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Autore: pattydcm    09/02/2019    1 recensioni
! ATTENZIONE !! DA SAPERE PRIMA DI INIZIARE LA LETTURA !
Questa ff è la continuazione della mia OS ‘Fenix’. Vi consiglio, quindi, di leggerla, prima di affrontare quella che sarà una piccola long dal punto di vista di Greg. Dalla serie sappiamo che il suo matrimonio è in crisi e qui si approfondisce questo aspetto. Mi sono focalizzata sulla confusione che domina l’ispettore e che si estende a tutti i campi della sua vita. Non è una mystrade, in realtà non c’è una vera coppia qui. C’è la confusione di quest’uomo che si scontra con figure diverse: Sherlock, Mycroft, la ex moglie, Donovan, Molly e Moriarty. Come sappiamo dalla serie, la vita di Greg è stata messa in pericolo dalle mire di James su Sherlock. Se sappiamo come si è evoluta questa minaccia in John, nulla si sa di come l’abbia presa Greg. Ho voluto qui porre l’accento anche su questo. Ci trovarci al termine della prima stagione: Moriarty si è palesato con il suo macabro gioco e ha detto a Sherlock che gli brucerà il cuore. Non ci sarà l’incontro con la Adler, né la gita a Baskerville e il salto dal Bart's. Spero che questo esperimento vi piaccia.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Lestrade, Molly Hooper, Mycroft Holmes, Sally Donovan
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Buonasera a tutti!
Eccovi un altro capitolo. Spero sia di vostro gradimento. Se vi va lasciatemi una recensione.
A presto
Patty
 
Capitolo 9
 
Greg stropiccia gli occhi fissi da quasi tre ore davanti al pc e finalmente decide di chiuderli per un po’.
“Oh cristo!” pensa cercando di riordinare le informazioni che ha raccolto.
Dalla documentazione ‘recuperata’ dal pc di Molly ha scoperto di quale morte sono venuti a mancare i ricattatori di Susan Jackson.
Gregson è stato trovato dalla moglie nel suo garage, colto da un arresto cardiaco che lo ha portato alla morte quasi immediata. Con l’efficienza che la caratterizza, la patologa ha cercato di capire se si trovasse dinanzi a un vero attacco cardiaco o se questo fosse stato causato da qualcosa che l’uomo ha ingerito e che magari gli è stato somministrato allo scopo di eliminarlo.
Dal momento che Gregson godeva di ottima salute, a detta della moglie, ma confermato dalla sua cartella clinica, un simile controllo è più che importante, benchè un arresto cardiaco possa cogliere chiunque in qualunque momento, sano o malato che sia. L’unico problema fisico di Gregson sembrava essere la stipsi. Molly ha ricondotto la leggera presenza di digitale nel sangue dell’uomo ai preparati erboristici per lassativi che questi prendeva regolarmente e che utilizzano minime quantità di digitale. Greg, però, sa che il ricattatore non è morto per una disgrazia e per lui quella piccola quantità di digitale ha un significato più che chiaro.
Gregson lascia la moglie e due figli di dodici e sedici anni. Dalla foto scattata al momento del ritrovamento è possibile vedere una Bentley ultimo modello acquistata solo sei mesi prima, davvero un po’ troppo costosa per un semplice impiegato in un’agenzia di assicurazioni. Questo particolare, però, sembra non essere stato tenuto in considerazione durante le indagini.
McManara, invece, è morto a seguito delle ferite riportate durante un brutto incidente alla guida, anche lui, di un’auto troppo lussuosa. Greg apre per l’ennesima volta le foto della scena dell’incidente e ancora una volta si chiede come possa essere stato possibile che nessuno si sia accorto di ciò che a lui appare chiaro e lampante.
