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Autore: mattmary15    09/02/2019    1 recensioni
James T.Kirk è diventato il capitano dell’Enterprise quando ha salvato la federazione stellare dall’attacco di Nero. Per il nuovo capitano non c’è pace. Un guasto sulla nave e una scoperta di Bones innescheranno una serie di eventi inaspettati. Riuscirà Jim a sventare la nuova minaccia soprattutto ora che non è più solo ma ha stretto molti legami importanti?
Genere: Azione, Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Montgomery Scott, Nyota Uhura, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Capitolo IV

Terra

 

Montgomery Scott era in paradiso.

Non solo gli era stato chiesto di mantenere la velocità di curvatura stabile a due ma gli era anche stato ordinato di decriptare alcuni file che il capitano aveva riportato a bordo da quello che lui chiamava ‘triplo salto mortale all’indietro’.

Il tutto lasciandolo in perfetta solitudine nel suo angolo preferito del ponte motori.

La tranquillità sarebbe durata fino a che McCoy, dall’alto della sua saggezza, avrebbe tenuto a riposo Jimbo. Dopodiché Scotty era certo che sarebbero ricominciati i guai. 

Almeno a giudicare da quello che aveva trovato sul drive della U.S.S. Jupiter.

Doveva avvisare almeno il comandante Spock, così lo chiamò e lo fece scendere dal ponte di comando.

“Signor Scott?”

“Comandante, la informo che ho decifrato tutti i file che il capitano ha riportato dalla Jupiter.”

“Abbiamo acquisito nuove informazioni rispetto a quelle che avevamo?”

“Altroché signore! Tanto per cominciare, non esiste alcuna sperimentazione umana. Non attualmente almeno.”

“Cosa intende?”

“Vado a spiegare.” Disse Scotty lanciando alcune immagini sul monitor del computer. “I dati attestano che il campione JH01 risale a circa duecento anni fa. Se sperimentazione umana c’è stata, é stata effettuata allora.”

“Interessante.”

“E non ho ancora finito. I test non riguardano solo prestazioni, come dire, fisiche, ma anche intellettive.”

“Intellettive? E’ logico presupporre che dal campione possano avere estrapolato elementi su cui riprodurre degli esperimenti, ma senza un soggetto vivo non è possibile riprodurre i suoi meccanismi mentali a meno che tutta la cultura di una specie non venga immagazzinata in un database ed esista una intelligenza artificiale così avanzata da formulare un pensiero logico nel modo in cui lo avrebbe fatto un individuo di quella specie.”

“Nah!” Esclamò Scott. “Ci sono pagine e pagine di dettato. È come se qualcuno stesse indicando il modo più opportuno di armare una nave spaziale. E mi creda, comandante, se le dico che fa davvero un gran lavoro. Avrei davvero paura di incrociare una nave simile.”

“Crede che possa essere la U.S.S. Jupiter?”

“Mi gioco le bobine che hanno dato vita a tutto questo casino. Ormai é chiaro che una nave che non dovrebbe esistere invece è nascosta in una stazione orbitante della federazione. É altrettanto chiaro che non é una nave come le altre. É più grande ed é armata fino ai denti. Inoltre pare che a pilotarla possa essere una sola persona. E questa persona dovrebbe avere le caratteristiche di un super uomo stando ai campioni esaminati da McCoy.” 

“Il capitano ha preso quei dati per un ordine non ufficiale dell’ammiraglio Pike. Scotty, prepari un file criptato che solo Pike possa aprire. Se quei dati finissero nelle mani sbagliate potrebbero incastrare sia Il capitano che l’ammiraglio. Ci sono ancora due giorni di viaggio fino al pianeta Terra a questa velocità di crociera. Non faccia parola con nessuno di quello che ha scoperto e scarichi tutte le informazioni sul mio pad personale.”

“Sì, signore.” 

“Signor Scott ho un’altra richiesta per lei. Appena rientrati sulla Terra deve riuscire a procurarmi tutti i dati degli ultimi cinque anni dell’ammiraglio Marcus.” Scotty incrociò le braccia.

“Questo ci darà delle rogne.”

“Hanno sparato al capitano sulla stazione orbitante. Non é il genere di cosa che va lasciata in sospeso.”

“Vendetta? Mi piace!” Spock alzò un sopracciglio.

