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Autore: RaidenCold    03/02/2019    0 recensioni
Non sono solito fare premesse per le mie opere, ma in questo le ritengo doverose:
questo è per me un esperimento, e vi chiedo scusa perché in certi punti di questa storia sui Cavalieri dello Zodiaco si sente davvero poco di "Zodiacale". Spero comunque che possa essere di vostro gradimento, e che possiate apprezzare i sentimenti che ho voluto mettere in scena.
Leonidas è un giovane un po' introverso che soffre di problemi di insonnia; negli anni ha sviluppato un legame speciale con sua cugina Violate, ma il loro rapporto entrerà in crisi quando nelle vite di entrambi compariranno nuove conoscenze, e con esse nuovi sentimenti. Tra la scuola e le avventure di tutti i giorni, i protagonisti impareranno a conoscersi, e a capire quale sia il loro posto nel mondo; ma fino a che punto riusciranno a comprendere il mondo in cui si trovano?
PS: Chiedo scusa per l'eccessiva lunghezza del titolo, ma sentivo il bisogno di dargli quella precisa forma... buona lettura!
Genere: Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Sorpresa, Violate
Note: Otherverse | Avvertimenti: Incest, Triangolo
Capitoli:
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La sveglia iniziò a suonare, e Leonidas si svegliò; sbadigliò e si stiracchiò, infine dopo alcuni minuti si alzò dal letto per andare a fare colazione.

 

Leonidas entrò in cucina barcollando assonnato; aveva tutto il pigiama stropicciato ed i capelli scompigliati, ed assomigliava ad un leone brutalmente strappato dal suo prezioso sonno.

 

“Ciao.” - sorrise Lambda, che se ne stava seduta al tavolo, intenta a sorseggiare una tazza di tè caldo.

 

“Buongiorno.” - rispose Leonidas ricambiando il sorriso ed andando ad abbracciarla, dopodiché i due si diedero un piccolo bacio sulle labbra.

“Hai riposato bene?”

“Sì, era da tanto che non dormivo così.”

“Ne sono felice.” - ridacchiò dolcemente Lambda.

 

Seduti l’uno accanto all’altra, i due osservavano la pallida luce del mattino che coi suoi raggi fendeva la stanza: tutto era immobile e nel più completo silenzio, come se il mondo si fosse fermato in quel preciso istante.

 

“Allora hai deciso, Leo?”

Leonidas chiuse gli occhi ed inspirò profondamente:
“Sì.”

Lambda gli accarezzò la mano con delicatezza:

“Va tutto bene.”

Il giovane si voltò, e la guardò con gli occhi lucidi scuotendo il capo:
“Mi dispiace tanto…” - singhiozzò cercando di trattenere le lacrime - “… ma devo lasciarti andare.”

“Va tutto bene” - ripeté Lambda - “qualunque cosa farai, io sarò con te.”

I due si strinsero forte:
“Mi dispiace” - gemette Leonidas - “non sono riuscito a salvarti…”

“Non dovevi farlo, era così che doveva andare.”

“Non è giusto…!”

“Lo so, e ti chiedo scusa; però sono contenta di averti reso di nuovo felice, anche se per poco tempo.”

Leonidas sollevò lo sguardo e sorrise senza allegria, accettando infine quello che era lo stato delle cose:

“Addio per sempre, Lambda.”

“Addio.”

 

 

A quel punto, tutto attorno a Leonidas si dissolse, lasciandolo in uno spazio infinito e privo di forma, eccezion fatta per la sedia su cui ancora poggiava: attorno al suo corpo era infine ricomparsa la sua pelle dorata, l’armatura del leone.

Dinnanzi a lui, si ergeva Ian, ma con indosso non i paramenti del re degli inferi, bensì le sue originali vestigia dorate della costellazione di Virgo.

“Anni fa” - prese parola Ian - “ho conosciuto un cavaliere dal cosmo luminoso ma incerto, che aveva paura di amare, e che in fondo pensava di non essere capace di farlo; era nato, dicevano, sotto una stella infausta, e fin dal primo vagito era sempre stato accompagnato da una solitudine incolmabile nel suo animo.

Per questo motivo a volte appariva freddo e distaccato, ma la verità è che si preoccupava costantemente per gli altri, tanto da farsi carico più di tutti della sofferenza altrui anche quando la sua era già insopportabile. Ha mostrato la luce ad un cieco, quando nel suo cuore ce ne era a malapena per sé, e ha fatto vedere al mondo cose straordinarie, guadagnandosi il titolo di iconoclasta.”

 

Leonidas si alzò in piedi, al ché anche la sedia sotto di lui si dissolse nel nulla:
“Pensavo che il mio unico proposito fosse soltanto quello di combattere battaglia dopo battaglia, ormai: tu mi hai mostrato che poteva esserci altro.”

“Può ancora esserci altro, Leonidas.”

