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Autore: Dreamer47    06/02/2019    1 recensioni
Seguito di Heartbeat: ambientato all'inizio della sesta stagione.
Dal testo:
"Un po’ stordito aprì gli occhi trovandosi disteso su di un divano a lui sconosciuto: mise a fuoco la stanza intorno a se, non riconoscendola, finché una figura comparve e si diresse nella sua direzione.
“Sei sveglio finalmente, raggio di sole!” Scherzò una voce femminile a lui davvero familiare, sedendosi.
“Hailey?” Biascicò il ragazzo ancora molto confuso, passandosi una mano sul viso e sedendosi. “Dove mi trovo?”.
“Al sicuro” disse una voce ancora più familiare di quella della ragazza davanti a se. “Ciao Dean”.
Il ragazzo alzò lo sguardo, chiedendosi se fosse solo un sogno o se fosse la realtà, ma quando incrociò il suo sguardo, si riprese del tutto e sgranò gli occhi.
“Sam..?!” Chiese scosso, alternando lo sguardo incredulo fra i due.
[...]
Dean sentí gli occhi pizzicare ed il suo cuore esplodere di felicità.
Fece un balzo in avanti e si avvicinò velocemente al fratello, stringendolo tra le braccia. Come poteva essere tornato? Quando era uscito dalla gabbia?
Lasciò le domande per dopo, si strinse al suo fratellino godendosi il momento, mentre la felicità si impossessò di lui e si lasciò invadere da un senso di pace.
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bobby, Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sesta stagione, Più stagioni
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Family don't end with blood'
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Capitolo 6 (Parte I).
I'll wait for you because you bring the sun.





Un anno e mezzo prima

Il dolce suono della voce della sua bambina la fece trasalire, persa per com’era fra i suoi mille pensieri, seduta con le gambe accavallate sull'ampio divano di casa sua: era appena tornata da una delle sue cacce con sua sorella maggiore Hailey, dove avevano stanato ed affrontato un grosso nido di giovani vampiri incontrollabili a Nord dell’Ohio, che avevano deciso di trasformare gran parte della città per sfidare i cacciatori locali; un grande numero di quest'ultimi aveva perso la vita negli scontri notturni con i succhia sangue, ma le sorelle Collins e altri cacciatori amici della maggiore erano riusciti ad abbattere la minaccia senza troppi problemi e a tornare a casa con poco più di qualche graffio.
Hailey era uscita di casa subito dopo essere tornata, ma Katherine non volle seguirla, ne le chiese troppe spiegazioni, avendo semplicemente ancora voglia di stare con la piccola Judith, che nel frattempo cresceva e cominciava a capire un po’ troppe cose della vita di sua madre e di sua zia; il tempo volava e la piccola stava entrando nella fase preadolescenziale, cominciando a chiedersi perché la mamma tornasse sempre ferita, cosa facesse, con chi si vedesse. Ma soprattutto chiedeva perché non ci fosse più Dean a casa con loro: come poteva spiegare ad una bambina di quasi 12 anni il vero motivo?
Tutte le volte che la piccola Jud cercva una spiegazione dalla madre o dalla zia, si cercava di sviare il più possibile il discorso, cercando di distrarre la bambina con stratagemmi mirati, consentendole anche qualche capriccio extra di tanto in tanto.
Erano già passati 7 mesi da quando Dean le aveva lasciate, non rispondendo neanche alle chiamate di Hailey che si era presa estremamente cura di sua sorella e di Judith quando il Winchester se n’era andato senza lasciare traccia di se; in questi lunghi mesi Katherine era sprofondata in un profondo dolore interiore, oltre che fisico. Avrebbe voluto reagire, cercare di rimettersi in piedi da sola, ma davvero era arrivata al limite della sopportazione: scoprire di essere la figlia di Azazel l'aveva scossa e molte volte si chiese se avesse sangue demoniaco dentro le sue vene e cosa ciò comportasse; avere le mani sporche di sangue degli innocenti che aveva ucciso e torturato durante la Maledizione la tormentava, rivivendo quelle scene all'infinito durante le sue lunghe notte insonni; l'abbandono di Dean fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Quando Hailey le impose di reagire e di rimettersi in piedi con il suo aiuto, Katherine non si lasciò sfuggire l'occasione: tornando a cacciare scaricò le sue frustrazioni ed il suo dolore e, giorno dopo giorno, si sentiva un pò meno male; nonostante sapesse che quel dolore non sarebbe mai passato, la minore delle Collins si era concentrata su se stessa e su sua figlia, dato che l’unica figura di riferimento nella vita di sua bambina era sempre stata lei.
Cercò di dimenticare quella notte, cercò di dimenticare Dean e il suo grande amore per lui, e si buttò sul lavoro e sullo stare con la piccola Jud; ma la sera arrivava sempre puntuale, insieme alle ore di insonnia e ai suoi pensieri che la portavano sempre ad un unico punto.
Sam e Dean.
I due uomini che più aveva amato sulla terra erano entrambi scomparsi dalla sua vita.
Pensare a Sam e a come la sua vita si fosse conclusa non riusciva più neanche a farla dormire la notte: le faceva troppo male sapere che lui non potesse godersi la vita, com’era giusto che facesse. Avrebbe tanto voluto essere lei stessa a marcire in quella gabbia pur di farlo tornare.
Per non parlare di Dean, che aveva preso il suo cuore e lo aveva letteralmente distrutto; distrattamente si toccò la ferita sul fianco sinistro e ripensò a quella notte e al dolore provato successivamente quando si rese conto che lui fosse andato via.
Non aveva preso i suoi vestiti, aveva lasciato tutto ciò che gli appartenesse in quella casa come se lasciasse la speranza di un suo ritorno. Speranza che morì quando Katherine lo trovò e scoprì che si stava facendo consolare allegramente da Lisa; li aveva spiati per qualche giorno, notando come tutto fosse semplice tra di loro e come lui paresse che.. l’amasse.
Il suo cuore ancora si bloccava anche solo a pensarlo e si morse il labbro, sentendo la presa ferrea di sua figlia sul suo viso: salì sul divano e si mise a cavalcioni su sua madre, per poi abbracciarla e tenerla stretta a se.
“Oh amore mio..” sussurrò Katherine stringendola fra le sue braccia e dandole dei baci sulla testolina profumata. “Quanto mi sei mancata..”.
“Anche tu mamma!!” Esclamò stringendosi a lei e dandole dei piccoli baci sulla guancia.
Il campanello interruppe quel momento di coccole fra madre e figlia, mentre l’uomo le fissava con un grande sorriso fra le labbra; il cuore di Katherine si sciolse notandolo, dato che ciò le ricordava così tanto Dean. Forse per questo aveva iniziato una relazione con Cristian, forse rivedeva il suo più grande amore ed inconsciamente credeva che fosse lui, anche se sapeva che non lo avrebbe visto mai più.
“Rimani qui..” sussurrò la ragazza sorridendo e baciando la testa della bambina ancora una volta. “La mamma torna subito, amore mio”.
