Film > Altro
Segui la storia  |       
Autore: FairySweet    10/02/2019    0 recensioni
[Anna and the King]
Non è possibile amare una donna soltanto, non era così che era stato cresciuto, non era quello l'amore a cui era abituato ma lei aveva rovesciato ogni cosa mandando all'aria la sua vita ...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                                                   Sussurra alla Luna






I giorni passavano lenti e il tempo sembrava sospeso nel nulla. Amava quel paese, amava lo scorrere placido del fiume, il profumo che saliva dall'acqua dopo un temporale, i colori.
Le mancava l'India, le mancava la rassicurante routine del passato.
Sorrise al suo bambino che divertito saltava nell'acqua assieme a Charles e in quell'attimo si domandò se non fosse giusto così, se quella scena di tenero calore familiare non fosse la scelta giusta per Luis, per sé stessa.
Tornare in Inghilterra, iniziare una nuova vita accanto ad un brav'uomo, un uomo che assomigliasse a lei e dimenticare il resto del mondo.
Immaginava una bella casa immersa nel verde dei prati scozzesi, il giardino curato e pieno di rose e bambini che correvano divertiti giocando, sognando.
Era un futuro pieno di gioia e di vita, un futuro che inconsciamente aveva sempre desiderato ma c'era quest'altra sensazione nel cuore, un'emozione che offuscava il sogno, che lo cambiava, che insinuava dubbi e non le permetteva di respirare.
Si era chiesta migliaia di volte cosa sarebbe cambiato se avesse rinunciato all'Inghilterra, se fosse rimasta in Siam; non vuol dire forse amare la rinuncia a tutto ciò che da conforto all'anima per proteggere sé stessi, per proteggere la persona oggetto di tanta dolcezza? Ma più tentava di assecondare la decisione di partire, più sentiva le lacrime spingere per uscire.
Che futuro avrebbe avuto se fosse rimasta? Mesi, anni di sofferenza per colpa di leggi e regole antiche e severe e la consapevolezza di non essere mai nulla di più che una semplice insegnante inglese.
Niente dolcezze, niente carezze o baci, solo la ragionevole tortura di averlo a pochi passi e di non poterlo toccare.
Era arrabbiato? Deluso? Piangeva di notte, lontano dalla corte, lontano da occhi indiscreti? Se la sofferenza che questo legame le stava regalando apparteneva anche a lui, allora forse era giusto così, era giusto partire e lasciarlo libero, regalargli la possibilità di respirare di nuovo.




Era abituato allo sfarzo, al lucente tepore di un palazzo dove la miseria e le paure del mondo non potevano arrivare.
Le mura proteggevano quanto di più caro aveva al mondo, i suoi figli, i suoi meravigliosi bambini che avrebbero donato un glorioso futuro al Siam.
C'era grandezza nel loro domani e per loro avrebbe tenuto fede a sé stesso rifiutando quel tenero sentimento che fioriva nel petto.
Aveva sempre scelto ciò che di più bello il mondo aveva da offrire, gioielli, ricchezze, donne, piaceri ma lei no, lei, una giovane maestra venuta dal mare che rifiutava ogni sua attenzione, che provava dell'affetto per lui e che lo nascondeva egregiamente.
Testarda, a volte perfino irritante ma unico oggetto dei suoi pensieri da quel maledetto ballo.
Insegnante, moglie, madre, nascondeva al mondo la parte più importante di sé stessa ma era lampante davanti ai suoi occhi: era donna, una bellissima donna dallo sguardo limpido di cielo e i capelli lucenti di grano, un grano mischiato alla cenere dove sfumature di fiamma si divertivano a giocare come spiriti dispettosi.
Aveva sempre ignorato la sua bellezza, non che passasse inosservata certo, ma si era ripetuto centinaia di volte che non faceva bene a sé stesso e al Siam assecondare quell'infantile bisogno di averla e rideva di quel pensiero tanto sciocco perché il grande sovrano che era diventato, scompariva dietro all'immagine di un bambino arrabbiato che rivolgeva le sue attenzioni ad un gioco fino ad ora ignorato. Quel gioco ora davanti a lui, così puro e innocente, che gli era stato portato via senza nemmeno dargli il tempo di comprendere.
Ma sebbene quel pensiero lo costringesse a provare tenerezza, il cuore continuava ad urlare: Lei non è un gioco, lei non puoi averla.
Non era un gioco no, era una tortura che se ne stava seduta sulla sabbia in riva al fiume incurante dell'ora tarda o della solitudine.
