Sfiorarsi e poi...
La neve aveva finalmente ricoperto
ogni cosa, Lena osservò le colline ammantate ispirando l’aria fredda e pungente
del mattino.
Nel cortile, spazzato dalla servitù,
vi era un intenso via vai di persone, cavalli e carretti.
La corte era chiamata a raccolta, la
grande serata era arrivata, il ballo di mezz’inverno era quella sera stessa e
il castello era in fermento.
Miele era cresciuta un poco
nell’ultimo mese, Lena passò una mano sul morbido pelo della gatta che si stirò
compiaciuta.
Il ballo.
Aveva sempre sognato la grande festa
degli El quando era a Castel Luthor,
ne ricordava i racconti di Lex: le luci, le musiche,
i regali, i nobili eleganti nei loro abiti bianchi prima e poi colorati, i falò
e i giochi attorno ad essi.
Jess stava preparando i due abiti che
avrebbe indossato, anche lei preda della frenesia generale, ma Lena sentiva la
tensione crescere.
Lei e Kara, quella notte, avrebbero
saltato assieme sul fuoco di mezz’inverso, le mani congiunte, i cuori aperti.
Si diceva che un amore sancito in quel modo durava tutta la vita. Una mera
tradizione per ogni coppia di Promessi, un formalità che lei avrebbe adempiuto
senza pensarci troppo se pensieri sciocchi non avessero iniziato a percorrere
la sua mente e il suo corpo non avesse iniziato ad avere reazioni strane ogni
volta che Kara la guardava o le sorrideva.
Un leggero bussare fece scattare
Miele dalle sue gambe e Lena seppe di chi si trattava prima ancora che Jess
aprisse la porta e le annunciasse la presenza di Kara.
“Buona festa di mezz’inverno!”
Esclamò la giovane, piegandosi e sollevando la gatta tra le braccia. “Perché
non siete vestita? Ieri avete acconsentito a venire con noi per formare i
falò!” Le ricordò.
“Credevo steste scherzando.” Si
ritrovò a controbattere.
“Assolutamente no.” Chiarì Kara. I
suoi occhi brillavano di gioia e Lena si morse il labbro.
“Posso ritrattare?” Le mani che la
ragazza mise sui fianchi erano eloquenti. “Va bene, lasciatemi il tempo di
indossare abiti consoni al lavoro e vi raggiungerò.”
“Ottimo!” Esclamò lei e poi si
sedette su di una poltrona, accarezzando Miele che pretendeva più attenzione di
quanto la giovane gliene avesse data fino a quel momento.
Lena si rassegnò e andò a cambiarsi,
scegliendo un abbigliamento simile a quello indossato dalla ragazza: pantaloni,
camicia e giubba. Infilò degli stivali e tornò da Kara che abbandonata la gatta
ora osservava uno dei suoi nuovi progetti.
“Non mi avete parlato di questo.” Le
fece notare. “Sembra una cupola di vetro…”
“È solo un abbozzo di idea.” La
redarguì lei, togliendo il foglio dalle mani della giovane.
“Mi piacciono i vostri abbozzi di
idea!” Protestò Kara.
“Vi mostrerò questo un’altra volta.”
I loro momenti in biblioteca erano
diventati un’abitudine consolidata, ma si erano interrotti durante gli ultimi
giorni essendo il castello pieno di ospiti e i momenti formali che richiedevano
la presenza di entrambe triplicati, ma non era per quello che non aveva
mostrato quel preciso disegno a Kara.
“Va bene, andiamo, Alex, Sam e Ruby
ci stanno aspettando.”
Preparare i falò era una tradizione,
il castello ne avrebbe avuti decine, sparsi nel grande spiazzo e nei giardini.
I giardinieri e gli stallieri avevano preparato il terreno che li avrebbe
accolti ricoprendolo di lastre di pietra, a loro rimaneva il compito di
raccogliere la legna e sistemarla nello spazio scelto.