Si alzò sorridendo e si diresse verso l’ingresso; quando aprì la porta, le mancò il respiro e rimase per qualche secondo immobile, aspettando che il cervello elaborasse la notizia.
Un omaccione si presentò alla sua porta con le sembianze di Sam ed Hailey gli stringeva una mano e sorrideva a sua sorella; cosa? Sam, vivo? Non poteva credere che tutto ciò fosse vero, che lui fosse davvero lui.
“Ciao Katherine, indovina chi è tornato in città..” sussurrò l’omone con la voce di Sam, sorridendole.
Istintivamente fece per chiudere la porta, ma Hailey la bloccò, così con poche mosse l’atterrò ed afferrò il coltello che portava sempre sulla sua cintura, puntandolo alla gola del ragazzo.
"Non ti credo” disse lei guardandolo dritto negli occhi in cagnesco.
“Katherine, non fargli del male..” sussurrò Hailey con tono triste, guardandola speranzosa. “È veramente Sam! Ti prego”.




Il ticchettio della lancetta del grande orologio a pendolo presente nel salone di Bobby segnalò a tutti come il tempo lentamente passasse; in silenzio, con la tensione e la paura elevata alle stelle, stavano dislocati nel salotto ad attendere che Sam si risvegliasse da quel sonno e che dicesse a tutti che stesse bene.
Dean ed Hailey rimasero seduti sulle vecchie sedie del tavolo della cucina a chiedersi quanto tempo ci sarebbe voluto ancora e cosa ne sarebbe venuto fuori da quella situazione, Bobby leggeva uno dei suoi libri seduto sul divano, nella speranza di trovare qualsiasi traccia, profezia o leggenda che potesse aiutarli, mentre Katherine appoggiò i gomiti sul tavolo del salotto, facendo delle ricerche su internet che però non la portarono a nulla di concreto.
Furono ore lunghe e tormentate, ore in cui si chiesero più volte se Morte avesse eseguito bene il suo lavoro o se fosse andato qualcosa storto; domande del tipo “Il muro sarà già crollato?” sorsero nella loro mente, mentre il vuoto dentro di loro diveniva sempre più grande.
Si trattava di Sam: rappresentava il collante tra di loro, se c’era qualche attrito lui era sempre lì per aiutarli a risolvere. Tutti lo amavano. Chi come fratello, amico, figlio o fidanzato. Nessuno poteva fare a meno di lui.
Bobby aprì la bocca un paio di volte per dire qualcosa di intelligente, ma tutto ciò che uscì fu il nulla; le sue corde vocali non si mossero, il suo cervello non riuscì a formare una frase sensata perché, onestamente, anche lui si sentiva così addolorato e perso.
Lo squillo di un telefono li risvegliò tutti dal silenzio e dai sensi di colpa in cui stavano annegando, e lentamente l’uomo si alzò dal divano per dirigersi verso le varie basette dei telefoni di casa per capire di che si trattasse; non era quello dell’FBI, ne quello dei servizi segreti, ma il suo normalissimo telefono di casa.
Sospirò e rispose, mentre gli occhi dei presenti si puntarono su di lui per capire chi li stesse disturbando in un momento così delicato per la loro famiglia.
Bobby bofonchiò qualcosa di incomprensibile, inveendo contro il suo interlocutore e scuotendo forte la testa, prima di chiudergli il telefono in faccia ed insultarlo pesantemente; con un sospiro si voltò verso i ragazzi e si appoggiò al top della cucina.
“È Rufus, ha un caso a Greybull, Wyoming..” sussurrò facendo spallucce, alternando gli sguardi fra i tre. “Due donne sono scomparse, una terza è stata aggredita da qualcosa proveniente dal cielo! Sembra un caso bello e buono”.
Hailey scosse la testa e distolse lo sguardo, torturandosi le dita e serrando forte la mascella; poi alzò nuovamente gli occhi e gli sussurrò con voce rotta: “Mi dispiace per le ragazze ma non voglio cacciare! Voglio rimanere qui ad aspettare che Sam si risvegli”.
Il silenzio calò nuovamente e l’uomo pensò a qualche cacciatore che potesse prendere il loro posto per questo caso, ma li aveva mandati tutti ad occuparsi di diversi lavori mentre loro cercavano di riportare l’anima di Sam dentro di lui.
Si grattò la testa e poi distrattamente anche la barba, per poi incrociare le braccia al petto, ma nessuna idea gli bazzicò nella testa.
“Vado io..” sussurrò Dean sospirando, alzandosi e facendo spallucce quando gli altri lo guardarono. “Ho bisogno di distrarmi, qualsiasi cosa”.
Bobby sapeva che non fosse ancora pronto a cacciare, sapendo suo fratello in quelle condizioni, ma sapeva che ne aveva bisogno per distrarsi e non crogiolarsi troppo nel dolore, così lentamente posò lo sguardo sulla ragazza che aveva difronte, che teneva gli occhi fissi sul tavolo, ma che ancora non era intervenuta nel discorso.
Katherine si morse forte il labbro per la tanta pressione psicologica, facendosi addirittura sanguinare e percependone il sapore in bocca, sentendosi profondamente indecisa se accompagnarlo o meno: sapeva che se non fosse andata si sarebbe tormentata finché non fosse tornato, ma voleva anche che sua sorella potesse contare sul suo supporto.
Lentamente sospirò e si alzò in piedi, poggiando i palmi sul tavolo e accennando un sorriso verso di loro; guardò il ragazzo negli occhi e fece spallucce.
“Andremo insieme..” sussurrò Katherine, notando come la sua espressione cambiò in poco tempo. “Quando partiamo?”.
Dean la guardò sorpreso e accennò anche lui un sorriso, uno di quelli veri che non si concedeva da un po’ di tempo, e si mise dritto con la schiena.
“Adesso”.





Un anno e mezzo prima

Le fiamme si contorcevano in una danza disordinata e imprevedibile ed ogni volta che entrava nel salone del capanno dei Campell non poteva fare a meno di fissarle e intrappolarsi nelle loro sfumature; aveva sempre amato quella vista, sin da quando era piccola e suo padre accendeva il fuoco del camino nella loro casa del Kansas con una tale maestria da incantarla sempre.
Philips era davvero bravo in ogni cosa che faceva, rendeva tutto così semplice e Katherine aveva desiderato durante tutta la sua vita di essere brava almeno la metà di quanto lo fosse lui; crescendo e venendo a conoscenza della verità, capì però che suo padre era in grado di fare tutte quelle cose grazie alla caccia e alla famiglia che aveva avuto.
Si chiedeva spesso se potesse vederla dall’alto e se sarebbe mai stato fiero di lei; purtroppo aveva perso l’occasione di chiederglielo quando Azazel aveva sterminato la sua intera famiglia, compreso Henry.
“Dovresti dirlo a Dean”.
