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Autore: BlueButterfly93    08/02/2019    2 recensioni
(REVISIONE STORIA COMPLETATA)
MIKI: ragazza che, come il passato le ha insegnato, indossa ogni giorno la maschera della perfezione; minigonna e tacchi a spillo. È irraggiungibile, contro gli uomini e l'amore. Pensa di non essere in grado di provare sentimenti, perché infondo non sa neanche cosa siano. Ma sarà il trasferimento in un altro Stato a mettere tutta la sua vita in discussione. Già da quando salirà sull'aereo per Parigi, l'incontro con il ragazzo dai capelli rossi le stravolgerà l'esistenza e non le farà più dormire sogni tranquilli.
CASTIEL: ragazzo apatico, arrogante, sfacciato, menefreghista ma infondo solamente deluso e ferito da un'infanzia trascorsa in solitudine, e da una storia che ha segnato profondamente gli anni della sua adolescenza. Sarà l'incontro con la ragazza dai capelli ramati a far sorgere in lui il dubbio di possedere ancora un cuore capace di battere per qualcuno, e non solo..
-
Lo scontro di due mondi apparentemente opposti, ma in fondo incredibilmente simili. Le facce di una medaglia, l'odio e l'amore, che sotto sotto finiranno per completarsi a vicenda.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ubriaca d'amore, ti odio!'
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Capitolo 39

Brucia con me







🎶Sia - Fire Meets Gasoline (consiglio l'ascolto durante l'ultima parte del capitolo)🎶

Fuoco incontra la benzina 
Sto bruciando vivo 
Riesco a malapena a respirare 
Quando sei qui ad amarmi..

E' pericoloso innamorarsi 
Ma voglio bruciare con te stasera 
Feriscimi 
Stiamo pieni di desiderio 
Il dolore del piacere e del fuoco 
Ardimi  
Soffro per amore, Soffro per noi 
Perché non vieni più vicino.. 

Brucia con me stasera.

 

***

 

MIKI


Felicità, la compiuta esperienza di ogni appagamento; soddisfazione totalegodere, assaporare un'intima felicità.

La definizione di quello stato d'animo sul vocabolario rispecchiava perfettamente il mio umore. Non ero mai stata così appagata in tutta la mia vita. Ero la ragazza di Castiel: da ore non pensavo ad altro, da ore percepivo un brivido lungo tutta la schiena che non accennava ad abbandonarmi. Sorridevo sola; un'espressione da ebete totale ogniqualvolta gli occhi ricadevano sul vetro della finestra."Provare?" quel verbo sarebbe rimasto inciso per l'eternità su quel vetro. Non l'avrei rimosso, no. Era la più bella opera d'arte mai vista prima, superava persino il quadro raffigurante me e lui che custodivo gelosamente, quasi come fosse un santuario, sulle pareti della mia camera. Perché quell'interrogativo avrebbe rappresentato l'inizio della nostra storia. 

Dopo aver mandato il mio cervello totalmente in tilt, Castiel, se ne andò dandomi un piccolo e tenero bacio sulle labbra. Avrei tanto voluto chiedergli di restare, di dormire accanto a me, nel mio letto, ma non ero ancora dotata di abbastanza sfrontatezza per farlo. E probabilmente era stato meglio così. Non volevo correre, non con lui, non con il mio primo amore. Avremmo aggiunto un piccolo tassello per volta, con calma. Senza nessuna fretta. 

10 Febbraio 2015. Durante il mese dell'amore, in prossimità di San Valentino, finalmente Castiel aveva trovato il coraggio di voltare pagina. Con me. Noi due: contraddittori come pochi neanche ci fidavamo di quel sentimento, scettici sulla durata e stabilità di un rapporto, avevamo finito per essere addirittura involontariamente romantici. E contraddittoria soprattutto io che avevo finito per innamorarmi di lui. In sei mesi ogni certezza sui valori e regole di una vita erano perite difronte a quel ragazzo burbero dai capelli rossi. Ogni muro era stato abbattuto, ogni maschera era caduta sfracellandosi in mille pezzi. Se con il resto del mondo ancora celavo parte di me dinanzi a lui, invece, ero semplicemente Micaela. La vera

Mentre Morfeo partì per una vacanza in Antartide pensai di scrivere a Rosalya, per raccontarle della bellissima novità. Se del sonno neanche l'ombra tanto valeva impiegare il tempo in qualcosa di utile. Quella ragazza conosceva quasi ogni cosa di me, ormai. Era la mia spalla destra, il mio punto fisso, l'unica ragazza di cui mi fidassi per davvero. Con la sua simpatia ed eccentricità si era conquistata un pezzetto del mio cuore malridotto. E più i giorni passavano e più le volevo bene, tanto, tantissimo bene. 

 

Miki:

Sono la ragazza di Castiel Black. Ripeto: SONO LA RAGAZZA DI CASTIEL BLACK. CAZZAROLA!!!

RosalHulk:

CHE COOOOOSA?! MI STAI PRENDENDO IN GIRO? COSA CAPPERO MI SONO PERSA? Sono notizie da dare nel cuore della notte? Sono una ragazza sensibile e delicata, io!

Miki:

Pensavo stessi dormendo e leggessi domani mattina, sorry. 

Comunque ho trovato Castiel sul balcone della mia camera, ha scritto sul vetro della finestra "Provare?" e poi mi ha fatto la sua dichiarazione, mi ha detto di essere pronto. NON CI CREDO, CREPO!

