo. Era abbastanza sicuro che anche quella bevanda fosse stata corretta da una delle polveri del fratello, e ne ebbe la conferma quando lo vide inarcare le sopracciglia stupito, prima di riprendere la brocca.

«Ricorda di tenere a freno la lingua, fratello. O ti aspetta un altro mese di punizione,» gli bisbigliò allora Loki con un sorriso complice. Ancora un ultimo sguardo e infine tornò al centro della scacchiera, il passo lento e il portamento fiero e regale. Si stava beando nell'essere al centro dell'attenzione e quando iniziò a parlare, Thor si accorse che in molti, in quella sala, sembravano non riuscire a togliergli gli occhi di dosso. Lui era, inevitabilmente, tra questi.

«Giocatori, vi ricordo le regole. Due squadre: la bianca e la nera. La bianca ha il compito di difendere il re e di farlo restare incolume lungo il percorso che parte dal castello, al centro della scacchiera, fino ad arrivare a uno dei santuari ai quattro angoli.» Mentre descriveva, le caselle nominate prendevano vita e si illuminavano, girando su se stesse e animando quell'incantesimo, sotto allo sguardo meravigliato dei presenti. «La nera deve catturare il re. Tutti i pezzi possono muoversi di quante caselle vogliono, fino a quando incontrano un ostacolo. Ma vi ricordo che è vietato muoversi in diagonale.» Lanciò un'occhiata a Thor e si lasciò sfuggire un sorriso, al quale il Dio del Tuono rispose nello stesso modo. «Ognuno di voi può essere catturato e ucciso se finisce chiuso tra due pezzi. Tuttavia, quando questo avviene, il pezzo che ha fatto l'ultima mossa ha due scelte: uccidere il pedone catturato, con il vino che avete con voi, oppure baciarlo. Se il vostro prigioniero risponderà al bacio, lo avrete portato nella vostra squadra. In caso contrario... sarà lui a esigere la vostra vita.» Si guardò attorno, iniziando a indietreggiare per portarsi all'esterno della scacchiera. «Al collo avete un ciondolo con un numero, per l'ordine in cui dovete muovervi, e con due colori. Usatelo per ricordarvi da che parte state.»

Thor vide tutti i partecipanti iniziare a schierarsi, ma non si mosse fino a quando fu Loki a raggiungerlo. «In che squadra devo stare?»

«Sei il nostro re, no? Mettiti al centro e prega di avere dei sudditi fedeli.»

«E tu resterai in disparte a godere dei tradimenti?»

Loki arricciò le labbra in una piega maliziosa. «Non questa volta.» In quella semplice risposta, Thor percepì una promessa e una minaccia che gli provocò un inopportuno fremito lungo la schiena.

La partita cominciò. Durante i primi movimenti, i giocatori che interpretavano i pezzi si dimostrarono leali verso il proprio schieramento. Le eliminazioni si susseguirono, liberando così lo spazio di gioco e aumentando la possibilità di muoversi lungo un percorso più ampio.
Thor per molto tempo si trovò circondato dai partecipanti che avevano il compito di proteggerlo, ma trovò comunque alquanto divertente quel meccanismo che si era creato tra le due squadre, nel momento in cui iniziarono a mischiarsi e a cambiare, per via dei tradimenti. Per quanto potesse non approvare i suoi metodi, doveva ammette che Loki aveva creato un'atmosfera allegra e disinibita, in cui tutti quanti si stavano dilettando.
Il Dio dell'Inganno, però, sembrava tenersi comunque lontano, visto che percorreva le zone laterali e solo saltuariamente incrociava il cammino con qualche sfortunato che finiva ucciso dal vino.