La voce di sua sorella la riportò alla realtà, facendole distogliere lo sguardo dalle fiamme e suoi pensieri abbandonarono il padre che aveva tanto amato; tirò su con il naso e vide Hailey fare avanti e indietro per la stanza, fissando il ragazzo appena tornato con aria arrabbiata e quasi delusa.
“No, lui non vuole questa vita” rispose Sam sbuffando e scuotendo la testa, usando un tono perentorio.
“Ha bisogno di suo fratello!” Esclamò Hailey allargando le braccia, osservando il ragazzo sedersi sul piccolo divano e stendere leggermente la schiena, stiracchiandosi, per poi posare lo sguardo sulla sorella. “Diglielo anche tu che non sa cosa Dean stia passando”.
"Sono la persona meno indicata per parlare di Dean..” sussurrò Katherine sospirando e stringendo forte la mandibola.
“Anche io ci sono passato quando lui è stato all’inferno, adesso voglio solamente che abbia una vita felice e serena lontana dalla caccia!” Esclamò Sam alzando il tono della voce e sgranando gli occhi; dopo pochi secondi sospirò, per poi rivolgere lo sguardo verso la minore delle Collins, guardandola con tristezza negli occhi. “Kath, a proposito: mi dispiace molto che se ne sia andato”.




Salire su quell’auto per passare ben 11 ore nel totale silenzio e  nell’imbarazzo forse non era stata una splendida idea; Katherine non era mai stata a Greybull e non aveva neanche idea di quanto distasse da casa di Bobby.
Il maggiore dei Winchester teneva gli occhi puntati sulla strada, mentre il viso della ragazza veniva illuminato almeno ogni mezz’ora dalla luce dello schermo del suo telefono; solo dopo la quarta volta Dean capì che qualcuno le stesse scrivendo dei messaggi, e con un sorriso sulle labbra capì che si trattasse di Liam che la teneva aggiornata su ciò che facesse Judith.
Ormai stava crescendo, diventava sempre più forte e bella e non poté fare a meno di chiedersi se anche lei sarebbe diventata una cacciatrice, dato il suo albero genealogico pieno zeppo di potere.
Katherine sorrise leggendo che la sua bambina era già stata messa a letto e si sentiva anche più tranquilla; si voltò distrattamente verso il ragazzo che intercettò il suo sguardo e lo ricambiò, nonostante avesse l’obbligo di dirigerlo sulla strada.
"Hai fame?” Chiese sorridendo imbarazzata, dicendo la prima cosa che le venne in mente per spezzare il silenzio e tenendo ancora fra le mani il suo cellulare e rigirandoselo fra le mani per il nervosismo.
“Si, vuoi mangiare?” Chiese Dean allargando il suo sorriso e tornando a guardare la strada. “C’è il Rik's di passaggio! Potremmo andare lì, se ti va".
"Ok..” sussurrò la ragazza annuendo, tornando a guardare la strada.
Il Rick's era il luogo della loro prima vera uscita come coppia, il luogo in cui Dean l’aveva portata per il loro primo appuntamento una volta tornato dall’inferno; nonostante il nodo in gola, Katherine accettò, non potendo fare a meno di sentire il cuore pesante.
Erano ormai tre ore che viaggiavano ininterrottamente e le gambe di entrambi cominciarono a dolere, cosi come un brontolio avanzò nei loro stomaci; in meno di mezz’ora arrivarono davanti ad una locanda, non enorme, ma neanche piccola e il ragazzo accostò l’auto per scendere e consumare la loro cena.
Una volta all’interno, Katherine sorrise e si guardò intorno, ripensando a quante volte avessero cenato insieme in quel luogo; riconosceva ogni angolo del locale per quante volte c’erano stati in quegli anni.
La prima persona che videro entrando fu uno dei baristi, che alla loro vista sorrise e gli fece un cenno con la mano, che Dean ricambiò senza però sorridere, né avvicinarsi per scambiare due parole com’era solito fare quando andavano li a mangiare.
Si voltò a guardarla e lesse sul suo viso un senso di disagio, forse lo stesso che si sarebbe letto sul suo se lui non fosse stato così bravo a camuffarlo; arrivarono ad uno dei tavoli liberi, accompagnati da uno dei ragazzi che lavoravano li, e si sedettero guardandosi intorno.
Katherine posò gli occhi sui suoi e rise nervosamente, accavallando le gambe sotto il tavolo e sollevando un sopracciglio.
"Forse non è stata una grande idea venire qua..”.
“Certe cose non cambiano mai, Katherine..” rispose sorridendo il ragazzo, incrociando le dita delle sue mani sul tavolo. “Prendi il solito?”.
La donna sorrise e sospirò, sapendo a cosa si riferissero le parole di Dean: un grosso panino ripieno di pollo fritto, con contorno xxl di patatine.
Lui non aveva mai capito perché si ostinasse a prendere una porzione così grande se poi non riusciva mai a finirla e lui si trovava costretto a mangiare anche il suo.
“Certe cose non cambiano mai..” sussurrò Katherine facendo spallucce, ripentendo la frase del ragazzo che rise e si appoggiò le spalle alla sedia sentendosi più rilassato.
Chiamò uno dei camerieri, ordinando per la ragazza e il suo doppio panino hamburger con cheddar fuso; poi si voltò nuovamente a guardarla negli occhi, incastrandola.
“Sei nervoso per Sam?” Chiese la ragazza mordendosi poi il labbro.
“Ho paura che non possa farcela questa volta” rispose Dean abbassando lo sguardo e facendo spallucce.
“Ci riesce sempre! Hai detto che non vuoi più trattarlo come un bambino, comincia da adesso!” Esclamò Katherine schiarendosi la voce. “Ce la farà, lo so”.
Dean tenne la testa bassa, forse per tenere gli occhi lucidi lontana dalla sua vista, o forse perché non riusciva più a sostenere il suo sguardo, e prese a giocherellare con il gambo del bicchiere, stringendolo fra le mani.
Katherine aveva sempre avuto due reazioni completamente opposte durante il forte imbarazzo: stava muta come una tomba oppure parlava senza sosta.
In macchina aveva attuato la prima, proferendo pochissime parole durante tutta quel viaggio, ma adesso invece aveva voglia di parlare con lui, di qualsiasi cosa, in qualunque modo.
“Castiel non si è più fatto vivo?”.
Dean sollevò il viso, accennando un sorriso quasi divertito, capendo perfettamente che la ragazza stesse cercando di avere una vera conversazione, nonostante conoscesse la risposta della domanda che aveva appena posto.
“No, ma credo che ci abbia spiati e che sappia di ciò che ha fatto Morte” rispose Dean sospirando e strofinando il palmo delle due mani sulle sue cosce.
“Cass non è cattivo” disse Katherine accennando un sorriso di incoraggiamento.
“Lo so, conosco quel bastardo come se fosse mio fratello!” Esclamò allargando le narici per la disapprovazione, stringendo forte i pugni sul tavolo. “Avrei voluto solamente che chiedesse aiuto a noi piuttosto che a un demone”.
“Fa comunque parte della famiglia”.
