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Autore: Milandra    02/02/2019    4 recensioni
La nascita dell’amore tra Lily e James, i Malandrini, gli ultimi anni tra le mura accoglienti di Hogwarts prima della Guerra.
L’ultimo bacio, l’ultimo abbraccio, l’ultimo sorriso prima della fine.
E per qualcuno, l'ultima occasione di fare la scelta giusta prima di sprofondare in un baratro senza via d'uscita.
Perché quando la guerra arriva a sconvolgere ogni cosa, l’amore e l’amicizia non bastano più per sopravvivere.
O forse sì?
Perchè forse è solo allora che si conosce davvero l’amore, quello vero. Quello per cui si è disposti a sacrificare ogni cosa...anche la vita...
Prima di Harry Potter, prima della guerra, prima dell’Ordine della Fenice e dei Mangiamorte.
Prima che le scelte li dividessero, portando compagni di infanzia sui fronti opposti di una guerra.
Prima di tutto ciò però, ci furono solo dei semplici ragazzi...
E la storia di un amore che sconfisse la morte...
Solo ragazzi.
Molti di loro, oggi non ci sono più.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Premessa d’obbligo: innanzitutto chiedo davvero scusa per l’enorme ritardo (sono irrecuperabile, lo so). A questo proposito penso che mi nasconderò in un angolino schivando ortaggi e pomodori.
Ma principalmente ci tengo a dire che ogni opinione qui espressa riguardo gli animali non coincide con la mia, quindi non me ne vogliate.
Chiudo con: mi piacciono gli animali (ok, non tutti), e io stessa ho un gatto.
Sembro pazza ma capirete.
 
Ok, non mi dilungo oltre, ci vediamo insieme agli ortaggi a fine capitolo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Tredicesimo capitolo: Prequel to Halloween
 
 
 
 
 
 
 
 
 
