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Autore: Ice_DP    18/07/2009    3 recensioni
Pensieri.
Stupidi pensieri prima della mia stupida morte.
[4^ classificata e vincitrice del Premio Gemma al contest "Al parco per caso" indetto da Amrlide]
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orochimaru, Tsunade
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Non te l'ho mai detto...


Ora sono qui, a chiedermi perché mai sia arrivata la mia ora.
Io dovevo essere immortale. Io dovevo vivere per sempre.
Ma quell'io che doveva essere immortale, quell'io che doveva vivere per sempre non c'è più. E' svanito nel preciso momento in cui ho visto l'allievo che ho creato io stesso trafiggermi il petto con una lama di chakra.
Quell'allievo che doveva essere la mia immortalità ma che alla fine è riuscito a togliermela, e che adesso non ha nessuna pietà per quello che è stato il suo maestro negli ultimi tre anni.
Ma ora, un istante prima di morire, la mia mente, per quanto possa essere lucida, vaga. Vaga nel passato. Un passato che supera l'amicizia che in qualche modo legava me e Jiraya.
Un passato ancora più lontano.

Era estate, e faceva caldo, come del resto tutte le estati a Konoha.
Amavo quel clima: il sole riscaldava il mio corpo e mi metteva in ordine i pensieri, riuscendo a calmarmi.
Ero seduto sotto un albero, il mio albero, verdissimo e pieno di vita, che aveva aspettato tutto l'anno, giorno dopo giorno, per poter rivivere e sbocciare di nuovo in tutta la sua bellezza.
Il parco del villaggio della Foglia era sempre stato il mio nascondiglio, il luogo dove stavo meglio al mondo, anche senza i miei genitori.
Mi faceva male ricordarli, e mi faceva anche sentire terribilmente in colpa.
In colpa per non averli salvati, in colpa per non essermi ricordato l'ultima volta che gli avevo visti sorridere, parlare.
In colpa perché non mi ricordavo nemmeno come fossero morti.
Tutti quei pensieri che mi affollavano la mente nel parco, in mezzo a quel verde, svanivano di colpo. Si dissolvevano. Volavano via come sabbia lasciata al vento.
Ecco perché amavo quel luogo. Perché mi faceva dimenticare tutto e tutti. Tutti, tranne una persona, forse l'unica, a cui volevo bene quanto ne avevo voluto ai miei genitori.
No, volere bene era troppo poco. Forse l'amavo, ma a quel tempo non ne ero così sicuro.
Adoravo stare con lei, anche se sembrava essere l'opposto.
Col tempo ho cercato di dimenticare, ma non è servito a nulla.
Nulla.
Sembra assurdo, lo so, ma quella persona è stata davvero importante per me. Importante e, in qualche modo, unica.
L'unico che era a conoscenza di questo mio piccolo grande segreto, era proprio il parco di Konoha e il suo verde. Il mio luogo speciale. Lui era l'unico che sapesse tutto di me, anche se non gli avevo mai rivelato nulla. In quel luogo meraviglioso avevo anche un migliore amico: era l'albero sotto cui ero solito sedermi. L'albero dove avevo gelosamente lasciato la pelle bianca di un serpente, trovata pochi giorni prima sulla tomba dei miei genitori. Ero sicuro e fiducioso che l'avrebbe conservata e protetta per sempre. Quello era l'unica cosa che mi ricordasse i miei genitori.
L'unico ricordo che mi rimaneva di loro.
La natura mi ha sempre affascinato, ma il suo corso mi ha sempre spaventato a morte.
Ed è proprio per questo che avrei voluto vivere per sempre.
L'unico lato negativo sarebbe stato quello di veder morire lei.
Tsunade.
Quello era l'unico lato negativo di tutta la faccenda.
Me la ricordavo perfettamente in quel giorno tanto bello quanto afoso a Konoha.
Un giorno come tanti altri.
Ero seduto sotto il mio albero verde pronto a rivivere di nuovo a rimettere ordine ai miei pensieri, quando fui interrotto da una voce squillante che mi arrivò dritta alle orecchie.
La sua.
Chissà per quale motivo era proprio lì.
Mi girai di scatto, trovandomi la mia compagna di squadra davanti, dritta e fiera, ma con un'espressione piuttosto schifata.
"Ah! Orochimaru tieni tu questo coso!" urlò, lanciandomi qualcosa.
Lo presi al volo, con molta delicatezza, e scoprì che era un piccolo serpente bianco con una strisciolina nera sul dorso. I suoi occhi erano nerissimi e piuttosto impauriti.
Proprio non riuscivo a capire che cosa la gente avesse contro i serpenti.
Per me erano affascinanti...
"Cos'hai contro questo piccolo animale?" chiesi, guardando Tsunade negli occhi castani.
Lei storse il naso e tirò fuori la lingua, si girò dandomi le spalle e chinandosi a raccogliere una piccola lumaca.
Era marrone e piuttosto viscida, e stava mangiucchiando una foglia caduta.
La teneva delicatamente tra le mani, come se fosse stato un tesoro di inestimabile valore.
"Io preferisco le lumache" aveva detto, accarezzandola sul dorso e tirando fuori la lingua, come suo solito. Si girò per un attimo, e io arrossii, abbassando la testa, sempre tenendo il piccolo serpente tra le dita. Fortunatamente lei non mi vide in quello stato.
Continuavo a chiedermi perché fosse lì nel parco in mia compagnia, ma non ebbi mai il coraggio di chiederglielo.
"Tsunade..:" azzardai, ma subito mi resi conto che non sapevo che cosa dirle.
Lei si girò con tutta la grazia di cui era capace, facendo ondeggiare il suo codino biondo.
Sotto il verde di quegli immensi alberi, che le creavano mille giochi di luci e ombre sul viso, era ancora più bella, se possibile.
"Si?" mi chiese, ma io non sapevo risponderle.
"No niente..."riuscii solo a dire.
Alzai lo sguardo cercando un pò di sicurezza e tranquillità in quelle alte e luminose fronde.
Lei fece spallucce. Rise senza più dire una parola.
Abbassai un poco gli occhi, giusto per poter vedere appena sopra la testa di Tsunade, notando, solo in quel momento, che proprio sopra la testa della ragazza era spuntata una gemma che di lì a poco sarebbe fiorita.
Era davvero strano e insolito che d'estate sbocciassero dei fiori. Di solito in quel periodo erano già sfioriti, ma quella volta era successo.
E proprio con lei.
Era un'immagine che avrei tenuto per sempre con me, e nessuno l'avrebbe mai più rivista.
Mai.
Io ero stato l'unico e fortunato spettatore di una meravigliosa figura.
Se fossi stato un pittore, quella sarebbe stata di sicuro un'opera d'arte. Un'opera d'arte impressa a fuoco nella mia mente.
E lei non lo avrebbe mai saputo.
Mi sarebbe piaciuto tornare nel mio parco, sotto l'albero che mi ha tenuto compagnia per tutti quegli anni.
Avrei voluto morire fra le sue radici.
Ma questo non era nei miei programmi.
No, non lo era.
Io non dovevo morire.

