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Autore: DarkYuna    09/02/2019    1 recensioni
(Seconda parte di "Ricama il mattino con i fili della notte")
Dal nono capitolo:
"La luce opalescente del giorno vicino alla morte si riverbera suggestiva nei suoi occhi
e le iridi trasparenti albeggiano su un cuore che si strugge, nella forza tragica,
di un amore non corrisposto.".
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chris Evans, Nuovo personaggio, Sebastian Stan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prefazione
 
 
 
 
 
 
 
 
All’inizio si pensa sempre di non farcela, sai, quando la favola finisce, le strade si dividono, i cuori si spezzano. Però è un cliché abbastanza ovvio, no? Al termine di una storia importante, una storia vera, non le finzioni dei giorni nostri, dove si sta insieme per paura di vivere di solitudine; tutti abbiamo pensato, almeno una volta, di non farcela… di morire per amore.
 
 
Manca il respiro, è come andare in apnea con i polmoni fuori uso, dopo aver ricevuto un violento pugno allo stomaco, è un po’ difficile affrontare il peggio, se non ce la fai, se parti già male, schiacciato, se sei fuori uso ancor prima di affrontare la guerra. È una battaglia persa, fidatevi, nessuno si riprende mai completamente, le cicatrici sull’anima ne sono una prova, il sorriso sbiadisce, gli occhi si spengono, il mondo si tinge di grigio, il ricordo è indelebile.
Dopo che lei ha scelto lui, il sole è tramontato per sempre nella mia vita e l’oblio è sorto a lambire le lacrime. Dopo che lei se n’è andata, sono divenuto un sopravvissuto in un mondo di bugie, ho smesso di essere me stesso, ho perso ogni interesse ad alzarmi la mattina.
 
 
Perché sforzarsi, se non ne ho alcun motivo?
Perché sforzarsi, se la mia unica ragione di vita, ha deciso di strapparmi il cuore ed andarsene via con quello?
Se non ho più niente che batte nel petto, una ragione da portare avanti, una causa da combattere… se non ho più al mio fianco la persona che ha giurato amore, perché proseguire?
All’inizio ho pensato di non farcela, lo ripeto e lo sottolineo, all’inizio ho pensato di non farcela, ma, per ogni volta che l’ho pensato, invece, ce l’ho fatta lo stesso. Non sono morto per quel dolore, ancora oggi non ho mai conosciuto una persona morta per amore, non in modo naturale, perlomeno.
All’inizio ho pensato di non farcela, i giorni si sono consumati inesorabili, i mesi mi hanno annientato nel profondo, gli anni passati addosso come macigni, trasformandomi inevitabilmente.
All’inizio ho pensato di non farcela e dall’accaduto nefasto, sono trascorsi tre anni. Tre, lunghissimi ed eterni anni.
 
 
Sono distrutto nell’anima, spezzato, rovinato inevitabilmente, non ho più lacrime da versare, emozioni da provare, amore da donare, sono l’ombra svigorita dell'uomo che ero un tempo. Una marionetta che si muove, parla e mangia, come azioni puramente meccaniche, più che per altro.
All’inizio ho pensato di non farcela… e no, non ce l’ho fatta, anche se sono qui a raccontarlo, anche se sono qui, ancora… non ce l’ho fatta, ho perso… ho perso me stesso.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
1.
 
 
 
 
 
 
"Voglio diventare l’uomo più importante della vita
che hai vissuto finora, che faccia impallidire il ricordo
di quelli che già sono stati, che venga prima
di quelli che inevitabilmente saranno.
Voglio entrarti nella testa e nello stomaco
e diventare un pensiero fisso,
che la tua agguerritissima contraerea non riesca ad abbattere,
poi insinuarmi tra le maglie delle tue paure
e disinnescarle una a una.
Voglio demolire le fondamenta di quel muro
che ricostruisci con testarda perseveranza ogni volta che
provo a sfiorarti e che sento ogni volta più fragile.
Voglio essere un punto di domanda e dettarti la risposta giusta,
l’eccezione che cambia la regola.
Voglio convincerti che con me sei ancora più bella,
che la mediocrità non è rassicurante,
che la serenità è la virtù degli incapaci.
Sì, voglio farti cedere e voglio che la resa non sia una sconfitta,
ma la più grande delle tue vittorie.
E voglio riuscirci senza estrarre l’unica arma di cui dispongo
per farti tremare, l’assenza, perché tra te e me
non esistono sottrazioni, ma solo addizioni.
Non uccidermi proprio ora e ricordati che sai respirare.".
-Fino all’ultimo respiro
 