James quel giorno stava tenendo fede a una promessa.
Si sa, le promesse sono difficili da mantenere, a volte sono anche un peso per i fautori di tali impegni.
Quella promessa tuttavia non era assolutamente un peso per James Potter, ma assurdamente difficile da mantenere quello sì. James l’avrebbe definita alquanto sgusciante.
“A destra, formazione di accerchiamento.”
Lui e Remus svoltarono bruscamente, tanto che Remus rischiò di prendere in pieno una torcia del muro, ma James non se lo filò di striscio.
“Siamo in due James” sospirò il ragazzo, ringraziando il cielo per non essersi spaccato il cranio, “Come puoi fare un accerchiamento?”
James non ascoltava ovviamente. “Dove diavolo sono Sirius e Peter? Dovevano arrivare dall’altro lato del corridoio!! Così non la prenderemo mai!” si indignò James, per poi far schizzare gli occhi come palline da tennis da un lato all’altro del corridoio.
Merda, non c’era più tempo.
Perchè la cosa sgusciante stava arrivando a tutto spiano verso di loro con il pelo ritto, le unghie cacciate fuori dai cuscinetti e gli occhi fuori dalle orbite.
Mrs Purr correva come una pazza, triturando le miglia che non aveva corso in tutti quegli anni passati a fare l’oca all’ingrasso.
James tirò fuori la bacchetta, pregustandosi la gioia di far levitare Mrs Purr a mezz’aria, quando ebbe un’amara sorpresa.
“Porca puttana!” James riprovò il Levicorpus ma inutilmente, e la gatta era già schizzata oltre loro, con le unghie che facevano da perno nella curva, “È immune agli incantesimi. Cazzo, ma perchè?!”
“Forse per evitare che qualcuno la prenda a schiantesimi come vorresti fare tu?” celiò Remus divertito.
“Chi è il pazzo che rende un gatto immune alla magia?” sibilò inviperito James.
Stavano per rimettersi a correre dietro a quell’animale diabolico, quando dei passi affrettati arrivarono dall’altro capo del corridoio.
“Si può sapere dov’eravate?” saltò su James, incurante dell’unghiata che faceva bella mostra di sè sul collo di Sirius e del fatto che Peter stesse per rimetterci le penne, assolutamente non abituato a fare sport.
“Il gatto... la magia... immune” farfugliò Peter, arrancando dietro a Sirius.
“Quel gatto è Rosier travestito” sibilò Black schifato “è Satana in persona, ve lo garantisco.”
“Siete due incompetenti” rognò James Potter stizzito, incurante delle bestemmie che si tirava dietro da entrambi.
“E perchè non l’hai preso tu, James?” frecciò Sirius, con uno strano tick all’occhio che mostrava tutta la sua irritazione.
Ma James era già lanciato nella cattura dell’animale infernale, parole sue, e non cagò nessuno di striscio.
Fu così che si risepararono e si diedero appuntamento al Terzo piano, dove la Mappa mostrava che si stava dirigendo il gatto.
Dieci minuti più tardi e infinite bestemmie, James e Remus erano di nuovo nella stessa formazione di accerchiamento, con un James leggermente più inviperito della prima volta e Remus Lupin appoggiato al muro che stava per raggiungere Peter nell’aldilà.
Ed ecco la gatta.
Mrs Purr tornò alla carica, anche lei povera stella leggermente provata, con gli occhi spiritati e la felina consapevolezza che il suo padrone aveva ragione a dire che quei quattro esseri umani erano il diavolo in persona.
Dietro di lei un Sirius Black incazzato nero e un Peter Minus che tra un pò strisciava sul pavimento rimettendoci un polmone.
Ovviamente anche quella volta non era da farsi.
Quando si dice che i gatti hanno nove vite...
Megera McGranitt scelse proprio quel momento per uscire da una delle aule, trovandosi di fronte a uno spettacolo alquanto insolito.
James Potter e Remus Lupin a destra – James con un candelabro in mano, che per amore degli animalisti è meglio non dire quale fosse il suo prossimo utilizzo, e Remus che tra un pò si fondeva con il muro – e Sirius Black e Peter Minus a sinistra – Black che lanciava bestemmie da far impallidire i quadri, e Minus che arrancava respirando come una locomotiva.
Nel mezzo Mrs Purr, che in anni e anni Minerva non aveva mai visto correre così tanto, e che raschiava il pavimento lasciando giù ciuffi di pelo a destra e a manca.
Ora, in cinque/sei anni la Professoressa di Trasfigurazione aveva raggiunto un livello di conoscenza abbastanza elevato dei quattro soggetti lì presenti, insieme a una non discreta dose di diffidenza, diffidenza che le fece scattare non un campanello d’allarme, ma un vero e proprio coro di campane quando, James Potter, inquadrata la McGranitt, le aveva rivolto un sorriso angelico facendole ciao ciao con il candelabro.
Minerva McGranitt giustamente sospettava.
James Potter invece, dentro di sè ne mandava tante da tirare giù i santi.
Perchè il diabolico essere per la seconda volta li aveva superati indenne, anche se con una crisi asmatica in corso.
“Potter. Per l’amor del cielo, cosa vuole fare con quel candelabro?” esalò la McGranitt un filo preoccupata.
James sorrise innocente. “Quale candelabro, Professoressa?”
“Quello che ha in mano, Potter”
“Non vedo nessun candelabro” rispose impassibile il moro, sbandierando il suddetto a destra e sinistra, e rischiando di darlo in testa a Remus.
“Minnie carissima, oggi sta particolarmente bene lo sa?” chiese giulivo Sirius Black, scatenando un tick nella McGranitt a quel nomignolo.
Qualcosa puzzava lì.
“Ha tagliato i capelli, Professoressa?” se ne uscì beato James, incurante che i capelli della McGranitt fossero come sempre tirati nel solito austero chignon, “Oggi splende che è una meraviglia” celiò sorridente, accompagnato da Black che annuiva concorde.
“Potter. Black.” Sibilò la McGranitt, riducendo gli occhi a due spilli sospettosi, “Che diavolo state combinando?”
“Assolutamente nulla, mia cara Professoressa” rispose James, sorridendo con perfetta faccia da culo.
