Punizione
La
mattina seguente mi svegliai con uno strano senso di calma mescolato ad
agitazione.
Corsi
ad aprire le tende e vidi che stava per piovere.
Sarebbe
stato meglio farsi accompagnare a scuola da papà...
già, papà!
Solo in
quel momento ricordai di non avergli chiesto minimamente scusa per il
mio
comportamento.
Dovevo
sbrigarmi! Altrimenti mi avrebbe punita per due mesi, minimo!
Mi
preparai in fretta, non soffermandomi troppo davanti al guardaroba.
Indossai
una maglietta bianca e dei jeans.
Lasciai
i capelli sciolti, acconciati solo da un cerchietto nero.
Mi
truccai in fretta e andai in cucina.
Sperai
che papà fosse da solo. Non mi andava proprio di chiedere
scusa davanti a
tutti.
C’era
solo Elizabeth, in cucina, ma la ignorai momentaneamente.
-Papà?-,
lo chiamai.
-Si?-.
-Ehm...
io, mi vorrei scusare per ciò che ti ho detto ieri mattina!
Non so cosa mi sia
preso!-.
-Tranquilla,
tua madre mi ha già spiegato tutto. Certo, mi hai sorpreso
un bel po’! Non è da
te dire certe cose-, esclamò.
-Già,
è
vero! Chissà, forse era solo per via del primo giorno di
scuola! La tensione mi
gioca brutti scherzi-, dissi.
-Si,
sarà stato sicuramente così! So che sei una
ragazza matura e ragionevole!-, mi
sorrise e bevve il suo caffè.
Sicuri
che fossi così matura e ragionevole?
-Papà...
c’è un’altra cosa di cui devo scusarmi-,
dissi improvvisamente.
-Sarebbe?-,
mi chiese dubbioso.
-Ecco...
io... ho desiderato che tu lasciassi il tuo nuovo lavoro, pur sapendo
quanto ci
tieni, per tornare a New York. Un ragionamento un po’
egoistico-.
-Dai,
non devi scusarti per queste sciocchezze. Mi sarei sorpreso se tu non
lo avessi
fatto!-, mi rispose sorridente.
Sembrava
proprio di buonumore!
-Buongiorno-,
salutò mamma, entrando in cucina.
-Buondì,
mamma!-, la salutai allegra io!
-Ehi,
ma come siamo raggianti questa mattina! Merito della telefonata di ieri
sera?
Oppure di Luca?-, mi chiese con fare indagatore, guardandomi maliziosa.
-Mamma!-,
urlai.
-Ehi,
chi è Luca?-, chiese mio padre, improvvisamente agitato.
Temeva
da sempre il momento in cui gli avrei presentato un ragazzo.
-Nessuno,
un mio compagno di classe-, risposi con nonchalance.
-Compagno
di banco, per l’esattezza-, cinguettò mia madre.
La
fulminai con lo sguardo.
-Ah,
bene! Non mi avevi parlato di un compagno di banco! Comunque, non
c’è fretta!
Stasera a cena risolveremo tutto! Io vado-, disse mio padre.
Deglutii
e poi mi ricordai il secondo motivo per cui ero andata da lui.
-Papà,
aspetta! Puoi accompagnarmi? Temo che stia per piovere-.
-Ti
accompagno io-, intervenne mia madre.
Sapevo
il motivo per cui ci teneva tanto...
-Allora,
qual è Luca?-, mi chiese mamma, con aria troppo, troppo curiosa.
Sbuffai.
-Non lo
vedo-, risposi.
-Forza,
Julie! Dimmi qual è!-, insistette lei.
-Uffa!
É quel ragazzo accanto al cancello. Sta parlando con la
bionda. Lo vedi?-.
-Oh,
si! Be’, complimenti, è davvero molto, molto
carino! Ah, credo proprio che
andrete d’accordo!-.
-Mamma,
smettila! Come fai a saperlo?-.
-Perché
una mamma queste cose le sente!-.
-Come
vuoi! Io vado-, risposi.
-Vuoi
che ti venga a prendere?-.
-Solo
se piove!-, risposi e scesi dall’auto.
-Cammini
troppo lenta per i miei standard-, disse una voce alle mie spalle.
L’avrei
riconosciuta fra mille.
Mi
voltai seccata.
-Allora
superami! Lo spazio c’è-, risposi seccata.
Stefano
fece una risata, divertito.
-Ti
faccio ridere?-, gli chiesi, pur sapendo la risposta, evidente davanti
ai miei
occhi.
-Molto!
Ma non abbastanza da starmi simpatica! Soprattutto se frequenti i
secchioni
come Luca Mancini!-, disse scuotendo la testa.
-Luca,
è un ragazzo molto gentile e simpatico. Qualità
che tu non possiedi affatto-,
risposi a tono.
