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Autore: pattydcm    06/02/2019    1 recensioni
! ATTENZIONE !! DA SAPERE PRIMA DI INIZIARE LA LETTURA !
Questa ff è la continuazione della mia OS ‘Fenix’. Vi consiglio, quindi, di leggerla, prima di affrontare quella che sarà una piccola long dal punto di vista di Greg. Dalla serie sappiamo che il suo matrimonio è in crisi e qui si approfondisce questo aspetto. Mi sono focalizzata sulla confusione che domina l’ispettore e che si estende a tutti i campi della sua vita. Non è una mystrade, in realtà non c’è una vera coppia qui. C’è la confusione di quest’uomo che si scontra con figure diverse: Sherlock, Mycroft, la ex moglie, Donovan, Molly e Moriarty. Come sappiamo dalla serie, la vita di Greg è stata messa in pericolo dalle mire di James su Sherlock. Se sappiamo come si è evoluta questa minaccia in John, nulla si sa di come l’abbia presa Greg. Ho voluto qui porre l’accento anche su questo. Ci trovarci al termine della prima stagione: Moriarty si è palesato con il suo macabro gioco e ha detto a Sherlock che gli brucerà il cuore. Non ci sarà l’incontro con la Adler, né la gita a Baskerville e il salto dal Bart's. Spero che questo esperimento vi piaccia.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Lestrade, Molly Hooper, Mycroft Holmes, Sally Donovan
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Buonasera a tutti!
Eccovi un nuovo capitolo, nel quale i nodi iniziano a venire al pettine. Spero vi piaccia.
Buona lettura
A presto
Patty
 
Capitolo 6
 
George è già fuori da scuola quando Greg accosta. Si apre in un bellissimo sorriso ne rendersi conto del suo arrivo e si incammina svelto verso di lui.
<< Ciao papà >> lo saluta entrando in macchina. Fino a qualche anno prima quel saluto era accompagnato da un bacio. Greg deve ammettere che gli manca, sebbene comprenda perché il rituale sia stato interrotto.
<< Ciao Georgie, scusami se ho fatto tardi. Ero dall’altra parte della città >> dice immettendosi nel traffico diretto alla scuola della figlia. << Finita la tortura per oggi? >>.
<< La mia sì. Tu, invece? Hai avuto notizie da Sherlock? >> gli chiede e nota come gli si illuminino gli occhi quando parla del consulente. Greg sente il peso dei messaggi ai quali non ha ancora risposto. Non gli piace mentire ai figli, dal momento che si è impegnato nell’insegnare loro a non farlo, ma di ritrovarsi impelagato in una discussione fatta di perché e per come non ne ha voglia.
<< No, ma è normale. Mi contatterà solo quando avrà in mano tutti i pezzi del puzzle >> mente, rendendosi conto di come sia lui ad attendere di avere un quadro completo della situazione per decidersi a rispondere a quei messaggi.
<< Ma neppure John ti ha detto nulla? >> gli domanda sconsolato George. Suo figlio ha sempre avuto la capacità di metterlo alle strette con la sua curiosità.
<< No e a dire il vero non ho avuto tempo di chiedere nulla neppure io >> mente ancora. Se per Sherlock può giustificarsi con la scusa delle informazioni più dettagliate, a John non sa proprio dire perché non abbia ancora risposto. Forse per evitare che il consulente noti la cosa e lo martelli ancor di più di messaggi. O forse perché non ha voglia di raccontare proprio a lui come è andato il tentativo di discussione civile con la ex moglie, e soprattutto cosa ne è venuto fuori.
<< Stai lavorando a un nuovo caso? >> .
Gli scalda sempre il cuore vedere suo figlio così interessato al suo lavoro. Gli piacerebbe percorresse i suoi passi e diventasse a sua volta detective, ma allo stesso tempo, data la fine che ha avuto il suo matrimonio, non sa se sia una buona cosa da augurare al proprio figlio.