Dopo più di un'ora, Thor si rese conto di aver perso molti della propria squadra e di essere ormai abbandonato a se stesso. Era arrivato il momento di giocare davvero.
Guardò verso l'amico con cui era arrivato e lo vide bloccato tra due partecipanti. Il ragazzo che lo aveva imprigionato dal davanti, un giovane attraente dalla pelle d'ebano, si era appena sporto verso di lui per baciargli le labbra.
Fandral aprì la bocca in una lieve risatina e si rivolse proprio al Dio del Tuono. «Perdonami, mio futuro re. Hai la mia fedeltà in battaglia... ma qui...» Alzò le spalle, come se non avesse altra scelta, e tirò a sé l'avversario per rispondere al bacio con un impeto tutt'altro che casto.

«Traditore!» esclamò allora Thor, fingendo un tono accusatorio, prima di ridere e scuotere la testa.
Il gioco riprese, e spesso si ritrovò a fronteggiare delle fanciulle che ovviamente finivano col baciarlo. Una delle regole che il fratello aveva introdotto, era che il re poteva essere irretito dagli avversari, se si trovava nella parte centrale del tabellone, così da prolungare la partita in caso del suo passaggio alla squadra opposta, ribaltando così le parti. La sua cattura avveniva soltanto lungo i quattro lati che portavano ai santuari. In quel modo, lui finì con l'assaggiare decine di labbra sulle proprie, alcune timide, altre dolci, altre ancora provocatorie. Era divertente ed eccitante, un insieme di sensazioni rese ancora più intense dalla magia che si respirava e dal vino che aveva iniziato ad avere effetto sui suoi sensi. A volte i suoni gli arrivavano come eco lontane, altre alla stregua di sussurri seducenti. Doveva guardarsi ripetutamente intorno per capire cosa stesse accadendo sul serio.
Vedeva Fandral cambiare schieramento di continuo, baciando ogni fanciulla che desiderava il suo favore, più che la vittoria.
E vedeva Loki ancora lontano, troppo lontano, intento a proseguire il gioco senza incrociarsi con qualcuno frontalmente.
Il dannato vino incantato gli fece provare l'incontrollabile voglia di attraversare tutta la scacchiera per andare da lui e metterlo alla prova, nel momento in cui si sarebbero trovati uno davanti all'altro. Sì, era sempre colpa del vino anche il desiderio di sentire ancora le sue labbra, invece di quelle delle invitanti fanciulle che lo circondavano. Doveva essere così.
Venne distratto da due attacchi a poche caselle di distanza dalla sua, e quando riuscì a liberarsi vide che infine qualcuno era riuscito a intercettare il percorso del fratello.
Fandral era stato spinto da una giocatrice a voltarsi e in quel modo si era trovato davanti a Loki. Due passi lo avevano portato a iniziare la cattura, e ora erano lì che si fissavano, con delle espressioni che dovevano sembrare intimidatorie.
«Ehi!» Thor alzò la voce, puntando il dito verso l'amico. «Attento a quello che fai a mio fratello!» Era un avvertimento ironico, o almeno così era sembrato a tutti, perché il guerriero scoppiò a ridere.

«Che posso dire... l'onore mi impedisce di uccidere il mio principe, quindi...» Fandral si chinò in avanti e baciò Loki sull'angolo delle labbra... e Thor trattenne il fiato. Se avesse osato di più, forse lui non avrebbe controllato quel primordiale impulso che aveva sentito esplodergli dentro e che lo stava spingendo ad andare da loro per dividerli. Era solo un gioco. Era solo un bacio.
Ma Loki non si era ritratto subito.
Loki aveva socchiuso la bocca e aveva mosso il viso quel poco che bastava per far sfiorare di più le loro labbra.
Loki, però, non aveva guardato Fandral in quei pochi istanti. Aveva fissato lui.

«Mossa audace,» mormorò poi il Dio degli Inganni, riportando l'attenzione sul guerriero davanti a sé, per poi sorridergli.

«Come lo è tutta la mia vita,» rispose Fandral, sostenendo lo sguardo dell'altro con la sua solita altezzosa sicurezza. «E parlando di questa, ora è giustappunto nelle tue mani... trattala con gentilezza.»

«Come ho sempre fatto.»

