Anime & Manga > Saint Seiya
Segui la storia  |       
Autore: Scarlet Jaeger    07/02/2019    3 recensioni
Dal capitolo 18:
"«Eh sì, io ti conosco bene…angelo sul volto, demone nel cuore!» sorrise, anche se una nuova consapevolezza e una nuova idea iniziò a farsi spazio nel cuore del colpito. Forse fu la disperazione del momento a muovere Kanon. La disperazione fa fare alla gente cose assurde…"
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Gemini Kanon, Nuovo Personaggio
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 20

 

 

«Cosa ti spinge fin quassù, Kanon?»
Furono le parole che Saga, in qualità di Grande Sacerdote, seduto sul suo trono dorato al fianco della divina Athena, ad essere rivolte al gemello, inginocchiato a poca distanza dalle alte cariche del Tempio. Tuttavia la voce dell'Ex Gemelli non era accusatoria, né alterata, trasportava solamente una leggera curiosità nel vederlo già di ritorno quando lui stesso, pochissimi giorni prima, lo aveva incaricato dell'addestramento di Elena.
«La cadetta è pronta...», rispose semplicemente il Saint della Terza casa, rimanendo inginocchiato sul pavimento di pietra senza guardare negli occhi nessuno dei due.
«Capisco», concluse il Pope, voltandosi poi verso Lady Saori. «Potete lasciarci soli un minuto? Ho bisogno di conferire con mio fratello. Non preoccupatevi di nulla divina Athena, riposate quanto volete»
«Certo». La ragazza sorrise stancamente, prova di quanto oramai il suo ruolo di divinità stancasse la sua parte umana. In più era sempre inquieta per via di Elena, e di alcuni Cosmi in movimento, troppo lontani per riuscire a identificarli. «Arrivederci Kanon», salutò poi il suo Saint.
«Arrivederci divina Athena!», rispose lui, reverenziale come sempre. Eppure in quel momento nessuno avrebbe mai detto che quell'uomo un tempo fosse stato malvagio e che avesse progettato di uccidere Saori Kido, reincarnazione della Dea in quell'era.
Quando la ragazza fu uscita dalla grande sala, il Sacerdote tornò a posare la sua attenzione al fratello, che nel frattempo si era issato dalla sua posizione e ne aveva assunta una eretta, che con la sua armatura dorata gli conferiva un aspetto incredibilmente fiero.
«Allora Kanon, sei tornato dall'Isola neanche tre giorni dopo la tua partenza e dichiari che la ragazza è pronta a combattere per l'investitura? Per tutti noi ci sono voluti anni...», cercò di iniziare un discorso razionale l'alta carica maschile del Tempio, ma il gemello lo bloccò seduta stante.
«Guerrieri ancora acerbi, ragazzini alle prime armi. Dimentichi forse che questa cadetta è stata addestrata insieme a Camus? Sa picchiare duro, è risoluta e forte, non ho nulla da insegnarle di quello che già non sa...» rispose.
«Beh, considerando i segni che hai in faccia non fatico a credere che sia un osso duro...», sdrammatizzò Saga, incupendosi subito dopo. «Tuttavia vorrei essere sicuro che questa decisione sia venuta in seguito al fatto che quella ragazza sia veramente pronta e degna di indossare una fiera Cloth e non perché non sopporti di stare a contatto con gli altri, ben che meno con lei...Sappiamo entrambi quello che ancora ti porti dentro», finì per sorridere, cercando di rassicurare il fratello, ma lui continuava a tenere un'aria impassibile sul volto.
«Puoi stare tranquillo...», soffiò in risposta Kanon, ma Saga ovviamente non voleva demordere, non quando riusciva a fare una chiacchierata faccia a faccia con il suo gemello dopo così tanto tempo.
«Quindi, se non hai altro da dirmi, io farei ritorno alla mia Casa».
Mostrò un lieve accenno d'inchino voltando le spalle al Sacerdote che, rimanendo in silenzio, sembrò per un attimo che gli avesse dato il permesso di congedarsi.
Ma...
«Aspetta Kanon...», lo richiamò, scendendo alla sua altezza dall'altura del trono dorato. Tuttavia il chiamato in causa continuò a dargli le spalle, col mantello candido dell'armatura che svolazzava in seguito al brusco movimento e l'elmo della Cloth stretto sotto braccio.
«Ti ricorda lei, non è vero?», gli domandò dolcemente, volendo appoggiargli una mano sulla spalla ma evitando di farlo per non inquietare suo fratello più di così. Saga sentiva ciò che Kanon continuava a portarsi dentro, il rancore verso sé stesso e i fantasmi che albergavano ancora nel suo cuore oramai devoto alla giustizia. Ma un passato del genere avrebbe lasciato cicatrici dentro chiunque e, nonostante non lo avesse mai dato a vedere, l'ormai attuale Saint dei Gemelli era sempre stato più emotivamente “fragile” rispetto a lui. La bontà di Saga e la luce che irradiava bastava per entrambi, almeno finché il destino non li divise.
Rimasero ancora qualche secondo in silenzio, ma nonostante non dicesse nulla, Kanon aveva stretto ancora di più la presa sul suo elmo e, nonostante fosse di spalle, il Pope sapeva che oltre a quello aveva stretto anche la mascella. Oramai lo conosceva fin troppo bene, perché erano le sue stesse reazioni. Per quanto volevano essere diversi l'uno dall'altro, alcune sfumature dei loro caratteri si eguagliavano perfettamente.
Ma la calma di Kanon lo spaventò non poco.
«C'è una abisso di differenza tra lei e Galatea, non possono essere messe a confronto. Forse solo l'audacia e il coraggio dimostrato, ma quello è un punto di forza di ogni Saint. Ognuno di noi possiede queste capacità, o non saremmo a difesa della nostra Dea. E ora, da comune Saint, chiedo il permesso di tornare nella mia casa» rispose atono, e per quanto l'ex Saint avesse voluto fargli penare la risposta, sbuffò semplicemente un «permesso accordato»