 
 
 
 
"I viaggi finiscono laddove si
incontrano gli amanti.".
-Shakeaspeare
 
 
 
 
 
 
La giornata più sconvolgente della tua vita, inizia sempre in modo normale, quasi noiosa, segue una consuetudine stabile nel tempo, forse è per questo che non ci si aspetta di essere scioccati.
Ed è buffo, perché inconsapevolmente l'intero universo ruota attorno a te, per condurti lì, nell'esatto istante e nel luogo preciso, per far sì che il tuo destino si compia.
 
 
Pagina centoventisette, ne mancano ancora duecentotré.
Libro sulla Fisica Quantistica.
 
“Tutto è energia e questo è tutto quello che esiste.
Sintonizzati alla frequenza della realtà che desideri
e non potrai fare a meno di ottenere quella realtà.
Non c'è altra via.
Questa non è Filosofia, questa è Fisica.”.
Albert Einstein
 
Siamo esseri composti da energia, collegati ad altri tramite essa e al cosmo intero.
Questo deve essere il terzo o forse il quarto volume che divoro, nella noia stantia del mattino, in cui la libreria è frequentata da poche persone, spesso studenti che hanno saltato la scuola e divorano a piedi Boston, prima di tornare dalle famiglie ignare delle loro marachelle.
 
 
La signora Andria indossa il cappotto, pronta per uscire dal negozio.
Lei è la proprietaria della libreria in cui lavoro da una manciata di mesi e, chiamarla signora mi sembra un titolo che non le appartiene, è giovanile dall'aspetto, in fondo ha poco più di trent'anni, quindi "signora" è troppo pesante da associare al suo nome... ed è la moglie di Chris Evans!
Sì proprio lui, il famosissimo attore che ha interpretato Capitan America per oltre otto anni, scherzosamente soprannominato da me "Stellina".
È a dir poco pazzesco, ancora stento a crederci.
Quando sono stata assunta non l'avevo riconosciuta, poi Anastasiya è passata a trovarmi per un saluto e mi ha rivelato chi fosse. Ho scorto Chris Evans una volta soltanto e di sfuggita, era venuto a prendere sua moglie, l'ho visto scendere dall'auto per aprirle lo sportello da vero gentiluomo.
Sono sposati da tre anni, eppure si comportano come se si fossero sposati ieri: è davvero romantico.
Mi ricordano i miei genitori, nozze d'argento ed è come il primo giorno.
 
 
<< Elaine ripasso dopo la pausa pranzo... >>, inizia a dire di fretta, mentre si annoda la sciarpa color perla che si abbina ai lunghi capelli di un biondo platino. Segretamente sono una sua specie di fan, la trovo bellissima, elegante ed eterea, avrebbe potuto fare l'attrice o la cantante, dato la voce intonata. E poi mi permette di leggere tutti i libri che desidero, a patto che non li rovini. << Qualsiasi imprevisto, chiamami sul privato: non dovrei metterci molto. Ho alcune commissioni da fare, visto che il Natale è alle porte. >>.
 
 
Annuisco, attenta alle direttive, non voglio fare brutte figure, non con lei.
<< Non si preoccupi signora Andria. >>.
 
 
Piega le spalle all'ingiù, riserva un sorriso arreso.
<< Ti ho già detto che sono solo Andria per te. >>. Nemmeno a lei piace essere chiamata "signora".
 
 
<< Va bene, Andria. >>.
 
 
<< A più tardi. >>. Fa un cenno gentile con la mano e in una nuvola impalpabile di profumo allo zucchero filato, se ne va.
Tra me e me penso che avrebbe anche potuto smettere di lavorare, dato il cospicuo conto in banca del marito, invece è fiera della sua indipendenza di donna e continua nella sua attività, permettendo ad altre persone come me di pagare l'affitto a fine mese.
 
