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Autore: taisa    05/02/2019    4 recensioni
Bulma ha le potenzialità per realizzare tutti i suoi sogni, ma può riuscirci mantenendo un segreto chiamato Vegeta?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quel che non ti aspetti

Arrivato nella zona del bar parcheggiò l'auto sul retro accanto alla cancellata che dava sul cortile.
Era inutile posteggiarla all'interno, nell'eventualità un camion dovesse passare a scaricare un ordine avrebbe dovuto comunque spostarla. Inoltre Vegeta era solito lasciare la sua moto dietro il cancello. Sebbene quest'ultima non si trovasse lì in quel momento.
Il veicolo che invece Nappa trovò nascosto tra i cespugli era una bicicletta. Sarebbe stato più sorpreso se fosse la prima volta che la individuava nello stesso punto. Non sapeva a chi appartenesse e d'altrocanto non era nemmeno un suo problema.
Era in ritardo quel giorno, nonostante il martedì aprissero più tardi del solito, avendo trovato traffico sul tragitto. Si reputò fortunato di aver trovato effettivamente un posto dove lasciare l'auto. C'era un'altra vettura tra la sua e l'inferriata che delimitava la proprietà del bar, alla quale dava le spalle.
Il suo cellulare cominciò all'improvviso a vibrare. Sarebbe stato bello trovarlo dove l'aveva lasciato, sul sedile del passeggero, ma doveva essere scivolato al suolo. Forse non avrebbe avuto tutti questi disagi se avesse fatto lo sforzo di mantenere il suo mezzo di trasporto con una minima parvenza di ordine.
C'era così tanto ciarpame sul posto accanto al guidatore che Nappa fu costretto a chinarsi ed immergere la mano tra carte, cartacce e una serie indistinguibile di spazzatura.
Quando finalmente raggiunse il telefono, chiunque avesse cercato di rintracciarlo aveva deciso di rinunciare.
Con la coda dell'occhio si accorse di uno strano movimento provenire dal cortile del bar. Più precisamente dall'ingresso dell'appartamento di Vegeta.
Tramite lo specchietto retrovisore vide una figura femminile emergere dall'interno dell'abitazione. Si soffermò per un momento sul pianerottolo davanti alla porta e si diede una sistemata alla gonna.
Nappa inarcò un sopracciglio. Questa sì che era una cosa inaspettata, pensò seguendo i movimenti della ragazza mentre questa s'infilava uno zainetto scolastico sulle spalle cominciando a scendere le scale. Arrivata ai cespugli si apprestò a slegare la bici nascosta dietro di essi.
Lui non fu in grado di guardarla in faccia, poiché gli stava dando le spalle, oltre al fatto che il capo era rimasto nascosto dai rami. Nonostante fosse così vicina Nappa non fu in grado di determinare la sua identità. Tuttavia una cosa gli balzò all'occhio, la ragazza indossava la divisa di un liceo privato il cui stemma era cucito sulla giacca. Una studentessa!
Nappa rimase ancora un secondo ad osservare la scena, prima che lei salisse sul sellino della bicicletta cominciando a pedalare nella direzione opposta rispetto a quella nella quale era parcheggiato. Per un attimo non seppe come interpretare questa rivelazione. Perché una mocciosa era uscita dall'appartamento del suo socio?
Tornò ad occuparsi dei propri affari, prestando attenzione al suo cellulare, solo per scoprire che il numero era verosimilmente una di quelle chiamate promozionali con l'antipatico vizio di telefonare sempre nei momenti meno opportuni.
Ancora seduto nella sua vettura smanettò col telefono per alcuni istanti, appoggiando la mano sulla portiera con l'intento di aprirla.
Un secondo movimento attirò la sua attenzione. La porta dell'appartamento si aprì nuovamente e questa volta ad uscirne fu Vegeta in persona.
Nappa ne fu sorpreso, non avendo visto la sua moto nel cortile aveva dedotto che fosse uscito, non si aspettava che fosse in casa.
Sempre guardandolo tramite lo specchietto, Nappa lo vide infilarsi una maglietta nei pantaloni prima di sistemarsi il maglione che indossava.
Osservandolo mentre scendeva la scalinata, mani nelle tasche, Nappa si domandò cosa ci faceva in compagnia di una licea... oh!
Ma certo!
Ecco perché Vegeta spariva nei pomeriggi, proprio quando la scuola era finita e prima che lei fosse costretta a tornare a casa da mammina!