Dalle foto è evidente come non ci sia sull’asfalto alcun segno di frenata da parte dell’auto che, come spiega il verbale redatto dall’agente della stradale, ha tagliato la strada all’uomo, facendolo finire contro il muro di un vecchio magazzino. McManara ha frenato, le ruote della sua auto hanno lasciato delle belle strisce nere evidenti. Ha tentato disperatamente di salvarsi dal suo assassino.
Dalle telecamere presenti sul posto non si è ricavato nulla in quanto si è scoperto essere guaste, sempre secondo l’agente che ha scritto il rapporto. A nessuno, però, è venuto in mente di capire come mai lo fossero e cosa ne pensassero i titolari del magazzino che ne erano responsabili. Il caso è stato chiuso con dei punti oscuri così chiari da saltare all’occhio del più stupido dei bobby[1].
“Dio, ce le meritiamo le parole di disprezzo di Sherlock” sospira Greg. 
Per quanto riguarda Eleonor Marchall, il cui caso è ancora aperto e in lavorazione da parte di Dimmock e la sua unità, Molly appunta la presenza di un segno attorno al collo parzialmente carbonizzato della donna. Indica che, però, a causa delle condizioni del corpo non è possibile capire se sia stato causato dall’esplosione o se fosse precedente a questa.
Greg si è fatto l’idea che la donna sia stata strangolata e poi il suo assassino abbia inscenato quella fuga di gas per coprire le sue tracce, e chi se ne frega se ci hanno rimesso la vita altre cinque persone.
“Troppe irregolarità” sussurra, sputando fumo e malcontento. Dal momento che non vuole arrendersi all’idea di Sherlock su quanto siano poco professionali, preparati e capaci gli Yardes, questi buchi d’indagine non possono essere che la prova lampante della presenza di talpe di Moriarty all’interno del Met[2]. Più di una perché, da quanto ha potuto vedere da queste tre autopsie e relative documentazioni, vengono toccati i settori della stradale, della scientifica e, purtroppo per lui, della sua squadra investigativa.
“E una di queste è il mio killer” pensa, aprendo le schede personali degli agenti che hanno redatto il rapporto dell’incidente di McManara, dei rilievi nella palazzina nella quale è morta Susan Marchall e di Jordan, che ha preparato quello sui coniugi Jackson.
Ed è sulla scheda del giovane agente che si è soffermato di più. Non riesce a credere che possa essere proprio lui, in carico alla sua squadra da pochi mesi.
“Poco dopo l’arrivo di John nella vita di Sherlock, se non erro” pensa, coincidenza che fa vibrare le sue antenne. “Se così fosse… quali erano le sue reali intenzioni, ieri sera, quando mi ha proposto di unirmi a lui per una birra?” si chiede.
Sherlock e John gli hanno detto poco e nulla sugli sviluppi del caso che stanno seguendo in Spagna. Anche Mycroft la sera prima durante la cena non ha detto nulla di più. A conti fatti, Greg non sa se stanno mettendo nei guai Moriarty al punto da portarlo a decidere di ucciderlo per bruciare il cuore al consulente, oppure se sia ancora abbastanza forte da non averne bisogno.
“Confortante avere delle certezze nella vita” ironizza fissando la foto impeccabile di Jordan, allegata alla sua scheda. “Al pub davanti al Met, avevi detto” medita, dicendosi che, dal momento che domani è ancora libero, potrebbe fare un salto lì stasera e vedere se ha la fortuna di incontralo “E l’avrò per forza se mi sta col fiato sul collo”.
Scocca un’occhiata alla telecamera posta sopra la porta d’ingresso della biblioteca nella quale ha deciso di portare avanti le sue indagini. Ha badato bene di controllare se ce ne fossero altre, prima di scegliere in quale dei tavoli sedersi. Secondo John è Mycroft il signore delle telecamere a circuito chiuso, quindi povrebbe stare più che tranquillo. Il fratello di Sherlock, però, ci ha tenuto più volte a sottolineare come facesse meglio a non fidarsi di nessuno, soprattutto di chi gli è vicino.