Il tono allusivo nella replica del fratello fece corrucciare la fronte a Thor, mentre il fastidio che stava provando nell'assistere a quella scena cresceva a dismisura.
Lo vide piegare la testa verso Fandral con l'intento di baciarlo di rimando, ma prima di arrivare a toccare le sue labbra, Loki alzò la mano col calice e gli versò in testa tutto il liquido.

Il guerriero chiuse gli occhi e poi scoppiò a ridere. «Avrei dovuto immaginarlo!» Fece un mezzo inchino al proprio principe per poi rivolgersi a Thor, fingendo un tono drammatico: «Mi sono sacrificato per la tua famiglia. Ricordalo quando mi piangerai.» Si passò una mano tra i capelli bagnati e poi scosse la testa come se stesse scrollando di dosso il vino, provocando le risatine di chi gli era vicino. Si avviò infine per lasciare la scacchiera, ma nel farlo fece l'occhiolino ad alcune fanciulle, le quali lo rincorsero subito, sorridendo. Fandral si spostò solo all'ultimo, per prendere per il polso anche il ragazzo che lo aveva baciato all'inizio del gioco e trascinarlo via insieme alle altre.

*

Loki andò a riempire di nuovo il calice, senza nascondere un sorriso per quella piega inaspettata degli eventi. Non pensava che Fandral avrebbe osato tanto davanti agli occhi di Thor, ma forse aveva sottovalutato, ancora una volta, il suo temperamento sprezzante.
«Hai perso il tuo prezioso alleato,» commentò allora, tornando alla propria casella, con gli occhi puntati sul fratello, il quale tuttavia gli sorrise di rimando.

«E tu hai perso quattro pedoni. Siete inferiori di numero.»

Il gioco riprese con l'ultima decina di partecipanti rimasti, e Loki, in quel momento, cominciò davvero a giocare. Era sempre stato bravo a intuire le mosse, ad anticiparle e a colpire là dove l'avversario credeva di essere al sicuro. Non voleva più perdere tempo, non voleva più lasciare al caso la riuscita di quella partita. Aveva fisso nella mente lo sguardo con cui Thor lo aveva guardato mentre lui stava lambendo la bocca di Fandral, e con la stessa intensità ricordava quella luce bramosa nei suoi occhi, quando settimane prima il fratello si era introdotto nelle sue stanze.
Adesso voleva metterlo davanti all'evidenza, chiuderlo in un angolo e vederlo disperarsi in quella allettante tortura, come una bestia in trappola.
Eliminare i pochi partecipanti rimasti fu fin troppo semplice per lui. Quando si trovò solo su quel lato della scacchiera, si voltò verso il punto in cui il Dio del Tuono stava fronteggiando l'ultima giocatrice che apparteneva alla squadra dei neri. Gli sarebbe bastato uccidere lei, e in due mosse avrebbe raggiunto il santuario. Oppure avrebbe potuto baciarla e portarla così nel proprio schieramento, tornando in vantaggio e assicurandosi la salvezza, perché lei di sicuro lo avrebbe baciato a propria volta.
Invece lo vide gettarle addosso un po' di vino con un lieve sorriso di scuse.
Loki avvertì l'esaltante brivido della vittoria scorrergli lungo il corpo, qualunque cosa avrebbe comportato.

Thor seguì con lo sguardo la donna e solo quando fu abbastanza lontana, si voltò verso il fratello. «Così... siamo rimasti solo tu ed io, a quanto sembra.»

Si mosse di un passo, per occupare la casella davanti a sé, ma subito Loki alzò la voce: «Resta fermo! Non barare! È il mio turno.»

«Non ho mai barato! Sei tu quello che lo fa.»