Dean sorrise a quella parola: famiglia. Per lei era incluso anche Castiel ed automaticamente quindi anche lui.
Dopo pochi secondi, arrivò il cameriere brandendo i loro due piatti e improvvisamente la loro barra della felicità aumento fino al massimo; avevano sempre amato mangiare bene, era una delle tante cose che li accomunava.
La cena andò avanti con qualche risata perché, come sempre, la ragazza non riuscì a finire il suo panino e il cacciatore si dovette sforzare per finirlo al suo posto; nonostante le proteste della donna, Dean mise due banconote da 20 dollari al momento di pagare il conto, offrendole la cena com’era solito fare quando ancora stavano insieme.
Si strinsero nel giubbotto prima di uscire dal locate e avvertire la temperatura cambiare in modo drastico; la donna si accese una sigaretta, tenendo fra le mani il suo telefono e controllando i vari messaggi di Liam.
“Non fumavi così prima” disse Dean aggrottando le sopracciglia e guardandola storto.
“Tanto morirò comunque” rispose Katherine facendo spallucce e riponendo il telefono nella tasca posteriore dei suoi jeans.
“Ti fanno male” rispose di getto il ragazzo, sollevando un sopracciglio.
“Anche quello che hai appena mangiato tu ti fa male” sussurrò facendo spallucce, tirando ancora dalla sua sigaretta.
Il ragazzo si morse il labbro leggermente, sorridendo a quella affermazione e mise le mani nelle tasche dei suoi pantaloni, continuando a guardarla con quello sguardo negli occhi; forse perché leggermente infastidita dalla sua occhiata, Katherine si appoggiò alla macchina con un fianco, cercando di nascondere il viso e di apparire il più naturale possibile, ma Dean la conosceva e sapeva che si sentisse ancora in imbarazzo con lui.
Kath..”.
La donna sollevò lo sguardo, voltandosi nuovamente verso di lui e sospirando; il suo sguardo le diceva qualcosa che già aveva capito e che forse le avrebbe fatto male, ma il ragazzo non si fermò e continuò a parlare.
“Vorrei parlare di quella sera..”
Dean non specificò di quale sera stesse parlando, ma subito la donna capì a cosa si riferisse e inclinò la testa su un lato, ispirando ed espirando il fumo.
“Cosa vuoi dirmi, Dean?”.
“Mi dispiace di averti baciata; forse è stato troppo presto, sono stato troppo avventato..” sussurrò il ragazzo deglutendo a fatica, sentendo nuovamente le parole venirgli meno e la voce schiarisci. “Io..”.
“Non parlare come se io non fossi stata presente; anche io ero lì..” rispose Katherine sorridendo amaramente e facendo spallucce. “Non mi sono tirata indietro”.
Dean la guardò aggrottando le sopracciglia, sgranò gli occhi ed increspò appena le labbra, guardandola a metà fra il cagnesco e lo stupito. Allargò le braccia e continuò a fissarla negli occhi, leggendovi all’interno un mare di paure.
“Allora qual è il problema ?”.
Katherine rise nervosamente e gettò via il mozzicone di sigaretta in maniera distratta, facendo però centro nel cestino dedicatogli; successivamente scosse la testa e lo guardò quasi allibita.
“Vuoi davvero parlarne mentre aspettiamo che Sam si risvegli? Non mi sembra il momento!”.
Dean strinse forte la mandibola a quelle parole, pensando che se Sam si fosse risvegliato con tutti i suoi ricordi e fosse impazzito, non avrebbero avuto modo di finire quella conversazione; così si impettì e la guardò con aria truce.
“Ne voglio parlare adesso!” Esclamò posando la sua mano contro lo sportello della macchina per bloccarle il passaggio ed avvicinandosi di qualche centimetro di troppo a lei.
Katherine alzò il viso, trovando quello del ragazzo davvero vicino al suo, e lo guardò quasi con rabbia, esattamente come l’uomo stesse guardando lei; non vi era desiderio, non vi era alcuno sguardo malizioso. Solamente due persone che volevano dirsi tante cose ma non sapeva ancora come fare.
“Non puoi aspettarti che io passi sopra a tutto così velocemente, Dean!” Esclamò Katherine fulminandolo con gli occhi, scuotendo la testa e lasciando che le ciocche bionde ricadessero sul suo petto. “Non mi fa piacere tenerti lontano, ma sarebbe peggio se tu mi fossi vicino”.
“Non ti farò mai più del male” sussurrò di getto l’uomo, avvicinandosi ancora un po’ e mettendola nella condizione di indietreggiare fino a toccare con la schiena il fianco dell’Impala.
Deglutì a fatica e sospirò, seguendo lo sguardo del cacciatore che si alternava fra i suoi occhi e le sue labbra; nessuno a parte lei poteva sapere quanto desiderasse farlo, annullare quella distanza, fare di nuovo l’amore con lui e non lasciarlo mai più andare, ma lei aveva molto rispetto per se stessa e non voleva soffrire ancora, né tantomeno tornare con Dean senza che lui avesse prima dimostrato il suo vero amore.
Serrò la mandibola e sgattaiolò dalla sua presa, distogliendo lo sguardo e passandogli oltre.
“Dovremmo rimetterci in viaggio. Ti dispiace se guido io?” Chiese Katherine sospirando, mente i polmoni le chiedevano più ossigeno ed il cuore le esplodeva nel petto; senza attendere una risposta, la ragazza afferrò le chiavi dell’auto e si diresse dalla parte del guidatore. “Tu riposati, sei stanco”.
Dean accettò la condizione, nonostante raramente le avesse concesso di guidare l’Impala, o meglio raramente aveva concesso a qualcuno di guidare la sua piccola, ma di Katherine si fidava e sapeva che l’avrebbe trattata proprio come avrebbe fatto lui.
Il discorso non era finito lì per lui e prima di partire nuovamente per casa lo avrebbero continuato ad ogni costo.




Il tempo lento era scandito da quel grande orologio a pendolo presente nella soggiorno di Bobby; erano passate tre ore e mezza da quando Katherine e Dean erano partiti per il caso delle giovani ragazze scomparse, ore in cui Sam non si era ancora svegliato ed Hailey e Bobby non avevano proferito parola.
Un po’ per l’imbarazzo, un po’ per l’assenza di parole sensate nella sua testa, Bobby non riuscì ad interloquire con la ragazza che stava seduta sul suo divano con sguardo assente. E poi non la voleva disturbare, sapeva quanto stesse soffrendo.
Aveva provato a prepararle la cena, ma Hailey si era rifiutata di mangiare, voltandosi appena quando l’uomo l’aveva richiamata per sedersi a tavola con lui.
Non si era mossa neanche di un millimetro, chiusa com’era nella sua mente a rimproverare ed incolpare se stessa per tutto.
“Solo perché ti spappola il fegato, non vuol dire che non sia una medicina..” sussurrò Bobby riportandola alla realtà, offrendole un bicchiere di Scothc. “Sam alla fine riesce sempre a mettersi in piedi”.