RosalHulk:

Mi farete venire un infarto voi due prima o poi. Per mille capperi rossi.. Devo iniziare i preparativi del matrimonio, ordinare 100000 confetti, cucire gli abiti. Vi sembra giusto mettermi così tanta fretta?!

PS Era ora. Voglio i dettagli, non queste frasette striminzite. Sono contentissima. Finalmente il babbuino ha messo la testa apposto, sono commossa. Tutto merito mio e di Lys. 

Miki:

Dovrò passare due giorni con lui, da soli. Dovremo girare la pubblicità del profumo. Oddio che vergogna.. Come mi comporto ora che siamo una coppia?! Aiuto. 

Sì lo so, al mio ritorno ti dirò tutto. Tu e Lys avete commesso un reato, il sequestro di persona per essere precisi.. non so se rendo l'idea.. Altro che merito vostro. 

RosalHulk:

è arrivato il momento di far praticare sport a Giacomina. Aggiungi tanto intimo sexy in valigia, depilati alla perfezione, fai un po' di stretching e VIAAAAAAA.. Pronta a ballare la Macarena. 

Smettila di farti la figa solo perché sei nipote dell'avvocato più famoso di Parigi! 

Miki:

Rose... 

RoalHulk:

Che c'è?! Ho solo dato dei consigli alla tua patata. 

Miki: 

Gentilissima, Giacomina NON ti ringrazia.

RosalHulk:

Acida come la padrona. 

Miki:

Buonanotte Rose, ci vediamo tra due giorni.

RosalHulk:

Pensi di scappare così? Dovrai scrivermi ogni giorno, non sparire. Buonanotte!

 

***

L'esperienza del viaggio a Roma mi aveva insegnato di non partire mai con più di una valigia, così per la piccola permanenza a Varengeville sur mer optai di portare con me solo lo stretto necessario. Incredibile ma vero, riuscii ad infilare ogni abito, accessorio e oggetto personale in un piccolo bagaglio. Dopotutto si trattava di stare fuori casa per due giorni, non stava mica per arrivare la fine del mondo.. 

La partenza per quel comune francese quasi sconosciuto, e abitato solamente da millesettantasette abitanti, fu fissata per le ore dieci dell'undici Febbraio. Stranamente non mi feci attendere, scesi in strada prima del loro arrivo. Molly, la segretaria di Rabanne, mi aveva spiegato ogni cosa telefonicamente in modo da essere preparata ad ogni evenienza. Lo stilista ci avrebbe raggiunti il giorno dopo, per le riprese vere e proprie, mentre io e Castiel avremmo dovuto familiarizzare con il posto recandoci lì un giorno prima insieme a Molly, i fotografi e il cineoperatore. Ero abbastanza scettica su quella scelta, era impossibile ambientarsi in un giorno solo, ma gli esperti in quel campo erano loro, quindi... E poi si trattava solamente di una stupida pubblicità, non riuscivo a darle tutta quella importanza. Fossi stata in Rabanne avrei direttamente registrato in uno studio, avrei poi infilato qualche effetto del mare con Photoshop e via; ma a detta del creativo stilista, in quel modo, ogni aspetto avrebbe perso di credibilità. Contento lui.. 

Dopo poco essermi chiusa il cancello di casa alle spalle un Range Rover nero ed enorme si fermò proprio difronte alla mia figura. I vetri erano oscurati per cui non ero poi così sicura potesse essere Molly. 

«Niente male come primo giorno, eh?!» la voce di Castiel insieme al rumore dell'abbassarsi di un finestrino m'indussero a sorridere apertamente e correre verso di lui. Stava facendo riferimento al nostro primo giorno come coppia. Quell'allusione, il mezzo sorriso sul suo volto e un paio di occhiali da sole scuri sui capelli, furono il colpo letale per i miei ormoni. 

Aprii velocemente la portiera e gli gettai le braccia al collo schioccando un casto bacio sulle labbra. Sperai di non risultare troppo appiccicosa, ma ero troppo felice di vederlo. Avevo bisogno di dimostrarglielo. «Potrei abituarmi a questi viaggi, sai...» replicai alla sua prima frase, mentre dopo aver infilato la valigia nel bagagliaio mi accomodai sul sedile posteriore dell'auto accanto a Castiel. Mi sorrise e afferrò la mia mano portandosela sulle sue gambe. Quei gesti così espliciti davanti a terze persone non erano mai avvenuti tra noi, il nostro rapporto era stato sempre nascosto al resto del mondo; era cambiato tutto così repentinamente da sembrarmi strano, emozionante, esaltante.  

«Il viaggio durerà due ore e venti minuti, una volta arrivati a Varengeville farete delle prove in spiaggia insieme al fotografo e al cameraman. Domani, alle otto in punto, inizieranno le riprese vere e proprie», c'illustrò Molly seria, senza neanche salutare, interrompendo i brevi attimi affettuosi tra me ed il rosso. Era accomodata sul sedile anteriore dell'auto, mentre io e Castiel ci trovavamo dietro di lei. 

«Buongiorno a tutti e.. d'accordo», salutai e le risposi mentre Castiel restò in silenzio, ovviamente. 

L'auto partì e nell'abitacolo calò il silenzio. A fare da guidatore vi era un uomo di mezza età mai incontrato prima di allora. Era stempiato e di corporatura robusta. Il fotografo e il cameraman erano dietro di noi, in un'altra auto. Roteando il corpo e il volto, dal parabrezza, avevo riconosciuto Frank, il fotografo incontrato durante il provino.