 

°°°°°°°°°°°°°°°

 

Elena se ne stava seduta sull'uscio della Casa dei Gemelli, sulla fredda e secolare pietra bianca che caratterizzava tutto il Tempio. Era da poco passata l'alba e se ne stava stancamente addossata alla parete con la testa rivolta verso l'alto, cercando di guardare un punto indefinito dell'orizzonte per riordinare i pensieri. Oramai era giunto per lei il momento che tanto aveva desiderato fin dalla tenera età, e cioè conquistare un posto come guerriero a difesa della Dea Atena, reincarnata in una giovane donna. Anche se oramai non poteva più sperare di conquistare una Cloth dorata, era sicura di sé stessa e di riuscire a guadagnarsi una qualsiasi armatura con solo la sua forza di volontà. Erano trascorsi troppi anni dal primo addestramento, molti dei quali passati ad addossarsi la colpa dei suoi fallimenti. La colpa di amare un ormai compagno di battaglia. Ma, dallo scontro avuto sull'isola di Kanon con il Saint dei Gemelli, aveva capito che oramai non c'era più posto per determinati sentimenti, a meno che non volesse fallire di nuovo e quello era per lei fuori discussione. Non c'era più posto per Camus nel suo cuore, non ora che incombeva su di lei la battaglia più importante della sua vita. Inoltre, durante il poco tempo passato su quell'atroce isola insieme al suo attuale maestro, si era stranamente avvicinata a lui, nonostante non fosse un uomo di molte parole o metodi gentili. Ma aveva sentito una certa affinità con quel Saint. Era riuscita a sentire la sofferenza che albergava nel suo cuore sotto i suoi colpi, conseguenza di un impeto d'ira, così come i suoi. Si erano lasciati entrambi trasportare dai sentimenti e da vecchie ferite, eppure, nonostante sul suo corpo ancora portasse i segni di quella battaglia, non riusciva ad avercela con lui. Nel breve tempo che aveva passato inginocchiata davanti a lui, a medicagli le ferite sul petto nudo, aveva potuto ascoltare il battito accelerato del suo cuore, ed era riuscita a scorgere un mondo celato dentro i suoi occhi. In fondo, non si dice siano lo specchio dell'anima? E l'anima di Kanon non era così nera come lui stesso continuava ad ammettere.
Ma c'era una cosa che le premeva più di tutte. Più dell'investitura...Come le era stato intimato non molto tempo prima, nonostante l'insegnamento fosse venuto da una persona che non era riuscita a lasciarsi tutto alle spalle, doveva chiudere un capitolo della sua vita rimasto aperto per troppo tempo.
Doveva lasciarsi Camus alle spalle e adesso non vedeva la cosa così drastica come prima. Dopo aver subito il Genro Mao Ken di Gemini in un momento delicato della sua vita aveva capito cosa fare.
La Cloth, la battaglia, la giustizia, erano sicuramente più importanti di un torto subito per la sua negligenza e più dell'amore che provava per il Saint delle energie fredde. E, nonostante la loro affinità, le parole di Camus di qualche tempo prima ancora risuonavano nella sua mente, accentuate dal ricordo del colpo segreto dei Gemelli.
Ma, con un sorriso rivolto al cielo, riconobbe di non avere nessun tipo di rimpianto.
Era il momento decisivo per riuscire a prendere in mano le redini del suo destino e nessuno, neanche Ecate sarebbe riuscita a sconvolgerlo più di tanto. Oramai l'incontro con quella Dea era un ricordo lontano e non sentì neanche il bisogno di dirlo alla Dea Athena o al Sacerdote, convinta di non doverla incontrare mai più. Non all'interno delle mura del Tempio, comunque...
Così, rialzandosi di scatto percorse tutte le scale delle Case che la dividevano dall'Undicesima, dimora del Saint dell'Acquario e, risoluta come aveva imparato ad essere, entrò nel gelido uscio di quella dimora.
Fin da subito poté tirare un sospiro di sollievo, in fondo anche il suo Cosmo era devoto alle energie fredde e dopo quei giorni passati a soffrire il caldo soffocante del vulcano dell'isola, quel fresco siberiano era un toccasana per il suo fisico.