Il bosco risuonava di risa e schiamazzi,
ogni nobile sveglio era lì attorno a saccheggiare le cataste preparate proprio
per quello scopo. Ruby, la figlia di cinque anni di Lady Samantha, era un
vulcano e saltellava di qua e di là felice. Sua madre e Alex, invece, più
calme, sembravano incapaci di lasciare andare la mano una dell’altra,
chiacchieravano piano e ridevano.
“È bello vederle così felici.” Fece
notare Kara, mentre metteva sulla loro piccola slitta una fascina di legna.
“Sì.” Ammise Lena, mentre una punta
amara le bruciava il cuore, per se stessa, per Kara. Loro non potevano
condividere quel sentimento, quegli sguardi, quei tocchi leggeri… quel bacio…
Gli occhi della ragazza erano su di
lei quando distolse lo sguardo dalla coppia e la guardò. Kara arrossì e tornò
ad occuparsi della legna, sembrava l’unica decisa a lavorare.
“Vi siete mai chiesta come ci si
sente quando si è innamorati?” Le chiese dopo un po’, osservandola spostare
rami e rametti.
“Spesso.” Kara non la guardava questa
volta. “Quando ero una bambina e guardavo i miei genitori e poi quando ho visto
Kal innamorarsi di Lois.”
Rimasero in silenzio, Lena si decise
a raccogliere qualche ramo e lo appoggiò sulla loro slitta. Quella di Sam e
Alex aveva sopra solo una montagna di neve messa lì da Ruby.
“Me lo chiedevo quando passavo del
tempo con Lex.” Aggiunse piano Kara, lanciandole uno
sguardo. “E ora me lo chiedo quando guardo voi.” Il cuore di Lena sobbalzò.
Kara mise altra legna sulla slitta.
“Kara…” Si ritrovò a dire senza
sapere come continuare.
Avrebbe saputo dare forma di parole ad un sentimento che non riusciva
neanche a immaginare? Eppure la giovane davanti a lei sembrava suggerire…
“Abbiamo quasi finito, credo sia il
caso di dare una mano anche a Sam e Alex.” Riempì il silenzio Kara.
“Certo.” Mormorò allora lei,
frustrata per la sua stessa incapacità di mantenere la conversazione su quel
punto, di dare alla sua Promessa qualcosa di più su quello che occupava la sua
mente da…
La mano di Kara sfiorò la sua mentre
camminavano nella neve e Lena provò un brivido, ma non per il freddo. Allungò
appena le dita ed eccola di nuovo. Il dorso della mano di Kara era caldo contro
il suo. Il cuore le batteva veloce, durò solo un istante poi le loro mani si
separarono nel raggiungere le due donne e la bambina.
Lena sentiva le guance calde, mentre
cercava di guardare di sottecchi Kara.
Non erano forse anche le sue guance rosse? E quel sorriso, era per lei?
Tornarono al castello con Kara e Alex
che tiravano i loro bottini, sulla slitta di Alex vi era Ruby che incitava la
ragazza con entusiasmo.
Lena, come succedeva dall’ultima
mezz’ora, si chiese, ancora una volta, se avesse sognato.
Le loro mani si erano davvero cercate e trovate? E cosa significava?
Scelsero uno degli spiazzi e lo
riempirono della legna raccolta, poi andarono a pranzare tutte assieme.
“Lady Luthor.”
Le disse Kara scostandole la sedia, i suoi occhi brillavano e Lena sorrise
abbassando lo sguardo e sedendosi a tavola.
Fu strano, era come se dopo tutti
quei mesi avessero finalmente lasciato andare il respiro, le loro labbra
sorridevano quando i loro occhi si incontravano e, più di una volta, Kara esitò
nel passarle qualche pietanza, sfiorando le sue mani per un tempo molto più
lungo del necessario. Era strano, nuovo e in qualche modo terribilmente
eccitante.
Stava immaginando ogni cosa? Era solo l’aria di festa a rendere Kara così
felice e lei così sensibile a gesti solo fortuiti?