Trascorsi cinque minuti Castiel iniziò a carezzare il dorso della mia mano destra, poggiata sulla sua gamba, tante scariche elettriche si diffusero per tutto il corpo. Era incredibile l'effetto che aveva su di me. 

«Demon come sta?», gli chiesi in italiano. Volevo evitare di essere ascoltata dalle altre persone presenti in macchina, sperai mi assecondasse. 

«Perché sono più volte che mi chiedi di lui? Io non ti ho detto niente», stette al mio gioco rispondendo in italiano. La sua voce nella mia lingua originale era ancora più armoniosa, amavo ogni cosa di lui, cavolo. Ogni suo gesto carino nei miei confronti, anche minuscolo, mi faceva scogliere come neve al sole. Ero completamente persa.

«Sei stato evasivo quando ti ho chiesto, quindi ho pensato gli fosse accaduto qualcosa..» inventai la prima scusa banale balzata in mente; lui non doveva sapere del mio aiuto prestato per le cure di Demon. 

«Farò finta di crederti...» mi scrutò facendomi capire che non stesse approfondendo solo perché non ne aveva voglia, non perché se la fosse bevuta. «Ha dovuto subire un intervento d'urgenza, non è con me da qualche settimana. Ma per fortuna l'operazione è andata bene, dovrò andare a riprenderlo quando rientreremo da questo posto sperduto.. E poi tornerà finalmente a casa con me»

Davanti alla sua spiegazione tirai un sospiro di sollievo, Castiel se ne accorse ma non mi chiese spiegazioni. Non avevo notizie di Demon sin da quando anticipai la somma per l'intervento, non riuscii a trattenermi dalla sensazione dell'alleggerirsi percepito nel petto dopo quella notizia.

«Sono contenta», gli sorrisi sinceramente.

«Che palle», sbuffò dopo un po' Castiel. Mr. Brontolone era tornato.

«Facciamo un gioco per ingannare il tempo?» gli chiesi saltellando elettrizzata, avevo qualcosa in mente. 

«Non siamo dei bambini, Miki..» asfaltò il mio entusiasmo. Il suo buonumore era durato cinque minuti. Che guastafeste!

«Faremo un gioco da grandi, giuro», incrociai le dita e lo fissai con occhi dolci cercando di adularlo. Ma stavo avendo a che fare con Castiel Black, dovevo metterlo in conto. 

«Certo, come quel giochino insulso delle venti domande che ti è venuto in mente a Roma?!» una fitta sullo sterno al ricordo del nostro viaggio insieme. Ricordava anche lui ogni cosa. Piansi, dentro di me, come una bambina emozionata. 

«Veramente i-»

«No»

«Volevo-»

«No»

«Potremmo-»

«No!»

«Forse-»

«No»

«Sei intelligente?»

«No...» si bloccò fissandomi sconcertato «Me l'hai combinata, stronzetta!» si avvicinò a me con fare minaccioso e, portando le mani sulla mia pancia, mi solleticò. Mi agitai ridendo a crepapelle come una forsennata. Maledetto!

«Str... Smet... Non ce la fac-», cercai d'indurlo a smettere ma lui continuò imperterrito mantenendo il volto serio e mordendosi il labbro per trattenere una risata. Quanto era carino.

«Mi state facendo venire il mal di testa. Smettetela!» Molly fermò ogni nostro movimento e risata «Vi preferivo da mestruati e imbronciati. Siete impossibili da gestire così», lasciò da parte la sua aria severa, che l'aveva contraddistinta sin da quando l'avevo conosciuta, per  dirci sincera ciò che pensava di noi. 

Castiel rispose a quell'intervento con uno sguardo trucido e una smorfia, mentre io chiesi mille volte scusa ai due adulti accomodati davanti a noi. Prima delle parole di Molly avevo persino dimenticato della loro presenza. Dannazione, Castiel m'intontiva completamente.

Il breve cambio di lingua per non esser ascoltati dagli altri mi portò inevitabilmente indietro nel tempo, a quando io e Ciak, in Italia, usavamo parlare in francese. Persi più di un battito nel ripensarlo. Quegli istanti con lui non sarebbero mai più tornati; non sarebbe mai più tornato lui, il mio migliore amico. E irreparabilmente un velo di tristezza mi adombrò il volto per tutto il seguito del viaggio.

***

Appena arrivammo in quel paese dal nome impronunciabile non avemmo neanche la possibilità di vedere la stanza d'hotel in cui avremmo soggiornato, che subito Molly ci guidò verso la spiaggia per provare le pose della pubblicità, familiarizzare con il posto e con il ruolo. 

La piccola cittadina di Varengeville era situata su un monte che terminava su un promontorio marino. La maggior parte delle abitazioni erano costruite in legno con i tetti appuntiti, per un momento mi sentii quasi di esser finita tra i monti sorridenti di Heidi e, in effetti, quel paese non era poi così distante dall'ambiente di quel cartone animato; l'unica differenza era il promontorio. Al di sotto di Varengeville si trovava il mare, ed una piccola spiaggia con vecchie barche ormeggiate in acqua e sulla sabbia. Comune a dir poco suggestivo, quasi incontaminato. 