“Vendetta? L’ordine generale numero tre attesta che la sovranità di ciascun membro della Federazione deve essere rispettata in tutti i suoi aspetti e che il personale della Flotta Stellare deve osservare tutti gli statuti, leggi, ordinanze, e regole di governo attualmente in vigore nella giurisdizione di un pianeta membro. I trasgressori di tali ordinanze sono soggetti a punizioni o correzioni determinate secondo la giurisdizione locale. Pertanto si tratta di fare applicare la legge.” Spock lasciò il ponte motori e Scotty si sentì libero di formulare i suoi pensieri a voce alta.

“Fa tanto il filosofo ma sempre di vendetta si tratta!” Si rimise al lavoro per creare un codice impossibile da decifrare.

 

Quando Sulu riferì a McCoy che stavano per rientrare nell’atmosfera terrestre, il dottore decise che era giunto il momento di sospendere il trattamento di coma farmacologico che aveva indotto in Jim. Ci vollero quasi due ore perché Kirk riuscisse a formulare una frase di senso compiuto al suo risveglio.

“Bentornato tra noi, bell’addormentato!” Lo canzonò Bones misurandogli la temperatura.

“Quanto ho dormito?”

“Cinque giorni.”

“Cosa?”

“Era il minimo sindacale! Ti informo che la ferita all’addome si è rimarginata. Ti farà ancora male per qualche giorno dato che il farmaco che mi hai costretto a somministrarti ha bruciato metà del tuo stomaco ma potrai mangiare normalmente. I polmoni sono in pieno recupero. Le due vertebre incrinate sono tornate a posto. La tua pressione sanguigna é ancora un po’ bassa. Dipende dall’emorragia e dal collasso cardiaco.”

“Bones, c’è qualche organo interno che non abbia avuto bisogno del tuo intervento?” Sbottò Kirk che mal tollerava di essere stato costretto a letto per tanto tempo.

“Il cervello. A quello ci ha pensato Spock.”

“Diavolo Bones! Ma che cavolo! Quindi Scotty ce l’ha fatta a riportarci a bordo tutti e due!”

“Non prendertela con me. Hai dato tu questa confidenza al vulcaniano senza sentimenti.”

“Noto una certa ostilità. È successo qualcosa mentre dormivo?”

“Puoi giurarci! Ha imposto turni massacranti a tutti e ci ha fatto vivere in costante allarme. Era convinto che qualcosa o qualcuno potesse essersi messo sulle tracce della nave.” Kirk si fece serio e si mise seduto. Era come diceva McCoy, il fianco faceva ancora male.

“E ha ragione? Nyota e Pavel?”

“A bordo. Il tenente Uhura sostiene che non ci sono forme di trasmissione nel giro di due anni luce. Non credo.”

“Avrà avuto le sue ragioni.”

“C’e un termine medico che spiega le sue ragioni: paranoia.” Kirk rise.

“Quando potrò uscire di qui?”

“Quando saremo atterrati a San Francisco.”

“Siamo già sulla Terra?” Bones annuì.

“Potevamo rientrare prima ma tu avevi davvero bisogno di riposo.”

“I file che ho preso sulla stazione orbitante. Devo farli avere a Pike.”

“Spock ha già preso un appuntamento per tuo conto con l’ammiraglio. Scotty ha decriptato tutto e poi ha creato un nuovo codice perché tu possa consegnarli all’ammiraglio in tutta sicurezza.”

“Ci sono novità?”

“Belle grosse. Il campione appartiene ad un uomo geneticamente modificato di duecento anni fa.”

“Sei serio?”

“Non scherzo mai sulle corse di cavalli e sugli esiti degli esami clinici. Ormai dovresti saperlo!”

“Questo mistero si infittisce. E io che pensavo di aver trovato le riposte!”

“Forse Pike ha i pezzi mancanti del puzzle.” Kirk annuì.

“A proposito di pezzi mancanti. È andato tutto bene su Nibiru?”

“Se vuoi sapere se gli indigeni sono salvi, la risposta é sì. Per il resto non direi che è andato tutto bene. Sei quasi morto.”

“Bones perché ti trascinerei per lo spazio pieno di pericoli e malattie se non avessi bisogno di te? Ora dimmi in che senso Spock ha messo mano al mio cervello.”

“Eri privo di sensi e io non riuscivo a rianimarti. Ha poggiato tre dita sul tuo viso e ha chiuso gli occhi.”

“Una fusione!” Esclamò Jim.

“Esatto. Non pensavo che ne fossi al corrente. Voglio dire, io ho studiato il fenomeno al corso di medicina, ma tu?”