Altro tick della McGranitt, altra sbandierata del candelabro.
“Stiamo solo ammirando questo fantastico corridoio in stile...” si inceppò lievemente, arrestando anche il candelabro, “Gotico?” arrischiò, divertito.
“Macchè gotico” disse Sirius in disaccordo, “Io direi romanico”
James scosse il capo. “No, sono sicuro che fosse gotico.”
“Ti dico che Remus aveva detto che era Romanico.”
“Veramente lo stile è un misto tra Gotico e Romanico” si intromise Remus, azzardando un’occhiata in direzione della McGranitt.
“Wow. Avevamo ragione entrambi” si stupì ilare Black.
“Già. Non è contenta Professoressa di sapere che questo corridoio è in stile Gotico-Romanico?” incalzò James divertito, “Non le interessa la cultura?”
“E poi è scortese rivolgersi solo a noi” se ne uscì Black, “Non vede Professoressa che ci sono anche Peter Minus e il nostro RESPONSABILISSIMO PREFETTO Remus Lupin” sorrise incoraggiante a quest’ultimo, che intanto stava facendo spasmodicamente cenno di tacere, mentre Peter si spiaccicava una mano in fronte rassegnato all’ormai prossima punizione.
“Il gatto” Minerva McGranitt li ignorò, inquadrando solo Potter e Black.
“Quale gatto?” chiese James.
Sirius annuì. “Già Professoressa, non c’era nessun gatto”
“Mrs Purr” proseguì sempre più sospettosa la McGranitt. “Correva.”
“Oh, quel gatto” se ne uscì James, “Sì, i gatti corrono Professoressa”
“Ma Minnie dice il gatto di Gazza, James” s’intromise Sirius, “il gatto di Gazza non corre!”
“Ah, è vero. Hai ragione Sirius. Quindi se un gatto stava correndo e l’unico gatto presente nel castello è quello di Gazza, che invece chiaramente non corre, allora qui non c’era nessun gatto” finì compiaciuto James, facendo rischiare un mezzo tracollo nervoso alla donna.
“Potter, mi stai prendendo in giro?” sibilò la McGranitt irata, “Qui c’era un gatto!”
“Sono sicuro che lei sia in assoluta buona fede Professoressa” annuì James serio.
“Con questo non le stiamo dando della visionaria” chiarì Sirius, preoccupato dello sguardo fulminante della donna.
“Noo! Come potremmo”
“Mai”
“Lei che è così giovane”
“E splende così tanto”
“E si è tagliata i capelli”
“Potter. Black” tuonò la McGranitt, “Fuori dai piedi!”
“Oh, possiamo andare, Professoressa?” chiese sorridente James.
“Non hai sentito, James? Certo che DOBBIAMO andare” rispose Sirius al posto della donna.
“E Peter Minus e il nostro RESPONSABILISSIMO PREFETTO Remus Lupin?” chiese James inarcando un sopracciglio, “Mica vuole farli rimanere qui?”
“Ma certo che no James” anche quella volta Black non diede modo alla Professoressa di aprire bocca.
James annuì sollevato. “Perfetto. Le auguriamo tutti una buona giornata Professoressa” celiò salutandola con il candelabro, per poi svoltare l’angolo come una scheggia, lasciando la Professoressa con la vaga sensazione che avrebbe dovuto insistere, anche a costo di procurarsi un’emicrania.
James, invece, abbandonata la faccia da schiaffi, macinava insulti su insulti, con il candelabro ancora in mano.
“Dannato essere infernale. Ah, ma quando la becco le do fuoco” sibilò stizzito, calcando la minaccia agitando il candelabro come un invasato.
E si ricominciò da capo, per la precisione dal Secondo Piano, dove sembrava si fosse rintanata la gatta.
Ed ecco che dieci minuti più tardi, sempre con la medesima formazione, si apprestavano a  prendere nel sacco il fottuto essere.
C’è da dire che quella volta almeno ci andarono vicini...
Perchè quando Mrs Purr, intimamente sconvolta e con i cuscinetti ridotti a cartavelina, fece capolino dal lato opposto del corridoio e vide James Potter sventolare come un ossesso un qualcosa di metallico e di infuocato a destra e a sinistra, ecco che prese a correre come un’assatanata dalla parte opposta lasciando gli artigli stampati sul pavimento...peccato che dal lato opposto stessero arrivando Sirius Black e Peter Minus.
Ora, James Potter stava già festeggiando con il candelabro alla mano, che di certo aveva visto giorni migliori, quando chiaramente qualcosa era dovuto andare storto.
Lily Evans aveva appena svoltato l’angolo quando si era trovata ad assistere alla scena della fuga di Mrs Purr e di un isterico James Potter che sventolava il candelabro come se fosse la bandiera nazionale.
Il Grifondoro, invece, trovandosi di fronte la Evans, si fermò di botto, permettendo a Mrs Purr di superarlo indenne e di fuggire per la terza volta.
James masticò un’imprecazione, fulminando il punto dove era sparito il gatto – dannato! Gli avrebbe scaraventato il candelabro in testa la prossima volta – quando i suoi machiavellici piani vennero interrotti da Lily.
“Potter” lo chiamò Lily ancora un po’ stranita, “Cosa fai con un candelabro?”
Eccone un’altra. Era così strano che andasse in giro con un candelabro?
“Per guardarti meglio Evans” celiò il moro al limite della sopportazione e della decenza.
E intanto il fottuto gatto se l’era scampata.
Lily aprì la bocca un paio di volte, ma l’unica cosa che riuscì a dire fu: “Conosci la favola di Cappuccetto Rosso?”
James, corrucciò le sopracciglia, friggendo sul posto. “Rosso che?”
“Evans, è stato un piacere, ma noi ora dobbiamo proprio andare” si intromise Sirius che, come James, iniziava a considerare quella caccia al gatto come una questione di principio.
“Sì certo, solo...Potter, posso parlarti un attimo?” chiese Lily torturandosi le mani, gli occhi però straordinariamente fermi. Convinti.
Lily Evans era sempre stata una di quelle ragazze dagli occhi sinceri, puliti. Le si poteva leggere dentro, e James sapeva cosa voleva dire quello sguardo.
Significava ‘dobbiamo parlare’, significava che non si sarebbe mossa di lì fino ad aver ottenuto ciò per cui era venuta.