Sfiorava l'acqua con una mano mentre sull'altra appoggiava il peso del corpo.
Era così una donna inglese? Sotto a quel mare di tessuto e nastrini, era così una donna inglese? Sorridente, smarrita in chissà quale pensiero mentre mostrava al mondo la perfezione del suo incarnato.
Ricordava bene la prima volta che la vide così indifesa, ricordava lo stupore nello scoprire che la favola dei cappelli era pura invenzione.
Ora però ai suoi occhi era diversa, più bella, più dolce, più Anna.
I raggi della luna ne sfioravano i lineamenti e ad ogni movimento della giovane, i muscoli si tendevano scavando solchi nella pelle, seguendo armoniose forme che celava agli occhi del mondo.
Non indossava abiti né vestaglie ingombranti solo un corpetto chiaro abbracciava il seno e i fianchi ma era slacciato sulla schiena, i lacci allentati com'erano anche i suoi pensieri, il respiro lento, regolare.
Quei capelli così belli intrecciati dolcemente sulla spalla sinistra lasciavano libero il collo e le spalle.
Spesso aveva visto immagini di dame inglesi, impettite, avvolte da strati e strati di tessuto.
Vivevano celate agli occhi del mondo perché non era conveniente, non era sano mostrarsi eppure lei a quelle immagini non ci assomigliava.
Quelle dame gli erano sempre sembrate bambole senza alcun senso ma ora più che mai, avrebbe voluto strappare quella stoffa dalle sue gambe scoprendo l'incarnato prezioso della coscia, del ventre.
Sottili nastri avorio bloccavano il tessuto appena sopra al ginocchio torturando la mente, spingendo il pensiero a chiedersi quali meraviglie fossero nascoste sotto alla seta.
Ma a lei non importava nulla dei pensieri di un re, lei continuava quel gioco con l'acqua consapevole di avere un potere immenso su quell'uomo, così grande che le bastava sorridere per mandarlo in confusione.
“Se continuate ad infastidirmi, sarò costretta a chiamare aiuto” sorrise scendendo lentamente dalla roccia “E chi verrà in vostro aiuto a quest'ora di notte?” “Conosco un'uomo molto forte signore” “Un uomo?” “Un re” riprese il suo gioco come se dare le spalle ad un re fosse una cosa perfettamente normale “Perdonatemi, non volevo intimorirvi” “Non lo ero la prima volta che siete venuto qui, cos'è cambiato da allora?” ribatté divertita, il viso si girò appena e sulla schiena d'avorio si mossero rapidi muscoli e armonia, lo sguardo percorse lento quella scia di chiara seta lucente, il collo, le spalle, la linea delicata che giocava con lei fino ai fianchi “Cosa fate qui sola, ma'am?” “Pensavo” “Ve l'ho già detto, queste ore sono per il riposo non per i pensieri” “Pensavo a quante favole ha da raccontare ...” seguì il suo sguardo fino alla luna nel cielo “ … è lassù a spiare le vite degli uomini, quanti di essi ha confortato con la sua luce?” “Non ho una risposta per i vostri pensieri” “Secondo voi soffre?” sussurrò cercando il suo sguardo ma come poteva risponderle? Come poteva articolare un pensiero coerente? Fece un bel respiro fermandosi al suo fianco “No, lei non soffre. La sua luce è forte e pura, vivrà attraverso gli anni e i secoli e non importa quante nuvole vi siano ad infastidirla, sarà sempre lì pronta a consolare gli uomini” “Perché siete così lontano dal palazzo?” “Pensavo” “Anche voi?” rispose divertita, la risata cristallina della giovane gli entrò nel cuore con la velocità del lampo, tese la mano verso di lei aiutandola ad alzarsi “E a cosa pensavate vostra grazia?” sfilò la mano da quel caldo intreccio ma la presa del re divenne più forte attorno al polso “Come ci riuscite?” “Vostra grazia?” “Come riuscite a torturarmi così?” trattenne il respiro mentre una carezza delicata le sfiorò il volto, le labbra “Avete un'idea di quanto vi desideri?” “È sbagliato” “Lo so” esclamò tremante ma lei sorrise posando la fronte sulla sua.
Era un errore, un errore enorme che entrambi cercavano di mascherare ma che la razionalità riconosceva bene ma gli concedeva sé stessa, gli concedeva quell'attimo di debolezza perché non aveva idea di come giustificare l'essere quasi nuda tra le sue braccia e non provare imbarazzo o vergogna.