“É stato l’ambasciatore Spock. Quando eravamo su Delta Vega mi ha trasferito i suoi pensieri perché sapessi cosa gli era accaduto senza fare troppi giri di parole.” Bones si grattò il mento.

“Quindi la tua mente e quella dello Spock del futuro sono entrate in contatto.”

“Sì. E allora?”

“Mi chiedo se non sia stato questo a generare il legame. Finora ho pensato che fosse Spock il responsabile della sua creazione. Rimane la cosa più probabile ma, in un certo senso, la tua precedente esperienza con l’ambasciatore potrebbe aver aiutato.” Jim si alzò sforzandosi di non perdere subito l’equilibrio.

“Adesso non é la priorità. Devo parlare con Pike il prima possibile. Dimettimi. Devo tornare sul ponte.

“Non potresti aspettare ancora qualche ora? Sono certo che Spock e Sulu sanno come far atterrare l’astronave.”

“Non é questo. Se qualcuno dovesse controllare i protocolli di atterraggio, voglio che risulti che c’ero io sul ponte.”

“Tu stai pensando a complotti in grande stile, amico mio.”

“Se avessi visto la Jupiter, ci penseresti anche tu.”

“Ok, vai con la mia benedizione!” Disse in modo teatrale. Jim corse a rivestirsi non prima di aver abbracciato l’amico.

 

Spock sussultò.

Aveva imparato a percepire la sua presenza dal ponte alloggi a quello medico. Sapeva perfino l’esatta frequenza del battito del suo cuore a riposo.

Adesso quello stesso cuore batteva molto più veloce e Spock sentiva che quella frequenza aumentava mano a mano che si avvicinava alla plancia.

“Signor Sulu annunci che il capitano è in plancia.” Disse risoluto alzandosi dalla poltrona. L’ufficiale di timone si voltò con fare interrogativo ma le porte si aprirono e James T. Kirk fece il suo ingresso sul ponte di comando con un sorriso luminoso come il sole.”

“Capitano in plancia!”

“Riposo, signori. Spock sono lieto di vedere che in mia assenza ha tenuto tutti sotto controllo!” A quelle parole i membri dell’equipaggio nascosero il sorriso sotto ai baffi. “Inoltre complimenti per aver salvato Nibiru.” Spock fece un cenno del capo.

“Il piano era suo, signore.”

“Allora é stato un grande gioco di squadra!” Disse dando al comandante una sonora pacca sulla spalla.

“Ci sono altri ringraziamenti che le devo, signor Spock?”

“Credo che siamo pari, capitano.” Kirk gli si avvicinò quel tanto che bastava perché gli altri ufficiali non cogliessero chiaramente le sue parole. “Questo lo devo ancora verificare.” Concluse prendendo posizione sulla poltrona.

“Signor Sulu, ci porti a casa. Tenente Uhura, chieda il permesso di atterrare.”

“Sì, signore. Qui U.S.S. Enterprise, chiediamo permesso di rientrare nell’atmosfera terrestre.” Ricevettero immediata conferma e Sulu riportò la nave prima nell’atmosfera e poi nella base spaziale della baia di San Francisco.

A motori spenti, il capitano si alzò.

“Signori, in libertà. La nave riceverà nuovi ordini domani. Siate tutti pronti a ripartire fra ventiquattro ore.” Si voltò e passò davanti a Spock. “Lei con me, comandante.” Il vulcaniano lo seguì nell’ascensore.

“Come si sente, capitano?”

“Come uno che è stato in coma per cinque giorni.”

“Ha un aspetto sano. Il suo colorito è buono e l’odore della sua pelle indica che i suoi processi chimici sono regolari.” Jim fece un passo indietro assumendo un’espressione stranita.

“L’odore della mia pelle?” Spock fece un colpo di tosse.

“L’olfatto dei vulcaniani è più sensibile di quello umano. Ci permette, tra le altre cose, di capire lo stato di deterioramento cellulare degli organismi viventi.”

“Non le voglio sapere queste cose, intesi Spock?”

“Illogico. Dovrebbe farle piacere sapere che posso anticipare in modo significativo un malfunzionamento del suo organismo, capitano.”

“A quello ci pensa Bones. A proposito! Cosa hai detto o fatto mentre dormivo che lo ha fatto innervosire così tanto?”

“Ho ragione di credere che il buon dottore mi ritenga responsabile per quanto avvenuto su Nibiru.”

“Impossibile!”

“Niente affatto.”

“Lo ha detto esplicitamente?”

