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Autore: LilithGrace    05/02/2019    1 recensioni
Due mondi diversi, un incontro casuale nelle terre scandinave.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Stefan Levin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Come d’accordo si trovarono alle 22 fuori al campo d’allenamento.
Anja si era seduta sulle scale accanto a Yvone, mentre Jörg era fin troppo emozionato: era rimasto imbambolato a fissare l’ingresso, come fosse la cosa più bella che avesse mai visto nella sua vita… come un bambino al Disney Land Paris che incontra per caso il suo eroe o la sua eroina.
“Dai Jörg, non ti sembra di esagerare?”
Il ragazzo si voltò stizzito a quest’affermazione: “Dovevi vedere la tua faccia mentre fissavi quella maledetta statua sulla guida. La tua è solo invidia perché questo è intero.” Affermò facendole la linguaccia, suscitando ilarità nelle due sedute sulla scale.
Sentirono aprire la porta alle loro spalle e si alzarono tutti e tre di scatto. Uscirono tutti i giocatori, per ultimi i quattro che stavano aspettando.
“Ciao Stephan!” disse un emozionato Jorg seguito da Yvone e un cenno della mano di Anja.
“Ciao!” si voltò verso i suoi tre colleghi: “Loro sono i ragazzi che ho conosciuto a Stoccolma. Sono Jörg, Anja e Yvone” si soffermò su Anja e poi su Jörg: “Loro due hanno ballato al congresso”
“Molto piacere di conoscervi, Stephan ci ha parlato molto di voi! Ha detto che siete stati bravi” disse il capitano del Bayern, mentre stringeva la mano a turno a tutti e tre i ragazzi. A loro volta, si presentarono al portiere nipponico e all’attaccante cinese.
Terminati i convenevoli, si diressero a piedi al pub, essendo poco distante da lì.
Entrarono e si diressero ad un tavolo un po’ isolato, lontano da occhi indiscreti, sebbene fossero ormai clienti abituali e per la gente del posto non era chissà che novità vederli lì seduti a chiacchierare.
Ordinarono le loro birre, Anja in particolare ordinò una rossa aromatizzata cosa che non sfuggì a nessuno:
“Ti piacciono i sapori intensi e corposi?” chiese Karl.
“Sì, ed è anche l’unica bevanda alcolica che bevo e neanche spesso, onestamente. Gli altri tipi di alcolici, vini o superalcolici non mi piacciono…”
“In realtà non li regge… si addormenta subito” sussurrò l’amico al capitano.
“Ma come avete fatto a convincere Stephan a socializzare? Noi ci abbiamo messo anni a farlo aprire un po’” chiese con tono scherzoso il bomber cinese.
Anja decise di raccontare la vicenda, stranamente, essendo la più taciturna del gruppo.
“Fin da piccola, ho sempre voluto visitare la Svezia, in particolare la Venezia del Nord.
I nostri maestri ci hanno chiesto di partecipare e ‘Stockholm Mambo Weekend’, nonostante un lungo periodo di stop da spettacoli ed esibizioni e così ci siamo ritrovati lì. Abbiamo unito l’utile al dilettevole” si prese una pausa, come per riordinare le idee: “in realtà non abbiamo fatto nulla di speciale per farlo socializzare: gli ho chiesto un’informazione in svedese, su una statua. Probabilmente avrò sbagliato anche frase e gli avrò chiesto chissà cosa, ma per fortuna aveva capito che sono tedesca e abbiamo parlato tedesco. Fine” terminò così la spiegazione e a sentir nominare la statua, i giocatori del Bayern quasi si congelarono. Tutti tranne lo svedese che, stranamente, non ebbe alcuna reazione o perlomeno non percettibile, cosa che non sfuggì all’occhio attento del portiere.
Così intervenne: “come mai cercavi quella statua?”
Quella domanda quasi non se l’aspettavano, né Anja, né Jörg, né tantomeno Yvone benché la cosa la riguardasse poco.
Dopo un momento di silenzio ed imbarazzo, Genzo riprese a parlare “Sono stato troppo indiscreto?”
“No, affatto” rispose di getto il ragazzo “il fatto è che ha la fissa di esprimere desideri ovunque ci sia qualcosa che porti fortuna…” guardò sottecchi la ragazza seduta accanto a sé, accennando appena un sorriso.
“La verità è che ho questa fissa perché durante un’esibizione avremmo dovuto fare una presa, ma non è riuscita. Quindi per evitare che possa ricapitare, esprimo un desiderio. Non faccio del male a nessuno”
“Ci fai fare i chilometri….” Disse ironico beccandosi una linguaccia in tutta risposta.
“Scusateli. E’ che un po’ delicato l’argomento” intervenne Yvone, facendo capire ai giocatori che in realtà non stavano discutendo, ma era solo un loro modo di scherzare.
“Si erano esibiti in un locale. Un signore lanciò un boccale perché era straubriachissimo e Jörg, mentre ballava, è scivolato sulla birra; nonostante tutto aveva caricato per fare la presa con Anja. Anja, sentita l’instabilità di Jörg, è stata incerta nei movimenti così si sono sbilanciati entrambi” abbracciò gli amici prima di terminare la frase.
“Polso rotto e strappo al tricipite femorale” disse indicando prima l’uno e poi l’altro.
“E ha funzionato ugualmente la statua?” chiese il cinese, guardando con la coda dell’occhio il centrocampista del nord, cercando di captare qualsiasi reazione o movimento. La storia della statua era nota a tutti, sapevano benissimo che a sfigurarla era stato uno Stephan arrabbiato per la perdita della sua amata. Dava la colpa a sé stesso e a quella “maledetta”.
“considerando l’esito dell’esibizione e il fatto che ne siano usciti tutti interi, direi di sì. Sapete, era la prima volta che tornavano ad esibirsi dopo questa vicenda” affermò soddisfatta la mascotte della coppia, rivelando così il perché avessero avuto quel lungo periodo di stop.
“Ma in tutto ciò, quando gli hai fatto la domanda” disse indicando il collega “ti ha dato una spiegazione valida o se n’è stato zitto come sta facendo adesso?”
questa fu una domanda provocatoria, voleva verificare se effettivamente non rpovasse alcun tipo di fastidio o se aveva eretto una corazza ancor più dura; si beccò solo uno sguardo freddo, ma nulla di più, cosa che lo sorprese. Che stesse facendo sul serio dei passi avanti?
“In realtà ha detto ‘non lo so, sono anni che non vivo più qui’ “ Anja cercò di imitare Stephan in tutto, voce e atteggiamento compresi.
“Non parlo così”
“Sì che parli così”
“No e non faccio quella faccia”
I colleghi del giovane si stavano sforzando di trattenere le risate, perché effettivamente l’espressione indecifrabile che aveva assunto Anja era molto simile a quella dello svedese.
“Te lo dico io che fai quella faccia… e se lo vuoi sapere, la stai facendo anche adesso” il ragazzo si voltò verso il capitano con aria interrogativa, cercando appoggio, ma si ritrovò un Karl-Heinz Schneider quasi in lacrime e con gli occhi rossi per la risate trattenute: “Effettivamente, quella è la tua faccia..” riuscì a dire prima di coppiare a ridere
“Visto?!” Anja sbottò in una fragorosa risata dietro al Kaiser “Fidati di me!”

