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Autore: pattydcm    07/02/2019    1 recensioni
! ATTENZIONE !! DA SAPERE PRIMA DI INIZIARE LA LETTURA !
Questa ff è la continuazione della mia OS ‘Fenix’. Vi consiglio, quindi, di leggerla, prima di affrontare quella che sarà una piccola long dal punto di vista di Greg. Dalla serie sappiamo che il suo matrimonio è in crisi e qui si approfondisce questo aspetto. Mi sono focalizzata sulla confusione che domina l’ispettore e che si estende a tutti i campi della sua vita. Non è una mystrade, in realtà non c’è una vera coppia qui. C’è la confusione di quest’uomo che si scontra con figure diverse: Sherlock, Mycroft, la ex moglie, Donovan, Molly e Moriarty. Come sappiamo dalla serie, la vita di Greg è stata messa in pericolo dalle mire di James su Sherlock. Se sappiamo come si è evoluta questa minaccia in John, nulla si sa di come l’abbia presa Greg. Ho voluto qui porre l’accento anche su questo. Ci trovarci al termine della prima stagione: Moriarty si è palesato con il suo macabro gioco e ha detto a Sherlock che gli brucerà il cuore. Non ci sarà l’incontro con la Adler, né la gita a Baskerville e il salto dal Bart's. Spero che questo esperimento vi piaccia.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Lestrade, Molly Hooper, Mycroft Holmes, Sally Donovan
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Buonasera a tutti!
Eccovi un nuovo capitolo.
Vi auguro una buona lettura
A presto
Patty
 
Capitolo 7
 
<< Ehi, capo, conti di dormire qui? >>.
Donovan fa capolino nel suo ufficio dopo aver bussato alla porta. Da quando è tornato in centrale e si è chiuso qui, la donna non ha fatto altro che buttare un’occhiata verso di lui con una regolarità che sarebbe stata quasi possibile cronometrare. Greg ha trovato il suo modo di fare snervante e quando l’ha vista alzarsi e con il suo incedere sicuro e sinuoso raggiungerlo ha capito che era meglio salvare gli ultimi documenti e mettersi su una faccia ancora più stanca di quella che ha già.
<< No, sto per andare >> dice rendendosi conto che sono già le nove passate.
<< Ho sentito che hai deciso di chiudere il caso Jackson >> dice con una nota di soddisfazione nella voce. Sempre il solito Dimmock, del tutto incapace di tenersi qualcosa per sé. << Cosa ti ha convinto a cambiare idea? >> gli chiede appoggiandosi allo stipite della porta.
<< Non sono state le tue parole, se è questo che vuoi sentirti dire >> precisa, conoscendola ormai bene. << Ho capito che avrei solo perso tempo. Non c’è più terra nella quale scavare. Domani consegnerò il rapporto al sovrintendente e fine dei giochi >>.
<< Oh, qui di giochi da fare ce ne sono sempre tanti >> ridacchia lei avvicinandosi alla sua scrivania.
<< Non per me, almeno per un paio di giorni. Ho bisogno di una pausa >> dice sbadigliando sonoramente.
<< Penso sia la cosa giusta da fare >> annuisce Donovan. << Stai attraversando un periodo carico di tensioni e il suicidio della figlia dei Jackson penso ti abbia dato il colpo di grazia. È un momento relativamente tranquillo qui, adatto per staccare la spina. Stai un po’ con i tuoi figli, penso ne abbiate bisogno sia tu che loro >>.
Sally gli sorride e gli sembra anche sincera. Quanto gli ha detto George in auto circa un possibile suo interesse per lui gli torna alla mente e sente il bisogno di andare via da lì.
<< Sì, hai ragione >> le concede, ed ecco il sorriso vittorioso farsi largo sulle sue labbra, che  lascia, però, il posto ad un’espressione seria. << Io… sono dell’idea che non meriti quanto ti sta capitando >> dice imbarazzata. << La fine di una relazione non è mai facile e se si viene anche accusati ingiustamente, poi… >>.