“Non ce n’è stato bisogno e del resto le sue accuse sono fondate.” Jim premette il tasto di arresto dell’ascensore che li stava portando a terra.

“Non è stata colpa tua. È stata una mia scelta.”

“È stato irrazionale e contrario ad ogni regola disciplinare della flotta. Il capitano é la persona più importante della nave.”

“Spock il regolamento impone al capitano di tenere in considerazione sopra qualunque altra cosa il suo equipaggio.”

“Un solo membro.”

“Ti ho già detto che non pretendo che tu capisca.” Jim stava per dare nuovamente energia all’ascensore quando Spock lo fermò.

“Spiegami allora.” Kirk si grattò la testa in evidente disagio. Poi mise entrambe le mani sui fianchi nell’atteggiamento che assumeva quando aveva preso una decisione. Spock ricordava che, da bambino, aveva visto delle riviste di sua madre in cui un uomo con un mantello rosso e dalla forza sovrumana salvava il pianeta Terra da innumerevoli nemici. Prima di lanciarsi in quelle eroiche imprese quell’uomo metteva entrambi i pugni sui fianchi. Jim glielo ricordava.

“Vediamo, da dove posso cominciare? Beh ecco dal legame, direi.”

“Cosa c’entra il legame ora?”

“Spock, se vuoi che ti spieghi, proverò ma non interrompermi o non ci riuscirò mai.”

“D’accordo.”

“Dunque. Quando mi hai parlato del legame, hai detto che é un collegamento tra due persone. Un legame appunto. Sulla Terra gli esseri umani non sono in grado di comunicare telepaticamente eppure, in certi casi, sentono la presenza, il calore potrei dire, di un altro individuo in modo particolare. Come una madre che sa esattamente perché il suo bambino piange anche se questo non sa ancora parlare. Ha un senso per te?”

“Lo hai chiamato amore, quella volta.” Jim si sentì le guance andare in fiamme.

“Beh, é un sentimento. L’amore tra madre e figlio, tra fratelli, tra amici é un legame solo che invece di partire dalla mente, parte dal cuore.” Spock piegò la testa di lato mentre una delle mani di Jim puntava un dito all’altezza del suo petto.” L’intensità del suo sguardo era impossibile da sostenere. Spock sentì che la sua mente stava percependo i pensieri di Jim e dovette interrompere il contatto visivo per evitare che anche l’altro percepisse i suoi pensieri. Non stava dicendo nulla eppure a Spock parve di urlare. Così si appigliò di nuovo al pensiero logico.

“Il mio cuore non si trova lì, capitano.” Jim prese un lungo sospiro e poi guardò a terra.

“Forse con una fusione, capiresti.” Le sue parole presero in contropiede il comandante.

“Tu vorresti che io fondessi la mia mente con la tua?”

“Lo hai già fatto, no? Me lo ha detto Bones.”

“Quella non è stata una vera e propria fusione. Tu non eri cosciente.” Jim alzò lo sguardo e fece un passo in avanti.

“Non posso pretendere che tu capisca se mi rifiuto di condividere i miei pensieri con te.” Spock però fece un passo indietro.

“Non è necessaria. Inoltre intensificherebbe il legame e si era detto che avremmo proceduto a eliminarlo.” Stavolta anche Jim fece un passo indietro. 

“Perché tu non lo volevi. Lo hai detto chiaramente prima della missione su Nibiru.”

“Ho detto solo che è nato spontaneamente, non ho detto che mi sarebbe risultato gradevole scioglierlo ma, poiché lo hai chiesto espressamente, io lo farò.”

“Quindi a te non dispiace questo legame che hai con me?” Spock non mentì.

“Ne sono intimorito.” Jim sorrise.

“Non so dirti perché, ma ne ero certo.”

“Davvero?”

“Sì. Intimorisce anche me. Perciò che ne diresti se prima di scioglierlo, non ne capiamo di più? Magari tu comprenderai cosa ho nel cuore e io cosa hai nella mente.” Spock annuì. Poi parlò.

“Ho solo una domanda.”

“Spara.”

“Perché dovrei sparare?” 

“Spock è un modo di dire! Significa ‘chiedi senza paura’.”

“Tu ami il dottor McCoy?” A Jim andò di traverso la sua stessa saliva.

“Spock! Che cavolo di domanda è?”

“Hai detto che il legame è come l’amore. Il dottore è molto legato a te. I suoi sentimenti sono forti al punto che non ha esitato ad aggredirmi fisicamente. Tu ricambi questi sentimenti?” Jim strabuzzò gli occhi.