***

Facendosi largo tra il fogliame che ricoprivano il cortile, Vegeta posteggiò la sua moto con crescente rabbia. Lo aveva lasciato a piedi... di nuovo.
Era stato costretto a farsi almeno un paio di chilometri trascinandosi quello stramaledetto ammasso di ferraglia dopo che il motore si era spento senza alcun preavviso. Fortunatamente i raggi del sole non erano più quelli estivi dei mesi scorsi e con l'autunno ormai alle porte il cielo era illuminato da un tramonto settembrino dalle pittoresche sfumature.
Tornato a casa, Vegeta diede un calcio al rottame che era costretto a guidare. Avrebbe voluto prendere una lastra di metallo e farle molto peggio, se non avesse imparato da una precedente esperienza che i danni sarebbero stati costosi da riparare.
Dopo la pessima giornata appena trascorsa aveva bisogno di una birra e se c'era una cosa positiva nel possedere un bar era quella che non correva mai il rischio di restare senza.
“Vegeta! Che fine hai fatto? Stavo aspettando te per i colloqui” lo chiamò Nappa appena lo vide entrare, “Quel dannato ferrovecchio!” sbottò lui senza dare nessuna spiegazione ulteriore. Non che ce ne fosse bisogno dopotutto.
Vegeta diede uno spintone al socio, in piedi davanti al frigo dalla quale estrasse una birra. “Lui è l'altro proprietario” stava nel frattempo spiegando Nappa, “È a lui che dovrai fare riferimento” aggiunse. Vegeta si voltò notando solo allora una figura minuta accanto al colosso che era il co-proprietario del locale. “Ciao” lo salutò lei.
“Mi prendi in giro?” sbottò immediatamente, “Questa mocciosa è quella che hai scelto per sostituirti?” “Il nome è Bulma” puntualizzò subito lei, non troppo felice di essere apostrofata come mocciosa da uno sconosciuto piuttosto maleducato. Vegeta fu abile nel nascondere la sua sorpresa a quella ritorsione.
“Se ti fossi presentato ai colloqui avresti potuto aiutarmi a scegliere” gli ricordò il colosso “Sta zitto” brontolò l'altro.
Vegeta guardò bene la ragazzina, gli sembrava piuttosto giovane, troppo. “Quanti anni hai?” le domandò altezzoso. Lei incrociò le braccia “Diciassette appena compiuti” gli rispose a tono. Con uno sguardo di disapprovazione, che sembrava voler dire “Stai scherzando?!” l'uomo si rivolse al collega.
“Rilassati, Vegeta. Ti serve solo qualcuno che pulisca il locale quando non ci sono troppi clienti” gli fece notare Nappa “E poi sarà solo per un mese, tornerò all'inizio di ottobre” “Tsk! Puoi anche non tornare, per quanto mi riguarda” replicò.


***

Vegeta era già dietro il bancone quando Nappa lo raggiunse. Sollevò lo sguardo sentendolo arrivare e decise di non fare nessun commento. Il suo mutismo non era certo la novità del giorno.
Il socio lo guardò lavorare ancora un po' incredulo, cercando di capacitarsi sulla sua scoperta.
Sentendosi osservato, Vegeta si voltò verso di lui con un'espressione tutt'altro che amichevole. “Cosa vuoi?” gli domandò tagliente e non troppo contento. Nappa sussultò “Niente!” esclamò in fretta.
Per togliersi il pensiero dalla mente decise di cambiare argomento, “Non pensavo fossi già qui” mentì “Il catorcio non era parcheggiato al solito posto” aggiunse frettolosamente.
Vegeta smise di trafficare con alcune bottiglie e si voltò in direzione del cortile, come se potesse vedere oltre le pareti che li separavano da esso. Un sogghignò si dipinse sul suo volto e Nappa si accorse che era quel tipo di sorrisetto che sulle labbra del collega non era mai una buona cosa.
“Me ne sono sbarazzato” gli rispose enigmatico. Nappa inarcò un sopracciglio, “Ti sei liberato del ferro vecchio?” gli domandò, “Hai finalmente deciso di farlo rottamare?”.
Vegeta gli rivolse uno sguardo stizzito, “Non essere idiota!” lo rimproverò “Avevo bisogno di soldi per comprare una nuova moto, così l'ho venduta” gli rispose incrociando le braccia, esibendosi in un altro di quei ghigni crudeli che erano una sua caratteristica.
“Cos...? Come hai fatto a vendere quel rottame?” esclamò Nappa genuinamente sorpreso. Quella vecchia moto partiva solo quando voleva lei e gli aveva dato più grattacapi che altro. Negli ultimi anni Vegeta l'aveva portata dal meccanico un numero infinito di volte senza mai riuscire ad ottenere un risultato stabile.
“Hn, semplice ho trovato qualcuno che me l'ha riparata e un idiota che l'ha comprata” spiegò Vegeta, mentre una luce di malevolenza gli attraversò gli scuri occhi neri.


CONTINUA…

  
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