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Autore: lmpaoli94    07/02/2019    1 recensioni
Giancarlo, un giovane ragazzo di soli ventidue anni partito per il fronte, si sente molto solo e dimenticato da tutti i suoi compagni di guerra e da tutta la sua famiglia.
Talmente solo che evita di scrivere ai suoi più cari ben sapendo che non tornerà mai più a casa.
Ma cosa succederà se il suo destino si incrociasse con la sua amata che non l’aveva mai dimenticato?
Genere: Avventura, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Guerre mondiali
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Quando le prime luci dell’alba illuminarono l’altopiano del Carso, Giancarlo non ne voleva sapere di svegliarsi.
< Secondo voi come se la sarà cavata quello stupido di un terrone al freddo? > domandò Zanti ai suoi compagni.
< Spero tanto che sia morto congelato. Non sopporto più vedere la sua faccia. >
< Andiamo a controllare. >
Vedendo che Giancarlo non era riuscito a costruire la trincea, egli pensarono che non aveva superato la notte.
< Ma dove si trova secondo voi? >
< Secondo me è morto congelato… Per te, Zanti? >
< Oppure è scappato come un codardo cercando di tornare a casa. Ma se fosse vero, presto capirà che non c’è fuga in questa guerra. >
< Mi dispiace per tutti voi, ma siete completamente fuori strada > fece Giancarlo spuntando all’improvviso.
< Allora non sei un codardo come pensavo… >
< Non lo sono mai stato, Zanti. >
< Come hai fatto a sopravvivere in questa gelida notte senza essere riuscito a farti la trincea? >
< Ho trovato un riparo molto efficace. >
< E cioè? >
< Non credo che siano affari tuoi, Zanti. >
< Invece mi dirai come hai fatto! > tuonò il soldato prendendolo per il collo < Non costringermi a strozzarti. >
< Mi faresti solo un favore, sai? >
< Zanti, ma cosa stai facendo? Vuoi finire dinanzi alla corte marziale?! >
< Zitto! Questa discussone riguarda solo me e questo terrone. >
< Questo terrone come mi continui sempre a chiamare è più tosto di quello che pensi… >
< Che cosa fai? Mi stai minacciando anche in questo frangente? >
< Tanto non ho niente da perdere… >
Ma alla fine, Zanti mollò il ragazzo sbattendolo violentemente a terra.
< Spero che sarà un austriaco a farti fuori. Qui nessuno sopporta la tua faccia. >
< Non è un problema mio. >
< Che cosa sta succedendo? > tuonò il generale Toti avvicinandosi al gruppo di soldati.
< Niente, generale. Stavamo solo dando il buongiorno al nostro compagno. >
Vedendo che Giancarlo stava tossendo terribilmente, il generale Toti capì che era stato maltrattato per l’ennesima volta.
< Zanti, vorrei parlare un attimo in privato con te. >
< Come vuole lei, generale. >
Dopo che i due si furono allontanati a distanza di sicurezza, Toti tirò fuori la sua rivoltella e sparò in una gamba a Zanti.
< Generale! Che cazzo sta facendo? >
< Come ci si sente ad essere zoppo e deriso da un superiore? >
< Maledetto! Come ha potuto?! >
< Attento a come parli o ti ferirò anche all’altra gamba. >
< Oserebbe davvero? >
< Non cercare di sfidarmi > replicò il generale puntando l’arma verso l’altro ginocchio.
< La smetta, la prego. Non lo farò più! Non deriderò nessun mio compagno. Soprattutto quel sempliciotto di Roaro. >
< Sarà meglio per te… Adesso rialzati. Ti accompagno in infermeria. >
< Come faccio ad alzarmi?! Sono ferito! >
< Smettila di fingere. Ti ho solo sfiorato. >
< Sfiorato un cazzo! >
< D’accordo, allora rimani qua a morire assiderato. >
Cercando di farsi forza, alla fine Zanti si rialzò senza l’aiuto di nessuno.
< Hai visto che ce la facevi da solo? >
< Che cosa spiegherà a quelli più in alto di lei come mi sono ferito? >
< Caro Zanti, pensi davvero che a qualcuno interessi la tua sorte? >
< Quando parlerò con il capitano di questo plotone… >
< Non c’è nessun capitano, Zanti. Quello più in alto in carica sono io. E tutti prendono ordine da me… Quindi, se gli ordino di tacere su questa “spiacevole” faccenda, stai pur certo che lo faranno. Sono stato chiaro? >
Senza sapere cosa dire, alla fine Zanti rimase muto cercando di trattenere la sua rabbia.