In compagnia di Frank e José, quello che scoprii essere il nome del cameraman, ci recammo sull'unica spiaggia di quel posto. Appena la vidi restai sbalordita per quanto fosse bella. S'intravedeva il verde della parte superiore della montagna ed il colore scuro delle rocce, fino ad arrivare al celeste dell'acqua. Adorai quel contrasto di colori tra mare e monti. Sabbia sottile e scogli qua e là spuntavano dal mare e dalla terra facendo vincere, a quella spiaggia, il titolo meritatissimo di uno dei più bei panorami naturali mai visti prima. Il sole infrangeva le piccole onde provocando dei giochi di luce pazzeschi sullo specchio d'acqua. Era ora di pranzo, il sole era alto e perciò più luminoso nonostante fossimo a Febbraio. La battigia deserta, con la sola ed unica presenza di tre bagnarole arrugginite aggiungevano quel tocco in più di vissuto. Nella brezza marina si percepì l'odore di pace, serenità. Potei sembrare matta ma, appena i piedi affondarono in quei granelli dorati, mi sentii quasi di appartenere da sempre a quel posto. Mi era entrato dentro ancor prima di viverlo o conoscerlo. 

José, un ragazzo di colore sulla trentina, c'invitò ad essere noi stessi, di fare come se loro non ci fossero mentre ci puntò la telecamera addosso. Chiusi gli occhi e ripetei quelle frasi tentando di non agitarmi dinanzi alla presenza di quei due uomini e dei loro aggeggi, il rosso mi aiutò parecchio. Durante gli scatti di prova, infatti, Castiel ne approfittò per tenermi ancorata al suo petto, per baciarmi e addirittura accarezzare la parte di pelle scoperta della schiena. L'alchimia era cresciuta a vista d'occhio, e con lei anche noi. Rabanne ci avrebbe riconosciuti a stento l'indomani. 

«Bellissimo questo posto...» respirai quell'aria fresca e pulita chiudendo gli occhi, poggiando la testa sulla spalla di Castiel. 

«Un po' come te» e lui me lo tolse, il respiro. 

Quel complimento velato, il modo dolce e quasi segreto con il quale lo disse, mi fece arrossire, tremare. Solo per lui

Dopo circa mezz'ora i due uomini ci lasciarono liberi, entrammo nell'hotel e poi nelle nostre rispettive stanze. Ad ognuno era stata affidata una camera singola, a spese di Rabanne, ovviamente. L'albergo era interamente in legno, sia all'esterno che all'interno, ad abbellire i muri: la testa di qualche animale imbalsamato appesa al posto dei quadri. Rabbrividii davanti a quella visione quasi macabra. Cervi, uccelli, trovai qualsiasi tipo di animale per i corridoi di quell'hotel fino all'arrivo nella mia stanza. Entrata dentro, per fortuna, non scovai nessuna carcassa, nulla d'inquietante; solo qualche quadro raffigurante scene di caccia. Doveva essere una specie di ritrovo per cacciatori, quello. Dove diavolo ero finita? 

Senza farmi suggestionare mi concentrai su ciò che avrei dovuto fare; una doccia rilassante ed un lungo riposino vista la precedente notte insonne a causa di qualcuno. Prima di procedere con i miei piani sgranocchiai un pacco di cracker che avevo intelligentemente portato in borsa. Molly ci aveva liquidati dicendo che l'ora di pranzo era passata da un pezzo e la cucina dell'hotel non cucinava fuori orario, in più dicendo che in quella cittadina non ci fossero altri locali aperti. Quella donna era parecchio bisbetica. Non le credetti, ma né io e né Castiel avevamo la forza e la voglia di girare tutto il paese alla ricerca di una pizzeria o un ristorante. Così ci eravamo semplicemente salutati, recandoci nelle nostre rispettive stanze e dandoci appuntamento per la cena della sera stessa. Quella almeno aveva deciso di offrircela Rabanne. 

Terminato il bagno rilassante, asciugai i capelli e indossai un abito a maniche lunghe color senape, lungo fino alle ginocchia, stretto in vita e largo sotto. Ed eccomi pronta per la serata. Amavo quel colore e modello di vestito. 

***

Dopo aver cenato nel ristorante dell'hotel che ci ospitava, Castiel, senza chiedere o permettermi di salutare gli altri, afferrò la mia mano e mi trascinò sulla spiaggia a pochi passi dall'albergo. Che modi!

«Chiedere gentilmente di accompagnarti a fare una passeggiata è un optional, giusto?», con la mano libera levai le ballerine restando a piedi nudi.

«Giusto!» si voltò verso di me, con quel sorriso sfacciato caratteristico di lui, facendo del mio cuore una marmellata. «Guarda che meraviglia...» scostò lo sguardo ed io seguii la sua traiettoria. Il panorama che mi si presentò davanti era persino più bello di notte. Ci trovavamo sulla stessa spiaggia in cui avevamo provato centinaia di pose per la Campagna del profumo di Rabanne, ma la magia notturna era del tutto diversa. Il mare era calmo, la luna splendeva sull'acqua sembrando polvere di fata, la quiete era confortante. Si udiva solo lo scrosciare del mare contro la sabbia e gli scogli. Il leggero venticello muoveva il vestito a campana che indossavo, ma non sentii freddo. Le temperature di quel paese erano decisamente più alte di quelle parigine. Varengeville mi aveva letteralmente stregata; aveva conquistato il mio cuore insieme al ragazzo dai capelli rossi affianco a me.

Continuammo a passeggiare per qualche altro metro, amavo la sensazione della sabbia fresca tra i piedi, ma soprattutto amavo trovarmi in quel posto speciale in sua compagnia. Ancora stentavo a credere avesse dato una possibilità proprio a me, che volesse proprio me. Mi sentivo così fortunata... Castiel non lasciava mai entrare nessuno nella sua vita, non mostrava i suoi sentimenti, non era il tipo di appuntamenti romantici o di passeggiate al chiaro di luna. Sapevo stesse facendo uno sforzo e che soprattutto lo stesse facendo con piacere, lo amai ancor di più per quel motivo. 