 
Distolgo lo sguardo dall'uscita, controllo l'interno della libreria e, una volta appurato che ogni cosa sia al suo posto, torno ad appassionarmi all'argomento del libro. Sono sul serio convinta che la Fisica Quantistica sia un altro modo per chiosare la connessione misteriosa che può sussistere tra due persone e legarle inscindibilmente, una versione meno romanzata e più scientifica dell'anima gemella.
A ventisei anni ancora un po' ci credo che, tra sette miliardi di anime, ce ne sia una che possa accostarsi al mio cuore in un vincolo imprescindibile che va oltre ogni concezione umana possibile. Il non averla ancora trovata, non significa che non mi stia cercando, così come la sto cercando io.
Forse la incontrerò tra un minuto o magari un respiro prima di morire, qualsiasi sia il tempo concesso in sua compagnia, sarà l'eternità per me.
Vivo l'idea dell'amore in una maniera enfatizzata, colpa dei libri con cui trascorro la maggior parte della giornata.
 
 
Sfoglio l'ennesima pagina, di sottecchi un movimento cattura la mia concentrata attenzione. Alzo gli occhi una prima volta con leggerezza, è quasi un gesto involontario, dettato dall'istinto, uno sguardo veloce su dei lineamenti familiari che mi fanno sbalzare il cuore all'interno del petto. La seconda volta so perfettamente chi è entrato nella libreria.
Spalanco per un momento le palpebre, intanto che Sebastian Stan percorre a passo lento il breve spazio tra gli scaffali di cucina e favole per bambini, diretto alla cassa, dove ci sono io.
 
 
I faretti al led del soffitto illustrano un viso riflessivo, adulto, dai lineamenti marcati, gli occhi brillano di una luce oscura che riuscirebbe a stregare anche il più freddo dei cuori. Ha i capelli scuri umidi ed accatastati, come se avesse indossato un berretto o qualcosa del genere; la barba è cresciuta tanto, ma non lo penalizza, anzi, gli conferisce quel fascino in più che si addensa alla bellezza innegabile di cui è fornito.
Porta indumenti normalissimi, che tendono all'anonimo, semplici jeans, una maglia di un bordeaux spento ed un giaccone nero.
Gli occhi si incrociano con i miei ed hanno un guizzo di vita che gli attraversa le iridi di un oceano di cristallo in tempesta, poi si dipana nel resto del volto e gli ravviva leggermente i tratti spenti.
 
 
Il mio corpo ha strane reazioni, una pressione imperitura che serpeggia tra le costole, si insinua profondamente nelle vene e defluisce fino all'anima, un po' come la prima volta che ascolti quella che diventerà la tua canzone preferita negli anni: sai che è quella giusta.
<< Porca troia. >>, farfuglio tra me e me, al corrente di essere sul punto di esplodere e fare una delle figuracce più epocali nella storia delle figuracce.
 
 
Sebastian si accosta al bancone, ha il riflesso di un sorriso appena accennato, che gli allenta l'aria austera.
<< Buongiorno. >>, pronuncia con la voce che sa di fuoco e veleno. Scenderei volentieri tra le spire di Lucifero pur di continuare a contemplare il demone più avvenente che trattiene gelosamente solo per sé. Il cinema e i giornali non gli rendono minimamente giustizia, da vicino lascia senza respiro.
Tento disperatamente di non ridere come una deficiente e, con mio sommo orgoglio riesco a contenere la dignità a briglia stretta.
 
 
<< Salve. >>, esordisco, il più normale possibile, non voglio apparire stupida, anche se è alquanto impossibile fingere che questa sia una situazione ordinaria. Mia madre dice che "salve" è il saluto dei vecchi e non di una ventiseienne, ma è difficile uccidere un'abitudine. << Cosa posso fare per lei? >>, domando ferma, non tentenno, il tono non perde di vigore, sembro quasi una persona seria.
Perché questa spasmodica smania di voler intrecciare le dita nella massa composta di capelli morbidi ed invitanti?
Devo restare concentrata!
 