Seguendo il percorso orizzontale, Loki arrivò dinanzi a lui, bloccandogli in quel modo il passaggio lungo la linea di caselle che portavano dirette all'angolo del santuario più vicino. Ora, tuttavia, toccava a Thor muoversi e il Dio dell'Inganno non si sorprese nel vederlo avanzare fino a sé. Si guardarono in silenzio per un momento, entrambi con un calice pieno nella mano. Dei sorrisi aleggiavano sulle loro labbra. Aspettativa, agitazione, curiosità, eccitazione.
«Bacia o uccidi, fratello,» enfatizzò allora Loki, allargando le braccia sui lati per esporsi alla sua decisione. «Tocca a te.»
Lo vide esitare ancora e si trovò a sospirare una lieve risata. Era solo uno scherzo, alla fine, solo un gioco, o almeno così voleva ripetersi, ma la semplice certezza che Thor si stesse struggendo così tanto nell'indecisione lo eccitava più di quanto fosse concepibile in quella circostanza.
Ad un tratto si piegò verso di lui e gli sussurrò all'orecchio: «So che non dovrei suggerirtelo, ma puoi anche muoverti all'indietro e puntare all'altro santuario.» Nell'avvicinarsi così tanto al suo corpo, gli sembrò di avvertire una sorta di energia che si dibatteva per uscire e quando si tirò indietro, guardò il fratello con un'espressione incuriosita e affascinata.

Thor non tentennò nella risposta, però. «Non voglio tornare indietro.» E Loki percepì con la coda dell'occhio la mano dell'altro che si rialzava per avvicinarsi al suo viso. Non smise di fissarlo, nemmeno quando iniziò ad avvertire la carezza di quel tocco familiare che in realtà non era ancora avvenuto. Non smise di fissarlo, perché bramava scorgere le ombre della resa nei suoi occhi che diventavano più scure. Non smise di fissarlo, perché, se l'avesse fatto, se avesse abbassato lo sguardo sulle sue labbra, avrebbe reso fin troppo evidente qualcosa che non poteva permettersi.

Quel bacio divenne un soffio di respiri che si incontrarono un istante... per separarsi bruscamente quello successivo.

Thor fece un passo indietro e si mise la mano libera sul fianco, la testa piegata all'indietro per guardare il soffitto, mentre dava le spalle alle colonne dalle quali la risata di Volstagg e le parole di Hogun erano riecheggiate, anticipando il loro arrivo.
Loki abbassò invece lo sguardo sulla scacchiera e si allontanò lentamente dal fratello, per dirigersi al tavolo sul quale erano stati posati i calici vuoti.

«Sei davvero qui!» gridò divertito Volstagg, avanzando fino al Dio del Tuono. «Pensavamo che Fandral fosse annebbiato dal desiderio a tal punto da raccontarci fandonie.» Gli picchiò la mano sulla spalla. «Vieni! Abbiamo messo a punto quelle nuove armi di cui ti parlavamo. Ci serve solo la tua approvazione.»

«Oh, puoi andare,» intervenne subito Loki, nell'incrociare ancora gli occhi del fratello, ora velati da qualcosa simile al rammarico o al timore... o alla vergogna. «Ormai avevi vinto tu, la partita era finita.» Alzò il calice nella sua direzione, ostentando un sorriso sereno.

«Non solo perdi del tempo così, ma ti preoccupi anche di vincere!»
«Dobbiamo trovarti dei passatempi più entusiasmanti.»

Alle affermazioni dei due amici, Thor alzo le spalle, unendosi alle loro risate. «Era solo una partita in ricordo dei vecchi tempi, niente di più. Mi sorprende che possiate dubitare della mia capacità di ottenere la vittoria!»

«Nemmeno per un momento, mio futuro re. Nemmeno per un momento.» Volstagg lo trascinò al proprio fianco, avviandosi verso l'uscita, tra le risate di tutti e tre.

Loki li seguì con lo sguardo, poi appoggiò piano il calice sul tavolo. Appena la base toccò il piano, tutti gli altri calici vennero sospinti da un colpo invisibile e volarono lungo la sala fino a rotolare sul pavimento. L'illusione della scacchiera svanì.

 
** Continua **
   
 
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