Non
è facile specchiarsi, né tanto meno scoprire che ciò che vedi allo specchio è
vero. Un bambino costretto a comportarsi come un uomo, o avrà come pena una
punizione da suo padre. Un bambino costretto a cantare, anche se ormai aveva
fatto del sogno dei suoi genitori uno stile di vita da seguire costantemente
senza intoppi… dovere o piacere? Non lo sapeva, e forse non l’avrebbe mai
saputo. Magari però esibirsi era entrambe le cose. Chi poteva dirlo? Nessuno
sarebbe mai stato in grado di capire i suoi sentimenti, a parte lui stesso. Ma
lui era troppo piccolo, non voleva e non poteva.
Perché
non poteva giocare come tutti gli altri bambini? Perché non poteva
semplicemente godersi quei pochi anni che la natura gli aveva così gentilmente
donato come gli altri coetanei? Perché non poteva girare per il quartiere con
una bicicletta come il piccolo John che abitava accanto a lui? Perché non
poteva correre spensierato per il minuscolo cortile rincorrendo le farfalle e
le lucertole? Perché non poteva giocare con le biglie o con i modellini degli
aeroplani così somiglianti a quelli che per lungo tempo avevano minacciato il
suo Paese? Perché non poteva avere degli amici? Perché non poteva essere… Peter
Pan? Si sarebbe accontentato anche di diventare uno dei Bimbi Sperduti, di
lasciare per sempre la sua casa… di non sentire più la voce arrabbiata di suo
padre che ordinava ai suoi fratelli maggiori: “Fate come lui”, il senso di
colpa ogni qual volta questa frase rimbombava nelle sue orecchie, i singhiozzi
soffocati della madre che piangeva nella stanza accanto…
Qualcosa
luccicò sulla sua pelle scura e cadde sul pavimento, lasciandovi un piccolo
alone apparentemente invisibile.
Una
lacrima.
Un’altra.
E
un’altra ancora.
Il
bambino pianse senza ritegno quella sera. D’altronde era quello che voleva, no?
Sfogarsi e mandare al diavolo il suo fare da adulto. Voleva essere un bambino e
l’avrebbe fatto.
-Costi
quel che costi-, sussurrò, posando una mano sullo specchio e abbassando la
testa.
Quando
la alzò, era cambiato.
Colore
della pelle a parte, i suoi lineamenti erano ormai quelli di un adulto: mento
pronunciato, occhi più grandi, capelli più lunghi, i muscoli ormai già
formati...
Era
un uomo, ma il suo cuore era rimasto puro ed innocente.
Nulla
lo avrebbe cambiato…mai.
Un
adulto solo esteriormente… avrebbe continuato a salire sugli alberi, facendo
capire che in ognuno di noi c’è un bambino… avrebbe continuato a farlo per
coloro che non hanno mai potuto essere piccoli, che non hanno mai saputo cosa
significasse la parola infanzia, costretti a crescere troppo presto…
Si
sentì chiamare e si voltò.
Era
un addetto all’organizzazione dell’evento.
-Tra
un minuto in scena-, lo informò, per poi scomparire dalla porta da dove era
entrato.
Sospirò,
per poi tornare a specchiarsi.
Tra
poco avrebbe di nuovo dimostrato alla platea in delirio chi lui fosse… li
avrebbe incantati ancora una volta con i suoi passi, mentre sfidava la forza di
gravità… a furia di far incendiare i suoi piedi, desiderava di nuovo sentire il
suo nome provenire dal pubblico estasiato, perché le alte voci dei fan
coprivano quella furiosa del padre che lo assillava da quasi trent’anni…
Sentì
l’adrenalina scorrere nelle sue vene e seppe che era pronto. Si sistemò il
vestito con le borchie e uscì dal camerino.
Il
mondo era fuori, e aspettava solo un bambino per essere cambiato.
Un
bambino di nome Michael Jackson.
Nota dell’autrice:
Eccomi
di nuovo qui… questa ff mi è venuta la stessa sera dopo aver postato “Fratello
e sorella”… amo definire tale ispirazione “Effetto-Michael”… ed è decisamente
stupenda! Questa one-shot mi è venuta mentre ascoltavo “Man in the mirror”
(infatti il titolo ricorda quello della canzone), “Little Susie” e “Smile”.
Spero che io non vi abbia fatto piangere, perché sappiate che non era mia
intenzione. Volevo solo cercare di immaginare come si dovesse sentire il nostro
Michael guardandosi allo specchio.
Ad
ogni modo, non credo che a lui faccia piacere vederci piangere… basti pensare
che lui stesso cantava:
Smile though your heart is breaking,
Smile, even though it’s breaking
When there are clouds in the sky…
Abbiate
sempre nei vostri cuori queste sue parole, mi raccomando… altrimenti perché le
avrebbe scritte?
Un
saluto speciale a PrinzessinTH: la tua recensione è stata fantastica per me, la
leggo ogni volta che sono giù di morale… e mi ricorda che lui vorrebbe che io
sorridessi… spero che quest’altra storia ti sia piaciuta.
E
a te, Alchimista, perché non ho mai incontrato un’amica come te… grazie…
Grazie
anche a chi mi ha aggiunto tra i preferiti! Vi adoro tutti! Un bacio dalla
vostra Bad_Mikey!