 
<< In realtà cercavo una persona: Andria. È qui? >>, chiede incolore, mantiene una certa gentilezza nelle parole.
Essendo Sebastian Stan amico di Chris Evans, lo sarà anche di sua moglie, è la deduzione automatica del cervello e Dio solo sa quanto vorrei essere amica di qualcuno di loro per avere una sola speranza di rivedere l'uomo davanti a me. Mi venderei perfino l'anima per un'occasione.
 
 
Scuoto la testa, sinceramente dispiaciuta.
<< Purtroppo no, è uscita giusto dieci minuti fa. Vuole che la chiami per dirle che è qui? >>. Non ho bisogno di fare ulteriori domande stolte, io so chi è, e lui sa che io so, quindi evito inutili convenevoli.
 
 
Ci pensa su un momento, non ha smesso di abbacinarmi con quelle iridi in cui riesce a specchiarsi perfino il mio cuore. Scrolla appena la testa.
<< No, non importa... >>, mormora più a se stesso che a me, <<... ci siamo già visti? >>, chiede dopo.
 
 
Inarco le sopracciglia, stupita dalla domanda.
<< Se l'avessi già incontrata me lo ricorderei sicuramente. >>, dico senza collegare la spina del cervello. << Cioè, sarebbe impossibile dimenticarla... volevo dire, che, beh... ha capito, no? >>. Se potessi sotterrarmi, lo farei seduta stante.
 
 
Sebastian sorride divertito e più balbetto idiozie sconclusionate e più il sorriso si fa ampio, fino a quando non scoppia in una squillante risata.
<< Okay, okay, ho capito... >>, lascia il discorso aperto, in modo da farmi intendere che desidera conoscere il mio nome. È abituato a ragazze che hanno queste reazioni esagerate in sua presenza, quindi sa come comportarsi di conseguenza. Mi sento così stupida!
 
 
<< ... Elaine. >>, incespico imbarazzata.
 
 
<< Elaine. >>, ripete e mai prima di adesso, il suono del mio nome mi era apparso così dolce, delicato, con un retrogusto sensuale. << Niente forme di cortesia: Sebastian e basta, okay? >>.
 
 
Ricambio il sorriso intraprendente, l'agitazione si acquieta di poco, anche se aleggia ben presente tra di noi.
<< Okay. >>. Poi rammento perché è venuto al negozio. << Vuoi lasciare un messaggio o riferisco qualcosa a voce? >>.
 
 
Ha un mescolanza di pensieri languidi che corrono tutti sulla stessa linea d'onda e il modo che adopera per guardarmi ha dell'illegale.
<< No, davvero, non importa. >>. Tamburella indeciso le dita sul bancone, è come se fosse sul punto di dire qualcosa, ma non lo fa, rinuncia. << Ripasserò un'altra volta. >>.
 
 
<< Devo dire ad Andria che sei passato? >>. Spero che trovi il pretesto che a me manca per restare.
 
 
<< Meglio di no. >>, rende noto con un tono mesto, si tira indietro i capelli, che assumono una forma bizzarra. << Sei stata molto gentile. Arrivederci Elaine. >>, conclude educato e si congeda con un sorriso confondente che mi stordisce in pieno.  
 
 
Non ho nemmeno il tempo di metabolizzare quello che è appena accaduto che lo vedo incamminarsi verso l'uscita ed avverto una sensazione amara alla bocca dello stomaco, quasi paralizzante, che non avevo mai provato prima: perdita.
Un'immensa, vasta ed interminabile perdita.
Da una parte vorrei inseguirlo e fermarlo con una scusa qualsiasi, dall'altra riconosco di aver già fatto una cattiva impressione e che è meglio non aggiungere altri motivi per rendermi ridicola.  
D'altro canto peggio di così non può andare e se perdo questa occasione, la rimpiangerò per il resto dei miei giorni. Al massimo, se dovesse rifiutare, dovrò pagarmi a vita un rifornimento di merendine al cioccolato e lo psicologo, per uscire dalla depressione.
 