Greg sa bene quanto Margaret non voglia parli del suo lavoro ai figli, convinta che possa turbarli e sa anche che ha una riservatezza da mantenere sulle indagini. Non ha ancora avuto modo, però, di parlare con qualcuno di quanto ha scoperto nel sopralluogo all’agenzia di assicurazioni e forse è per questo che racconta a George perché non ha ancora chiuso quello che sembrava essere un semplice caso di omicidio - suicidio. Il ragazzino lo ascolta attento e Greg si fa talmente prendere dal racconto da dimenticarsi le censure che è solito fare dei particolari più raccapriccianti e di controllare il linguaggio, nel quale scivolano imprecazioni e parolacce.
<< Che storia! >> esclama soddisfatto ed euforico George, battendo le mani sulle ginocchia.
<< Tienitela per te >> lo avverte Greg, rendendosi conto di aver esagerato. Parcheggia davanti alla scuola della figlia e restano in auto in attesa che suoni la campanella.
<< Non parlerei neppure sotto tortura >> dice il figlio segnandosi una X sul petto. << Penso tu abbia fatto bene a insistere nel voler tenere aperto il caso. Fregatene di quello che pensa quella Donovan >> sbuffa incrociando le braccia al petto. << Secondo me ha un debole per te >> sghignazza.
<< Ma smettila! >> ribatte Greg, ridendo a sua volta. << Quella se la fa con Anderson, non vedo perché dovrebbe puntare anche me >>.
<< Forse perché ora sei single? >> gli fa notare il figlio.
Deve ammettere che non ci aveva mai pensato. A conti fatti, da cos’altro potrebbero essere mosse le attenzioni e le preoccupazioni che Sally dice di avere nei suoi confronti?
<< No, senti, toglitelo dalla testa! >> ribatte scuotendo il capo. << E comunque non è proprio il mio tipo >> aggiunge a scanso di equivoci.
<< E meno male! Ti ci vuole una donna che sappia cosa sia la dolcezza, papà. Di virago ne hai già avuta una. E generata un’altra >> aggiunge sottovoce, scorgendo la sorella arrivare verso di loro, a braccetto con un’amica.
Greg si stupisce di suo figlio. Si chiede chi sia questo giovane adulto che gli da consigli sulle donne, dicendogli persino di chi ha bisogno di avere accanto, e che fine abbia fatto il bambino che gli parlava di fumetti e rugby. Gli sembra di vederlo adesso per la prima volta con occhi diversi, che mettono a fuoco il filo di barba che gli adombra il viso, la corporatura un tempo esile che ora si sta facendo più massiccia. Ora si rende conto di quanto abbiano ragione coloro che gli dicono quanto George gli assomigli. Si è perso decisamente dei pezzi per strada e sebbene sia orgoglioso del giovane uomo che ha contribuito a donare a questo mondo, prova una profonda nostalgia per il bambino che lentamente sta perdendo.
<< Passa dietro, Georgie, e lasciami il posto >> intima Elisabeth al fratello, strappando Greg ai suoi pensieri.
<< Vacci tu dietro, sono arrivato prima io >> ribatte lui per nulla intenzionato a farsi prevaricare.
I due iniziano a battibeccare e Greg si rende conto di avere ancora a che fare con due bambini.
<< Lizzy, sali dietro >> sbotta ricevendo un’occhiataccia dalla figlia.
<< Ma io sono la più grande! >> ribatte avvilita .
<< Veramente qui dentro il più grande sono io. Siedi dietro e poche storie >>.
La ragazzina chiude, forse con un po’ troppa forza, lo sportello e si accomoda dietro dopo aver lanciato lo zaino. Incrocia le braccia al petto indignata e volge lo sguardo fuori dal finestrino.
Greg la osserva dallo specchietto retrovisore mentre avvia l’auto e non può fare a meno di notare lo stesso cipiglio della madre nella sua bella figlia. A quanto pare George ha ragione riguardo all’aver messo al mondo una virago.
<< Andiamo da te? >> gli chiede.
Da che se ne è andato i suoi figli non fanno altro che chiedergli di portarli a casa sua, curiosi (e anche un po’ preoccupati) di vedere come si sia sistemato. L’idea di condurli senza preavviso nel piccolo appartamento che ha dovuto trovare in fretta lo mette a disagio. Pensa al frigo vuoto di cibo e carico di birre. Al disordine che regna sovrano, fatto di abiti lasciati in giro e poca pulizia.
