Mangiarsi le unghie
In questo museo vuoto
ricompongo sotto teche d’argento il dolore
le fratture di un’anima sola; per parlare
piango
urlando, tremo
per bere, singhiozzo
mangiando, vomito -
sono sforzi inutili che si ripresentano in forme lucide
che non posso non tangere
che non riesco a diluire.
Allora lasciami qui a morire
con le parole bloccate in gola
mentre scorre sulla pelle il colore nero del sangue
in questi abbracci rapidi per continuare a soffrire.
Accartocciandomi
divento spazzatura ridicola
puzzle con mille tasselli mancanti
scorci di rovine che mi sono procurato
sul corpo
Perché quando mi hai masticato
come chewing gum
mi hai attaccato sotto una sedia
Proprio lì dove mi dimentico di chi sono
e da dove ti esorto a pensarmi
a ricostruirmi
a crearmi da un po’ di terra
da un ricordo in comune che
ho dimenticato
ma che ancora mi infetta le vie respiratorie.