“Per quel che ne so, Moriarty potrebbe fregare persino uno come te, Myc” dice, spegnendo il laptop. Riprende in mano il cellulare e apre la chat che ha con Margaret. Sorride, pensando con soddisfazione di essere riuscito a spuntarla in qualcosa, finalmente. Forse aver parlato della stramba idea che si è fatta su di lui ha smosso qualcosa, dopo tutto.
 
Tu che prendi due giorni di vacanza?
Dio, non ci posso credere!
Va pure tu a prendere i ragazzi, ne saranno contenti.
Devo chiederti, però, di riportarli a casa dopo.
Domani George ha la verifica di matematica.
Si era già messo d’accordo con Leslie per studiare insieme oggi pomeriggio.
Lizzy, invece, ha la verifica di francese e sai bene come questa lingua non le entri per nulla in testa!
 
Ride e si rende conto di essere commosso. Da tempo Margaret non si rivolgeva a lui con calma, senza insulti. Sembra quasi siano tornati indietro nel tempo, quando, anziché sms, si lasciavano post it appesi al frigo e ricorda che lei disegnava sempre una faccina sorridente o un cuore alla fine di ogni comunicazione. Erano piccole cose insignificanti. Si è reso conto a sue spese, però, di quanto nulla sia insignificante.
Pensare alla possibilità di recarsi in quel pub e incontrare il suo assassino gli piace meno, ora che ha riletto questo messaggio. La ama ancora, è inutile che cerchi di dirsi il contrario. Nonostante tutto il male che gli ha fatto, nonostante stia in pianta stabile con un altro da tempo ormai, nonostante quella folle idea di lui innamorato di Sherlock, non può fare a meno di provare amore per questa donna.
“Sono un maledetto masochista” pensa stropicciando il viso stanco con entrambe le mani. Controlla l’orologio e si rende conto di essere a rischio ritardo anche oggi.
Solo la fortunata congiunzione astrale di semafori verdi e traffico ridotto gli permettono di giungere in orario alla scuola di George. Lo vede uscire insieme ai suoi compagni e dividersi poi da questi per continuare il tragitto con il suo amico Leslie. Hanno entrambi gli occhi fissi sullo smarthphone nel quale stanno guardando qualcosa che sembra essere davvero interessante. Ridono e Greg sorride insieme a loro nel vederli così spensierati, nonostante i molti problemi. Anche i genitori di Leslie si sono separati quasi nello stesso periodo in cui lo hanno fatto lui e Margaret e questo sembra aver rafforzato l’amicizia tra i due ragazzini. Greg è felice del fatto che il figlio possa aver avuto qualcuno accanto durante la bufera, col quale potersi sfogare ed essere capito, dal momento che cavalcano le stesse onde alte e minacciose.
George si accorge di lui per caso, da una gomitata al suo amico e punta il dito verso di lui tutto felice. Entrambi corrono verso l’auto dalla quale Greg scende per essere letteralmente travolto dal figlio che lo stringe in un forte abbraccio.
<< Non ci posso credere! >> grida George allegro. Lo ripete più volte, senza accennare a volerlo lasciare andare. Leslie si sente evidentemente di troppo e porta l’attenzione al suo smartphone, ma si nota dal sorriso che ha stampato sul viso quanto sia felice per il suo amico.
<< Ho preso due giorni di ferie e ho chiesto a vostra madre se potevo venirvi a prendere io anche oggi >> gli sussurra all’orecchio, stringendolo a sua volta. Il calore di questo abbraccio riesce a sciogliere le tensioni che si porta addosso dalla sera prima, con una forza maggiore di quanto non abbia fatto quello breve e imbarazzato di Molly.
<< E lei ti ha detto di sì? Non ci posso credere! >> dice lui scostandosi appena. Ha versato qualche lacrima e bada bene di toglierne subito ogni traccia.