«Camus!», chiamò senza tante cerimonie, convinta di vederlo arrivare con la sua camminata regale e la compostezza che aveva sempre ostentato verso tutti. E infatti arrivò non molto tempo dopo, vestito con i suoi abiti civili: una maglia azzurra e i pantaloni scuri che finivano sulla caviglia con degli scaldamuscoli. Aveva i capelli legati con un cordino provvisorio e, nonostante avesse gli occhi azzurri puntati su di lei, dietro una montatura di occhiali chiari, teneva in mano uno spesso tomo che sembrava molto antico.
«Sì? C'è qualche problema, Elena?» rispose, pacato e calmo come suo solito, anche se il suo tono di voce trasportava una certa nota di stizza. Probabilmente lo aveva disturbato dalla sua importante lettura. Tuttavia, la ragazza non aveva intenzione di trattenerlo a lungo.
«Nessun problema Acquario, ti ruberò solamente pochi secondi del tuo prezioso tempo» continuò lei, schietta. «Sono appena tornata dal mio apprendistato e, che tu ci creda o no, ho capito finalmente come lasciarmi addietro tutti i nostri dissapori. So cos'è successo tra te e Kanon, me ne dispiaccio per questa perdita, e ora probabilmente capisco anche il tuo carattere freddo e a tratti insensibile», fece una breve pausa, osservandolo più meticolosamente. Lui non disse nulla, strinse la mascella e sollevò leggermente un sopracciglio. Ma, oltre questo, non proferì parola.
«Ma non mi interessa. Guardami così adesso Camus, perché la prossima volta che mi incontrerai io indosserò fiera una Cloth!»
Si scrutarono negli occhi per qualche secondo, senza che nessuno dei due osasse dire nulla. Per tutto quello che dovevano dirsi non c'erano bisogno di parole. E Camus in fondo non stentò a credere che quel che aveva appena detto la sua ex compagna d'addestramento fosse la verità. Era sempre stata risoluta. Negli anni passati aveva perso la sua bussola, ma evidentemente qualcuno era riuscito a restituirgliela.
E non era stato lui.
Ma, nonostante questo, non se ne dispiacque.
«Sono felice che il Saint dei Gemelli sia riuscito a insegnarti qualcosa più di me...», disse solamente, ma il suo tono non era accusatorio né rancoroso. Non stava sorridendo, ma Elena lo conosceva troppo bene per non accorgersi di quanto fosse divertito.
E infierì benevolmente. In fondo adesso riusciva a parlare tranquillamente con lui come se fosse solamente un vecchio amico, e ciò non era poi del tutto sbagliato. Sentiva ancora una certa attrazione verso quest'uomo, soprattutto dopo essersi concessa a lui, ma quello era acqua passata. I colpi che Kanon le aveva inferto facevano ancora male e le ricordavano quale fosse d'ora in avanti il suo compito e il suo dovere.
Doveva combattere per sé stessa e la giustizia!
«O forse sei tu che fai pena come maestro...», gli riferì schietta, ma in fondo era anche divertita e lui lo notò dal sorriso sulle sue labbra.
«O tu come allieva...Ho addestrato egregiamente il Saint del Cigno e non mi sembra di aver fatto un cattivo lavoro. O forse avevi bisogno di qualcuno che ti fosse affine...», rispose lui, continuando ad osservarla, ma lei non abbassò gli occhi neanche per un secondo, come invece aveva sempre fatto.
«Elena?», la richiamò lui, annullando la distanza che c'era tra loro. La sovrastava in altezza, ma lei non si sentiva in soggezione sotto quei centimetri in più e quelle iridi così simili al colore del ghiaccio della sua terra. Continuò a sorridere soddisfatta, osservandole come mai era riuscita a fare, nemmeno negli anni passati.
«In bocca al lupo», le disse solamente, e senza neanche aspettare una risposta fece frusciare i suoi lunghi capelli e sparì nella semi oscurità della sua casa, lasciando sola Elena sull'uscio, con un sorriso riconoscente sul volto.
Era il suo modo brusco di augurarle di conquistare ciò che lui lei aveva “sottratto”.