<< Perché mi stai dicendo queste cose? >> le chiede infastidito. Non vuole la pietà di una donna che è amante di un uomo sposato.
<< Perché è quel che penso e volevo lo sapessi >> risponde lei facendo spallucce. << Non era mia intenzione essere inopportuna >> aggiunge imbarazzata.
<< Ma lo sei stata >> ribatte spietato Greg.
<< Ti chiedo scusa, capo >> dice sincera. << Beh, allora, buona serata e goditi questi giorni di pausa >> gli augura uscendo dall’ufficio. Il detective si chiede se per caso non sia stato troppo duro con lei, ma ci mette un attimo a scrollarsi di dosso il problema.
Indossa la giacca, prende la cartellina nella quale ha riposto i documenti che gli saranno utili per proseguire l’indagine ed esce dall’ufficio.
<< Va via, capo? >> gli domanda Andrew Jordan.
<< Sì, direi che qui ho finito >> gli dice, stupito del ritrovarlo ancora lì.
<< Io non ho osato disturbarla, l’ho vista così preso dal lavoro, ma volevo chiederle se ha riscontrato anomalie nel mio rapporto dopo il sopralluogo all’agenzia di assicurazioni della Jackson >>.
Si era totalmente immerso nel recuperare documenti e prove che la visita all’agenzia gli sembra vecchia di giorni anziché di poche ore.
<< Non sono riuscito a entrare in quell’agenzia >> mente anche a lui. << Dopo aver riletto tutte le relazioni che mi sono state consegnate su questo caso, tra le quali anche la tua, mi sono reso conto che, effettivamente, non c’era nulla da verificare. Domani consegnerò il rapporto al sovrintendente e chiuderò il caso >>.
<< Oh >> esclama sorpreso il ragazzo. << Mi era parso di capire che avesse una nuova pista e molti dubbi e che fosse intenzionato a portare avanti le indagini >>.
Insiste il ragazzo tenendolo bloccato a pochi passi dal suo ufficio e a molti altri dalla porta d’ingresso del commissariato. Greg vorrebbe gridargli di non rompere e accettare la possibilità che le persone possano cambiare opinione. Il ragazzo, però, ha una genuina espressione di stupore in viso, capace di sgonfiare la rabbia che lo anima.
<< Quando ho qualcosa per la testa ci resto sopra finchè non la risolvo, Jordan, sono fatto così. E dal momento che non ho nessuno che mi aspetta a casa, posso concedermi di avere dubbi e impiegare il tempo costruttivamente finchè non mi rendo conto che lo sto solo perdendo >> gli dice abbozzando un sorriso. Il ragazzo ride apertamente, invece, e Greg pensa che dovrebbe farlo più spesso. Trova sia troppo serio e tendente alla perfezione, qualità eccellente sul lavoro, ma che logora i rapporti umani.
<< Sarò felice di essere coinvolto nella risoluzione di questi problemi, se lo riterrà opportuno >> gli dice tornando serio. Abbassa poi gli occhi e sembra tentennare per qualche istante prima di parlare. << Anche io non ho nessuno che mi aspetti a casa e pensavo di farmi una birra al pub qui di fronte. Se le va di unirsi a me >> aggiunge imbarazzato.
Greg resta senza parole. Sono rimasti solo loro nell’openspace della sessione omicidi e questo lo mette ancora più a disagio. Anche se una birra ci starebbe non ha proprio voglia di berla in compagnia di questo ragazzo. Un frammento del ricordo da poco tempo recuperato della serata trascorsa con Jonathan ai tempi dell’università gli torna alla mente. Lo scaccia via scuotendo energeticamente il capo.
<< Mi spiace, non volevo essere inopportuno >> dice Jordan, abbassando lo sguardo.