<< Papà ha tra le mani un caso interessante e deve indagare >> gli giunge in soccorso George. Il ragazzino gli sorride, ma quel che scorge Greg sul suo viso gli causa un’altra fitta allo stomaco. Ha lo sguardo addolorato, suo figlio, addolcito da un sorriso di compassione. Che George provi il suo stesso dolore e questo senso di disagio gli fa male. Elisabeth, poi, sebbene non ribatta a parole quanto dettole dal fratello, scuote il capo proprio come è solita fare la madre dinanzi alle sue incombenze lavorative, sempre pronte a portarlo lontano da casa.
<< Il caso può aspettare >> dice Greg, cogliendoli entrambi di sorpresa. << A casa non ho molto, ma possiamo passare a fare la spesa e organizzarci un the, che ne dite? >> butta lì, sull’onda delle emozioni nate da quel semplice movimento della testa della ragazza.
<< Il the delle vecchie signore inamidate. Io ci sto >> risponde entusiasta George, riportando il ricordo del gioco che era solito fare con loro quando erano più piccoli, dove l’ora del the si trasformava in una parodia dell’assurda nobiltà inglese.
<< Anche io, ma prendiamo i biscotti secchi anziché i dolcetti carichi di burro >> impone Elisabeth.
<< Guarda che ingrassi anche con i biscotti secchi, principessa >> ribatte in ragazzo. La sorella lo colpisce con uno scappellotto e, manco a dirlo, lui si volta a renderglielo.
<< Ehi, smettetela, sto cercando di guidare! >> ribatte Greg, che si pente già della proposta che ha fatto. << Prenderemo sia i biscotti secchi che i dolci burrosi ammazza-coronarie, così siamo felici tutti >>.
I ragazzi sembrano prendere bene questa decisione che porta la pace nell’abitacolo dell’auto, cosa difficile da ottenere negli ultimi tempi.
Per fortuna il negozio che ha sotto casa ha una pasticceria ben fornita e un’ampia scelta di tipologie di the. I ragazzi, ovviamente, battibeccano tra loro su cosa prendere, quanto prenderne e Greg si ritrova nuovamente a riportare l’equilibrio nell’universo.
Si guarda attorno, imbarazzato per il modo in cui è stato costretto ad alzare la voce, e incontra il sorriso di un’addetta al reparto. Aveva notato questa bella donna sulla trentina anche nelle altre poche occasioni nelle quali si è ritrovato a fare qui la spesa. Lei gli aveva sempre sorriso e lui aveva cortesemente ricambiato, come si appresta a fare ora. Elisabeth, però, si piazza tra loro, lo prende sotto braccio e lo trascina verso le casse, decidendo che hanno ormai preso tutto ciò di cui hanno bisogno e possono pure ‘levare le tende da questo posto’. Greg nota come non manchi di alzare la voce per sottolineare il concetto e la vede rivolgere un’occhiataccia all’addetta al reparto. Sta per chiedersi il perché dell’atteggiamento della figlia, quando lo assale il dubbio che il sorriso che la donna gli regala non sia mosso dalla semplice cortesia che si mostra ai clienti.
Si volta verso di lei, che nuovamente sorride e gli strizza l’occhio. Deve ammettere che quel semplice gesto lo riempie di orgoglio per se stesso.
 “Guai a te se non cogli l’occasione di tornare qui quanto prima e uscire col numero di quella donna in tasca”, gli dice John nella sua testa e Greg si sforza di trattenere una risata, pensando alle tante volte in cui il dottore lo ha spronato a ‘far capire alle acquirenti che è tornato sul mercato’, come è solito dirgli. Il modo in cui sua figlia ha reagito a quell’innocente scambio di sguardi, però, gli fa capire quanto rischierebbe di perderla e di generare nuovi scontri e tensioni.
Zittisce, quindi, il brontolio contrariato di John e, con il loro bottino chiuso in un sacchetto, si appresta a lasciare il negozio e raggiungere il palazzo in cui abita.
<< Non aspettatevi niente di chè >> dice loro nervoso, salendo le due rampe di scale. Si rende ancora più conto, adesso, di come l’appartamento sia in pessime condizioni e di quanto abbia fatto una cazzata a proporre loro di venire qui. L’odore di chiuso e cibi precotti che lo investe aprendo la porta non aiuta. Il disordine regna sovrano e gli fa pensare a tutte le volte in cui ha intimato loro di tenere ordinate le camerette.