Imprimeva a fuoco nella memoria la dolcezza del suo respiro, il calore del suo tocco, le mani forti strette così forte attorno ai fianchi come se d'improvviso potesse sfuggirle via “Sei così diversa” “Sono sempre la stessa” “No ...” le sollevò il volto perdendosi nell'azzurro del cielo “… sei Anna” posò una mano sul petto dell'uomo, proprio lì, proprio sul cuore e con dolcezza lo spinse appena allontanandolo da sé “Questo è sbagliato” “Perché!” c'era rabbia nel suo sguardo, confusione, paura.
Non era abituato ai rifiuti, ad una donna che gli negava sé stessa, ad una scelta già presa e impossibile da cambiare “Sono il re, posso cambiare le leggi!” “No, non è vero” la tirò in avanti inchiodandola a sé “Sei una tortura Anna, sei fuoco e non so come spegnerti” “Sono sempre io, sono la stessa che è scesa da quella nave e che vi ha fatto impazzire con l'arroganza inglese, ricordate le vostre parole?” ma a nulla serviva allentare la solitudine che lo strappava via da lei perché ignorò quell'attimo di debole allegria sussurrando “Ho bisogno di te” “Dovete lasciarmi andare vostra grazia, lasciatemi partire e ...” “No” esclamò gelido allentando la presa “Non potete tenermi qui” una lacrima scivolò via dagli occhi costringendolo a tremare.
Sollevò la mano sfiorando la scia che quella perla aveva lasciato sulla guancia della giovane “Non piangere, ti prego non … non piangere” “Pensavo a questo poco fa, pensavo a come dirvi addio, a come lasciarvi senza farvi più male di quanto non ci stia già facendo questa cosa tra noi” “È quel capitano?” la vide abbassare lo sguardo quasi intimorita dalla sua reazione “È arrogante” “È un brav'uomo. Si è offerto di accompagnarci in Inghilterra” si allontanò da lei ancora una volta cercando di trovare un modo per aggiustare le cose, per riordinare i pensieri senza permettere all'odio di invaderli “Non fatemi questo, ve ne prego” “È gentile con te?” “Cosa?” “Voglio sapere se ti tratta con rispetto, se è gentile e ...” “Ve l'ho detto, è un brav'uomo” ma non c'era gioia negli occhi di Anna né quella luce calda e brillante a cui era abituato.
Eppure avrebbe dovuto capirlo, i continui rifiuti, quel comportamento così strano e la voglia di restare sola che la spingeva continuamente lontano da lui.
Il capitano Brake era davvero un brav'uomo, retto, giusto, con un forte senso del dovere e non poca allegria.
Aveva scelto di restare più del dovuto in Siam, immaginava fosse per chissà quale strano attaccamento alla patria ma la verità che ora aveva davanti agli occhi era diversa.
“E così, vuoi partire” annuì appena stringendosi nelle spalle “Quando?” “La nave sarà in porto tra sei mesi vostra grazia” “Sei mesi” ripeté tremante spiando la luna “Sei mesi per dirti addio” il respiro si bloccò da qualche parte in fondo alla gola mentre l'aria gelida, fu tutto quello che riuscì a sentire.
Cercava un modo per allontanarla, per tenerla oltre il confine sicuro che si era imposto di rispettare perché altrimenti l'avrebbe baciata, lì, su quella spiaggia nascosta agli occhi del mondo avrebbe preso il suo calore e il suo respiro ancora e ancora fino a quando le prime luci dell'alba non avessero colorato il cielo.
“Mi devi fare una promessa” sollevò lo sguardo da terra confusa da quel tono così diverso, da quell'emozione che gli incrinava la voce “Giurami che verrai da me, che se il tuo capitano si comporterà diversamente verrai da me. Giurami che sarai felice, Anna. Giurami che se le lacrime ti sfioreranno mai il volto, salirai di nuovo su quella nave e tornerai qui” “Perché?” ma la risposta la conosceva bene, era racchiusa in quegli occhi di notte, nella sofferenza che vi leggeva dentro e nel tu volutamente usato per avvicinarla al proprio essere.
“Giuramelo Anna e niente di tutto questo accadrà di nuovo, te lo prometto” la vide sospirare, giocare con una ciocca di capelli e poi un sorriso delicato, falso e bugiardo, creato apposta per ingannare “Vostra grazia dovrebbe rientrare ora, vi staranno cercando ovunque” scosse leggermente la testa sospirando, un passo, un altro ancora lontano da lei “Buona serata ma'am” distolse lo sguardo da quell'uomo tornando a cercare la luna nel cielo, la sua luce unica testimone di un pianto violento che mai più avrebbe permesso.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Altro / Vai alla pagina dell'autore: FairySweet