Quando giungemmo davanti ad una barca depositata sulla sabbia, lasciò la mia mano, senza riflettere ulteriormente entrò dentro sdraiandosi e, ponendo un braccio sotto la testa, chiuse gli occhi. Io restai impalata a guardarlo. 

«Non vieni?», aprì un solo occhio per scrutarmi. 

«Ma possiamo stare qui?», mi guardai intorno titubante. 

«Non stiamo mica rubando..», la faceva facile lui. 

«Non potremmo sederci sulla sabbia direttamente?!»

«La sabbia entra dappertutto, è fastidiosa.»

«La barca è pulita? C'è qualche odore strano?»

Dopo l'ennesima mia domanda insulsa scattò in piedi, spazientito, mi sollevò di peso e mi lasciò cadere dentro la barca, lì dove fino a qualche secondo prima c'era stato il suo corpo. Sistemò la testa sul mio petto, il resto del corpo di lato e le gambe intrecciate alle mie. 

«Quanto sei cocciuta», si portò una mano sugli occhi fingendosi disperato. 

«Senti chi parla...»

«Cosa vorresti dire? Io non sono così snervante», per un attimo sollevò la testa per guardarmi. 

«No, infatti. Sei peggio», sorrisi e lui mi seguì poggiando nuovamente il capo sul mio petto. Gli accarezzai i morbidi capelli color cremisi e lui me lo lasciò fare. Era incredibile quanto ogni cosa potesse cambiare in poco tempo. Qualche mese prima non si sarebbe neanche sognato di lasciarsi accarezzare da me o di avvinghiarsi in una posizione del genere con qualcuno. Lui non era tipo da coccole, me l'aveva ripetuto un miliardo di volte.

«Ho deciso. Questo diventerà il nostro posto!» proclamai solenne, dal nulla, dopo un bel po' di minuti. 

«Cos'è ora questa cosa?», parlò male, aveva ancora la guancia poggiata sul mio petto.  

«Uff.. Devo sempre spiegarti ogni cosa. E menomale che tra noi due sei stato tu quello fidanzato!» sbuffai fintamente infastidita «Solitamente ogni coppia ha il suo posto, un posto speciale e mi piacerebbe che il nostro fosse questo!»

«Debrah non era di certo il tipo e neanche io.. Stavamo a casa mia la maggior parte del tempo a trom...» si bloccò quando si rese conto di star parlando della sua storia con la vipera così tranquillamente davanti a me «Scusa è solo che-»

«Che? è solo che lei era così simile a te da non doverti preoccupare di queste cazzate, è così?» replicai alterando il tono di voce. 

«Comunque va bene. Se un giorno avrò qualcosa d'importante da dirti, o da chiederti, ti porterò qui.. è così che funziona?», tentò di cambiare discorso e per un attimo mi fregò facendo aumentare il battito del mio cuore. 

«Non cercare d'imbambolarmi, non funziona con me», mi mostrai inflessibile. 

«Non lo sto facendo. Non voglio sprecare altro fiato per il mio passato, tutto qui. Lei non è più nessuno, credimi. Ma se tu vuoi continuare a rovinarti la serata parlando di lei.. fa' pure».

Non replicai. Aveva ragione. Dovevo smetterla con quella gelosia o competitività immotivata. Tra noi calò il silenzio, un silenzio confortante riempito solo dai nostri respiri. 

«Qual è il tuo sogno più grande?» me ne uscii dal nulla con quella domanda. Quella sera, quel cielo, quella città, l'ambiente, incrementarono la mia necessità di conoscere qualsiasi cosa di lui. 

«Sei in vena di discorsi profondi stasera», prese atto di quel particolare ad alta voce. 

«Daai.. Rispondi», cantilenai. 

«So che potrà sembrarti un sogno da ragazzino, un qualcosa d'irrealizzabile o stupido, ma quello di sfondare nel mondo della musica è il mio sogno più grande. Sarebbe un riscatto dopo l'infanzia e l'adolescenza di merda vissuta. Suonare e cantare qualcosa di mio, far conoscere al mondo i miei pensieri più profondi, la mia storia, sarebbe davvero figo». Maledissi quella posizione perché mentre parlò con il cuore non potei ammirare i suoi occhi, avrei pagato oro per guardarlo. 

«Non è qualcosa di stupido, anzi.. La prima cosa che ho pensato quando ti ho visto cantare, l'altro giorno, è che meriteresti sul serio di fare questo come mestiere. Sei davvero bravo, Castiel. Ti auguro con tutto il cuore di riuscire a realizzare il tuo sogno.»

«Lo pensi davvero?» sollevò nuovamente la testa e mi guardò attentamente. I suoi occhi brillavano più delle stelle di quel cielo magico. Era felice di ricevere quel complimento, quell'augurio da parte mia.  

«Ti sembro una che mente?!» finii con una smorfia assurda che fece sorridere di nuovo Castiel. Dio, quel sorriso. Mi sarei volentieri vestita da clown ogni santo giorno pur di sentire in ripetizione il suono armonioso della sua risata. Era unica e rara; un po' come lui.. Unico e raro. Anzi, unico e basta.

Dopo un bacio sulla guancia, all'angolo della bocca, si sistemò nuovamente nella stessa posizione di prima, su di me. Stentai quasi a riconoscerlo, era più libero nel mostrarsi a me da quando aveva risolto -apparentemente- la "questione Debrah". 