<< No, non è per questo >> dice, forse un po’ troppo in fretta. Il ragazzo alza lo sguardo e Greg, per un istante, rivede l’espressione imbarazzata del figlio su quel viso. << E’ che io sono maledettamente stanco >> sbuffa, pensando di stare cadendo dalla padella alla brace. << Ci starebbe una birra, ma penso sia meglio che mi butti a letto >> aggiunge mordendosi subito la lingua, nel timore che questa frase possa essere interpretata in modo ambiguo.
<< Vorrà dire che oserò una prossima volta >> dice e Greg teme di averlo incoraggiato. << Le auguro una buona serata, ispettore >> lo saluta tornando alla sua postazione.
Se prima, davanti a Donovan, non vedeva l’ora di uscire dal suo ufficio ora, dopo lo scampato invito da parte di Jordan, Greg percorre a passo ancor più veloce i metri che lo separano dal portone principale del comando.
Una volta in strada prende un profondo respiro e si ritrova a ridere da solo come uno scemo. Jordan è in carico alla sua squadra da pochi mesi e in qualche modo se lo è sempre trovato  attaccato alle costole. Non può immaginare che dietro a quello che gli sembrava desiderio di apprendere ci sia ‘altro’.
“Oh, cristo, che situazione!” pensa scuotendo il capo. “Guarda te cosa doveva capitarmi a quarant’anni suonati”.  
<< E’ un piacere vederla così allegro, ispettore Lestrade >>.
La voce alle sue spalle lo coglie alla sprovvista. Si volta di scatto verso la donna ferma a meno di un metro da lui.
<< Lei è la segretaria di Mycroft Holmes >> dice stupito di vederla lì.
<< Anthea >> annuisce lei. << E’ molto più facile se usa il mio nome >>.
<< E a cosa devo l’onore di incontrarla ‘casualmente’ qui davanti a Scotland Yard, Anthea? >> le chiede, guardandosi attorno alla ricerca dell’auto nera dalla quale sarà sicuramente sbucata fuori.
<< Un invito a cena >> risponde avvicinandosi di qualche passo.
<< Io e lei? >> le chiede malizioso e la ragazza ride, cosa non propriamente carina da fare. Chi pratica gli Holmes, a quanto pare, si lascia contagiare dai loro modi. Deve ricordarsi di mettere in guardia John.
<< Ahime no >> sospira lei con espressione teatralmente triste. << Sono solo un messaggero >>.
<< Bene, allora dì al mittente che per stasera ho già altri impegni, grazie >> dice ruotando i tacchi, pronto a lasciarla lì senza aggiungere altro. La donna, però, si porta lesta al suo fianco, lo prende a braccetto e lo tiene stretto a sé.
<< Le consiglio di accettare l’invito >> gli dice con lo stesso tono amichevole e quel sorriso sulle labbra. Non può dire che gli stia facendo male bloccandolo a quel modo, ma è comunque una stretta troppo salda.
<< E’ una minaccia? >> le domanda avvolto dal profumo buono di lei.
<< Non è nello stile del mio capo e neppure nel mio >> dice lei. << Penso, però, che possa essere di suo interesse sentire cosa ha da dirle >> lo informa, divenendo improvvisamente seria. Greg intuisce che possa c’entrare qualcosa la piega che hanno preso le indagini che ha condotto.
<< Allora dove andiamo? >> le chiede e sente la presa al suo braccio allentarsi.
<< Ho parcheggiato dalla parte opposta della strada, venga >> lo invita tirandolo appena per il braccio. Raggiungono l’auto e la precede prima che lei possa anche solo fare il gesto di aprire lo sportello del lato passeggero. La vede sorridere e poco gli importa cosa possa pensare di lui.
“Anche perché se sapessi cosa penso io del tuo capo che non si spende neppure per aprire da sè la portiera e scendere dall’auto…” .
<< Dove stiamo andando? >> le chiede.
