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Autore: darklove94    02/02/2019    1 recensioni
Caro lettore, sta per immergersi in un mondo di storie e racconti tratto da sogni e pensieri in cui realtà e fantasia sono mescolati in una dilettevole soluzione di vita.
Ho scritto queste pagine per attirare non solo un pubblico adulto ma per far assaporare la creatività del mio animo anche a chi di libri non ne legge e chi è ancora un frutto acerbo dinanzi alle difficoltà e ai momenti di gioia dell’esistenza.
Spero possa essere un prezioso svago e un buon traghettatore della mente verso orizzonti inesplorati di sé stessi.
Si goda il viaggio.
Eugenio Damone
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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“Non c’è più uno sguardo che mi tenga legato a te, non c’è più il calore di un abbraccio tra due anime unite; non ho più te, Piccola Stella del mio Cielo. Certo, tu sei ancora qui con me, nei miei ricordi, nei pezzi di una vita che costruisce case di vetro pronte ad essere abbattute da foglie agitate, simbolo di un destino spesso crudele.
A volte mi manchi. O forse manca semplicemente l’aver qualcuno accanto. Eppure non mi arrendo: questa è la mia forza. Eppure sono qui a lottare contro chi mi abbandona, contro le maschere di chi mi sta intorno e spesso, forse sempre più, contro me stesso.
Non ho più un punto di riferimento, una persona che mi guidi ed insegni i segreti del vivere bene. Ma una cosa l’ho capita: io valgo più di chiunque voglia ostacolarmi”…

Spesso l’Universo è li pronto ad ascoltarci senza farsi notare. Era l’ 8 Giugno 2011, un giorno quasi estivo al culmine di un anno pieno di liceo in cui, un po’ per l’iniziale afa e un po’ per relax, ero solito perdere le giornate girovagando per il web.

<< Ciao tesoro! >> scrisse improvvisamente un contatto su quello che un tempo era Windows Live Messenger.
“ Chi sarà mai? “ chiesi a me stesso mentre mi accingevo a visualizzare.
<< Hey, ci sei? >> scrisse ancora.
<< Hey, ciao! >> risposi << Chi sei? Mi hai trovato su qualche catena? >>
<< Si amore. Parliamo un po’ dai. >>
<< Non so neanche chi sei e mi chiami amore? Comunque piacere Steven, te?
<< Ti dà fastidio se ti chiamo così? Io sono Tilde Giordano. >>
<< Beh fastidio no ma preferisco non essere chiamato così da persone sconosciute. Non te la prendere. >>
<< Capito tesoro. >>
“Si vede come hai capito” dissi a me stesso.
<< Vabbè. Sei tu in foto? >>
<< Si si, sono io. Ti piaccio? >> mi chiese.
<< Sei una bella ragazza, ma quanti anni hai se posso chiedere? >>
<< Ho quasi diciotto anni cucciolo. Te? >>
<< Fra un anno anche io. Da poco ne ho compiuti diciassette. >>
<< Capito. >>
<< Di dove sei, Tilde? >>
<< Sono di Natrearth. Tu, amore? >>
<< Una cittadina vicina. Sono nato anche io a Natrearth ma vivo a Berry Town. >>
<< Ah capito. Beh dai cucciolo viviamo abbastanza vicini! >>
<< Eh si, direi che siamo fortunati! >>

Natrearth è la città più importante della regione del Countryside. Come ho avuto modo di scrivere nelle prime pagine, essa è una metropoli di circa tre milioni e mezzo di abitanti. È ricca di quartieri storici e moderni in cui, tra classicismo e quotidianità, vive il suo popolo gerarchicamente organizzato dalle High Hills, borghese e intellettuale, agli Hispanics e Traeianics, culturalmente povero ma cuore pulsante della città.
Sin da piccolo ho imparato a conoscere un paio di zone di questa città dal doppio volto e mille sfumature ma, una in particolare, ho sempre apprezzato ed amato: Mersea.