«E tu? Qual è il tuo sogno più grande?», fu il suo turno di pormi quella domanda. Non avevo valutato potesse chiederlo a me, mi colse impreparata. 

«Essere felice, sempre. Tutti i giorni», senza pensarci più di tanto fu quella banalità ad uscirmi velocemente dalla bocca. E probabilmente era sul serio il mio sogno più grande; vivere la vita spensierata che mi era stata rubata sin dall'infanzia. 

«E adesso... Adesso sei un po' felice, qui con me?», il modo con il quale lo disse, la dolcezza, la speranza e la sensualità insieme, furono un mix mortale per la sottoscritta. 

«Parecchio... Ma non montarti la testa» scherzai «è l'effetto del panorama» romantico avrei voluto aggiungere ma, vista l'allergia di Castiel per quel termine, evitai.

«Certo come no..» un angolo di bocca sollevato, riuscii a vederlo anche da sdraiata, mi rubò per l'ennesima volta un battito. 

___

Passammo mezz'ora, o forse addirittura un'ora, in quella posizione confortante... Pensai addirittura si fosse addormentato. Ma ad un certo punto si fece sentire nuovamente, spiazzandomi come faceva spesso negli ultimi tempi.

«Mi piace sentire il battito del tuo cuore» mormorò, la voce risuonò attutita a causa della strana posizione in cui ancora la sua guancia era schiacciata contro il mio petto «accelera sempre quando ti sono vicino».

Ah ma quindi se n'era accorto... Sperai fino all'ultimo del contrario, ma a quanto pareva le mie preghiere erano state inutili. Non replicai, non serviva negare l'evidenza. 

«Mi piace toccare la tua pelle», s'issò reggendosi con le braccia e, sollevando cautamente il vestito che indossavo, prese ad accarezzarmi l'addome fino a scendere sul basso ventre per poi risalire «rabbrividisce sempre ad ogni mio sfioramento..» con zero autocontrollo, come a farlo apposta, rabbrividii. 

Senza attendere ancora sfilai del tutto il vestito dalla testa e lo lasciai cadere sul legno di quella vecchia barca. Il bisogno di percepire le sue mani su tutto il mio corpo si fece insistente. Restai in slip e reggiseno sotto il suo sguardo infuocato. L'atmosfera si trasformò in un battito di ciglia. 

«Non hai freddo?» sussurrò sovrastandomi. Si posizionò tra le mie gambe ancora completamente vestito, troppo per i miei gusti. Scuotendo la testa e con un sorrisetto che la sapeva lunga gli tolsi la giacca di pelle. «Ah quindi mi stai facendo capire che dobbiamo congelare insieme? Che donnaccia! Hai avuto un cattivo maestro..» mi diede un piccolo bacio sul naso. Stranamente quella sera era lui ad essere di troppe parole, se non lo avessi conosciuto così bene avrei osato pensare fosse agitato. 

Eh no, io non avevo freddo. La barca, per metà coperta, attutiva la brezza che finiva sulla mia pelle. In più sarei stata totalmente incapace di provare qualsiasi altra sensazione all'infuori dell'amore per quel ragazzo. Ciò che sentii quella notte, in quegli attimi fu indescrivibile. Ero fra le sue braccia ed il resto del mondo non esisteva. 
Come se la terra avesse smesso di girare, la luna d'illuminare, il vento di soffiare.. avvertii solo il mio cuore battere, il mio corpo urlare. 

Il desiderio mi dominò senza poterlo controllare. Volevo Castiel con ogni fibra e cellula del mio corpo. Una sensazione stupefacente, inaspettata, imprevista. Mai prima di allora mi ero sentita così viva, eccitata, spaventata per quanto mi annullassi difronte a lui. Sapevo di aver detto di non voler correre, sapevo stessimo insieme da un solo giorno, ma non potei farci nulla. Le sensazioni dentro me divennero irrefrenabili.

Perché lì, su quella spiaggia, in quella notte di Febbraio, sotto il cielo stellato, con la luna riflessa nell'acqua, non ero mai stata più sicura di allora. Ero pronta per il successivo passo, per quello che mi avrebbe legata completamente e per tutta la vita a lui. Me ne resi conto così, all'improvviso. Il nostro futuro era ancora incerto, non ci eravamo giurati amore eterno, avevamo solo deciso di trascorrere del tempo insieme senza condizionamenti o scadenze. Ma non avrei desiderato altra persona, per la mia prima volta, all'infuori di lui. Volevo lui, lui e solo lui. 

Il ragazzo dai capelli rossi, sarebbe stato lui a ricevere la mia purezza. Dentro di me l'avevo già deciso da tempo, dovevo solo rendermene conto.. E la consapevolezza bruciò, come benzina, proprio in quell'istante. D'altronde in sei mesi si era già impossessato del mio cuore e persino della mia anima, mancava solo il mio corpo.. ed io ero talmente tanto autolesionista da volerglielo concedere. Subito.

«Voglio farlo Cass» fissai i miei occhi dentro i suoi, la luce della luna e delle stelle mi permise di ammirare il suo volto sorpreso poco distante dal mio. 

«Non sei costretta. Possiamo aspettare, non c'è fretta..» sul viso gli apparve un'ombra d'insicurezza. Aveva paura al posto mio. Stentai a credere a quel suo lato quasi fragile. Cosa stava accadendo?