Hailey sorrise brevemente e afferrò il bicchiere con la sua mano, per poi portarlo alla bocca ed inumidirsi le labbra.
Passò poco tempo e l’alcool fece effetto su Bobby, che si appisolò senza neanche rendermene conto accanto a lei sul divano, ed Hailey decise che forse ne aveva avuto abbastanza di continuare a fissare il vuoto; con un passo estremamente silenzioso e attento a non svegliare Bobby, Hailey si alzò e vagò per la casa senza una meta precisa, finché si ritrovò davanti alla porta socchiusa della panic room.
Il cigolio la disturbò parecchio, tanto da fare una smorfia con il viso e lasciando solo lo spazio necessario per entrare, senza spalancare la porta.
Osservò Sam giacere su quel letto e il primo pensiero che le passò per la testa fu che fosse morto, ma quando si costrinse ad avvicinarsi di qualche passo notò il suo petto alzarsi ed abbassarsi. Respirava.
Almeno era ancora vivo.
Si sedette sulla sedia adiacente al letto e sorrise amaramente, notando il viso rilassato, ma increspato da una velatura di.. sofferenza.
“Oh Sam...” sussurrò la ragazza sentendo un forte vuoto all’interno di se stessa.
Avanzò una mano con lentezza, quasi si aspettasse un attacco a sorpresa, finché con le punta delle dita sfiorò i lunghi capelli del ragazzo, che non cambiò espressione e non parve disturbato dal tocco.
“Lo so che è stupido, perché stai cercando di riprenderti e non puoi di certo prestare ascolto a me, ma..” sussurrò ancora con voce rotta, giocando ancora con i suoi capelli. “Voglio solo che tu sappia che ti perdono. Ti amo così tanto che ti ho perdonato nel momento in cui ho capito che eri stato tu a legarmi! Non il vero te.. l’altro”.
Il respiro del ragazzo accelerò appena, un cambiamento di cui la donna si sarebbe potuta accorgere solamente se fosse rimasta vigile al cento percento, ma Hailey aveva calato le sue difese e i suoi muri non appena aveva varcato la soglia della panic room.
“Ti chiedo scusa perché non l’ho capito in tempo: ero così presa da te che eri tornato, dallo stare di nuovo insieme ogni giorno che l’ho volutamente ignorato” continuò la ragazza sfiorandogli la fronte, sentendola umida e leggermente imperlata dal sudore. “Ti guardavo negli occhi e vedevo che mancava qualcosa, lo sentivo, ma sono stata troppo egoista per ammetterlo..”.
Delle lacrime sfuggirono incontrollate dal suo viso e si lasciò andare ad un pianto liberatorio che reprimeva ormai da troppo tempo; Hailey non amava piangere, per niente, e per nessuno motivo doveva farlo davanti a qualcuno.
Da sempre le era stato insegnato che le cacciatrici cacciano, uccidono, trafiggono e non provano sentimenti, ma lei lo aveva provati con Gabriel e poi con Sam. Sapeva quanto forte potesse essere il sentimento dell’amore, sapeva quanto potesse riempire il cuore di gioia fino a traboccare, e quanto riuscisse a farla sentire in pace con se stessa. Ma Hailey sapeva bene quanto potesse strappare via il cuore dal petto in certe circostanze. Quella era una di quelle.
“Sam..” sussurrò asciugandosi in fretta le lacrime, sentendo però scenderne delle nuove ed appoggiandosi con la testa e le braccia incrociate sul suo petto. “Ti prego, svegliati..”.





I fari delle auto che viaggiavano in direzione opposta alla sua fecero si che rimanesse vigile e sveglia, mentre il forte russare del ragazzo la invogliava ad accostare la macchina e schiacciare un pisolino anche lei.
Da quando si era messa alla guida aveva pensato e ripensato alle parole di Dean, ma una parte di lei le diceva ancora di ignorare e andare avanti, di non dargli altre possibilità: di chiudergli il suo cuore.
L’altra parte di lei, quella meno razionale e più innamorata, le sussurrava invece di lasciarsi tutto alle spalle e di cominciare una nuova vita con lui, che era pentito e dispiaciuto sul serio.
Di tanto in tanto lo fissava, trovando con le braccia strette al petto e la testa appoggiata contro il finestrino, mentre il suo viso era quasi completamente rilassato: quasi, perché il ragazzo aveva passato l’inizio del viaggio dal Ricks criticandole il suo stile di guida.
Guideresti meglio una Jeep che la mia baby!
Eh già, l’aveva definita troppo sicura di se alla guida, con il piede troppo sull’acceleratore e troppo poco sul freno, ma lei sapeva bene che non fosse vero. Ogni azione era dettata dalla prontezza dei suoi riflessi in caso di collisione.
Ed anche da un po’ di agitazione dopo la loro conversazione, doveva ammetterlo.
La grande scritta illuminata al neon le fece tirare un respiro di sollievo, quando all’1:30 arrivarono proprio davanti al motel più vicino; entrò all’interno del parcheggio, dando leggeri colpi sul braccio al ragazzo, che si drizzò immediatamente sul sedile.
Si guardò attorno, non riconoscendo il posto, ed esclamò che non stava affatto dormendo, ma che fosse rimasto sveglio per tutto il viaggio, facendo ridere la ragazza che sfilò la chiave e scese; raccolsero i loro borsoni e si diressero a grandi passi pesanti verso la reception, dove trovarono una signora di colore sulla cinquantina, con un sorriso gentile stampato sul viso.
“Buonasera, due singole per favore..” sussurrò Katherine sospirando, guadagnandosi un’occhiata da parte del ragazzo.
“Sono terminate, mi dispiace!” Rispose la donna guardandoli con aria triste e facendo spallucce. “Però ho una matrimoniale libera”.
La ragazza sospirò, conscia di non aver visto neanche l’ombra di un altro motel sulla strada e di non avere neanche la forza di rimettersi in viaggio, così afferrò le chiavi dalla mano della donna e, dopo averla ringraziata salì al piano di sopra.
Salirono silenziosamente e Dean notò come i suoi occhi si stessero piano piano riducendo a due fessure, piena di sonno e di stanchezza com’era, e si chiese mentalmente perché non l’avesse svegliato durante il viaggio per fare a cambio.
Testarda come sempre, pensò il ragazzo accennando un sorriso e seguendola.
Arrivarono davanti una stanza e Katherine infilò la chiave nella serratura per poi entrare ed accendere la luce; mollò i bagagli per terra e si stese con gli occhi già chiusi sul grande letto, respirando lentamente.
Ai margini del letto vi erano i due comodini e sulla sinistra un massiccio armadio in legno, mentre davanti vi era un piccolo tavolino ed un mobiletto che fungeva da porta televisione; entrando nella stanza a destra, invece, vi era un piccolo bagno che presto avrebbero conosciuto.
“Io posso dormire sulla sedia..” sussurrò Dean facendo spallucce, tenendo fra le mani tutti i borsoni e posandoli sul piccolo tavolo.