<< Non so se è un buon segno o solo una coincidenza. Non ci voglio pensare. Sono qui punto e basta >> dice, battendo le mani sulle spalle del figlio. << Leslie, salta su, ti accompagno >>.
Il ragazzino prova a ribattere, ma Greg insiste e George finisce col trascinarlo per un braccio. Prendono posto entrambi sul sedile posteriore e lungo il breve tragitto fino a casa del ragazzo chiacchierano tutti e tre di rugby e dei cantanti del momento, dei quali Greg non conosceva neppure l’esistenza.
Quando Leslie si accomiata ricordando a George l’appuntamento del pomeriggio, questi si siede accanto a lui pronto all’appostamento davanti alla scuola della sorella.
<< Perché hai preso ferie se stavi portando avanti le indagini sui Jackson? >> gli chiede il figlio. Greg si è preparato alle domande di George e prima di uscire ha controllato la sua auto da cima a fondo alla ricerca di cimici o altre diavolerie senza, però, trovare nulla. Accende comunque la radio, nell’eventualità che qualcosa gli fosse sfuggito.
<< Le ho passate a qualcun altro >> gli dice strizzandogli l’occhio. Il ragazzino capisce e sorride compiaciuto.
<< E lui ti ha dato notizie sul caso che sta conducendo in Spagna? >> gli chiede e sembra anche non attendesse altro che porgli questa domanda. Ha negli occhi quel bagliore carico di curiosità e ammirazione per Sherlock, che rinnova i dubbi di Greg in merito alla possibilità che ci sia qualcosa di più.
<< A dire il vero no >> risponde, abbozzando un sorriso.
<< Come ha reagito alle informazioni che gli hai dato sul caso? >> lo incalza.
<< Oh, beh, sai… lui è di poche parole. Mi ha risposto con un laconico ‘Ok’ e da allora non ho più ricevuto sue notizie >>.
George storce il naso e prende a fissare un punto, meditabondo.
<< E’ strano, sai? >> dice Greg, uscendo dal suo silenzio. << Con me è sempre stato gentile e si è dilungato anche in molte spiegazioni, quando gli inviavo le prove che trovavo. Non capisco perché non lo sia anche con te >>.
Ha sempre pensato suo figlio fosse un ragazzino intelligente e perspicace e con queste domande che gli pone gleni sta dando ulteriore prova. Greg si sente un verme all’idea di dovergli mentire di nuovo. 
<< Lui è fatto così, Georgie >> dice facendo spallucce. << Quando è preso da un’indagine non risponde proprio. Mi ritengo fortunato lo abbia fatto anche solo con un semplice ‘Ok’. Ci ho fatto l’abitudine, ormai >>.
Il ragazzino annuisce e torna a fissare un punto, meditando su quanto gli ha appena detto.
<< E’ sicuramente una persona particolare, non trovo giusto, però, che gli altri lo deridano o lo giudichino >> dice, uscendo in fretta, questa volta, dal suo silenzio. << I tuoi colleghi, i miei compagni, pensano sia solo un tipo eccentrico che ama prendere in giro la gente. Leslie non lo giudica, ma fatica a credere che riesca davvero a fare ciò che fa. A me piace >> dice, guardando fuori dal finestrino.
Un brivido percorre la schiena di Greg. Potrebbe essere una innocua constatazione come anche il desiderio di iniziare una conversazione su un argomento che il detective non sente di voler affrontare in questo momento. Prova disagio. Molto disagio. Vorrebbe cambiare discorso, ma non gli viene in mente nulla. Parcheggia davanti alla scuola di Elisabeth e spera che questa arrivi presto. Non sopporta il silenzio nel quale si è chiuso George.
<< Pensi che potrei scrivergli per chiedergli del caso? >> gli domanda e negli occhi c’è di nuovo quella luce che lo abbaglia. << Forse a me risponderebbe, come ha fatto quando era qui >> aggiunge.