 
Balzo in piedi, non sto pensando, sto solo agendo.
Lo rincorro al di fuori dal negozio, è fermo a qualche metro più avanti al coperto, il cielo è avvolto ds nuvoloni grigi e il temporale è ricominciato: è sprovvisto d'ombrello.
<< Sebastian! >>, chiamo agitata, nemmeno dovessi dare un importante esame scolastico.
 
 
Lui si volta prontamente, però non appare sorpreso di rivedermi dopo nemmeno mezzo minuto da cui mi ha salutata.
<< Ho dimenticato qualcosa? >>.
 
 
Il cervello è vuoto, zero scuse, niente piani ben congeniati, il nulla totale, con tanto di balle di fieno in regalo. Cosa gli dico adesso?
Gratto impacciata il collo: è il mio momento. Ora o mai più.
<< In realtà no, volevo chiederti se... ehm... se tipo, ecco sai, se... uhm... se ti andava... >>. Se la smettesse di puntarmi quegli occhi tossici addosso, sarebbe meno difficile arrivare al nocciolo della questione. In concretezza non so nemmeno se sia fidanzato o meno, se sto per essere respinta o se peggio, si arrabbierà. <<... di fare qualcosa insieme? >>.
"Di fare qualcosa insieme.".
"Di fare qualcosa insieme.".
"Di fare qualcosa insieme.".
Certo che ho una fantasia davvero da prendere a pugni! Non potevo inventare niente di meglio?
 
 
<< Insieme? >>, scandisce colpito, nemmeno avessi appena detto la corbelleria più grande del mondo. << Mi stai invitando a conoscerci meglio, è questo che intendi? >>.
 
 
Capisco che sia un attore e sia abituato a ben altre donne, non a quelle che lavorano come commesse in una libreria, un po' anonime e propense a fare figuracce, però non credo di essere così orribile da essere scartata a priori.
 
 
Aggrotto la fronte, ho quasi voglia di piangere per il trattamento ricevuto. Trattengo stoicamente le lacrime.
<< Sì. >>, rispondo solamente, facendo spallucce.
 
 
Infila le mani nelle tasche del cappotto scuro, gli occhi sono resi di ghiaccio dalla luce opaca del giorno invernale. L'odore della pioggia si mischia con il profumo di pulito che proviene da lui.
<< Scusa, senza offesa, ma quanti anni hai? >>.
 
 
<< In che senso? >>.
 
 
<< Potrei finire in galera solo per averti guardata. >>, commenta, in una risata vuota, che non ha nulla di spiritoso.
 
 
Rido di gusto, non riesco quasi a crederci che il problema alla fonte sia questo.
<< Non sono minorenne: ho ventisei anni. >>.
 
 
Inarca un sopracciglio, incredulo.
 
 
<< Devo mostrarti la carta d'identità, per caso? >>, chiedo scherzosa, è la prima volta che mi accade una cosa del genere.
 
 
<< Io ne ho quarantuno, sono quindici anni di differenza. >>, fa notare, con una calma pazienza.
 
 
<< E quindi? >>.
 
 
Ridacchia perplesso, quasi scioccato.
<< E quindi sono tanti. >>, specifica zelante.
 
 
Strofino le labbra, cerco di comprendere se il problema sia davvero l'età o se sta solo accampando scuse.
<< Uhm, credo di aver capito. Fa niente. >>, faccio per ruotare su me stessa, ma la mano di Sebastian si sfila prontamente dalla tasca del cappotto e mi afferra perentorio per un polso. Basta questo per palesare che non gli sono indifferente e per accendermi come una pira.
 
 
<< Cosa hai capito? >>. Calca di proposito il "cosa" perché sa per certo che ho travisato le sue intenzioni.  Sembra punto nell'orgoglio.
 
 
<< Non sono il tuo tipo, okay. Puoi anche dirlo, non mi offendo. >>. Lo faccio di proposito, devo stanarlo nella tana in cui è barricato.
 