Sì, Lily Evans era sempre stata una ragazza di ferrei principi, anche quando si trattava di chiedere scusa a lui, la sua spina nel fianco da che ne aveva memoria. Perchè James sapeva che lei era lì, impalata davanti a lui senza un’ombra di tentennamento solo per chiedergli scusa.
Lei.
Chiedere scusa.
A lui.
James rise, e la ragazza molto probabilmente dovette mal interpretare visto lo sguardo animoso che le attraversò le iridi smeraldine.
Eppure non si mosse, ferma, decisa. Neanche quando James le sibilò contro che riguardo a parlare lei aveva parlato più che a sufficienza all’ultima ronda. Sì, vide quell’ira artigliare gli occhi della Evans, eppure lei rimase lì, ferrea, impiegabile.
“Per favore” gli disse infine, nessun tentennamento nella voce, ferma nella sua convinzione, al che James sospirò e acconsentì, posando il candelabro e lasciando gli altri a sibilargli dietro, per sparire infine dietro al gatto.
Rimasti soli in quel corridoio, James la fissò.
I capelli rossi e ordinati, appuntati con grazia dietro le orecchie, il viso pulito, i lineamenti armonici, da bambina quasi, e quegli occhi verdi fieri fissi su di lui.
Troppo facile leggerci dentro.
Lei era troppo cristallina, troppo pulita per non sapere che cosa stava per fare.
“Fammi indovinare Evans? Sei qui per chiedermi scusa, giusto?” James rise quasi dell’espressione stupita di lei.
Così trasparente, così animata da quel senso di giustizia che la portava a chiedere scusa anche al suo peggior nemico.
Anche quando non avrebbe dovuto...
“Io...” la vide fare un respiro, prendere coraggio, organizzare le idee, mentre qualcosa gli si torceva nel petto, “Io...mi dispiace”
E Lily non poteva essere più sincera di così. Lui la irritava, nel profondo, come unghie sulla lavagna, riusciva sempre a toccare qualche tasto che non doveva, mai sulla stessa lunghezza d’onda, mai dalla stessa parte, sempre lì, su due fronti diversi, opposti, invalicabili.
Eppure lei per una volta avrebbe valicato quello spazio tra di loro, perchè era giusto così, perchè glielo doveva.
Perchè se lo sentiva in fondo al cuore e non sarebbero bastati i modi freddi di lui e quel sorriso di scherno dal farla desistere.
Erano settimane che ci provava, ma nulla sembrava riuscire a scalfire il clima da guerra fredda che aveva eretto il moro intorno a sè, o molto più efficacemente, il suo evitarla come la peste.
Quella volta non sarebbero bastati, non sarebbero valsi a nulla, perchè Lily la sentiva lì quell’esigenza, in fondo al cuore, che premeva, nonostante l’orgoglio, nonostante i trascorsi.
“Mi dispiace” ripetè quindi, guardandolo negli occhi, senza filtri e senza sei anni di guerre e incomprensioni, sperando che lui cogliesse la sincerità nei suoi occhi.
“Non ho mai pensato che tu fossi come Avery e Mulciber. Io.. ero arrabbiata, perchè sei l’opposto di me, fai cose talmente stupide che a volte non si riesce a starti dietro, e penso che queste cose stupide saranno sempre lì a dividerci, ma senza queste,” e Lily annuì convinta, non le interessava se lui l’avesse ritenuta fuori di testa, ma lei ne era convinta “ecco, senza queste credo che tu possa essere davvero una buona persona, James Potter”
Sì, Lily Evans non avrebbe potuto dire certe cose senza pentirsi, James ne era certo.
Come era stato certo dalla prima volta che l’aveva vista che lei era una di quelle persone che cercavano di salvare l’insalvabile, che nutriva speranza anche per coloro che non ne avevano.
James arcuò la bocca in una smorfia, mentre qualcosa dentro di lui si smuoveva e lui non ne era affatto felice.
“Quindi mi stai chiedendo scusa?”
La vide annuire, prendere un respiro, e “Sì, ti sto chiedendo scusa”
Convinta, sincera.
Decisamente non andava.
“Perchè mi stai chiedendo scusa?” James schioccò la lingua, mentre qualcosa davvero non andava e lei sbatteva le ciglia, leggermente confusa.
“Come perchè ti sto chiedendo scusa? Forse perchè mi dispiace” frecciò Lily mentre James rideva di una risata amara, costruita.
“Ma te l’ho già detto una volta Evans che chiedere scusa per qualcosa che si pensa è inutile. Puoi dire che ti dispiace per essertelo fatto scappare, ma non per pensarlo, e le scuse non sentite sono inutili”
“Cosa? Ma le mie scuse sono sentite Potter!” cominciò a infuriarsi Lily, “Come puoi dire..”
“Ma non è vero” la freddò lui.
“Certo che è vero” s’inalberò la ragazza, e davvero avrebbe voluto strozzarlo come non mai, ma il fatto che Potter la mollò lì nel bel mezzo del corridoio andandosene insieme a tutta la sua superiorità fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Erano davvero incompatibili, due binari che viaggiavano paralleli senza mai incontrarsi.
E di certo Lily non avrebbe assolutamente lasciato perdere se solo uno zelante Lumacorno non avesse contribuito alla sfacciata fortuna di Potter.
Un’invito per il Lumaclub per la settimana a venire e Potter che se la filava con i suoi capelli montati tanto quanto il suo ego.
Decisamente inconciliabili.
E anche James lo sapeva.
L’aveva visto in quegli occhi verdi, sinceri.
Lo avvertiva dentro di sè.
Lei che chiedeva scusa a lui.
Inconcepibile.
Perchè James sapeva di meritarsele tutte quelle parole, sapeva che lui era immaturo, un’incosciente, e di certo non innocente.
E dannazione avrebbe dovuto pensare di più e agire di meno.
Lo sapeva.
Come sapeva che lei davvero si sentiva in colpa. Ne era certo come del fatto che molto probabilmente ora lo stesse odiando.
Sì, era un bastardo.
Amen.
Lily Evans doveva stargli lontano.
Aveva troppo potere su di lui, una sua frase era capace di risollevargli la giornata o di mandargliela a puttane... e la cosa non gli piaceva per niente.
Estraendo la Mappa del Malandrino diede una veloce sbirciata.
Quarto Piano.
Bene, Mrs Purr l’avrebbe saggiato direttamente sulla collottola il candelabro quella volta.
 