Con quell'opera d'arte dipinta nella mia mente ormai al limite della sopportazione, chiudo l'ultimo capitolo della mia vita, dopo l'estenuante combattimento che mi ha coinvolto fino all'anima.
Ora, l'ultima immagine gioiosa che mi rimane è quella del mio parco, del mio albero preferito, che avrei voluto rivedere almeno un'ultima volta, e di lei.
"Ti amo..." penso, sorprendendo persino me stesso "Ti amo e non te l'ho mai detto..."
Mi stupisco. Da solo.
Mi sento inerme.
Mi sento...umano, forse.
Quanto vorrei poterglielo dire davvero. Ma questo rientra in uno degli sbagli più grossi della mia vita.
Ed improvvisamente tutto torna alla realtà.
L'ultimo contatto che sento è la lama tagliente della spada di Sasuke che attraversa il mio corpo da serpente, e la mia mente vaga ancora, per l'ultima volta, per un lungo ed interminabile istante, quasi impazzita.
Ora mi sento come quel piccolo rettile che molti anni prima tenevo tra le mani. Piccolo ed indifeso.
Capisco perfettamente come si doveva sentire.
Indifeso.
Proprio come me.

Ti prego, esaudisci questo mio ultimo desiderio.
Te ne prego.
Se esisti, aiutami a tornare in quel luogo che ho tanto amato.
In quel luogo in cui stavo bene.
In quel luogo in cui stavo in pace.
In quel luogo in cui ero me stesso.
Ti prego.
Proteggimi fra la tue radici e aiutami a dimenticare.
Riportami nel luogo del ricordo più gioioso che possiedo.
Te ne prego.
...

Pochi giorni dopo la morte di uno dei tre ninja leggendari, un piccolo ramoscello verde spuntò timidamente tra le radici di un grande albero verde, nel mezzo del parco di Konoha.
Un albero che custodiva gelosamente tra le sue radici un'intatta e bianchissima pelle di serpente.
Una nuova vita.
Magari, una vita lunga e serena.


Ed ecco il giudizio!

Itachi_love, Non te l’ho mai detto
È stato strano vedere Orochimaru fragile e sentimentale, non lo avevo mai visto sotto questa luce.
Mi è piaciuto il parallelismo tra il suo rifugiarsi in un parco da ragazzino e il suo desiderio di tornarci da adulto, ad un passo da un momento che di certo non si sarebbe mai aspettato di dover affrontare. Ciò che significava per lui il parco non è cambiato nel suo intimo: è sempre il suo rifugio. Il finale risulta quindi speciale e significativo.
L’episodio con Tsunade è molto dolce (vederla lanciare il serpente ma raccogliere la lumaca è la scena che preferisco), ma un po’ fine a se stesso: non è ben collegato al presente, anche il rammarico di Orochimaru per quel “ti amo” mancato non dà l’impressione di essere molto sentito. Molto più interessante è l’idea del parco come testimone di sentimenti palesi ma non detti, che è stata purtroppo solo accennata.
C’è qualche errore di battitura (“un po’” con l’accento invece che con l’apostrofo, “sorprendendo” invece di “sorprendendo”), ma niente che non si possa risolvere con una rilettura ^^

- Grammatica: 8 punti
- Stile: 8 punti
- Importanza del "parco": 9 punti
- Originalità: 8 punti
- Giudizio Personale: 4 punti
- Bonus immagine: + 4 punti
Punteggio: 37 + 4


Uh...ecco di nuovo dilettarmi nelle cose mi riescono peggio di tutte...ma mi sforzerò...
Sinceramente, sono felice del mio risultato, e anche del premio speciale!^^ Anche perché ci avevo messo molto impegno nello scriverla!
Ringrazio la giudice e tutte le partecipanti e mi complimento con loro! (Non riuscirò mai a battere Saeko no Danna è inutile xD)
Complimenti e grazie!
*si inchina*

   
 
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