“Non scherzare” rispose di getto Katherine con voce rauca dal sonno, aprendo gli occhi e sollevandosi sui gomiti.
“No, dico sul serio!” Esclamò sorridendo ed avvicinandosi, notando i suoi occhi arrossati dalla stanchezza.
“Non dormirei tranquilla a saperti su una sedia..” rispose Katherine sorridendo teneramente, guardandolo negli occhi e battendo leggermente la mano sul letto. “..e poi è così grande”.
Dean fece spallucce, accettando la volontà della ragazza; fecero a turno per il bagno per rinfrescarsi e cambiarsi, prima di entrare insieme nel grande ed ampio letto a due piazze, tremendamente freddo.
Entrambi cercarono di dormire non appena spensero le luci, ma Morfeo non era ancora pronto a portarli con se per quella notte; la ragazza si girò e rigirò, nonostante fosse tremendamente esausta e sentisse il suo cervello smettere di ragionare normalmente.
Si girò sul fianco sinistro, voltandosi verso il centro del letto e trovò il viso del ragazzo un po’ troppo vicino; rimase immobile per qualche secondo perché non aveva avvertito la sua presenza così vicina, e si accorse che anche l’uomo fosse sveglio e che avesse gli occhi puntati su di lei, mentre un sorriso si fece largo sulle sue labbra.
L’imbarazzo la portò ad abbassare gli occhi e a fissare il suo petto massiccio fasciato da una maglietta di cotone bianca a mezze maniche. Due dita del cacciatore si insinuarono sotto le coperte per sollevarle il viso dal mento e riportare il suo sguardo sul suo.
“Vuoi sapere qual è il problema?” Chiede Katherine dopo qualche secondo, interrompendo il silenzio, e guardandolo con profonda tristezza.
“Ho così tanta paura di perderti di nuovo che preferisco non riaverti indietro” sussurrò di getto ancora la ragazza, abbassando lo sguardo e sentendo una lacrima solitaria rigarle la guancia.
“Non andrò mai da nessuna parte” rispose l’uomo sollevandole di nuovo il viso dal mento, mentre con l’altra mano le carezzò la guancia umida.
“Potresti morire, potresti impazzire e diventare uno dei cattivi da uccidere com’è successo a me e io non posso più sopportare tutto questo..” sussurrò sospirando e serrando subito la mandibola, sentendo la tristezza banchettare dentro di lei.
“Mi impegnerò a non morire e a non impazzire, te lo prometto” sussurrò il ragazzo abbozzando un sorriso, felice che finalmente avesse tirato fuori ciò che teneva dentro.
Dean sospirò e continuando a mantenere i suoi occhi verdi in quelli azzurri della ragazza si avvicinò ancora, carezzandole il viso con delicatezza, non aspettandosi che stavolta ricambiasse e si avvicinasse di qualche centimetro in più: il cuore di entrambi prese a battere più velocemente e il loro respiro divenne sempre più accelerato, fin quando la ragazza adagiò con delicatezza la testa sull’incavo del suo collo e lo strinse forte a se, cercando di non farlo mai più andare via.
“Buonanotte..” sussurrò la ragazza sorridendo ed inalando il suo profumo.
“Buonanotte Kath..” rispose il cacciatore, avvolgendola con le sue braccia e carezzandole lentamente i capelli.




La canzone rock dei Metallica si diffuse nell’aria della stanza, facendola sobbalzare nel letto e svegliandola del tutto; Katherine si passò una mano sul viso e si mise seduta, notando la stanza vuota, ma un sacchetto di carta con la colazione posto sul piccolo tavolo.
Sorrise e afferrò il telefono del ragazzo, rispondendo senza neanche farci troppo caso, come se fosse un’abitudine: era Hailey che si chiedeva se fossero ancora vivi o se si fossero ammazzati prima fra di loro.
Katherine sorrise a quella frase e si informò sullo stato di Sam, che però ancora non dava cenni di svegliarsi; riattaccò il telefono, con la promessa di tornare a casa il prima possibile e scese velocemente dal letto.
Si stiracchiò leggermente ed entrò nel piccolo bagno ancora assonnata, stropicciando gli occhi e spalancando la porta: ciò che non si sarebbe mai aspetta fu la scena che le si parò davanti. Dean, intento a lavarsi i denti a torso nudo e con solo un asciugamano che gli coprisse la zona inguinale.
Il ragazzo sputò il dentifricio nel lavandino e si voltò a guardarla con le sopracciglia aggrottate, non riuscendo a decifrare la sua espressione.
“Oddio scusami! Ma non conosci l’uso delle chiavi?!” disse Katherine coprendosi le mani agli occhi ed uscendo dal bagno alla cieca, facendosi passare anche quel briciolo di sonno che le fosse rimasto.
Dean rise di gusto come non faceva da tempo ed uscì insieme a lei dal bagno, prendendo dei vestiti dal suo borsone e posandoli sul letto.
“Sei imbarazzata ? Con me?” Chiede Dean divertito, continuandola a fissare. “Davvero ?”.
Katherine si tolse le mani dal viso e sbuffò, guardandolo quasi in cagnesco e in tono scocciato chiese: “Posso usare il bagno adesso?”.
“Potevi farlo anche prima!” Rispose Dean sorridendo ed ammiccandole, ma la ragazza divenne paonazza e si diresse di fretta verso il bagno.
Non riusciva neanche a guardarlo a petto nudo, si chiuse la porta alle spalle e sospirò, pensando che lo avesse fatto di proposito a farsi trovare in quel modo.
Il colpo di due nocche contro la porta la riportò alla realtà, facendola sussultare nuovamente e portandosi le mani al viso come un'adolescente alla prima cotta.
"Ti do quindici minuti, vado a prendere l'auto intanto" sussurrò il ragazzo dalla parte opposta della porta e, nonostante Katherine non lo vedesse poteva giurare che tipo di sguardo avesse messo su. "Non dimenticare la colazione!".
Rispose di si e successivamente aprì il rubinetto dell'acqua della doccia per regolarla al meglio e impiegò i successivi venti minuti sotto l'acqua corrente, regalandosi un momento di relax per quella gironata che, sapeva che sarebbe finito una volta entrata in macchina, quando Dean avrebbe cominciato a lamentarsi per il ritardo.



“Cosa ti ha aggredita, Melany?".
La voce dispiaciuta del giovane cacciatore si diffuse per tutta la stanza di quell'ospedale, mentre i due interrogavano la ragazza sopravvissuta all'incontro con un essere giagnete piombato dal cielo. Quelle erano le parole che aveva usato rivolgendosi all'agente di polizia qualche giorno prima.
Facendo qualche chiamata mentre Dean guidava, Katherine riuscì a scoprire che le due ragazze scomparse si erano davvero dissolte nel nulla: la prima era sparita nel suo appartamento al diciassettesimo piano, la seconda invece non era rientrata da scuola.
Non c'era nulla che le accomunasse, a parte l'età e l'appartenere allo stesso club degli anelli della purezza, specie di sette religiose.