“Hai fatto a pugni con Bones?”

“Inesatto. Se avessi reagito, il dottore avrebbe avuto la peggio. Ho compreso il suo stato d’animo e ho lasciato che si sfogasse. La domanda, Jim.”

“Beh, io gli voglio molto bene.”

“Non comprendo la differenza.”

“Siamo come fratelli, ok? È più chiaro?” Chiese riattivando l’ascensore. Raggiunsero il piano prima che Spock potesse fare altre domande. 

Nell’hangar della stazione spaziale lo attendeva un ufficiale al servizio di Pike.

“L’ammiraglio le ordina di recarsi nei suoi uffici immediatamente.”

“Riferisca all’ammiraglio che lo raggiungerò subito.” Attivò la trasmittente e chiamò sia McCoy che Scott. Si ritrovarono tutti e quattro fuori dalla porta dell’ufficio di Pike. Furono ricevuti subito.

“Bentornati signori.” Pike li salutò formalmente ma li fece accomodare subito. “Com’è andata la missione su Nibiru?”

“Bene signore.” Fece Kirk. “Completata con successo. Abbiamo già trasmesso tutti i dati sull’eruzione alla sezione scientifica della base.” Pike fece solo finta di interessarsi alla trasmissione.

“In realtà la sezione scientifica sostiene che non c’è stata alcuna eruzione. A quanto pare, il vulcano, dopo una prima fase di attività, si è, come dire, raffreddato.” Kirk incrociò le dita delle mani e sorrise.

“Per fortuna di tutti. Non si registrano vittime tra i nativi per l’attività del vulcano.” Pike decise di tenere il gioco.

“Signor Spock cosa dice la prima direttiva?”

“Nessuna nave stellare può interferire con il normale sviluppo della vita e società di alcuna specie aliena, signore.” Rispose prontamente il comandante. Kirk lo guardò con disappunto.

“Capitano Kirk, le sembra che impedire l’eruzione di un vulcano pronto a spazzare via metà pianeta corrisponda a ‘non interferire’? Il rapporto del suo primo ufficiale è alquanto accurato rispetto al suo.” Kirk strinse di più una mano nell’altra e cercò di mantenere il sorriso. Non mancò di lanciare uno sguardo gelido al vulcaniano.

Se puoi sentire i miei pensieri, vai al diavolo Spock!

“Capitano! Ho dovuto fare rapporto!” Tento di difendersi a voce alta il comandante. Pike lo zittì.

“Lei non ha fatto nulla di sbagliato, signor Spock. Qui è il capitano Kirk a non aver ben compreso quali sono i suoi doveri.”

Spock percepì il dolore e la rabbia di Jim e se ne dolse.

“Signore, quello che non è scritto nel rapporto per ragioni di opportunità é che il capitano, quando siamo arrivati su Nibiru, non era in condizioni di dare ordini in merito. Si stava occupando di qualcosa di più importante.” Spock si rivolse direttamente a Pike sperando che capisse a cosa si riferiva. L’ammiraglio continuava a puntare il suo sguardo severo su Kirk. Jim sostenne lo sguardo. McCoy fece un colpo di tosse.

“Ammiraglio, signore, posso?”

“Se deve proprio, dottore, ma sappia che lei ha già abusato una volta della mia pazienza.”

“Ecco, io volevo solo dire che ci siamo consultati. Il capitano ci ha chiesto se esistesse un modo di salvare i nativi senza infrangere la prima direttiva e io mi sono ricordato che la specie prevalente sul pianeta, essendo molto primitiva, venera il vulcano come un dio. Abbiamo pensato che se fossimo riusciti a bloccare l’eruzione senza che i nativi sospettassero l’intervento di chicchessia, avrebbero semplicemente creduto che il vulcano avesse ascoltato le loro preghiere che, in sostanza, è il motivo per cui lo credono una divinità.” Pike si appoggiò allo schienale della poltrona.

“Vi siete consultati?”

“Sì.” Rispose Bones.

“Assolutamente!” Esclamò Scotty.

“È la verità.” Aggiunse Spock.

“Sì. Ma la responsabilità è comunque mia. Hanno tutti obbedito ad un mio ordine.” Concluse Jim.

“Può giurarci. L’avevo o no ammonita dal non mettere a repentaglio il suo equipaggio?”

“Sono tutti sani e salvi a bordo, signore.” Sì giustificò Kirk.