A ben vedere George potrebbe essere mosso dal semplice desiderio di essere utile alle indagini.
“Ma sì che è cosi! Scemo io che mi faccio tutte queste paranoie!” pensa e istintivamente scompiglia i capelli arruffati del figlio.
<< Non saprei, Georgie. Potrebbe essere telegrafico anche con te o non risponderti proprio e non voglio tu possa restarci male. Sherlock è capace di ferire il prossimo senza rendersene conto >>.
<< Beh, anche il prossimo lo ferisce, e il più delle volte in modo palese e volontario >> dice il ragazzo. << Penso sia normale diventare acidi quando si è circondati da persone pronte a giudicare negativamente quello che sei, quello che fai, le cose in cui credi. In qualche modo ci si deve difendere. Lo hai fatto anche tu con la mamma quando ti ha accusato di essere gay >> gli dice guardandolo di sottecchi.
Lo stomaco di Greg si stringe e volge lo sguardo all’orologio e a quella maledetta lancetta che proprio non ne vuole sapere di portarsi sul 12 e far suonare la dannata campanella.
<< Tua madre non mi ha accusato di essere gay, ma di essermi innamorato di lui >>.
<< E non è la stessa cosa >> gli chiede curioso.
<< No che non lo è >> dice sicuro di sé, benchè non lo sia affatto. << Penso che si possa prendersi una sbandata per una persona del proprio sesso senza per questo essere attratti da tutti gli altri. Mi pare la chiamino etero flessibilità, ma prendila con le pinze, perché con tutti i termini nuovi che ci sono sull’argomento mi perdo >>.
George torna a fissare il punto, riflettendo su quanto gli ha detto e data l’importanza dell’argomento Greg spera proprio di non aver detto delle gigantesche cazzate.
<< Quindi se mi piace un ragazzo e solo lui e nessun altro, allora non sono gay? >> gli domanda.
“Cristo, ma non si potrebbe più semplicemente parlare di donne!” pensa, maledicendo ancora una volta quella stupida lancetta troppo lenta.
<< No >> risponde, cercando di essere credibile. << Se ti senti attratto dagli uomini sì, se ti senti attratto dalle donne e poi conosci un uomo che ti attira e lui soltanto allora no >>.
<< Che casino >> sentenzia il ragazzo serio. << Non sarebbe più ovvio fregarsene di chi sta con chi e perché e permettere a ognuno di essere e fare ciò che vuole? >>.
Il ragionamento non fa una piega e Greg lo approva in pieno. Come può spiegargli che, però, ci sono persone bigotte, ottuse e convinte di detenere la ragione assoluta, pronte a dare addosso a chiunque esca da ciò che è ritenuto ‘normale’. Quella è la realtà, ma non vuole neppure spaventarlo, perché in qualche modo le cose potranno cambiare, anche se non sa bene né come né quando.
<< E’ per questo che lui mi piace, sai? >> continua il ragazzino volgendo lo sguardo altrove. << Perchè Sherlock se ne frega del giudizio della gente. Nonostante ciò che pensano e dicano di lui, continua a portare avanti il suo lavoro e la sua vita. È ammirevole, non trovi? >>.
<< Sì, lo è. Anche tanto solo, temo >>.
<< C’è John con lui e penso stiano anche bene insieme. Però prima sì, penso anche io sia stato molto solo e forse è per questo che faceva uso di droghe. Ti ricordi quando lo abbiamo ospitato? >>.
Greg annuisce e gli torna in mente quanto dettogli dalla ex moglie in merito a quell’ospitata. << Aveva tutti questi segni sulle braccia e quelle occhiaie profonde. Pensavo fosse un mago quando a colazione ci ha detto cose di noi che non poteva sapere. Se fosse nato nel medioevo lo avrebbero accusato di stregoneria e bruciato sul rogo >>.
In un certo senso, Greg pensa che Sherlock ha qualcuno deciso a bruciargli il cuore anche in questa epoca. Lo stesso individuo a causa del quale lui stesso è in pericolo.