“È successo così in fretta, ma sembrava un pipistrello gigante" sussurrò la ragazza con voce rotta seduta sul letto e rannicchiata su se stessa.
Katherine sospirò, capendo però quanto stesse soffrendo anche solo a ricordare quanto le fosse accaduto, così si sedette accanto a lei e le sorrise teneramente, parlandole come se stesse parlando a sua figlia.
“Lo so che è difficile, mi dispiace che ti sia successa una cosa del genere, ma puoi dirci poi cos'è successo? Potremmo aiutare altre persone".
La ragazza, sui 22 anni, corpo estremamente magro e lo sguardo ancora terrorizzato sul volto, accennò un abbozzo di sorriso, quasi come se si fidasse dalla donna e sospirò, continuando a guardarla negli occhi.
“Dopo che quella.. cosa.. mi ha attaccata sono svenuta e quando mi sono risvegliata non c’era più".
"Nient’altro ?" Chiese Dean intervenendo e riportando l'attenzione su di sè.
"Ho perso il mio anello della purezza" sussurrò la ragazza pensandoci qualche secondo su e toccandosi il dito in cui era solita tenerlo. "Era d'oro".
“Apparteneva alla tua religione, giusto?" chiese il cacciatore aggrottando le sopracciglia e facendo un passo avanti all'interno di quella piccola stanza, guardandola con tono accusatorio.
“Sì esatto, perché ?” chiese Melany deglutendo e sentendosi quasi accusata.
“Era giusto che tu lo portassi?” chiese seccamente il ragazzo sollevando un sopracciglio e guardandola come se sapesse la verità.
"Dean!" esclamò Katherine sgranando gli occhi e guardandola quasi allibita.
La giovane vittima di quell'aggressione uscì dallo stato di tranquillità, almeno apparente, in cui la cacciatrice l'aveva indotta con le sue parole e il suo tono, e prese a dimenarsi su quel letto e a dire parole sconnesse tra di loro, intimandogli di andarsene.
La porta si spalancò e le due infermiere entrarono, cercando di tranquillizzarsi e invitando gentilmente i due agenti dell'FBI ad uscire dalla stanza; Katherine scosse la testa ed uscì, seguita dal ragazzo.
"Era davvero necessario?" chiese la donna sospirando, camminando per il corridoio dell'ospedale.
"Dovevo capire se la mia teoria è giusta.." sussurrò Dean facendo spallucce.
"E qual è questa teoria? Pensi che Batman sia venuto qui per violentarla, ma se n’è pentito quando ha capito che non era più vergine?”.
"Cosa? No, certo che no" disse Dean scuotendo la testa, ma Katherine rise, capendo benissimo che quella era stata la sua prima ipotesi, mentre con una mano apriva la porta dell'ospedale per far passare la ragazza con un sorriso. “Dubito che la religione c'entri qualcosa. E se il motivo fosse unicamente la purezza?".
“Pensi che le due ragazze scomparse fossero vergini?" chiese Katherine divenendo seria e aggrottando le sopracciglia, arrivando alla macchina e appoggiando la schiena alla fiancata. "Avevano entrambe più di 20 anni..".
Caro diario, ho deciso di donare a Sten ciò che ho di più prezioso.." sussurrò Dean estraendo dalla tasca della sua giacca un piccolo diario nero rilegato in cuoio, dopo averlo sfogliato per qualche secondo.
"Dean! L'hai rubato?" chiese Katherine allargando le braccia e sgranando gli occhi.
"Mi serviva per la mia teoria, te l'ho detto" rispose facendo spallucce e guardandola come se non avesse fatto nulla di male
“E cosa farebbero questi pipistrelli giganti con le vergini?" chiese Katherine guardandolo con un sorriso, intenerita dalla sua espressione.
“Torniamo al motel e scopriamolo" rispose l'uomo facendo spallucce ed allentando la cravatta con due dita.
Sfogliarono pagine e pagine di libri presi in prestito da una libreria molto vicina al motel, con cui invasero l'intero tavolo: Dean prese a sfogliare i libri abbandonati dalla ragazza, che aveva preferito passare il suo tempo a cercare qualcosa di più utile su intrnet.
"Tutte le mie ricerche portano sui draghi" disse la donna prendendo parola e interrompendo il silenzio dopo più di un'ora e mezza di ricerche.
"Draghi?" chiese Dean aggrottando le sopracciglia, soffocando una risata.
“Non è possibile" disse scuotendo la testa e chiudendo di scatto il pc, allontanandolo da sè.
“Beh, possiamo chiedere a Bobby.." sussurrò Dean estraendo il telefono e componendo silenziosamente il nuomero dell'uomo.
Non appena gli rispose, il cacciatore gli sottopose tutte le sue domande sull'argomento draghi, ma Bobby possedeva troppe poche conoscenze per dargli una risposta attendibile e su cui basarsi per chiudere il caso; dopo qualche altro minuto, in cui l'uomo gli disse che lo avrebbe richiamato se avesse scoperto qualcosa in più per aiutarli, Dean gli fece la domanda che in realtà avrebbe voluto fare per prima.
Voleva sapere di Sam, se si fosse svegliato, se fosse successo qualcosa di strano, ma la risposta non fu di suo gradimento: niente. Sam non si era ancora svegliato.
Più passava il tempo, più le probabilità che si risvegliasse sano e salvo si abbassavano; chiuse di scatto la telefonata e sospirò rumorosamnete, attirando l'attenzione della ragazza, che se ne stava con le gambe accavallate ed appoggiate sul tavolo, mentre sulle cosce sfogliava uno dei libri a cui non aveva prestato ancora molta attenzione.
"Tutto bene?".
Dean fece spallucce e tirò su col naso, alzando lo sguardo e fissandolo in quello della donna davanti a se; stringeva ancora fra le mani il telefono in una morsa piena di rabbia e frustrazione, così lo mollò di scatto sul tavolo ed appoggiò la schiena con forza contro lo schienale della sedia.
"Sam non si è ancora svegliato".
"Sam si sveglierà, lo so.." sussurrò Katherine sorridendo appena. "Io lo sento quando uno di voi è in pericolo e stavolta non è così".
Dean lasciò che le sue parole, il suo ottimismo e il suo sorriso contaggioso gli infondessero coraggio e.. speranza, così le sorrise di getto e le sfiorò la mano con le dita, tocco da cui la ragazza non si ritrasse.
“Comunque sei sicuro che tuo padre non abbia mai parlato di draghi nel suo diario?”.
“Conosco ogni singola pagina, me lo ricorderei se avesse scritto della Storia Infinita”.Katherine sorrise, imbarazzata perchè aveva cercato di iniziare una conversazione, ma Dean aveva troncato il discorso in quella maniera, eppure continuava a guardarla come se stesse studiando ogni sua mossa, e inoltre non aveva ancora lasciato la sua mano, continuando a disegnare linee immaginarie con le punte delle sue dita.
“Non fissarmi così" disse la donna mordendosi il labbro e passandosi una mano sui capelli.