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Rimasero tutti a chiacchierare per ore, come fossero amici da sempre. Dopotutto erano tutti coetanei e forse, come aveva fatto notare anche Stephan a Stoccolma, delle volte poteva far bene vivere momenti senza fama… erano pur sempre ragazzi!
“Si son fatte le 2.30, forse è il caso che ci avviamo…” disse Jörg
“Sì, vengo con te, tanto abitiamo vicini!” rispose Yvone
Il loro piano malvagio era quello di costringere Stephan a riaccompagnare Anja a casa, roba da adolescenti…. Che banale. Tanto banale da funzionare. Beh, ovviamente aveva funzionato solo perché Stephan aveva avuto l’intenzione di abboccare alla loro banale esca.
Rimasero solo lui ed Anja.
Passeggiarono per un po’ in silenzio, con solo i loro respiri come sottofondo.
Il silenzio fu rotto dalla voce di lui: “Credi davvero sia stata la statua a portarti fortuna?”
Anja sorrise: “assolutamente no. E’ andata bene perché io ed Jörg ce lo siamo meritati… abbiamo lavorato a lungo su quel pezzo. Lo faccio per farmi forza e cercare di combattere l’ansia, ma non credo che sia merito suo. E’ solo merito nostro”
Quelle parole fecero fare un tuffo nel passato al ragazzo: ricordò Katarina, ricordò la sua preghiera e poi la sua morte. Ricordò che si sentì colpevole perché sapeva che lei aveva pregato per lui e la sua vittoria, ma quelle parole lo fecero riflettere. Forse lui si meritava di vincere, era stato bravo. Anzi, erano stati bravi, lui e la sua squadra. Questo lo rincuorò.
Si accorse dello sguardo pensoso del ragazzo e, senza pensarci, lo prese sottobraccio. Quel gesto non lo infastidì. Rimasero ancora in silenzio, fino ad arrivare sotto casa di lei.
“Ti ringrazio per avermi accompagnata fin qui, davvero.
Ci vediamo… se ti va.” Disse quasi sussurrando, azzardando forse. Poteva essere interpretata sia come un appuntamento, sia come un rinnovo di invito per l’uscita di gruppo.
Il ragazzo sorrise e annuì: “Mi farebbe piacere…”.
Lei si avvicinò e l’abbracciò, non preoccupandosi di essere ricambiata o meno. Cercava in tutti i modi di sentire il suo battito e da sopra gli strati della giacca, della tuta e della lastra di ghiaccio che conteneva il suo cuore.
Inaspettatamente, lo scandinavo ricambiò la stretta con un braccio, mentre con la mano del braccio libero andrò a poggiarsi sul capo della ragazza intrecciando le dita con i suoi capelli scuri, in contrasto con i propri che erano di un biondo tendente al bianco/grigio. Aveva avvertito del calore quando l’aveva stretto, tenerezza o…. non lo sapeva, era indecifrabile. Sapeva solo che si era sentito di ricambiare quell’abbraccio, senza sentirsi in colpa.
Anja sciolse l’abbraccio a malincuore e gli sorrise, senza allontanarsi troppo.
“Buonanotte allora” gli disse.
“Buonanotte” le rispose, prima di incamminarsi verso la propria casa.



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Angolo dell'autrice: Buon pomeriggio a tutti! Questo è il quarto capitolo ^^
Sto cercando di attenermi il più possibile al carattere di Levin, ma ho voluto renderlo un po' più "aperto", quasi pronto a ricominciare... in via di guarigione appunto (spero di non aver fatto gaffe).
Con ciò, vi auguro buona lettura <3

 
  
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