“Ne ha quasi persi tre. Tra cui il suo primo ufficiale.”

“L’ho anche recuperato affinché mi facesse rapporto, signore!” Stavolta Jim non riuscì a trattenersi. 

“Signore, posso?” Intervenne il vulcaniano.

“Oh Spock, diavolo no anche lei! Lei che usa la logica! Sa quante direttive oltre alla prima ha violato?”

“Tre, signore e quindici paragrafi.”

“Spock!” La faccia di Kirk era tutta un programma.

“Per l’appunto.” Preciso Pike. 

“Signore, il capitano ha portato a termine una missione delicatissima rimanendo ferito e nonostante questo mi ha salvato la vita. Se lo punisce per questo, dovrà punire anche me. Ho agito al di fuori di precisi ordini impartiti dal capitano durante una missione su un pianeta della federazione.” Pike non voleva mollare la presa.

“E a quale ordine avrebbe disobbedito?” 

“Il capitano mi aveva autorizzato a piazzare il dispositivo ipercongelante al di fuori del vulcano. Il signor Scott può confermarlo. Lo ha predisposto lui. Sono stato io a volerlo portare nel cratere.”

“Signor Scott, è vero?” Scotty passò con lo sguardo da Kirk a Spock e poi confessò.

“È vero.”

“Allora punirò tutti. Mi accompagnerete a bere qualcosa e, se vi rifiuterete, passerete la notte in gendarmeria. Fate schifo in quanto a disciplina, lasciatevelo dire, ma in quanto a spirito di corpo non ho mai visto un equipaggio come il vostro.”

“Grazie signore!” Esclamò Kirk.

“Non era un complimento, Jim. Ora andiamo. Per le quattro chiacchiere che ci toccano adesso, questo ufficio non è adatto.”

 

Il bar in cui Pike li aveva portati somigliava tanto a quello in cui Jim lo aveva incontrato la prima volta.

Si sedettero ad un tavolo in disparte e ordinarono un giro di scotch. Quello meno a suo agio era Spock. I suoi abiti civili non erano adatti ad un posto del genere e McCoy gliene aveva prestato di suoi. Dopo averlo preso in giro fino alle lacrime, Jim si sentì pronto per affrontare argomenti più seri. Si fece consegnare la chiavetta dati da Scotty e la passò a Pike.

“È quello che penso?”

“Sì, signore. La nave esiste. Mi creda se le dico che fa paura.” Pike si rabbuiò. Jim continuò. “Ho solo una domanda per lei. Pensa davvero che possano averla costruita senza che Marcus lo sappia?” 

“No. A questo punto no. Non dopo la sua firma sui moduli di trasporto delle bobine.”

“E’armata fino ai denti, signore. Potrebbe distruggere un pianeta con a bordo un solo uomo. Che razza di nave è?” Pike bevve tutto il contenuto del suo bicchiere.

“È ‘la’ nave. Il progetto risale al primo programma spaziale della NASA. A quell’epoca le navi si costruivano ancora per fare la guerra.” Scotty batté il suo bicchiere sul tavolo di legno.

“Signore, se le navi della federazione la intercettassero e ingaggiassero battaglia, verrebbero spazzate via. Bisogna informare i vertici, quelli più in alto di tutti.”

“Lo farò.” Spock intervenne.

“Aspetti. Se l’ammiraglio Marcus ha dato il via libera per la costruzione, forse non agisce solo. È logico pensare che abbia dei complici. Non abbiamo sufficienti informazioni per capire di chi fidarci.”

“E non è tutto!” Esclamò Bones che si passava il bicchiere da una mano all’altra. “C’é anche la faccenda dei campioni di dna alterato. Ormai ne possiamo parlare apertamente.” Pike annuì. “Si tratta di un campione che risale a duecento anni fa.”

“Ammiraglio, abbiamo bisogno di tutte le informazioni disponibili. Hanno sparato al capitano sulla stazione orbitante per quei dati.”  Spock provò a scardinare le ultime resistenze dell’uomo e Pike si versò un altro bicchiere.

“Tutto ciò che so è che si tratta di un programma chiuso. Archiviato. In realtà fu un fallimento. Si trattava di formare l’equipaggio della Botany Bay, una nave in grado di sostenere un viaggio notevolmente più lungo rispetto a quelli che venivano programmati a quel tempo. La curvatura era ancora sperimentale e per pensare di far partire un equipaggio per un viaggio verso un altro quadrante ci voleva molto più che immaginazione. Così cominciarono la sperimentazione genetica su un discreto numero di astronauti. Meno di un centinaio. La Botany Bay era stata progettata per funzionare con pochissimo personale.”