<< In un posto sicuro >> risponde la ragazza. Quell’espressione stona non poco all’ispettore, convinto che per uno come Mycroft Holmes tutti i posti del mondo siano sicuri.
<< Fa effetto non vederti con lo sguardo perennemente rivolto al tuo blackberry >> le dice e la ragazza si limita a sorridergli, facendo fallire miseramente il tentativo di conversazione. << Mi auguro ti paghi più che profumatamente >> continua deciso a non trascorrere il tragitto nel più pesante dei silenzi.
<< Non mi lamento >>.
<< Di questo non ne avevo dubbi >> ribatte Greg. << Non deve essere facile avere a che fare con lui >>.
<< Neppure avere a che fare con Sherlock lo è. Mi pare, però, ispettore, che non sia un problema per lei >>.
Quel sorriso che le curva le labbra è così simile a quello del suo capo.  George aveva detto che lavorando con Sherlock, a suo parere, era diventato un detective ancora più bravo e Greg si chiede, ancora una volta, fino a che punto frequentare persone particolari come gli Holmes possa portare a cambiare tanto da iniziare ad assumere i loro atteggiamenti. È normale che persone che si frequentano si influenzino. Lui stesso ha fatto propri alcuni modi di dire e atteggiamenti di Margaret in quei dieci anni di matrimonio e, a ben pensarci, anche lei ha preso a sbuffare come è solito fare lui.
<< Ci si addomestica a vicenda, non crede? >> dice cogliendola di sorpresa, cosa che lo riempie di orgoglio.
<< Non capisco a cosa si riferisca >> dice lei, distogliendo appena gli occhi dalla strada.
<< Quando si vive a stretto contatto con qualcuno si finisce con l’addomesticarsi vicendevolmente. Si usano gli stessi modi di dire, la stessa cadenza, la stessa postura, gli stessi atteggiamenti. Non si è più come prima, dopo aver incontrato l’altro. Noi lasciamo qualcosa di nostro e l’altro ci lascia qualcosa di suo >>.
<< Un concetto interessante >> dice la ragazza che sembra ora ritenerlo degno di nota.
<< A volte, quando grido un po’ più del solito, i miei figli mi dicono che mi sto ‘mammizzando’ >> ridacchia. << Quando prima mi hai sorriso mi sei sembrata così simile al tuo capo >>.
La ragazza ride allegra divertita dalle sue parole.
<< E lei cosa ha preso da Sherlock in tutti questi anni? >> gli chiede.
<< Parecchi mal di pancia >> risponde facendola ridere di nuovo. Inizia a chiedersi se non lo stia apertamente prendendo in giro.
<< Allora anche lei ha qualcosa in comune con il mio capo >> dice accostando. << Siamo arrivati >>.
Greg non si aspettava che giungessero sul posto così presto. Quando, quasi sei anni prima, questa stessa donna lo aveva prelevato da Scotland yard per condurlo dal suo capo a bordo di una delle loro auto nere, avevano viaggiato per ore. Questa volta si sono fermati, invece, davanti al pub ‘The red lion’ in Derby gate.
<< Non immaginavo un posto così caotico >> dice seguendola all’interno del pub.
<< Se si vuole nascondere qualcosa, detective bisogna metterla in bella vista >> dice lei prendendolo per mano. Lo conduce, facendosi strada tra i tanti avventori, verso il tavolo più lontano dall’ingresso. Greg riconosce Mycroft seduto di spalle nella sola compagnia del suo immancabile completo grigio perla.
<< Benvenuto Gregory >> lo accoglie. Non si alza in piedi, ma lo invita a prendere posto sul lato del tavolo più vicino alla parete. Anthea gli siede di fronte. << Mi sono permesso di ordinare del brandy >> gli dice, versandogli un dito di liquore.
<< Perché mi hai fatto portare qui? >> gli chiede accettando il calice offerto.
<< Perché non hai risposto ai messaggi di mio fratello? >> domanda a sua volta.