Di tutta risposta socchiusi gli occhi e sfiorai il suo busto da sopra la maglietta fino ad arrivare sotto l'ombelico. Sollevai lo sguardo nel suo, sicura, e sbottonai i suoi jeans, ma lui prontamente bloccò la mia mano.

«Sei sicura, Miki?!» respirava già a fatica. Fui contenta di provocargli un certo effetto..

«Sì», ansimai. «Di cosa hai paura?»

«Dopo non si potrà più tornare indietro»

«Non ho nessunissima intenzione di tornare indietro, Castiel..», quasi non riconobbi la mia voce per quanto risultai essere bisognosa di lui, di ogni sua parte.

«Sarà difficile starmi dietro, sopportare i miei sbalzi d'umore, i continui problemi. Sarà un inferno». Per mesi non aveva fatto altro che stuzzicarmi sul voler farmi sua ed ora, che finalmente ero pronta a concedergli me stessa, era lui a tentennare. Incredibile. 

«Non m'importa. Se l'Inferno è con te allora non ho paura.. Voglio scottarmi, ustionarmi, farmi male. Tutto... se è con te!» non avevo mai supplicato così tanto una persona. 

L'audacia inaspettata ed il buio mi permisero di compiere gesti che in altri momenti non mi sarei neanche lontanamente sognata di compiere. Abbassai i suoi jeans insieme ai boxer liberando così la sua erezione. A quel punto non poté fare a meno di reagire. Si spogliò completamente sotto il mio sguardo ardente. Non lo avevo mai visto nudo, in tutto il suo splendore, prima di quella sera. La luce della luna fece brillare i muscoli definiti del suo addome rendendolo quasi sovrumano, una divinità. Le linee scolpite, le gambe toniche, i ciuffi di capelli ribelli sparsi per il viso. Era persino più bello di come avevo immaginato nei miei sogni.

Prese un profilattico dal portafogli, non feci domande, sapevo ne portasse sempre uno con sé anche quando non stavamo insieme, e se lo infilò. Si piegò su di me, inarcai la schiena per permettergli di slacciare il reggiseno e subito baciò i capezzoli lambendoli, poi salì sul collo e finì sulle labbra. Il suo ed il mio sapore si fusero in un bacio ricco di passione, come non era mai accaduto tra noi. Per un attimo provai un po' di vergogna, nessuno mi aveva toccata e baciata come stava facendo lui, ma fu presto sostituita dalla voglia ed eccitazione di essere completamente sua una volta per tutte.

«D'accordo, l'hai voluto tu..» abbassò i miei slip, accompagnandosi con dei baci leggeri sul ventre e sull'interno coscia, facendomi rabbrividire a dismisura; chiuse gli occhi per un attimo, li riaprì fiammanti e finalmente sicuri. Stuzzicò con le dita la mia intimità, poi si posizionò meglio tra le mie gambe «Brucia con me, Ariel!»

E così accadde... 

Sollevò il bacino e, con un colpo dolce, entrò dentro di me. Il respiro si bloccò. Era fortissimo il fastidio ed il bruciore percepito a causa di quella nuova presenza dentro il mio corpo. Chiusi gli occhi, strizzandoli, era indescrivibile il dolore misto al piacere di sentirlo così vicino a me.

«Stai bene, Ariel?» mi chiese apprensivo, col respiro ansante, restando fermo per farmi abituare alla sua protuberanza. 

Feci cenno di sì con la testa nonostante stessi morendo dal dolore, non volevo farlo preoccupare o indurlo a smettere. «Continua» rantolai. 

Restò immobile per un po', mi baciò e tornò a guardarmi. Mi prese il viso tra le mani, mi sorrise, e cominciò a muoversi piano stando attento a non farmi male. Dopo qualche spinta aumentò il movimento senza mai distogliere lo sguardo dal mio, come se volesse accertarsi che stessi realmente bene. Gemetti quando, man mano che mi abituai alla sua presenza, il piacere aumentò. Affondò sempre più dentro di me lasciandomi senza fiato ad ogni colpo. Una strana sensazione, simile a quella percepita sul divano di casa sua, e proveniente dal basso ventre mi fece irrigidire. Una sensazione magnifica. 

Più Castiel proseguiva e più il dolore diminuiva. Lambii il suo collo, poi cercai la sua bocca, la sua lingua; lui me la concesse. La sensazione divenne sempre più forte, salì fino allo stomaco, mentre il ritmo dei suoi movimenti aumentava. Il piacere s'impossessò di ogni parte del mio corpo, chiusi gli occhi e ansimai più forte senza riconoscere la mia voce, lui mi seguì gemendo. 

«Cass... Cass». Ormai non avevo più freni, il dolore era scomparso. Davanti al mio incitamento lui spinse sempre di più. Gli affondai le unghie nella carne, mi strinsi attaccandomi completamente al suo corpo per sentirlo sulla mia pelle, più affondo. Il suo cuore batté forte, in sincrono col mio, riuscii a sentire i suoi battiti. 

«Miki...» ansimò «sei così bella», quegli occhi grigi ora divenuti scuri, per la lussuria, avrebbero potuto benissimo disintegrarmi insieme alla sua voce. Dio, quanto lo amavo. Avrei voluto urlarlo al cielo, al mare, alla luna, a lui, ma non potei. Non potevo farlo, altrimenti sarebbe scappato. Dovetti mordermi la lingua per non replicare con quella parolina magica. Maledetti sentimenti!