 

°°°°°

 

Il giorno della battaglia, circa una settimana dopo gli eventi trascorsi, Elena si ritrovò a scendere nell'arena accompagnata da Kanon, il suo attuale maestro. Lui le camminava accanto con sguardo risoluto, osservando le altre due figure che stavano andando loro incontro.
La cadetta sua avversaria era un'allieva di Aphrodite, considerato uno dei più subdoli tra i guerrieri a difesa del Tempio. Sua era l'ultima scalinata prima di approdare alle stanze di Athena, che poteva trasformarsi un un letale campo di rose. Rose apparentemente meravigliose ma che celavano in esse tutto il loro infido potere, esattamente come l'uomo dall'aspetto così angelico ma dal sorriso maledettamente malefico.
Così era la donna che l'accompagnava. Aveva un'aria così sicura di sé che nessuno avrebbe dato Elena come vittoriosa, ma lei non era minimamente agitata. Sapeva che Camus la stava osservando dagli spalti dell'arena e quando voltò leggermente lo sguardo poté notare la sua lucente armatura accanto al Grande Sacerdote e Athena, nel girone più alto di tutti. Le gerarchie del Tempio venivano rispettate anche dagli spettatori. A Kanon ed Aphrodite invece spettava un posto vicino alle loro sottoposte, per osservare meglio l'andamento dell'incontro.
Il Pandora Box della Cloth di Bronzo della Bussola era posta accanto a Saori Kido, che se ne stava seduta regalmente reggendo il suo immancabile scettro.
Quando tutto fu pronto per la battaglia, i due Gold Saint, vestiti del loro oro sacro, presero posto lontano dal campo e il Grande Sacerdote, dopo alcuni secondi in cui tutti rimasero in trepidante attesa, dette il via all'incontro.
Entrambe le ragazze continuarono a scrutarsi a vicenda, cercando di cogliere l'attimo perfetto per attaccare, ma nessuna delle due aveva intenzione di cedere. Continuarono a incrociare i passi a debita distanza, fino a ché non fu la sottoposta dei Pesci ad attaccare per prima, probabilmente annoiata dalla situazione. Tuttavia Elena non si fece trovare impreparata. Iniziò a schivare tutti gli attacchi della donna, indisponendola.
«Reagisci maledetta!», le inveì contro, anche se la sua voce era incredibilmente controllata.
«Lo sto facendo!», rispose la nostra protagonista, colpendo l'altra al petto senza nessuna esitazione ed allontanandosi prima che potesse contrattaccare.
Per un breve momento sembrò che la vittoria pendesse verso Elena, e anche nell'espressione sempre seria di Kanon si poté notare una certa nota di soddisfazione. Ma bastò uno sguardo dell'avversaria al suo maestro per ribaltare la situazione. Probabilmente, solo con quegli occhi azzurri così taglienti, il Cavaliere dei Pesci era riuscito a infondere di nuovo nella sua allieva il vigore perduto. O forse sapeva cosa le sarebbe aspettato se non fosse riuscita a vincere, chissà... In fondo il Saint della Dodicesima casa era pericoloso con il suo modo di combattere. Riusciva a uccidere i suoi avversari senza neanche sporcarsi le sue delicate mani.
La situazione era di completa parità. Nessuna delle due voleva demordere. Elena era risoluta a vincere l'armatura che in quel momento le sovrastava. Voleva a tutti i costi diventare una Saint, cedere la sua vita alla giustizia e lasciarsi ancora più definitivamente addietro la perdita di quella dell'Acquario. Avrebbe dato fondo a tutte le energie pur di non commettere di nuovo lo stesso errore, non sotto gli occhi di Kanon e Camus. Già immaginava il volto deluso del suo maestro, quegli occhi verdi così sprezzanti prima di voltarle definitivamente le spalle. Poi c'erano quelli blu di Camus, che probabilmente avrebbero avuto una reazione simile. Non una parola avrebbero detto, sarebbe bastato solo uno sguardo.