I ragazzi lo seguono in casa, si guardano attorno ma non dicono nulla. Si avvicinano al tavolo della cucina, ingombro dei piatti da lavare, tazze, giornali vecchi e tovaglioli usati, che Greg cerca di far sparire in un attimo.
<< Dov’è il bollitore? >> gli chiede Elisabeth.
<< Io prendo le tazze >> si lancia George, aprendo il mobiletto sopra il lavandino.
Greg li guarda un po’ stupito e un po’ commosso. Hanno sempre dovuto lottare, lui e Margaret, per far loro apparecchiare la tavola o collaborare con le faccende domestiche. Eccoli lì, adesso, a sgomitare e litigare su chi deve occuparsi di cosa. Si accomoda alla sedia, stanco e col cuore pesante, e asciuga distrattamente qualche lacrima, mentre loro portano avanti i preparativi.
<< Grazie per averci portati qui >> dice Elisabeth. Gli si siede sulle ginocchia e lo stringe forte, avvolgendolo col profumo chimico e fruttato che deve essersi spruzzata per l’ennesima volta prima di uscire da scuola.
<< E’ carino >> dice George guardandosi attorno << Mi sembra di essere nella mia stanza >> ridacchia, lanciandogli una frecciatina per tutte le volte in cui lo ha rimproverato per l’eccessivo disordine.
<< Sì, lo so, dovrei mettere a posto >> ribatte Greg. << Non ho avuto neppure il tempo di cercare una donna delle pulizie. Necessiterebbe proprio di un tocco femminile questo posto >> sospira, cosa che non passa inosservata a Elisabeth, ancora appollaiata sulle sue ginocchia.  
<< Va benissimo così, non c’è bisogno di alcuna donna >> si affretta a dire, stringendolo ancora di più tra le braccia. << Posso passare io a mettere in ordine, se vuoi >>.
<< Non mi pare proprio il caso, Lizzy >> ridacchia lui, che ben sa come il rapporto con l’ordine della figlia non sia poi tanto diverso da quello del figlio.
<< E’ per la mamma? Pensi che non approverebbe? >> dice nervosa.
<< Oh, Liz, dacci un taglio! >> lo salva di nuovo George. << Possibile che non capisci perché non sia il caso? >> le dice sottolineando quel ‘perché’ che persino Greg coglie con qualche istante di ritardo. Quando la ragazza capisce a cosa si riferisca il fratello si irrigidisce e scocca al padre un’occhiataccia degna della madre.
<< E la tipa del negozio? Quella che non ti ha tolto gli occhi di dosso per un solo istante da che siamo entrati? >> lo accusa, con una gelosia che neppure Margaret gli ha mai manifestato in tutti gli anni in cui sono stati insieme. Greg si rende conto di come gli faccia piacere questa manifestazione di possesso e di quanto, allo stesso tempo, sia assolutamente stupido trovarla piacevole.
<< Ma di chi stai parlando? Sono ancora impelagato con la chiusura di un matrimonio, figurati se mi vado a mettere di nuovo nei guai >> dice, sebbene abbia apprezzato il fatto che quella donna lo trovi interessante al punto da non avergli tolto gli occhi di dosso. << No, tesoro, ho chiuso con le donne >>.
Pensava di sedare la furia della figlia con queste parole e in un certo senso ci riesce. Vede, però, i ragazzi scambiarsi un’occhiata strana che lo lascia interdetto.
<< E qual è il caso importante che stai seguendo? >> gli chiede Elisabeth, cambiando del tutto discorso. Si alza svelta dalla sue ginocchia per portarsi al bollitore che ha iniziato a fischiare.
<< E’ una storia fighissima! >> esclama George e, prima che Greg possa intimargli il silenzio, racconta alla sorella quanto gli è stato detto poco prima. Greg sospira, pensando di aver fatto un vero e proprio casino che non porterà a nulla di buono.
<< … se papà non avesse seguito il suo istinto, le truffe di quella donna non sarebbero venute alla luce. Sei davvero un ottimo detective >> dice il figlio guardandolo con orgoglio. << Da quando Sherlock collabora con te, poi, lo sei ancora di più. Anche se lui è eccezionale, geniale ed è in grado di dedurre le cose più difficili partendo da niente, sono sicuro che non sarà un problema per te portare avanti le indagini anche senza il suo aiuto >>.