 
 
 
 
 
-o-o-o-
 
 
 
 
 
 
Dall’altro lato del castello intanto c’era una rossa che di stare calma proprio non ne voleva sapere.
“Ti rendi conto di che cosa mi ha detto?” sibilò Lily, entrando insieme a Emmeline nel bagno delle ragazze “No, dico, come può dire che non sono dispiaciuta quando l’ho rincorso quasi senza sosta nelle ultime settimane solo per riuscire a parlargli”
“Già non capisco proprio” sospirò teatralmente annoiata la Vance, sistemandosi i lunghi capelli allo specchio.
“...e lui osa dirmi che non è vero che io sono dispiaciuta, che non mi sento in colpa!!”
“Chi non si sente in colpa?” Marlene McKinnon emerse da un cubicolo aggiustandosi la divisa spiegazzata. Dietro di lei un Corvonero del loro anno, che le salutò divertito, con uno stampo di rossetto sul collo.
“Devi dirci qualcosa Mar?” chiese Lily a indirizzo della bionda.
“Nulla di interessante. Voi ragazze?”
“Quindi quello cos’era? Una ragazza che per Halloween ha deciso di fare il travestito?” chiese ironica la Vance.
“Oh, quello dici?” domandò giuliva la McKinnon, sciacquandosi le mani “Nulla di importante. Si era perso in bagno” e fece cenno su e giù con la manina, mentre tirava fuori il rossetto color carne.
“Dopo sei anni c’è ancora gente che si perde in bagno” ironizzò Lily, “Per di più in quello delle ragazze.”
“E chiaramente si è perso proprio nel tuo cubicolo” frecciò la Vance alzando un sopracciglio.
Marlene sorrise affettata. “Cose che capitano”
“È da aggiungere alla lista?” chiese Lily, sedendosi sul basamento di marmo dei lavandini.
“Nono...ve l’ho detto... nulla di che” rispose la bionda finendo di darsi l’ultima passata di rossetto.
“Mar, ma sei sicura di stare bene?” chiese Lily scettica, “Insomma, per tutto Ottobre non hai avuto uno straccio di fidanzato...Non è da te”
“Senza contare che per tutto Settembre ha avuto come unico ragazzo Mattew Harold” masticò schifata la Vance, “Insomma, è durato talmente tanto che ho addirittura imparato il suo nome! Vuoi dirci finalmente cosa c’è che non va, svampita?”
“Ma ve l’ho detto” sbuffò esasperata la bionda, girandosi verso di loro, “Non mi va più di avere relazioni. Dopo aver lasciato Mattew ho deciso che l’amore non fa per me.”
“Sei bionda anche nel mentire” frecciò la Vance, schioccando la lingua disgustata, mentre Marlene attaccava che la discriminazione delle bionde era puro razzismo.
“Si può sapere chi si sente in colpa?” chiese finito quel siparietto la McKinnon.
“Ah, lascia stare Mar” sospirò Lily, “Non ho voglia di parlarne.”
“James?” ipotizzò la bionda. D’altronde quell’espressione sfibrata della rossa urlava James Potter a chilometri di distanza.
“James” confermò la Vance, mentre Lily tornava a ribollire.
“Piuttosto, avete deciso come vi vestite per domani?” chiese Lily cambiando argomento.
“La Vipera da Mortisia Addams” celiò ironica Marlene, beccandosi un’occhiata furibonda dalla Vance e una divertita da Lily.
“Da quando quell’idiota di Mary ci ha fatto vedere quella schifezza babbana continui a rompere. Vedi di finirla svampita” ringhiò furibonda la Vance.
“Ma se siete due gocce d’acqua” cinguettò ironica, beccandosi dietro il flacone di sapone.
“E tu come ti vesti?” si stizzì la Vance, “Da Giuliva del Campidoglio?” frecciò velenosa, mentre gli occhi della McKinnon si illuminavano.
“Piuttosto tu, Lily?” chiese la Vipera, più calma, “Come ti vesti?”
“Non ho ancora deciso” sospirò Lily, “Odio travestirmi.”
“Suvvia, è Halloween. Bisogna assolutamente travestirsi” s’infiammò Marlene, mentre qualcuno rideva in sottofondo.
Martina Zabini era entrata nel bagno scortata dal solito corteo di serpi velenose.
“Oh, tesoro, neanche tutti i travestimenti del mondo copriranno la faccia che ti ritrovi” frecciò maligna, con un ghigno da iena sulle labbra rosse.
“Tieni a freno il veleno Zabini” Charlotte Benson si unì a loro, facendosi spazio e rifilando una casuale gomitata in pieno decoltè alla Serpeverde, “Le vipere non le fanno entrare in Sala Grande domani sera” celiò angelica, aggiustandosi i lunghi capelli biondi su una spalla.
“Neanche chi semina i reggiseni nel calderone di Lumacorno” frecciò la Zabini incavolata nera.
“Perchè la nostra biancheria si è seminata da sola, vero Zabini?” ringhiò la McKinnon, ancora arrabbiata per la strigliata che si era ricevuta dalla McGranitt a causa di quella storia.
“Se vi teneste addosso le mutande non avreste di questi problemi” malignò la Serpeverde, mentre le Grifondoro boccheggiavano sdegnate, “Tu per prima McKinnon”.
“Tu. Puttana.” ringhiò la bionda cacciatrice con gli occhi azzurri come raggi laser.
“Strano, e dire che avevo sentito che al momento del Ratto della Biancheria tu eri alla nostra Torre, Zabini” rispose con finto tono incurante Lily, che per quel giorno ne aveva davvero avuto abbastanza, “Non è che eri tu ad aver bisogno di mutande, Martina?”
Charlotte Benson scoppiò a ridere insieme a Marlene, alla faccia dell’acerrima nemica che prendeva fuoco, mentre la Vance guardava Lily allibita.
“Avessi saputo che i litigi con James ti facevano questo effetto avrei provveduto molti anni fa a usarti contro la Zabini.”
“Come osi Evans?” ringhiò la mora Serpeverde con un diavolo per capello, avanzando a grandi passi verso di lei.
“Suvvia Zabini, è Halloween” sospirò Lily, che già si sentiva in colpa per quell’uscita. Tuttavia anche la sua pazienza aveva un limite, “Vediamo di non litigare.”
“Dovevate pensarci prima” ringhiò loro una compagna di Martina avvicinandosi.
“Carissime, a meno che non vogliate davvero travestirvi da vipere vi consiglio di limitare il veleno” cinguettò la Benson.
“Ma se magari lo usate per suicidarvi noi non disdegnamo” borbottò la Vance, che di veleno se ne intendeva. Stranamente pur essendo ampiamente odiata da Martina, la Vance era anche rispettata da quest’ultima, che come in quel momento preferiva prendersela con le altre.
Come si suol dire, tra vipere ci si intende...
“Tu, Benson, ti consiglio di seppellirti nel letto di Potter, perchè se ti becco da sola farai una brutta fine” ringhiò la Zabini, che da sempre aveva mal sopportato la Benson. La sua acredine contro la Grifondoro però si era acuita il Quarto anno, quando in un testa a testa per la ragazza più bella della scuola era stata eletta lei, la nemica.
Era stato l’unico anno che era arrivata quasi a un soffio dalla sospirata corona, perchè già l’anno dopo molte altre ragazze erano sbocciate, tra cui l’odiosissima Lewis, emarginandola dallo spareggio finale.
Era bella Martina Zabini, certo, ma non così bella.
“Si, certo certo”
Qualche spintone, un piccolo tafferuglio, e Marlene, Charlotte e la Vipera buttarono letteralmente fuori dal bagno la Zabini.
“Bene” se ne uscì grata Lily dopo qualche attimo di silenzio, “Da cosa ci travestiamo domani?”
 