<< Gli hai davvero salvato la vita, papà? >> gli chiede curioso sporgendosi verso di lui.
<< Gli ho chiesto di scegliere tra le droghe e la possibilità di collaborare. Ha scelto l’alternativa a lui più vantaggiosa >>.
<< Forte! >> esclama il ragazzino. << Sei una persona importante per lui. Sono felice tu non gli abbia voltato le spalle >> dice guardandolo con orgoglio.
Lo stomaco contratto di Greg si scioglie dinanzi a quello sguardo che aumenta e di un bel po’ la sua autostima. Essere amico di Sherlock è anche questo, non solo rischiare la vita a causa del pazzo che ha deciso di giocare con lui.
<< Il consulente investigativo ti piace proprio tanto, eh? >> dice senza badare alle possibili interpretazioni di questa frase. Il ragazzino diventa rosso come un pomodoro e allora si rende conto di essersi dato da solo la zappa sui piedi.
La portiera del lato passeggeri si apre e Lizzy, il suo profumo e i suoi modi, invadono l’abitacolo
<< Non ci posso credere! Sei qui!!! >> grida felice, gettandogli le braccia al collo, incurante di come stia schiacciando il fratello. George questa volta non ci pensa due volte a cederle il posto e passare dietro, segno di quanto debba sentirsi in imbarazzo. Si accoccola a ridosso del sedile, rendendogli impossibile scorgerlo dallo specchietto retrovisore.
<< Come è possibile questa cosa? >> gli chiede la ragazza stampandogli sulla guancia un bacio che di sicuro gli lascerà sulla guancia il segno scuro del suo rossetto.
<< Ho consegnato il caso che stavo seguendo a Sherlock, ho preso due giorni di ferie e ho chiesto a vostra madre se potevo passare a prendervi anche oggi. Lei ha detto di sì, ed eccomi qua >> racconta anche a lei, che, però, lo guarda scettica, accomodandosi al suo posto.
<< Penso ci sia dell’altro >> dice scoccandogli un’occhiata indagatrice che lo porta a notare come anche lei gli somigli, soprattutto quando assume espressioni simili. << Non deve dirci nulla, ispettore Lestrade? >> gli chiede, incrociando le braccia al petto. Greg resta di stucco, del tutto ignaro di dove voglia andare a parare.
<< E piantala, Liz! >> dice George da dietro, dando uno scappellotto alla sorella. Questa fa per renderglielo, ma Greg le blocca la mano.
<< Si può sapere di cosa stai parlando? >> le chiede e la ragazza lo guarda storto per poi tornare a sedersi composta.
<< Dove ti trovavi ieri all’ora di pranzo? >> gli chiede, con un tono da interrogatorio convincente al punto che sembra fare il suo stesso lavoro da anni.
Greg strabuzza gli occhi. Certo che sa dov’era a pranzo il giorno prima, quel che non sa è come possano esserne loro a conoscenza.
<< Ero al bar davanti al Bart’s >> .
<< Da solo? >> lo incalza la figlia.
<< Ho pranzato con la patologa per continuare a parlare del caso sul quale stavo lavorando >> risponde, infastidito dai modi della ragazza e dal dover ancora una volta mentire.
<< Hai pranzato con un’anatomopatologa? >> gli chiede George facendo capolino dal sedile posteriore.
<< Sì. Mangiano anche loro sai? >> risponde lui divertito dal suo stupore.
<< E ci fai anche altro con questa patologa? >> gli chiede Elisabeth senza girarci attorno.
<< E anche fosse a te che te ne importa >> si intromette George. << Mamma ce l’ha un amante e da prima che si lasciassero. Non vedo perché lui non può rifarsi una vita. Con una donna che scuoia cadaveri, poi! Forte! >> dice euforico.
