Fanfic su artisti musicali > Queen
Segui la storia  |       
Autore: _Akimi    08/02/2019    5 recensioni
[7 parole - 7 coppie diverse]
I. Roger/Freddie - Gatto
II. Brian/Roger - Sigarette
III. John/Freddie - Specchio
IV. Roger/John - Automobile
V. Brian/Freddie - Luna
VI. John/Brian - Sguardo
VII. Freddie/Mary - Letto
"«Un giorno dovrai dirmi cosa trovi di interessante nel guardarmi dormire, lo sai?»
Domanda Mary, schiudendo le palpebre e posando il primo sguardo assonnato sul volto di Freddie; quest’ultimo si abbandona al pizzicore delle proprie labbra, concedendosi una risata che soffoca non appena lei ricambia il suo abbraccio.
«Interessante, non so,» le risponde canticchiando, troppo distratto dal lieve tremolio delle sue palpebre per formulare una qualsiasi frase di senso compiuto. «Ma sei diversa quando dormi.»"
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
VI. Sguardo


John si fa piccolo sul primo sgabello libero che trova in cucina, incurva la schiena e incassa le spalle, nascondendo un abbozzo di sorriso dietro alla tazza che tiene tra le mani.
Cerca di trattenersi, di non abbandonarsi ad un’espressione sfacciatamente compiaciuta, eppure un lieve pizzicore continua a lambirgli le gote, facendolo sentire uno sciocco.
Uno sciocco, sì, perché il suo interlocutore continua ad arricciare la punta del naso, infastidito, forse, dall’inusuale allegrezza da parte sua.
E John lo sa - eccome - sa di essere osservato da giorni, e persino ora percepisce un paio di occhi su di sé, uno sguardo che segue con minuziosa curiosità ogni suo movimento.
È un gioco silenzioso che tende all’infinito, un cercarsi vago nei momenti di pausa, interrotti solo ora dal chiacchierìo mattutino di Freddie e dalle freddure demenziali di Roger.

Lui, però, rimane immobile nell’angolo opposto della stanza senza alcun principio di parola sulle labbra.
Non un tentativo di conversazione né un sorriso di circostanza per mostrare agli altri di essere interessato al loro scambio di battute.
No, è inamovibile, Brian May, con un broncio sul viso incorniciato dai ricci e le dita a massaggiare pigramente la fronte, forse vittima di una fastidiosa emicrania o da un sonno tormentato da incubi.
Eppure, non tutti i suoi sensi sono intorpiditi dalla stanchezza; è la vista a rimanere sua fedele compagna, e non si lascia sfuggire tutte quelle espressioni timidamente buffe che John gli sta dedicando.
Un tentativo di comunicare senza proferire parola, ma è difficile - complesso -, considerando i due elementi di disturbo che non smettono di spettegolare tra un sorso di caffè e l’altro.


«John,» è a quel punto che sente il proprio nome vibrare tra le stoviglie, oltre le gambe del tavolo e la caffettiera, raggiungendolo come un timido refolo di aria fredda, «sei libero, oggi?»
Un silenzio imbarazzante si abbatte su di loro, un fastidioso spiffero che lo porta a socchiudere le palpebre, evitando l’invadente curiosità degli altri, testimoni di una conversazione che potrebbe essere rimandata in altra sede.
E non risponde, non subito, Deaky, lasciandosi inghiottire dal proprio riflesso nel tè che stringe tra le mani: cerchi concentrici rigano la sua figura, la deformano, abbandonandolo a quel lieve tremolio che invano cerca di trattenere.