<< Oh-oh, qualcuno si è preso una bella cotta >> lo canzona la sorella.
George diventa rosso come un lampone e rifila una manata sul braccio di Elisabeth che ride divertita. Greg lo guarda stupito dalla sua reazione. Il ragazzino gli scocca appena una timida occhiata per poi portare l’attenzione alla sua tazza di the. Lo stomaco di Greg si chiude. Non ha mai pensato alla possibilità che uno dei suoi figli possa essere omosessuale e, di conseguenza, non si è chiesto come reagirebbe lui, né come affronterebbe il problema.
<< Scherzi a parte >> dice Elisabeth, distogliendo il padre dai suoi pensieri. << Io non conoscevo Rosaline Jackson, ma ho sentito un po’ di cose sul conto suo e della sua famiglia >>.
<< Quali cose? >> la incalza George, uscito in fretta dal suo imbarazzo.
<< Beh, teniamo conto che sono solo voci, ma era risaputo che i suoi avessero problemi economici. Se ne parlava già all’incontro pubblico proposto dai master del Fenix e lei era parecchio infastidita dalla cosa. Ribatteva a tono a tutti quanti, dicendo che i suoi genitori stavano lavorando per risolvere la faccenda e che in breve tempo sarebbe potuta tornare a fare sfoggio di ciò che poteva permettersi grazie ai loro soldi. Quando sono andata all’incontro privato, settimane dopo, la situazione economica della sua famiglia sembrava essere migliorata. L’ho sentita io stessa parlottare con quella che era la sua migliore amica. Le diceva che sua madre si era rivolta a una persona che l’avrebbe aiutata a risolvere il problema >>.
Un brivido percorre la schiena di Greg. Per una strana associazione di idee ha pensato subito che fosse Moriarty colui che ha aiutato i Jackson a risolvere il problema.
<< Eliminato l’impossibile ciò che resta, per improbabile che sia, deve essere la verità >>. La voce di Sherlock e questa sua massima, che in un paio di occasioni gli ha sentito dire, gli esplodono nella testa.
“Io non ho, però, eliminato l’impossibile” pensa, accarezzando il mento ispido. “Per ora ho solo l’improbabile”. Non riesce a immaginare, infatti, che i due coniugi si siano imbattuti nella stessa persona che era dietro al portale che ha condotto la figlia al suicidio. “Sarebbe un’ironia fin troppo crudele”.
<< Chi pensi sia questa persona, papà? >> gli chiede George.
<< Non lo so, Georgie >> scuote il capo, sperando intimamente di aver avuto solo un’idea improbabile.
<< Tu hai sentito altre cose sul suo conto? >> chiede il ragazzino alla sorella. Lei ci pensa un po’ su e Greg si rende conto di essere più che interessato a cosa dirà.
<< Non molto, in verità. Andava dicendo, anche con parecchio orgoglio, che aveva suggerito lei alla madre di contattarlo. Pare si sia rivolta al master anziano di cui ti avevo detto >> dice volgendo lo sguardo al padre.
<< Quello con la faccia da depravato? >> domanda George disgustato.
<< Sì, lui. Sembra che questa persona sia la stessa alla quale quel porco si era rivolto per dare vita al Fenix e pare che Rosaline ci sia andata a letto per ottenerne il numero >>.
A Greg va di traverso il the. Eccola la verità improbabile.
“Cristo, Moriarty! Non può esserci lui anche qui, cazzo!”.
<< Ne sei sicura, Lizzy? >> domanda esterrefatto. Nulla di simile era venuto fuori dalle indagini e neppure dagli interrogatori.
<< E’ un’informazione importante? >> chiede Elisabeth scossa dalla sua reazione.
<< Altrochè, tesoro >> risponde, cercando di mitigare il suo stupore. << Nessuno dei ragazzini interrogati per il suicidio di Rosaline ne aveva parlato >>.
<< Hanno paura >> confessa la ragazza. << Il portale è stato smantellato e i master arrestati, ma chi ha preso parte al portale, soprattutto quelli che erano diventati tutor o che erano in lizza per diventarlo sono spaventati. Temono che qualcuno possa minacciarli e per questo non raccontano nulla. Io non ho detto questo perché… beh, è solo colpa mia se Rosaline e Daisy Cooper si sono suicidate >>.