“Non ti sto fissando, ma stavo pensando che mentre aspettiamo che Bobby richiami possiamo andare a prendere un caffè..” sussurrò il ragazzo con tono speranzoso ed il suo viso si illuminò di una luce così bella e pura, che Katherine non riuscì a far altro che fissarlo di getto e sorridere a sua volta. “..insomma qui non stiamo concludendo nulla”.
Non appena il cacciatore finì la frase, il suo cellulare prese a squillare e il nome di Bobby apparve sul suo schermo illuminato, mentre Dean lo maledì mentalmente per aver colto il momento sbagliato.
Rispose con voce irritata e l'uomo gli diede un nome e un indirizzo, che si appuntò su un pezzo di carta, per poi chiudere per la seconda volta il telefono e tornare a guardare la ragazza negli occhi.
"Dottoressa Visyak, San Francisco”.
“Andiamo, ma rimandiamo il caffè ok?” Chiese Katherine sorridendo sinceramente,  stringendo la sua mano brevemente, per poi alzarsi ed uscire dalla stanza insieme al giovane.



“Ma è impossibile, si sono estinti da 700 anni!” esclamò allargando le braccia e tracannando un altro pò del Whisky che si era versata non appena avevano nominato Bobby.
La Dottoressa Visyak era una signora sulla quarantina, bionda e con un fisico asciutto, che si era irrigidita parecchio quando aveva capito chi avesse mandato i due ragazzi dritti da lei: a quanto si era lasciata sfuggire, lei e Bobby avevano avuto una storia anni addietro e probabilmente lui non si era comportato proprio nel migliore dei modi.
“A quanto pare qualcuno è rimasto!" esclamò Dean comodamanete seduto sul divano dell'enorme salotto.
“Siete sicuri?” chiese la dottoressa continuando a bere, scolandosi il bicchiere e sedendosi sulla poltrona davanti ai due.
“Corrisponde alle leggende" rispose Katherine facendo spallucce, stando seduta accanto al ragazzo e appoggiando le mani contro le proprie cosce.
"Per ucciderne uno vi serve una spada forgiata con il sangue di drago" sussurrò la dottoresa sospirando.
"E dove dovremmo trovarla?!" chiese Dean lasciandosi scappare una risata nervosa.
“Ne ho una nel seminterrato" rispose la donna come se fosse la cosa più normale e scontata del mondo, meritandosi due occhiate curiose su di sè.
In fretta li accompagnò al cospetto di una roccia nella quale vi era conficcata la spada e, proprio come nelle fiabe, Dean provò a sfilarla mettendoci tutta la forza che avesse in corpo, svenandosi e lasciando che il fiato abbandonasse il suo corpo per lo sforzo, ma nulla servì a smuovere quella dannata spada dalla roccia.
I due cacciatori si trovarono costretti a passare al piano b, piano che non sarebbe piaciuto per niente alla dottoressa, che Katherine si prestò ad intrattenere, mentre Dean piazzò delle cariche di esplosivo alla base della roccia, con l'effetto di sfilare la spada, ma spezzata in due.
Non appena riusciurono a squagliarsela, dopo numerose scuse e tentativi di rimediare, i due si diressero con velocità verso l'Impala e Dean l'accese per scappare il più velocemente possibile dall'imponente villa della dottoressa incazzata nera.
"Cosa ci dovremmo fare con questa?" chiese Katherine scoppiando in una fragorosa risata, seguita dall'uomo al volante, tenendo fra le mani quell'unica e imbarazzante arma contro dei draghi. "Non è neanche la metà".
"Qualcosa ci inventeremo.." disse Dean ridendo di gusto, ancora una volta, chiedendole di controllare dei posti freddi, buii e umidi, nei quali quei draghi potesserono nascondersi.
"Ci sono le fogne, ma non dirmi che.." sussurrò Katherine divenendo seria e guardandolo con terrore e disgusto."Oh si.." rispose il ragazzo sospirando e roteando gli occhi all'insù, continuando a sfrecciare sulla superstrada. "Scenderemo lì sotto!".
"Oh che schifo.." disse la donna scuotendo la testa ed appoggiandosi completamente contro lo schienale.




Il primo ad avere il coraggio di calarsi all'interno di un tombino fu Dean che, con una torcia, si accertò che non ci fossero gli unici veri incubi della cacciatrice: ragni.
Non vi erano scale, così quando Katherine fece per scendere, il ragazzo l’aiutò e protese le braccia verso di lei, prendendola fra le braccia e lasciandola scivolare contro il suo corpo.
Un pò perche non voleva lasciarla andare, un pò perchè voleva godere ancora per un pò del suo calore e del suo corpo stretto a quello della donna, Dean lasciò che le sue gambe poggiassero a terra, mentre i loro tronchi entrarono a contatto ed i loro visi si avvicinirano.
Nessuno dei due riuscì a negare la nascita di un brivido che percorse le loro schiene, di una voglia bruciante di fare l’amore e lasciarsi tutto, persino il caso, alle spalle, senza rimandare o aspettare ulteriori chiarimenti fra di loro.
Rimansero bloccati, occhi verdi contro quelli azzurri, in silenzio, incastrati in quel momento carico di passione e di desiderio bruciante; Dean le sfiorò il viso, fregandosene della reazione che avrebbe potuto avere o di qualsiasi cosa fosse potuta succedere dopo, ma Katherine non si mosse, rimanendo bloccata in quella stretta e in quel gioco di sguardi.
Entrambi avrebbero così tanto voluto bloccare il mondo ed allungarsi verso l'altro per colmare la distanza, ma l'unico a riuscirci fu Dean, che posò le sue labbra delicatamente su quelle della ragazza.
Il cuore di entrambi scoppiò in quel momento, si strinsero e approfondirono il bacio, travolti dalla passione, dall'amore e dalla voglia di non lasciarsi; le mani della ragazza si arpionarono alla nuca dell'uomo, spingendolo verso di sè, mentre quelle del cacciatore si alternarono fra la base del suo collo e la sua schiena.
Si trasmisero così tanto amore che gli sermbrò di impazzire, presi per com'erano da quella situazione, e si staccarono qualche secondo solamente per riprendere fiato, per poi stringersi nuovamente in un bacio carico di sentimenti esattamente come quello precedente.
Katherine interruppe quel contatto ritrovando un momento di lucidità, distaccandosi silenziosamente e appoggiando la fronte contro la sua, respirando a fatica e tenendo gli occhi chiusi, sentendosi leggermente frastornata da quelle sensazioni, quei sentimenti tutti insieme.
"Dobbiamo trovare il drago” disse Katherine con voce rauca, staccandosi dalle sue braccia più per cercare di convincere se stessa, e si voltò dalla parte opposta rispetto al ragazzo, toccandosi le labbra e sentendosi inevitabilmente confusa.
“Già..” sussurrò Dean sospirando rumorosamente e mordendosi il labbro, cercando di riprendere fiato e avendo il sospetto che sarebbe stata una lunghissima notte, o settimana.
  
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