< Risparmia la tua collera verso il nemico. Ne avrai bisogno. >
< E se non tornerò mai più a combattere? >
< Vorrà dire che ti avrò fatto un favore. Tornerai a casa dalla tua famiglia lontano dalla guerra. >
< Ma io voglio combattere! >
< Quando ti ritroverai il nemico dinanzi, cambierai subito idea… Adesso andiamo. Devi curarti alla svelta. >
 
 
Quando il generale si mostrò di nuovo alle sue truppe, egli era molto felice e spensierato.
< Soldati, prepariamoci alla guerra. Tra poco i nemici saranno qui. >
< Generale! > gridò un soldato attirando la sua attenzione.
< Che cosa succede? >
< Qualcuno si sta avvicinando a gran velocità. >
< Qualcuno? >
< Sì. Ha il volto coperto. >
< Che sia un messaggero austriaco? >
< Lo potremmo vedere solo se lo affrontiamo… Roaro, tocca a te. >
< Che cosa? >
< Uccidi quel messaggero. Mostra a tutti di che pasta sei fatto. >
< Ma io non so… >
< Ascoltami bene: vuoi essere un eroe oppure essere etichettato come un codardo? In questo momento Zanti non sarà mai più un problema per te. >
< Perché? Che cosa gli ha fatto? >
< Sta bene, non ti preoccupare. >
Ma Giancarlo non sapeva cosa fare.
Andare in battaglia e provare ad uccidere un individuo innocente oppure rimanere senza far nulla ed essere deriso?
< Roaro, non hai molto tempo… >
< Va bene. Accetto di combattere da solo quell’individuo. >
< Ottima decisione. Prendi la tua mitragliatrice e rendi orgoglioso il tuo paese. >
< Sarà fatto. >
Appena Giancarlo si sistemò in cima alla collina, fece di tutto per prendere la mira sull’individuo misterioso che intanto continuava ad avvicinarsi sempre di più.
“Ma cosa…”
Appena il vento sferzante scoprì il volto misterioso dell’individuo, Giancarlo rimase di sasso quando vide chi realmente era.
“Filomena…”
< Che cosa stai aspettando?! Uccidilo! >
< No! Non si tratta di un messaggero austriaco… >
< Che cosa stai dicendo? >
< Lei è… la mia compagna. >
< Che cosa?! non ti ho sentito! >
Una volta gettata a terra la sua arma, Giancarlo si precipitò verso di lei per abbracciarla.
Ma non ricevette il suo amore come egli pensava.
< Filomena! Perché questo schiaffo? > fece Giancarlo toccandosi la guancia.
< Per tutte le volte che non mi hai mai scritto una lettera! Ero profondamente preoccupata per te ma tu non hai fatto niente per rassicurarmi. >
< Io… non potevo… >
< Sono salita fin qui dal Molise perché pensavo che tu fossi morto… Ma poi ti ho visto qualche giorno fa’ in compagnia di alcuni tuoi compagni e ho deciso di seguirti. >
< Ma sei pazza?! Così rischiavi di farti uccidere! >
< Non m’interessa! La mia vita senza di te non conta niente. >
< Filomena… >
< Adesso andiamocene da qui insieme. Io ho bisogno di te… >
< Non posso. Devo combattere questa guerra. >
< E non possono farlo gli altri per te? >
< No. Il mio dovere è servire questa patria e non posso tirarmi indietro. >
< Giancarlo! Che cosa ci fai lì impalato?! Gli austriaci stanno arrivando! >
Alzando lo sguardo, Giancarlo poté vedere un’orda di soldati avvicinarsi minacciosamente verso di loro.
< Dobbiamo ripararci! Alla svelta! >
< Giancarlo… >
< Sbrigatevi o vi uccideranno! > gridò il generale cercando di accogliere in loro aiuto.
< Filomena, corri più veloce che puoi. >
< Volevo solo dirti… >
< Adesso non c’è tempo! La nostra salvezza è quella trincea e noi dobbiamo raggiungerla! A qualsiasi costo! >
   
 
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