<< Non è assolutamente vero, Lizzy >> cerca di rincuorarla Greg, ma la ragazzina scuote il capo decisa.
<< Sì, papà. Se non avessero scoperto che sono figlia di un ispettore di Scotland Yard non sarebbero entrate in competizione e non sarebbero state spinte al suicidio >> dice e il pianto esplode. Greg la accoglie tra le braccia e la culla, sentendo i singhiozzi farsi sempre più leggeri e sporadici.
<< Risolvi questo caso >> gli dice, affondando il viso contro il suo petto. << Quell’uomo, chiunque esso sia, deve pagare per tutto il male che ha fatto. I Jackson erano una famiglia di stupidi ricchi boriosi e Rosaline era un’insopportabile viziata, ma, anche se hanno sbagliato, non va bene siano stati usati >>.
<< Papà e se… >> tentenna George. << E se quell’uomo ha fatto uccidere i Jackson perché questi, una volta scoperto che era coinvolto nel portale che ha ucciso la figlia, avevano deciso di denunciarlo? >>.
Il ragazzino lo guarda in attesa di un suo parere in merito all’ipotesi alla quale ha appena dato forma. Ipotesi che Greg ora vede più che plausibile. Si limita ad annuire, mentre i pezzi del puzzle sul quale ha sbattuto finora la testa si mettono insieme a formare un quadro ben chiaro.
Il sangue, però, gli gela nelle vene non appena si rende conto del pericolo che corrono i suoi figli. Tenere aperto questo caso significherebbe continuare a tenere i riflettori puntati anche su tutti i ragazzi che hanno preso parte al Fenix, Elisabeth inclusa. Ora che lui, poi, li ha messi a parte delle indagini la situazione si è fatta ancor più delicata. Margaret non ha poi tutti i torti nel dirgli che il suo lavoro non porta nulla di buon alla loro famiglia.
<< Ragazzi, non voglio che parliate di quest’indagine con nessuno. Anzi, non voglio che ne parliate proprio >> dice loro più che serio, guardandoli dritto negli occhi. << Questa persona alla quale i Jackson si sono rivolti potrebbe essere molto pericolosa e non voglio che si sappia in giro che voi sapete di questa indagine. Ho sbagliato a parlartene, Georgie. Cristo, ho commesso un imperdonabile errore >>.
<< Non avresti ottenuto queste informazioni, però >> lo incalza il ragazzino.
<< Voi siete più importanti della risoluzione di qualunque caso, anche di questo! >> ribatte lui deciso. << Se vi perdessi… oddio, non voglio neppure pensarci >> dice scacciando le lacrime subito pronte a sgorgare dai suo occhi. << Ora è più importante che mai che voi restiate da vostra madre. No ascoltatemi >>, esclama interrompendo sul nascere le loro proteste, << non c’entra nulla il disaccordo tra me e vostra madre e neppure le decisioni del giudice e tutte queste cose. Sto parlando della vostra sicurezza e, sebbene l’idea non vi piaccia, portando avanti questa indagine sarete più al sicuro con lei che con me >>.
<< E tu sarai al sicuro, papà? >> gli domanda Elisabeth spaventata.
<< Certo, tesoro >> le dice, sebbene non possa esserne certo. Quando si sceglie un lavoro come il suo la sicurezza di cui parla sua figlia la si perde nel momento in cui ci si appunta al petto il distintivo.
Elisabeth gli getta le braccia al collo e lo stringe forte. George, invece, pallido e silenzioso, lo osserva dal suo posto.
<< Lo dirai a Sherlock, papà? >> gli chiede.
Ancora una volta suo figlio gli sta chiedendo informazioni riguardo alle sue comunicazioni con il consulente investigativo e lui, ancora una volta, non sa cosa rispondere. Certo sarebbe da sciocchi tenere fuori Sherlock da questa indagine se davvero la persona di cui ha parlato Elisabeth risultasse essere Moriarty e purtroppo ci sono molte possibilità che lo sia.
<< Certo. Voglio prima chiarirmi alcuni punti che mi sono poco chiari >> la butta lì poco convinto.