Nel pomeriggio Kara dovette
partecipare ai rituali di purificazione di Rao e Lena
si ritirò nella sue stanze dove regnava la calma, se si escludeva Miele che saltellava
a destra e a sinistra e Jess che preparava gli ultimi dettagli per quella sera.
Lavorò su qualche progetto, ma le era estremamente difficile concentrarsi. Kara
occupava i suoi pensieri, torturandola in un modo nuovo.
Quello di cui avevano parlato, le
loro mani che si erano sfiorate in modo così intimo, gli sguardi, i sorrisi…
Poteva sperare che, da quell’unione forzata, nascesse qualcosa di vero?
Poteva permettersi di credere che, quello che provava, fosse ricambiato? Il solo
ammettere che, lei, provasse qualcosa le fece girare la testa, ma ora poteva
osare, no?
Prima di quanto immaginasse fu l’ora
di indossare l’abito bianco.
Quando bussarono alla sua porta il
cuore le prese di nuovo a battere veloce. Aveva congedato Jess perché potesse
approfittare a sua volta dei festeggiamenti, così fu lei ad aprire e si ritrovò
davanti Kara, meravigliosa nel lungo abito bianco con cui voleva omaggiare
l’inverno.
“Buonasera, Lady Luthor.”
La salutò, il respiro un poco corto. “Siete splendida.” Aggiunse abbassando un
po’ gli occhi.
“Anche voi lo siete, Kara.” Mormorò.
Avrebbe osato?
Come se lo avesse sempre fatto, le
tese la mano. Kara arrossì nel prenderla e stringerla, gli occhi che
brillavano, lo sguardo che adesso osava sostenere il suo.
Aveva osato e il suo cuore stava impazzendo.
Scesero le scale in silenzio, le mani
strette una all’altra, e si immersero nella festa. Gli ospiti erano centinaia,
tutti vestiti di bianco, la stanza, decorata quel pomeriggio, brillava per le
mille candele, l’intera corte riunita risplendeva e la musica risuonava.
Salutarono i reali poi gli altri
ospiti, passando da un gruppo all’altro, a Lois non sfuggirono le loro mani
intrecciate, ma questa volta Kara non separò le loro dita, anzi, sembrò
stringere ancora un poco. Conversarono e
chiacchierarono fino a quando non fu il momento di accendere i fuochi.
L’intera folla di nobili uscì
all’esterno nella notte guidati dai sovrani che, le mani giunte, accesero il
primo falò e la folla applaudì per la perfetta riuscita.
Kal tese la torcia a Kara e le sussurrò
qualcosa, la ragazza annuì, poi insieme a Lena si spostò al falò preparato
quella mattina e la guardò.
“Che l’amore come il fuoco d’inverno
ci tenga al caldo. ” Mormorò, poi abbassò la mano e diede fuoco alla legna che
arse rapida attirando un nuovo applauso.
Kara passò la torcia ad Alex, poi
strinse la sua mano.
“Siete pronta?” Chiese piano.
Lena annuì e, insieme, saltarono
oltre il fuoco. Di nuovo i nobili applaudirono e, per una volta, Lena non sentì
su di sé l’ostilità che il suo nome e la sua situazione portava. Per una volta
Lena, guardava solo Kara.
La torcia fu passata di mano in mano,
i Promessi saltarono i falò gli altri ne osservarono felici le fiamme che,
lentamente, si consumarono, poi, quando le fiamme si esaurirono tutti tornarono
nelle loro stanze.
L’inverno era stato salutato, era ora
di dedicarsi alla primavera, agli abiti colorati e alle danze.
Kara salì le scale con Lena, le loro
mani si erano raramente separate ed ora erano strette una all’altra.
Davanti alla porta della sua stanza
Lena esitò.
“Tornerò a prendervi non appena avrò
indossato gli abiti della primavera.” Le assicurò Kara.
“Lo so.” Mormorò lei. Ma vi era un
pensiero che la sua mente continuava a riproporle.
“Quali pensieri affollano la vostra
mente?” Domandò Kara, un sorriso sulle labbra, mentre allungava la mano e le
sfiorava la fronte.