 
Mezz’ora più tardi, Lily si trovava finalmente da sola in Biblioteca.
Ed era anche ora! Quella giornata si era dimostrata un vero supplizio per i suoi nervi, tant’è vero che l’exploit con la Zabini aveva sorpreso lei per prima... ma prendersi della persona di facili costumi... - lei! Che non era neanche mai andata a letto con nessuno! – no, quello no, non l’accettava.
E per più di mezz’ora riuscì anche a lavorare in santa pace ai compiti della McGranitt, riuscendo a ignorare il chiacchiericcio esaltato per la festa del giorno dopo.
Ormai gli studenti infatti parlavano più solo di quello: Halloween.
Ah, se ne sarebbero viste delle belle... Lily ne aveva sentite da far rizzare i capelli in quelle settimane.
“Lily”
Richiamata, alzò la testa della pergamena, rimanendo per un’attimo incerta.
“Nate?” chiese. Si voltò anche, per vedere se si era rivolto a qualcuno dietro di lei, ma alle sue spalle non c’era nessuno, quindi chiaramente il ragazzo si rivolgeva a lei.
Il Corvonero si grattò il capo, sorridendo titubante. “Ho sentito che hai dato della graziosa signorina a Martina Zabini” rise rompendo il ghiaccio, “Posso?” chiese quindi indicando la sedia di fronte alla sua.
Vedendo la sua indecisione, Nate si affrettò a tranquillizzarla. “Non ti preoccupare, resto poco. Giusto due minuti perchè dopo ho l’allenamento”
Lily annuì in silenzio, spostando le sue cose, mentre tutto quello che voleva chiedere era solo ‘perchè?’ e soprattutto ‘come diavolo è potuto succedere che in mezz’ora tutti sapevano già quello che aveva detto alla Zabini?’.”
Quando si dice le notizie volano... o più semplicemente Hogwarts è un covo di pettegoli.
“Trasfigurazione, vedo” sorrise il biondo corvonero sporgendosi verso di lei, ma Lily per quel giorno ne aveva davvero a sufficienza.
“Che cosa vuoi Nathan?”
Nathan, non Nate. Anche il biondo parve accorgersi della freddezza nel tono della rossa, perchè il sorriso gli morì sulle labbra, lasciando il posto a un’espressione triste.
“Solo parlare...e chiederti se vuoi venire con me alla festa di Halloween”
Lily stentava a credere alle sue orecchie. O erano tutti in preda a un incantesimo di follia generale o non si spiegava perchè tutti fossero impazziti quel giorno.
“Mi hai lasciata Nate...”
“Lo so ma...”
“...e ora mi chiedi di venire con te alla festa!”
“...ho sbagliato. Io...” il corvonero si passò una mano tra i capelli, in difficoltà, - un gesto che le ricordò molto James Potter-, “Permettimi di dimostrarti che posso essere qualcosa di diverso da un totale idiota.”
“Non vedo come tu possa farlo” ribattè inflessibile, “Mi hai lasciato. Per lettera. E senza uno stralcio di motivazione. Per lettera!” calcò Lily arrabbiata, “Almeno la decenza di dirmelo a voce!”
“Per favore Lily, ” la pregò il corvonero cercando di prenderle le mani, ma lei si scostò subito, “Io... mi dispiace”
E forse fu per l’analogia, per quel ‘mi dispiace’, per quella colpa che le ricordava molto la situazione tra lei e Potter, ma decise di provare ad essere paziente.
Lei era meglio di Potter, non avrebbe condannato a priori, no, perchè le persone possono essere davvero dispiaciute e al contempo capaci di sentirsi in colpa.
Lei era dispiaciuta dannazione!
“Spiegati” gli intimò.
Nate aprì la bocca più volte, cercando le parole. “Io ho sbagliato. Credevo che per noi non ci fosse futuro, e per certi versi è ancora così, ma io non voglio rinunciare a te” ammise il Corvonero.
“Non mi sembra una spiegazione” gli rispose piccata.
“Sì, è strano, ma quello che voglio dire è che...” gli amici del Corvonero che lo richiamavano da lontano interruppero quelle che a detta di Lily, nonostante il beneficio del dubbio, sembravano delle scuse molto poco convincenti.
Nate si alzò, facendo cenno ai compagni di squadra di aspettare ancora due secondi e poi tornò a rivolgersi a lei.
“Vieni con me alla festa” le chiese, “Ti chiedo solo questo.”
“No Nate, non vengo con te alla festa” rispose inflessibile.
Lo vide annuire dispiaciuto, mentre i compagni di squadra lo esortavano a raggiungerlo.
Era dispiaciuto.
Anche lei era dispiaciuta.
Lei si sentiva sinceramente in colpa.
“Però se vuoi ti concederò un ballo” gli disse mentre stava per uscire dalla biblioteca, beccandosi dietro uno sguardo astioso della bibliotecaria che le intimò senza mezzi termini di abbassare la voce perchè li c’era gente che studiava...la stessa gente che aveva scritto ‘esiste solo Halloween’ a caratteri cubitali sulla fronte, “Uno solo, e bada bene di non sprecarlo” lo avvisò.
L’altro le sorrise grato, “Grazie Lily.”
 
 
 
 
 
 
-o-o-o-
 
 
 
 
 