“Quindi la Jupiter è stata costruita sul modello della Botany Bay?” Chiese Kirk e Pike annuì. “Cosa andò storto?”

“I soggetti trattati inizialmente condividevano la missione. Tuttavia, una serie di esperimenti in cui  al personale fu ridotta libertà di movimento e autodeterminazione portò alcuni membri ad allontanarsi dagli obiettivi iniziali. Compresero che le reali possibilità di ritorno sulla Terra una volta spediti fuori dal sistema solare sarebbero state pari a zero e presero coscienza delle loro potenzialità. In particolare, l’uomo che era stato scelto come capitano della Botany Bay si ribellò. Piuttosto che ammettere le conseguenze del tentativo di migliorare la specie che il programma aveva portato avanti, lo chiusero. Non è mai stato reso noto che fine fecero gli uomini e le donne che avevano aderito al programma. Furono schedati sotto la voce ‘scomparsi’. L’unico file che esiste sulla Botany Bay si trova negli archivi di Londra. Non vi si può accedere se non dal quartier generale di quella sede.”

“È una cosa orribile.” Sentenziò McCoy. Pike non poté dire il contrario.

“Se ti hanno sparato, vuol dire che qualcuno ti ha visto sulla stazione orbitante.” Dedusse l’ammiraglio. “Ti hanno riconosciuto?”

“No, signore. Chi mi ha sparato non mi ha riconosciuto.”

“Lo ha fatto qualcun altro?” Pike lo chiese spiegando subito le sue preoccupazioni. “Se ti hanno riconosciuto, la tua vita potrebbe essere in pericolo.”

Spock, che si era rigirato il bicchiere di scotch tra le dita senza mai portarlo alle labbra, percepì l’esitazione del suo capitano. Sollevò lo sguardo e cercò di intuire il corso dei pensieri dell’altro.

 Alla fine Kirk si decise a sputare il rospo.

“Un uomo. Si chiama John Harrison. L’ho conosciuto qui un paio di settimane fa. Non sapevo a quell’epoca che lavorasse sulla stazione orbitante di Giove.” Pike parve incuriosito.

“Conosci il suo nome?” Jim raccontò la storia dall’inizio.

“Dei cadetti lo stavano importunando credendo che fosse di origine romulana. Io mi sono accorto subito che per quei ragazzi sarebbe finita male. Sembrava pericoloso. Sono intervenuto e ci siamo presentati anche se lui sembrava sapere molte cose di me. Non mi è sembrato malvagio.”

“Anche alla luce di ciò che è avvenuto su Giove?” Chiese Spock.

“Non è stato lui ha spararmi però era interessato al drive. Avrebbe ucciso per quella. Inizialmente ho creduto che lavorasse per Marcus ma ho avuto l’impressione che lui lo odi. Voleva i dati per sé.

Ha detto una cosa che mi ha lasciato perplesso.”

“Cosa?” Chiese Leonard trangugiando un altro bicchiere.

“Che la razza umana è la peggiore dell’universo.”

“Fantastico! Ce l’ha con tutta l’umanità?” Sbottò Scott.

“Non lo so. Non ne sono così sicuro.”

“Farò delle ricerche.” Intervenne Pike. “Fino a quando non sapremo qualcosa di più su Harrison, per favore Jim non andartene in giro da solo e fa attenzione. Non sappiamo se tornerà a cercarti, magari nel tentativo di riprendere il drive.”

“Sì, signore.”

Ordinarono un ultimo giro e si alzarono dal tavolo come avrebbe fatto un gruppo di amici che non si vedevano da anni e che stavano per riprendere ognuno la propria strada.

 

La notte volò nonostante nessuno dei quattro amici avesse riposato bene. Si erano fermati a pernottare nei loro vecchi alloggi dell’Accademia e Jim e Leonard avevano diviso la stanza. Spock aveva offerto ospitalità a Scotty. La mattina si ritrovarono nella foresteria. Risero tutti nel rivedersi addosso le loro vecchie tute da jogging dell’accademia. Tutti tranne Spock.

Il vulcaniano era parecchio di malumore.

“Sorrida, signor Spock! È un nuovo giorno.”

“Un nuovo giorno sulla Terra!” Gli fece eco Bones “Cosa ci può essere di più bello?”

“Salsiccia e bacon!” Esclamò Scotty. “Su Delta Vega avrei dato qualsiasi cosa per fare colazione così.”