<< Non sono per nulla d’accordo! >> ribatte Elisabeth alterata. << Prima dici che con le donne hai chiuso e poi mamma ci chiede se tu stia frequentando qualcuna e se ne esce con questa storia del pranzo >>.
<< Mi ha visto lei al bar con Molly? >> domanda stupito.
<< Oddio che nome ridicolo! >> dice Elisabeth disgustata. << Non ti ha visto lei. Perché sarebbe dovuta essere dalle parti del Bart’s a pranzo? >> domanda alzando gli occhi al cielo per la sua deduzione del tutto errata. << E stata Dora >>.
<< Cristo, Dora! >>.
Greg si era del tutto dimenticato della cara amica infermiera di Margaret che lavora al Bart’s. Sicuramente deve ringraziare la segretaria del reparto per questa spiata.
<< Non ci avevi pensato, eh? >> lo canzona la figlia. << Ovviamente abbiamo detto a mamma che non ne sapevamo nulla. A quanto pare, anche se si fa bellamente i fatti suoi ci tiene ad essere ancora l’unica donna nella tua vita >>.
<< Io faccio il tifo per Molly >> si intromette di nuovo George, spuntando dal sedile posteriore. << Pensi che mi permetterà di vedere un cadavere aperto? >>.
<< Quello non te lo permetto io. Ti assicuro che non è un bello spettacolo >> lo rimette al suo posto scoccandogli un’occhiataccia. << E comunque, a scanso di equivoci, non c’è assolutamente niente tra noi. Abbiamo solo pranzato insieme, tutto qui. Se dovessi stare con tutte le persone con le quali mi capita di pranzare o cenare… >> non conclude la frase, pensando che la sera precedente ha cenato con Mycroft Holmes e la sua segretaria, un duo in mezzo al quale non vorrebbe davvero finire. Pensa anche che stasera ha meditato di tentare di trovare Jordan al pub e se il suo sospetto circa la sua vera identità dovesse essere infondato, la situazione potrebbe diventare alquanto imbarazzante con lui.
<< Eddai papà, per una volta che conosci qualcuno di interessante! >> sbotta George. << Già ci siamo persi l’opportunità di avere per patrigno Sherlock Holmes >> dice e la sorella ridacchia divertita. Greg li osserva stupito e si rende conto che hanno preso quella cosa decisamente meglio di quanto non abbia fatto lui. 
<< Andiamo da te? >> gli chiede Elisabeth, cambiando del tutto argomento.
<< Oggi no, ragazzi, mi spiace. George deve studiare matematica con Leslie e tu hai il compito di francese domani >>.
<< Ma chi se ne frega del compito! Tutto il mondo parla inglese, non vedo perché io, che sono madrelingua, mi devo porre il problema di imparare un’altra lingua >>.
<< Argomentazione che ti fa entrare di diritto nella top ten delle cazzate della settimana, Liz >> ride il fratello e questa volta lo scappellotto gli arriva davvero.
Giungono davanti a casa di Margaret ed entrambi lo stringono forte e gli lasciano un bacio sulla guancia prima di scendere dall’auto. Greg resta a guardarli percorrere il vialetto l’uno accanto all’altra. Suonano alla porta e la madre apre loro facendoli entrare. Prima di chiudere guarda verso di lui e lo saluta con la mano regalandogli un sorriso.
Deve essere seria questa storia della gelosia” pensa, rispondendo al suo saluto che lo riempie di gioia. Spera proprio che i giorni bui dei litigi, delle convocazioni da parte dell’avvocato di lei, degli insulti e della tensione continua siano finiti.
Quando la porta si chiude Greg mette in moto l’auto diretto verso casa sua. Deve prepararsi per la serata e sperare di concluderla con l’arresto del killer assoldato per ucciderlo.
 
 
[1] Nomignolo attribuito agli agenti di strada di Scotland Yard
[2] Metropolitan police departement, l’altro nome di Scotland Yard
   
 
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