<< Oddio, e tu hai messo in piedi tutta questa messa in scena perché io ho ignorato i messaggi di tuoi fratello? >> gli chiede esterrefatto. << Dobbiamo essere ben in mezzo ai guai se abbiamo bisogno di un posto sicuro per parlare di questo >>.
<< In effetti è così, Gregory. Guai più grossi di quanto tu possa pensare >>.
Lo sguardo severo col quale Mycroft lo osserva aumenta il suo nervosismo e allo stesso tempo la sua curiosità. Decide di prendere un sorso di brandy per rilassarsi i nervi.
<< Che genere di guai? >> .
<< Penso tu lo abbia scoperto >> risponde Mycroft, guardandolo negli occhi. Un brivido percorre la schiena del detective. Sherlock che si allerta per il suo ostinarsi a non rispondere, Mycroft che lo fa prelevare: non può che esserci davvero Moriarty dietro questa storia.
<< Allora ho visto giusto >> .
<< Certo. Non immaginavo ne avessi ancora dubbi >> dice stupito.
<< Non ho avuto modo di indagare a fondo sull’uomo al quale i Jackson si sono rivolti >> ammette iniziando a sentire caldo.
<< Cosa ti ha fermato? >>.
<< Non giocare con me, so bene che lo sai >> sbotta, infastidito da questo interrogatorio ipocrita. Le labbra di Mycroft si distendono in quel sorriso fastidioso che vorrebbe tanto togliergli a suon di pugni.
Holmes posa il bicchiere sul tavolino e congiunge le mani dinanzi a sé.
<< Sherlock non sarebbe felice di quanto ti sto per dire, ma, date le circostanze, penso sia inutile tenerti all’oscuro di quanto grava su di te. Sei in pericolo >> gli dice serio.
<< Mycroft sono un detective, è normale che io sia in pericolo >> ribatte lui infastidito da questa teatralità insita in ogni suo gesto. << L’ho capito dal momento in cui ho annusato ci fosse quel pazzo in questa storia e ne ho avuto conferma con la morte della segretaria della Jackson >>.
<< Temo tu mi stia fraintendendo >> lo interrompe Mycroft con un altro sorriso tirato. << Non sei in pericolo per aver scoperto la presenza di quell’uomo anche negli affari di quella famiglia. Lo sei da molto prima >>.
Greg non capisce dove Mycroft voglia andare a parare. Si sente confuso, cosa che non gli piace per niente e prende un altro sorso di brandy, nella speranza che lo aiuti a non esplodere in questo locale affollato.
<< Se ho capito bene mi stai dicendo che sono in pericolo. Che sono in pericolo e anche da un bel po’. E che tu sai che lo sono e che anche tuo fratello lo sa e, per giunta, non vuole che io lo sappeia. In definitiva io, il diretto interessato, sono l’unico che non sa quale sia il pericolo che sta correndo >> dice alzando la voce. Mycroft lo invita a tenere bassi i toni con un gesto della mano e volgendo impercettibilmente il capo a guardare chi sta loro attorno. Lo stesso gesto che era solita fare sua madre e che Greg non sopportava in lei, figuriamoci ritrovarlo in questo damerino del governo.
<< Di che pericolo si tratta? >> gli chiede brusco, intenzionato a fregarsene della possibilità che li sentano. Mycroft sospira e, ancora una volta, Greg rivede in lui l’esasperazione di sua madre.
<< Quell’uomo ti ha preso di mira >> gli dice, scoccandogli un’occhiata che lo raggela forse più delle sue parole. Greg scuote il capo incredulo. Resta in silenzio, lo sguardo fisso in un punto imprecisato sul tavolo. Sembra poi ricordarsi del bicchiere che ha in mano e lo vuota del suo contenuto.
<< Perchè uno come James Moriarty dovrebbe avermi preso di mira? >>.