 
Emmeline Vance era di umore pessimo da un mese a quella parte.
In realtà Emmeline Vance era sempre di umore pessimo, ma il veleno che aveva covato per tutto ottobre era troppo anche per lei.
Se prima le scorreva la caffeina nelle vene al posto del sangue, ora anche quella aveva dovuto sventolare bandiera bianca davanti alle dosi industriali di veleno prodotte quotidianamente.
Sarebbe stata davvero una Serpeverde perfetta: velenosa oltre il limite e con il coraggio che non sapeva dove fosse di casa.
Oh, Emmeline Vance aveva avuto qualche problema a comportarsi da brava Grifondoro in quel periodo... o per lo meno da decente Grifondoro.
I Grifondoro hanno coraggio, onore allo spirito suicida e al diavolo tutto il resto.
Lei, da buona vipera, se ne era rimasta rintanata in un cantuccio a macinare veleno e a scrutare le avvisaglie di pericolo, pronta a strisciare alle caviglie al primo segnale.
Decisamente molto poco Grifondoro.
In realtà per un mese intero aveva sperato, anzi pregato, che non succedesse niente, che lui non aprisse bocca. La buona sorte l’aveva ascoltata... e allora perchè si sentiva sulle spine come se fosse potuta saltare per aria da un momento all’altro?
Ogni volta che vedeva i colori verde-argento sentiva il terrore attanagliarla.
Se Rosier avesse parlato... come l’avrebbe presa Lily? Come l’avrebbero presa tutte?
C’era una sola soluzione.
Doveva parlare con lui.
Stava giusto rientrando in Sala Comune per chiamare una manica di matricole che lo trovassero al suo posto – quando si dice sfruttamento minorile...- quando lo vide chiacchierare su un divano insieme a Black, Lupin e Minus.
“Che diavolo hai fatto al collo Black?” esordì quando si trovò davanti a loro, fissando un’unghiata che avrebbe fatto concorrenza a quella di un lupo mannaro.
“Un amante piuttosto violenta” celiò il ragazzo, facendo scoppiare a ridere James e prendendosi un libro in testa da Lupin.
“Abbiamo avuto qualche problema con Mrs Purr” si degnò invece di risponderle Minus, accennandole un sorriso cortese.
“Fatti curare Black” sibilò disgustata, ignorando le repliche sdegnate di quest’ultimo e volgendosi verso il suo vero obiettivo, “James” lo apostrofò, con quello che altri non era se non un ordine in piena regola.
Non gli diede tempo di dire ‘a’.
Semplicemente lo agguantò per la cravatta e se lo tirò dietro fino a che non uscirono dalla Sala Comune piena di gente, con Black che strillava qualcosa sull’aprire la cerniera con la gente sbagliata.
“Emmeline” la richiamò James con le mani alla cravatta, “Cazzo mi stai strozzando.”
“Preoccupati piuttosto di chiudere la bocca al tuo amico” sibilò indignata, lasciandolo andare e guardandolo tossire cianotico del tutto indifferente, “Se sento anche una sola chiacchiera a causa del commento idiota di poco fa gli lancio un Avada Kedavra”
“Tu sì che sei magnanima” la squadrò divertito il ragazzo, “Allora? Cosa vuoi? A parte strozzarmi si intende”
“Perchè Lily è furibonda con te?” chiese maledicendosi mentalmente.
James sollevò un soppracciglio, mortalmente offeso “Hai rischiato di uccidermi solo per questo?”
“Non fare il melodrammatico James” lo blandì Emmeline, con un sorriso più finto della verginità di Martina Zabini.
“E allora cosa vuoi?” celiò il moro, che ormai si era tolto la cravatta e si massaggiava il collo arrossato.
Aveva davvero rischiato di strozzarlo, si avvide la Vance.
Pazienza.
“Tu comincia a rispondere.”
“Che non andiamo d’accordo lo sanno anche i muri ormai, strozzatrice di poveri Grifondoro indifesi” rispose ironico James.
Prima il diabolico essere, ora la Vance... aveva un cartello ‘prego, uccidetemi pure’ affisso sulla schiena?
“Sì ma tu ti diverti a farla impazzire” Emmeline non si lasciò fregare, “Non a ignorarla. Per Godric, un tempo avresti ballato sulle sue scuse come un serpeverde davanti al veleno” vedendo uno strano guizzo negli occhi del moro Emmeline boccheggiò, per poi aprirsi in un ghigno che avrebbe messo la paura nelle membra avvizzite di un dissennatore, “Non mi dire...”
“Non è come credi” saltò su subito James.
“Ma io non ho detto niente” il ghigno si allargò, talmente bieco da oscurare tutto il corridoio, tanto che perfino James ebbe la decenza di tacere.
“Cosa volevi davvero, Strozzina?” sibilò contrito.
“Strozzina?”
“Abbreviativo di strozzatrice di poveri Grifondoro indifesi” si lagnò James, guardandola come se gli avesse ucciso il gatto.
Emmeline lo guardò in tralice. “Tu non sei povero, non sei indifeso e... per Merlino... ma lo sai che strozzatrice e strozzina hanno due significati completamente opposti?”
“Suonano simili” rispose il moro, vagamente petulante, alzando le spalle “E strozzina è più corto e più di impatto. Ti si addice.”
“Non farmi rispondere a tono Jamie caro, potrei dire qualcosa che non ti farebbe molto piacere sentire” lo minacciò deliziata.
James sbuffò stizzito, cambiando repentinamente argomento “Ok allora, cosa vuoi davvero Strozzina?”
Emmeline mosse il piede come a calciare un sasso invisibile, senza guardarlo.
Le parole che mancavano, quel poco coraggio che sembrava essersi dissolto nel nulla.
“Tu... tu lo conosci bene, no?”
“Conosco chi?” si stranì il Grifondoro, ma lei gli fece cenno di lasciarla finire.
“Un tempo voi due eravate amici” Emmeline si azzardò a guardarlo e vide puro orrore dipinto sulla faccia del Grifondoro.
“Ti prego, dimmi che non è quello che penso” la pregò, quasi scongiurandola.
“Cosa?” e poi capì, allibendo sdegnata, con gli occhi celesti incolleriti, “TU! Tu hai davvero pensato che io fossi innamorata di quel... quel... Sei un imbecille James Potter!”
“Meno male” sospirò sollevato il ragazzo, “Allora qual’è il problema?” chiese non capendo.
Lui ha scoperto una cosa” disse quindi, “su di me. Una cosa che non doveva scoprire e che nessuno doveva sapere” vedendo che stava per interromperla lo frenò, “Non ti diro cos’è James, però... tu lo conosci, lo conosci davvero. Penso che nonostante gli anni e nonostante tutto tu sia uno dei pochi a conoscerlo realmente. Un tempo eravate migliori amici” soffiò lieve, come l’eco del tempo che si disperde.
Passato e presente.
Evan Rosier e James Potter.
Un bambino biondo e uno dai capelli neri sparati per ogni dove che giocavano.
Amici.
Un tempo lo erano stati, lo erano stati davvero.
Incredibile come il tempo distrugga ogni cosa.
James strinse gli occhi, mentre i ricordi tornavano a galla. “Era prima di arrivare ad Hogwarts. Lo sai, ora è diverso. Lui è diverso.”
Emmeline scosse il capo, “Potrà anche essere cambiato, non so cosa è successo tra voi James” disse cauta, vedendolo muoversi nervoso sul posto, “però mi ricordo che eravate amici...eravate come fratelli”
“Evan Rosier potrebbe essere amico solo di una fiaschetta di cianuro” sibilò il moro irritato.
Un tempo erano stati amici, sì, se lo ricordava.
“Piantala” lo rimbeccò la Vance, “So che non lo pensi. Ti conosco James”
Il moro sospirò, portandosi una mano tra i capelli.
Odiava come i ricordi gli mettevano addosso nostalgia.
Nostalgia di cosa?
Aveva tutto. Non gli serviva fare il finto moralista per saperlo.
Eppure era vero, un tempo erano stati come fratelli.
“Cosa vuoi sapere Mel?” chiese stanco “Anche tu lo conoscevi.”
Emmeline negò col capo. “No, io ero amica tua, e lui era il tuo migliore amico. Ma io e lui non abbiamo mai avuto alcun rapporto. L’unico a cui abbia mai permesso di avvicinarsi in effetti sei sempre stato solo tu.”
“Una vera fortuna” sibilò James, con gli occhi ridotti a due saette.
Emmeline lo ignorò.
“Lui sa una cosa, potrebbe usarla contro di me e normalmente so che l’avrebbe fatto senza alcuno scrupolo, però non l’ha fatto. E non capisco se sta solo aspettando o se invece non ha intenzione di fare nulla.”
“Quanto è grande questa cosa?” azzardò James, scrutandola attento ma senza tradire alcuna preoccupazione.
“Abbastanza” rispose Emmeline sincera.
“E immagino che tu non abbia alcuna intenzione di dirmi di cosa si tratta” tentò il ragazzo.
“Scordatelo” scandì categorica, facendo scaturire un sospiro rassegnato nel compagno.
“Ok, allora quanto tempo è passato da quando lui ha scoperto questa ‘cosa’?chiese il Grifondoro, virgolettando sarcasticamente.
“Più di un mese”
James strabuzzò gli occhi, preso in contropiede.
“Tu hai resistito per più di un mese con Evan alle calcagna?” vedendo che lei non diceva niente ma lo fissava in silenzio sospirò, “Se non ti ha detto niente e non ha usato ciò che ha scoperto contro di te penso che puoi stare tranquilla... anche se non si sa mai. Evan non è uno che ama scomodare il suo regale fondoschiena neanche se ne andasse della sua vita, molto probabilmente è troppo faticoso anche solo usare questa cosa contro di te.”
Emmeline inarcò un sopracciglio, allibita. “Mi stai dicendo che mi ha salvato la sua pigrizia?”
“Tu non ne hai idea” Masticò con tono lugubre il Grifondoro.
Quello che James evitò di dirle era che se Evan Rosier aveva deciso di non parlare era perchè in realtà non aveva voluto parlare. Perchè avrebbe banalmente potuto sguinzagliare uno dei suoi velenosi compagni di Serpeverde senza doversi smuovere di un millimetro.
Ma questo era meglio che Emmeline non lo sapesse.
“Grazie James”
Il ragazzo annuì, la guardò andare via sollevata, e sospirò.
Se Evan non aveva parlato era stato per un motivo, un motivo che James non sapeva, ma che di sicuro c’era.
Ma quale motivo poteva aver spinto Evan Rosier al silenzio?
Sbuffando frustrato si rificcò la cravatta al collo.
Dannazione, che giornata di merda.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
SPAZIO AUTRICE:
 