“Voi.” Ammise con semplicità. Sorrise
appena, poi si voltò appoggiando la mano sulla maniglia della sua porta, ma,
prima che potesse aprila, Kara posò la propria mano sulla sua fermandola.
Il corpo della giovane si avvicinò
così tanto al suo che Lena poteva sentirne il calore sfiorare la sua schiena.
Non ci furono parole, mentre il
respiro di Kara le sfiorava il collo lasciato nudo dall’alto chignon.
Rabbrividì a quella vicinanza così intima a quel respiro caldo, al pensiero di
quelle labbra così vicine alla sua pelle.
Per un lungo istante la ragazza
rimase così, immobile.
“Avete detto che avreste fatto di
tutto per rendermi felice, anche darmi la libertà.” Mormorò infine la donna,
così piano da essere appena udibile. Lena annuì. “Allora sappiate che siete voi
a rendermi felice, nessun altro, solo voi.” Lena chiuse gli occhi, il cuore
batteva veloce nel suo petto, un respiro e Kara era di nuovo lontana. “Verrò a
prendervi non appena indossato l’abito della primavera e, se vorrete, vorrei mostrarvi
il mio dono di mezz’inverno.” Il tono della ragazza era cambiato, ma vi era
ancora dell’emozione in esso.
Lena annuì, incapace di parlare,
incapace di voltarsi e guardare la donna negli occhi.
Sentì i passi allontanarsi nel
corridoio, aprì la porta ed entrò nelle sue stanze. Si accasciò contro la
porta, un ampio sorriso sulle labbra.
Era vero! Lo aveva detto! Lei era la sua felicità! Doveva solo dirle che
era reciproco, doveva solo farglielo capire e…
Iniziò a svestirsi e poi a rivestirsi
dell’abito verde e oro che aveva scelto per omaggiare la primavera, il sorriso
che non se ne andava, la gioia che non smetteva di farle battere veloce il
cuore.
***
Kara saltellava felice nel corridoio,
oltrepassò un nobile che la guardò perplesso e lei gli sorrise, che pensassero
pure che la principessa El fosse pazza! Lei era
felice e non lo avrebbe più nascosto.
Lo aveva sentito il suo cuore battere
veloce, il suo respiro, il brivido che l’aveva percorsa! Anche Lena era
innamorata di lei!
Salì di corsa le scale fino alle sue
camere, poi si cambiò e tornò a scendere. Questa volta incontrò Lady Grant. La
donna aveva varie cosa da comunicarle e Kara non riuscì a liberarsi di quella brillante,
ma eccentrica, ambasciatrice prima di un tempo che a lei sembrò infinito.
Quando, finalmente, riuscì a salutarla
quasi corse per raggiungere il corridoio che portava alle stanze di Lena.
La sua porta non era lontana,
oltrepassò l’angolo e si bloccò di netto.
Lena era lì, davanti a lei… tra le
braccia di un uomo.
Kara fece un passo indietro, poi un
secondo, mentre l’orrore di quello che vendeva bruciava il suo cuore.
Non poteva essere, non poteva… ma
dopo tutto Lena non aveva detto niente… e se avesse capito male? Se si fosse
illusa? Se le reazioni che aveva creduto mostrare un sentimento d’amore fossero
state solo dispiacere? Disgusto, orrore per le sue parole?
Mentre Lena alzava la mano e
accarezzava la guancia a quell’uomo in un gesto intimo che mai si era permessa
con lei, Kara ruotò su se stessa e se ne andò.
Note: Bene, prima di tutto vorrei ricordarvi che uccidere un autore non è una bella cosa, poi… le cose stavano andando così bene!!!! Maledizione autrice ti uccido!! Aspetta… ops? XD
Non era proprio il momento migliore per guadagnare uno spiraglio sulla mente di Kara…
Fatemi sapere cosa ne pensate!
“Miele e biscotti” è il titolo che si è conquistato il quarto capitolo: divertente, evocativo, ma senza spoiler!
Questo quinto capitolo, invece? Ricordo che: “A morte l’autrice” non vale.