Mycroft sospira e sembra tentennare, incerto su cosa dire e questo è ancora più strano di tutto quanto l’intero discorso.
<< Perché sei importante per mio fratello, Greg >>.
L’informazione colpisce non poco il detective. Afferra la bottiglia e si versa dell’altro brandy mandandolo giù in un unico sorso.
<< E questo cosa vorrebbe dire? >> gli chiede, faticando a scacciare dalla mente il volto di Margaret e quel misto di disgusto e rabbia col quale lo guardava mentre lo metteva a parte dei suoi infondati sospetti.
<< Il Napoleone del crimine, come a Sherlock piace chiamarlo, ha deciso, come sai, di ‘bruciargli il cuore’. Tu sei una delle persone la cui morte porterebbe il cuore di mio fratello a bruciare >>.
<< Io? >> ridacchia nervoso. << Posso capire se capitasse qualcosa a John o… sì, persino a te, ma perché io? >>.
<< Mi sembrava di avertelo già detto… >>.
<< E’ per la storia dell’accordo che c’è stato tra noi e per quel suo vedermi come un fratello migliore di te? >> gli domanda stupito.
<< Esattamente >>.
<< Cristo >> sbotta Greg scuotendo il capo. << Ti rendi conto che Margaret non ha fatto altro che dirmi, in questi cinque anni, che ‘quel tipo strano’ mi avrebbe messo nei guai prima o poi? E anche Donovan >> aggiunge passando la mano sul volto. << Anche lei non ha fatto altro che dirmi in continuazione che mi avrebbe solo fatto stare male stargli dietro e tu adesso mi confermi che a causa sua un pazzo criminale è pronto a farmi fuori. A uccidermi per fargli dispetto >> ringhia, stringendo così forte il calice da mandarlo in frantumi. Una scheggia di vetro gli resta conficcata in un dito, che prende a sanguinare copiosamente.
<< Oddio >> esclamano all’unisono Mycroft e Anthea. La ragazza si sporge verso di lui pronta ad aiutarla ma Greg si scosta allontanandosi.
<< Io non sono un giocattolo, Myc! >> dice tra i denti strappando la scheggia dal dito << Né per Moriarty, né per Sherlock e neppure per te! >> aggiunge, tamponando il dito con un tovagliolo. << Io ho due figli da crescere, te ne rendi conto? Due ragazzini che già ne stanno vivendo di tutti i colori e ai quali manca solo di sentirsi dire che il padre è stato ucciso per fare dispetto al consulente investigativo. Io non ci sto, Mycroft! >> grida. << E’ questo il prezzo che devo pagare per avergli dato fiducia? Per averlo salvato, come spesso tu mi ripeti? Certo che è un bel peso esservi amico >>.
Greg è furioso. Con Sherlock e con se stesso. Sente di essere stato tradito, ancora una volta, da una persona che, deve ammetterlo, è per lui importante.
Il dolore pulsante causato dalla ferita, però, si contrappone alla sofferenza dell’animo, permettendogli di lasciare andare quella prima reazione alla notizia ricevuta e osservare meglio i fatti. Si rende conto che Sherlock, dopo tutto, non ne può nulla. Quel pazzo ha deciso di dargli addosso e di prendersela con le persone alle quali tiene, che non devono essere poi così tante. Una di queste ha l’onore di essere lui e la cosa gli fa persino piacere. Nell’angolo masochistico di sé, pensare che Sherlock soffrirebbe per la sua morte lo fa sentire stranamente importante ed euforico. Resta il fatto che lui non può permettersi di essere usato a quel modo. Non può per i suoi figli e per se stesso.
<< Scusami >> dice, incontrando lo sguardo impassibile di Mycroft. << Io… mi rendo conto che non è colpa di tuo fratello e neppure tua >>.
<< Hai ragione, invece >> dice Mycroft. << Io e mio fratello da sempre ci ritroviamo ad essere esposti al pericolo di essere presi di mira da persone… poco raccomandabile. Per questo ho sempre invitato Sherlock a non farsi coinvolgere. A non avere… amici >> specifica pronunciando a fatica quell’ultima parola.