 
Sì, lo so, non sono solo in un tremendo ritardo, sono irrecuperabile.
Sono tentata di andare a nascondermi sotto una montagna perchè sono passati due mesi dall’ultimo aggiornamento, e spero che nonostante la mia tremenda lentezza non abbiate gettato la spugna con questa storia.
 
Ci tengo innanzitutto a ringraziare coloro che hanno commentato lo scorso capitolo, perchè mi avete dato uno sprint (sì, viene da pensare a quanto ci avrei messo senza... lo so devo andare a nascondermi) a concludere il capitolo. Quindi grazie a Inzaghina, gemelli89,, EvePotter, mikyintheclouds. Grazie grazie grazie, perchè lo scorso capitolo ero un po’ titubante.
 
Per quanto riguarda il capitolo... cori di campane! Sì, alcuni ci avevano azzeccato perchè colui che un tempo James considerava come un fratello, colui che ha cercato di salvare, era proprio Evan Rosier. L’indizio chiave era nei ricordi di Delia Lewis, ovvero il bambino biondo e il bambino moro che giocavano insieme. Quindi un tempo loro due erano amici, fratelli. Evan è stato Sirius prima che James incontrasse Sirius. Ora si tratta solo di vedere cosa li ha distanziati, portandoli da amici a nemici. Idee?
 
Poi... ecco il confronto tanto sperato/ temuto tra Lily e James. Lily ha chiesto scusa. Ve l’aspettavate. E James le ha rifiutato (quanto meno apparentemente). Anche questo ve l’aspettavate? A chi vi sentite più affini? James o Lily? O come me vorreste solo sbattergli la testa insieme, chissà magari che ne venga fuori una buona.
 
Infine... vi ricordate quando avevano reclutato Pix per mettere fuori combattimento Gazza in occasione del nobile piano di riempire il campo di schiuma. Pix voleva che una certa gatta sparisse, quindi ecco che la gatta sparisce... e nel prossimo capitolo vi rivelerò anche che fine farà. Ci tengo a ricordare nuovamente che io amo i gatti (io stessa ho un gatto), ogni malpensata qui nasce dal cervello di James.
 
Quindi, nella speranza che il capitolo vi sia piaciuto, che non abbiate perso la speranza/ lanciarmi pomodori in faccia (me che si nasconde), vi lascio il titolo del prossimo capitolo: Halloween Morning.
 
Un bacio e un abbraccio e fatemi sapere cosa ne pensate e le vostre congetture... cosa succederà secondo voi ad Halloween??
 
Mila
   
 
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