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Autore: PhoenixOfLight    18/07/2009    6 recensioni
[Dalla fic] "Non è facile specchiarsi, né tanto meno scoprire che ciò che vedi allo specchio è vero. [...] Perché non poteva giocare come tutti gli altri bambini? Perché non poteva semplicemente godersi quei pochi anni che la natura gli aveva così gentilmente donato come gli altri coetanei? Perché non poteva girare per il quartiere con una bicicletta come il piccolo John che abitava accanto a lui? Perché non poteva correre spensierato per il minuscolo cortile rincorrendo le farfalle e le lucertole? Perché non poteva giocare con le biglie o con i modellini degli aeroplani così somiglianti a quelli che per lungo tempo avevano minacciato il suo Paese? Perché non poteva avere degli amici? Perché non poteva essere… Peter Pan?" Spero che vi piaccia... un bacione a tutti... Michael, ti amiamo, proteggici da lassù...
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The child in the mirror

 

 

Non è facile specchiarsi, né tanto meno scoprire che ciò che vedi allo specchio è vero. Un bambino costretto a comportarsi come un uomo, o avrà come pena una punizione da suo padre. Un bambino costretto a cantare, anche se ormai aveva fatto del sogno dei suoi genitori uno stile di vita da seguire costantemente senza intoppi… dovere o piacere? Non lo sapeva, e forse non l’avrebbe mai saputo. Magari però esibirsi era entrambe le cose. Chi poteva dirlo? Nessuno sarebbe mai stato in grado di capire i suoi sentimenti, a parte lui stesso. Ma lui era troppo piccolo, non voleva e non poteva.

Perché non poteva giocare come tutti gli altri bambini? Perché non poteva semplicemente godersi quei pochi anni che la natura gli aveva così gentilmente donato come gli altri coetanei? Perché non poteva girare per il quartiere con una bicicletta come il piccolo John che abitava accanto a lui? Perché non poteva correre spensierato per il minuscolo cortile rincorrendo le farfalle e le lucertole? Perché non poteva giocare con le biglie o con i modellini degli aeroplani così somiglianti a quelli che per lungo tempo avevano minacciato il suo Paese? Perché non poteva avere degli amici? Perché non poteva essere… Peter Pan? Si sarebbe accontentato anche di diventare uno dei Bimbi Sperduti, di lasciare per sempre la sua casa… di non sentire più la voce arrabbiata di suo padre che ordinava ai suoi fratelli maggiori: “Fate come lui”, il senso di colpa ogni qual volta questa frase rimbombava nelle sue orecchie, i singhiozzi soffocati della madre che piangeva nella stanza accanto…

Qualcosa luccicò sulla sua pelle scura e cadde sul pavimento, lasciandovi un piccolo alone apparentemente invisibile.

Una lacrima.

Un’altra.

E un’altra ancora.

Il bambino pianse senza ritegno quella sera. D’altronde era quello che voleva, no? Sfogarsi e mandare al diavolo il suo fare da adulto. Voleva essere un bambino e l’avrebbe fatto.

-Costi quel che costi-, sussurrò, posando una mano sullo specchio e abbassando la testa.

Quando la alzò, era cambiato.

Colore della pelle a parte, i suoi lineamenti erano ormai quelli di un adulto: mento pronunciato, occhi più grandi, capelli più lunghi, i muscoli ormai già formati...

Era un uomo, ma il suo cuore era rimasto puro ed innocente.

Nulla lo avrebbe cambiato…mai.

Un adulto solo esteriormente… avrebbe continuato a salire sugli alberi, facendo capire che in ognuno di noi c’è un bambino… avrebbe continuato a farlo per coloro che non hanno mai potuto essere piccoli, che non hanno mai saputo cosa significasse la parola infanzia, costretti a crescere troppo presto…

Si sentì chiamare e si voltò.

Era un addetto all’organizzazione dell’evento.

-Tra un minuto in scena-, lo informò, per poi scomparire dalla porta da dove era entrato.

Sospirò, per poi tornare a specchiarsi.

Tra poco avrebbe di nuovo dimostrato alla platea in delirio chi lui fosse… li avrebbe incantati ancora una volta con i suoi passi, mentre sfidava la forza di gravità… a furia di far incendiare i suoi piedi, desiderava di nuovo sentire il suo nome provenire dal pubblico estasiato, perché le alte voci dei fan coprivano quella furiosa del padre che lo assillava da quasi trent’anni…

Sentì l’adrenalina scorrere nelle sue vene e seppe che era pronto. Si sistemò il vestito con le borchie e uscì dal camerino.

Il mondo era fuori, e aspettava solo un bambino per essere cambiato.

Un bambino di nome Michael Jackson.

 

 

 

 

 

 

 

 Nota dell’autrice:

Eccomi di nuovo qui… questa ff mi è venuta la stessa sera dopo aver postato “Fratello e sorella”… amo definire tale ispirazione “Effetto-Michael”… ed è decisamente stupenda! Questa one-shot mi è venuta mentre ascoltavo “Man in the mirror” (infatti il titolo ricorda quello della canzone), “Little Susie” e “Smile”. Spero che io non vi abbia fatto piangere, perché sappiate che non era mia intenzione. Volevo solo cercare di immaginare come si dovesse sentire il nostro Michael guardandosi allo specchio.

Ad ogni modo, non credo che a lui faccia piacere vederci piangere… basti pensare che lui stesso cantava:

Smile though your heart is breaking,

Smile, even though it’s breaking

When there are clouds in the sky…

Abbiate sempre nei vostri cuori queste sue parole, mi raccomando… altrimenti perché le avrebbe scritte?

Un saluto speciale a PrinzessinTH: la tua recensione è stata fantastica per me, la leggo ogni volta che sono giù di morale… e mi ricorda che lui vorrebbe che io sorridessi… spero che quest’altra storia ti sia piaciuta.

E a te, Alchimista, perché non ho mai incontrato un’amica come te… grazie…

Grazie anche a chi mi ha aggiunto tra i preferiti! Vi adoro tutti! Un bacio dalla vostra Bad_Mikey!

   
 
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