E lei non poteva permetterselo. Non tanto per loro, ma per sé stessa. Per la soddisfazione personale di riuscire a concludere qualcosa in quella vita, dopo i dolorosi allenamenti nella sua adolescenza e quelli sull'Isola di Kanon, di cui ne portava ancora gli indelebili segni.
«Adesso basta, metterò fine a questo scontro!», gridò a pieni polmoni la sottoposta dei Gemelli, richiamando a sé tutto il suo rombante cosmo. L'aura che le avvolgeva il corpo sembrava polvere di ghiaccio e tutto attorno si fece incredibilmente freddo. Anche lo sguardo della sua avversaria, che forse iniziò seriamente ad avere paura.
Ma tutto successe in un lampo, senza che nessuno di loro riuscisse a capire come fosse potuto accadere un prodigio simile.
Di fronte a Ippolita giunse come una cometa una Cloth d'argento, brillante in tutto il suo splendore. Un'armatura che tutti i presenti credevano perduta. Un'armatura che, dopo la morte della “padrona”, si era staccata dalle sue membra prive di vita ed era volata lontano, dove nessuno era più riuscito a trovarla, neanche il Grande Sacerdote.
«Non è possibile!!». Furono queste le dolorose parole di Kanon, soffiate a poca distanza dalla sua allieva, mentre la Cloth si disponeva perfettamente sul corpo della nuova Saint. Lo sguardo allarmato di Gemini raggiunse anche Saga, che lo osservò dalla sua altura con un'espressione quasi rassegnata.
“Tu lo sapevi...”. Grazie al suo cosmo, i pensieri altrettanto sofferenti del Saint della Terza Casa arrivarono alla mente del gemello, che abbassò gli occhi per un breve attimo.
“Era il suo destino Kanon, le stelle non sbagliano mai...”
«Lo scontro termina qua!»
Furono le soavi parole di Athena, dopo essersi alzata in piedi, a riportare la quiete nell'arena. Tutti si voltarono ad osservarla, comprese le due sfidanti.
«Dichiaro ufficialmente che: la sottoposta di Aphrodite è la nuova Bronze Saint della Bussola», iniziò, mente un boato di ovazione da parte di quelli che stavano dalla sua parte scoppiò in tutto il santo luogo.
«Mentre la sottoposta di Kanon, sarà la nuova Silver Saint della Corona Boreale».
Anche qui uno scoppio di approvazione provenne da molti Saint che avevano assistito allo scontro. Ma lo sguardo di Elena raggiunse solamente quello del suo maestro, a poca distanza da lei, che la stava osservando con un'espressione puramente indecifrabile.

Fine capitolo 20

 

°°°°°°°

 

Colei che scrive:

Ma salve a tutti e ben ritrovati! Questa volta non ho fatto passare troppo tempo, dai! XD
Che dire, stiamo arrivando al clou della storia (dopo 20 capitoli è il minimo, avete ragione T.T xD).
Spero vi sia piaciuto questo piccolo colpo di scena, anche se probabilmente era prevedibile :P e ora dobbiamo aspettarci una mossa di Marte/Ares ed Ecate, chissà cosa faranno? Chissà se ci sarà un avvicinamento di Elena e Kanon...A proposito, lo vorreste? Cerco di interagire coi miei lettori per capire cosa cercano nella mia fic <3 quindi avanti, fatemi sapere :P
Come sempre ringrazio i recensori, le persone che hanno messo la storia tra le preferite/ricordate/seguite e tutti i lettori silenziosi che attendono un mio aggiornamento!
Al prossimo capitolo!

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: Scarlet Jaeger