Ignaro dei miei tormenti interiori strinse gli occhi mostrandomi un'espressione di puro piacere. La bocca socchiusa, il respiro caldo che si fondeva al mio, i ciuffi di capelli rossi che mi solleticavano il volto. Il suo corpo si univa al mio in un incastro perfetto. Tutto, ogni cosa, urlava erotismo da tutti i pori. Sarei esplosa, mancava poco. Due anime in un solo corpo, bastò pensare quel particolare per delirare. 

«Ti sento così tanto, Dio...» gemette forte, si bloccò un istante, con un solo e deciso colpo affondò fin nella più sconosciuta profondità del mio essere raggiungendo così il piacere estremo. Subito dopo fissò lo sguardo appagato nel mio, fu quello che decretò anche la mia fine e forse l'inizio di tutto. La sensazione persistente sin dal principio nel mio basso ventre crebbe, crebbe e salì fino a diffondersi in ogni fibra del mio corpo esplodendo in un piacere prolungato sconvolgente. Respirai a fatica. Cazzo, quanto era stato intenso e... strano.

Crollò sul mio corpo quasi soffocandomi in un abbraccio che sapeva di felicità. Con ancora il fiato corto per lo sforzo appena compiuto restò dentro di me, senza staccarsi, quasi come se fosse incapace di allontanarsi e uscire dal mio corpo. Ero riuscita a portare un po' di serenità nella sua vita, anche se per brevi attimi, mi sentii benissimo già solo per quell'aspetto. 

L'avevamo fatto sul serio. Castiel Black era ufficialmente la mia prima volta. Stentavo a crederci sebbene fosse accaduto da pochi minuti. Tante sensazioni si alternarono dentro me; dall'incredulità al leggero fastidio percepito nella mia intimità, dalla felicità alle torture mentali. Probabilmente Castiel era abituato a stare con donne molto più esperte di me, io ero stata totalmente impacciata per quasi tutta la prestazione, lo avevo a malapena sfiorato dopo il coraggio iniziale. Non c'era stata la passione che solitamente leggevo tra le righe dei romanzi, l'esperienza era stata sensazionale, il pensiero in sé incredibile, ma la mia goffaggine ed il dolore erano stati d'intralcio.. eccome. Sperai di migliorare nel tempo. Tuttavia non ebbi il coraggio di chiedergli niente. Restai immobile come una statua di sale sotto il peso del suo corpo. 

Quando decise di alzarsi, mi sentii quasi vuota, si tolse il preservativo e lo gettò chissà dove inquinando la spiaggia. Se non fossi stata così impacciata glielo avrei fatto raccogliere con la lingua, lo avrei rimproverato saccentemente come mi capitava spesso di fare, ma quello non mi sembrò il caso. Infilandosi solo i boxer si stese accanto a me; feci per alzarmi anch'io, ma lui mi bloccò «Non rivestirti, ti prego.. Voglio accarezzarti ancora un po'». Ed io chi ero per disobbedirgli? Mi limitai solamente a chiudere gli occhi per cercare di regolarizzare il respiro, con Castiel nei paraggi era quasi impossibile. 

Mi accarezzò le guance, il naso, la bocca, poi passò al braccio e risalì sul collo scendendo fino ai miei seni. Gli occhi grigi osservavano rapiti ogni movimento. Una dolce tortura di cui non facevo capace Castiel Black.  

«Sei così calda... Scotti», constatò. 

«Sono appena tornata dall'Inferno»

«E com'è stato?», l'espressione carica di aspettative. Sapevo cosa mi stesse chiedendo in realtà.

«Bollente, ardente, sconvolgente, doloroso. Mai stato in quel posto?»

«Io ci vivo!»

«Oh be' allora... Se la metti così potrei trasferirmici anch'io. Mi piace quel posto.», cercai di sdrammatizzare il suo tono serio. Sembrò quasi pensieroso.

«Ma se hai appena detto chiaramente che è stato doloroso...»

«Ogni cosa bella ti fa sempre stare male», sospirai.

«Ti farò molto male, Miki... Non lo meriti».

La sua suonò quasi come una promessa. La più dolce, torturante e dolorosa premonizione che avessi mai sentito. 

«E allora non farlo», bisbigliai. Nel mio sussurro racchiusi quasi una supplica.

«Ci proverò, ci proverò..» e lui l'accolse.

 

Noi...

Fuoco e benzinaAltamente distruttivi, e totalmente incapaci di sopravvivere distanti. Devastanti finché indomati. Ardenti finché accesi. Ma si sa che l'acqua è una dolce tentazione persino per il fuoco.

 

 

 

 

 

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🌈N.A.🌈

*cento colpi di tosse* 

Hello, non uccidetemi per la frase finale ma piuttosto siate contenti per questo capitoletto a luci rosse 🚨🚨

*suono di campane* *rullo di tamburi* CE L'HANNO FATTA. Quante gioie in questi ultimi due capitoli, vero?! 

Spero di avervi reso felici e di aver reso speciale questo momento così intimo tra loro. Non volevo cadere nel volgare, spero di esser stata delicata per quanto lo si può essere in momenti come questi. 

Allora, tenete conto che per Miki è stata la prima volta perciò non volevo rendere tutto troppo passionale, ho preferito mantenermi calma, basandomi sulla realtà, su come potrebbe essere sul serio la prima volta per una ragazza. I momenti altamente hot arriveranno ;) ;) ;)

San Valentino è alle porte (non solo nella realtà, ma anche nella storia) succederà qualcosa?

Che fine ha fatto Debrah?

Bene, anche per oggi ho finito. Vi saluto

All the love 💖

Blue night🦋

  
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