-E tu
che ne sai? Non mi conosci...-.
-E
nemmeno intendo farlo! Perciò, stammi lontano!-, dissi, e
corsi verso Luca.
Non mi
voltai a vedere la faccia di Stefano, ma sperai che mi avesse
riconsiderata un
po’.
E che
fosse rimasto di stucco, magari!
-Buongiorno,
Julie-, mi salutò Luca.
-‘Giorno!-,
risposi tutta trafelata.
-Hai
corso?-, mi chiese, piegando leggermente il volto per guardarmi negli
occhi.
-Si!
Sono scappata da Stefano!-, risposi acida.
-Non
riesce a starti simpatico, eh?-, mi chiese, un sorrisetto ad
incorniciargli il
volto.
-No!
Meno lo vedo e meglio sto!-.
Anche
se doveva ancora pagarmela per la maleducazione e la poca
disponibilità del
giorno prima!
-Allora
cominciamo ad entrare! Così non lo vedrai per le scale-, mi
prese in giro Luca.
-Ma che
battuta! Andiamo, dai!-.
-Buongiorno,
ragazzi-, salutò la professoressa Conte, facendoci segno di
sederci, -oggi ci
dovremmo occupare di una cosa. Perciò, faremo poca lezione-,
annunciò
pensierosa.
-Che
cosa?-, chiese Alessandra, chiudendo il suo libro di Greco.
-Di una
gita. Sarà di una settimana. Andremo proprio in Grecia!
Contenti?-, chiese, più
come domanda retorica.
-Certo!
Tutto pur di non fare lezione! E per una bella settimana! Senza contare
che le
Greche sono molto, ma molto meglio... delle Americane!-,
esclamò Stefano,
facendo annuire gran parte della classe.
Mi
voltai innervosita. Ci mancava poco che andassi da lui a
schiaffeggiarlo.
Angela
rideva divertita, cercando invano di attirare l’attenzione
del maleducato.
La
professoressa tirò fuori un sorriso tirato.
-Il
solito spiritoso, Esposito! Chissà se sarai così
spiritoso anche durante
l’interrogazione! Alla lavagna!-, sentenziò,
aprendo il suo registro.
Stefano
sbuffò e si alzò.
-Professoressa,
dovrebbe prendersi una camomilla! Era solo una battuta... tanto per
ridere!-.
Quando
mi passò accanto gli feci una smorfia, ottenendo un
risultato diverso da quello
che volevo.
Invece
di arrabbiarsi aveva cominciato a ridere, fermandosi solo davanti allo
sguardo
inquisitore della professoressa.
La
quale, con mia grande soddisfazione, lo torturò durante
l’interrogazione.
Peccato
che Stefano se la cavasse bene con il Greco quanto se la cavava con le
battute.
-Bene,
Esposito, hai confermato il voto della settimana scorsa. Un bel nove!
Puoi
tornare a posto! Ed ora, con vostro sommo piacere, cominciamo a
discutere della
gita-.
Stefano
sorrise e si fermò davanti al mio banco.
-Esposito,
cosa stai facendo?-, gli chiese la professoressa.
-Niente,
mi scusi. Dovevo solo chiederle scusa per la battuta di prima. La
ragazza è
molto sensibile-, rispose.
-Bene,
chiedi scusa e poi smettila! Stamattina ti sei già fatto
notare abbastanza!-,
esclamò lei, severa.
-Ma
certo, professoressa!-, poi si voltò verso di me,
-Dispiaciuta per prima? Non
volevo... sai com’è, sono un ragazzo sincero! Non
mi piace raccontare bugie-,
mi bisbigliò divertito.
-Senti
un po’, tu, ma perché non te ne vai a quel
paese?-, risposi io, scordandomi di
regolare il tono di voce.
Tutti
si voltarono a guardarmi, compresa la professoressa, che
lanciò occhiate
adirate a me e Stefano.
-Adesso
basta! Esposito, Davis, fuori dalla classe! Finchè non
imparerete a comportarvi
civilmente, almeno a scuola, non resterete un secondo di più
dentro quest’aula-,
urlò, indicando la porta.
-Ma...
è stato lui-, provai a difendermi.
-Silenzio,
signorina Davis! Ho già sentito abbastanza! Siete fortunati
che non vi metta
una nota! Per punizione, però, dovrete tradurre un brano di
Latino che vi darò
alla fine della prossima ora. E domani lo voglio vedere! Ed ora
fuori!-,
strillò, spaventandomi.
Stefano
ridacchiò, scuotendo la testa.
-E
levati quel sorrisetto dalla faccia, Esposito! Ricorda che il voto in
condotta,
conta! Non farti fregare proprio tu! Sei talmente bravo a scuola!-,
disse
Stefano
sbuffò e poi mi trascinò fuori dalla classe.