“Sentito, Spock?” Kirk chiuse il giro di tavolo.

“È evidente che nessuno di voi ha riflettuto sulla situazione in cui ci troviamo.”

“Evidentemente! O avrei perso l’appetito.” Lo prese in giro il dottore mentre addentava una brioche.

“Allora vi enuncerò le mie considerazioni quando avrete terminato di fare colazione.”

“Oh no! Illuminaci!” Lo provocò Jim mentre Spock sembrava sempre più infastidito.

“Tanto per cominciare, stare qui non è prudente. Per sua stessa ammissione, capitano, ha incontrato per la prima volta il signor Harrison proprio all’Accademia.”

“Uno a zero per Vulcano, Jim.” Esclamò Leonard addentando il suo dolce e facendo sparire bocca e naso dentro alla tazza del caffè.

“Torneremo a bordo dell’Enterprise. Li nessuno può toccarci.” Rispose Jim.

“Per andare dove?” Gli Chiese Spock. “Qui abbiamo del lavoro da fare. Abbiamo le prove di qualcosa in cui è coinvolto l’ammiraglio Marcus. L’Enterprise è pur sempre una nave della flotta. Pike è stato chiaro. Dobbiamo tenere un profilo basso.”

“Due a zero per Vulcano!” Intervenne ancora McCoy offrendo una ciambella a Jim. L’uomo sorrise e la prese senza esitare.

“Altre considerazioni Spock?”

“Dobbiamo dare tempo all’ammiraglio di prendere le informazioni su Harrison e al nostro signor Scott di recuperare alcuni dati su Marcus. Li ha scaricati alcuni giorni fa su un server che ha hackerato su mia richiesta.”

“Davvero hai dato un ordine simile?” Chiese Jim sorridendo. Spock ebbe l’impressione che non lo stesse prendendo in giro stavolta. Era l’espressione di Jim che preferiva. Quella di stupore misto a dolcezza che faceva quando qualcosa lo sorprendeva. Per Spock che aveva imparato a trasformare ogni domanda in risposte, la curiosità spontanea di Jim era fonte di profondo sconvolgimento. Annuì. “Bene, allora immagino che dovremo trovare un posto dove stare per qualche giorno almeno fino a che Scotty e Pike non avranno le informazioni che ci servono. Proposte?”

“Deve essere un posto da cui posso accedere alla rete.” Disse Scotty bevendo un succo di frutta.”

“Un posto che conosciamo, dove sentirci al sicuro.” Precisò Bones.

“Lontano dalla longa manu di Marcus,” Aggiunse Spock “dove gente poco conosciuta sia facilmente individuabile per noi.”

“Questo esclude la maggior parte del pianeta, Spock.” Provò a ribattere Jim.

“Tutto tranne Iowa!” L’esclamazione di Leonard fece girare tutti nella sua direzione.

“Riverside è perfetta. Civilizzata quel che basta a tenerci in contatto con Pike e l’Enterprise ma abbastanza fuori mano per essere frequentata da chiunque non abbia radici laggiù. Li un John Harrison qualsiasi verrebbe subito notato!”

“Allora Riverside.” Disse Spock portandosi un centrifugato di verdure alle labbra.

“E la mia opinione non conta?” Sbottò Jim. “Non andremo a Riverside. Ci sono mille altri posti al mondo.”

“Jim, da quando non vedi tua madre e tuo fratello?” La domanda di Bones lo gelò sul posto.

“E questo cosa c’entra?”

“C’entra. Tuo fratello è uno stronzo ma tua madre ti adora. Quando sei diventato capitano le hai promesso che non ti saresti più comportato in modo avventato ma non sei stato di parola. Rischi la vita ogni giorno, anche adesso sei in pericolo. Vuoi davvero che l’ultima volta che l’hai vista sia otto mesi fa?” Jim si morse il labbro inferiore e istintivamente si voltò a guardare Spock. Non sapeva come ma sentiva il dolore che aveva colpito l’altro non appena Leonard aveva nominato sua madre. Il suo sguardo si infranse negli occhi scuri del vulcaniano.

Sono un idiota. 

Forse fu solo la sua impressione ma gli parve che Spock scuotesse appena la testa. Poi lo percepì nella mente. 

Non è nulla.

Rimase a fissarlo per un istante in più poi si decise.

“Ok. Riverside sia. Ma quando saremo lì, non ditemi che non vi avevo avvertito.”

 

  
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