<< Potreste chiarirli insieme >> ribatte George. << Voglio dire… Sherlock ha messo insieme molte informazioni sul portale e su chi sia la persona che ha aiutato quei bastardi a metterlo in piedi.  Proprio perché è una situazione delicata e pericolosa, avere uno come lui accanto ti garantirebbe una sicurezza in più, no? >>.
Greg non sa cosa ribattere. Le parole di suo figlio sono più che sensate. Sono le stesse che direbbe lui a qualcuno che si trovasse al suo posto. Sente, però, di voler procedere da sé e contattare il consulente solo quando sarà sicuro delle sue ipotesi. Non vuole rischiare di essere da lui giudicato come incapace.
<< E’ per quello che ha detto la mamma? >>.
Le parole di Elisabeth gli tolgono il fiato. Ha buttato lì quella domanda senza sciogliere l’abbraccio, anzi, stringendolo ancora di più. George distoglie lo sguardo dal suo che deve essere carico di stupore. A Greg bastano pochi istanti per rendersi conto dell’inevitabilità della cosa e comprende anche perché poco prima abbiano reagito a quel modo al suo dire di non voler avere più nulla a che fare con le donne.
<< Ci avete sentiti. Certo. I toni si sono accesi e voi eravate dietro la porta di camera tua, Lizzy, intenti ad origliare >>.
La ragazza si allontana da lui, rossa in viso e carica d’imbarazzo.
<< E’ stata una conversazione… strana >> dice scoccando uno sguardo al fratello in cerca di sostegno. George, però, tiene lo sguardo basso sulla sua tazza di the ormai freddo.
<< Una conversazione senza capo né coda >> sospira lui, passando la mano sul viso. << Vostra madre ha preso un granchio. Non c’è mai stato nulla tra me e Sherlock, se non una collaborazione per la risoluzione dei casi >> dice a sua volta, imbarazzato dall’argomento che sta affrontando con i suoi figli.
<< Certo, tu non sei gay >> ribatte Elisabeth.
<< Lo dici come se fosse una cosa sbagliata >> sussurra George, alzando appena gli occhi verso la sorella. << Non è sbagliato, invece >> aggiunge, scoccando appena un’occhiata al padre prima di distogliere lo sguardo.
<< No, non c’è nulla di sbagliato >> concorda Greg, la voce rotta dall’emozione. << E’ solo che le cose non stanno come vostra madre se le è immaginate, tutto qui >>.
<< Allora perché non lo contatti subito per aggiornarlo? Non hai nulla da dimostrare a nessuno e neppure a te stesso >> lo incalza George.
Greg ci pensa su. Non l’aveva vista da questa prospettiva. È davvero possibile che le sue remore sul contattare Sherlock siano state influenzate da quanto Margaret gli ha detto? È possibile che il suo incaponirsi nel voler dimostrare a se stesso di non aver bisogno di lui e potercela fare da solo, sia una copertura all’imbarazzo che ancora prova dinanzi alle accuse mosse dalla moglie?
<< Hai ragione >> dice sorridendo al suo giovane uomo. << Lo metterò subito a conoscenza di questi nuovi sviluppi >>.
George sorride e annuisce convinto. Forse dovrebbero parlare, loro due, da uomo a uomo, e forse dovrebbero affrontare argomenti delicati come questo appena concluso. Greg, però, sente di non essere ancora pronto. Paradossalmente suo figlio, molto più giovane e inesperto della vita rispetto a lui, potrebbe esserlo. Greg, invece, ha bisogno di tempo, di parlare con un altro adulto che magari ha vissuto esperienze simili e di una birra. Forse anche due.
Quel the improvvisato si conclude, tutto sommato, con tanta allegria. Il bisogno di lasciare andare la tensione è stato forte per tutti e tre e hanno visto bene di farlo con una grande battaglia a cuscinate. Quel gioco, da sempre vietato da Margaret e relegato ai soli momenti pre nanna di quando erano più piccoli e al perimetro dei loro lettini, è stato esteso a tutta la casa e ha permesso loro di ritrovare il piacere dello stare insieme, seppure per poco tempo. Attimi rubati alle indagini, anche se più corretto sarebbe dire che sono le indagini a prendere il sopravvento su questi piacevoli momenti.