Il cavaliere d’oro del leone sorrise e si avvicinò al parigrado di alcuni passi, fino a portarsi esattamente faccia a faccia con lui:
“Quando ti incontrai capii che in te c’era qualcosa di eccezionale, anche se mai avrei immaginato che avresti creato un mondo intero per rendere felici tutti quanti.”

“La verità, Leo” - disse Ian mostrando un flebile tremolio negli immensi occhi cerulei - “è che ho creato tutto questo per te.”

Colpito da quelle parole, Leonidas lo guardò con un’espressione incredula e al contempo interrogativa.

“Da quando ti ho incontrato la mia vita non è stata più la stessa, grazie a te ho cominciato a provare delle emozioni nuove ed incredibilmente potenti: e vedendoti lottare in questi anni ho potuto osservare quanto fossero forti non tanto i tuoi pugni, ma i tuoi sentimenti. L’odio, l’amore, la rabbia, la felicità, la tristezza… vedendoli in te, e soprattutto provandoli sulla mia stessa pelle, ho compreso la natura stessa dell’esistenza è stato la tua continua e strenua ricerca della felicità che mi ha ispirato.”

“Ian…”

“Quello che sto cercando di dirti, Leo” - sorrise il biondo - “è che ti voglio bene.”

A quel punto Leonidas gli mise una mano dietro la nuca, ed avvicinò le reciproche fronti fino a farle toccare:
“Grazie di tutto, Ian.”

“Prima che tu prenda la tua decisione definitiva, devo metterti al corrente di una cosa.”

“Dimmi.”

“Ho avuto modo di vedere parte di ciò che ancora deve avvenire: le tue battaglie non sono ancora finite, ci sono ombre nel tuo futuro.”

“Capisco.” - rispose Leonidas, facendo intendere ad Ian di voler comunque restare sulla propria decisione.

“Che ne sarà di te?”

“Devo rimanere in questo mondo, in quanto suo pilastro: anche quando il sole e la altre stelle del vostro mondo si saranno spente, ed il cielo e la terra scompariranno, io continuerò ad esistere.

Forse un giorno, al di là dell’eternità, ci rincontreremo, ma fino ad allora addio, mio caro Leonidas; ti auguro di trovare la felicità che tanto agogni.”

A quel punto tutto divenne luce, ed ogni cosa scomparve.

 

 

 

Il buio della notte era infranto dalla luce di una luna piena dall’inusuale bagliore cremisi, che tingeva il cielo di un blu più chiaro del consueto nero pesto, e donava al mare sfumature scarlatte.

L’aria era placida, e l’unico suolo udibile era quello delle onde che si infrangevano spumeggianti sulla riva; quando le acque della marea sfiorarono i calzari dell’armatura d’oro, Leonidas si destò, constatando di giacere supino su una spiaggia sconosciuta.

Si mise in posizione seduta, e notò ergersi accanto a sé una figura dai capelli argentei, intenta a scrutare silenziosa il moto delle onde all’orizzonte.

“Lambda…” - la chiamò flebilmente il ragazzo.

Lei ruotò il capo e lo scrutò con occhio impassibile:
“Sei sveglio, finalmente.” - disse, per poi riportare lo sguardo sulle acque.

Leonidas si scrollò la sabbia di dosso, dopodiché, lentamente, si rialzò in piedi e si avvicinò alla ragazza:

“E’ da tanto che aspetti?”

“A dire il vero non sto aspettando.”

“Capisco.”

Calò a quel punto il silenzio, spezzato solo dallo schiumare delle onde.

“Stavo osservando questo mondo, e la sua luna insanguinata: è un mondo feroce, sporco, pieno di ferite… ed ora capisco perché era l’unico posto dove un errore come me potesse esistere.”

Fece una pausa, e prima che Leonidas potesse dirle qualcosa, riprese parola:
“Ma tu invece… tu avevi una scelta: potevi essere felice, come tanto desideravi, avevi tutto quello che hai sempre desiderato a portata di mano, perché non sei rimasto in quel luogo libero dalla sofferenza e dalla tristezza? Perché hai deciso di rimanere qui, tra polvere e morte?”

“Ecco…” - rispose lui - “Era come se stessi guardando uno spettacolo, dalla sedia con la vista migliore per giunta, ma quella messa in scena spesso si tingeva di una triste tediosità, e a volte il mio animo si sopiva, perché sapeva che qualcosa doveva succedere ancora: i cavalieri lottavano sui palcoscenici sbagliati, ed io mi domandavo se avrebbero prima o poi saputo di essere parte del più grande spettacolo mai rappresentato.”

“E tu non riuscivi a sentirti parte di esso?”

“Non era quello il mio posto.”

A quel punto Lambda si voltò e lo guardò accigliata:
“E per un affare di così poco conto hai rinunciato ad essere felice?”

Leonidas non rispose, limitandosi a guardarla negli occhi, ottenendo di farla irritare ancor di più:

“Rispondimi cavaliere, cosa valeva così tanto da farti rinunciare un’altra volta all’amore della donna che ami?!”