Non si parlano spesso, lui e Brian, intimoriti da quel senso di formalità che pervade i loro animi quando si trovano da soli; lo sanno entrambi, è più semplice quando sono le parole di Freddie e di Roger ad occupare gli spazi vuoti che non sanno colmare.
Eppure, un cambiamento è giunto - John deve ancora capire come definirlo -, un qualcosa che li ha portati a scambiarsi qualche timida parola nelle notti più solitarie, abbozzi di esperienze e ricordi di vita che raramente condividerebbero.
E ora, forse in preda ad un attimo di indomita sfacciataggine, Brian supera il buio nella quale si nascondevano, esponendo il loro strano rapporto alle prime luci della mattina.
Al tiepido sole che penetra dalle finestre, ma non solo, anche a delle iridi vispe che oscillano da una parte all’altra della cucina, posandosi con puerile malizia sul viso dei due malcapitati.
Tocca a te trovare una scusa, Bri - John vorrebbe dirgli, ma le parole muoiono lì, in bocca, assassinate dalle occhiate inquisitorie dei presenti.

«Le pareti sanno ascoltare, ragazzi. Lo so che state svegli tutta notte.»
Roger sorseggia il suo caffè e non pare così stupito, ma la sua mancanza di sorpresa è ben colmata da Freddie che, invece, si volta verso Brian nel suo abituale modo drammatico.
«Siamo nella stessa band, non dovremmo avere dei segreti.»
Offeso, eppure incuriosito; John capisce che la situazione potrebbe degenerare facilmente, fraintesi per una questione di poco conto, ma una parte di lui vorrebbe abbandonare Brian al suo destino.
Poteva scegliere il silenzio, piuttosto che parlarne a colazione, e l’interrogatorio di Freddie non è che una conseguenza di una scelta che avrebbe dovuto ponderare prima.
È troppo tardi. Ma no, John è troppo buono per scaricare il suo chitarrista nel momento del bisogno.
«Solo noia, Freddie. Parlavamo di cose, niente di più.»
«Già, cose...»
Interviene Roger, invadente e sarcastico; le sue labbra si increspano in un ghigno accusatorio e Brian lo sa, lo conosce bene, una sua abnorme sciocchezza è inevitabile, a questo punto.
«John Deacon, davanti ai nostri occhi per tutto questo tempo. Attenzione, non stiamo parlando di una stupida ragazza abbordata in un pub, no. Brian ha scelto il genio: Deaky. Perché voi cervelloni vi attirate a vicenda, è biologia, fidatevi di un esperto.»
Segue un attimo di silenzio e reazioni miste colmano l’aria: imbarazzo che straripa oltre le finestre, stupore attraverso le mura che li circondano e di nuovo sguardi, tanti, taciti sguardi.
È un senso di smarrimento a screziare le iridi di John, sconcertato e timido davanti ad una rivelazione che, riflettendoci, non potrebbe completamente smentire.
Così le pareti della stanza sembrano farsi più strette, convergono verso di lui, lo soffocano, obbligandolo a cercare un rifugio che - ingenuamente - non può che ritrovare negli occhi dello stesso Brian.
L’uno lo specchio dell’altro, troppo imbarazzati per confessare una mezza verità, ma anche abbastanza maturi per accettare di essere stati scoperti.
E, in realtà, non sanno ancora dare nome a ciò che vive tra di loro, ma per ora si accontentano di una consolazione reciproca.

Nasce dagli animi, si manifesta nei loro occhi: complicità.

 
Angolo dell'autrice:
Ohi. Avevo in mente tutta un'altra cosa, ma a metà storia mi sono resa conto che non volevo buttare la mia idea iniziale in una flashfic, ci tenevo a fare una oneshot (o una long), quindi ho cambiato prompt all'ultimo haha
L'ultima volta avevo detto che mi piaceva la Brian/Freddie e che nessuno se la cagava; adesso rinnovo doppiamente la cosa, dicendo che adoro la John/Brian, ma è praticamente il vuoto cosmico nel fandom. Ma io ci scrivo comunque su, non ci posso fare nulla. ¯\_(ツ)_/¯ (solo per questa ho scritto 800 parole, che vergogna!)
Questo per dire che ci scriverò di nuovo fino a quando non mi annoierò.

Alla prossima flashfic con Freddie e Mary (;
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Queen / Vai alla pagina dell'autore: _Akimi