Greg riaccompagna i ragazzi a casa della madre ed è doloroso separarsi, benchè sia lui che i suoi figli facciano di tutto per non darlo a vedere. Sono già le sette del pomeriggio quando rientra in commissariato. Un grande movimento anima l’ufficio di Dimmock e gli agenti della sua squadra.
<< Ehi, cos’è successo? >> chiede al collega, sempre impeccabile nel suo completo chiaro con tanto di cravatta ben annodata al collo.
<< Non hai saputo? È esploso un palazzo mezz’ora fa’ a Regens Garden. Ultimamente esplodono un po’ troppe cose, non credi? >> gli chiede, riferendosi al ben noto gioco architettato da Moriarty ai danni di Sherlock e anche loro.
<< Doloso o… >>.
<< Fuga di gas >> lo anticipa l’ispettore. << Sono appena tornato dal sopralluogo. I vigili ne sono più che certi, ma aspetto comunque il loro rapporto per chiudere il caso. Sono morte sei persone, Greg >> gli dice, mettendogli in mano il plico che ha appena assemblato contenente i dati delle vittime. Greg lo sfoglia, più per dovere che perché ne abbia voglia, e il cuore gli si ferma per un istante quando volta la terza pagina.
<< La conoscevi? >> gli chiede Dimmock sbirciando la foto.
<< Eleonor Marshall >> annuisce Greg, il corpo pervaso da brividi freddi. << Era la segretaria di Susan Jackson >>.
<< La mamma della ragazzina che si è suicidata qualche settimana fa’? >> gli chiede e lui annuisce. << Caspita, che coincidenza >> aggiunge e Greg sa che l’universo davvero non è così pigro. << A proposito, so che sei andato all’agenzia di assicurazioni della Jackson, oggi. Ti è capitato di incontrarla? >>.
Greg lo guarda negli occhi e in quel momento capisce quali devono essere le sue prossime mosse.
<< No. A dire il vero non ho trovato nessuno e non sono riuscito a cavare un ragno dal buco >> mente.
<< Donovan non sembra per nulla felice della tua decisione di proseguire con le indagini >> ridacchia Dimmock. << Riesci davvero a farla impazzire quella donna, Greg >>.
Lestrade si unisce alla risata poco convinto. Scorge Sally seduta alla sua scrivania, intenta a scrivere al computer.
<< Allora la farò felice annunciandole che ho deciso di chiudere il caso >> dice senza toglierle gli occhi di dosso.
<< Davvero? Cosa ti ha convinto? >> gli chiede l’ispettore.
“La strage appena compiuta per punire colei che mi ha messo sulla giusta strada” vorrebbe rispondergli e invece fa spallucce.
<< Ho preso un abbaglio. Pensavo ci fosse altro dietro quello che sembrava un omicidio – suicidio e invece è proprio quel che sembra >>.
<< Capita anche ai migliori >> gli dice il collega, dandogli una pacca sulla spalla.
Lascia Dimmock ai suoi guai e cammina con passo deciso verso il suo ufficio. Se voleva un’ulteriore conferma della presenza di Moriarty e dei suoi scagnozzi in quella storia l’ha ottenuta. Non ha idea di come possano aver scoperto della conversazione che ha avuto con quella donna. Non può sapere se c’erano delle cimici nella stanza oppure se la talpa si nasconda lì, a Scotland Yard.
Sa solo che farà meglio a tenere per sé quanto ha scoperto e che dovrà portare avanti da solo le indagini. Non può fidarsi di nessuno e non vuole mettere a repentaglio le vite dei suoi colleghi, non finchè non avrà delle certezze.
Un nuovo messaggio giunge al suo cellulare. Lo prende e trova nuovamente il nome di Sherlock sullo schermo. Gli ha mandato ben 10 messaggi, tutti con lo stesso tono via via crescente e la stessa richieste di delucidazioni su quanto sta succedendo. Greg sospira, ricordando quanto ha promesso ai figli. Apre la casella di testo per rispondere, ma il dito gli si ferma a mezz’aria.
“Non adesso” si dice, riponendo il cellulare in tasca e si prepara a procurarsi tutto ciò che gli serve per agire per conto suo.
 
   
 
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