 
Scrolla perplesso il capo, è come se non riuscisse a credere alle sue orecchie.
<< Tu ti rendi conto che ci siamo incontrati nemmeno cinque minuti fa e che no so nulla di te, vero? Abbordi sempre così gli uomini? >>. Non è una critica, vuole solo capire se è un'abitudine o un eccezione.
La mia vita sentimentale è pari alla Via Crucis, quindi ci metterei una bella pietra sopra per evitare di ricordarmela. Non ho mai preso l'iniziativa con nessuno, figuriamoci se dovevo farlo proprio con un attore famoso: il due di picche è dietro l'angolo.
 
 
<< Solo quelli che mi piacciono. >>, mento con fare audace, mentre dentro di me tremo quasi. Ostento una sfacciata sicurezza che non mi appartiene, lo faccio perché preferisco avere il coltello dalla parte del manico sempre.
 
 
Distoglie lo sguardo, ridendo turbato.
<< Solo quelli che mi piacciono. >>, ripete incredulo, stropicciandosi il naso, poi gli occhi incontrano ancora i miei. << Senti Elaine, sei una bella ragazza, anzi ti dirò di più: sei una bellissima ragazza. E mentirei se negassi una certa attrazione, ma non vado bene per te e non perché ci sia qualcosa di sbagliato in te o perché tu non sia all'altezza: non è assolutamente questo. >>, ci tiene a precisare, nemmeno temesse di potermi traumatizzare a vita.
 
 
<< È per l'età? >>, domando con una voce che mi sta tradendo. Nell'arco di un minuto è riuscito a spegnermi come nessuno mai in precedenza.
 
 
Sebastian scruta per intero il viso, è come se si ritrovasse davanti ad una bambina a cui ha ferito i sentimenti e non sapesse come rimediare, per non farla scoppiare a piangere.
<< Anche. >>, borbotta in colpa. << Ti farei soffrire, cosa che tra l'altro sta già accadendo. Non vado bene per te, davvero, non è una frase fatta o un modo per respingerti: ci sono delle ragioni. >>.
 
 
Il nodo in gola si fa pesante, difficile da mandare giù, impedisce di formulare una frase di senso compiuto. Annuisco solamente, ferita nell'orgoglio femminile, abbasso gli occhi per evitare che si accorga che si sono arrossati e mentre cerco un pretesto per andarmene a piangere nel bagno della libreria, Sebastian mi attira a sé e mi abbraccia forte.
 
 
<< Sei bellissima, non dubitarne mai. >>, sussurra gentile, come per farmi capire che il problema non sono io, che non c'è niente in me che non va. Paradossalmente vuole essere certo di rassicurarmi, di non creare conseguenze disastrose e, proprio mentre mi sto abituando al calore confortante del suo corpo, scioglie freddamente l'abbraccio e senza guardarmi più, esce sotto la pioggia, affrontando il temporale per poi sparire al primo incrocio.









Note: 
E' il 10 Febbraio, quindi sono stata di parola, come vi avevo promesso ecco qui la storia dedicata completamente a Sebastian Stan.
So che in molti erano certi (o speravano) che ci sarebbe stata ancora una possibilità per Andria e Sebastian e invece no, perché lei ha scelto Chris per sempre e si sono sposati, così come si erano ripromessi. 
Abbiamo una nuova entrata: Elaine. 
Innamorata dell'idea stessa dell'amore, alla ricerca del principe azzurro, del colpo di fulmine, allegra come un sole brioso e sempre di buon umore. 
Voglio solo specificare che Sebastian non è Chris, specialmente dopo che ha tanto sofferto, come ho scritto nella Prefazione, quindi non lasciatevi ingannare dall'ovvietà. (La mia vena sadica sogghigna xD)


Strutturo il testo in questo modo per facilitare la lettura. 
 
Non accetto insulti, commenti idioti, critiche gratuite senza un vero motivo logico. Non verranno accettate nemmeno le critiche pesanti, con i "non ti offendere", sperando che io non mi offenda.Verranno segnalate al sito e poi cancellate. Se non vi piace, nessuno vi obbliga a leggere e soprattutto a commentare.


La storia può presentare errori ortografici, dato che preferisco non sottoporre le mie storie a nessuna Beta. 


Un abbraccio.
DarkYuna.  
  
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