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Autore: AntonyWatson    30/01/2019    5 recensioni
Fan fiction di Natale per il gruppo facebook Johnlock is the way and Freebatch of course.
Sherlock ha una proposta speciale da fare a John, ma non sa quando sia il momento giusto.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Voilà la mia prima fan fiction Johnlock. Storia scritta per il gruppo “Johnlock is the way and Freebatch of course”.
Ho scelto il pacco facile Hudson. Parole disponibili: velluto, proposta, Cadillac, sogno, valzer, lubrificante.
Doveva essere una fan fiction per l’evento di Natale, ma sono un po’ in ritardo con la pubblicazione.
Grazie a Chiara, Bea e mia mamma che mi hanno aiutato con la lingua.
 
#fluffstory
#happyend
#love
#starnuti
 
NIENTE, SOLO UN SOGNO
Di per sé essere di cattivo umore già non è una bella cosa; esserlo la vigilia di Natale lo è ancora peggio.
Nessuna nota echeggiava tra le mura di Baker Street, solo qualche sporadico lamento e innumerevoli starnuti.
Il violino giaceva sullo scrittoio, disteso accanto a un pacchetto di fazzoletti aperto, appena illuminati dalla debole luce invernale che filtrava dalla finestra che dava sulla via. John era talmente arrabbiato da intimidire persino la vena artistica di Sherlock.
Una nuotata, del tutto involontaria, in un canale il giorno precedente era la causa di tutto. L’acqua ghiacciata e il vento gelido furono una combinazione micidiale. Tutto era iniziato con uno stupido (così lo definì John Watson) esperimento sul campo. Nessun errore o imprudenza da parte del consulente investigativo, lui non sbagliava praticamente mai, solo che non aveva calcolato l’imponderabile: mentre il consulente investigativo stava facendo alcune misurazioni sull’argine, con l’aiuto del dottore, un ragazzo scivolato per il ghiaccio li aveva travolti gettandoli entrambi in acqua.
 
“Come stai?”
Nessuna risposta da parte di John Watson. Il consulente si soffiò il naso e andò a sedersi nella sua poltrona. Il fuoco crepitante smorzava la tensione tra i due uomini, rendendo il silenzio meno imbarazzante.
 
“Non è stata colpa mia…”
 
“I tuoi esperimenti prima o poi ci uccideranno! …e il fatto che tu ti stia giustificando la dice lunga. Hai ragione, questa volta non è stata colpa tua”.
 
“John” il detective si alzò in piedi avvicinandosi di un passo all’altra poltrone “ho una proposta da farti, lo so che non è il momento migliore, però….”
 
“No! Qualsiasi cosa sia oggi no” lo interruppe bruscamente il medico.
 
“…è importante” sussurrò di rimando Sherlock.
 
“Ho detto di no. E’ la vigilia di Natale, ho la febbre e non ho nessuna voglia di farti da cavia in qualche esperimento. Lo sai che per te farei qualsiasi cosa, ma oggi non chiedermi niente”.
 
Il silenzio inghiottì il salotto. Anche il fuoco sembrò tacere. Il consulente investigativo si diresse mesto nella camera da letto. La vestaglia aperta lo fece sembrare un fantasma mentre si dirigeva nell’altra stanza. Chiuse la porta alle sue spalle in un gesto piuttosto chiaro.
 
Watson si passò nervosamente la mano tra i capelli argentei. Non era proprio da Sherlock essere così arrendevole. Evidentemente stava davvero male, eppure il il medico sapeva bene quanto il suo compagno sapesse essere insistente in certe circostante.
Scostò la coperta in cui era avvolto e decise di andare a sincerarsi delle sue condizioni.
 
Socchiuse la porta, un leggero “posso?” prima di varcare la soglia. Non ricevette risposta come di consueto.
Il consulente investigativo era raggomitolato sul letto, il volto rivolto verso il cuscino, lo sguardo triste. John andò a sederglisi accanto. Gli posò la mano sinistra sulla nuca infilando le dita tra i ricci neri con piccoli movimenti circolari in una delicata carezza.
 
 “Ehi tesoro che ti prende?”.
 
“Non lo faccio apposta a farti arrabbiare” le parole quasi singhiozzate in un lamento.
 
“Lo so” gli posò un bacio appena accennato sulla tempia “e comunque sono seccato, non sono arrabbiato…e non è colpa tua”. Un altro bacio. “Dai fammi posto”. Con una mano gli prese il polso invitandolo ad allontanare il braccio dal petto. Sherlock non perse l’occasione di tirarselo a sé in un abbraccio.
 
“Riuscirò mai a renderti felice?”
 
“Ma io sono felice con te” socchiuse gli occhi e appoggiò il volto al petto del compagno. Mentre gli cingeva i fianchi con le braccia notò qualcosa nella tasca della vestaglia “che cos’hai qui?”        
 
“Niente, solo un sogno”
 
“Un sogno?” Il medico gli infilò la mano in tasca senza sciogliere l’abbraccio. Le dita sfiorarono una scatolita di velluto, il suo cuore perse un battito, poi lentamente l’estrasse dalla tasca
 
“E’ quello che penso io?”
 
“Perché fai domande di cui sai già la risposta? Stavo aspettando un momento migliore…”
 
“Esiste forse momento migliore di noi due abbracciati sul letto?”
 
“Hai ragione” le braccia intrecciate dietro la schiena sciolsero l’abbraccio per andare a prendere con le dita affusolate la scatolina dalle mani di John, tremando leggermente, il viso leggermente arrossato in un’espressione emozionata “Mi vuoi sposare?”
 
“Perché fai domande di cui sai già la risposta? Certo che lo voglio!”
 
Nessuna parola seguì tra i due, ma solo baci e carezze.
 
Fine.
 
 

 
   
 
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