<< Questo, però, non è giusto >> ribatte Greg colpito dalle sue parole. << No, non trovo giusto che si debba rinunciare all’amicizia, alle relazioni >>.
<< Come hai detto tu, però, si rischia di pagare un prezzo molto alto nell’esserci amici. Te ne stai rendendo conto sulla tua pelle, Gregory. L’ultima cosa che mio fratello vorrebbe e che anche io vorrei… >>, aggiunge distogliendo lo sguardo, << e che ti accadesse qualcosa. Non è bello pensare di essere la causa della morte di un altro essere umano. Se questo essere umano, poi, lo consideriamo amico è ancora più difficile >>.
Il silenzio cala sulle parole di Mycroft. L’idea che anche per quest’uomo di ghiaccio possa essere un amico gli lascia una strana sensazione addosso.
<< Sherlock… non voleva che io lo sapessi >>.
<< No >> annuisce Mycroft, riprendendo il bicchiere di brandy in mano. << Temeva che gli avresti potuto dire ciò che hai detto a me poco fa’. Sono parole che feriscono e lui è sensibile. Lo è sempre stato >> dice prendendo un sorso. Greg deglutisce imbarazzato e gli farebbe molto comodo bagnarsi le labbra a sua volta con quell’ottimo liquore. << Dice di avere la situazione sotto controllo e, in sua difesa, posso dire che è vero. Dal momento in cui quel pazzo lo ha minacciato ha tenuto gli occhi aperti e l’ho fatto anche io >>.
<< Ora, però, le cose sembrano essere cambiate >> intuisce Greg e Mycroft annuisce distogliendo lo sguardo. << Sono tanto in pericolo, Myc? >> gli chiede sporgendosi verso di lui. Holmes incontra il suo sguardo e posa il bicchiere un’altra volta.
<< Guardati le spalle, Gregory, non dagli estranei, ma da chi ti è vicino >> gli dice serio.
<< Cosa vuoi dire? >> gli domanda stupito.
<< Voglio dire che Moriarty ha occhi e orecchie ovunque >> dice tenendo gli occhi ben fissi nei suoi. << Il killer al quale è stato affidato il compito di porre fine alla tua vita è possibile tu l’abbia già incontrato. È possibile tu lo veda ogni giorno. È possibile lavori con te gomito a gomito. Ma questo tu lo avevi già intuito  >> dice, sorridendogli soddisfatto e Greg prova una punta di imbarazzo dinanzi la sua ammirazione.
<< Io… ho deciso di portare avanti da me le indagini più che altro per non mettere in pericolo i miei uomini >> ammette. << Ho pensato alla possibilità di una talpa, ma non che potesse essere tra loro >> dice e prova un’altra profonda sensazione di tradimento a quel pensiero.
<< Quanto puoi dire di conoscere le persone con le quali lavori? >> gli domanda cogliendolo impreparato. Greg distoglie lo sguardo dal suo, imbarazzato nel mostrarsi così sprovveduto. << Chiudi questo caso, Gregory. Chiudilo per davvero >> gli dice scoccandogli un’occhiata che non ammette repliche. << Metti al corrente mio fratello di quanto hai scoperto e lascia che sia lui a portarlo avanti, come già sta facendo, d’altronde >>.
<< Questo mi salverà? >> lo sfida, trovando assurda la sua richiesta.
<< Ti esporrà di meno. Come hai detto tu stesso, hai due figli da crescere >>.
<< Sarò comunque esposto, Mycroft, sia che chiuda qui il caso, sia che continui con le indagini >> ribatte, cosa che fa ridere di gusto l’uomo di ghiaccio.