“La Lambda di quel mondo continuerà ad essere felice, probabilmente con un altro me che potrà apprezzare tale esistenza.

Ma la mia Lambda è ancora qui.” - si portò una mano sul petto - “Quello che ho vissuto con lei, fino all’ultimo istante, è tutto ciò che resta, ed io non posso perdere questi ricordi: sono il mio tesoro più prezioso, e anche se sono colmi di dolore, non ci rinuncerei per nulla al mondo.”

Udendo ciò la rabbia scivolò via dalla ragazza, e sul suo volto si dipinse un’espressione malinconica ma comunque combattiva:

“Non… non riesco a comprendere come possa esserci un sentimento che ti convinca a sopportare quella costante tristezza che ti porti dietro.”

“I sentimenti nascono anche grazie alle persone a cui teniamo.” - rispose guardandola nuovamente negli occhi.

In quel momento Lambda intravide qualcosa di nuovo nel suo sguardo: non c’era più quell’incontrollabile nostalgia che sorgeva nel ragazzo ogni volta che incrociava i suoi occhi.

Era come se finalmente avesse ritagliato uno sguardo solo per lei, e non più per il suo volto.

“Non posso dimenticare il passato” - continuò Leonidas - “ma devo anche portare il mio pensiero al presente, per andare avanti.”

“Cosa vorresti dire?”

“Che non posso ignorare qualcuno che è stato con me mentre cercavo di sprofondare in un abisso sempre più tetro, perché una mano che ti stringe mentre sei inerme sopra un letto è la forza più grande nell’universo, è un piccolo bagliore nell’oscurità, una piccola speranza a cui aggrapparsi quando pensi che il mondo stia finendo.”

Leonidas si avvicinò e le prese delicatamente la mano:
“Vedo in te una gentilezza che neanche tu immaginavi di avere, ma per quanto ti ostini a negarla, l’ho sentita sulla mia pelle.”

A quelle parole, anziché rispondere alterata come avrebbe fatto di solito, Lambda chinò lo sguardo intristita:
“Che cosa vuoi da me?”

“Voglio solo che tu capisca quanto sei importante, perché vedo in te una solitudine che conosco bene: tempo fa qualcuno mi aiutò a dimenticarla, ed ora io voglio aiutarti allo stesso modo.”

“Non ho bisogno di aiuto…”

Leonidas le posò una mano sul viso:

“Non devi rimanere sola.”

“Perché uno come te, che a malapena fatica a trovare la propria armonia, dovrebbe voler restare per me?”

A quel punto, per la prima volta da quando erano tornati, Leonidas

sorrise dolcemente, privo della tristezza che si era sempre portato dietro negli ultimi anni:

“Perché dopo tanto tempo, in quella vecchia e grigia casupola, mi sono finalmente sentito a casa, con te.”

Gli occhi le divennero lucidi e scuoté il capo in cenno di dissenso:
“Non farlo Leonidas, non scegliere me: non potrai mai essere davvero felice con tutta la rabbia ed il dolore che porto dentro.”

“Va tutto bene, perché da questo momento fino all’eternità, quando ti sentirai vacillare, quando avrai paura e ti sentirai circondata dall’oscurità, non dovrai più rimanere sola: io sarò con te.”

In quell’istante ogni sforzo di Lambda di trattenersi divenne vano, e la ragazza scoppiò a piangere:

“Come… come faccio a sapere che posso fidarmi di te? Sono sopravvissuta finora solo facendo affidamento sulle mie forze perché gli altri mi hanno portato solo sofferenza… come posso sapere che anche tu non mi farai male se ti aprirò il mio cuore?”

Capendo che a quel punto le parole sarebbero servite a ben poco ed anzi l’avrebbero soltanto confusa ulteriormente, Leonidas la strinse tra le braccia e le diede un bacio intenso ma delicato, carico di tutta la dolcezza che lui non era stato in grado di esprimere da tempo, e che lei non aveva mai potuto ricevere in tutta la sua vita.

Lambda aveva sempre ripudiato il contatto fisico, ma il calore che aveva sentito quella notte, apparentemente così lontana, trascorsa abbracciata al suo corpo, le aveva fatto conoscere una sensazione nuova che le sarebbe piaciuto provare ancora.

In quel momento il calore del ragazzo, attraverso l’armatura d’oro, era accompagnato da qualcosa a lei completamente sconosciuto: per la prima volta, Lambda si sentì protetta dalla crudeltà del mondo.

Con rinnovato amore per sé stessi, per la persona che avevano di fronte, e per la vita, Leonidas e Lambda iniziarono su quella spiaggia il loro cammino insieme.





 

Postilla:

Come sempre, ringrazio di cuore tutti coloro che hanno voluto leggere questa storia.

Per ora il viaggio di Leonidas si conclude qui; forse un giorno continuerà, ma quel che conta, e che spero, è che vi sia piaciuto.

Alla prossima!

   
 
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