“ Si narra che uno sperone di rocce, ove oggi sorge il castello dell’antica città, abbia dato dimora alla principessa delle sirene Mersea: una lunga chioma dorata e setosa, un volto latteo e splendente e una lucente coda azzurra erano il sogno dei primi abitanti del luogo.
Il suo canto echeggiava in tutto il golfo ed era apprezzata da uomini e creature marine sicché ogni giorno l’attendevano sul suo palco naturale. Sapeva incantare con le sue parole e conquistarti col suo sguardo. Un cuore pieno di amore infinito.
Questa storia, però, non ha un lieto fine.
Raccontano, difatti, i pescatori, tramandando di generazione in generazione, che Mersea era la terza ed ultima figlia del re Partenone del Regno del Marsili. Nonostante fosse l’ultima arrivata della casata, Mersea era amata e coccolata dal suo popolo come una futura regina. Quel ruolo, però, spettava alla maggiore delle sorelle, Atnea, fredda e spietata giustiziera di uomini sempre più convinta che quest’ultimi portassero il male e la distruzione. Invidiosa e preoccupata che il popolo, alla morte del padre ormai anziano, potesse ribaltare il naturale ordine e scegliere la buona sorellina come sovrana ed essendo a conoscenza del legame che ella avesse con i suoi odiati nemici, tese in trappola Mersea.
Fu Flegreo, Custode di Venturio, imponente e maestoso simbolo di Natrearth, a compiere l’ignobile gesto. Ingannato dalla voce di Atnea, fu convinto che, risvegliando il suo Signore e colpendo i mortali come punizione per essersi avvicinati al suo Regno, la sua amata lo avrebbe accolto finalmente tra le sue braccia.
Ma ciò che Flegreo scoprì dopo il devastante colpo scagliato da Venturio  fu l’inaccettabile verità: aveva tradito Mersea, sua ragione di vita e Dea dei suoi sogni.
Era lì, Mersea, tra quegli esseri così diversi da lei ma catturati dal suo cuore buono, quando arrivò la fredda lama tagliente della morte impugnata dalla sorella: una nuvola nera avvolgeva fiamme bollenti e soffocanti e neanche il mare, sua casa natia, la potè salvare.”

Così oggi Mersea: un lungomare parallelo alla tondeggiante costa coccolata dall’azzurrro mare, accarezzata dalla brezza, protetta dal penisolotto del castello del Marsilio e osservata, dall’altro lato del golfo, da Venturio, uno dei vulcani più affascinanti al mondo.
 
<< Che fai? >>
<< Prima che mi scrivessi stavo ascoltando musica, tu? >>
<< Niente tesoro. Ma fra poco esco con un’amica e andiamo un po’ in giro. >>
<< Interessante. >> scrissi quasi per educazione non essendo molto preso in realtà.
<< Allora ci sentiamo stasera amore? >>
<< Come vuoi ma per favore non chiamarmi così. Il mio nome è Steven! >>
<< Si, va bene. >> scrisse e aggiunse << A più tardi! >>
<< Ciao Tilde. >>

Sono stato sempre molto curioso e così, pur non avendo particolare interesse nei suoi confronti, iniziai a cercare informazioni riguardanti la sua vita.
La cercai su Facebook, come del resto facevano tutti in quel periodo, ma la ricerca non portò ai risultati sperati: non esisteva nessuna Tilde Giordano.
Pensai che mi avesse preso in giro, che forse era uno scherzo dei miei amici consapevoli che non sono mai stato fortunato con le ragazze e lasciai perdere.
Un particolare però mi aveva colpito: Tilde aveva dei lunghissimi capelli rosso rame; il suo fisico scolpito da modella e il suo viso appartenevano a qualcuno che già avevo visto e più passava il tempo, più avevo bisogno di sapere la verità.
 
<< Hey tesoroooo! >> scrisse Tilde.
<< Ciao! >> risposi.
<< Che fai? >>
<< Aspetto la cena. Te? Non hai detto che dovevi uscire? >>
<< Capito. Io anche aspetto la cena. >> e continuò scrivendo << Si, sono tornata da poco. Abbiamo fatto un giro qui intorno, visto qualche amico e siamo tornate a casa per la cena. >>
<< Ah ecco. >>
<< Si, amore. Dopo ci sei per chiacchierare un po’? >>
<< Penso di si, però non ti prometto nulla perché domani dovrei andare in piscina con degli amici e probabilmente passerò la notte a casa di uno di loro. >>
<< Ah okay. Allora neanche domani mi scriverai? >>
<< Se riesco a prendere linea ti scrivo. >> le dissi anche se con i primi smartphone era quasi impossibile aprire un’applicazione come MSN.
<< Davvero? Sei proprio un amore, grazie! >>
<< Figurati! >>
<< Non sai cosa ti farei! >>
<< Cosa stai dicendo? >> restai quasi traumatizzato da quell’ affermazione.
<< Eh sapessi amore! >>
<< Non lo so ma vorrei sapere. >> scrissi aggiungendo una risata per smorzare la situazione.
<< Dai che lo sai. >>
<< No. In realtà no. >> e continuai dicendo << Ti scrivo fra poco e me lo dici perché mi stanno chiamando dalla cucina per la cena. >>
<< Va bene tesoro. >>
<< Buona cena anche a te intanto. A dopo! >>
<< Grazie! >>

Ma furono gli ultimi messaggi che scambiammo quella giornata: come le avevo scritto, dopo cena i miei amici passarono a prendermi e ci divertimmo. Questa, però, è un’altra storia.
Tilde Giordano aveva appena iniziato a scrivere un pezzo importante della mia vita.
   
 
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