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Autore: _Akimi    30/01/2019    6 recensioni
[7 parole - 7 coppie diverse]
I. Roger/Freddie - Gatto
II. Brian/Roger - Sigarette
III. John/Freddie - Specchio
IV. Roger/John - Automobile
V. Brian/Freddie - Luna
VI. John/Brian - Sguardo
VII. Freddie/Mary - Letto
"«Un giorno dovrai dirmi cosa trovi di interessante nel guardarmi dormire, lo sai?»
Domanda Mary, schiudendo le palpebre e posando il primo sguardo assonnato sul volto di Freddie; quest’ultimo si abbandona al pizzicore delle proprie labbra, concedendosi una risata che soffoca non appena lei ricambia il suo abbraccio.
«Interessante, non so,» le risponde canticchiando, troppo distratto dal lieve tremolio delle sue palpebre per formulare una qualsiasi frase di senso compiuto. «Ma sei diversa quando dormi.»"
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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V.
Luna


Le cicale cantano ed egli risponde.
Un frinire quieto che si disperde tra i fili d’erba in un punto non ben precisato della campagna gallese.
Le cicale cantano e la voce le accompagna con alcune note indefinite, eppur armoniose, dissolvendosi nell’aria di quella calda notte di agosto.
Brian sente tutto, ma nulla gli è concesso vedere: non una stella a tenergli compagnia in cielo, ma solo una distesa di blu cobalto, insieme ad una Luna che acerba attende Storione.
Uno sfuggente tono di familiarità lo pervade, lo rilassa, anche se il buio non lo aiuta a riconoscere la sagoma della persona che sta cercando; nonostante ciò, l’anonimato non lo intimorisce e il suo vagar leggero prosegue.
Continuando, si lascia alle spalle il viale sterrato, gli ultimi lampioni diventano fievoli fiammelle nella notte e solo voltandosi distratto, si rende conto di quanto si sia già allontanato dalla cascina dalla quale è partito.
E ora percepisce la sua destinazione vicina, con quel misterioso canto fattosi ad ogni passo un poco più lineare - sono parole, adesso, ciò che sfuggono dalle labbra che va bramando.
Parole che raccontano di domeniche pigre e di esistenze ordinarie - un’immagine così lontana dall’immacolata beatitudine di questa notte; eppure, tale litania è bussola improvvisata per il musicista che, abbassando lo sguardo, intravede un volto e capelli sparsi tra giunchiglie trascurate.

«Mi hai trovato.»
Intona la voce, e un sorriso placido si diffonde sul viso, così poco sorpreso dal giungere di Brian; quest’ultimo si perde nelle iridi colme di ovvietà e ne è certo, il suo arrivo non è un qualcosa di inaspettato.
Si sente in parte deluso dall’essere così prevedibile agli occhi dell’altro, ma è allo stesso modo lusingato - lusingato dalle costanti attenzioni che gli vengono dedicate.
Si conoscono a vicenda troppo bene e forse, una remota parte di lui, inizia a teme tanta complicità e affezione.
«Non ti stavo cercando.»
Allora mente, Brian, perché mai potrebbe rivelare una verità scomoda; non potrebbe confessare il tedio che lo assale quando non trascorrono tempo assieme.
Ma sa cosa cerca: un paio di brevi minuti, una semplice chiacchierata senza capo né fine, solo un saluto prima di coricarsi.
Desideri sciocchi per una mente così razionale.

«Brian May, sarai anche un ottimo compositore, chitarrista, amico, ma sei un pessimo bugiardo.»
Dovrebbe essere un rimprovero, ma il lieto sarcasmo che scivola sulla lingua pare nascondere altro - un abbozzo di complimento che Brian accoglie confuso, incapace di comprendere dove la loro conversazione si stia proiettando.
A quel punto, pensa per un lungo attimo prima di parlare e lascia che il silenzio si estenda verso un sopportabile infinito; qualcosa di intelligente dovrà pur nascere nella sua testa, prima o poi.
Deve solo capire quanto l’altro sia disposto a procrastinare.
«Aspetti ancora quelle parole.»
Ma è il bagliore timido della Luna a parlare al loro posto; la luce carezza le loro gote, accennando quel lieve imbarazzo che tutto rivela e tutto nasconde.
Potrebbero dirsi così tanto, ma un senso di inutilità si insinua nei loro animi e se lo chiedono, silenziosamente, si chiedono se avrebbe senso confessare quel grande, puerile amore reciproco.
Non ve n’è scopo se non spinti da un impulsivo istinto; ma Brian non è così, si fida troppo della propria logica per abbandonarsi a dimostrazioni pretenziose.
Freddie, invece – potrebbe essere tardi per fermare Freddie.

«Sai, credo che attenderò anche io.»
Stupisce pazientemente e, come un satellite, entrambi si preparano all'inevitabile plenilunio.





 
Angolo dell'autrice:
Fate finta che abbia senso eh-eh.
Scherzi a parte, dovrebbe essere ambientata indicativamente nel periodo in cui si trovavano ai Rockfield Studios. L'idea iniziale era quella di un confessione amorosa rimandata (ma semplicemente perché già palese a gesti) -, ma il concetto reale è che io non riesco a scrivere le parole "Ti amo" (mi danno il voltastomaco, prendetelo come un taboo affettivo haha) e quindi è uscita questa cosa.
Per specificarlo, Storione è il nome del plenilunio lunare ad Agosto - quindi i due non aspettano poi così tanto haha. + le giunghiglie sono, per farla più facile, i narcisi! Ho deciso di citare proprio questi fiori perché sono tra i miei preferiti e sono fiore nazionale del Galles.
Ultime cose:
- Cado nell'apatia totale nel confessarlo, ma a me la Brian/Freddie piace sul serio; so che non se la caga nessuno, quasi da nessuna parte, ma a me piace sul serio, avrei scritto dei due anche senza fare questa raccolta haha
- regalo una flashfic su qualsiasi coppia/personaggio a chi indovina il titolo della canzone cantata da Freddie
- La prossima sarà l'ultima con Brian *faccina mezza-triste* (Ma ormai credo che abbiate capito il giro, right? Quindi aspettatevelo insieme a John.)
Grazie!


 

 
  
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