-Io
vado alle macchinette, ho sete. Tu che fai? Mi accompagni? Dovrei dirti
alcune
cose-.
Feci
spallucce e lo seguii indifferente.
-Cosa
vuoi?-.
-Angela
mi ha detto che ieri avete parlato-.
-Ah,
si-, risposi acida.
-Scusala!
Non le ho veramente chiesto io di dirti certe cose! Mi sta persino
antipatica-.
-Ma
dai! Ha fondato un fan club in tuo onore! Dovresti amarla!-.
-Vedo
che sei ben preparata sul mio conto! Allora, non ti sono
così indifferente come
vuoi far credere-, sorrise.
-Ma
smettila! Solo che in questa scuola è impossibile non sentir
parlare di te! Il
nome di Stefano Esposito regna sovrano!-.
Scoppiò
a ridere e prese due bottigliette d’acqua.
Me ne
offrì una.
-Se
pensi di farti perdonare con questa... ti sbagli!-, esclamai voltandomi.
-Non
devo farmi perdonare di niente... io!-.
-Si,
come no! Facevo bene a restarmene fuori dalla classe-.
-Sei
sempre così acida? Quanto sei antipatica-.
-Veramente,
da quello che mi risulta, l’antipatico qui saresti tu.
Persino con la tua
migliore amica-.
-Almeno
io ce l’ho una migliore amica-, rispose vago.
Sbuffai
e cominciai a camminare.
-Dove
vai?-, mi chiese.
-Davanti
alla finestra, quella di fronte alla classe! Lasciami in pace!-, dissi.
-Se
continui a comportarti male, non avrai mai degli amici. Non qui-,
esclamò.
-Tu ce
li hai!-.
-Perché
io sono bello! Tu non lo sei abbastanza da poterti permettere un fan
club!-.
-Maleducato!-.
-Acida!-.
-Antipatico-.
Rise e
andò dalla parte opposta alla mia.
-Ci
ritroviamo davanti alla classe fra un po’! Così ti
lascio ai tuoi pensieri!-.
-Ecco,
bravo!-, dissi e tornai davanti alla classe.
Incredibile
come potesse farmi arrabbiare tanto.
Non
avevo mai preso una punizione in vita mia, mai!
Quel
ragazzo era capace di far uscire il mio lato peggiore, quello nascosto
a tutti.
Ma un
giorno o l’altro me l’avrebbe pagata cara... molto
cara!
-Forse
la professoressa ha esagerato-, disse Luca a ricreazione, -ma potevi
risparmiarti quella risposta ad alta voce-.
-Lo so!
Non ho mai reagito così, con nessuno! Ma Stefano tira fuori
il peggio di me-.
-E tu
cerca di resistere-, intervenne Valeria.
-Ci
provo, ma... uffa, lo conosco solo da due giorni e già lo
vorrei menare!-.
-Si,
Stefano fa quest’effetto a molti-, intervenne Alessandra.
-Ma se
vanno tutte dietro a lui-, notai.
Alessandra
sorrise.
-Tutte,
appunto, non tutti! Distingui il maschile dal femminile-.
-Ah,
giusto! Però, se non mi sbaglio, anche i ragazzi lo
invidiano molto... non mi
sembra abbiano l’aria di volergli menare!-.
-Be’,
ci fanno l’abitudine! E poi, entrare nel suo fan club ti fa
diventare popolare!
E chi non vorrebbe essere popolare?!-.
-Giusto!
Allora, mi sa che devo seriamente darmi una calmata! Altrimenti rischio
di
rimetterci anch’io!-, sbuffai.
-Si! E
poi, per la vendetta c’è sempre tempo-,
osservò Valeria, facendomi
l’occhiolino.
-Giusto!
Com’è che dice il proverbio?-, chiese Luca,
guardandomi.
Socchiusi
gli occhi a due fessure e sorrisi diabolica.
-La vendetta è un piatto che va servito freddo-.
**Spazio autrice**
Grazie per i commenti, ragazze^^In particolare a:
Saku_Cele: Grazie, Celeste^^ Si, anche a me piace troppo la mamma di Julie! Mi sembra quasi un'adolescente, a volte!
spero che continuerai a seguire!
Kiss kiss
La_presuntuosa_94: Grazie per il consiglio^^! Be', questa storia l'ho scritta anni fa, quando frequentavo le medie, infatti la sto modificando un pò! Cercherò di non farla sembrare troppo banale, xD
Kiss kiss
Sabrina91: Amore mioooo!!! Che dirti, se non un enorme GRAZIE?!
Tvtttttttttttttttttbxs! Kisssssss
Grazie anche a chi legge solamente!
a chi ha inserito la mia storia nei "Seguiti" e nei "Preferiti".
Alla prossima^^ spero che continuerete a seguirmi!
La storia comincerà a smuoversi un pò!
Kiss kiss
**Miki**