<< Sei testardo quanto Sherlock, sai? >> dice e gli posa la mano sulla spalla. << So che, però, sai essere più ragionevole e sai riconoscere un buon consiglio >> gli sorride. Un sorriso sincero, come la stretta leggera ma decisa della mano di lui sulla sua spalla.
Greg scuote il capo sconsolato. Passa la mano sana sul volto stanco, pensando che forse dovrebbe davvero lasciar perdere. Cosa mai può fare lui, semplice ispettore di Scotland Yard, contro un criminale che ha occhi e orecchie dappertutto.
<< Oh cristo! >> esclama battendo la mano sul tavolo, cosa che lascia di stucco Mycroft e Anthea. << Se quel tipo mi tiene d’occhio da tempo, allora avrà riempito il mio ufficio, la mia casa, l’appartamento nel quale mi sono stabilito, con cimici e magari anche telecamere, non è così ? >> domanda nervoso e il cuore quasi gli si ferma quando Mycroft annuisce. << Oddio no >> dice, portando la mano sana ai capelli. << Oh, cazzo, no! >> ripete in preda al panico. << Ho parlato del caso ai miei figli >> dice, afferrando con forza il polso di Mycroft. << E’ stata Elisabeth a dirmi che Rosaline aveva procurato alla madre il nome della persona che ha aiutato il master a creare il portale. Lui deve averci sentiti e loro, oh cristo, li ho messi in pericolo >> dice, sentendo l’aria mancare, il cuore battere forte e la pelle accapponarsi.
<< Sono al sicuro, Gregory >> gli dice Mycroft, posando la sua mano su quella di lui che gli stritola il polso. << Ho messo alcuni dei miei uomini fidati dietro ai tuoi figli e persino dietro alla tua ex moglie >> gli dice e le sue parole riescono a diradare il panico. << A Moriarty non interessa nulla del portale, neppure di essere associato a quanto è successo ai Jackson. I tuoi figli sono comunque al sicuro. Lui è solo te che vuole e darà l’ordine di ucciderti solo quando riterrà che sia giunto il momento più opportuno >>.
La tensione cala al punto che le vertigini prendono il sopravvento. Certo non è piacevole sapere di avere una simile spada di Damocle sulla testa, ma sentire che i suoi figli e anche Margaret sono protetti da quest’uomo potente lo tranquillizza.
<< Immagino, quindi, che tuo fratello ti abbia chiesto di mettere qualcuno anche su di me >> chiede, sentendo comunque la paura farsi strada a morsi dentro di lui. Mycroft stringe appena un po’ di più la sua mano e gli sorride con una dolcezza che non avrebbe mai pensato di scorgere sul volto di un uomo come lui.
 << Ho qualcuno fisso su di te dal momento in cui tu e mio fratello vi siete incontrati, Greg >>.
Fino a un attimo prima questa affermazione lo avrebbe fatto sentire preda di un ipercontrollo capace di soffocarlo. Ora, invece, è grato a quest’uomo per il suo bisogno di gestire ogni cosa.  
<< Io… non so che dire >> borbotta imbarazzato.
<< Permettimi di offrirti la cena. È tardi, è stata una giornata pesante e qui preparano un’ottima bistecca >>.
Lo stomaco di Greg brontola e si rende conto che è dal pranzo con Molly Hooper che non mangia come si deve. Forse è un modo per comprare la sua fiducia, oppure per tenerlo buono. In questo momento non vuole pensarci.
<< Te lo concedo >> gli dice .
<< Anche se forse sarebbe meglio accompagnarti al pronto soccorso >> dice Mycroft, che sembra essersi accorto solo adesso della macchia di sangue che colora la quasi totalità del fazzoletto col quale ha avvolto il dito ferito.
<< Ma no, è solo un taglietto >> dice. << Chiederò un cerotto e non ci penseremo più >>.
<< Allora, signori, direi che è arrivato il momento di ordinare >> dice Anthea, alzando una mano a richiamare l’attenzione di una delle cameriere.
 
   
 
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